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[Nome]

mat. [Matricola]
A.A. 2023/2024
Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”
Scienze Giuridiche per la consulenza del lavoro e la sicurezza pubblica e privata

Capitolo 4
VACCINI, IMMUNOGLOBINE, SIERI IMMUNI

4.1 I VACCINI
I vaccini sono considerati i farmaci più innocui ed efficaci. Sono preparati biologici con un elevato
potere antigenico che vengono somministrati con l’obiettivo di proteggere dalle infezioni e dalla
manifestazione della malattia.
Il primo vaccino risale al 1700 ed è stato quello contro il vaiolo, una malattia pustolosa delle
vacche trasmissibile all’uomo. Si deve ad Edward Jenner la scoperta della possibilità di conferire
l’immunità attraverso l’iniezione del virus del vaiolo. La sua importante scoperta ha dato il via ad
un intenso programma di vaccinazione, grazie al quale a distanza di duecento anni (1979) è stato
possibile certificare l’eliminazione del vaiolo.
Nel 1830 Louis Pasteur ha dato il via all’era scientifica dell’immunizzazione attiva contro le malattie
infettive grazie ai suoi studi contro il colera dei polli, il carbonchio e la rabbia. A lui si deve
l’importante scoperta della possibilità di riprodurre in laboratorio microrganismi con una virulenza
minore in grado di non produrre più un danno. La sua idea fu quella di provocare una “malattia
immunitaria”, ovvero un’infezione asintomatica, capace di stimolare le difese immunitarie senza
però evolversi in malattia.
4.1.1 Costituzione dei vaccini
I primi vaccini erano costituiti da microrganismi vivi con una virulenza attenuata. Poi nel tempo ne
sono stati messi a punto altri con una costituzione diversa.
Ad oggi i principali tipi di vaccino presenti sono:
 MICRORGANISMI VIVI ATTENUATI
 MICRORGANISMI UCCISI
 FRAZIONI DI MICRORGANISMI
 ANTIGENI MICROBICI PURIFICATI
 ANATOSSINE (O TOSSOIDI)
 VACCINI ANTIIDIOTIPO
 VACCINAZIONI DA MANIPOLAZIONI GENETICHE
Vaccini vivi attenuati
I vaccini vivi attenuati sono costituiti da virus o batteri da un lato capaci di moltiplicarsi
nell’organismo del vaccinato e stimolare il sistema immunitario e dall’altro incapaci di provocare
manifestazioni cliniche della malattia.
Attualmente vengono utilizzati contro la poliomielite (vaccino orale di Sabin), il morbillo, la rosolia,
la parotite e la varicella.
I principali esempi di vaccini vivi attenuati che si possono ricordare sono: il bacillo di Calmette e
Guerin (BCG) contro la tubercolosi e il vaccino Ty 21a contro la febbre tifoide.
Vaccini uccisi
I vaccini uccisi vengono chiamati anche “vaccini inattivi”. Sono costituiti da virus o batteri uccisi
con mezzi fisici (calore, raggi UV) o chimici (formolo, fenolo, acetone, betapropiolattone).
Nella categoria dei vaccini virali rientrano quello contro la rabbia, quello contro l’influenza e quello
contro l’antipolio di Salk; mentre nella categoria dei vaccini batterici troviamo quello contro la
pertosse.
Frazioni di microrganismi
In alcuni casi, come per esempio con il vaccino antinfluenzale a virus interi uccisi, possono
verificarsi delle reazioni indesiderate.
Per evitare questo problema si utilizzano dei vaccini definiti “split”, costituiti da virus frammentati,
che si dimostrano meno reattogeni ma allo stesso tempo sufficientemente immunogeni.
Antigeni purificati
Ci sono degli antigeni di superficie che svolgono un ruolo essenziale per la virulenza di alcuni
microrganismi in quanto sono i responsabili della stimolazione delle difese immunitarie dell’ospite.
L’utilizzo di antigeni protettivi consente l’utilizzo di vaccini purificati da componenti tossiche e la
conseguente riduzione di reazioni indesiderate.
In questa categoria rientrano i vaccini antinfluenzali a subunità costituiti dagli antigeni di superficie
purificati responsabili dell’infezione dell’epitelio respiratorio: l’emoagglutinina e la
neuroaminidasi.
Altri esempi di questi vaccini sono: l’antimeningococco, l’antipneumococco, l’antipertosse,
l’antiepatite B, l’anti Haemophilus influenzae di tipo b e l’antitifico.
Anatossine o tossoidi
Le anatossine o tossoidi sono ottenute attraverso il trattamento delle esotossine di alcuni
microrganismi con lo 0,4% di formolo per un mese a 38-40 °C.
Vengono somministrati allo stato fluido.
Vaccini antiidiotipo
Una parte degli anticorpi antiidiotipo è capace di riprodurre l’antigene originale sostituendolo nei
processi di immunizzazione. Potrebbero avere il vantaggio di non provocare reazioni collaterali
rispetto ai corrispondenti agenti virali, batterici o parassitari.
Manipolazioni genetiche e produzione dei vaccini
Le tecniche del DNA ricombinante sono state adottate per individuare i determinanti genetici degli
antigeni protettivi di virus, batteri e protozoi, clonarli e produrli in quantità ingenti in un sistema
ospite.
Il primo vaccino ottenuto con questa tecnica è stato quello contro l’epatite B. È stato clonato il
gene dell’antigene HBsAg nel lievito Saccharomyces cerevisiae.
Rispetto alle categorie spiegate prima questi vaccini hanno un’efficacia minore. Si è pensato allora
di combinare la scarsa reattogeniticità dei vaccini subunità con quelli dell’elevata immunogenicità
dei vaccini vivi utilizzandoli come vettori di antigeni ad essi estranei. In questo modo è stato
possibile ottenere vaccini vivi ricombinanti, vettori di antigeni virali, batterici e protozoari.
Adiuvanti
Gli adiuvanti, pur non essendo sostanze immunogene, sono caratterizzati dalla loro capacità di
potenziale l’immunomonogenicità degli antigeni a cui vengono associati.
Utilizzando gli adiuvanti risulta quindi possibile aumentare l’antigenicità dei vaccini in cui vengono
aggiunti, aumentando in questo modo la risposta immune e rendendola più duratura nel tempo.
Ciò è possibile in quanto gli adiuvanti, favorendo il deposito del vaccino nel punto di inoculazione,
permettono una stimolazione del sistema immunitario più prolungata.
I primi adiuvanti utilizzati furono i sali d’alluminio, attualmente impiegati nei vaccini contro la
difterite, il tetano e l’epatite B. Adiuvanti più recenti sono le emulsioni di oli in acqua e i virosomi.
4.1.2 Vie e modalità di somministrazione
La somministrazione dei vaccini può avvenire per via orale oppure per inoculazione parentale.
I vaccini vivi attenuati vengono somministrati per via orale e dal momento che si riproducono nella
mucosa intestinale stimolano l’immunità mucosale cellulomediata con produzione di IgA
secretorie. In questo modo, contrastando l’attecchimento dei patogeni a livello della mucosa
intestinale (quindi già sin dal sito di ingresso), si ottiene un’immunità di barriera efficace.
I vaccini somministrati per via parentale generalmente vengono eseguiti con inoculazione
intradermica. Il sito da preferire per l’inoculazione è il deltoide; per i lattanti invece la coscia è
preferibile in quanto presenta una maggior massa muscolare.
Per alcuni vaccini, in particolare quelli costituiti da microrganismi vivi attenuati, è sufficiente una
sola inoculazione; per altri invece è necessaria la somministrazione di più dosi ad opportuni
intervalli di tempo.
4.1.3 Vaccini combinati e vaccinazioni associate
È possibile somministrare più vaccini contemporaneamente in quanto il sistema immunitario è in
grado di riconoscere e reagire a diversi antigeni nello stesso momento.
Il primo vaccino combinato è stato quello trivalente contro difterite, tetano e pertosse (DTP). A
questo nel tempo sono stati aggiunti altri antigeni, fino ad arrivare alla formulazione esavalente
DTPaHB-polio-Hib.
Altri vaccini combinati sono il vaccino trivalente contro morbillo, parotite e rosolia (MPR), il
vaccino polivalente antimeningococco e il vaccino polivalente antipneumococcico.
Anche nei casi in cui vaccini diversi non possono essere combinati in un’unica preparazione, è
possibile effettuare comunque la somministrazione nella stessa seduta inoculandoli in siti diversi.
4.1.4 Innocuità ed efficacia
Si definisce innocuità dei vaccini vivi attenuati l’incapacità di causare la malattia di cui sono
responsabili i corrispondenti microrganismi virulenti. È necessario avere la garanzia che non
possano prodursi mutazioni inverse con ritorno alla virulenza e che il corpo attenuato non sia in
grado di trasmettersi dal soggetto vaccinato al non vaccinato.
L’efficacia immunizzante viene valutata in rapporto alla risposta anticorpale stimolata negli animali
da esperimento e nell’uomo. È importante sottolineare che però la valutazione migliore
sull’efficacia di un vaccino va effettuata considerando la sua capacità protettiva. Questo dipende
dal fatto che l’immunità verso vari microrganismi dipende dalla produzione di anticorpi a livello
delle mucose di ingresso o dall’intervento di meccanismi cellulari.
L’efficacia protettiva è definita come l’effettiva capacità del vaccino di proteggere dalla malattia. La
valutazione avviene attraverso l’analisi di dati di epidemiologia sperimentale ottenuti vaccinando
solo una parte della popolazione esposta al rischio e osservando la frequenza di malattia tra i
vaccinati e i non vaccinati.
4.1.5 Reazioni indesiderate e reazioni avverse
In certi casi i vaccini possono provocare reazioni locali nel punto di inoculazione o reazioni generali
che sono attribuibili a componenti irritanti o allergizzanti. Nel primo caso si verificano gonfiore,
arrossamento e dolenza; nel secondo caso le reazioni sono molto più rare e sono dovute a residui
di proteine estranee o sostanze stabilizzanti.
Considerando gli innumerevoli vantaggi assicurati dai vaccini, il rischio di reazioni indesiderate
risulta comunque accettabile.
4.1.6 Controindicazioni
I vaccini sono farmaci dotati di un’elevata sicurezza, pertanto le controindicazioni date dal loro
utilizzo sono poche e ben precise.
Tra queste troviamo:
 Non vanno somministrati a soggetti sottoposti a terapie immunosoppressive;
 I vaccini vivi vanno somministrati solo in caso di assoluta necessità a donne in gravidanza, a
persone con deficienze immunitarie o con malattie maligne dei tessuti linforeticolari;
 Le persone con malattie acute devono essere vaccinate una volta guarite;
 Non si può somministrare il vaccino antinfluenzale a persone allergiche alle uova;
 I vaccini che contengono neomicina non possono essere somministrati a persone allergiche
a questo antibiotico.
4.1.7 False controindicazioni
Ci sono alcune condizioni che, pur non essendolo, sono considerate controindicazioni alle
vaccinazioni (vedi tabella 4.4)
4.1.8 Strategie di impiego dei vaccini
L’efficacia protettiva dimostrata dalla maggior parte di vaccini oggi in uso è superiore al 90%.
Tuttavia, la protezione individuale non è l’unico risultato che ci si può aspettare dall’uso dei
vaccini. Infatti, quando in una popolazione si riesce a vaccinare più dell’80% si determina la
cosiddetta “immunità di massa” o “immunità di gregge”. Questa consente di proteggere in una
certa misura anche i soggetti non vaccinati.
La vaccinazione di massa non deve essere estesa necessariamente a tutta la popolazione, può al
contrario essere limitata alle fasce di età più suscettibili a quella specifica malattia.
Si parla invece di vaccinazione selettiva quando lo scopo della vaccinazione è la protezione di
gruppi di popolazione esposti ad un rischio di malattia particolarmente alto. Un esempio di
vaccinazione selettiva è quella contro la rosolia quando viene utilizzata per immunizzare le
bambine prima della pubertà in modo da evitare e prevenire le malformazioni da infezioni
congenite.
4.1.9 Vaccinazioni obbligatorie e vaccinazioni raccomandate
In Italia alcune vaccinazioni sono state rese obbligatorie.
Ad esempio, per tutti i bambini a partire dal terzo mese di vita sono obbligatorie le vaccinazioni
contro la poliomielite, la difterite, il tetano e l’epatite virale B.
Ci sono altre vaccinazioni (quelle contro il morbillo, la parotite e la rosolia) che pur non essendo
obbligatorie sono da tempo consigliate nell’infanzia.
Infine, ci sono alcune vaccinazioni che sono obbligatorie solo per alcune categorie di persone. Tra
queste troviamo l’antitifica, l’antitetanica e l’antimeningococcica per i militari; l’antitifoparatifica e
l’antitetanica per alcune categorie di lavoratori; l’antitubercolare con BCG per i soggetti
tubercolino-negativi.
4.1.10 Efficacia delle vaccinazioni obbligatorie
L’efficacia protettiva dei vaccini contro la difterite, il tetano, la poliomielite e l’epatite B è ormai
assodata.
In Italia, l’uso dei vaccini antidifterico e antipolio ha portato all’eliminazione delle rispettive
malattie. Per quanto riguarda il vaccino contro il tetano, è stato reso obbligatorio per i nati a
partire dal 1968, quindi i casi residui di tetano si manifestano solo in persone nate prima.
4.1.11 Calendario delle vaccinazioni
Sono state stabilite le età in cui le diverse dosi devono essere somministrate al fine di ottenere un
programma uniforme e definito di immunizzazione di tutti i bambini (vedi tabella 4.6).
È importante sottolineare che se per qualsiasi ragione dovesse essere prolungato l’intervallo tra
una dose e l’altra l’intensità della risposta immunitaria non diminuisce e che pertanto non è
necessario ricominciare la serie o prevedere somministrazioni aggiuntive.
Il calendario è stato definito sulla base di considerazioni di carattere epidemiologico e l’intervallo
tra una dose e l’altra è stato organizzato in modo da ottenere la protezione dalle malattie più
frequenti nell’infanzia il prima possibile.
4.2 LE IMMUNOGLOBINE (IG)
Le immunoglobine sono preparati biologici ottenuti dal plasma umano attraverso il frazionamento
a freddo dell’etanolo.
Per come sono ottenute si ritiene che le IG non siano in grado di trasmettere virus eventualmente
presenti nel plasma.
Esistono due tipi di immunoglobine:
 IG normali;
 IG iperimmuni.
4.2.1 Immunoglobile normali
Le immunoglobile normali vengono ottenute attraverso il frazionamento di mescolanze di plasma
provenienti da un elevato numero di donatori, in numero pari almeno a 1.000. L’alto numero di
donatori garantisce che siano presenti gli anticorpi contro microrganismi che causano malattie
frequenti (in quanto la maggior parte delle persone è immunizzata naturalmente contro queste
malattie).
Il loro utilizzo è indicato per l’immunizzazione passiva contro il morbillo e l’epatite virale A; è
totalmente ingiustificato invece a scopo terapeutico (in questo caso è giustificato soltanto l’uso su
soggetti con documentata immunodeficienza).
4.2.2 Immunoglobile iperimmuni
Le immunoglobile iperimmuni sono ottenute dal plasma di donatori che hanno un tasso di
anticorpi verso un certo microrganismo molto elevato. Si tratta di soggetti che sono stati vaccinati
di recente o che hanno superato la relativa infezione naturale.
Le immunoglobile iperimmuni più comuni sono quelle contro il morbillo, la rosolia, la parotite, il
virus della varicella-zoster, l’epatite B, la rabbia e il tetano.
4.2.3 Reazioni indesiderate
La somministrazione di immunoglobine può provocare in rari casi reazioni locali o generali.
Possono verificarsi reazioni locali quando vengono inoculati grossi volumi per via intramuscolare;
oppure reazioni anafilattiche dopo somministrazioni endovena in soggetti con
ipogammaglobulinemia; oppure reazioni sistemiche che si manifestano con artralgia, febbre e
diarrea.
4.2.4 Modalità di somministrazione e durata della protezione
Le immunoglobine vengono somministrate per via intramuscolare e solo in rarissimi casi (nel
trattamento sostitutivo delle sindromi da carenza di anticorpi) si ricorre alla somministrazione
endovena.
Nella loro abituale somministrazione intramuscolo, le IG raggiungono la massima concentrazione
dopo 2/4 giorni e vengono espulse dall’organismo in modo lento e graduale (in circa 25 giorni).
La durata della protezione si aggira intorno alle 4/6 settimane. L’azione protettiva può manifestarsi
solo se il microrganismo non si trova in fase intracellulare o se la tossina non è legata ai suoi
recettori. Per questo motivo la somministrazione delle IG è efficace subito dopo il contagio e
risulta inutile nel periodo di incubazione o quando la malattia è ormai evidente.
4.3 I SIERI IMMUNI ETEROLOGHI
I sieri immuni eterologhi sono ottenuti immunizzando animali di grossa taglia, solitamente cavalli.
Vengono somministrati per via intramuscolare e raggiungono la massima concentrazione nel corpo
dopo 2/3 giorni. La concentrazione decresce lentamente nella prima settimana per eliminazione
metabolica e più rapidamente nella seconda e nella terza per eliminazione immunitaria.
I sieri immuni eterologhi assicurano una protezione che non dura più di due settimane.
4.3.1 Malattia da siero e shock anafilattico
Si tratta di manifestazioni di ipersensibilità immediata a seguito della produzione di anticorpi
contro le proteine del siero eterologo.
La malattia da siero si manifesta dopo 7/12 giorni dall’inoculazione del siero in un individuo a cui
non siano mai state effettuate prima delle somministrazioni. Si manifesta con orticaria, edemi,
dolori articolari, adenopatia e febbre.
Lo shock anafilattico, al contrario, si manifesta solo in soggetti che abbiano già ricevuto
precedentemente delle somministrazioni. Si manifesta entro pochi minuti o due ore
dall’inoculazione con dispnea da broncocostrizione e collasso cardiocircolatorio che possono
portare rapidamente alla morte senza un’immediata iniezione di adrenalina.

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