Sei sulla pagina 1di 3

MODULO7:Libro e fonti multimediali per la didattica nella Scuola Secondaria Area

Umanistica
Platone: contro la scrittura.
Platone, nel Fedro, fa raccontare a Socrate un mito che spiega l'invenzione della scrittura.
Racconta Socrate che un tempo a Naucrati d'Egitto era sovrano Tham e che Theuth, dio inventore,
si rec dal suo sovrano per mostrargli le sue ultime creazioni. Egli aveva inventato il calcolo, il
ragionamento, la geometria, l'astronomia, il gioco dei dadi e degli scacchi e anche igrammata, ossia
le lettere dell'alfabeto, la scrittura. Egli era assai orgoglioso soprattutto di quest'ultima invenzione e
riteneva che fosse necessario che tutti gli Egizi la avessero. Secondo Theuth, grazie alla scrittura, gli
Egizi sarebbero stati pi sapienti e la loro memoria sarebbe stata pi forte: essa era infatti il rimedio
per

la

sapienza

la

memoria.

Ma Tham non era dello stesso parere: frenando l'entusiasmo di Theuth, egli sosteneva che in realt,
a causa della scrittura gli uomini sarebbero stati non sapienti, ma saccenti, e che sarebbe stato
impossibile avere a che fare con loro. Non un rafforzamento, ma un impoverimento della memoria
sarebbe stata la prima conseguenza dell'abbandono dell'oralit a favore della scrittura:
"Infatti esse produrranno dimenticanza (lethe) nelle anime di chi impara, per mancanza di esercizio
della memoria; proprio perch, fidandosi della scrittura, ricorderanno le cose dell'esterno, da segni
(typoi) alieni, e non dall'interno, da s: dunque tu non hai scoperto un pharmakon per la memoria
(mneme) ma per il ricordo (hypmnesis). E non offri verit agli allievi, ma una apparenza (doxa) di
sapienza; infatti grazie a te, divenuti informati di molte cose senza insegnamento, sembreranno
degli eruditi pur essendo per lo pi ignoranti; sar difficile stare insieme con loro, perch in
opinione

di

sapienza

(doxosophoi)

invece

che

sapienti."

(274e-275a)

La polemica di Platone nei confronti della scrittura, testimoniata anche altrove, specchio dei
tempi: l'oralit pura dell'et arcaica sta ormai lasciando spazio all'auralit, ossia alla compresenza di
oralit e scrittura, e la reazione di chi ancorato all'oralit non pu che essere di diffidenza. Platone,
come Socrate, considera l'apprendimento come uno scambio interpersonale di conoscenze. Pi
avanti, sempre nel Fedro, Socrate dir che un libro come una statua: se interrogato non risponde.
Eppure egli ha lasciato molti scritti, a differenza di Socrate. Ma non necessario pensare ad una
incongruenza nel pensiero platonico. Nel Fedro, semplicemente, Platone prende atto della
rivoluzione rappresentata dall'affermarsi della scrittura e mette in luce i limiti del mezzo grafico di
contro alla dialettica.

Platone, Fedro, 274 c-276 a

[274 c] [...] Socrate Ho sentito narrare che a Naucrati dEgitto dimorava uno dei vecchi di

del paese, il dio a cui sacro luccello chiamato ibis, e di nome detto Theuth. Egli fu linventore dei
numeri, [d] del calcolo, della geometria e dellastronomia, per non parlare del gioco del tavoliere e
dei dadi e finalmente delle lettere dellalfabeto. Re dellintiero paese era a quel tempo Thamus, che
abitava nella grande citt dellAlto Egitto che i Greci chiamano Tebe egiziana e il cui dio
Ammone. Theuth venne presso il re, gli rivel le sue arti dicendo che esse dovevano esser diffuse
presso tutti gli Egiziani. Il re di ciascuna gli chiedeva quale utilit comportasse, e poich Theuth
spiegava, egli disapprovava ci che gli sembrava [e] negativo, lodava ci che gli pareva dicesse
bene. Su ciascuna arte, dice la storia, Thamus aveva molti argomenti da dire a Theuth sia contro che
a favore, ma sarebbe troppo lungo esporli. Quando giunsero allalfabeto: Questa scienza, o re
disse Theuth render gli Egiziani pi sapienti e arricchir la loro memoria perch questa scoperta
una medicina per la sapienza e la memoria. E il re rispose: O ingegnosissimo Theuth, una cosa
la potenza creatrice di arti nuove, altra cosa giudicare qual grado di danno e di utilit esse
posseggano per coloro che le useranno. E cos ora tu, per benevolenza verso lalfabeto di cui sei
[275 a] inventore, hai esposto il contrario del suo vero effetto. Perch esso ingenerer oblio nelle
anime di chi lo imparer: essi cesseranno di esercitarsi la memoria perch fidandosi dello scritto
richiameranno le cose alla mente non pi dallinterno di se stessi, ma dal di fuori, attraverso segni
estranei: ci che tu hai trovato non una ricetta per la memoria ma per richiamare alla mente. N tu
offri vera sapienza ai tuoi scolari, ma ne dai solo lapparenza perch essi, grazie a te, potendo avere
notizie di molte cose senza insegnamento, si crederanno dessere dottissimi, mentre per la maggior
parte non sapranno nulla; con loro sar [b] una sofferenza discorrere, imbottiti di opinioni invece
che sapienti. Fedro O Socrate, ti facile inventare racconti egiziani e di qualunque altro paese ti
piaccia! Socrate Oh! ma i preti del tempio di Zeus a Dodona, mio caro, dicevano che le prime
rivelazioni profetiche erano uscite da una quercia. Alla gente di quei giorni, che non era sapiente
come voi giovani, bastava nella loro ingenuit udire ci che diceva la quercia e la pietra, purch
[c] dicesse il vero. Per te, invece, fa differenza chi che parla e da qual paese viene: tu non ti
accontenti di esaminare semplicemente se ci che dice vero o falso. Fedro Fai bene a darmi
addosso anchio son del parere che riguardo lalfabeto le cose stiano come dice il Tebano.
2

Socrate Dunque chi crede di poter tramandare unarte affidandola allalfabeto e chi a sua

volta laccoglie supponendo che dallo scritto si possa trarre qualcosa di preciso e di permanente,

deve esser pieno duna grande ingenuit, e deve ignorare assolutamente la profezia di Ammone se
simmagina che le parole scritte siano qualcosa di pi [d] del rinfrescare la memoria a chi sa le cose
di cui tratta lo scritto. Fedro giustissimo. Socrate Perch vedi, o Fedro, la scrittura in una
strana condizione, simile veramente a quella della pittura. I prodotti cio della pittura ci stanno
davanti come se vivessero; ma se li interroghi, tengono un maestoso silenzio. Nello stesso modo si
comportano le parole scritte: crederesti che potessero parlare quasi che avessero in mente qualcosa;
ma se tu, volendo imparare, chiedi loro qualcosa di ci che dicono esse ti manifestano una cosa sola
e sempre la stessa. E una volta che sia messo in iscritto, ogni discorso arriva alle mani di tutti, tanto
di chi lintende tanto di chi non ci ha nulla [e] a che fare; n sa a chi gli convenga parlare e a chi no.
Prevaricato ed offeso oltre ragione esso ha sempre bisogno che il padre gli venga in aiuto, perch
esso da solo non pu difendersi n aiutarsi. Fedro Ancora hai [276 a] perfettamente
ragione. Socrate E che? Vogliamo noi considerare unaltra specie di discorso, fratello di questo
scritto, ma legittimo, e vedere in che modo nasce e di quanto migliore e pi efficace
dellaltro? Fedro Che discorso intendi e qual la sua origine? Socrate Il discorso che scritto
con la scienza nellanima di chi impara: questo pu difendere se stesso, e sa a chi gli convenga
parlare e a chi tacere. [...]

(Platone, Opere, vol. I, Laterza, Bari, 1967, pagg. 790792)

Potrebbero piacerti anche