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Una premessa lunga, forse troppo


Al giorno d'oggi l'uomo occidentale dispone di una quantit di informazioni e di mezzi di archiviazione e
ricerca inimmaginabili solo poche decine di anni fa. Lo sviluppo di Internet, i supporti multimediali e la
tecnologia basata sulla elettronica diffusa su larga scala hanno reso possibile a ciascuno avere a
disposizione una biblioteca virtualmente infinita.
Tralascio le implicazioni sociali (nella valenza pi ampia del termine) che ha portato questa rivoluzione
culturale perch non lo scopo di queste riflessioni, ma basta pensare a come, di conseguenza, siano
stati stravolti i valori e le gerarchie sociali per poterne avere una rapida ma esaustiva visione. E' questa
la prima generazione che non impara, bens insegna, alla precedente; i figli possiedono possibilit e
conoscenze molto pi ampie di quelle dei loro genitori, per non parlare di quelle dei nonni.
Ogni medaglia ha il suo rovescio e questa "globalizzazione" della conoscenza ha fatto si che il
"particolare", il locale, perdesse di importanza. Racconti, miti e leggende e tradizioni trasmessi
oralmente da generazioni non hanno trovato pi orecchi disposti ad ascoltarli e labbra disposte a
ripeterli, la possibilit di avere "tutto e subito" ha spinto la maggioranza a non serbare nulla. Oggi non
avrebbe nessuna utilit lo studio delle tecniche di memorizzazione applicate dai retori della Grecia
classica o da Pico della Mirandola, perch con la semplice pressione del tasto di un mouse si pu
disporre di intere enciclopedie.
Qualunque muscolo, non allenato, infiacchisce, e il cervello non fa eccezione. Ben pochi sono oggi
coloro che, spesso per vezzo, eseguono a mano le operazioni aritmetiche di base, ben pochi sono coloro
che studiano e mandano a memoria poesie o racconti, ben pochi sono coloro che sono oggi disposti ad
impegnarsi personalmente in un viaggio di conoscenza, piuttosto che cercare le informazioni che
desiderano comodamente seduti di fronte al computer nel salotto di casa.
Per millenni, l'uomo ha affrontato viaggi inimmaginabili munito di tanta volont e determinazione
quanto di scarse conoscenze; si pensi, per citare solo i pi noti, alle imprese di Ulisse Odisseo,
Cristoforo Colombo o Marco Polo, che percorsero migliaia di chilometri per terra e per mare senza
mappe, affidandosi alle poche informazioni disponibili, tra genti e lingue sconosciute, spinti dalla
insopprimibile volont di sapere e conoscere.
Oggi la conoscenza si trasmette tramite "segni" intellegibili pi o meno a tutti, in tempi neppure tanto
lontani questa era affidata ai "simboli", che sintetizzavano ed evocavano realt concrete o astratte solo
in chi aveva la necessaria preparazione. Forse mai come oggi l'evangelico detto "non date perle ai
porci" di attualit; grazie ad internet chiunque pu ottenere in pochi secondi informazioni o libri
costati anni di fatica e, a volte, la vita stessa a chi li ha studiati. Tra l'avere ed il comprendere per, il
baratro e rimane enorme, come ben sanno coloro i quali sono consapevoli della necessit di
intraprendere in prima persona il viaggio per giungere alla conoscenza.
Mentre il segno oggettivo e non pu e non vuole dire nulla di pi di quanto esprime, il simbolo (dal
greco syn "insieme" e bllein "mettere") soggettivo, richiama e stimola in ciascuno un significato
direttamente legato alla propria esperienza vissuta. Cos il segno della parola "cane" comunica in
chiunque in grado di leggere il concetto del noto animale domestico, mentre lo stesso animale pu
assurgere al simbolo di fedelt quando ritrae Argo, il cane di Ulisse cos come pu indicare pericolo,
quando ritratto con le zanne in mostra sui cancelli di accesso ad abitazione private.
Nei secoli passati, il sapere riservato veniva trasmesso appunto per "simboli", libri come il "Viridarium
Chimicum" di D. Stolcius De Stoncelberg o "Atalanta Fugiens" di M. Maier possono apparire oggi, ad un
poco attento lettore, come degli intriganti ed un po' roboanti esercizi di arte grafica, mentre celano
invece, nelle loro illustrazioni, una summa di conoscenze riservata a chi le riesca a interpretare in
maniera corretta. Se vero quanto sopra, la maggior parte dei simboli, avendo valenza soggettiva,
possono comunicare il loro messaggio solo tra "pari", ovvero tra persone accomunate da esperienze
simili e comparabili ma questo, lungi dall'essere un limite, viceversa un modo ed una possibilit per
trovare trait d'union o evocare collegamenti tra esperienze distanti tra loro in termini di spazio e tempo.
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Quanto segue non niente di pi di questo, il frutto di personali elaborazioni dettate da un (voler)
vedere similitudini, somiglianze e punti di contatto che non sono, ipso facto, validi sempre e comunque,
ma rappresentano solo una tra le tante, forse infinite, modalit di interpretazione.
L'Aikido
L'Aikido una Arte marziale giapponese che, pur avendo meno di un secolo di vita, affonda le sue radici
nelle millenarie tradizioni marziali e spirituali del paese del Sol Levante.
Il suo fondatore, O'Sensei Morihei Ueshiba, non solo pratic per decenni diverse discipline marziali
tradizionali ma forgi il suo spirito nell' Omoto Kyo, una religione basata sui principi dell'amore e della
bont umana. Questo lo port a creare un arte marziale che, per la prima volta, non mirava
all'annientamento fisico dell'avversario ma bens a operare per la comprensione e la pace tra gli esseri
viventi.
Nella primavera del 1925 Ueshiba venne sfidato a duello da un ufficiale che tent ripetutamente di
colpirlo con una spada mentre lui scansava i suoi colpi con grande facilit, grazie ad una specie di sesto
senso sviluppato a seguito dei suoi studi marziali; dopo il duello O'Sensei si ritir in un giardino per
rinfrescarsi dal sudore e qui ebbe una sconvolgente esperienza che lo port in una nuova dimensione e
lo illumin sui principi del "Budo"
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, dando vita all'Aikido. Cos O'Sensei raccont questa esperienza:
<<...In quel momento ebbi l'illuminazione: la fonte del Budo l'amore per Dio, ossia lo spirito di
amorevole protezione nei confronti di tutti gli esseri viventi. ... Io capii: il vero Budo non consiste
nell'abbattere chi ci attacca con la forza. Il vero Budo non nato affinch le armi distruggano il mondo.
Il vero Budo consiste nell'accettare lo spirito dell'universo, mantenere la pace nel mondo, produrre nella
giusta misura, proteggere e valorizzare tutti i beni della natura. Io capii: l'insegnamento del Budo di
offrire il proprio amore a Dio, che produce nella giusta misura, protegge e valorizza tutti i beni della
natura. Dobbiamo permeare di questa verit il nostro essere, nella sua interezza di mente e corpo,
utilizzandola nella vita di tutti i giorni.>>
Secondo una indagine condotta da Stanley Pranin, giornalista americano editore di Aikido Journal, la
quasi totalit delle arti marziali esistenti prevedono da 60 a 250 tecniche, mentre si stima che l'Aikido,
tra fondamentali, variazioni e applicazioni, arrivi a contarne sino 7.000 e non a caso quindi il fondatore
chiam la sua arte Takemusu Aikido ovvero "sorgente inesauribile di tecniche di Aikido".
Stante quanto sopra, si comprende la difficolt che si incontra quando si vuole dare una definizione
sintetica ma efficace di un Arte dal bagaglio cos vasto e dalle implicazioni cos profonde, una difficolt
tanto maggiore per noi occidentali, per l'appunto abituati oggi a ragionare per "segni" pi che per
"simboli", limite che invece non hanno gli orientali, abituati ad esprimersi (ed a scrivere) per
"immagini".
Ecco perch, quando un giornalista chiese a O'Sensei Ueshiba in cosa consistesse la pratica dell'Aikido,
questi rispose: <<Percorrere i quattro elementi tracciando le tre forme con un cuore puro". In questa
semplice frase c' tutto quanto serve sapere per praticare un Arte cos vasta e complessa come l'Aikido;
non si tratta, come evidente, di "istruzioni per l'uso" ma di indicazioni simboliche, che meritano una
pi attenta riflessione e stimolano la ricerca di paralleli e richiami ad esperienze per certi aspetti a noi
pi vicine.
Per fare ci, dividiamo la frase in tre parti, esaminandole separatamente.
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"Budo", letteralmente "Via Marziale". Come in ogni occasione in cui si deve tradurre da una lingua ideogrammatica, come il giapponese, in una
lingua alfabetica come l'italiano, s'impone una precisazione di fondo. Questa, come altre parole cruciali che user nel seguito, posseggono una
vastit di significati intrinseci alla struttura simbolica dell'ideogramma che le designa, tale da rendere quasi impossibile trovare un'unica parola o
perifrasi in grado di renderli pienamente tutti. L'avvertito lettore vorr cos scusare questa limitazione e, se lo ritiene, approfondire per suo conto il
significato dei termini citati.
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I quattro elementi
I quattro elementi sono i tradizionali componenti dell'Universo, ovvero Terra, Acqua, Aria e Fuoco ed in
questa prima accezione indicano che il praticante deve "vivere" sempre l'Arte e non limitarla nell'ambito
del Dojo (il luogo fisico dove si pratica). lo stesso Ueshiba diceva: <<Fate che l'intero Universo sia il
vostro Dojo. E' questo il significato del Budo.>>. Quindi l'Arte che diventa Vita vissuta, senza soluzione
di continuit.
I quattro elementi sono anche relati ai quattro livelli della pratica (aspetto gi trattato in un altra
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e che quindi qui tralasciamo) ed ai quattro aspetti dell'anima umana, come di seguito riassunti:
Sachi Mitama associato con la Terra e rappresenta l'aspetto brillante, ottimistico e fiorente dell'anima
umana, che genera felicit, amore e compassione. Se male utilizzato rende l'anima sterile come un
deserto e pesante come una roccia.
Nigi Mitama associato all'Acqua e rappresenta l'aspetto gentile, pacifico e tenero dell'anima umana
che genera armonia, pace, simpatia, fedelt e rispetto. Se sviluppato in maniera scorretta genera
tradimenti e guerre, lutti e distruzioni, al pari di un fiume in piena che tracimi dai suoi argini allagando
le terre intorno.
Kushi Mitama l'aspetto intelligente, profondo, misterioso e sensibile dell'anima umana associato al
Cielo ed all'Aria, fonte della purezza, della virt e della volont. Se mal sviluppato invece fonte di
perversione, ignavia o egoismo, mali che sconvolgono come un uragano la vita dell'uomo.
Ara Mitama l'aspetto rude, selvaggio e feroce dell'anima umana associato al Fuoco. Se ben incanalato
una forza potente e costruttiva, fonte del valore, del coraggio e del progresso; se mal utilizzato
causa di rabbia e violenta distuzione, come un indomabile incendio.
"Percorrere i quattro elementi" quindi significa essere "qui ed ora" nell'Universo sensibile ma anche
analizzare il proprio animo, svilupparne i lati positivi e combattere quelli deleteri, secondo quanto
affermato da un famoso kuden (insegnamento orale) di O'Sensei Ueshiba, che affermava: Masakatsu
Agatsu, Katsuhayabi!, usualmente tradotto come: "La vera vittoria la vittoria sul s, oh giorno della
fulminea vittoria! .
Le tre forme
Le tre forme sono il Triangolo, il Cerchio ed il Quadrato, che O'Sensei
disegnava ed utilizzava spesso per illustrare i principi dell'Aikido. Sono
figure geometriche archetipe, che ricorrono con impressionante frequenza
in moltissime religioni e cosmologie, usate
spessissimo da studiosi ed ermetisti per
raffigurare la conoscenza mostrandola agli
Adepti e celandola ai profani. Si pu ben
immaginare quanto vasta potrebbe essere una
trattazione che, sia pure superficialmente, tratti del significato di queste
figure; sar giocoforza quindi limitarci strettamente al loro collegamento con
l'Aikido, rimandando ad altra sede ulteriori approfondimenti e concedendoci
solo, in appendice, lesposizione di un principio poco conosciuto con la
citazione del lavoro di un "compagno di Via.
Il Triangolo rappresenta Iku musubi, ovvero il "fondamento della vivificazione" o lo stato dello scorrere
del Ki. Simboleggia il regno animale, l'iniziativa, il Masakatsu del kuden gi citato. Ancora il triangolo ci
ricorda una catasta di legna che arde con una fiamma che sale verso il cielo e rappresenta quindi il
principio focoso, che si collega al principio maschile, spesso raffigurato, dal Priapo latino al lingam
indiano, da un fallo eretto, pronto a "penetrare" nel principio femminile per "vivificarlo" col proprio
seme. Come la fiamma sale dritta verso il cielo, le tecniche omote entrano dritte nella guardia

"I quattro livelli della pratica", disponibile nell'area riservata del sito della Takemusu Aikido Association Italy (www.taai.it) e pubblicato sul n 9 della
rivista on-line "Lex Aurea", disponibile sul sito internet www.fuocosacro.com
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dell'avversario e quindi tecnicamente il triangolo la chiave per "entrare" e rappresenta l'irimi e le
traiettorie diagonali delle tecniche omote. Nella forma piana il triangolo richiama la postura ortogonale
dei piedi in hamni (quello posteriore corrisponde alla base e quello anteriore allaltezza) e ricorda i tre
imprescindibili componenti della pratica ovvero Uke (colui che attacca e "riceve" la tecnica), Tore (colui
che si difende ed esegue la tecnica) e la tecnica che i due parter eseguono, tre elementi che non hanno
senso e compiuta attuazione se manca anche uno solo di loro. Nella forma solida il triangolo si
trasforma in piramide, che racchiude e richiama la figura del praticante in sankaku-tai (letteralmente:
"corpo triangolare") sia in seiza (postura in ginocchio) che in tachi-ai (postura in piedi), con il baricentro
che corrisponde al centro della base.
Come il triangolo rappresenta il principio maschile, il Cerchio rappresenta il principio femminile nelle
sue varie espressioni, a partire da quella fisica: sin dalla notte dei tempi i seni ed i fianchi abbondanti,
ovvero le "curve" prosperose, erano nelle donne segno di opulenza ed indice di
buona salute e di sicura discendenza. Il cerchio Taru musubi, ovvero il
"fondamento del completamento", come l'Eva biblica creata per "completare"
Adamo e simboleggia il regno vegetale, la Madre Natura rigogliosa
rappresentata dai miti di Cerere e Demetra. Ancora il cerchio l' Akatsu del
kuden citato, la bocca di un pozzo o il profilo di una coppa che contenguono
l'Acqua che assicura la vita e che scende verso il basso e scorre in orizzontale
cos come il fuoco maschile sale verticale. Tecnicamente il cerchio rappresenta
la chiave per "unire", il tenkan, il tai-sabaki e le traiettorie delle tecniche ura,
che "accolgono" e contengono l'impeto dell'aggressore. Nella forma piana il
cerchio il Do, la Via del Budo, il cammino infinito di studio e conoscenza che
per crescere e svilupparsi deve tornare periodicamente sui suoi passi per
approfondire e migliorare quanto gi appreso, traendo nutrimento da s stesso come un ouroboros.
Nella forma solida la "sfera di energia in cui laikidoka racchiude e avvolge lavversario, delimitata
degli arti superiori ed inferiori, come nella celeberrima rappresentazione dellUomo Vitruviano del Da
Vinci.
Triangolo e Cerchio, Maschile e femminile, Fuoco ed Acqua che uniti producono vapore. In Giappone
questo elemento rappresentato da un insieme di linee ascendenti che, in unione al grafema "Kome"
avente il significato di riso, origina l'ideogramma del termine Ki. Questo
intraducibile letteralmente, si pu parlare di energia vitale, di un forza che
trascende il fattore muscolare, o di varie altre definizioni, nessuna completa ed
esaustiva. Nessun termine occidentale si avvicina come significato, se non nel
latino e nel greco classico ("spiritus" e "pneuma"). In Giappone esso al centro di
molti ideogrammi, che contemplano rapporti tra gli uomini, tra loro e le cose e cos
formato il simbolo ha in s l'idea di nutrimento, che deriva dal riso, e di energia,
che scaturisce sotto forma di vapore. Ma non solo: il grafema "Kome" pu anche
indicare le varie direzioni in cui la potenza si espande nello spazio. Il termine "Ki"
rappresenta quindi l'invisibile energia vitale che si origina dall'unione del principio maschile con quello
femminile e che si estende in ogni direzione.
Il Quadrato infine rappresenta tamatsume musubi, ovvero il "fondamento del riempimento", lo stato
solido, la materia concreta, il regno minerale e il Katsuhayabi del del kuden citato. I quattro lati
corrispondono al quaternario degli elementi gi citati mentre tecnicamente il quadrato la chiave del
"controllo", il fine a cui tende una tecnica, omote o ura che sia: quadrata la forma che assume il
busto del Tore che controlla il braccio di Uke dopo ikkyo, la met di un quadrato raffigurata dal
braccio e dal busto dell'Uke controllato dallo stesso ikkyo. Controllare significa verificare ed accertare
l'esattezza o la correttezza di qualcuno o qualcosa, quindi se il cerchio perfetto, il quadrato giusto,
tanto da essere stato adottato dai pitagorici quale simbolo della Giustizia; rappresenta quindi la Legge,
nel senso estensivo del Dharma sanscrito, che normativit interiore, codice esteriore ed ordine
concettuale. Controllare anche inteso come vigilare o sorvegliare l'accesso ad una zona sacra o
riservata, per accogliere solo chi ne sia degno; in questa accezione il quadrato nella forma piana
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rappresenta sia il recinto sacro che il tatami che attutisce le cadute del praticante e "vigila" sulla sua
incolumit mentre nella forma solida richiama il Tempio, in cui sancta sanctorum custodito e protetto,
come il Dojo, il luogo in cui si pratica lArte marziale, sacro per la presenza del Shinza (letteralmente:
"luogo dove risiede il Cuore - Spirito") e del Kamiza (letteralmente: "luogo dove risiedono gli spiriti del
Fuoco e dell'Acqua").
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Oltre a quanto sopra, le tre forme rappresentano anche i tre mondi dell'uomo: il mondo materiale,
composto da quattro elementi, rappresentato dal quadrato; il cerchio rappresenta il Divino, l'Uno che
tutto contiene e che non ha ne' inizio ne' fine mentre il triangolo, che nella tradizione pitagorica si
manifesta come Tetraktys, simboleggia l'ascesa dal molteplice all'Uno e secondo il Wirth, collocandosi
tra il cerchio ed il quadrato, rappresenta il mondo spirituale, il tramite tra la Materia e il Divino, la
modalit in cui l'uomo tenta di raffigurare l'inconoscibile, come nei casi della Trinit cristiana o dela
Trimurti induista.
Un cuore puro
Condizione indispensabile per la corretta conduzione della pratica avere un cuore puro; un martello
tra le mani di Michelangelo Buonarroti pu scolpire la "Piet", lo stesso strumento, tra le mani di un
folle, la pu irrimediabilmente sfregiare. Le tecniche sono strumenti che devono essere "animati" dal
praticante: se questi opererer con cuore onesto e sincero progredir nel bene, se la sua intenzione
malvagia, sprofonder nel male. Nel Dhammapada, uno dei canoni pi amati del Buddhismo, scritto:
"E' la mente che da' alle cose la loro qualit, il loro fondamento ed il loro essere. Chiunque parli o
agisca con mente impura, il dolore lo segue, come la ruota segue i passi del bue che tira il carro"
oppure, passando a qualcosa di pi vicino a noi in termini di spazio-tempo, ricordiamo Eugne
Canseliet: "La natura umana ha due alternative: essere buona o irrimediabilmente cattiva. Sull'una o
sull'altra si stabilisce, al diapason corrispondente, magnifico o disprezzabile, l'ineluttabile
comportamento di ogni individuo" o ancora, William Law: "La differenza tra un uomo buono ed uno
cattivo non consiste nel fatto che l'uno vuole ci che buono e l'altro no, ma solo in questo: che l'uno
d'accordo con lo Spirito di Dio che vive in lui e l'inspira, e l'altro gli resiste e pu essere accusato del
male solo perch gli resiste".
In termini semplici, ciascun atto trae significato e sostanza dall'intenzione che lo origina; azioni
apparentemente encomiabili possono essere dettate da egocentrica voglia di apparire o da fini
propagandistici, viceversa a volte giustizia e dovere rendono necessarie scelte o azioni dolorose. Prima
ancora del giudizio e del consiglio altrui, spesso pi influenzabile di quanto si creda, ciascuno deve
trovare guida e confronto in s stesso, non tanto per un sentimento di autoriferita supremazia, ma
come consapevole accettazione delle proprie responsabilit di scelta, che non possono e non devono
essere delegate ad altri.
La Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto cos insegna: "Come tutte le cose sono sempre state e
venute dall'Uno, per mediazione dellUno, cos tutte le cose nacquero da questa Cosa Unica per
adattamento. ..." Tutto nasce e proviene dall'Uno, dal Divino (En to Pan) e con la consapevolezza che
sottile e labile il confine tra Bene e Male, dobbiamo decidere se essere strumento dell'uno o dell'altro
nel nostro agire. George Herbert, citato da Frances Yates ne "L'illuminismo dei Rosacroce" prega:
"Insegnami, mio Dio e mio re / a scorgerti in tutte le cose; / e qualsiasi azione io compia / lo faccia per
te. / Un uomo che guarda un vetro / pu fissarvi sopra il suo sguardo / o, se vuole, pu guardarvi
attraverso / e scorgere allora il cielo".
L'immagine allegorica del vetro trasparente, dello specchio pulito, tanto efficace che la si ritrova in
moltissimi ammaestramenti, dal "Hagakure di Yamamoto Tsunetomo al V.I.T.R.I.O.L. dell'Alchimista
spirituale e, in Giappone, alla base del Kagami Biraki, un festeggiamento molto antico consistente
nella usanza di spezzare e mangiare il Kagami Mochi, una specie di torta di riso pestato dalla forma
rotonda. Il Kagami Mochi, dopo alcuni giorni di "stagionatura", presenta una superficie liscia e riflettente
come uno specchio ed infatti Kagami Biraki significa letteralmente "aprire/pulire lo specchio e fa

Il significato simbolico che permea la pratica marziale descritto, tra l'altro, in "Budo e Simbolismo", dispensa redatta da Paolo N. Corallini shihan
e destinata agli appartenenti alla Takemusu Aikido Association Italy, a cui si rimanda per maggiori approfondimenti.
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riferimento allo specchio della tradizione Shintoista, uno dei simboli del potere imperiale presente su
ogni altare Shinto, che proietta verso chi lo guarda la propria immagine, ovvero il proprio vero s, la
propria origine divina, invitando a "pulire lo specchio per vedere meglio nel proprio intimo e di
conseguenza per meglio operare nel quotidiano.
Purificare il nostro cuore da paure ed egoismi ci permette di comprendere di far parte dell'Universo,
significa non vedere pi l'avversario come "altro" ma bens come parte del Tutto che ci accoglie; un
eventuale conflitto non pi visto e gestito come una contrapposizione frontale che oppone Ego isolati
ed ansiosi ma diventa occasione di incontro e mutua comprensione; "com-prendere nella accezione di
"capire" e di "prendere con s, fare proprio", ovvero accogliere l'altro, le sue paure, le sue debolezze, le
sue frustrazioni e le sue sofferenze aprendo il nostro cuore ed avvolgendole in una spirale di Amore.
Perch ci avvenga per il nostro cuore deve essere vuoto; non possiamo accogliere le paure altrui se
siamo schiavi delle nostre, non possiamo accettare le debolezze altrui se siamo ancora afflitti dalle
nostre, cos come la tazza del famoso racconto Zen, che non pu accogliere altro t se non viene
svuotata di quello che gi contiene.
Dalla teoria alla pratica
Come acutamente nota Filippo Goti, un amico ben pi esperto di me di cui in appendice riporto un
interessante contributo, se bastasse la teoria per avanzare nella conoscenza, allora tutte le biblioteche
sarebbero altrettanti Maestri; invece, purtroppo o per fortuna, se necessario studiare la Via,
indispensabile percorrerla, praticando e sperimentando costantemente i principi appresi.
Come detto allinizio, lAikido comprende un numero assai elevato di tecniche ed applicazioni ed
impossibile tentare un analisi, sia pure sommaria, di ciascuna. Al nostro scopo baster invece
esaminare i tre esercizi fondamentali eseguiti allinizio ed al termine di ciascuna seduta di pratica,
proprio con lo scopo di evidenziare la presenza e migliorare la comprensione dei principi stessi.
L'esercizio con cui si aprono tutte le sedute di allenamento il tai-no-henko ("il corpo che varia, che si
adatta") che nell'aspetto pratico la base per tutte le tecniche ura di evasione e controllo circolari
mentre simbolicamente richiama il Cerchio. Nell'aspetto spirituale un offrire una mano all'avversario,
accettare il contatto senza subire la sua forza, ruotare assumendo il suo punto di vista senza esserne
soggiogati, controllare senza violenza ma con decisione, al fine di mostrare all'avversario (ed a noi
stessi!) la vanit dell'attacco senza per questo ispirare in lui rancorosi desideri di vendetta e rivalsa.
Comprendere ed accogliere quindi, senza rimanere arroccati sulle proprie posizioni e rigidi nelle proprie
convinzioni ma, viceversa, andando verso l'altro, offrendogli un'invito, una presa, uno stimolo.
Il secondo esercizio il morote-dori kokyu-ho, dove Ko significa "espirare e Kyu
significa "inspirare. Nellaspetto pratico kokyu indica quindi la respirazione, ma
non consiste solamente nel rinnovare l'aria dei polmoni inspirando ossigeno ed
espellendo anidride carbonica ma piuttosto avere coscienza di riempirsi di nuovo di
un Ki puro. Il Ki, cos immagazzinato, esce con potenza quando se ne presenta il
bisogno e questa forza della respirazione (kokyu ryoku) che si esprime non la
nostra, ma la forza della respirazione del Cielo e della Terra. Simbolicamente
lesercizio richiama il Triangolo, con le mani di Tore che prima salgono e poi
scendono percorrendo sul piano verticale i due cateti di un ipotetico triangolo
isoscele e con le sue braccia che terminano la tecnica proiettando Uke e
componendo, questa volta sul piano orizzontale, ancora i due cateti di un secondo
triangolo. La postura finale di Tore, tanto importante da essere quella in cui stato
ritratto OSensei Ueshiba nel monumento eretto nella sua citt natale richiama il
ternario del Tempo, con il corpo stabile nel Presente, lo sguardo volto al Futuro ed al Bene e le braccia
che abbandonano il Passato e scacciano il Male.
Le sedute di allenamento si chiudono invece con suwari-waza ryote-dori kokyu-ho, una tecnica che
vede entrambi i praticanti in ginocchio, con Uke che afferra entrambi i polsi di Tore e viene da questi
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atterrato e controllato senza esserne a sua volta afferrato. La tecnica richiama il Quadrato, con il busto
dei due praticanti che rappresenta i lati verticali e le loro braccia ed il pavimento i due lati orizzontali.
Simbolicamente lesecuzione della tecnica evidenzia il Bene che richiama a s il Male, lo squilibra, lo
indebolisce e lo porta a terra controllandolo senza lausilio della forza fisica. Come detto il quadrato la
chiave del controllo e rappresenta la Giustizia, ed questo concetto che viene appunto ripreso in questa
tecnica: il Bene attira a s il Male, lo fronteggia senza paura e lo controlla senza esserne travolto, non
perch pi forte ma perch Giusto, ed in quanto tale non pu non vincere.
In conclusione bene precisare che in ogni tecnica di Aikido si possono trovare applicate le tre forme ed
i relativi principi prima esaminati, percui gli esempi riportati sono solo espedienti per sottolineare la
presenza dell'uno piuttosto che per segnalare lassenza degli altri.
Appendice: dalle forme alle lettere - il mantra IAO
Come noto, le lettere che attualmente usiamo nella scrittura sono derivate da elaborazioni e
semplificazioni di antichi simboli ideogrammatici; in particolare sembra che la "I derivi dal segno che
indicava un pesce, la "A da una testa di bue vista di profilo, la "O da un occhio osserato di fronte.
Se allora le lettere di oggi sono i simboli di ieri, pu essere interessante sguinzagliare la fantasia,
provare a percorrere il sentiero a ritroso e dalle lettere andare verso i simboli; cos, se avviciniamo tra
loro i lati verticali di un quadrato otterremo un rettangolo, continuando ad avvicinarli sino a farli
combaciare avremo una linea verticale che ricorda il modo pi semplice di scrivere la "I, il triangolo ci
porta alla "A, ed il cerchio alla "O, percui dalle tre forme prima esaminate arriviamo alla formula "I A
O.
Come scritto da Filippo Goti in un articolo a cui rimandiamo gli interessati a maggiori approfondimenti
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,
I.A.O. un potente mantra (parola di potere o di potenza) legato ai riti di iniziazione ed alle pratiche
magico-alchemiche sin dai tempi del primo cristianesimo.
I.A.O. infatti uno dei nomi che gli antichi padri gnostici di origine alessandrina attribuivano al Dio
Segreto che precede il Demiurgo (creatore di questo piano manifestativo) cos come proprio I.A.O. era
uno degli innumerevoli nomi di Horus, la divinit solare egiziana generata da Osiride ed Iside. Ancora
I.A.O. ha una assonanza con il nome divino IAH, attribuito dalla Cabbala alla sefirah "Chochmah e
possiamo pensarlo corrispondente allAUM, il suono della creazione della tradizione vedica e, per
traslazione da questo, al mantra AMEN della tradizione cristiana.
Come tutti i mantra, anche I.A.O. ha effetto sui corpi fisico, animico e spirituale delluomo: la vocale I
comporta la vibrazione della ghiandola pineale connessa allanima presente, sia pure a livello
embrionale, in ogni uomo; la vocale A pone in vibrazione il veicolo fisico e lo trasforma in una cassa di
risonanza che influenza per simpatia il centro fisico e spirituale delluomo; la O fa vibrare il plesso
solare, trasmutando le Acque della Vita che risalgono sino ad inseminare il cervello.
I pochi esempi sopra riportati ci permettono di immaginare, quindi, la sua potenza immaginifica ed
evocativa e spiegano perch il mantra I.A.O. ha attirato lattenzione di gnostici, cabalisti ed
appartenenti a scuole esoteriche anche assai diverse tra loro (ad esempio quelle, tra loro contrapposte,
che si riconoscono negli insegnamenti di A. Crowley o nella F.R.A. di A. Krumm-Heller).
Ringraziamenti e bibliografia
Stimoli e spunti indispensabili alla stesura di queste note sono venuti da quanto spiegato dal M Paolo
N. Corallini shihan in occasione del seminario di Aikido tenuto a Borgosesia nel febbraio del 2005.
Importanti contributi sono stati tratti dalle pubblicazioni di seguito riportate, a cui si rimandano gli
interessati per ulteriori dettagli e maggiori chiarimenti.

"La formula I.A.O." di Filippo Goti, pubblicato sul n 3 della rivista on-line "Lex Aurea", disponibile sul sito internet www.fuocosacro.com
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- "L'essenza dell'Aikido - Gli insegnamenti spirituali del Maestro" di Morihei Ueshiba, a cura di J. Stevens
- Edizioni Mediterranee
- "Aikido - La pratica" di Kisshomaru Ueshiba - Edizioni Mediterranee
- "Budo e Simbolismo", dispensa redatta da Paolo N. Corallini shihan e destinata agli appartenenti alla
Takemusu Aikido Association Italy.
- "Aikido e l'armonia universale", dispensa redatta da Paolo N. Corallini shihan e destinata agli
appartenenti alla Takemusu Aikido Association Italy.
- "Simbolismo dei gradi Dan", dispensa redatta da Paolo N. Corallini shihan e destinata agli
appartenenti alla Takemusu Aikido Association Italy.
- Rivista on-line "Lex Aurea", disponibile sul sito internet www.fuocosacro.com insieme a molti ed
interessanti articoli.
- Dizionario on-line disponibile sul sito www.esonet.org
carlo caprino, febbraio - marzo 2005

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