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Università degli Studi Roma Tre

Dipartimento di Lettere e Filosofia

Storia della Filosofia

Prof.ssa Mariannina Failla

MENTE, AI E FANTASIA-COS’È LA COSCIENZA?

Fiamma Tarola

Anno Accademico 2020/2021

© Università degli Studi Roma Tre, Dipartimento di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in
Filosofia, a.a. 2020/2021
Il mistero della coscienza affonda le sue radici dai primordi della storia della filosofia
e attualmente con l’enorme sviluppo dell’Artificial Intelligence da un lato, e le recenti scoperte
neuroscientifiche dall’altro, si infittisce ancora. La coscienza ci permette di percepire gli oggetti
della realtà ma anche di ricordare il passato e proiettarci nel futuro. Immaginare il proprio
futuro, ad esempio, è una peculiarità che sembrerebbe appartenere solo all’uomo, poiché
richiede la capacità di essere consapevoli di sé stessi come agenti della predizione e oggetto di
riflessione.
Nonostante ci siano stati molti filosofi nel passato che effettivamente hanno prodotto
teorie in ambito della filosofia della mente, la nascita di una vera e proprio disciplina
specializzata nello studio di essa, la psicologia, è relativamente recente e così lo è lo sviluppo
delle neuroscienze. La prospettiva sulla coscienza ha subito diversi cambi di paradigma nel
corso del tempo, passando dal dualismo cartesiano fino alla recentissima teoria della Spread
Mind (introdotta da Riccardo Manzotti) e sono stati proposti anche molteplici esperimenti
mentali. Il primo, molto noto, è quello del dio malvagio di Cartesio, nel quale si giunge alla
conclusione che l’unica certezza è quella di essere coscienti, cogito ergo sum.
Una visione meno semplicistica della coscienza e del rapporto che essa ha con il
corpo è quella leibniziana. Leibniz infatti propose il seguente esperimento mentale:
immaginiamo una macchina costruita in modo tale che sia capace di pensare e avere
percezioni. Ingrandendola alle dimensioni di un mulino ci potremmo figurare di entrarvi per
osservare i meccanismi di questa complessa macchina. Il movimento e l’interazione di tali
meccanismi, per L., non può spiegare le proprietà della coscienza. Dunque il filosofo anticipa di
molti secoli gli esperimenti mentali introdotti il secolo scorso a proposito dell’AI, come il test di
Turing e la Stanza Cinese. Il primo, noto come Gioco dell’Imitazione, consiste nell’interrogare
due interlocutori e, in base alle risposte, comprendere quale sia un essere umano e quale una
macchina. Il test di Turing è stato accusato di fallacie teoriche, metafisiche e pratiche, tuttavia
ha ispirato molti filosofi, come ad esempio Dennett e Searle.

In particolare, Dennett lo usò a sostegno delle sue tesi funzionaliste secondo le quali
la mente dell’uomo sia riducibile a stati funzionali e programmi, ovvero che il cervello umano
sia analogo ad un computer. Dennett inoltre riprende alcune idee Leibniziane pur criticando la
sua “pompa di intuizione”, la cui validità, secondo il filosofo, è obsoleta dato l’avanzamento
tecnologico e scientifico attuale. Mentre Leibniz era scettico riguardo l’effettiva comprensione
del funzionamento della mente, Dennett si schiera a favore dell’AI, allineandosi ad una
prospettiva empirista e comportamentista che tende a liquidare l’hard problem come non
esistente. Quindi possiamo affermare che Leibniz contrappone al dualismo cartesiano il suo
monismo, mentre Dennett un radicale materialismo. Ciò che li accomuna è tuttavia la critica al
cartesianesimo, all’idea di una mente separata da un corpo.
Per quanto riguarda Searle invece vi è una forte contrapposizione al concetto di AI
Forte e al funzionalismo, evidenziata dal famoso esperimento mentale della Stanza Cinese.
Searle accusa Dennett di non tenere in considerazione i qualia, sostenendo dunque che la
coscienza sia una proprietà emergente e attaccando così il riduzionismo. Un altro esperimento
mentale elaborato da Searle, di cui discute anche Dennett nel saggio “Sweet Dreams” è il
seguente: cosa accadrebbe se sostituissimo uno alla volta un neurone con un corrispondente
artificiale, ovvero sintetico? Avremmo a che fare con una copia dell’individuo priva di coscienza
ma che sappia simularne una? Quest’ esperimento, chiamato “Zombie Attack” è
oggettivamente poco compreso sia dalla maggioranza di scienziati che di filosofi, per le sue
sottili e ambigue conseguenze che esso implica.
Per tentare di fare chiarezza torniamo indietro nel tempo e riprendiamo alcune idee
leibniziane tuttora definibili come lungimiranti e visionarie. L. indaga il funzionamento della
mente, in particolare il rapporto che essa ha con percezioni, idee, memoria e linguaggio e
fornisce metafore molto feconde come ad esempio quello della tela, che ha un’intrinseca
energia, posta all’interno di una camera oscura (riprende alcune idee di Locke), la quale
possiede pieghe, analoghe ai filamenti nervosi che vibrano in modo organizzato e ordinato in
reazione alle percezioni presenti e passate, producendo una sorta di armonia. Il cervello per L. è
dunque attivo e flessibile e le sue facoltà agiscono nella costruzione della visione della nostra
realtà, a differenza della tabula rasa di Locke. In tal modo L. spiega le idee complesse e fa
riferimento all’importanza della memoria, come una capacità non passiva ma come imitazione
della ragione e abilità di concatenare eventi passati e futuri. Non solo, si può affermare come il
filosofo abbia anticipato l’idea di inconscio, dell’attività REM nel sonno e delle piccole
percezioni.
L. riflette inoltre sul ruolo di identità escogitando l’esempio del Globo Gemello (Nuovi
Saggi sull’Intelletto Umano) in risposta all’esperimento mentale del principe e del ciabattino di
Locke (Saggio sull’Intelletto Umano). Ciò che vorrei far notare, con questa osservazione
conclusiva, è il ruolo della fantasia nell’indagine sul mistero della coscienza con le sue ambigue
implicazioni e come essa costituisca un “ponte” fra scienza e filosofia, permettendo alle due
discipline di comunicare e anticipare l’una all’altra nuove scoperte e paradigmi. L’ ipotetica
futura nascita di un’AI cosciente sarà il risultato di un intreccio, a mio giudizio inestricabile, fra
neuroscienze, neurofilosofia, esperimenti mentali e nuove strategie, come il machine learning e
il deep learning, che tenga conto delle posizioni alternative a quella meramente funzionalista e
riduzionista, e abbracci posizioni alternative come quelle moniste, naturaliste e connessioniste.

Bibliografia di Lavoro:

From Mechanical Brains to Philosophical Zombies, Nathan Ensmenger

Sweet Dreams: illusioni filosofiche sulla coscienza, Daniel Dennett, ed. Raffaello Cortina Editore

Mente, cervello e intelligenza artificiale, Eddy Carly e Fabio Grigenti, ed. Pearson

Saggio introduttivo dei Nuovi Saggi sull’Intelletto Umano a cura di Pietro Emanuele, ed. Bompiani

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