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VACCINI E VACCINAZIONI

La vaccinazione è una misura sanitaria che ha avuto, e ha tutt’ora, un ruolo fondamentale nel
controllo di moltissime malattie infettive sia nella pratica medica che nella pratica veterinaria.
Grazie alla vaccinazione fino ad ora è stato possibile eradicare dalla Terra due malattie molto
pericolose: il vaiolo in campo umano, e la peste bovina in campo veterinario -> erano entrambe
malattie pericolosissime che hanno decimato la popolazione umana e animale.

Il vaiolo era una malattia conosciuta da secoli che ha ucciso tantissime persone e che ha sfregiato
con le sue caratteristiche cicatrici anche molte persone conosciute all’epoca. Con la scoperta della
vaccinazione si è potuta ottenere una percentuale di riduzione che è del 100% (risultati molto simili
si sono ottenuti per la difterite e siamo sulla buona strada per la poliomielite). Di seguito è riportata
una tabella con i casi di vaiolo prima della vaccinazione e dopo la vaccinazione.

Possiamo osservare un’immagine che rappresenta la tipica evoluzione della


lesione vaccinale (causata quindi dal vaiolo): si forma prima una papula che
diventa successivamente una pustola (con dentro pus), per poi seccarsi in forma
di escara ed infine creare la caratteristica cicatrice.
Grazie alla vaccinazione per il vaiolo è stato possibile eradicare totalmente la
malattia: l’ultimo caso di vaiolo è stato registrato nel 1978/79 con totale
scomparsa nel corso degli anni ’80. In Italia la vaccinazione è stata
sospesa nel 1977 e definitamente abrogata nel 1981 -> nel 2020 si sono
festeggiati i 40 anni dall’eradicazione del vaiolo (in inglese smallpox).
La peste bovina (rinderpest) è stata invece eradicata nel 2011.

STORIA DELLE VACCINAZIONI


Intuizione Jenneriana
Edward Jenner fu un medico di campagna inglese vissuto nella fine del 1700 (XVIII secolo),
e quando iniziò la sua professione fu un variolizzatore, cioè colui che scarificava dalla cute
di pazienti con vaiolo del materiale purulento per farne delle soluzioni di continuo nel
soggetto da variolizzare -> il metodo non era efficace ed a volte era persino pericoloso, ma
bisogna considerare che all’epoca non vi erano altre conoscenze a riguardo.
Jenner verso la metà del 1700, parlando di vaiolo con una mungitrice scoprì che questa non
aveva alcuna paura del vaiolo umano, perché era già guarita dal vaiolo vaccino (il vaiolo dei
bovini). L’unica colpa di Jenner fu quella di rielaborare tale racconto e capire l’importanza di
quelle parole solo 20 anni più tardi: il vaiolo dei bovini protegge i pastori rendendoli
resistenti alla malattia umana.
Nel 1796 iniziò così la fase operativa: portò con sé al St. George Hospital di Londra il
liquido estratto da alcune vescicole presenti sulle mani di Sarah Nelmes, mungitrice
affetta dal vaiolo vaccino. Queste vescicole tipiche del vaiolo vaccino sono oggi chiamate
“noduli del mungitore” e sono una forma benigna di vaiolo bovino nell’uomo. Questa
mungitrice aveva contratto il vaiolo vaccino dalla sua vacca chiamata “Bottom”. A
maggio di quell’anno Jenner inculò tale liquido a James Phipps, bambino di 8 anni, che sopportò
bene l’iniezione ed ebbe solo lievi disturbi rimettendosi completamente. A luglio richiamò James e
gli iniettò del materiale infetto prelevato da un malato di vaiolo: il ragazzino non contrasse il vaiolo
e questa era la dimostrazione della fondatezza della sua abduzione, cioè essere arrivati a questa
idea partendo da un episodio successo anni prima. Jenner chiamò quindi questa metodica
“vaccinazione” e il materiale utilizzato “vaccino” proprio perché proveniente dal vaiolo delle vacche
che veniva chiamato Variolae vaccinae. Questo concetto sarà poi esteso ad una procedura
immunizzante indipendentemente dalla fonte, ma solo 100 anni dopo grazie a Pasteur.

Pasteur e l’essenza della serendipità


Luis Pasteur era un microbiologo francese (non era un medico) che si è occupato di
svariate cose, tra cui di malattie con un’influenza negativa sull’economia francese
(malattie dei bachi da seta, non corretta fermentazione del vino, carboncino ematico
ma anche il colera aviario). Il colera aviario è una malattia che colpiva i polli causata da
un qualche microbo (i virus non si sapeva cosa fossero poiché ancora inosservabili) ->
nel 1880 ci fu un avvenimento strano, in quanto Pasteur si dimenticò in laboratorio durante le
vacanze estive una coltura contenente il bacillo del Colera Aviario (oggi Pasteurella multocida) ->
utilizzò questi bacilli per infettare dei polli, i quali non si erano ammalati, e non fu niente di strano
poiché Pasteur era consapevole del fatto che i bacilli potevano essere morti dopo tutto quel tempo,
ma nonostante ciò, decise di comprare degli altri polli al mercato e di inoculare sia in quest’ultimi,
sia in quelli già inoculati un batterio vivo e virulente responsabile del colera aviario -> i polli del
pollaio morirono ma i polli già inoculati sopravvissero. Pasteur riconobbe immediatamente
l’analogia fra tale fenomeno e la vaccinazione jenneriana: nel 1881 in un famoso discorso al
Congresso Internazionale di Igiene a Londra propose in onore di Jenner di estendere questo
concetto di “vaccinazione” a qualsiasi popolazione di microrganismi attenuati/uccisi per
proteggere un soggetto nei confronti di una malattia infettiva e di definire “vaccino” il prodotto
utilizzato, indipendentemente dalla sua origine. Si deve quindi a Pasteur l’utilizzo a 360 gradi di
questo termine.

VACCINAZIONE IN ITALIA
In Italia il Ministero della Salute prepara ogni biennio un “Piano nazionale di prevenzione
vaccinale”, ma a causa della pandemia da Covid, l’ultimo piano risale al 2017-2019 che è stato
prorogato fino alla fine del 2021 e ormai anche il 2022, e che rientra in un piano più ampio. Le
principali priorità del Piano sono:
- Mantenere lo stato Polio free -> tutta Europa è libera dalla poliomielite, ma è ancora
presente in Afghanistan e in Pakistan, mentre la Nigeria due anni fa in piena pandemia Covid
è riuscita a raggiungere lo stato di indennità. Per colpa di nicchie di Afghanistan e Pakistan
non si può ancora dire di aver raggiunto l’indennità, e le guerre in corso in questi due paesi
non sono di certo di aiuto.
- Perseguire gli obiettivi del Piano Nazionale di Eliminazione del Morbillo e della Rosolia
congenita (PNEMoRc) e rafforzare le azioni per l’eliminazione -> ci sono dei vaccini che
funzionano bene ma a causa dei novax non è ancora stata raggiunta.
- Garantire l’offerta attiva e gratuita delle vaccinazioni, l’accesso ai servizi e la disponibilità
dei vaccini.
Di seguito è riportato il calendario vaccinale previsto per i cittadini italiani -> il periodo più fitto di
vaccinazioni è il primo anno, dopo di che sono previsti essenzialmente solo richiami.

Nel 2017 è stato pubblicato a giugno il “Decreto legge vaccini” che ha portato il numero di
vaccinazioni obbligatorie per l’infanzia in Italia da quattro a dieci -> fu necessario perché negli ultimi
anni si era assistito ad un progressivo calo delle vaccinazioni sia di quelle consigliate che
obbligatorie, arrivando a numeri sotto la soglia protettiva che è posta al 95% -> questa soglia è
raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità per garantire la cosiddetta “immunità di
gregge”, cioè proteggere indirettamente anche coloro che non possono essere vaccinati.
Prima del decreto i vaccini obbligatori erano quelli contro la poliomielite, la difterite, il tetano e
l’epatite B. Dopo il decreto di sono aggiunte la pertosse, Haemophilus influenzae di tipo b, morbillo,
rosolia, parotite, varicella. Altre vaccinazioni sono invece non obbligatorie ma caldamente
raccomandate, contro forme di meningite come meningococcica B e C, pneumococcica e il rotavirus
che è causa di forte diarrea soprattutto neonatale.
Queste vaccinazioni si sono rese necessarie e obbligatorie poiché dal 2013 si era assistito ad un
progressivo calo della copertura vaccinale con il rischio di far ricomparire malattie che da tempo
non circolavano più come la poliomielite.

Nel 2017 il professore virologo Roberto Burioni aveva prevenuto il decreto, dicendo che il vaccino
del morbillo doveva essere obbligatorio in quanto il morbillo è mortale. Di seguito è riportato lo
schema di crescita e diffusione del morbillo -> il picco di casi di morbillo è stato nel 2017, con ondate
sempre minori, fino a sparire nel 2020-2021 anche se i dati possono ingannare; con il Covid si sono
avuti molto meno contatti e quindi meno possibilità di contagi per malattie di questo tipo, infatti, i
paesi più a rischio di morbillo come l’Italia oggi non hanno gli stessi numeri -> si ha il timore che nel
2022 si possano avere altre epidemie di morbillo per l’abbassamento della soglia di protezione,
causata anche dalla vaccinophobia, che è esistita fin da quando sono esistite le vaccinazioni. È
necessario quindi comunicare ed informarsi utilizzando fonti attendibili, come l’Organizzazione
Mondiale della sanità.

LA VACCINAZIONE
Che cos’è la vaccinazione? È un’immunizzazione attiva di un soggetto sano ottenuta mediante
somministrazione (per via parenterale, orale o mucosale) di una preparazione antigenica,
costituita da microrganismi interni, frazioni di questi o loro prodotti, nel tentativo di proteggerlo
nei confronti di una determinata malattia infettiva.
In questa definizione possiamo evidenziare diverse parole chiave: immunizzazione attiva significa
che attivamente si spinge il soggetto vaccinato a montare una risposta immunitaria, a differenza
dell’immunizzazione passiva che consiste nel trasferire anticorpi già pronti in caso di emergenza
(cosa che succede in natura tra madre e prole). La vaccinazione è mirata al soggetto sano, perché ci
sono alcuni pazienti con una patologia cronica come il diabete tenuta sotto controllo e in equilibrio
-> bisogna capire bene ogni singolo soggetto e se può essere vaccinato oppure no. Un’altra parola
chiave è tentativo, in quanto vaccinazione non è sinonimo di protezione, ci sono tanti fattori che
influenzano il funzionamento della vaccinazione. La protezione della vaccinazione è infine riguardo
una malattia infettiva, cioè causata da agenti infettanti come virus, batteri, protozoi, funghi.
La vaccinazione è un “trucco” che fa credere al sistema immunitario di trovarsi di fronte ad
un’infezione e a reagire di conseguenza. Questo trucco sarà tanto più efficace tanto più il vaccino
assomiglierà al verso aggressore e a quanto sarà in grado di attivare i meccanismi immunitari come
farebbe il patogeno di campo.

REGISTRAZIONE DI UN VACCINO
L’ente responsabile per la registrazione di un vaccino è diverso a seconda dei destinatari: se i vaccini
sono ad uso umano, l’ente responsabile della registrazione è l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA)
mentre se si parla di quelli ad uso veterinario l’ente responsabile per la registrazione è il Ministero
della Salute (MinSal). Le aziende oggi quando registrano un vaccino lo fanno generalmente con una
richiesta centralizzata -> viene registrato un vaccino sottoforma di medicinale veterinario ad azione
immunologica a livello europeo. L’ente che rilascia l’autorizzazione per poter commercializzare il
prodotto vaccinale in Europa è in invece l’EMA (Agenzia Europea Medicinale) -> questa
autorizzazione viene chiamata autorizzazione missione in commercio (AIC). Se invece ci si trova
negli USA al posto dell’EMA vi sarà la FDA (Food and Drug Amministration) che rilascia la stessa
autorizzazione. Il Ministero della salute svolge la sua attività nel campo delle autorizzazioni relative
ai medicinali da utilizzare per il trattamento degli animali, sia per le specie considerate da compagnia
che per quelle destinate alla produzione di alimenti per l’uomo, con particolare attenzione per
queste ultime, alla valutazione rischio/beneficio.
Un’azienda per arrivare ad avere tale autorizzazione e quindi registrare un vaccino deve presentare
all’EMA il dossier di registrazione, il quale è strutturato in diverse parti: la prima parte riassume le
caratteristiche del prodotto, la seconda parte è dedicata alla qualità del prodotto, la terza parte
mostra la sicurezza del prodotto e l’ultima parte dimostra l’utilità e l’efficacia del prodotto (e quindi
che c’è una vera differenza tra animali vaccinati e non vaccinati). L’azienda deve riportare nel dossier
l’esecuzione di prove di laboratorio e prove di campo, per dimostrare che il vaccino sia sicuro anche
se somministrato a dosi più ampie, nonché dimostrare che sia efficacie -> non ci si deve aspettare
che il vaccino blocchi l’infezione, ma per esempio può permettere l’insorgimento dell’infezione
senza che questa si trasformi in malattia, piuttosto che far venire sintomi clinici molto meno gravi
rispetto che avere la vera e propria malattia. Inoltre, bisogna eseguire il cosiddetto “potency test”,
cioè il dimostrare che tutti i lotti di un determinato vaccino sono funzionanti -> per l’esecuzione del
potency test prima si utilizzavano animali da laboratorio, ma ora si cerca di evitarne l’uso eseguendo
delle brodoculture o prove biochimiche.
Si arriva poi alla registrazione e all’autorizzazione all’ammissione in commercio, che può avvenire in
modo centralizzato quando il comitato dell’EMA detto CVMP (Comitato responsabile dei Prodotti
Medicinali Veterinari) dice che il vaccino può essere utilizzato in tutti gli stati europei, oppure può
essere autorizzato attraverso una procedura di mutuo riconoscimento, cioè un vaccino è registrato
in un paese e l’azienda chiede che la stessa documentazione presentata in tale paese sia valida
anche in altri. L’ultima parola sta all’ente locale, quindi l’AIFA per i vaccini umani ed il Ministero della
Salute per i vaccini veterinari.
Il documento che accompagna la registrazione di un vaccino e che accompagna l’autorizzazione
all’ammissione in commercio è il cosiddetto Riassunto delle Caratteristiche di Prodotto, in inglese
Summary of Product Characteristics (SPC) -> rappresenta in Europa il documento ufficiale di
autorizzazione all’immissione in commercio, è preparato dall’EMA per ogni singolo vaccino ed è
disponibile e scaricabile dal loro sito, utile per avere delle informazioni ufficiali sul vaccino in inglese
ma molto spesso anche in italiano. L’SPC è formato da dieci punti, di cui il punto 4 è quello in cui
sono riportate tutte le informazioni cliniche pratiche di un vaccino e per questo ritenuto il più
importante:
Nella preparazione dell’SPC l’EMA utilizza due parole chiave fondamentali: prevenire e ridurre. Se
un vaccino previene la mortalità, significa che in tutti gli animali vaccinati, nessuno muore, a
differenza di quelli non vaccinati che sviluppano la malattia. Se invece un vaccino è descritto dalla
parola riduce, cioè è un vaccino che riduce la mortalità tra gli animali vaccinati a differenza del
gruppo degli animali controllo. Per poter confrontare due vaccini basta vedere nel punto 4.2 l’EMA
usa il verbo prevenire e riduce, e se non si trova nessuno dei due significa che l’azienda non ha
potuto avere l’autorizzazione per quella particolare voce. L’SPC è scritto con una terminologia
scientifica e le notizie principali di quest’ultimo sono quelle che troviamo nel foglietto illustrativo o
bugiardino dei medicinali -> detto bugiardino perché nella zona di Siena si indicava col termine di
“bugiardo” la locandina che veniva appesa fuori dalle edicole che riportava le notizie principali di un
giornale ed il bugiardino è qualcosa di simile ma in miniatura. Un’altra teoria è che tempo fa sul
foglietto illustrativo dei farmaci non venivano dette proprio tutte le reazioni che provocava, e
qualche effetto collaterale scomodo veniva omesso. Con gli anni ovviamente la trasparenza del
bugiardino è sotto normativa e si ha l’obbligo di riportare tutti gli effetti collaterali.
Molto spesso come già detto l’SPC è scritto in termini scientifici e non sempre di facile
comprensione, per questo EMA ha pensato di preparare un altro documento ufficiale detto EPAR
(European Public Assesment Report) che dice le stesse cose dell’SPC ma in maniera semplificata, in
modo che il pubblico in generale possa comprendere.

IL MERCATO DEI VACCINI


È un mercato redditizio in campo umano e veterinario, ed in campo veterinario vi è la distinzione
fra il mercato dei vaccini destinati agli animali da reddito e agli animali da compagnia. La differenza
base tra animali da reddito e da compagnia è poca, sono simili, in quanto vi è molta attenzione alla
salute degli animali da reddito poiché rientra nell’alimentazione umana, nonché c’è molta
attenzione per quella degli animali da compagnia poiché oggi sono considerati dei membri propri
della famiglia -> i vaccini per il cane sono vaccini che stanno dominando il mercato in termini di resa
e che hanno un grosso futuro nel campo vaccinale.
L’allevatore alleva gli animali perché ha un ritorno economico e accetterà i vaccini solo se sono
economicamente convenienti e accetterà lo sviluppo delle reazioni avverse se il resto
dell’allevamento sta bene e gode delle conseguenze positive della vaccinazione, il binomio efficacia
e costo è quindi essenziale. Totalmente diverso è l’approccio di quelli da compagnia, poiché un
proprietario farebbe di tutto per il proprio animali (componente emotiva molto importante), e se lo
può permettere accetterebbe anche di spendere numerosi soldi per il benessere del proprio animale
(binomio efficacie e costo non essenziale), ma allo stesso tempo accetta meno facilmente una
reazione avversa sul proprio animale in quanto il punto chiave è la salute del proprio individuo.

OBIETTIVI DELLA VACCINAZIONE


- Vaccinare il maggior numero possibile di animali nella popolazione a rischio -> oggi si
vaccinano troppi pochi animali.
- Vaccinare ogni animale con la giusta frequenza (non più spesso del necessario) -> oggi invece
si vaccina troppo spesso.
- Vaccinare ogni animale solo contro gli agenti infettivi per i quali per quell’animale esiste un
reale rischio di esposizione, infezione e conseguente sviluppo di malattia -> oggi
vacciniamo per abitudine tutti gli animali senza chiedersi se questi abbiano davvero bisogno
di una protezione, la vaccinazione dovrebbe essere fatta su misura su ogni singolo paziente.
- Vaccinare un animale solo quando i potenziali benefici superano i potenziali rischi.
- Vaccinare gli animali in modo adeguato a proteggere la salute pubblica -> la vaccinazione
contro la rabbia ne è un classico esempio.
Attori di una buona protezione
Chi è che partecipa ad una buona protezione? Sicuramente i vaccini, i quali sono tutti ottimi ma
diversi tra loro e quindi vanno usati in modo diverso. Anche il sistema immunitario è importante
ma funziona correttamente solo in un animale sano e non sempre. La profilassi igienica non deve
mai essere tralasciata, un caso è la parvovirosi nel cane e gatto in quanto è un patogeno talmente
potente che se non si fa attenzione alla profilassi igienica non si riesce a debellare e vincerà sempre
il parvovirus. Il medico è importante perché deve spiegare ai suoi pazienti l’importanza delle
vaccinazioni obbligatorie, consigliare vaccinazioni raccomandate e suggerire altri vaccini come
quando si fa viaggi in aree endemiche. I medici veterinari devono essere bravi a valutare ogni
singolo paziente e situazione e scegliere di conseguenza l’approccio vaccinale migliore. Infine, i
proprietari e gli allevatori hanno un ruolo speciale perché dovranno assicurarvi di rispettare ciò che
i medici veterinari hanno consigliato.

IMMUNITA’ DI GREGGE
Malgrado ci siano questi bravissimi “attori” (vaccini) non si avrà mai una protezione al 100% perché
sempre una fetta di popolazione rimarrà priva di un’adatta protezione. Nella curva descritta i
soggetti di destra sono quelli che avranno una risposta più alta e quindi una protezione molto buona,
l’opposto avviene nella coda di sinistra in cui alcuni soggetti malgrado la vaccinazione non potranno
montare una risposta immunitaria inadeguata -> i fattori che influenzano questa diversità di risposta
sono tantissimi.

I microrganismi hanno un proprio ciclo di diffusione e se non lo rispettano muoiono: infettano


pazienti recettivi, fanno danni più o meno gravi, lasciano questi pazienti e ne infettano altri,
moltiplicando i casi e arrivando a causare delle pandemie. Ad un certo punto però molti soggetti
che sono stati infettati sono diventati immuni e non più recettivi, i numeri di casi di malattia iniziano
a diminuire e i patogeni non riescono ad infettare nuovi pazienti recettivi. Quando nasceranno però
altri soggetti non immuni (bambini e neonati) ci sarà un nuovo aumento di soggetti suscettibili e si
avrà un’ulteriore epidemia.
È possibile bloccare questo circolo vizioso? È possibile, ma solo vaccinando, cioè portare allo stesso
risultato che si ottiene col ciclo ma molto più velocemente -> i soggetti vaccinati sono inutili per i
microrganismi poiché non più suscettibile, e se sono tanti nella popolazione si ottiene un’immunità
di gregge poiché se il numero di soggetti immuni in una popolazione è molto alto il microrganismo
non circola più, gira per qualche giorno nei pochi rimasti per poi scomparire. È un punto chiave per
garantire lo stop per la diffusione della malattia, cioè garantire protezione al numero più alto
possibile di soggetti sia in campo medico che veterinario.

L’immunità di gregge può anche essere chiamata immunità di mandria, immunità di popolazione,
immunità di gruppo o herd immunity -> è una forma di protezione indiretta che si verifica quando
la vaccinazione di una parte significativa di una popolazione (o di un allevamento) fornisce una
protezione anche agli individui che non hanno sviluppato direttamente l’immunità. Maggiore è la %
di individui resistenti, minore sarà la probabilità che un soggetto sensibile venga in contatto con il
patogeno, e diminuendo il numero dei soggetti recettivi, diminuisce la circolazione dei patogeni che
a volte possono anche scomparire totalmente.

Alcuni individui devono dipendere dall’immunità di gregge perché non sono in grado di montare
una solida immunità sia per ragioni mediche sia perché possono non essere vaccinati. I neonati sono
spesso troppo giovani per alcuni vaccini e quindi non vengono vaccinati per motivi di sicurezza e di
immunità passiva (più si avvicina il momento del parto, maggiore è il numero di anticorpi che
interferiscono con la vaccinazione). I neonati sono troppo giovani per alcuni vaccini, ad esempio, il
morbillo si aspettano i 12 mesi -> bambino morto di morbillo poiché la madre non era vaccinata.
Cani e gatti possono essere vaccinati anche da molto giovani, anche a 4 settimane, ma prima non si
può scendere poiché i vaccini diventano pericolosi. Oppure soggetti immunodeficienti come i
soggetti anziani, oppure che hanno malattie in corso che impediscono di montare una risposta
immunitaria corretta, soggetti che geneticamente non riescono a rispondere -> sono tanti fattori
per il quale è fondamentale arrivare all’immunità di gregge in modo che questi siano protetti

Nelle linee guida per la vaccinazione del cane e nel gatto è descritto come per i piccoli animali si è
stati più lenti a capire l’importanza dell’immunità di gregge -> negli Stati Uniti, luogo dove
solitamente si vaccina bene è stato calcolato che meno del 50% dei cuccioli e meno del 25% dei
gattini riceverà mai una vaccinazione nella sua vita. In veterinaria l’immunità di gregge si può
raggiungere anche con valori più bassi del 95%: per malattie come la rabbia che si trasmette con
morso e contato diretto ci si può accontentare anche di un 70% di immunizzazione, poiché il virus
non resiste nell’ambiente.
In Italia nel 2017 solo il 46% dei proprietari dichiara di vaccinare regolarmente i propri animali, nel
2019 un altro studio ha fatto vedere l’opposto, cioè che il 99,4% e quasi il 90% dei gatti che sono
stati presi in analisi vaccinano il proprio cane. Un altro studio dichiara sia solo del 30% -> si è capito
quindi che la percentuale varia molto in base al campionamento preso in esame.

DIVERSI TIPI DI VACCINI

Si pensa che ogni vaccino abbia tutte le caratteristiche fondamentali già elencate, in realtà questi
vaccini non esistono, ci sono vaccini che ne hanno alcune e vaccini che ne hanno altre. I vaccini si
possono classificare in vario modo, ma la classificazione più efficace è quella tra:
- Vaccini infettivi = una volta somministrati si replicano nell’organismo e causano una blanda
infezione (voluta), e non la malattia poiché questa parte da un’infezione in cui il patogeno
riesce a prendere il sopravvento e non è voluta. Gli agenti somministrati col vaccino,
continuando a replicarsi, manterranno viva la memoria del sistema immunitario garantendo
una protezione duratura.
- Vaccini non infettivi = una volta somministrati non si replicano e deve bastare quella dose
per immunizzare l’organismo. Sono meno efficaci dei precedenti, hanno bisogno dei richiami
e molto spesso contengono un adiuvante di diversa natura che aiuta a stimolare il sistema
immunitario e potenziare l’immunogenicità.
Per i vaccini moderni geneticamente modificati vi è una classificazione detta USDA (United States
Department of Agricolture) che li divide in quattro categorie:
Altre tipologie sono i vaccini stabulogeni (a cui sono collegati gli autovaccini), vaccini non diretti
contro agenti infettivi e nosodi omeopatici.

VACCINI INFETTIVI
Vaccini vivi attenuati
I più importanti sono i vaccini vivi attenutati, detti anche Modified Live Vaccine (MLV): sono vaccini
costituiti da microrganismi completi (maggiormente virus) il cui potere patogeno è stato diminuito
o eliminato, ma che mantengono l’immunogenicità e la capacità di replicarsi. Una volta
somministrati danno una blanda infezione ma si comportano come un patogeno di campo
stimolando tutto il range delle difese immunitarie di lunga durata -> come nell’infezione naturale
ma senza provocare la malattia. La massa antigenica iniziale (quella contenuta nella dose vaccinale)
non è così importante perché una volta inoculati questi microrganismi si replicano.
I patogeni usati come vaccini vivi attenuati possono essere attenuati in diversi modi: il più comune
consiste in passaggi in serie in un ospite non naturale o in colture cellulari di specie diverse (o della
stessa specie) in modo da ottenere dei mutanti avirulenti selezionatisi dai passaggi seriali. Un altro
metodo di attenuazione è la delezione genomica (delezione di un gene, fatta con i vaccini marker).
A questa categoria appartengono anche i cosiddetti mutanti temperatura-sensibili che sono
ottenuti attraverso i già descritti passaggi seriali. Questi mutanti si replicano bene quando le
temperature sono basse (permissive) ma smettono di replicarsi a temperature più alte (restrittive)
-> per questo motivo vengono somministrate per via intranasale, poiché la
temperatura delle prime vie aree a contatto con l’esterno è permissiva, mentre
scendendo nell’organismo la temperatura si alza e smettono di replicarsi, in modo da
dare una protezione alle vie di entrata. I vaccini a base di mutanti temperatura-sensibili
sono usati contro la rinotracheite infettiva bovina (IBR) o per virus influenzali del cane
(parainfluenza-3 o PI3).
I vaccini vivi attenuati possono avere problemi, in quanto possono risultare contaminati quando
vengono prodotti -> il vaccino contro la parvovirosi veniva usato sui cani in gravidanza poiché nel
bugiardino vi era scritto che si poteva usare anche durante la gravidanza, ma poi si è scoperto fosse
la causa di aborto spontaneo. Questo successe poiché il vaccino era stato contaminato dal virus
della bluetongue degli ovi-caprini che infatti nel cane genera aborti. Questi vaccini inoltri possono
mantenere una virulenza residua e per questo è fondamentale per i vaccini vivi attenuati rispettare
la catena del freddo dal momento della produzione al momento dell’utilizzo, in quanto il vaccino
deve rimanere vivo.

Vaccini eterologhi
Questa categoria di vaccini infettivi è costituita da microrganismi antigenicamente correlati al
patogeno bersaglio ma adattati ad un’altra specie -> un esempio sono i vaccini destinati a bambini
umani del morbillo che venivano usati in campo veterinario nei cani per bloccare il cimurro sempre
causato dal Morbillivirus (pratica ancora utilizzata da pochi negli USA). Siccome i due virus non sono
simili al 100% il vaccino contro il morbillo subiva meno l’interferenza degli anticorpi materni nel
cane, ma, nonostante ciò, non venne più utilizzato poiché aveva effetto solo alla prima generazione,
in quanto quando questi cuccioli vaccinati col vaccino del morbillo diventano adulti e venivano
vaccinati nuovamente contro il morbillo l’interferenza ci sarebbe stata comunque.

Vaccini a vettore ricombinante


I vaccini a vettore ricombinante sono degli interessanti vaccini infettivi che si formano prendendo
un microrganismo che diventa un vettore di espressione, al cui interno si inseriscono più geni che
codificano per la proteina di interesse -> il vettore esprime sulla sua superficie questa proteina di
interesse, viene inoculato e captato al sito di inocolum dalle cellule presentanti l’antigene (APC) che
faranno propria questa proteina e stimoleranno soprattutto i linfociti TH1 dando origine alla risposta
cellulo-mediata che è la più forte di tutti.
Cosa si può usare come vettore di espressione? Si può utilizzare ad esempio un microrganismo
grande e adattabile a diverse specie animali come il vaccinia virus (ceppo attenuato del virus del
vaiolo) -> è stato utilizzato con successo per preparare delle esche per i vaccini per la rabbia silvestre
e quindi vaccinare gli animali selvatici (fatto in Francia ed andato a buon fine). In Italia si usano le
stesse esche ma che contengono vaccini vivi attenuati classici, nonostante un vaccino di questo tipo
ha permesso l’eradicazione della peste bovina. Un altro vaccino usato che fa parte della stessa
famiglia è il canarypoxvirus (virus del vaiolo del canarino) -> ci sono dei vaccini anche in commercio
in Italia che lo utilizzano come vettore di espressione come quello della leucemia felina, all’estero vi
è un vaccino fatto con questo per il cimurro da utilizzare coi furetti perché molto sensibili a questa
malattia (in Italia non ci sono per il furetto, ma dobbiamo usare quelli del cane che hanno elementi
che al furetto non interesserebbero proprio).

Vaccini marker o DNA


I vaccini più intelligenti sono i vaccini marker, detti anche DIVA (Differentiate Infected from
Vaccinated Animals) che permettono di differenziare gli animali infetti (infezione naturale) dagli
animali vaccinati, poiché questi vaccini hanno una delezione di un gene che codifica per un fattore
di virulenza che in genere è la timidino-chinasi (TK) e per questo diventano TK-, ma allo stesso
tempo avviene anche la delezione del gene che codifica per una proteina non essenziale senza cui
il virus può benissimo vivere, come la gE, ma rendendo il virus vaccinale diverso dal virus di campo,
diventa così gE-. Il vaccino diventa così un vaccino marker, totalmente sicuro -> se si cercano gli
animali gli anticorpi diretti proprio contro questa proteina, se li troviamo siamo certi che il soggetto
sia entrato in contatto col virus di campo. Questo marker deve sempre essere negativo, cioè bisogna
togliere un gene, poiché se inseriamo un gene ci permetterebbe di dire solo se l’animale è stato
vaccinato e non sapremmo nulla dell’infezione da virus di campo di questi animali. Per cercare gli
anticorpi contro la proteina assente nel vaccino e presente nel virus di campo si utilizza ELISA
competitiva. I vaccini marker esistono solo per due herpes virus di cui uno causa nel suino la malattia
di Aujeszky (PHV-1) e uno causa nel bovino la IBR (BHV-1).

VACCINI NON INFETTIVI


Vaccini inattivati
Sono composti o da microrganismi completi o da loro prodotti o tossine, in cui è stata
completamente eliminata la virulenza e la capacità di replicarsi senza togliere il loro potere
immunogeno. Per inattivare questi microrganismi si possono usare dei metodi fisici (calore e
radiazioni) o chimici (formalina, β-propiolattone, etilendiamina). Esempi tipici di vaccini inattivati
sono i vaccini per la rabbia che sono obbligatoriamente non infettivi, o anche molti vaccini per le
malattie batteriche (in questi casi i vaccini sono detti “batterine”) che hanno la caratteristica tutti
di non replicarsi e quindi la massa antigenica nella dose deve essere elevata perché deve bastare
per stimolare il soggetto vaccinato. Quasi sempre hanno bisogno di adiuvanti per stimolare meglio
l’immunità e di conseguenza hanno bisogno di interventi vaccinali avvicinati nel tempo,
generalmente annuali. Fanno parte di questo gruppo i vaccini basati su una tossina (come tossoide
tetanoico) e il vaccino contro la leishmaniosi, basato sulle proteine escrete-secrete di Leishmania
infantum. Problemi correlati a questi vaccini possono essere ad esempio legati ai metodi che si
usano per far morire i microrganismi, in quanto troppo invasivi e alterano eccessivamente il disegno
antigenico causando quindi un’immunità non completa (non succede mai perché per
l’autorizzazione i vaccini devono essere efficaci). Un altro problema è legato a come sono costituiti
i vaccini di per sé, in quanto possono evocare una risposta umorale, non entrando all’interno delle
cellule e non stimolando i linfociti T citotossici, e di conseguenza sono totalmente incapaci di
stimolare un’immunità a livello locale. L’ultima problematica è legata al fatto che alcuni antigeni
protettivi non possono essere prodotti in vitro.

Vaccini a subunità
Si chiamano vaccini a subunità proprio perché sono composti da singole componenti immunogene
del microrganismo prodotte mediante sintesi (poco usata) o mediante tecnologia del DNA
ricombinante. La ricombinazione funziona poiché un batterio costituisce di per se una fabbrica di
proteine, e si può sfruttare tale abilità inserendo il gene che codifica per la proteina di interesse in
modo che il batterio inizi a produrla -> il batterio replicandosi riprodurrà sempre più proteina. Alcuni
vaccini per il gatto e per la leucemia felina sono fatti con vaccini a subunità. Alcuni geni di interesse
possono essere inseriti nelle piante rendendole quindi transgeniche (vaccini del futuro) -> il tabacco
si presta molto bene e gli animali mangiando il seme di tabacco si immunizzano, ma sono molto
piccoli e quindi hanno un potere ridotto. I problemi legati a questi tipi di vaccini sono il fatto che
presentano un ridotto potere immunogeno.

Vaccini a DNA
I vaccini a DNA si formano prendendo un gene che codifica per una proteina, inserendolo in un
plasmide e utilizzato come vaccino inoculato in un animale -> non si inocula un microrganismo ma
si inocula il plasmide che è una porzione di acido nucleico. Avviene una transfezione delle celule
ospiti (maggiormente APC) al sito di inoculo. I vaccini per il Covid sono vaccini a mRNA e lavorano in
questo tipo -> acido nucleico transfetterà le cellule APC al sito di inoculo e saranno queste che
codificheranno per la proteina di interesse. Può essere iniettato con un ago, somministrato per via
mucosale oppure “sparato” direttamente attraverso la cute preadsorbito su minuscole sfere di oro
(in questo caso si parla di “gene gun”). I vaccini a DNA stimolano tutto il range delle difese
immunitarie e le rivedremo perché un vaccino di questo tipo è allestito per una forma non infettiva,
una forma tumorale.

Adiuvanti
I vaccini non infettivi hanno spesso bisogno di adiuvati, cioè di molecole che aiutano a stimolare
l’immunità. Gli adiuvanti hanno tanti ruoli e gli adiuvanti più noti e anche autorizzati sono i sali di
alluminio (soprattutto fosfato di alluminio e idrossido di alluminio) e le saponine (glicosidi
triterpenoidi estratti generalmente da piante il cui più noto è il Quil-A). A volte si hanno delle
reazioni avverse legate agli adiuvanti soprattutto locali e qualche volta sistemiche, ma i benefici
legati al loro utilizzo sono di gran lunga superiori rispetto alle reazioni avverse che si possono
eventualmente sviluppare. Nella seguente tabella sono riportate tutte le azioni positive che gli
adiuvanti possono fare per aiutare il sistema immunitario.
Nella seguente tabella si mettono a confronto i vantaggi tra i vaccini infettivi e non infettivi:

VACCINI STABULOGENI
Sono i vaccini che vengono preparati da microrganismi patogeni o loro prodotti isolati da soggetti
colpiti dalla forma clinica dominante presente in un determinato allevamento o in una stalla (da
cui deriva stabulogeno) e destinati a trattare gli animali di quel particolare allevamento da cui
sono stati isolati. I vaccini stabulogeni devono essere utilizzati in questa stalla con un duplice scopo:
scopo preventivo per evitare che altri animali della stalla sviluppino la malattia ma anche per scopo
terapeutico sui soggetti malati -> vengono re-inoculati negli animali che si sono ammalati per
aiutarlo a guarire da questa malattia. Questi vaccini vengono prodotti esclusivamente dagli istituti
zooprofilattici (IZS) e devono essere utilizzati nella stalla di appartenenza del primo animale e in
deroga possono essere utilizzati negli allevamenti limitrofi per evitare che la malattia si diffonda. I
vaccini stabulogeni sono fatti o per malattie minori o per specie minori, lasciando il compito di
preparare questi vaccini agli istituti profilattici.
L’esempio più eclatante è la papillomatosi bovina, considerata benigna nonostante
l’aspetto importante -> i ricercatori veterinari prelevano il materiale dalle lesioni,
preparano delle dosi scalari crescenti che vengono riutilizzate in questo animale in
cui ci sarà la rimessione della patologia (lesioni sempre più piccole) e verranno
utilizzate a scopo profilattico negli animali sani della stessa stalla.
Autovaccini
Gli autovaccini sono preparati in ugual modo ai vaccini stabulogeni, ma sono
da utilizzare in un singolo animale per una malattia che generalmente ha un
andamento cronico. Anche in questo caso si prende del materiale dalle
lesioni del soggetto che presenta la malattia, si preparano le dosi scalari e si
re-inocula il vaccino in questo paziente (e solo lui, non in altri). Sono di ausilio
terapeutico per papillomatosi (cane e cavallo) e piodermite ricorrente (cane).

Autovaccini antitumorali
Alcuni autovaccini sono antitumorali: possono essere
allestiti ad esempio per il linfoma a cellule B nel cane ->
esiste un azienda che si chiama Urodelia che prepara
questi kit per cui il veterinario oncologo o direttamente
chirurgo toglie il tumore da cui vengono purificate e
isolate delle proteine che prendono il nome di Heat shock
Proteins (HSP) che vengono messe in questo kit
all’interno del quale vengono legate ad un adiuvante
(idrossiapatite) e quindi reinoculate nel paziente da cui è
stato escisso il tumore. È uno studio condotto da un team
di famosi veterinari oncologi con dei risultati promettenti
in quanto questi animali hanno un’aspettativa di vita
molto più lunga.

VACCINI NON DIRETTI CONTRO AGENTI INFETTIVI


Altri vaccini non diretti contro forme infettive sono ad esempio i vaccini contro il cosiddetto “odore
di verro”, destinati ai suini maschi destinati alla produzione di carne -> la carne di suini non castrati
ha un odore particolarmente forte (odore di verro) e per questo questi soggetti vengono vaccinati
con una sorta di castrazione immunologica che blocca l’ormone di rilascio della gonadotropina, che
blocca la sintesi di ormoni come il testosterone, il quale è responsabile di questo odore -> molto
meglio rispetto che castrare veramente un suinetto.
Un altro vaccino diretto verso una forma tumorale è il vaccino contro la forma di melanoma del
cane -> negli USA esiste un vaccino in commercio contro il gene della tirosinasi contro lo sviluppo di
melanoma e i cani possono anche in questo caso avere una migliore aspettativa di vita. Non ci sono
vaccini di questo tipo in Italia ma a Torino sperimentalmente il professor Buracco ha preparato un
vaccino analogo che aumenta la sopravvivenza di questi animali. Il vaccino si chiama MERAVAX ed
ha lo scopo di colpire l’oncoantigene principale (CSPG4) che è espresso in oltre il 60% del melanoma
del cane e con l’utilizzo di questo vaccino aumenta la sopravvivenza nei cani vaccinati.

NOSODI OMEOPATICI
I nosodi omeopatici sono dei preparati da farmacie omeopatiche o da veterinari omeopati
prendendo un campione patologico da un soggetto e potenziando questo campione con diluizioni
seriali ottenendo alla fine delle quantità estremamente piccole, se ancora presenti, di materiale.
Talmente è poco il materiale di partenza che possono ritenersi “inutili” e non sicuri come riporta la
definizione sulle slides. Hanno dei nomi particolari, non esiste un protocollo di vaccinazione unico e
per questo le dosi e i tempi devono essere decise dal medico o dal veterinario di volta in volta a
seconda dei casi, ma non devono mai essere considerati come un’alternativa alle vaccinazioni. È
talmente poca la concentrazione che questo medicinale è puro placebo.
DURATA DELLE PROFILASSI VACCINALI
Sono diversi i vaccini, come è diversa l’immunità che stimolano, come è diversa la protezione che
danno. Per i vaccini non infettivi la risposta immunitaria non è completa e ci sono quindi richiami
quasi sempre annuali, mentre per i vaccini vivi la risposta immunitaria è completa e la protezione è
di lunga durata e quindi i richiami sono fatti ogni tre anni o di più.

Cosa può influenzare l’efficacia di un vaccino?


Le caratteristiche dell’antigene che compongono il vaccino possono influenzarne l’efficacia -> gli
antigeni immunogeni hanno la capacità di influenzare la risposta immunitaria, la quale dipende sia
dall’antigene che dal soggetto che viene a contatto con l’antigene e per gli antigeni vale lo stesso
discorso. Gli antigeni possono infatti influenzare diversamente in base alla loro dimensione, la
complessità strutturale, la stabilità strutturale e la massa antigenica in una singola dose
(essenziale nei vaccini non infettivi).

L’interruzione della catena del freddo soprattutto per i vaccini vivi non deve assolutamente avenire
-> i vaccini vanno mantenuti a temperatura refrigerata (non nella porta del frigo perché risentono
degli sbalzi di temperatura).
Inoltre, non bisogna mai eseguire la disinfezione del sito di inoculo perché non vi ha beneficio e
l’alcool potrebbe inattivare i vaccini infettivi.
Uso di una dose vaccinale inadeguata (minore) -> se bisogna vaccinare un alano ed un chiwawa
devo usare la stessa quantità di vaccino? Sì perché il vaccino non va a peso ma va in base alla dose
immunizzante minima che generalmente è pari ad 1 mL. Il repertorio immunologico deve essere lo
stesso non può essere diminuito.
Le caratteristiche dell’ospite sono importanti perché un animale molto giovane potrebbe non
rispondere come un animale adulto poiché ha una risposta immunitaria incompleta, sia perché
vedrà l’antigene per la prima volta e monterà una risposta immunitaria primaria, sia perché possiede
ancora gli anticorpi di origine materna che influenzeranno pesantemente la risposta. L’animale
anziano ha una scarsa risposta per qualcosa che non ha mai visto prima e fa fatica a riconoscere
qualcosa che già conosce e non bisogna fargli perdere la memoria.
Gli anticorpi di derivazione materna abbiamo già visto interferiscono pesantemente con la
vaccinazione, ma dipende molto dalla madre, dal colostro e dai neonati. Per cercare di superare
l’interferenza bisogna ricorrere a dosi ripetute di vaccini vivi (non sono richiami) fino alle 16
settimane di età poiché a questa età gli anticorpi materni sono scesi a livelli bassi e nulli e si otterrà
un’immunizzazione completa.
Lo stato nutrizionale è fondamentale, sia inteso come nutrizione eccessiva che nutrizione scarsa,
portano entrambe ad uno stato immunitario peggiorato che porta ad una dubbia efficacia della
vaccinazione.
Lo stress sappiamo essere un altro fattore che influenza negativamente la risposta, soprattutto se
di lunga portata e intensità (cani di canile e gatti di gattile).
Infine, i fattori genetici -> alcuni individui non riescono a montare una buona risposta immunitaria
verso un patogeno anche dopo averlo incontrato più volte sia per incontri di campo sia per
vaccinazione. Non sono degli animali immunodeficienti ma hanno un’alterazione genetica per cui
non rispondono -> sono detti soggetti non-responder (se non rispondono affatto) o low-responder
(se rispondono poco). In alcune razze canine come (Rottweiler e Doberman) vi è un rischio maggiore
di avere soggetti non responder o low-responder. Alcuni paesi richiedono la titolazione anticorpale
per sapere se un soggetto ha risposto bene ad una vaccinazione per la rabbia o meno, ed è un
requisito essenziale per poter viaggiare con animali attraverso diversi Paesi e se si ha un non-
responder è un problema.
Lo stato di salute -> bisogna vaccinare un soggetto sano anche se ci sono soggetti non
particolarmente sani che possono lo stesso beneficiare della vaccinazione.

EFFETTI COLLATERALI DELLA VACCINAZIONE


Gli effetti collaterali sono quelli che spaventano più i novax: qualsiasi vaccino li può causare e la
maggior parte non li manifesterà mai oppure sono molto lievi. Obbligatoriamente nel foglietto
illustrativo del vaccino con riportata la frequenza degli eventi avversi. Si riporta di seguito tabella
con eventi avversi accettati a livello europeo: notiamo che gli effetti molto rari fanno parte
nell’ultimo gruppo (meno di un soggetto su 10 mila vaccinati).

Gli effetti collaterali comuni e lievi sono spiacevoli ma sono un buon segno di una reazione del
sistema immunitario (effetto positivo della febbre). Il rigonfiamento nel sito di inoculo è segno che
li si sono accumulate una serie di cellule. Gli effetti collaterali rari sono molto rari ma
completamente reversibili se si prendono per tempo -> mai fare andare a casa subito un animale
appena vaccinato perché queste reazioni si manifestano con maggior probabilità nei 20-30 min
successivi alla vaccinazione e bisogna dire al padrone di controllare l’animale nelle 24 ore successive
all’animale. I vaccini sono i più sicuri e i benefici della vaccinazione superano di gran lunga il rischio
degli effetti collaterali.

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