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PLATONE

Idee e mondo sensibile


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 Il materiale informativo è tratto dal testo:


 G. Reale, D. Antiseri, La filosofia nel suo sviluppo

storico, vol. I; Editrice La Scuola (Brescia)


Platone
 Discepolo di Socrate, Aristocle - detto
"Platone" per le sue larghe spalle,
ovvero per il suo stile ampio - è uno dei
più grandi filosofi dell'antichità; al suo
pensiero si sono ispirati pensatori di tutti
i tempi.
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Seconda
Mito navigazione Idee
(Metafisica) 4
Dialoghi
Socrate 2 Dualismo
1 3
episteme

11 PLATONE
Il mito della
caverna 5
10
9 Cosmo
6 sensibile
Lo Stato
Dualismo doxa
dell’uomo 7
8 Conoscenza

Arte Eros
I dialoghi platonici e il Socrate
personaggio dei dialoghi
 Platone ha esposto la sua "filosofia" nei "dialoghi", cioè in opere in cui
alcuni personaggi espongono le loro opinioni, in modo tale che dal
confronto, e quindi dalla critica delle opinioni sbagliate, venga fuori la
"verità". Nel far questo, egli ha preso a modello il modo di filosofare di
Socrate, che non scrisse nulla e ridusse tutta la sua attività di maestro
a un dialogare con i discepoli.
 In questi dialoghi, protagonista sarà per lo più Socrate (anche quando
si affrontano argomenti che Socrate non ha trattato), ma protagonista è
anche il lettore dei dialoghi, perché la verità (cioè, ciò che Platone vuole
insegnare in quel dialogo) non viene esposta in modo sistematico, ma
emerge dall'analisi e dal ragionamento che il lettore riesce a fare
insieme ai personaggi. Lo stesso Socrate, più che limitarsi ad esporre il
"punto di vista" di Platone, opera criticando le opinioni altrui e
mostrandone la non-verità.
 Ovviamente, il Socrate dei "dialoghi" non coincide con il Socrate
realmente esistito, ma è una specie di portavoce dello stesso Platone.
lettore

Socrate ricerca

protagonisti
dia-logos

Dialoghi
Socrate
Recupero e nuovo significato
del "mito" in Platone
 Leggendo i dialoghi platonici, può sorgere un dubbio:
come mai Platone, che attribuisce tanta importanza
alla "ragione" (logos), alla riflessione razionale come
strumento del filosofare - tanto è vero che considera
la vera realtà non quella che appare ai nostri sensi
(vista, udito, olfatto,...), ma quella che possiamo
cogliere con la ragione, e che lui chiama "idea" - ha
usato il "mito", che è una forma di narrazione
"fantastica"? Che senso ha il "mito" per Platone?
Mito
 Il "mito" suggerisce la verità, piuttosto che spiegarla
razionalmente. Perciò forse Platone vuol farci capire
che alcune verità non possono semplicemente
essere trasmesse dal filosofo all'allievo, ma
richiedono, da parte di quest'ultimo, uno sforzo di
rielaborazione personale, un impegno a "ricercare" la
verità, sulla strada che il maestro ha indicato: in ciò
consiste il significato più autentico della "filosofia"
come "amore della saggezza" e quindi come un
processo continuo di ricerca personale. (Ricordiamo
che anche il "dialogo" è una forma di comunicazione
nella quale la "verità" emerge dalla ricerca.)
ricerca verità

Mito
La "seconda navigazione“
(naturalisti e Socrate)
 I filosofi "naturalisti" avevano cercato la spiegazione
di tutto (la verità) in cause di tipo fisico (acqua, aria,
terra, fuoco,...).
 Socrate, al contrario, aveva indicato che la verità è di
tipo concettuale, cioè può essere colta solo dalla
ragione, perché essa è universale e necessaria,
mentre ogni cosa fisica è sempre particolare.
La "seconda navigazione“
(la scoperta della metafisica)
 Platone porta a compimento la dottrina socratica,
affermando che il "vero" non è ciò che percepiamo
con i sensi, ( perché il mondo sensibile varia
continuamente), ma ciò che sappiamo mediante la
ragione, qualcosa di non sensibile, ma razionale, e
quindi la verità è "oltre" la sensibilità e il mondo
fisico: è "metafisica" ("metà ta fisicà", in greco, vuol
dire appunto: "oltre il mondo fisico, sensibile").
 A differenza di Socrate, però, Platone attribuisce al
"concetto" socratico una esistenza reale (e non solo
nella mente dell'uomo), e lo chiama Idea. La verità,
dirà Platone, è "idea", cioè realtà razionale.
La "seconda navigazione“
(Platone)
 La scoperta del carattere sovrasensibile , metafisico,
della verità, è chiamata da Platone "seconda
navigazione", (egli usa l'espressione del linguaggio
marinaresco per sottolineare il suo contributo
personale), per distinguerla dalla "prima
navigazione", cioè dalle affermazioni filosofiche dei
filosofi "naturalistici".
I due piani dell'essere
 Con la scoperta di Platone (seconda navigazione),
nella storia della filosofia occidentale viene stabilita,
una volta per tutte, la distinzione tra due piani
dell'essere, cioè della realtà quale il filosofo può
conoscerla: il piano che possiamo cogliere con i
nostri sensi (e perciò "sensibile", o "fenomenico",
cioè appartenente alle cose che appaiono ai sensi) e
quello che possiamo individuare solo con la ragione
(e perciò "ultra-sensibile", "metafisico","intellegibile",
cioè che può essere colto dall'intelletto-ragione). Il
primo è "apparenza", il secondo è "sostanza".
Prima
navigazione
Realtà
(Fisica)
intellegibile
Idee
Seconda
navigazione dualismo
(Metafisica)
Realtà
sensibile
Cosmo
Le Idee: introduzione
 Il mondo che ci circonda è pieno di oggetti, alcuni simili tra loro,
altri molto diversi. Se noi, per esempio, incontriamo un nostro
amico, riconosciamo in lui un "uomo", cioè un essere che ha
alcune caratteristiche in comune con altri esseri simili a lui. Di
queste caratteristiche, alcune sono mutevoli e varie (es. il colore
dei capelli o degli occhi, l'altezza, ecc.) e noi non le consideriamo
essenziali per stabilire che il nostro amico è un "uomo" (cioè egli
può essere alto o basso, biondo o bruno, senza essere meno
uomo). Altre caratteristiche sono invece tali che senza di esse
non possiamo considerarlo "uomo"; ad es., Aristotele dirà che un
uomo è un "animale razionale", intendendo con questa
definizione che l'uomo appartiene al genere degli esseri animati
("animale"),- ha una serie di caratteristiche in comune con gli
animali -, ma se ne differenzia per qualcosa di specifico, che è
appunto la "ragione" ("razionale").
L'Iperuranio, ovvero il
mondo delle Idee
 Le caratteristiche necessarie perché un essere sia
quello che è sono da considerarsi "essenziali"- cioè
tali da costituire l'essenza, la sostanza -, perché
senza di esse l'essere in questione sarebbe diverso
da quello che è.
 Platone dà un nome a queste sostanze, le chiama
Idee, e afferma che esse si trovano in un mondo
diverso da quello che cade sotto i nostri sensi:
l'Iperuranio ("sopra il cosmo fisico").
Idee e pensieri
 Bisogna però stare attenti: le Idee, come le intende
Platone, non sono i contenuti della nostra mente, del
nostro pensiero; esse hanno una realtà autonoma,
sono - come Platone dirà in seguito - come dei
"modelli", che stanno nell'Iperuranio, e dei quali le
cose che stanno sulla terra sono delle semplici
copie, più o meno simili, ma mai perfettamente
identiche, all'originale.
Idee ed esseri
 L'esempio fatto prima per l'uomo vale per ogni essere
che sta sulla terra, e non solo per "esseri" per così
dire fisici (animali, piante, uomini,...), ma anche per
"esseri" apparentemente più astratti, come i valori: il
bello, il buono, il giusto (o, se si preferisce, la
bellezza, la bontà, la giustizia); come gli enti
matematici, ed altri ancora, che noi consideriamo
astratti solo perché non li vediamo né li sentiamo,
mentre invece essi sono più universali degli altri
esseri. Anche di essi esistono, nell'Iperuranio, le Idee,
ed anzi queste Idee, proprio perché più universali,
occupano un posto più alto nella gerarchia delle Idee.
Idee = cause
 Le Idee sono le vere cause di tutte le cose sensibili
(che mutano), ed esse non mutano, sono
incorruttibili, perché altrimenti dovrebbero, a loro
volta, dipendere da cause ancora più generali.
 L'Iperuranio non è però un luogo "fisico", visto che è
abitato da "essenze non fisiche"; dobbiamo
immaginarlo come luogo "metafisico", come una
specie di altra dimensione, fatta di realtà puramente
"razionali" ed "intellegibili": le Idee.
La gerarchia delle Idee
 Come abbiamo detto sopra, nell'Iperuranio le Idee
sono molteplici: Idee di valori estetici, Idee di valori
morali, Idee delle varie realtà fisiche, Idee di enti
matematici, ecc.; esse però non si trovano alla
rinfusa, ma sono ordinate secondo una scala
gerarchica, che va dalla Idee meno universali (in
basso) a quella più universale (in alto), che, secondo
Platone, è l'Idea del Bene. Tale Idea è come un
sole, che, illuminando tutte le altre, ce le fa intendere.
L’Idea del bene
 Platone non ha scritto nulla su questa Idea (Idea del
Bene), dalla quale derivano tutte le altre, ma ne
parlava ai suoi discepoli nelle sue lezioni "Intorno al
Bene", perché - come scrive nella Lettera VII - "La
conoscenza di queste cose non è affatto
comunicabile come le altre conoscenze, ma dopo
molte discussioni fatte su queste cose, e dopo una
comunanza di vita, improvvisamente, come luce che
si accende da una scintilla che si sprigiona, così
nasce nell'anima, e da se stessa si alimenta".
Principi primi : Uno (Bene) e
Diade indefinita
 Il principio supremo, come abbiamo visto, è l'Idea del
Bene, che è detta anche "Uno", perché tutto deriva
da lei.
 All'Uno era contrapposto un secondo principio,
generalissimo, ma meno universale: la Diade, o
principio della molteplicità.
 Dalla cooperazione di questi due principi - il primo
(Uno) "determinante", il secondo (Diade)
"indeterminato" - nasce la totalità delle Idee
"determinate", ovvero le singole Idee, ciascuna con le
determinazioni (caratteristiche) proprie, che la fanno
diversa dalle altre.
Gli enti matematici
 Al livello più basso della gerarchia del mondo
intellegibile, si trovano gli "enti matematici" (numeri
e figure geometriche), i quali si trovano più in basso
delle altre Idee, perché sono molteplici (molti uno,
molti due, molte linee,...), ma si trovano più in alto
delle cose sensibili, perché sono enti intellegibili e
non fisici: perciò Platone li chiama enti "intermedi"
tra le Idee e le cose sensibili.
essenza
Iperuranio

Bene

Idee Gerarchia

Uno e Diade

Enti matematici
Genesi e struttura del
cosmo sensibile
 Il problema che si pone a questo punto è il seguente:
come è possibile che dal mondo delle Idee
(intellegibili) nasca il mondo delle cose (sensibili), che
è quello nel quale noi viviamo?
 La risposta di Platone è la seguente: esiste un
Demiurgo (un Dio artefice, ma non creatore, come il
Dio cristiano, perché il Dio cristiano ha creato il
mondo "dal nulla", e quindi ha creato anche la
materia, mentre invece il Demiurgo trova già esistenti
sia le Idee che la materia), il quale, prendendo a
modello le Idee, che sono delle "forme", plasma la
materia sensibile (chora).
Il mondo come copia
 Dunque, il mondo che cade sotto i nostri sensi, e che
noi consideriamo spesso come l'unica realtà, è
invece nient'altro che una "copia", ovvero un insieme
di copie molteplici e mutevoli, dell'unico vero mondo,
quello delle Idee (modelli ideali).
 Perché il Demiurgo ha voluto generare il mondo
sensibile? Platone risponde: per "bontà" e amore di
bene.
 Perciò, per farlo più perfetto possibile (anche se
sempre imperfetto, rispetto alle Idee), lo ha dotato
anche di un'anima (l'anima del mondo),una sorta di
principio vivificatore, a somiglianza dell'anima umana.
apparenza

copia
Cosmo
sensibile

Demiurgo
La conoscenza
 L'uomo vive nel mondo sensibile, a contatto con gli
oggetti. Come può dunque "conoscerli", visto che
conoscerli significa scoprire in essi, al di là delle
apparenze mutevoli, il sostrato razionale (Idea), di cui
essi non sono che semplici copie?
 La risposta di Platone è la seguente: conoscere
significa "ricordare". La conoscenza è "anamnesi"
(ricordo).
 Platone spiega questa concezione del conoscere in
due modi: uno mitico ed uno dialettico.
Mito orfico
 Secondo il mito orfico, l'anima umana, immortale, si
incarna più volte (in corpi diversi), ma, fra
un'incarnazione e l'altra, dimora presso le Idee e le
conosce. Quando si unisce al corpo (che è una sorta
di prigione), l'anima dimentica ciò che conosce (le
Idee). Poi, a contatto col mondo, viene stimolata a
ricordare ciò che già sa.
Metodo dialettico
 La dimostrazione dialettica Platone la fa con uno
schiavo ignorante. Interrogandolo, Socrate dimostra
che lo schiavo è in grado di risolvere un problema
geometrico (il che implica conoscenze matematiche,
che nessuno ha insegnato allo schiavo). Donde ha
tratto lo schiavo le conoscenze necessarie a risolvere
il problema? Non da "fuori di sé" (insegnamento,
esperienza,...); quindi non può che averle tratte "da
sé". Ciò dimostra che esistono nell'uomo delle
conoscenze di cui egli non ha coscienza, se non
opportunamente guidato a riconoscerle.
Conoscere = ricordare
 Conoscere è quindi un ricordare, che procede per
tappe: perciò diversi saranno i gradini di questa salita
verso la conoscenza più perfetta: quella delle Idee.
 Platone, dopo aver distinto tra una conoscenza più
fallace (doxa o opinione) ed una più vera (episteme
o scienza), divide ciascuna della due in due gradi
diversi. Avremo così, in ordine di salita, quattro
tappe: eikasia (immaginazione), pistis (credenza),
dianoia (conoscenza mediana), noesis (pura
intellezione).
Tappe del conoscere
noesis (pura intellezione)
episteme
dianoia (conoscenza mediana)

pistis (credenza)
doxa
eikasia (immaginazione)
La dialettica
 Gli uomini comuni si fermano ai primi due livelli (eikasia
e pistis), quindi all'opinione; i matematici arrivano al
terzo livello (dianoia); solo il filosofo raggiunge la vetta:
la noesis o intellezione pura delle Idee.
 Il procedimento conoscitivo del filosofo, mediante il
quale egli passa da un'Idea all'altra, fino al
raggiungimento dell'Idea suprema, è detto "dialettica"
(dal greco: dià e leghein, dire tra).
 Esistono due tipi di dialettica: una "ascensiva" (dal
mondo sensibile, alle Idee, fino a quella suprema) ed
una "discensiva" (partendo dall'Idea suprema, e
procedendo per divisione, si scende verso il basso).
reminiscenza

episteme

Conoscenza
doxa
L’arte
 Platone ha una concezione negativa dell'arte: essa è
una "copia" (mimesi) del mondo sensibile, il quale a
sua volta è una "copia" del mondo delle Idee; perciò
l'arte è una "copia della copia della verità“. L’arte è
corruttrice (spinge lo spirito umano verso le cose del
mondo e lo allontana dalla Idee) e va bandita dallo
Stato ideale.
Eros
 Platone ci offre un'interpretazione alquanto
originale dell'amore (in greco: Eros),
facendone una sorta di metafora della stessa
filosofia.
 Infatti Eros è desiderio di qualcosa che non
si possiede ancora, ma di cui si intravede, in
qualche modo, il valore.
Mito di Eros
 Eros, secondo il mito,è figlio di Poros (ricchezza) e
di Penia (povertà), quindi è un essere intermedio,
che traduce in sé la presenza dei genitori nel suo
essere "desiderio di", "aspirazione a". Egli non
possiede la pienezza del padre (soddisfatto del suo
status divino), né la privazione assoluta della madre
(insoddisfatta e senza possibilità alcuna di
soddisfazione), ma si muove da una condizione di
mancanza verso una condizione di possesso,
identificandosi con questa "tensione", con questa
continua ricerca.
Eros = filo-sofia
 Per questa sua caratteristica, esso ben rappresenta
ogni processo di "ricerca" e di mediazione (tra
sensibile e soprasensibile, tra umano e divino,...) e
soprattutto la "filosofia", che è desiderio dell'assoluto
(verità, Idee), partendo dalla condizione umana;
infatti la "filo-sofia" è "desiderio di sapienza", non
possesso pieno di essa, e il filosofo diventa una
specie di metafora dell'uomo, anche lui, in quanto
composto di anima e di corpo, sospeso tra il cielo e la
terra, ma con una profonda nostalgia della sua patria
celeste.
Eros = amore del bene-bello
(-)
 Eros è perciò il vero desiderio della Bellezza, che a
sua volta coincide con il Bene, e perciò l'amore
platonico è una via che porta all'assoluto.
 Esistono vari livelli di amore, da quello sensibile a
quello spirituale, fino all'amore più puro e perfetto:
l'amore del Bello in sé, dell'Assoluto.
Filosofia = desiderio

Poros

Eros

Penia
Concezione "dualistica"
dell'uomo
 Anima e corpo, nel loro insieme, costituiscono l'uomo;
ma essi sono qualitativamente diversi: soprasensibile e
immortale, l'una; sensibile e mortale l'altro. Perciò l'uomo
è composto "dualisticamente", ma la sua parte migliore
(l'anima) non si trova bene nel corpo - che anzi, secondo
la dottrina Orfica, è da considerarsi come una "buia
prigione"- e aspira a ritornare là dove si sente a casa sua:
nell'Iperuranio, a contatto con altre realtà (Idee) della sua
stessa natura (intellegibili).
 Platone paragona l'attività dell'anima rispetto al corpo a un
"carro alato", trascinato da due cavalli impetuosi (anima
irascibile e anima concupiscibile), che vengono guidati da
un auriga esperto (anima razionale).
Lo Stato
 Nella "Repubblica", Platone traccia le linee di uno
Stato ideale, modellandolo sulle caratteristiche
(anime) dell'essere umano.
 Alle tre "anime“ (concupiscibile, irascibile,
razionale) presenti nell'uomo corrispondono
altrettanti funzioni sociali, svolte da "gruppi" (classi) di
individui, per il mantenimento di quel grande "corpo
sociale", che è appunto lo Stato:
 i lavoratori / mercanti
 i guerrieri
 I filosofi
Lavoratori/mercanti
 i lavoratori e i mercanti, con la loro attività,
provvedono al sostentamento materiale
dell'organismo sociale. La virtù dell'anima
concupiscibile è la temperanza, cioè la
sottomissione agli appetiti della ragione; allo
stesso modo, la temperanza dei mercanti
consiste nella loro ubbidienza alla classe che
nello stato rappresenta la ragione: i filosofi.
Guerrieri
 i guerrieri formano la seconda classe. La
virtù dell'anima irascibile è la fortezza o il
coraggio; loro compito è difendere lo Stato,
ed anche loro devono sottomettersi ai filosofi.
Filosofi
 l'ultima classe è rappresentata dai filosofi, il
cui compito è di guidare lo Stato, allo stesso
modo in cui compito dell'anima razionale è di
guidare l'uomo. La loro virtù specifica è la
sapienza e il loro scopo è la ricerca del Bene.
La giustizia
 La giustizia è poi la virtù comune a tutte e tre
le classi e consiste in questo, che ciascuna
classe adempia al proprio compito e non se
ne attribuisca altro che quello.
 Da tutto ciò si capisce che a Platone lo Stato
interessa in quanto ha per scopo il
perfezionamento morale degli uomini.
Anina
Filosofi
razionale

Anina L’uomo
Lo Stato Guerrieri
irascibile

Anina
Mercanti
concupiscibile
Il "mito della caverna "
 Nella "Repubblica" si trova uno dei miti platonici più
famosi: il "mito della caverna".
 Immaginiamo che alcuni schiavi vivano incatenati in
una caverna, con le spalle all'uscita e con la faccia
rivolta verso la parete di fondo. Immaginiamo poi che
fuori della caverna ci sia un muro, oltre il quale
passano degli uomini, che portano sulle spalle delle
statue raffiguranti tutti i generi di cose e che dietro di
loro arda un fuoco, mentre in alto splende il sole.
Gli schiavi
 Gli schiavi nella caverna, vedendo proiettate sul fondo
della stessa le "ombre" delle statue e udendo - per
effetto dell'eco - le voci di chi passa di fuori, crederanno
- non avendo mai visto altro - che questa sia la vera
realtà.
 Ma se uno di loro riuscisse a "liberarsi" dalle catene,
cambierebbe la sua opinione. Prima, vedendo le
statue, crederebbe che esse - e non le ombre - siano la
vera realtà; poi, procedendo verso l'esterno,
attribuirebbe agli "uomini" che portano le statue il
carattere di vera realtà, e infine, abituatosi alla luce del
sole, capirebbe che esso, con la sua luce, è la causa di
tutte le cose visibili.
I quattro significati
del mito della caverna
 Il "mito della caverna" ha quattro
significati:
 1) Innanzitutto rappresenta i vari livelli
della realtà: le ombre sono le pure
apparenze; le statue sono le cose
sensibili; gli uomini e gli oggetti al di là del
muro sono le idee e il Sole simboleggia
l'Idea del Bene.
 2) In secondo luogo, rappresenta i gradi
della conoscenza: la visione delle ombre è
l'eikasia (immaginazione); quella delle
statue, la pistis (credenza); quella degli
oggetti e degli uomini la dialettica nei vari
gradi.
 3) In terzo luogo, rappresenta l'aspetto
mistico-religioso del platonismo: durante la
vita umana, l'anima è come incatenata in
una caverna, dalla quale aspira ad uscire
per raggiungere la sua vera patria, a
contatto con le realtà intellegibili.
 4) Infine, il mito della caverna rappresenta la
concezione politica di Platone: egli parla di un
"ritorno nella caverna", da parte dello
schiavo liberatosi, per aiutare anche i suoi
compagni di una volta a liberarsi dalle catene.
In tal modo Platone sottolinea l'impegno del
filosofo a non ritenersi pago, una volta
raggiunta la visione della verità, ma anzi ad
impegnarsi (politicamente) per indicare anche
agli altri uomini la via della verità e del Bene.
Prima Iperuranio
navigazione
(fisica) Bene
lettore ricerca verità
essenza

Seconda gerarchia
Socrate Mito Idee
protagonisti navigazione
(Metafisica) Uno e Diade
Dialoghi
dia-logos
Socrate Dualismo Enti
matematici
episteme

PLATONE
Il mito della apparenza
caverna
Cosmo
sensibile
Lo Stato
Dualismo doxa
dell’uomo copia
Filosofi Conoscenza
Guerrieri anima desiderio
Demiurgo
Lavoratori
corpo Eros reminiscenza
Arte
Razionale episteme
Irascibile Copia Poros doxa
della copia Penia
Concupiscibile

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