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Controfattualità e digitale
Roberto Masiero
Vallortigara
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Ragionarono molto assieme sul potere delle tecniche
e quando arrivarono all’alfabeto Theut si ritrovò ad
a ermare che questa invenzione
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Il sovrano ri uta il dono della scrittura in quanto
portatrice di una verità apparente visto che il pensiero
verrà con quel dono sradicato dall’uomo e impresso
in un supporto altro; lo ri uta perché separa
conoscenza da sapienza a ermando la superiorità
della seconda, regno dei loso .
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Certo, eccome! I miti , che non mancano mai di
tornare, non ci raccontano di ciò che sta oltre ai
tempi, ma anche degli eventi che possono cambiare
quel tempo. Il cambiamento assume spesso la forma
dell’evento e alle volte , non sempre, l’esito è un
capovolgimento totale della stessa realtà ( o di ciò
che sino ad allora è stato valutato come realtà)
E oggi?
E Thamus:
“Non solo”
Riprende il re.
“Spiegami”
“E il digitale?”
Intercala Thamus.
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“Vai al dunque, non menare il can per l’aia”
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“ Tu vieni con un dono e non posso non apprezzare la
tua divina generosità. Quando ci hai regalato
l’alfabeto io ti ho fatto presente i pericoli del tuo dono.
Poi le cose sono andate come volevi tu e i miei
sudditi, compreso Platone, pur rinnegando il loro
stesso credo, hanno trasferito la loro memoria - e
come io, Thamus, credo, la loro anima- in scritti, testi,
libri, archivi biblioteche e quant’altro, dovunque. Tutto
è diventato scrittura. Indubbiamente fantastico. La
mia regalità però è progressivamente venuta meno,
visto che gli uomini si sono, forse anche grazie alla
scrittura, dedicati a qualcosa che chiamano
democrazia. Tant’é! E adesso vieni con un altro dono.
Permettimi che posso essere a dir poco sospettoso?
Puoi dirmi di che natura è questo dono e se sarò
costretto a sopportare qualcosa di analogo a ciò che
è accaduto quando si è di uso l’alfabeto e la scrittura
ha assunto una potenza che ha persino - quando non
sono riuscito ad usarla per me- messo in discussione
il mio potere?”
E Theut:
E se fosse…
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La questione di fondo sta attorno alla parola
incalcolabile e alla argomentazione in qualche modo
conseguente: ciò che è calcolabile è razionale, cioè
che non lo è è irrazionale. Ad esempio i sentimenti
non sono di certo calcolabili anche se sono valutabili.
Quanto posso voler bene a qualcuno non è di certo
computabile, ma è indubbiamente valutabile e senza
dubbio argomentatile, magari con l’uso di metafore.
Non essendo calcolabili sembrano appartenere nella
vulgata all’ambito dell’irrazionale, o, in altro modo, al
sentimentale, che corrisponderebbe di seguito a ciò
che caratterizza la nostra stessa umanità, o se volete
alla nostra debolezza rispetto alla perfezione.
Scrive:
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“Mi scusi, sto pensando. Voglio stare solo”.
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Attorno al controfattuale
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Interroghiamo ora la parola controfattualità. E’
signi cativo che oggi venga usata molto in ambiente
scienti co quando ci si trova di fronte a qualcosa che
non sappiamo giusti care e/o contraddice la nostra
esperienza. Ad esempio nella sica quantistica
l’entaglement è semplicemente per noi impensabile,
eppure la nostra stessa capacità di argomentare in
modo rigoroso o scienti co -che dir si voglia- ci
spinge a pensare che siamo noi inadatti a dominare il
fenomeno e non lui che non esiste. L’entaglement ci
segnala che due particelle microscopiche possono
interagire anche quando sono a immane distanza una
dall’altra e che la modi ca che dovesse occorrere allo
stato quantistico di una delle particelle avrebbe
istantaneamente un e etto misurabile sullo stato
quantistico dell’altra particella. Il fenomeno viene
anche chiamato azione fantasma a distanza e si sa noi
preferiamo pensare che i fantasmi siano immaginari e
non reali. In fondo ci fanno un po’ paura. Sta di fatto
che l’entanglement è un fatto.
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Ci è però capitato e credo che continuerà sempre di
più a capitarci di costruire argomentazioni
scienti camente rigorose attorno a fatti non
veri cabili, sperimentabili sì ma solo ipoteticamente.
Insomma siamo sempre più costretti in ambito
scienti co a darci dell’argomentazione e della
computabilità, piuttosto che della nostra esperienza e
qui compaiono mondi oltre e quindi problemi su
come e perché li possiamo conoscere. E sempre più
operiamo per esperimenti mentali che indubbiamente
simulano anche condizioni reali modellizzate a partire
dalla nostra esperienza empirica, ma introducono
sempre di più logiche controfattuali.
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La controfattualità argomenta stati e possibilità di casi
alternativi a quelli reali. Ci segnala che qualcosa è,
può essere e potrà diventare, diverso da come è o da
come ci appare. Ci spinge a domandarci: potrebbe
essere altrimenti? O a intitolare un convegno E se
fosse…
La controfattualità è l’argomentazione di un
interlocutore dispettoso che dice sempre che il
mondo è diverso da come tu lo stai raccontando?
Evidentemente non è solo così (anche se i dispettosi
esistono , e come , e molto probabilmente sono
anche molto utili). C’è qualcosa di logico o
metalogico o antilogico nell’argomentare qualcosa
contro i fatti?
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Consapevolezza? Quale?
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E comunque l’insieme dei fatti e dei dati da
comprendere ed elaborare per rispondere all’urgenza
radicale di ciò che si presenta con il tema complesso
della sostenibilità, non può essere a rontato se non
mettendo in gioco tutta la potenza del digitale.
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