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Sfere e reti:

Due modi per interpretare la


globalizzazione*
—— Bruno Latour

*Conferenza di Bruno Latour tenutasi alla Harvard Graduate


School of Design il 17 febbraio 2009. Conferenza poi pubblica-
ta in “Harvard Design Magazine”, Spring/Summer 2009, N. 30,
138–144. Ringraziamo l’autore e la Harvard Graduate School of
Design per la loro disponibilità e cortesia.

CARTOGRAFIE DELL’ATTUALITÀ. PER UNA CRITICA DELLA RAGION SPAZIALE


– PHILOSOPHY KITCHEN, ANNO 2, N. 2 – 2015. ISSN 2385-1945 – 143
– BRUNO LATOUR –
SFERE E RETI: DUE MODI PER INTERPRETARE LA GLOBALIZZAZIONE

I o sono nato sloterdijkiano. Quan-


do, trent’anni fa, stavo preparando
il materiale empirico per Laboratory
viene preso qui nel senso più am-
pio del termine, in quanto sappiamo
con Peter che “Dasein ist design”).
Life, avevo incluso tra le immagini, Peter e io abbiamo proposto di
con grande disgusto dei miei scien- introdurre, ognuno a modo proprio,
ziati-informatori, una fotografia due insiemi di concetti, uno a par-
in bianco e nero dei condizionato- tire da sfere e l’altro da reti. E per-
ri usati al Salk Institute dove ave- mettetemi di dire sin da subito che
vo condotto la mia ricerca sul cam- sono d’accordo con Peter sul fat-
po. “Cos’ha a che fare questo con il to che quello che solitamente chia-
nostro lavoro scientifico?” aveva- miamo “rete” è una congiunzione
no chiesto, e io non potevo che ris- “anemica” di due linee intersecanti,
pondere: “Tutto”. Senza saperlo, ero uno spazio ancor meno verosimile
sempre stato uno “sferologo” come del macrocontenitore vuoto del co-
potei constatare vent’anni più tar- siddetto spazio globale. Fortunata-
di quando entrai in contatto con il mente, il mio concetto di rete, o di
lavoro di Peter Sloterdijk in un al- attore-rete (actor-network), pren-
tro contesto, situato altrove e con de più da Leibniz e Diderot che da
l’aria condizionata: la sua universi- internet, e, in un certo senso, si può
tà a Karlsruhe, separata solamente dire che le sfere di Peter e le mie
da un cortile dal Center for Art and reti sono due modi per descrivere le
Media, dove due volte ebbi l’op- monadi: una volta rimosso Dio dal-
portunità di sperimentare con in- le monadi di Leibniz, loro non hanno
stallazioni ed esibizioni quello che, tante altre possibilità che diventare
assieme a Peter Weibel, chiama- sfere, da una parte, e reti, dall’altra.
mmo una Gedanke Austellung o Vorrei provare a mettere alla pro-
“mostra mentale”, l’equivalente ar- va questi due concetti per vedere
tistico di quello che viene chiamato se almeno possono condurci ver-
“esperimento mentale” nelle scienze. so una conclusione argomentabile
Ci troviamo qui stasera per un – un esperimento mentale, va ricor-
altro esperimento mentale, precisa- dato, è invero un esperimento che,
mente quello di immaginare con anche se impraticabile, dovrebbe
quali condizioni il mondo, nell’età essere comunque in grado di dis-
della globalizzazione, possa es- criminare tra le argomentazioni.
sere reso abitabile – e altri aggettivi Sfere e reti possono anche
divenuti importanti per l’età con- avere poco in comune, ma sono
temporanea: sostenibile, durevole, state elaborate entrambe contro un
respirabile, vivibile – oltre che quel- comune nemico: un’antica e sem-
lo di esplorare quale sarebbe il pro- pre più profonda divisione, in realtà
gramma, curriculum o scuola ideale solo apparente, tra natura e società.
per architetti e designer (e “design” Peter pone al suo maestro

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Heidegger una domanda assai secolo fa dal sociologo e psicologo


capziosa: “Quando dici che il Da- Gabriel Tarde, i filosofi hanno scel-
sein è gettato nel mondo, dove to il verbo sbagliato: “essere” non li
vie­ne gettato? Quale temperatu- ha portati da nessuna parte tranne
ra c’è lì, quale colore dei muri, qua- che al melodrammatico dilemma di
li materiali usati, quali tecnologie identità contro il nulla. Il verbo cor-
per di­sporre dei rifiuti, quale costo retto dovrebbe essere “avere” per-
dell’aria condizionata, e così via?” ché, come dice Tarde, nessuno può
In questo contesto l’apparente on- recidere la relazione biunivoca tra
tologia profonda dell’“Essere in “avere” e “avuto”. (È difficile immagi-
quanto essere” prende una direzi- ne un pubblico che trovi tragico un
one piuttosto diversa. Improvvisa- Amleto che medita “Avere o non
mente ci si rende conto che è sta- avere, questo è il problema”.)
ta proprio la “profonda questione” Il medesimo ribaltamento tra
dell’essere a essere stata consid- profondità e superficialità fu otte-
erata troppo superficialmente: il nuto quando l’epistemologia critica
Dasein non ha abiti, habitat, bio- incominciò a incorporare la pratica
logia, ormoni, atmosfera intorno a scientifica – pensata fino ad allora
sé, medicine, e nemmeno un siste- come uno degli esiti più inverosi-
ma di trasporti praticabile per po- mili e misteriosi di una serie disin-
ter raggiungere la sua Hütte nella carnata di cervelli invisibili conte-
Foresta Nera. Il Dasein viene getta- nuti in un recipiente – in contenitori
to nel mondo così spoglio da avere molto più grandi, visibili, costosi,
ben poche possibilità di sopravvi- localizzati e assai più realistici, ov-
venza. vero i laboratori, o, meglio, una rete
Quando incominci a porre si- di laboratori interconnessi. Quan-
mili questioni maliziose, i rispettivi do si cominciò a capire che la scien-
rapporti tra profondo e superficiale za, fino ad allora capace di girova-
all’improvviso si rovesciano: non gare liberamente in vaste distese
c’è la benché minima possibilità di spazio-temporali senza dover pa-
comprendere l’Essere nel momento gare alcun prezzo o senza dover
in cui viene tagliato fuori dall’ampio essere incarnata in nessun umano
numero di piccoli esseri apparente- specifico, era ristretta e circoscrit-
mente irrilevanti e superficiali che ta a minuscole, fragili e costose reti
gli permette di esistere momento di pratiche da cui non poteva fug-
per momento – quello che Peter ar- gire senza rinunciare totalmente
rivò a definire come “supporti vi- alla sua estensione materiale – e
tali”. In un colpo solo, la ricerca fi- una volta che fu possibile superare
losofica dell’“Essere in sé” arriva a lo shock provocato da tale scoperta
sembrare un programma di ricer- – fu immediatamente evidente che
ca antiquato. Come anticipato un la scienza si ritrovava su un terre-

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no più sicuro e sostenibile. Anche za e rendiamola semplicemente


l’oggettività in questo modo ritro- un racconto tra altri racconti in un
vò i suoi supporti vitali – essendo flusso di racconti”.
stato reimpiantata in un ecosiste- Le strategie opposte di natu-
ma credibile. Le condizioni di verità ralizzazione e socializzazione sono
che gli epistemologi hanno cerca- capaci di stupire la mente solo in
to invano nella logica furono final- quanto vengono sempre pensate
mente situate in fabbriche della isolatamente. Ma appena combini
verità precisamente definite. queste due istanze, realizzi che na-
Ora vi pregherei di considerare tura e società sono due alleati la cui
questi due movimenti insieme, in opposizione è una farsa, e quello
quanto, se presi isolatamente, pro- che abbiamo tentato di fare Peter e
ducono il peggiore degli esiti possi- io, ciascuno a suo modo, è di caccia-
bili: se interpretate la revisione del re via entrambi dal terreno comune
Dasein operata da Peter come l’ab- che abitavano, per tentare qual-
bandono definitivo di Heidegger e cosa di estraneo sia alla naturaliz-
più generalmente di tutta la filoso- zazione che alla socializzazione – o,
fia (perché riporta l’umano “nudo” ancora peggio, alla “costruzione so-
ai suoi supporti vitali), si­gnifica ciale”. Sfere e reti permettono, dal
che avete confuso l’inserimento nostro punto di vista, di rivendicare
dei supporti vitali con una invasi- l’importanza di quei piccoli esseri
one del “naturale”. È come se avesse che costituiscono i supporti vitali,
detto: “Basta con la fenomenologia. senza quella superficiale patina che
Naturalizziamo tutto que­sto dan- la filosofia delle scienze naturali ha
nato umano attraverso le più re- loro attribuito: la ri-localizzazione
centi scoperte delle scienze natu- e la re-incorporazione della scienza
rali: neurologia, biologia, chimica, ci consentono di estrarre, per così
fisica, tecnologia e quello che vo- dire, il veleno epistemologico dal
lete!” D’altra parte, se pensate che dolce nettare dell’oggettività scien-
noi, studiosi delle scienze, situan- tifica. Puoi gettare il Dasein nel
do la Scienza con la “S” maiuscola mondo, redistribuendone le proprie-
all’interno di quei minuscoli luoghi tà (una parola che comunque sug-
che sono i vari laboratori dissemi- gerisce più un “avere” che un “es-
nati, l’abbiamo resa ostaggio dei sere”), solo se il mondo in cui viene
capricci umani, ciò vuol dire che gettato non è quello della “natura”.
si è scambiato il nostro lavoro con E l’unico modo in cui questo mon-
un generico richiamo alla “società”, do possa essere reale, oggettivo e
come se stessimo dicendo “poniamo materiale senza essere “naturale”,
fine del tutto a uno sguardo o­biet­ è quello di aver ridistribuito e rilo-
tivo esterno che non è presente in calizzato prima la scienza. Come af-
alcun luogo. Decostruiamo la scien- ferma giustamente il mantra degli

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altermondialisti e di chi è contro la globalizzazione, tendiamo sempre


globalizzazione: “Un altro mondo è a sovrastimare il grado a cui abbia-
possibile.” Forse, ma a condizione di mo accesso a questa sfera globale:
non essere più ristretti alle scarse in realtà non facciamo altro che
razioni da combattimento offerte fare un gesto con la mano che non
dalla “Natura” e dalla “Società”. è mai più ampio della circonferen-
Quando riflettiamo su come za di una zucca. Peter ha una versio-
rendere abitabile il mondo globale ne ancora più radicale del mio ar-
– una questione importante soprat- gomento della zucca: non c’è alcun
tutto per architetti e designer – lo accesso al globale per la semplice
intendiamo abitabile per i miliar- ragione che tu ti muovi sempre da
di di umani e per i bilioni di altre un posto all’altro attraverso corri-
creature che non formano più una doi stretti senza mai collocarti in
“natura” o, ovviamente, una “socie- un “fuori”. “Fuori” moriresti tan-
tà”, quanto piuttosto, per usare un to certamente come un astronau-
mio termine, un possibile collettivo ta che, in maniera molto simile al
(contrariamente ai concetti duali­ noto Capitano Haddock, a un certo
stici di natura-e-società, il colletti- punto semplicemente decidesse di
vo non è ancora, unificato, e nessu- lasciare la stazione spaziale senza
no ha la benché minima idea di cosa la tuta adatta. Discussioni sul “glo-
debba essere composto, di come sia bo” sono tutt’al più degli argomen-
assemblato, o addirittura se deb- ti minori affrontati in stanze d’ho-
ba essere assemblato in un unico tel ben riscaldate a Davos.
pezzo). Ma perché in primo luogo il Il grande paradosso dei nostri
mondo è stato reso un posto inabi- due lavori è che le sfere e le reti
tabile? Più specificatamente, per- sono, in primo luogo, tanto dei modi
ché non è stato concepito come se per localizzare il globale, quanto, in
la questione della sua abitabilità secondo luogo, dei modi per riu­
fosse l’unica domanda che valeva scire ad avere più spazio rispetto a
la pena porre? un mitico “fuori”, concepibile sola-
Sono sempre più convinto che mente da una mitologia della natu-
la risposta si trova in questa formu- ra-e-società.
la estremamente breve: carenza di Un antropologo della moder-
spazio. Paradossalmente, tutta l’im- nità come me non può che essere
presa che ruota dietro alle sfere e colpito continuamente da quan-
alle reti – che superficialmente ap- to fossero inverosimili, poco con-
paiono come una riduzione, o limi- fortevoli e soffocanti gli spazi che
tazione, a minuscole scene locali – gli architetti della modernità han-
è in realtà una ricerca di spazio, di no progettato per gli abitatori di
uno spazio abitabile confortevole. quest’ultima – e qui non sto pen-
Quando parliamo del globale e della sando solamente agli architetti

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membri di qualche partito o chiesa, radicale da aver indotto i moderni


ma anche a Locke, Kant e Heideg- a migrare verso un’utopia da rin-
ger. È ironico che molte persone novare perpetuamente? Una possi-
di sinistra, almeno in Europa, si la- bile risposta evidente è la confusi-
mentano del fatto che viviamo in one tra foglio e spazio. Soprattutto
un tempo in cui i dannati del mondo gli architetti hanno familiarità con
non aspirano più ad alcuna utopia. la manipolazione di disegni, e que­
Per me, è l’intera storia dei Moder- sta manipolabilità è ora a portata
ni a offrire un’utopia, nel senso eti- di mano di qualsiasi utente, anche
mologico del termine, ancora più inesperto, di software di design
radicale: i Moderni non hanno alcun CAD o persino di Google Maps. La
posto, topos o locus dove risiedere manipolazione di figure geome-
e rimanere. Lo sguardo da nessun triche è così inebriante che può por-
luogo, così prevalente nella vecchia tare alcuni – come il mio compatri-
immaginazione scientifica, signifi- ota René Descartes – a immaginare
ca anche che non c’è nessun luogo che sia anche la maniera in cui navi-
dove possono risiedere quelli che gano e risiedono all’interno dello
effettivamente lo detengono. Riu- spazio le cose materiali. Io sostengo
sciresti a sopravvivere anche per che la res extensa – scambiata per
un minuto come un cervello in una il “mondo materiale” e considera-
vasca, separato dalla “realtà” da un ta fino a tempi recenti come il ma-
enorme vuoto? Eppure questa è la teriale di cui era fatta la “natura” –
postura che devi mantenere per po- è lo spiacevole prodotto di una con-
ter riflettere secondo i criteri della fusione tra le proprietà delle figure
logica. Potresti sopravvivere mol- geometriche disegnate su carta e
to più a lungo trasformando il tuo i modi in cui gli esseri materiali si
cervello in un cervello compute- ergono.
rizzato? Gli abitatori del moderno Qui dobbiamo essere prudenti:
non hanno luogo, aggancio, colle- non sto dicendo che l’intenzionalità
gamento, per controllare in un qual- della mente e dello spirito incorpo-
siasi modo plausibile le rivelazioni rato umano non guardano mai ve-
della scienza su quanto dev’essere ramente al mondo materiale secon-
materiale e oggettivo. Da Marshall do le leggi della geometria. (Questa
Sahlins ho imparato questa battuta: critica è stata elaborata a sufficien-
“la realtà è un bel posto da visitare, za; tutta la fenomenologia ha già
ma nessuno ci vuole vivere” – sen- battuto questa via.) Sto solo dicen-
za dubbio una battuta tipica dei mo- do che anche gli oggetti fisici mate-
derni: il realismo non è il loro forte. riali che compongono il mondo non
Come possiamo giustificare, in si trovano nel mondo come se fos-
quanto storici, antropologi e filo- sero gettati in una res extensa. In al-
sofi, questa carenza di spazio così tre parole, che la Weltanschaaung

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scientifica non renda giustizia del- dersi conto che questo oceano non
la intenzionalità umana, dei valori era altro che una goccia prodotta
spirituali e delle dimensioni etiche, da tecniche altamente localizzate
non mi preoccupa più di tanto: che permettevano la manipolazio-
piuttosto mi turba se si comporta ne su carta – e poi su schermo – di
in modo ancora più scorretto ver- figure tramite la conservazione di
so i particolari modi in cui elettroni, un certo numero di costanti. I risul-
rocce, amebe, pidocchi, ratti, piante, tati di quelli che ho chiamato iscri­
edifici, locomotive, computer, mo- zioni e mobili immutabili e combin-
bili e aspirine esercitano un’influen- abili sono ammirevoli, ma non vanno
za e occupano un posto in questo confusi né con un diluvio catastro­
mondo. Niente, ma proprio niente, fico né con il magnifico avvento del-
risiede nella res extensa – nem- la Ragione sulla terra. Ben lontani
meno un verme, una zecca o un dall’essere il materiale di cui è co­
granello di sabbia – però masse di stituita la terra – e per questo ciò da
esseri sono stati splendidamente cui la res cogitans dovrebbe fuggire
tracciati sulla carta bianca, incisi il più lontano possibile – non sono
sul rame, fotografati su lastre rico- che alcuni dei componenti conte-
perte di sali d’argento, progettati al nuti all’interno del mondo di sfere
computer, ecc. tra cui anche vermi, e reti. Il globale è una forma di cir-
zecche e granelli di sabbia. La res colazione all’interno di quei siti, non
extensa riguarda la storia dell’arte, quello che li potrebbe contenere.
la storia della stampa, la storia dei L’etimologia latina di res extensa
computer, la storia della prospet- contiene, sicuramente, una esten-
tiva, la storia della geometria pro- sibilità che sconfina nel virale, ma
iettiva, e molte altre discipline, ma non è una buona ragione che men-
certamente non è parte della storia ti sensate la lascino passare oltre
naturale. Tra le caratteristiche più i delimitati confini delle pratiche
sconcertanti dei Moderni è la loro d’iscrizione – e ancor meno imma-
estrema difficoltà a essere materia- ginare che sia una descrizione mi-
listi: quello che loro chiamano ma- metica del mondo tale per cui l’inte-
teria tutt’oggi rimane una proiezio- ro mondo reale di organismi viven-
ne altamente idealistica. ti debba emigrare dalla res extensa,
Quel che è divertente, se non pensata come “spazio” e concepita
fosse stato una tale perdita di tem- come l’unica cosa che realmente si
po, è che gli “spiritualisti” per tre erge. Questa definizione assurda-
secoli si sono sforzati di salvare dal mente estesa di res extensa è proba-
diluvio universale la piccola arca bilmente la sorgente più nascosta,
dell’anima umana che galleggia- e quindi più potente, di nichilismo.
va sul vasto oceano di una res ex- Prova a immaginare cosa succede
tensa sempre crescente, senza ren- quando il mondo viene confuso con

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lo spazio bianco di un foglio di carta! chitettura, generalmente data da


Probabilmente non c’è alcuna cupole, saloni e affreschi, oltre che
differenza più rilevante tra pensa- da una specifica illuminazione e da
tori che quella della posizione che una specifica postura. La storia del
tendono ad assumere a proposito pensiero ora sta diventando parte
dello spazio: lo spazio è ciò den- della storia dell’arte, dell’architet-
tro cui risiedono oggetti e sogget- tura, del design, delle tecnologie
ti? O lo spazio è una delle molte dell’informazione – in breve un
connessioni fatte da oggetti e sog- ramo della sferologia. Il globale è
getti? Nel primo caso, se svuoti lo parte di storie locali.
spazio di tutti gli enti, rimani ancora Una tale importante svolta
con qualcosa: spazio. Nel secondo, nella storia della razionalità non
dato che gli enti generano il proprio andrebbe sottovalutata: mentre
spazio (o i propri spazi) mentre si in precedenza l’avvento della ra-
muovono con difficoltà in esso, se gione veniva predicato nella uto-
rimuovi gli enti non ti rimane nul- pia non-localizzata, non-situa-
la, soprattutto nemmeno lo spazio. ta, non-materializzata di mente e
Dimmi qual è il tuo punto di vista materia, è ora possibile dissipa-
sullo spazio e io ti dirò chi sei: so­ re quei fantasmi e di vederli muo-
spetto che una simile questione sia vere all’interno di specifiche sfere
ugualmente discriminante sia per e reti. A ogni modo, ora potremmo
filosofi che per architetti, storici essere leggermente più realistici
dell’arte e così via. su cosa viene gettato nel mondo e
Nel caso mio e di Peter, spe- in che modo sia attaccato agli og-
ro sia chiaro che stiamo allo stes- getti. “Il sonno della ragione” può
so lato della barricata: sfere e reti “produrre mostri”, ma anche dolci
sono pensate per riassorbire la res sogni: ci è voluto tempo prima che
extensa e per riportarla nei suoi essa si svegliasse anche da quelli.
specifici luoghi, strumenti e mez- Ammetto che a prima vista
zi, e per lasciarla di nuovo circolare questo possa sembrare una biz-
senza perdere per un momento ciò zarra contraddizione: come possia-
che nel nostro settore viene chia- mo affermare che sfere e reti forni­
mata la sua “tracciabilità”. Peter è scono più spazio quando il loro pri-
anche riuscito a dedicare un intero mo esito è quello di rimpicciolire
volume della sua trilogia Sfere alla tutto ciò che era fuori e non-si­
rimaterializzazione e alla rilocaliz- tuato all’interno di arene precisa-
zazione del globale in sé, così che, mente delimitate? Per essere sicuri
grazie alla sua scrupolosa ri-de- che l’effetto critico sia chiaramente
scrizione, anche il famoso “sguar- visibile: il globale viene riportato
do da nessun luogo” ha trovato un nelle stanze in cui viene prodotto;
interno, un luogo, una specifica ar- le leggi della natura situate dentro

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quei quasi-parlamenti dove vengo- forme di vita; l’altro in cui ci sono


no votate, e a nessuno è permesso solo dei minuscoli interni, sfere e
di saltare verso il fuori, come se ci reti, ma dove le condizioni artificia-
fosse la stanza specifica del non- li per il dispiegamento delle forme
spazio. Ma come si può continua- di vita sono completamente prese
re a fare in modo che questo lavo- in considerazione e permesse.
ro di rimpicciolimento alla fine of- Fa differenza? Ci puoi scom-
fra più spazio per un mondo abita- mettere. Capite che gli organi­
bile più confortevole, e che non smi sono ancora privi di una dimo-
sia semplicemente un’operazione ra all’interno delle costrizioni del
di critica, un modo astuto, ma alla moderno? Che non siamo anco-
fine controproducente, di umiliare ra in grado di definire cosa sia un
l’arroganza di materialisti e spiri- utensile, una tecnica e una tecno-
tualisti? logia, senza oscillare tra l’entusia­
Beh, per capire perché non è smo e la nostalgia? Che ancora non
una contraddizione o un paradosso, c’è alcuno spazio per rendere con-
o anche un’operazione di critica, bi- to delle milioni di migrazioni che
sogna prima considerare l’alterna- definiscono il “globale” di un mon-
tiva: un vasto “fuori” da essere così do che effettivamente così globale
non-situato da risultare totalmente non è? Che, come fu piuttosto chia-
inverosimile, in cui l’unica scelta di- ro un anno fa, 2 ancora non abbiamo, 2 Essendo una
conferenza del
sponibile per i suoi abitanti è tra dopo due secoli di economie, alcu- 2009, si riferisce
due forme di inumanità: una data na immagine realistica di cosa sia probabilmente
alla crisi dei
dalla naturalizzazione (un umano un’economia, di cosa sia il semplice subprime che ha
innescato l’attuale
composto dall’estrazione di parti fenomeno della sicurezza, della fi- fase di crisi.
idealizzate, ostentate come mate- ducia e del credito? Che non siamo
riali da tutte le discipline scienti- in grado di trovare spazio per le di-
fiche), l’altra dalla socializzazione vinità tranne che nelle fogne della
(un umano estratto dai supporti vi- mente? Che la psicologia è ancora
tali e dal condizionamento ambien- un barbone che sta cercando un ri-
tale che gli permette di sopravvi- fugio soddisfacente?
vere). Tutti gli inverni in Francia dob-
La scelta non è tra natura e so- biamo fronteggiare sempre la soli-
cietà – due modi per essere inuma- ta crisi degli alloggi, la solita stretta
ni. La scelta in realtà è tra due dis- sugli edifici. Bene, c’è una crisi de­gli
tribuzioni completamente diverse alloggi di enormi proporzioni nel-
delle condizioni spaziali: una in cui la nostra totale inabilità di trovare
c’è un ampio “fuori” e uno spazio spazi per i senzatetto del Moderno.
infinito, ma dove ciascun organi­ Difatti, il Moderno stesso è senza di-
smo non ha lo spazio per muoversi mora, costringendo i suoi abitanti a
e non è in grado di dispiegare le sue sognare di vivere in un posto – oso

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dirlo? – costitutivamente inabita- sto filosofica, che il problema era


bile. Quello di cui abbiamo bisogno una “mancanza di spazio”, ora as-
è più spazio per un nuovo tipo di sume un significato molto più radi-
immobili, per degli immobili realisti. cale, pratico, letterale e urgente:
(Per uno strano motivo e nonostan- non rimane più alcun “fuori”. Come
te tutto il lavoro sull’architettura al solito, Peter ha un modo imme-
modernista, i legami tra moderni­ diato per dire questo quando affer-
smo e architettura non sono ancora ma che la terra è finalmente roton-
stati costruiti – e questo potrebbe da: ovviamente lo sapevamo già, e
essere la ragione per cui, strana- tuttavia la rotondità della terra era
mente, così tante imprese intellet- comunque teoretica, geografica e
tuali, dopo un detour nei diparti- tutt’al più estetica. Oggi assume un
menti di lingue romanze nel anni nuovo significato perché le conseg-
Ottanta, sono di recente migrate uenze delle nostre azioni viaggia-
dai deserti dipartimenti di filoso- no attorno al pianeta blu e tornano
fia alle scuole di architettura e di indietro per perseguitarci: non tor-
design.) na solo la nave di Magellano, ma an-
C’è l’urgenza di concludere che la nostra immondizia, i nostri
l’esperimento mentale che vi ho rifiuti tossici, i nostri titoli tossici,
invitato a fare, perché comunque dopo aver compiuto alcuni giri. Ora
il fuori oggi sta scarseggiando. Non lo percepiamo e ne soffriamo: per
a caso sfere e reti vengono propos- una buona volta la terra è rotonda.
te come un’alternativa alla disputa Quello che le chiese non sono mai
natura/società proprio nel momen- riuscite a farci provare, cioè che i
to in cui la crisi ecologica incomin- nostri peccati non spariranno mai,
cia a mettere in dubbio l’idea di un ha un nuovo significato: non c’è al-
fuori. Come ora è ben noto, il con- cun modo per fuggire dalle nostre
cetto di “ambiente” incominciò a stesse malefatte. E questo brucia
occupare la coscienza pubblica come l’inferno!
quando ci si rese conto che nessu- La scomparsa del fuori è certa-
na azione umana poteva più con- mente il tratto caratterizzante della
tare su un ambiente esterno: non nostra epoca. Proviamo ad affollare
c’è alcuna riserva esterna dove sia miliardi di umani e bilioni di altre
permesso alle conseguenze non vo- cose a cui sono relati in luoghi an-
lute delle nostre azioni collettive gusti, e non c’è più alcuno spazio. E
di starsene lì buone, lontane dal- ancor più preoccupante della man-
la nostra vista. Letteralmente non canza di spazio, è la carenza di po­
c’è nessun “fuori”, nessun décharge sti in cui porsi e da occupare.
dove potremmo scaricare i rifiuti Tutto accade come se la crisi
della nostra attività. Quello che ecologica abbia preso alla sprovvi­
ho detto prima, in maniera piutto­ sta i moderni: non c’è la minima spe-

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SFERE E RETI: DUE MODI PER INTERPRETARE LA GLOBALIZZAZIONE

ranza che natura-e-società siano riutilizzare i concetti di natura e so-


in grado di gestire gli affollati orga- cietà, questa volta per “salvare la
nismi che reclamano un luogo dove natura”, promettendoci un futuro
dispiegare e sostenere le loro forme dove dovremmo essere ancora più
di vita. Il moderno è buono a dislo- “naturali”! Che vuol dire, se mi ave-
care, migrare in varie utopie, elimi- te seguito, ancor meno umano, an-
nare enti, ripulire, rompere col pas- cor meno realistico, ancor più idea-
sato, sostenere di andar verso un listico, ancor più utopico. Io sono
fuori, ma se chiedi di piazzare, rim- per il riciclaggio, ma se c’è una cosa
piazzare, sostenere, accompagnare, che non va riciclata è proprio il con-
coltivare, prender cura, proteggere, cetto di “natura”!
conservare, situare – in breve abi- È difficile immaginare che le
tare e dispiegare – nulla di ciò che problematiche della natura siano
abbiamo appreso dalla sua storia legate alla nozione di spazio deri-
pare di grande utilità. vata dalla confusione – esemplifi-
Peggio, ha aggiunto la ten- cata dalla res extensa – tra i modi
denza, ancora più pericolosa nella tramite cui conosciamo le cose e i
situazione odierna, a identificare la modi in cui le cose sono in sé. In una
predilezione all’abitare con il pas- maniera alquanto radicale, sfere e
sato, l’innocente, il naturale, l’invio- reti sono due modi per disinnescare
lato, così che, giusto nel momen- il concetto di res extensa: le sfere in
to in cui era necessaria una teo- quanto localizzano la Umwelt che
ria della costruzione, del manteni- può servire come una culla in cui far
mento e dello sviluppo artificiale di abitare le cose-in-sé, le reti invece
uno spazio progettato con cura, ve- perché ci permettono di rispettare
niamo trascinati in un’altra utopia l’oggettività delle scienze senza
– questa volta di tipo reazionario – dover assumere un bagaglio epi­
di un passato mitico in cui natura stemologico che la appesantirebbe.
e società vivevano felicemente in- Per la prima volta dal biforcamen-
sieme (“in equilibrio”, come dicono, to della natura (una frase proposta
“in piccole comunità” senza alcun da Whitehead per indicare la stra-
bisogno di un design artificiale). E na divisione nel diciassettesimo se-
peggio ancora, il moderno ha ubria- colo tra qualità primarie e secon-
cato così tanto i militanti dell’eco- darie), potremmo avere un modo
logia (coloro, come avreste potuto per gettare il Dasein cercando di
pensare, che avevano più interesse rendere fede sia al Dasein che al
a ripensare cosa vuol dire situare e mondo in cui viene gettato.
localizzare) che hanno proposto di

CARTOGRAFIE DELL’ATTUALITÀ. PER UNA CRITICA DELLA RAGION SPAZIALE


– PHILOSOPHY KITCHEN, ANNO 2, N. 2 – 2015. ISSN 2385-1945 – 153

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