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L'aikido viene definito come una filosofia di vita: un'arte per vivere. Vi sono quindi dei
principi, dei modi di essere, delle tecniche e delle esperienze che possono avere un riflesso
nella vita di ogni giorno. Il maestro disse: il dojo come il camerino dell'attore, ci si prepara,
arti marziali (cos: Tada H., Spirito-Tecnica-Corpo, in Tempu, n14, giugno 2004).
In questo lavoro si cerca di esaminare gli elementi che possono avere dei punti di contatto con
situazioni che si verificano nella vita di ognuno.
Ciononostante questo scritto non un ammirabile manuale delle istruzioni dalla stupenda
chiarezza didattica, come quelli composti da Aureliano Buenda, o allegati ai mobili Ikea, n si
troveranno brillanti soluzioni come quelle in cui il bianco muove e vince in due mosse. Non
nemmeno un Oracolo manuale alla maniera di Baltasar Gracin e non si troveranno frasi
come: A volte la sapienza pi grande consiste nel non sapere o nel fingere di non sapere; o
Insomma non sempre doppiezza e realpolitik pagano, come dovette apprendere a sue spese lo
stesso Machiavelli che mor abbandonato da tutti. Ciononostante quel grande che temprava lo
scettro a' regnatori seppe fare di necessit virt, e nell'ozio forzato dell'esilio occup
produttivamente il proprio tempo, dato che a chi altamente oprar non concesso / fama
tentino almen libere carte, per cui scrivendo all'amico Francesco Vettori: Venuta la sera, mi
ritorno in casa ed entro nel mio scrittoio; e in su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana,
piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro
nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di
quel cibo che solum mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e
domandargli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro umanit mi rispondono; e non
sento per quattro ore di tempo alcuna noia; sdimentico ogni affanno, non temo la povert, non
mi sbigottisce la morte; tutto mi trasferisco in loro.
Rischioso quindi scrivere per autoeducazione: ma il sommo Goethe scrisse, si dice, per
questa buona ragione. E il mistico Cantideva: Nulla io devo qui dire che non sia gi stato
detto, n io ho abilit nel comporre; e perci non mi curo di quello che pu essere l'interesse
altrui. Perch questo manuale io ho composto per profumare il mio proprio cuore (In
cammino verso la luce, con interessante Postfazione di Giuseppe Tucci).
qualcosa fr ewig, successivamente per condividere con altri le stesse esperienze, e scrivere
diventa una forma di relazione con gli altri: a rifletterci sono gli stessi motivi che si trovano
Serve avvicinarsi alle dottrine orientali, anche all'aikido, con uno spirito non prevenuto ma
critico, evitando il rischio di divenire preda di ignoranti, ciarlatani o esaltati, schiavi delle
facili formule salvifiche o della vana ricerca della tecnica risolutiva, vagheggiando il mito
dell'invincibilit o dell'eterna giovinezza.
Ciononostante l'aikido un'arte bella che pu dare delle sensazioni particolari, e pur non
essendo un toccasana, pu rivelare un'utilit inaspettata in molte circostanze della vita, e tutto
sommato i soggetti che la praticano non sono peggiori di quelle che abitualmente incontriamo.
Anzi, serve dire a completamento di questo disclaimer, che l'occasione per conoscere
persone che al di l dei limiti connaturati alla condizione umana, spesso sono piene di idealit,
di ricerca e di aspirazioni, certo non detto che siano sempre coerenti con quanto professano,
ma chi sotto il sole potrebbe mai vantarsi di questo.
L'aikido si riferisce alla dimensione dell'essere, non un insieme di tecniche ma uno stato
mentale che tende ad abbracciare il modo di rapportarsi con il mondo.
Si tratta di un'attivit di tipo meditativo che consente di investigare e di sperimentare due tipi
di relazione:
a. individuo e se stesso; possiamo esprimere in altri termini questo concetto dicendo che esiste
una relazione che a tratti si riesce a scorgere tra la nostra parte conscia e quella inconscia. La
parte subconscia, la parte nascosta di noi, influenza in maniera determinante il nostro modo di
essere, non solo le nostre convinzioni razionali (l'io spesso non padrone in casa propria) ma
anche il modo di muoversi del corpo. Si dice che uno degli effetti della pratica dell'aikido sia
quello di affrontare con maggiore calma le vicissitudini della vita. Ora, ed esperienza
comune, per calmare una persona non basta dire: stai calmo; perch questo ottiene spesso
l'effetto opposto. Non semplice far passare un comando dal lato razionale a quello inconscio.
Soprattutto in questo ambito ci si accorge come la violenza e la costrizione ottengono effetti
limitati se non dannosi. La pratica anche mentale (il ki no renma di Tada sensei l'esempio
privilegiato di questo modo di intendere l'aikido) invece uno strumento sottile attraverso il
quale possiamo lavorare per addolcire le asperit di noi stessi.
b. tra noi e il mondo esterno. Nessun uomo un'isola, ma ognuno vive in maniera pi o meno
armonica o conflittuale una serie di relazioni affettive, lavorative, di studio ecc.
evidente che questi due mondi non sono separati ma strettamente comunicanti e che si
influenzano reciprocamente. Una sconfitta sul lato lavorativo, una delusione affettiva
Questa esperienza comune di ognuno e gli esempi anche letterari non sono pochi. L'incipit del
secondo capitolo dei Promessi sposi pu essere esemplificativo: Si racconta che il principe
di Cond dorm profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi: ma, in primo luogo,
era molto affaticato; secondariamente aveva gi date tutte le disposizioni necessarie, e
stabilito ci che dovesse fare, la mattina. Don Abbondio in vece non sapeva altro ancora se
non che l'indomani sarebbe giorno di battaglia; quindi una gran parte della notte fu spesa
in consulte angosciose.
Itsuo Tsuda l'allievo di Ueshiba che aveva vissuto a lungo a contatto con la cultura francese,
parla della notte tranquilla del Grand Cond (L'arte del non fare), ma non credo che avesse
letto Manzoni, altrimenti avrebbe colto la sottile ironia del nostro scrittore sugli effetti deleteri
che un carattere debole ha nelle circostanze della vita, e forse speso qualche parola anche sulla
figura di Don Abbondio, a parere di chi scrive il personaggio migliore uscito dalla penna di
Manzoni, sempre attento a se stesso e prono ai potenti, quello che meglio incarna, temo, il
costume di noi italiani.
Vi infine un ultimo punto da considerare: mondo esterno (luce) e mondo interno (ombra) non
sono separati se non didatticamente e come campo di indagine, al contrario praticando ci si
accorge che essi coincidono.
Per Giordano Bruno colui che vede in se stesso tutte le cose al tempo stesso tutte le cose, una
forma questa di panteismo psicologico che ricorre nel pensiero di Ueshiba e in generale nella
La modalit esterna e quella interna, l'omote (yang) e l'ura (yin) non sono opposte l'una
all'altra, ma come nel tao esse si intersecano e formano un tutt'uno. Nishida Kitar
La nostra stessa mente Buddha (Sokushin Ze Butsu), dicono i buddisti. 'Buddha' 'Butsu',
'questa mente' 'soku shin'; "Shin" significa "mente" e "soku" significa "qui-ora" o "questo",
il farsi presente dell'uomo a se stesso.
Si pratica con i propri difetti e le qualit che si riescono a sviluppare. A ognuno circostanze
particolari, capitato di pensare: sono migliore degli altri, quello che provo io non lo prova
nessuno; in altre al contrario pensiamo di essere particolarmente negati a vivere, e ci
chiediamo come abbiamo fatto a superare la lotta della selezione naturale. Ma forse gli altri e
il mondo stesso, non sono particolarmente migliori o peggiori di noi, quello che alberga in noi
simile a quello che vive nell'animo degli altri umani.
Oggi ancora, e forse non c' risposta definitiva diceva un poeta, ci chiediamo se dobbiamo
essere come asceti vivendo lungo il corso del fiume degli di, o insieme a spose nobili per
grazia praticare la misura; se vale pi bere alle correnti delle scienze o suggere le diverse
linfe d'ambrosia della poesia, se basta vivere il momento felice senza darsi pensiero del
domani o lentamente costruire il proprio futuro. Ma tessi eterno tessitore del tempo, non
sappiamo cosa bene in questa vita lunga un battito di ciglia.
Mintzberg (Management mito e realt) riprender negli studi organizzativi la dicotomia tra emisfero destro (apprendimento visivo simultaneit
processo per impulsi) ed emisfero sinistro (linguaggio verbale sequenzialit processo lineare) del cervello per caratterizzare due tipi di manager:
decisionale e organizzativo. Anche in questo caso presente una alternativa tra omote (logica sequenzialit) e ura (intuito impulso), ma nella vita
pratica sono importanti tutt'e due le cose, altrimenti il Padreterno avrebbe errato a farci cos. Mintzberg assegner non a caso un ruolo paritario a
entrambi gli emisferi nella formazione della management education. Anche il processo decisionale nelle organizzazioni economiche non segue la
razionalit totale del pensiero economico neoclassico (l'ideologia oggi imperante che assolutizza le leggi di mercato), ma il concetto di razionalit
limitata (la bounded rationality di Simon).
Possiamo pensare all'aikido come ad una filosofia che cerca di interpretare e comprendere il
reale e fornire ai praticanti degli strumenti per districarsi nelle situazioni della vita, per
affrontarle nella maniera migliore (diverse filosofie coltivano questa ambizione teoretica-
pratica). Lo scopo non quindi meramente conoscitivo ma di ordine pratico. Ma non esiste
attivit teoretica che non abbia un riflesso anche pratico, n azione che non implichi una teoria
manifesta o nascosta. Teoria (dal greco = "spettacolo" e = "vedo") nell'aikido
tradizione mistica occidentale legata al termine estasi, ma peak state, e meglio ancora stato di
grazia, possono essere termini adeguati. Il direttore dell'aikikai italiano chiama questa
condizione mentale anjo daza. La parola, la prima parte almeno (anjo), come avvisano gli
esperti di questa lingua che Fosco Maraini paragonava al monte Fuji, apparentemente semplice
e abbordabile inizialmente per poi inerpicarsi verso vette scoscese, rappresenta una situazione
di stabilit fisica. Il non essere squilibrati in avanti o indietro, non essere catturati da chi ci sta
di fronte, e per metafora l'indizio della stabilit mentale, della mente centrata su se se stessa
che riflette tutto e su tutto, ma non vive fuori di se stessa. Oltre questa mente non troverai mai
un altro Buddha. impossibile cercare l'illuminazione oltre questa mente, la verit in noi
stessi. La mente anche il nostro spazio fisico e psicologico, il dharmaksetra, la nostra area
di servizio, le cose a cui teniamo, il nostro dojo mentale, la nostra aura, il kekkai lo spazio
dove si esercita la nostra meditazione. Nella pratica questo abbastanza evidente: esiste uno
spazio circolare di raggio mutevole che circonda il praticante, appena qualcuno entra ci
accorgiamo della sua presenza. come se fosse la nostra stanza, il nostro studio o il nostro
giardino, un luogo nel quale nessuno, nemmeno chi ci caro, deve entrare senza il nostro
permesso.
Per molti versi simile al cerchio che traccia il colonnello Aureliano Buendia nel corso della sua prima guerra civile (ricevendo
per il contraccambio per la sua malvagit): Sulle prime, ubriacato dalla gloria del ritorno, dalle vittorie inverosimili, si era
affacciato all'abisso della grandezza. Si compiaceva di tenere alla sua destra il duca di Marlborough, suo grande maestro nelle
arti della guerra, la cui bardatura di pelli e unghie di tigre suscitava il rispetto degli adulti e l'ammirazione dei bambini. Fu in
quell'epoca che decise che nessun essere umano, nemmeno Ursula, gli si avvicinasse a meno di tre metri. Nel centro del cerchio
di gesso che i suoi aiutanti di campo tracciavano dovunque egli arrivasse, e nel quale soltanto lui poteva entrare, decideva con
ordini brevi e inappellabili il destino del mondo. La prima volta che and a Manaure dopo la fucilazione del generale Moncada si
affrett a compiere le ultime volont della sua vittima, e la vedova ricevette gli occhiali, la medaglia, l'orologio e l'anello, ma non
gli permise di oltrepassare la soglia.
Non entri, colonnello, gli disse. Nella sua guerra comander lei, ma nella mia casa comando io. (G. Marquez, Cent'anni di
solitudine).
Una metafora del genere aveva utilizzato Cervantes nell'ironico incipit del Don Chisciotte, dove difendendo la sua creatura
...n vo' seguir la corrente, n porgerti suppliche quasi colle lagrime agli occhi, come fan gli altri, o lettor carissimo, affinch tu
perdoni e dissimuli le mancanze che scorgerai in questo mio figlio. E ci tanto maggiormente perch non gli appartieni come
parente od amico, ed hai un'anima tua nel corpo tuo, ed il tuo libero arbitrio come ogni altro, e te ne stai in casa tua, della quale
sei padrone come un principe de' suoi tributi, e ti noto che si dice comunemente: sotto il mio mantello io ammazzo il re.
Il kekkai, quest'aura che ci circonda, anzitutto uno spazio mentale nel quale facciamo entrare
solo le persone che ci aggradano, essa funziona come una barriera spirituale protettiva di noi
Nelle indicazioni dell'aikikai italiano dettate da Hiroshi Tada il seiza, lo stare seduti
tranquillamente, un elemento essenziale per valutare la crescita del praticante dalla cintura
nera in poi. Per molti versi possiamo ritenere che l'aikido sia fondamentalmente un'educazione
alla tranquillit dell'animo.
spirituale, ma serve a trovare le energie necessarie per adempiere al compito che siamo
chiamati a svolgere nella nostra vita.
Preliminarmente occorre avere per chiaro quale il nostro compito. Chiarificare noi a noi
stessi. Molto spesso non viviamo la nostra vita ma quella altrui, seguiamo non i nostri scopi
ma quelli che altri, in maniera evidente o nascosta, ci impongono, abbiamo perci un senso di
estraniamento. Con Gide, dovremmo dire: Le seul drame qui vraiment m'intresse et que je
voudrais toujours nouveau relater, c'est le dbat de tout tre avec ce qui l'empche d'tre
authentique, avec ce qui s'oppose son intgrit, son intgration.
Noi non perdiamo i tre quarti di noi stessi per cercare di essere come le altre persone, ma
corriamo il rischio di perderci completamente, piacciamo agli altri ma non possiamo guardarci
allo specchio senza un moto di vergogna. Non riusciamo a dire l'amen a noi stessi. La nostra
vibrazione non pura.
L'iscrizione gnothi sauton (conosci te stesso), posta sul tempio di Apollo a Delfi, invitava gli
uomini a riconoscere i propri limiti. Ma, come noto, Socrate-Platone interpreta questo invito
in una maniera personale: egli isola se stesso come oggetto di indagine e di riflessione,
presupponendo nella coscienza una capacit di ragionamento (conoscenza) che abbraccia
anche se stesso.
Meditare un'esperienza mentale nella quale proviamo diversi vestiti, fino a che non troviamo
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la taglia giusta, il nostro vestito, quello che ci sta bene, quello nel quale ci troviamo a nostro
Meditare anche come mettere una pentola sul fuoco per far cuocere il cibo, quello che
mettiamo dentro dipende da noi, da quello che ci piace.
Ma l'ingrediente principale in cucina l'amore. Certo importante avere una buona materia
prima, esperienza, sapere che cosa si vuole cucinare, ma cos' che fa di un piatto qualsiasi una
pietanza divina?
Le cose vanno fatte con amore, banalmente cos, altrimenti si resta dei mediocri. L'aikido
un'arte che serve ad imparare ad amare, a conoscere, entrare in relazione, a dare il meglio in
quello che facciamo. E cos facendo ci identifichiamo con noi stessi, e quindi siamo noi stessi.
Ma scegliere quali scopi perseguire personale di ognuno: dove vuoi applicare la tua tecnica?
All'arte, alla famiglia, al lavoro, allo studio, alle relazioni personali..., non c' un numero
chiuso. La meditazione, anche religiosa perch no, solo uno dei campi, il privilegiato forse,
dato che religione, filosofia e per certi versi l'arte, trattano i temi pi importanti dell'umana
esistenza.
L'aikido non riguarda che cosa si fa ma come lo si fa: in questo senso lo diremmo una specie di
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total quality management di se stessi (non a caso il tqm nasce in Giappone).
un'arte neutra, noi scegliamo il nostro aikido, come utilizzare le tecniche, a che cosa
finalizzarle.
Fisicamente vi sono dei limiti oltre i quali difficile andare, gi mantenere una certa forma
fisica oltre una certa et impegnativo, ma l'affinamento non ha termine. Il maestro disse: un
pianoforte anche dopo un secolo, se ben tenuto e ben accordato, ha un suono pi nitido e
Quella che viene chiamata "la scienza della concentrazione mentale", l'arte di essere determinati nel
perseguire un obiettivo, si affermata profondamente in Giappone. Questa via o metodo qualcosa che viene
studiato per diventare abili in determinate "tecniche", non necessariamente collegate alla marzialit. Nel
metodo di allenamento dell'aikido l'enfasi posta sullo stato e sull'uso della mente (Shinpo no michi): l'uso
ottimale della mente e la ricerca della concentrazione sono qualcosa di universale, quindi l'aikido pu essere
praticato da tutti. Tutti ricercano gli strumenti per aumentare la propria vitalit, come si possano incrementare
le proprie abilit, come si possa vivere al meglio ed essere soddisfatti come esseri umani
Ci sono una variet di metodi di formazione come kokyu-ho, Misogi, Mandala, Mantra, Zen e altre tecniche
di concentrazione mentale per tale scopo. Ancora oggi esse possono essere utilizzate dalle persone moderne
per sviluppare le loro capacit (in questo senso molto chiara la Conferenza tenuta da Tada Hiroshi Sensei al
15 anniversario della Yachimata Aikido Association il 26 settembre 2004).
Occorre arrivare a superare il kamae, il vero kamae il kamae senza il kamae (mushin no
kamae, il nostro spirito non nel kamae), di modo da trovare la risposta buona in quella
particolare circostanza, quale che sia lattacco, in qualunque luogo, in qualunque momento, a
partire da qualunque posizione. Il mondo mutevole e la nostra mente deve essere elastica,
occorre quindi non essere asserviti ad una tecnica ad una posizione o a delle convinzioni che
possono non essere adeguate. Quello che ieri andava bene oggi deve essere considerato
dannoso, la storia della medicina piena di esempi di questo genere.
Questo potrebbe significare avere la risposta pronta in ogni situazione, scegliere sempre la
strada giusta. Ma non cos. L'uomo finch vive soggetto ad errare. Quello che appare giusto
in un momento pu rivelarsi sbagliato alla lunga, e viceversa. Anche qui abbiamo un'idea di
guadagno, di vittoria, un modo di vivere relativo e non assoluto, si direbbe una forma di
distacco, o anche usare la mente come uno specchio, riflettere il mondo esterno e decidere,
decidere significa essere liberi: la spada uno strumento di libert perch taglia gli
attaccamenti, se siamo attaccati alle cose, anche alle persone, alle situazioni, diveniamo
schiavi e allora la nostra mente si pietrifica, diventa come ghiaccio e non vediamo pi nulla.
L'aikido il ritorno alla libert originaria della natura.
Le nozioni di kamae e di ricerca di equilibrio sono inseparabili. Forse i templi costruiti dai
greci sono quello che pi approssima a questo concetto. La ricerca di equilibrio che una
forma della ricerca della bellezza, la si pu intuire in chi ha pensato e progettato quelle
costruzioni. Ma Winkelmann (Pensieri sullimitazione delle opere greche nella pittura e nella
scultura) ha gi detto tutto questo: La generale e principale caratteristica dei capolavori greci
una nobile semplicit e una quieta grandezza, sia nella posizione che nell'espressione. Come
la profondit del mare che resta sempre immobile per quanto agitata ne sia la superficie,
lespressione delle figure greche, per quanto agitate da passioni, mostra sempre unanima
grande e posata.
sbilanciati. Si dice che non importa quanto sia grande il vostro ostacolo o problema, esso pu
essere controllato se si mantiene l'equilibrio in se stessi.
Il kamae pi che una guardia una postura, non solo fisica ma mentale. Affrontare i problemi
con ottimismo, col sorriso tra le labbra, con disponibilit al dialogo, consente nella vita
quotidiana di evitare prima ancora che di risolvere i conflitti. Non si tratta tanto di sfidare o
squilibrare gli altri, ma quanto di attrarli nella nostra posizione. Immaginate di avere a che fare
con un collega di lavoro particolarmente irritante, comprendere i motivi della sua irritazione o
farlo sorridere pu significare attenuare un conflitto. Lo stesso pu capitare nei rapporti
familiari, dove non opportuno vedere chi vince, chi pi forte, chi ha maggiore intelligenza o
chi ha ragione.
Questo non significa avere un atteggiamento passivo o fatalista nei confronti di quello che
accade, al contrario!
Non tutte le controversie che ci troviamo ad affrontare possono essere vinte sulla base delle
forza o di chi ha la voce pi forte, altrimenti dovremmo pensare che un bue per la forza o un
Il nostro corpo vive grazie alla ritmica pulsazione del cuore e al movimento di espansione e
contrazione dei polmoni associato della respirazione. kokyu ha per un valore semantico molto
pi vasto in giapponese rispetto alla semplice respirazione: esiste un kokyu della luna che
influenza le maree, un kokyu del sole che influenza le stagioni, esiste in generale un kokyu in
ogni parte dell'universo che influenza noi, in ogni circostanza della vita e si tratta di riuscire a
coglierlo e trarne vantaggio. Potremmo dire che esiste un kokyu dell'economia con fasi
espansive e recessive, un kokyu delle quotazioni dei titoli di borsa che se riusciamo a
percepire nel suo andamento ci pu consentire di guadagnare. Esiste un kokyu nell'amore e
degli altri sentimenti, ecc.
Allenarsi nel kokyu pu aiutare a cogliere il vero senso dei fenomeni, qualcosa di simile a
quello che gli economisti chiamano trend. Nulla al mondo costante, lo stesso universo,
secondo alcuni, ha un movimento di espansione che presumibilmente sar seguito da un
movimento di contrazione, kokyu ad esempio intuire come comportarsi in una determinata
circostanza, che tono utilizzare con un contraddittore. Il kokyu aiuta a sentire se ci troviamo
nella fase calante dell'onda o nella sua fase ascendente e lasciarsi trasportare: praticare bene
come salire sull'onda, come fare surf.
Musashi tratta abbondantemente questo aspetto nella formazione del guerriero: C' un ritmo in
ogni cosa, ma in Heiho il ritmo non pu essere padroneggiato senza avere una valida
esperienza pratica.
Nella Via della danza e in quella dei musicisti il ritmo fondamentale poich governa alla
perfezione la buona esecuzione; anche nelle discipline guerriere esiste un ritmo e un tempismo
nell'azione dei vari elementi che combattono.
Tale ritmo esiste anche nella mente vuota di un guerriero. Il bushi, per esempio, trova il ritmo
dell'azione nella riuscita come nel fallimento, nel raggiungere un obiettivo come nel mancarlo.
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Tutte le cose implicano un tempo per crescere e uno per ritirarsi. Il momento in cui tutte le cose
progrediscono e quello in cui vanno male deve essere avvertito e compreso. M. Musashi, Il
libro dei cinque anelli, Il ritmo di Heiho, (Heiho no hioshi no koto). Come noto il primo kata
di jo del maestro Tada legato allo studio e all'acquisizione del ritmo, un ritmo che viene
sperimentato anzitutto nella pratica per poi essere portato nel quotidiano. Il ritmo, dal greco
rhythmos "movimento misurato", come il battito di una canzone o il metro di una poesia, non
va confuso con la velocit. Il ritmo ha qualcosa di magico dice Goethe; e quando riusciamo ad
intenderlo ci fa perfino credere che il sublime ci appartenga.
Lo scorrere del tempo consiste in correnti numerose, come in un corso d'acqua che alcune volte
va veloce e altre rallenta, e ci sono anche dei punti dove il flusso resta fermo. La pratica del ki
no nagare pu essere paragonata ad un corso d'acqua: uke come un torrente che scende dalla
montagna carico di energia, la tecnica il lago nel quale si immette, dal quale poi fuoriesce.
un tipo di esecuzione tori sente e partecipa di questo flusso cercando di dirigerlo. La tecnica
non fatta da tori, se si riesce a sentire bene il flusso, la tecnica si forma da sola (in questo
senso l'aikido un'arte del non fare), e c' naturalmente una sola tecnica giusta. Questo modo
di allenarsi completamente diverso da quello che spesso si vede, di un tori onnisciente che
domina e a volte opprime uke, un tori che sta fermo in attesa di usare la sua tecnica per far
volare gli attaccanti.
Ognuno di noi preda del lento divoramento del tempo, il quale tuttavia scorre diversamente
per ognuno, ha un ritmo differente in ognuno, per questo cos difficile intendersi. L'aikido lo
studio di diversi ritmi, un apprendere a sentire il tempo, per fare questo impariamo ad
ascoltare il ritmo di uke. Per sviluppare questa qualit importante praticare (relazionarsi)
con pi persone.
Per utilizzare il kokyu si richiede il corretto posizionamento del corpo: troppo rilassato e il
corpo perde forza, troppo teso e il corpo diventa rigido, facile da squilibrare, e incapace di
sentire efficacemente le forze in gioco. Chi ha provato a salire su una tavola da surf pu
cogliere immediatamente il senso del ragionamento.
la tecnica tibetana di auto guarigione del NgalSo. Ngal indica il lato negativo dei mondi interno ed esterno,
come malattie, stanchezza, tensioni, inquinamento, cose non buone, nell'espirazione utile immaginare che
questi elementi negativi vengano allontanati e vadano via insieme con il respiro. So si riferisce al lato
positivo del mondo, fatto di tutte le energie favorevoli e delle qualit che vanno incrementate,
nell'inspirazione occorre immaginare di riempirsi di tutti questi elementi positivi (il misogi della luce).
Il kokyu ha molta importanza nelle tecniche di meditazione. Tradizionalmente la respirazione viene utilizzata
per calmare il corpo-mente, e la calma un requisito importante per pensare correttamente. Serve anche per
entrare in stati d'animo particolari.
C una sorprendente somiglianza tra la postura e il modo di essere del corpo e della mente
nell'aikido e quella che si ha nella meditazione, dove non si deve essere n troppo tesi n
troppo rilassati. Lo zanshin si riferisce ad uno stato mentale di consapevolezza e di attenzione
rilassato. Il modo di essere del corpo-mente viene ben rappresentato da una rana la quale
sembra a portata di mano perch indifferente a quello che accade, invece appena si sente
ghermita si tuffa nello stagno.
Forse la poesia (haiku) di Matsuo Bash (Ueno, 1644 saka, 1694) intende questo stato di
Il vecchio stagno
la rana salta
tonfo nell'acqua
Quando si osserva un dipinto o si ascolta una composizione musicale, si entra in una specie di comunione
spirituale con lartista che ha prodotto l'opera, alla stessa maniera, improvvisamente, in modo inaspettato,
pu capitare di entrare in sintonia con il mondo che ci circonda. Questa sensazione pu essere ricercata: gli
esercizi di respirazione sono lo strumento privilegiato per acquistare questa sensibilit.
a. copiare l'insegnante, il primo passo e serve per acquisire la capacit cinetica, muovere il corpo secondo
una determinata sequenza (siamo nel campo dell'educazione fisica);
b. fare proprio il movimento, padroneggiarlo, questo un risultato continuo della pratica, dell'esecuzione
secondo diverse modalit al fine di cogliere i principi che sottostanno ad una tecnica;
c. eseguire il movimento secondo un determinato ritmo, fare in modo che il nostro ritmo venga compreso dagli
altri (muoversi in maniera chiara, ad esempio in maniera coerente sul posto di lavoro), comprendere inoltre il
ritmo degli altri praticanti (avere sensibilit, capacit di ascolto), siamo in un campo che ha a che fare con
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l'educazione musicale.
Si dice che l'aikido un percorso che non ha fine, ma qualcosa che si pu studiare tutta la vita scoprendo
sempre nuovi aspetti da esplorare e sviluppare.
Imparare la sequenza solo il primo passo, poi l'esecuzione deve essere adeguata e connessa ad un
allungamento della respirazione e del movimento stesso, per essere armonico il movimento non deve
contenere movimenti superflui o parassiti: occorre eliminare i muda, cio sprechi di movimento e di energie,
il gesto deve essere essenziale, economico. La semplicit e l'essenzialit sono una paziente conquista.
Di questa parte (e di tante altre di questo testo) sono debitore delle lezioni tenute dal direttore dell'aikikai
Una volta acquisita questa competenza, occorre lasciarsi trasportare dal movimento stesso, entrare in una
leggera forma di trance.
La trance uno degli strumenti attraverso i quali si entra in contatto con il subconscio e secondo Freud (con
altri psicologi) l'ispirazione proviene direttamente da questa parte nascosta della mente. Dal punto di vista
letterario musa (per i classici), e inconscio (per i moderni), nota Borges, sono la stessa cosa.
L'ispirazione il tratto comune delle diverse arti: esse si sollevano dal mestiere quando la ricerca assume
originalit, non solamente copiare, ma sentire qualcosa di nuovo, quello che proprio nostro, la nostra
ispirazione quello che ci piace fare.
L'ispirazione non solo della composizione artistica ma della vita stessa, la quale pur senza assurgere ai fasti
dell'arte (come volevano alcuni decadenti, ma l si trattava di spettacolo), la maggiore delle opere che
possiamo compiere.
L'ispirazione serve a sentire come muoversi sul piano lavorativo, sul piano affettivo, cogliere la necessit di
cambiare abitudini.
Fondamentalmente l'aspetto energetico dell'aikido serve a cogliere questi momenti e a trovare le forze
necessarie per concretizzare le nostre visioni.
Il lavoro dell'aikido quindi anche una ricerca della creativit sul piano personale, lavorativo, familiare,
Letteralmente ispirazione significa "respirare su", elevarsi, ed ha le sue origini nel modo di pensare
dell'antica Grecia.
L'ispirazione simile a quella che negli studi aziendali viene chiamata vision, la parte organizzativa
dell'impresa, la strategia e la gestione, sono a questa strettamente legate.
L'ispirazione anche muoversi in relazione a qualcosa che si sente, senza rimuginare troppo altrimenti il
nostro spirito decade.
A. L'awase
Awase la ricerca della sintonia con l'altro, una volta tranquillizzato il nostro corpo siamo
ricettivi, possiamo sentire meglio anche il mondo esterno. Awase la ricerca dell'armonia
nello spazio e nel tempo. Letteralmente Awase sta per adattamento, sincronizzazione,
alcuni maestri lo chiamano timing e parlano del sense of timing, la scelta del tempo giusto, e
dicono che l'aikido trovarsi al momento giusto nel posto giusto.
Sono aspetti essenziali nella pratica dell'aikido che vengono sperimentati a diversi livelli
durante lesecuzione delle tecniche: dal punto di vista della temporizzazione e
delle forze coinvolte. Un movimento per essere efficace deve avvenire nello stesso tempo
dellavversario. Lawase non viene raggiunto se ci si muove troppo presto, o troppo tardi.
Inoltre la forza e il kokyu applicati in una tecnica devono essere adattati a quelli del
partner/avversario. Pi fortemente si attaccati, pi tranquillamente si dovrebbe rispondere
all'attacco.
L'aumento di sensibilit utile anche in relazione alla cura del proprio corpo, cogliendo le
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avvisaglie di malattie e affrontandole subito.
comportamento.
Rispondere subito agli stimoli esterni, non rimandare quello che bisogna fare, non essere
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accidiosi si direbbe nella cultura cattolica. La scelta immediata, automatica, quasi senza
ponderare (Katsu hayabi "la vittoria alla velocit della luce").
Per gli antichi Greci l'acdia era la mancanza di dolore e di cura, un'indifferenza inerte; ma
anche tristezza, malinconia: stati d'animo perniciosi che vanno combattuti perch funeste
malattie dell'animo (come le chiama Petrarca nel Secretum). Nella filosofia skhy il
prevalere del tamas ("oscurit", torpore, ignoranza, indolenza). Nella teologia morale del
medioevo il termine esprimeva lo stato di torpore e di depressione malinconica che coglie
specialmente chi conduce vita contemplativa. Nella psicologia moderna, avverte il
vocabolario Treccani, pu indicare da una semplice anomalia della volont a un grave stato di
abulia.
Alcuni storici dicono che l'acdia un difetto che i meridionali hanno ereditato dalla dominazione spagnola. Il passaggio di uno dei due libri pi
appassionanti dedicati alla guerra civile spagnola (l'altro Per chi suona la campana), indicativo di questo stato d'animo. Scrive Orwell con la
sottile ironia dell'inglese educato a Eton: Ogni straniero che abbia prestato servizio tra i miliziani, ha passato le prime settimane a imparare ad amare
gli spagnoli e ad esasperarsi per certe loro caratteristiche. Al fronte la mia esasperazione a volte tocc i vertici del furore. Gli spagnoli eccellono in
molte cose, ma non nel fare la guerra. Non c' straniero che non resti impaurito dalla loro inefficienza, soprattutto dalla loro inverosimile mancanza di
precisione. L'unica parola spagnola che nessuno straniero pu evitare d'imparare maana (domani, alla lettera la mattina). Ogni qual volta
sia umanamente possibile, le faccende di oggi sono rimandate a maana. La cosa talmente nota che gli stessi spagnoli ci scherzano sopra. In
Spagna nulla, dal desinare a una battaglia, avviene mai all'ora fissata. Di massima le cose avvengono notevolmente in ritardo, ma talvolta,
eccezionalmente, cos che non possiate neppure contare sul loro ritardo, avvengono in anticipo. Un treno che deve partire alle otto partir,
naturalmente, in qualsiasi momento fra le nove e le dieci, ma forse una volta alla settimana, grazie a qualche segreto umore del macchinista, parte
alle sette e mezzo. Cose del genere possono anche mettere a dura prova la pazienza di un essere umano. G. Orwell, Omaggio alla Catalogna.
Uno dei significati di ki (omofono di ki come energia dell'aikido ma non omografo, si tratta quindi di un
termine differente), quello di precisione, di tempismo.
L'awase una conseguenza del kokyu, se non si percepisce il kokyu non si pu arrivare all'awase. L'awase
muoversi in sintonia con quanto ci circonda, una cosa che capita usualmente senza che ce ne accorgiamo (ad
es. piove e prendiamo l'ombrello, una persona si trova sul nostro cammino e noi automaticamente andiamo a
destra per non scontrarci, ecc.). Ma awase in generale deve essere intesa come sintonia con il partner, una
forma di dialogo nella quale si segue, si coscienti del movimento del partner, un movimento del quale noi
stessi facciamo parte. questo un elemento essenziale nelle relazioni umane. Il lavoro di gruppo all'interno di
una qualsiasi organizzazione, la stessa vita associata, si basano su questo principio.
L'aikido un'arte che consente di relazionarsi con il mondo in maniera produttiva per noi e per gli altri.
questo ci che fa storcere il naso al profano: vorrebbe vedere la lotta, chi vince, e quello che vede invece
gli sembra un falso, come due boxeur che si sono accordati sul verdetto.
Quando un lavoro o un'altra operazione funziona particolarmente bene, i giapponesi usano l'espressione kokyu
ga au (corrispondenza di respiro), questa metafora viene usata per descrivere due o pi persone che
lavorano in tale armonia perfetta che si potrebbe quasi dire che (secondo il significato letterale) anche il loro
respiro all'unisono. Messner parlava della perfetta sintonia con il suo compagno di cordata nella prima
ascensione dell'Everest senza bombole di ossigeno, dicendo che si intendevano a cinquanta metri di distanza
senza parlare. Ma qualcosa che si riscontra in tutti gli sport di squadra e nella vita quotidiana, l'arte stessa
dell'amicizia non estranea a questo sentimento. Il lavoro tra uke e tori si basa su questa corrispondenza,
Hosokawa sensei diceva: quando rientriamo a casa nostra moglie sa gi che cosa desideriamo.
L'aikido, questa una delle sue ambizioni, ricerca un equilibrio dinamico (che come avvertono
i fisici di pi difficile realizzazione rispetto a quello statico). Questo un modo differente di
dire che zen in movimento. L'uomo pu essere visto come un sistema complesso adattivo che
interagisce con sistemi altrettanto complessi nei quali l'imprevedibilit e il paradosso sono
sempre presenti. Un sistema (autopoietico si dice oggi) che tende a mantenere e a perpetuare se
stesso e che pone in essere dei meccanismi che riducono gli stati di pericolo e che cercano di
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ripristinare gli equilibri compromessi (la malattia e lo stress sono i sintomi dello squilibrio).
La pratica uno strumento di questa continua ricerca dell'equilibrio.
L'esercizio di base che viene proposto ai principianti l'irimi tenkan. Si potrebbe pensare a
1. irimi, cio l'entrata, vuol dire affrontare una situazione, entrarci dentro con tutto il corpo.
Non avere timore, in fondo siamo degli esploratori, navigatori della conoscenza, figli del mito
di Ulisse.
riconoscimento (agnizione) di Ulisse nella gara dell'arco davanti ai proci, la sua improvvisa
trasformazione da mendicante straccione a re vendicatore pu essere un paragone letterario
valido del kaiten.
Irimi tenkan significa entrare in una situazione tranquillamente ma con decisione, con l'idea di
poterla dirigere, di trasformarla, modificando il corso degli avvenimenti.
La tecnica non tutto, senza una ricerca interiore decade a mero esercizio fisico, disse il
maestro.
A volte, se le tecniche sono fatte senza criterio, si pu avere un esercizio addirittura sbagliato
o dannoso per la salute. E in situazioni 'reali' la tecnica conta relativamente poco. Musashi
combatt il suo duello pi famoso con un remo al posto della spada, a significare
l'estemporaneit di ogni confronto reale, forse questo un tratto leggendario (non c'era la CNN
a riprendere l'avvenimento) ma per certi versi ancora pi significativo, dato che la leggenda, il
mito, ricordava Platone nel Fedro, sottintendono una spiegazione razionale, e in questo caso
didattica.
Quello che serve in una situazione di pericolo entrare in un'altra dimensione: essere pronti. Il
ci si allena bene l'aikido funziona anche in queste circostanze, e in altre parimenti incresciose
(malattie, difficolt lavorative, affettive, e via di seguito, perch mai i guai vengono da soli),
nasce naturalmente senza pensarci, come una barca che al crescere della marea o all'arrivo di
un'onda senza sforzo si solleva (lo tsunami a parte chiaramente).
L'aikido cambiato notevolmente da quando venne diffuso in Europa negli anni cinquanta. Il
fondatore pu non aver trascurato il fatto che per proporre la sua arte sarebbe stato necessario,
almeno inizialmente, dimostrarne l'efficacia. Tadashi Abe, il primo inviato in Europa per la
diffusione dell'aikido, era ex ufficiale di marina dell'esercito imperiale, volontario kamikaze,
dal temperamento rissoso, fortemente deluso dalla sconfitta della seconda guerra (e forse per
questo, a quanto si racconta, amante dell'alcool), e interamente dedito alla causa dell'Aikido,
era probabilmente percepito come l'uomo giusto per questa missione. Si raccontano cose
incredibili di Abe dotato di una tecnica estremamente efficace; ma disse il maestro: Abe
insegnava alla Legione straniera francese, non eseguite iriminage in questa maniera,
pericoloso per la nuca.
Ogni insegnante tende a mettere in risalto dei punti particolari, ma questi non sono degli
elementi assoluti, ognuno d un'importanza maggiore o minore all'esercizio di alcune tecniche
o a certi modi di praticare. Questo indicativo della poliedricit e complessit dell'arte.
La tecnica cos come il corpo e la materia sono uno strumento di elevazione dello spirito, non
sono fini a se stessi. Chi si dedica solo alla tecnica come se si perdesse nellattaccamento
fisico dato che ci che uno fa e ci che egli pensa, quello egli diviene.
L'ironia di Cervantes sulla prosa ampollosa potrebbe essere un buon viatico per il praticante,
mettendolo in guardia da una vana ricerca della tecnica fine a se stessa che diventa artificiosa
e vuota.
Ciononostante la tecnica non un elemento secondario, lo strumento non meno importante del
fine che ci prefiggiamo. Come potremmo volere il fine se non accettiamo gli strumenti
necessari per ottenerlo (Machiavelli). Se si sta cercando di diventare abili in aikido allora si
deve costruire la mente e corpo per diventare abili in questa disciplina o non si potr mai
avere successo. lo stesso per tutte le arti, argomenta Tada sensei. Se si vuole diventare un
musicista allora si deve lavorare duramente per costruire mente e corpo di un musicista,
oppure nascere con quel talento. Se non si riesce a farlo allora non c' modo che diventeranno
abili. Perch? Perch questo il primo requisito per diventare abili. Questo non qualcosa di
diventare abili.
fondamenti diversi da quelli della nostra tradizione, occorre ripetere senza stancarsi,
praticare, sperimentare, senza lo stress di voler ottenere tutto e subito. Avere la cura del
dettaglio (Dieu est dans le detail, rispondeva Flaubert al probabile figlio naturale Maupassant
che gli chiedeva se Dio fosse morto), attenzione ai particolari, ma non perdere di mira lo
scopo, la direzione che deve avere il nostro essere.
A seconda di quello che si vuole fare, dice il maestro, cambieranno i principi che sono alla
base dell'apprendimento, importante studiare a fondo i principi fondamentali e applicarli
ripetutamente affinch questi si possano radicare nelle profondit dello spirito e del corpo.
Occorre prestare attenzione soprattutto alla condizione di spirito con cui ci si allena: creare
una buona atmosfera. Bisogna poi combattere le proprie debolezze e le paure che vi
sottostanno: se abbiamo paura non possiamo essere tranquilli! Nell'insegnamento dello
"Shunpukan" di Yamaoka Tesshu (1836-1888), ricorda il maestro, si dice che quando si
"ferma" lo spirito si viene a creare un'apertura (debolezza). Il nostro spirito si ferma quando
siamo catturati dalle nostre paure, dai desideri, perdiamo cos la nostra libert (Ariosto
costruisce il castello del mago Atlante in questa maniera).
L'aikido diventa uno strumento di comunicazione profondo (anche con noi stessi) quando la
tecnica ben fatta, ripeteva Hosokawa sensei.
Il mondo nel XXI secolo veloce, frenetico per certi versi, e cambiamenti si succedono senza
sosta. Il nostro modo di praticare deve essere rispondente a quello che viviamo, altrimenti lo
studio asettico delle tecniche diventa semplicemente un'opera di archeologia culturale.
Questo evidente nell'uso della spada, le scuole classiche utilizzavano la spada come uno
strumento bellico, ma oggi che senso avrebbe studiare la spada in questa maniera. Il maestro
disse: non allenarsi come se fossimo nel XVII secolo.
La spada non pu avere oggi il significato che aveva a quel tempo. L'aikido deve essere una
tecnica viva, adeguata alle persone che vivono nel XXI secolo: le arti devono adattarsi per
rimanere in vita a meno che non vogliano finire in un museo. Il divenire una forma
dell'essere, bisogna essere aperti al cambiamento. Ma non correre appresso all'ultima novit.
L'Aikido d grande risalto alla "Via dei Principi Spirituali", o Shinpo no Michi e viene
ritenuta una forma di budo che pu essere praticata nell'epoca attuale. Inoltre, questa via non
riguarda solo il budo, ma anche un metodo che pu essere utilizzato in tutte le situazioni
dell'esistenza. Lo spirito vero del budo, la via che "scorre in fondo al cuore", non in rapporto
con le epoche storiche, ma un sistema che si basa sulla ricerca nei metodi per utilizzare ed
incrementare la forza vitale, che persegue la realizzazione delle facolt di cui l'universo ha
fornito il genere umano. L'obiettivo quello di migliorare le proprie capacit, di vivere meglio
e di essere veramente soddisfatti di se stessi e della propria vita. (in tal senso: Aikido Shihan
Hiroshi Tada - La Lecture Yachimata, http://www.aikidosangenkai.org/blog/aikido-hiroshi-
tada-yachimata, traduzione in inglese di Christopher Li).
Alcune tecniche sono fastidiose o addirittura dolorose (si pensi a nikkyo, ma tutto dipende da
come esegue tori), ma vivere anche un esercizio della pazienza (come sopportare partner
saccenti o presuntuosi) e il dolore in alcune circostanze inevitabile e va affrontato e in una
certa misura occorre convivere con esso.
Praticare come affilare due lame tra di loro, all'improvviso nasce una scintilla e fa divampare
la fiamma della spiritualit che consuma lignoranza, ma se non si pratica costantemente la
fiamma si spegne.
Lo stato di tranquillit del praticante non scosso dalla mutevolezza del mondo esterno
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(gli attacchi portati dagli uke) che non lo colgono impreparato. Una volta il maestro us questa
similitudine: gli attaccanti come se fossero tante pratiche che arrivano nel mio ufficio, ma io
che sono un grande impiegato so subito come collocarle.
Lesecuzione delle tecniche a livello automatico o inconscio, lascia libera la mente del
praticante: come uno specchio che riflette il mondo circostante e non viene catturata dagli
eventi, al contrario di una mente, o di uno spirito catturato dagli avvenimenti che diventa come
ghiaccio ed quindi incapace di riflettere e rispondere adeguatamente ai propri compiti.
La ripetizione di una sequenza invariata e costante di uno o pi movimenti da un lato
serve ad acquisire la tecnica, dall'altro pu rivelarsi una specie di trappola se arriva a
condizionare i comportamenti del praticante, l'esatto opposto dell'insegnamento di Ueshiba; il
maestro disse: in tanti anni, alcune tecniche le ho viste una volta sola eseguite dal fondatore. Le
stereotipie sono tipiche della specie umana ma non degli animali liberi che le manifestano solo
in cattivit, ci rende edotti il Dizionario di Medicina della Treccani. I comportamenti e le idee
stereotipe possono essere particolarmente dannosi e addirittura irritanti in alcune circostanze,
perch rivelano inadeguatezza alla situazione e stolidit della persona. La magnifica penna di
Sir Walter Scott descrive una comica situazione del genere nella gara di tiro con l'arco che alla
presenza dell'usurpatore Giovanni senza Terra vede contrapposti Lockseley (alias Robin tendi
l'arco pi conosciuto come Robin Hood), inviso a Giovanni, e il guardiacaccia Uberto, con
quest'ultimo in difficolt e solito ripetere la stessa frase: Per la luce del cielo! Disse il
principe a Uberto, se permetti che questo birbante vagabondo ti superi, sei degno della forca.
Uberto aveva una sola frase per tutte le occasioni. Se anche Vostra Altezza mi impiccasse,
disse, un uomo non pu far pi del suo meglio. Tuttavia mio nonno tir buoni colpi alla
battaglia di Hastings...
Il diavolo si porti tuo nonno e tutta la sua generazione! Lo interruppe Giovanni.... (W.
Scott, Ivanhoe).
Il mondo mutevole e la nostra mente deve essere flessibile come un arco, e obiettava un
arciere al maestro che lo spingeva a tirare in maniera uniforme: che mai l'uccello si leva in
volo alla stessa maniera e ogni sorriso di donna differente, perch allora tendere l'arco
sempre allo stesso modo (questa per un'estremizzazione dei poeti).
Il Takemusu Aiki l'Aiki che sgorga spontaneamente dal Bu, dallo spirito combattivo, non
uno stile ma un livello di consapevolezza raggiunto dal praticante che non scosso dalle
circostanze esterne.
Questo importante per valutare oggettivamente la situazione in cui ci si trova,
immaginate di essere aggrediti e di avere a disposizione un'arma, anche solo un coltello, anche
in questo caso deve esservi una proporzione tra la difesa e l'offesa arrecata, questo non solo
giuridicamente ma moralmente.
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Usare la mente come uno specchio, e utilizzare la pratica come strumento per pulire lo
specchio, per purificare lio dalle incrostazioni (laikido una forma di misogi, di
purificazione), ha un'utilit che non certamente legata al mero combattimento. Acquisire una
mentalit del genere utile per affrontare le traversie della vita sul piano lavorativo ed
esistenziale.
Fuori di me tanti nemici, nel mio cuore nessun nemico, il mio cuore non odia, non si
contrappone, non preso dal panico, non catturato dagli avvenimenti, dai guai: il mio spirito
rimane libero assumendo una forma di impassibilit che consente di giudicare con razionalit e
di agire con speditezza affrontando le necessit che si presentano.
Rimanere liberi, senza divenire preda della paura, il modo migliore per affrontare le
malattie. Tempu, maestro di Tada sensei, fu per un periodo ospite di Sarah Bernhardt, diva
della Comdie-Franaise, che lo spinse a leggere la biografia di Immanuel Kant; una lettura
che eserciter una certa influenza su di lui. Kant aveva la schiena piegata e un problema
respiratorio, a 17 anni un medico gli disse che il suo corpo era in cattive condizioni ma non la
sua mente e lo invit a studiare il campo che gli interessava. Tempu che aveva grossi problemi
di salute che si riflettevano sulla sua stabilit mentale, fu influenzato da questa considerazione.
Il problema della relazione mente corpo appassionava quindi per motivi personali Tempu, lo Shin shin toitsu
ho da lui creato, basato sull'unificazione corpo mente, deriva dalla sua esperienza di guarigione in Nepal. In
pratica nonostante la malattia la mente pu raggiungere una perfetta serenit, lo stato di assorbimento che il
buddismo e altre filosofie, tra le quali l'aikido, insegnano. Questo stato di concentrazione della mente su un
particolare oggetto per comprenderlo correttamente il samadhi, la condizione di impassibilit della mente
libera da ogni preoccupazione mondana. Questa la voce senza suono, la voce del Cielo, diceva Nakamura
Saburo (il nome Tempu deriva da una tecnica di spada nella quale era particolarmente bravo detta
Amatsukaze = il vento del cielo).
Quando si riesce ad ascoltare questa voce eterea, la coscienza svanisce e diventa vuota, allora
l'energia umana esplica naturalmente e con forza il suo potere di guarigione. Se si in ansia per la
malattia anche un piccolo malanno diventer incurabile perch ci dominer. Tuttavia, diceva Tempu,
per curare la malattia occorre ascoltare la voce del cielo (= entrare nel samadhi, o satori o anjo
daza), allora il nostro naturale potere di guarigione funzioner bene e la malattia sar curata.
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Sono molti i 'classici' che fanno riferimento a questa condizione dello spirito. Scrive Musashi
sull'attitudine dello spirito (Heiho kokoromochi no koto) che in questa condizione la mente non
subisce variazioni a causa delle diverse circostanze (il mondo fenomenico soggetto alla maya); si
sempre la stessa persona, sia che si stia combattendo, sia che si affronti la routine quotidiana. Bisogna
stare molto attenti a percepire sempre la realt da un punto di vista elevato, affrontando ogni
situazione senza tensione, restando calmi e concentrati. importante che il corpo non venga
influenzato dalla mente, e viceversa.
Il modo di vivere nella condizione in cui la mente e il corpo sono uniti la manifestazione della vera
natura della vita umana (questo stato chiamato Shin-Shin-Ichinyo). Questa la condizione migliore
di vivere: per la mente occorre seguire le leggi della vita spirituale e per il corpo le leggi della vita
fisica. Per realizzare questa condizione occorre in primo luogo mantenere una mente positiva e
concentrata, quindi stare allegri e non disperdersi in pensieri inutili. Una persona la cui mente
positiva, vive con gioia e gratitudine ed felice. Il corpo a sua volta deve seguire le regole della
natura ed allenarsi per essere attivi. Questi due elementi devono necessariamente convivere nella
pratica dell'aikido.
La pratica come un viaggio in noi stessi che ha come finalit la guarigione, essa opera in due modi:
reintegrando le energie vitali (una dinamo che ricarica le batterie) e scacciando le energie nocive
(malattie, ansie, tensioni).
Tenchi nage una tecnica di proiezione, la prima che viene studiata a introduzione della vasta serie (meglio
infinita serie) dei kokyu nage (proiezione che serve a rafforzare la respirazione).
Oltre alla proiezione, cio il distacco tra i due praticanti, che la parte finale dell'esecuzione, vi sono due
elementi importanti sui quali utile richiamare l'attenzione.
assimilare a chi tende un arco quasi a mirare da uno spuntone di roccia una preda che passi disotto.
Il tiro con l'arco qui preso a modello non il tiro alla targa o tiro olimpico, ma la tecnica giapponese di tiro
(Kyudo), e anche il tiro istintivo o tiro da caccia occidentale, nei quali le braccia lavorano in opposizione e
l'arciere ha quasi la sensazione di entrare nell'arco (tecnica dello spingi-tira). Mentre in ikkyo e in shiho nage
(due tecniche paradigmatiche) le braccia lavorano all'unisono, qui esse si trovano a muoversi in opposizione,
come in alcune forme del tai chi chuan (il maestro disse: respirazione di tipo cinese).
La posizione centrale nella quale le braccia si tendono ad unire, quasi ad abbracciare cielo e terra, ricorda la
composizione floreale giapponese ikebana. In quest'arte rami e fiori sono disposti secondo un sistema
ternario, spesso a forma di triangolo. Si noti che la posizione base dell'aikido (sankaku) viene a sua volta
assimilata ad un triangolo e rappresenta una concentrazione di forze (ikkyo la tecnica che esemplifica questa
forma geometrica).
al cielo (Shin), il ramo pi corto rappresenta la terra e il ramo intermedio l'uomo. Cos come queste tre forze
si devono armonizzare per formare l'universo, anche i fiori e i rami si devono equilibrare nello spazio senza
alcuno sforzo apparente. Il nome di questi tre elementi "Shin", "Soe", e "Tai" (scuola Ikenobo). Essi
rappresentano nell'aikido (e per quello che pu valere, nella vita) l'elemento rigido, l'elemento flessibile e
l'armonizzazione tra questi due elementi.
Ma lo stelo che punta verso il cielo rappresenta anche la libert necessaria per poter esprimere pienamente
la nostra persona, quindi anche la fantasia e la creativit. In altre parole, la qualit celeste la libert, la
creativit e l'immaginazione.
La "Terra" il regno della disciplina e delle regole, e senza regole le cose cadono a pezzi. Ancora una volta
troviamo un'opposizione tra uno yin e yang che non possono mai esistere da soli, e il tentativo di conciliare
questi opposti: la ricerca dell'armonia nei contrasti. Questa continua ricerca dell'equilibrio tra situazioni
contrastanti (concordia discors) una caratteristica peculiare dell'aikido. Se le cose fossero gi omogenee
non vi sarebbe bisogno dell'armonizzazione.
Il cielo e la terra non sono solo braccia (o rami) che tendono verso l'alto o verso il basso, ma il cielo
rappresenta la diade libert-creativit, la terra la disciplina, l'ordine, l'insieme delle regole. L'umano
l'equilibrio tra cielo e terra, la proiezione rappresenta l'affermazione di questa umanit irrinunciabile.
Ancora in questo senso cogliamo una metafora essenziale del modo di essere del praticante: essere sospesi
tra cielo e terra, tra libert e regole, nella difesa di se stessi e del proprio ambito, di quello che possiamo
chiamare del proprio spazio vitale. Uno spazio nel quale gli altri entrano, nel quale pi correttamente
lasciamo entrare gli altri, persone con le quali entriamo in relazione e che poi lasciamo.
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Della similitudine tra aikido e ikebana parlava il maestro Ikeda Masatomi il quale esplicitamente collegava al
tai, shin e soe, il modo di essere del praticante: non troppo rigido come un militare o una marionetta, non
troppo morbido come una scimmia. L'aikido ci che amalgama e rende equilibrati questi due elementi,
anche il nostro modo di essere nel mondo deve contemperare questi due elementi, una disponibilit e una
dolcezza, un'affabilit del tratto, deve accompagnarsi al rispetto fermo di alcuni principi (o valori) che non
vanno traditi pena la perdita di noi stessi. Se questo capita, ce ne accorgiamo subito.
Si dice che vivere sia solo prepararsi a questo grande salto. Ma sono i viventi che riflettono sulla morte, fino
a che c' questa riflessione vuol dire che siamo ancora vivi. Gassman diceva che portava bene parlare della
morte, anche della morte, solo della morte va bene se gestiamo un'impresa di pompe funebri.
Tutte le religioni sono legate a questo fondamentale interrogativo: c' qualcosa oltre o tutto si spegne come un
tizzone che si consuma.
Due cose temo diceva un uomo di Dio: il momento della morte e quello del giudizio. La paura della morte
tiene l'uomo schiavo e la morte, entrata nel mondo a seguito del peccato, secondo la dottrina cristiana,
l'ultimo nemico ad essere vinto.
Naturalmente si ha repulsione verso qualsiasi cosa arrechi dolore, argomentano gli Yoga Sutra, e nel fluire
della vita la paura della morte (e l'attaccamento alla vita) domina tutti, perfino il saggio. Insomma si
potrebbe continuare dato che a sora nostra morte corporale... nullu homo vivente p skappare. Quindi
questa una riflessione con la quale sono costretti a convivere uomini e culture diverse in ogni tempo e in ogni
nazione.
Insomma, mi disse un tale, a me la morte scoccia! E a chi non d fastidio, gli feci io.
A me urta perch sono un moderato. In politica, gli feci io sorpreso. No, disse lui. Anzi al contrario, io sono
per la rivoluzione continua. Per sono un moderato, continu, nelle cose della vita. Non mi piacciono
soluzioni cos drastiche, come il mai pi, il Nevermore, di Poe. Ecco si dovrebbe morire a tratti e poi
rinascere. Che so sei mesi si e sei no, come uno ne ha voglia, come quel mito dei Romani, la bionda Cerere.
Oppure come i Dioscuri.
Notoriamente la morte mette paura, anche a chi non se lo aspetta (di avere paura): Tempu Nakamura (maestro
di Tada Hiroshi e suo punto di riferimento oltre chiaramente a Ueshiba Morihei) ebbe per un lungo periodo
problemi di salute. Per curarsi divenne medico alla Columbia University, in grado quindi di fare una diagnosi
anche su se stesso (presumibilmente soffriva del mal sottile che tanta importanza ebbe nella letteratura tardo
romantica). Aveva a suo vantaggio esperienze militari di rilievo, in alcune aveva rischiato di rimanerci (era
un agente segreto ed era stato uno dei 7 militari su 113 infiltrati oltre le linee, a tornare vivo dalla guerra
russo giapponese). Proveniva dal daimyo dove nasce il motto Ho scoperto che la via del samurai la
morte: necessario prepararsi alla morte dal mattino alla sera, giorno dopo giorno. Pensava pertanto di
essere preparato, invece accolse la diagnosi con trepidazione. Si spost dall'America in Europa per trovare
medici buoni, ma n la diagnosi, n la prognosi cambiarono.
La cosa che lo importunava di pi, per lui che veniva da una famiglia di samurai, fu la sua irresolutezza, la
debolezza dell'animo, in breve la paura, il non saper accettare l'ineluttabile. Stava tornando in Giappone
quando incontr al Cairo lo yogi Kaliapa, ne fu attratto e lo segu sul Kangchenjunga (la terza vetta del mondo
nel Nepal), qui ritrov la salute psicologica che divenne strumento efficace per ottenere quella fisica: mor
ultra novantenne, fu inoltre un uomo di successo, scrisse molti libri sul management e sul pensiero positivo,
ebbe allievi famosi. Soprattutto approfond lo yoga sotto una guida esperta, per poi reinterpretarlo alla luce
della sua cultura di medico (lo Shin shin toitsu si dice che vanti circa un milione di praticanti).
Pi facile affrontare la morte sul campo di battaglia, in piena salute, all'attacco con i capelli al vento come
mura di Troia, ai trecento che contesero il passaggio delle Termopili, sono tante: basta scorrere le
motivazioni di qualche medaglia alla memoria per accorgersene.
Oda Nobunaga attacc Imagawa Yoshimoto, che poteva contare su 25.000 uomini. Nobunaga allora aveva
solo 26 anni, e non diversamente dai Greci che intonando il peana muovevano all'assalto (l'espressione
ricorre pi volte nell'Anabasi di Senofonte), recit e danz un brano dell'opera di teatro N Atsumori:
La vita umana dura solo cinquant'anni.
Paragonata all'eternit, non che un sogno effimero.
Una volta nato, chi pu evitare di sparire per sempre?
un bell'invito alla morte, dice Itsuo Tsuda. La morte e il dolore sono come i cani che inseguono quelli che
cercano di indietreggiare di fronte a loro. Una volta sfidata, la morte smette di far paura. Di fretta, Nobunaga
manda gi una tazza di riso, salta in piedi e senza aspettare che la sua armata sia pronta si precipita verso il
cavallo, seguito da soli cinque cavalieri. Viene raggiunto, a met cammino, solo da duemila uomini. Appena
terminato il temporale che si era abbattuto sulla regione dove si accampava l'armata di Yoshimoto, che era
pi di dodici volte superiore numericamente, egli la decima e Yoshimoto, il suo avversario, viene decapitato
di qualche metro per paura che il fumo potesse nuocere a degli affreschi. L'attardarsi a conversare con gli
amici mentre nella vasca da bagno gi si era fatto aprire le vene. Il farsele richiudere per poter finire un
ragionamento che lo aveva preso. Un raffinato senza dubbio anche nel distacco sdegnoso che ha di fronte alla
morte con una rappresentazione degna del Fedone. O di quel prigioniero cinese, durante la rivolta dei boxer,
che stava sul carretto condotto all'impiccagione con un libro in mano e che il soldato tedesco fece scendere
per liberarlo. Memore dell'antico detto che ogni giorno deve essere vissuto per intero. Ma anche su questo
argomento gli esempi potrebbero essere tanti quanti l'umanit che ci ha preceduto, amore e morte sono comuni
a tutti gli uomini in ogni tempo e ad ogni latitudine.
Forse come ebbe a dire Tonini, la cosa migliore considerare la vita un magnifico dono e avvicinarci al
giorno della restituzione come ad un ringraziamento per quanto abbiamo ricevuto, anche se non siamo stati
capaci di farne l'uso migliore e a volte siamo stati preda dell'egoismo, della paura, dell'accidia.
La morte poi una metafora della fine, e qui vale il vecchio adagio degli attori, non limitarsi ad essere una
brutta copia di se stessi. Non aspettare dessere un sole che tramonta (ma forse non c' niente di pi bello e
struggente che il tramonto).
Vi poi un altro aspetto: la pratica viene considerata come la via della non paura, il dojo il luogo fisico e
mentale nel quale affrontiamo le nostre angosce, vincendole, imparando a osservare le emozioni, senza temere
ci che ci aspetta, non desiderando a tutti i costi la vita n temendo la sconfitta. un errore essere con la
mente in azioni passate, o impegnati nell'attesa del futuro, necessario vedere la realt nel momento presente
Il dojo un'arena naturale dove si gioca alle frontiere della vita e della morte, sperimentando quella libert di
cui abbiamo bisogno e che oscuramente ricerchiamo.
Il maestro disse: l'aikido diventa molto forte quando diventa una forma di igiene. Questo significa curare ogni
giorno la propria salute fisica e mentale al fine di preservare la propria vitalit: in questo senso la pratica
diventa un'attivit di autodifesa.
Spesso si vive in mezzo all'alcool, al gioco e al fumo, cose intrinsecamente amorali ma che possono diventare
dannose perch ci dominano: abitudini che spesso divengono schiavit. La ludopatia un guaio per molte
famiglie. Arrivati all'et matura ci si accorge che le abitudini diventano la nostra natura. Sradicare una
cattiva abitudine molto faticoso. Non prenderne. Una volta presa cercare di uscirne, non aspettare troppo.
La pratica serve a trovare le energie necessarie per farlo.
L'igiene una forma di pulizia, anzitutto fisica, non solo esteriore ma che riguarda gli organi interni. Esistono
le arti della medicina e della ginnastica, le quali costituiscono la vera cura del corpo (ci ricorda Platone nel
Gorgia). Secondo alcune interpretazioni le diverse tecniche agirebbero come una terapia per gli organi, una
manipolazione mediata dalle mani non diversamente da quanto avviene nello shiatsu (l'agopuntura eseguita
con le mani) o nel seitai (la medicina tradizionale giapponese attraverso lo yuki, la espirazione concentrata),
il kiatsu di Tohei su questa linea di pensiero: cos tori avrebbe quindi la funzione di terapeuta mentre uke di
paziente. Per intenderci ikkyo interverrebbe sul sistema circolatorio e sul cuore, nikkyo sul fegato e
sull'apparato digerente, come kote gaeshi sullo stomaco, sankyo sui polmoni, e via esemplificando, ma se
esiste un'attivit benefica di questo genere non importante conoscere tutte queste rispondenze: cos come per
una medicina non essenziale leggere il foglietto illustrativo per ottenere effetti positivi sulla salute.
Praticare in questa maniera non facile n immediato, serve rilassare, occorre massaggiare anche con forza
(con energia pi corretto), dando energia positiva al partner armonizzando il suo corpo-mente e diluendo
l'energia negativa accumulata, allentando le tensioni presenti nel corpo. Questo l'effetto di una
comunicazione silenziosa e spontanea che si instaura tra i praticanti.
La pratica serve ad alleviare dolori e disturbi anche mentali, a farci volare, a cancellare le miserie del
quotidiano; funziona come un alambicco che consente di mantenere solo lo spirito, quello che importante.
Guardando indietro quante sono le cose importanti, quelle da conservare, quante le preoccupazioni inutili, le
delusioni e le cose che andrebbero abolite. In questo senso l'aikido l'arte della scelta delle cose importanti,
il praticante, non diversamente da quello che volevano i surrealisti, cerca l'oro del tempo.
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Lo stato di benessere dell'uomo non dipende solo dal corpo, un banale mal di denti modifica sostanzialmente
la nostra visione del mondo. L'Organizzazione mondiale della sanit (OMS) definisce la salute come lo "stato
di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia", e questa riscrittura del
Di queste incrostazioni forse presuntuoso dire che possono essere rimosse, ma certo se non spazziamo ogni
giorno la cucina, la polvere si accumula. L'immagine che viene proposta nell'iconografia aikidoistica quella
Spinoza), e la pratica altro non che il liberarsi dalle scorie per riflettere in maniera piena la luce (ognuno di
noi una pietra preziosa!). Su quest'ultima immagine molti hanno lavorato dicendo: ognuno una pietra
particolare, riflette con colori suoi la luce, la colorazione dipende dal tipo di pietra nella sua tonalit, ma il
tipo di luce dipende da come stata levigata la pietra, con quale forma, e forse il lavoro di aggiustamento non
finisce mai dato che siamo pietre viventi.
Qui l'attento lettore noter qualche similitudine con le immagini contenute nell'incipit solenne del Vangelo di
Giovanni.
La maggior parte delle tecniche dell'aikido, la stessa pratica fisica, secondo l'impostazione qui accolta ha
come finalit lo stato mentale di tranquillit, la serenit dell'animo. Questo , o dovrebbe essere, lo scopo
dell'aikido, e viene definita anche Via lunga. Secondo le indicazioni del maestro Tada, istruttore capo
Hombu Dojo, e di cui l'amanuense aspira ad essere Averro, ci sono due metodi di allenamento in Aikido:
Waza non Renma allenamento o affinamento della tecnica, e Ki no Renma allenamento o affinamento del ki.
La pratica di tipo fluido, continuo, indipendentemente dalla velocit di esecuzione che va determinata dai due
praticanti, rappresenta il modo migliore per raggiungere questo stato di benessere; questo inoltre la maniera
pi salutare dal punto di vista fisico e mentale: il corpo si muove con leggerezza, in una danza, senza peso,
come se stesse in acqua. Chi ha praticato anche solo per svago il nuoto, dovrebbe accorgersi della forte
similitudine tra il modo di nuotare, la dimensione fisica del corpo si intende, e il modo di essere del corpo
nella pratica dell'aikido (spalle rilassate, addome leggermente contratto). La pratica del ki no nagare no
renma dell'aikikai italiano un modo eccellente di intendere questo modo di esercitarsi. Se si riesce ad
entrare in questo stato mentale di estrema tranquillit le tecniche nascono spontaneamente, i nostri movimenti
sono come pezzi di un puzzle che rapidamente si compone, si ha l'impressione di riuscire a dominare gli
avvenimenti, le azioni si compiono senza sforzo, quasi come se fossimo portati dalla corrente di un fiume.
Riportando questo stato mentale nella vita quotidiana: si ha voglia di fare, le difficolt sembrano tutte
superabili senza sforzi sproporzionati, riusciamo a trovare la risposta giusta ad ogni problema che la vita ci
pone, abbiamo chiarezza di decisione, non siamo preda di ansie, paure, debolezze, fiacchezza d'animo. In
altre parole la vita sembra sorriderci, anche la tomba lontana ha il profumo di fiori che crescono nel tempo e
non lo strazio dell'agonia.
mentre il corpo inizia a muoversi con leggerezza. Ci accorgiamo allora che nell'esecuzione di un determinato
movimento vi sono altre possibilit, altre modalit di esecuzione, variazioni, prestiamo attenzione al partner
col quale pratichiamo e magari ci chiediamo altre cose. Riconoscere anche a distanza di tempo questa
sensazione molto utile. Serve la fortuna di trovare un insegnante esperto, molti nel migliore dei casi
riescono a spiegare fisicamente l'esecuzione di una tecnica, ma spesso confondono lo strumento con il fine.
Nella maggior parte dei casi si riesce ad apprendere un insieme di tecniche pi o meno bene, ma questo non
apprendere l'aikido, al massimo si diventa imitatori pedissequi di uno stile. Praticando con pi maestri di un
certo livello ci accorgiamo che quasi solo i nomi delle tecniche sono gli stessi, ma che le modalit di
esecuzione sono del tutto diverse. Praticare non pu essere simile al lavoro che compivano gli copisti, n
l'aikido il processo di trascrizione delle informazioni genetiche contenute nel DNA.
Se ci alleniamo bene, cio se si riesce a realizzare nella pratica questo stato mentale di tranquillit (mente
vuota o mushin no shin nella cultura giapponese, guardare il mondo cos com, o anjo daza secondo quanto
dice il direttore didattico dell'aikikai italiano), nel seiza finale possiamo apprezzare la qualit dell'esercizio
svolto: il corpo rilassato, la mente vigile, abbiamo energia per pensare, in bocca sentiamo un sapore dolce
come di una caramella che si scioglie, l'animo soddisfatto: potremmo riprendere ad allenarci o andare a
casa senza perdere la tranquillit acquisita.
Questa via richiede pi tempo, ma pi sicura.
umana, soprattutto di quelle che ci espongono al giudizio altrui: Cicerone (De Oratore) ricordava addirittura
l'utilit dell'emozione nella performance dell'oratore, dicendo che chi non sentiva una forma di timore nel
presentarsi in pubblico era solo uno sfrontato e meritava di essere bastonato.
Le due strade non sono in opposizione tra di loro, possono compenetrarsi. Il controllo della respirazione
come strumento per calmare la mente tipico anche della tradizione occidentale: gli Esicasti e i Padri del
deserto trattano abbondantemente questo aspetto nella preghiera (mantra yoga in altre culture) che una
forma privilegiata di ingresso nella meditazione.
Una condizione mentale simile a quella qui descritta, viene negli studi di psicologia definita come 'esperienza
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ottimale', o anche 'flusso', o come 'trance agonistica' nel linguaggio sportivo. Lo psicologo dal nome
come l'aikido (anjo daza), o lo yoga (samyama = unione tra concentrazione, meditazione e identificazione).
Questa via pi breve (non dieci anni per usare bene la spada, ma uno o due, semper ipse dixit), ma pi irta
di pericoli; per esemplificare: si crede di essere arrivati subito, oppure si prendono fischi per fiaschi, o altro
ancora, come l'indecisione una volta trovato di non avere l'idea che sia proprio quello che cercavamo, se
funzioni o meno, ecc.
Le due vie non sono in opposizione tra loro, la meta unica, esse convergono. Utile alternare i due tipi di
allenamento: un poco a piedi un poco in treno!
Nelle attivit sportive, nel nuoto ad esempio, questa condizione di dice '
La sapienza dello scriba si deve ai suoi momenti di quiete, dice la Scrittura, e occorre saper alternare alla
vita attiva quella contemplativa (che la parte migliore), al negotium l'otium dedicato a noi stessi, alla nostra
cura. Nella pratica dell'aikido questa alternanza presente in tutte le tecniche: all'azione che il controllo e
unaquila, che dopo aver volato ad altissima quota, tornano al proprio luogo di riposo affaticati, cos fa
lanima, la quale dopo avere sperimentato il fenomenico torna in Se stessa, dove pu riposarsi al di l di ogni
desiderio, al di l di ogni sogno (cos da qualche parte nel mare magnum della letteratura upanishadica). O
come Ulisse che inquieto ha vagato per il mondo in cerca di avventure e infine anela Itaca, il suo focolare e
Penelope.
Il seiza il sedere tranquilli una parte essenziale della pratica dell'aikido, questa tranquillit una volta
acquistata, deve essenzialmente essere trasfusa nella vita di tutti i giorni. Sedere in quiete usando la postura
seiza un modo per superare le paure della vita e la sottostante paura della morte, diceva Kisshomaru
Ueshiba. La vita res dura e prima o poi ci possiamo trovare ad affrontare delle difficolt: Brecht che pure
aveva conosciuto a durezza dell'esilio e il dispiacere della patria distrutta, diceva: In mezzo ai terremoti che
dovranno venire, speriamo / Di non lasciare che il Virginia mi si spenga per troppa amarezza.
Stare allegri in ogni caso: in tristitia hilaris, aveva come motto il Giordano Bruno. Una delle qualit
negativi pensieri allegri. Nel seiza si assume una posizione molto seria, quasi severa, ma dietro questa lo
spirito cerca la serenit.
Le mani possono assumere diverse posizioni, spesso per le dita ed i pollici vengono posizionati a formare
un ovale sotto lombelico, punto chiamato tanden o seika tanden (tanden basso corrispondente al secondo
chakra) e che corrisponde al centro dellequilibrio. Eliade (Il mito dell'eterno ritorno) mette in evidenza
l'importanza che ha nella storia delle religioni l'ombelico (Axis Mundi), metafora della centralit dell'uomo
di fronte all'universo.
Dice Kisshomaru che la mano sinistra sulla destra rappresenta la calma (sei o in in giapponese) che
copre gli aspetti attivi (do o yo). Essere tranquilli come il vino che riposa sulla feccia.
I pollici unificano i due aspetti. Il tanden visto come il centro dellessere intorno a cui lhara organizzato,
qui riposano le energie vitali pi profonde della natura collegate ,con il senso della vita e della morte. Qui
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sentiamo le emozioni pi profonde; emblematico il vangelo di Luca:
Quando fu vicino alla porta della citt, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della citt era con
lei. [7.13] Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: Non piangere!. [7.14] E accostatosi tocc la bara, mentre i portatori si fermarono.
Poi disse: Giovinetto, dico a te, alzati!.
In greco ebbe compassione esplanchnsthe, si commuove visceralmente, dato che la radice del verbo
esplanchnsthe (verbo aoristo passivo ci avvisano i grecisti, per cui la versione corretta sarebbe: venne
afferrato da una commozione viscerale) esplanchna = viscere; l'evangelista parla quindi di qualcosa che
non ha a che fare solo con l'aspetto emotivo o sentimentale, ma che scende nella profondit dell'animo della
Siamo noi la causa di noi stessi e il centro, la nostra parte pi intima, il punto da cui la nostra vita vissuta.
Curare noi stessi equivale a curare la nostra vita e il mondo che gira intorno a noi.
Varianti di questa forma di sedere in seiza sono spesso usate, ma questo il metodo pi bilanciato e
rilassante di sedersi.
Le tecniche di meditazione, lo zen per usare una parola oggi forse di moda ma strettamente
inerente all'aikido che una forma di meditazione dinamica, come riflessione su se stessi e sul
mondo, non sono la prerogativa di un gruppo o di un'etnia particolare. La tradizione religiosa
in Occidente certo con enfasi del tutto diverse, ha sviluppato tecniche meditative. Dal punto di
vista 'laico' la meditazione-zen pu per tanti versi avvicinarsi alla sensibilit e riflessione
degli umanisti e dei pensatori occidentali. Montaigne (un pioniere del pensiero moderno) ad
esempio, fu critico acuto delle dottrine troppo rigide e delle certezze cieche, analizz la
quotidianit con una rara capacit d'analisi; e le sue riflessioni sulla condizione umana,
rendono sempre attuale la sua opera: Chaque homme porte la forme entire de l'humaine
condition, mentre per cogliere il nesso con l'argomento di questo scritto, Ueshiba dir di se
stesso (ma forse l'affermazione vale per ognuno): Quest'uomo l'universo.
Non essere catturati da quello che si fa, avere il tempo per pensare, per riflettere su noi stessi e
sul lavoro che facciamo potremmo dire impegnarsi s ma non troppo: se no non naturale. Non
fare cose che vanno al di l delle nostre possibilit. Ma lavorare intorno alle nostre
possibilit: esplorare.
buon segno quando le cose vanno per la mente: guardati che la mente non vadi essa per le
cose, perch potrebbe rimaner attaccata con qualch'una di quelle, ed il cervello, la sera,
viaggio (tada = proprio e ima = adesso). Proprio adesso sono tornato: eccomi! La felicit di
ritrovarsi. Che caro paese il Giappone! Praticando fin dalla giovent, a volte mi sembra di
quale inutilmente si fugge (per quanto andrai lontano mai troverai i confini della tua anima, n
riuscirai a sfuggire a te stesso). Tadaima importante perch ogni incontro irripetibile,
Ichi-go ichi-e (Ichi: uno; Go: tempo, et, opportunit; E: incontro, letteralmente una volta, un
incontro) "solo per questa volta", o "una possibilit nella vita", il termine che descrive
questo concetto culturale legato al famoso maestro della cerimonia del the, Sen no Rikyu
(sulla cui vita il film Morte di un maestro di the, con Toshiro Mifune). Un colpo una vita, si
dice nel tiro con l'arco.
Ma tanti poeti hanno cantato l'attimo fuggente nel quale la vita appare nel suo splendore.
Hic et nunc dicevano i latini, cogli il momento dir Orazio (carpe diem). Giambattista
Vico notava la similitudine tra la lingua giapponese e il latino: Ma in mezzo alla zona
temperata, dove nascon uomini daggiustate nature, incominciando dal pi lontano Oriente,
limperador del Giappone vi celebra unumanit somigliante alla romana ne tempi delle
guerre cartaginesi, di cui imita la ferocia nellarmi, e, come osservano dotti viaggiatori, ha
nella lingua unaria simile alla latina, La scienza nuova, [1725].
L'istante presente non ritorna mai pi. Viviamo nell'impermanenza. Dice Deshimaru (Lo
Zen e le arti marziali): Durante zazen, ogni nostra inspirazione ed espirazione unica e non
ritorna mai pi. Ieri era ieri ed oggi oggi. Dico sempre che bisogna concentrarsi "qui ed
ora", creare "qui ed ora". Cos ci si rigenera, ci si rinnova.
sigaro; e se / nel groviglio del traffico o in curve strette / si spegneva, lui mi spingeva via
dalla guida. Durante / la corsa raccontava anche barzellette e se io, / troppo intento alla
guida, non ridevo, mi strappava / il volante di mano. Mi sento insicuro, diceva. / Io,
passeggero, mi spavento se vedo / che il guidatore dell'auto troppo intento / alla guida. //
Da allora quando lavoro / mi guardo bene dallo sprofondarmi troppo in quello che faccio. /
Mi impongo pi d'una volta di guardarmi in giro, / talora interrompo il lavoro per
conversare con qualcuno. / Mi sono disabituato ad andare cosi forte / da non poter fumare.
Penso / al passeggero. (Il passeggero, B. Brecht).
Certo quando il momento di raccogliere le mani (e la mente) non devono restare inoperose.
Chi vive e riesce sempre vincitore? Non esistono persone cos fortunate. Prima o poi ognuno
deve fare i conti con il sapore amaro della sconfitta. Tutto nel mondo continuo rivolgimento e
nei momenti bui occorre saper preparare il proprio bagaglio nell'attesa di tempi buoni. Le
ombelicale.
Tutti i nati da donna hanno l'ombelico, questo rappresenta il nostro passato, quando
pratichiamo concentrandoci sul nostro ombelico lo facciamo con tutto il nostro essere.
Praticare come riempirsi di ki (Ueshiba), di energia, pi semplicemente possiamo
paragonare il corpo-mente ad una palla, se sgonfia non rimbalza, praticare come usare un
gonfiatore per non restare a terra (Fujimoto).
Anche l'analogia tra gonfiatore e ruote di una bici pu essere esplicativo: se le gomme non
sono a pressione camminiamo lo stesso, ma con fatica, possiamo percorrere le stesse distanze
con uno sforzo inferiore se le gomme sono ben regolate, la catena oliata ecc. In questo senso
praticare come mettere a punto la bici.
Sette volte sono caduto e otto rialzato, (Nanakorobi yaoki) questo proverbio giapponese
spesso citato, forse significa ch e la vita ti butta gi, ci che ti viene chiesto di
rimetterti in piedi, una volta di pi. In effetti sottintesa la stessa metafora del
giunco flessibile (tante volte utilizzata nel judo e nell'aikido) che lascia cadere la
Goethe dir che non forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo si rialza.
spenta, di poco valore. A loro non viene svelata la bellezza della vita che nel risorgere. Lord
Jim (personaggio, si dice, infinitamente pi affascinante dell'eroe senza macchia e senza
paura) in un momento di debolezza abbandona la nave che sta affondando e i pellegrini che vi
sono sopra saltando sulla scialuppa di salvataggio, venendo meno ai suoi ideali e ai compiti
che si era prefissati. Tutti noi prima o poi saltiamo sulla scialuppa e passiamo il resto della
vita a rammaricarci di quello che abbiamo fatto nel tentativo di recuperare la verginit perduta.
Saru mo ki kara ochiru, dicono i giapponesi cio anche le scimmie cadono dagli alberi
(nessuno perfetto, diremmo noi), sul ring o fuori, non c niente di male a cadere, sbagliato
per rimanere a terra: la felicit pi grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi
dopo una caduta (forse il sacramento della confessione ha a che fare con questo sentimento).
Anche nel judo si spiegano le ukemi come un metodo di salvaguardia del corpo nel corso di
una caduta a terra: uke = ricevere, mi = corpo. Quindi per estensione sar: ricevere il corpo,
attutire l'impatto del corpo, proteggere il corpo dall'impatto con il suolo. Nell'aikido le ukemi
sono un poco diverse da quelle studiate nel judo, pi leggere. Nelle mae ukemi (cadute frontali
rotolate) non si rimane a terra ma ci si rialza e ci si rivolge verso tori, questo perch l'uso
marziale (la marzialit classicamente quella di contendenti armati) delle ukemi frontali
quello di trovare lo spazio-tempo per sfoderare la spada, quando ci si trova in una situazione
di svantaggio nel quale l'altro contendente ha gi sguainato la sua (ipse dixit).
Nella pratica vi inoltre una dimensione aerea nella quale le cadute si succedono
incessantemente, quasi come se avessimo le ali, con il procedere dell'et forse questo aspetto
si attenua un poco, ma il senso di leggerezza rimane.
Il compito dell'aikidoka non quello di vincere, ma di continuare a muoversi e cadere
serenamente. Nella caduta si acquistano forze per la risalita.
A) Guerra e pace
Pur basandosi sulle tecniche di combattimento dei samurai nel Giappone feudale, laikido si
sviluppato in unarte di non-combattimento: come la meditazione, un modo virile di vivere
per le persone che ricercano la pace della mente e l'armonia nel mondo.
Ha in faccia
i suoi lineamenti orridi (B. Brecht, Chi sta in alto dice: pace e guerra).
Ma la storia piena di nefandezze, anche quella attuale, non detto che sia lumen vitae, e
sembra che gli uomini si accaniscano a ripetere gli stessi errori sia individualmente che
purtroppo collettivamente. In un piccolo capolavoro scritto: Tutta questa storia, disse il
duca d'Auge al duca d'Auge, [] una miseria. Non si trover mai una via d'uscita? [] Non
c' gaudio in me che lei non dissecchi (Raymond Queneau, I fiori blu). Stufi delle umane sorti
felice di averle dedicato la vita, ma se non potessi pi praticare preferirei fare il contadino.
Nonostante tutte le polemiche (sacrosante) la giustificazione maggiore dell'Europa unita quella di avere evitato guerre tra i
paesi aderenti da oltre settantanni. Si pu obiettare che l'Europa diventato un paese vecchio, e questo anche a causa della
mancanza di guerre: la sola igiene del mondo come voleva quell'esaltato di Marinetti (ebbe per il coraggio di contestare le leggi
razziali), che aveva una concezione erotico-estetica della guerra e a sessantasei anni suonati segu l'Armir nella disastrosa
campagna di Russia, perdendovi una gamba per poi morire dei postumi, e non pago, dal letto di morte scriveva per i militi della X
Mas: Non vi grido arrivederci in Paradiso che lass vi toccherebbe ubbidire all'infinito amore purissimo di Dio mentre
voi ora smaniate dal desiderio di comandare un esercito di
ragionamenti e perci avanti autocarri.
Volendo forse imitare Omero che paragona il figlio di Priamo che scende tutto armato dalla rocca per lanciarsi alla battaglia, al
destriero ben pasciuto avvezzo a lavarsi nella bell'onda del fiume, che rotti i legami e alzando la testa superba con la criniera che
gli accarezza il dorso, esultando nella sua bellezza, corre per l'aperto campo verso le cavalle e ai pascoli noti, facendo risuonare
cogli zoccoli la terra (Iliade, VI).
Altri dicono che l'Europa una guerra la combatte verso sud dovendosi difendere da masse di
migranti (invecchiamento e immigrazione sono forse collegati). Eppure tutto questo poco,
niente, di fronte alle generazioni che diedero la loro vita per le giuste ragioni dei loro
governanti, sui campi della Somme o nelle steppe desolate del Don.
L'amore per la guerra pu prendere chiunque, Tolstoj (l'ispiratore di Gandhi) nella sua
esperienza a Sebastopoli nella guerra russo-turca, scrive al fratello: Ai tempi dell'antica
Grecia non vi fu pari eroismo... e non posso che ringraziare Dio di vivere in un tempo cos
glorioso. Ma dopo pochi anni si voter alla rigida morale cristiana di 'non resistere al male',
e nel corso della guerra col Giappone (alla quale partecip Ueshiba Morihei venendo
decorato, siamo nel 1904), tent di coinvolgere in una mediazione di pace i buddisti zen,
rimanendo stupito dal loro atteggiamento nazionalista e interventista, nonostante pretendessero
di propagare un insegnamento basato sul rispetto della vita. Soyen Shaku, maestro di Daisetz
Suzuki il divulgatore delle dottrine zen in occidente, fu assistente spirituale per l'armata
giapponese durante la guerra russo-giapponese tra il 1904 e il 1905, e alle richieste di Tolstoj
per unirsi a lui nel denunciare la guerra, rispose con un rifiuto, concludendo che "...qualche
volta, l'omicidio e la guerra diventano necessari per difendere i valori e l'armonia di un
popolo, una razza o una persona innocente". Dopo la guerra Shaku attribu la vittoria del
(ammirato da Mishima) preparandosi alla marcia dei legionari per Ronchi, bench riferito al
suo corpo febbricitante: lo spirito domer la carne miserabile...
Non basta disprezzare la guerra, la febbre del denaro e i nazionalismi. Bisogna sostituire a
questi idoli un un altro credo, diceva Hesse, altri valori. In questo senso l'aikido pu essere
un'epica della pace.
La beat generation e successivamente il movimento degli hippies (miti della giovent di chi
pena di citare la Pivano, l'amica di Hemingway le cui traduzioni dal verso lungo sono un dono
che condivide con l'altra allieva di Pavese, la Calzecchi Onesti dalle belle traduzioni
forse un limite, non comprendendo che forse i motivi di fondo erano antropologici: la richiesta
delle nuove generazioni di un posto che era occupato saldamente dagli anziani e dal quale si
sentivano esclusi.
Si pu dire che i 'figli dei fiori' fossero degli illusi, che combattessero contro i mulini a vento,
ma le generazioni successive non hanno saputo fare di meglio che adeguarsi alle idee
dominanti, aliene ad ogni critica e succube del pensiero unico. Non dare spazio ai giovani, alle
loro proteste anche radicali, non avere saputo accettare un grado di conflitto che senza essere
distruttivo, portasse per le generazioni a riflettere e a schierarsi, a credere in se stesse, una
delle cose che ha portato, secondo chi scrive, all'indebolimento della nazione italiana. Un
certo grado di conflittualit inevitabile nelle democrazie, il prezzo della libert, i paesi nei
quali non c' conflittualit valgono poco, quelli dove questa sfocia in violenza e guerra civile,
niente. Per valere qualcosa le democrazie devono essere sospese tra questi due estremi. Anche
qui la conflittualit dovrebbe essere incanalata verso scopi produttivi: l'aikido tenta questa
alchimia. Come la pietra filosofale degli alchimisti vorrebbe tramutare il piombo dell'odio
nell'oro dell'amore. Ma questa alchimia non sempre riesce, nemmeno sul tatami.
Molto spesso si fa riferimento all'aikido utilizzando il termine arte marziale, cio un'arte della
guerra, un'applicazione a mani nude o con le armi dei testi classici di Sun Tzu (L'arte della
guerra) o di Miyamoto Musashi (Il libro dei cinque anelli); e il legame dato dall'energia
necessaria per affrontare una competizione nella quale si gioca la vita, dove l'alternativa non
vincere o perdere come in uno sport, ma vivere o morire come nell'ordalia. Quanta lucidit e
forza d'animo occorre per affrontare un combattimento del genere! Ma la stessa energia
andrebbe messa nelle cose della vita.
Alcuni vedono nella pratica di quest'arte una metafora di quanto avviene in altri ambiti, il
campo di battaglia in pratica quello che negli studi aziendali viene detto arena competitiva.
In effetti si pu ritenere che questa interpretazione abbia una sua validit. L'aikido prima della
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seconda guerra effettivamente era praticato come un'arte marziale, ma i praticanti erano
ufficiali: praticare era come imparare a dirigere altre persone (ipse dixit).
un'attivit che pu essere utilizzata in frangenti complicati della vita, situazioni nelle quali le
probabilit di uscirne indenni sono basse, l'aikido serve ad aumentare queste probabilit. In
questo senso l'aikido un'arte vitalistica. Degli allievi dell'anteguerra non tutti fecero ritorno
in patria, ma quelli che tornarono raccontavano delle loro esperienze e dell'utilit della pratica
dell'aikido in situazioni estreme e di come grazie alla mentalit acquisita fossero riusciti
indenni da situazioni di grave pericolo: correre su un campo di battaglia non la stessa cosa
che correre nel chiuso di un dojo, questo pu avvenire solo se si forgia la mentalit.
Inoltre, seppure presente in tanti maestri una componente filosofico religiosa, l'aikido non deve
essere confuso con una religione. Pur avendo per gli occidentali di cultura cattolica tratti
similari al cristianesimo (e una componente di natura cristiana e sicuramente pacifista, era
presente nell'Omoto Kyo), non professa il porgi l'altra guancia. Questa certo una
encomiabile scelta personale, ma forse non la si pu imporre a tutti.
Secondo Aurobindo la non violenza gandhiana (la resistenza passiva deve e pu funzionare
mentre la forza non pu che essere sconfitta, Lettera di Gandhi a Tolstoj), ebbe successo in
India perch la controparte erano gli inglesi, ma avrebbe sortito scarsi risultati contro i nazisti.
Il riferimento di Sri Aurobindo ad un episodio della seconda guerra occorso in Polonia, nel
quale degli alunni delle elementari non omaggiarono il folle dittatore con dei fiori e per questo
fecero una brutta fine loro, le famiglie e gli insegnanti compresi (tante cose si possono
rimproverare ai nazisti ma non che non prendessero sul serio quello che facevano).
Scrive in una delle sue lettere Aurobindo: C una verit nell'Ahimsa (non violenza), c
anche una verit nella Distruzione... generalmente la non-violenza meglio della violenza,
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eppure qualche volta la violenza pu essere la cosa giusta.... Secondo Agostino (e questa sar
pi o meno la dottrina della Chiesa): Per i malvagi, fare la guerra una fortuna; per i buoni,
tuttavia, la guerra una necessit (De Civitade Dei). Personalmente sentirei di condividere la
Quindi pi che un'arte marziale (bujutsu), termine esplicitamente rifiutato dal fondatore il
quale amava definire l'aikido come l'arte della pace, la possiamo chiamare un'arte vitale,
un'arte che lotta per la qualit della vita di ognuno, anzitutto di noi stessi e del mondo che ci
circonda.
D) Do e Jutsu
Jutsu significa tecnica, e i jutsu sono attivit finalizzate all'acquisizione delle tecniche,
mentre Do sta per via, metodo, principio strumento per; do apparentato con il
termine cinese tao. Studiare un jutsu rappresenta lapprendimento di una tecnica usata per
raggiungere un obiettivo, la cui finalit legata all'utilizzo della tecnica. Studiare un Do
rappresenta un percorso per trovare luomo che in noi. Un cammino che chiunque pu
intraprendere e che stato creato per essere seguito da tutti (Tamura). L'aikido un metodo di
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meditazione in movimento che non ha nulla a che fare con l'idea del confronto fra chi forte
chi debole, non serve a scoprire chi vince (Tada). L'aikijutsu per intenderci era uno dei
vecchi nomi dell'aikido.
Il maestro disse: s vero nell'anteguerra l'aikido veniva studiato come arte marziale, ma non
da marinai bens da ufficiali, persone che avevano la responsabilit della vita di altre persone.
Praticare l'aikido come imparare a dirigere una nave.
Alcuni ufficiali della marina militare giapponese erano nel novero degli allievi di Ueshiba, la
sua dimostrazione di lancia corta (yari) davanti al primo ministro Gonbei Yamamoto (zio e
padre adottivo di Isoroku Yamamoto il capo della marina militare giapponese durante la
seconda guerra mondiale) avvenne per merito di un suo allievo (ammiraglio Takeshita). Questi
contatti peraltro gli consentirono di non essere arrestato per la sua partecipazione alle
iniziative pacifiste promosse dalla comunit Omoto Kyo (come avvenne ad Onisaburo
Deguchi). Occorre ricordare che tra le finalit dellmoto Ky spiccavano il tentativo di
armonizzare le diverse tendenze religiose e la giustizia sociale, con un'attenzione
allagricoltura naturale e la pratica delle belle arti come strumento di elevazione spirituale (le
ceramiche di Deguchi, almeno quelle conservate, molte vennero distrutte dai militari, si
trovano nei principali musei giapponesi). Come noto Ueshiba non vide di buon'occhio
l'avventura militarista che port alla seconda guerra mondiale, il volontario esilio a Iwama
da collegarsi proprio a questo rifiuto morale.
Ciononostante non imped la partecipazione dei suoi allievi all'avventura bellica, n lo poteva,
in quanto molti erano ufficiali e di grado elevato, compreso il primo ministro durante la guerra
Tj Hideki, poi impiccato dagli americani nel 1948 (commovente la sua ultima lettera
indirizzata alla moglie: ma si sa, gli uomini quando stanno per morire cantano).
Nel corso della guerra i militari desideravano fare uso della mentalit che deriva dalla pratica dell'aikido.
Vedete, la maggior parte delle persone non hanno sconfitto nemmeno una sola persona sul campo di battaglia.
Tuttavia, ci sono stati alcuni casi eccezionali di imprese militari. Guardando le statistiche, quelli erano tutti
gli studenti di Morihei Ueshiba. Questo era dovuto all'uso della spada (mentalit) dell'Aiki. Naturalmente,
Secondo quanto O-Sensei mi ha detto direttamente, in Showa anno 18 (1943) c'era una proposta per eliminare
tutti gli altri budo e diffondere solo l'aikido, dal momento che non c'era niente di pi utile nella lotta corpo a
corpo come l'aikido.
Forse la remora del maestro a mettere su carta il suo pensiero deriva da questo substrato culturale. Non
diversamente Platone nega piena validit a qualunque discorso scritto: solo la comunicazione diretta tra
maestro e allievo capace di innalzare l'anima dello studente verso la vera conoscenza, per cui solo la
parola viva l'unico mezzo in grado di penetrare nell'animo di chi ascolta. Verba volant (per gli antichi
superiori allo scripta manent), sono le parole alate di Omero in grado come frecce di infiggersi nell'animo
dell'ascoltatore: l'abilit oratoria di Pericle, le cui parole rimanevano come un pungiglione, un esempio
classico del genere. Ishin denshin la presenza, la capacit di penetrare intimamente nel dialogo interiore
dell'altro, emblematico il Vangelo di Luca: Seguimi. Ed egli lasciato tutto si alz e lo segu. Come potrebbe
altrimenti una sola parola fare abbandonare il proprio lavoro, le proprie abitudini e il mondo fino allora
vissuto?
Il maestro disse: sono passati cinquant'anni da che ho lasciato Ueshiba, ma potrei ripetere ogni sua parola,
potrei parlare per un anno e ancora avrei da dire.
Gli esercizi del ki no renma, quelli di meditazione e di visualizzazione (mental training), hanno una forte
attinenza con gli esercizi di mnemotecnica (che tanto appassion Giordano Bruno) della tradizione
occidentale, e sono utili a rafforzare questa fondamentale qualit della mente umana. Come noto la Tecnica
dei loci e quella delle Imagines Agentes sono legate alla visualizzazione: Ben vide Simonide o chiunque ne
sia stato l'inventore che le impressioni trasmesse dai nostri sensi rimangono scolpite nelle nostre menti e che
di tutti i sensi il pi acuto quello della vista (Cicerone, De Oratore).
L'aikido un dialogo non verbale, una forma di comunicazione tacita di emozioni e di esperienze. Questa
intesa non verbale che si crea nella pratica una comunicazione silenziosa, apparentata alla tacitness degli
studi di organizzazione aziendale, si tratta pertanto di un fenomeno universale, anche se viene ritenuta tipico
della cultura giapponese. La pratica deve essere percepita come una relazione che si instaura con il cuore o
stesso, se al di l delle professioni verbali, ha disponibilit nei nostri confronti, se insicuro, se ha subito
traumi e cos via.
Serve acquisire la capacit di ascolto degli altri e di noi stessi, solo cos riusciamo ad apprendere e a
migliorarci.
L'aikido non un modo per vincere o schiacciare gli altri, un dialogo che serve a correggere la discordia
nella nostra mente. I nemici da battere sono i diavoli nel nostro cuore. Un'arte che vuole armonizzare i viventi
sapendo che la vera vittoria (masakatsu) essere padroni di se stessi (agatsu). Per fare questo occorre avere
la sensibilit di cogliere l'attacco fin dal suo insorgere (katsuhayabi = una velocit che trascende lo spazio e
il tempo), senza produrre offese. L'ambizione di fondo quella di migliorare il mondo. Prima ancora che un
evento si verifichi vi sono dei campanelli che suonano nella nostra mente e ipotesi di soluzione si affacciano
spontaneamente.
Il ki viene considerato una forma di energia spirituale, un'ispirazione sottile che pervade le
membra e la mente. Qualcosa che in circostanze molto particolari, si riesce a sentire. Forse
quello che inconsciamente molti praticanti desiderano sperimentare. Una buona ricerca.
Riuscire a sentire, a tratti, sia separazione che integrazione intima, identificazione a tutti gli
effetti, tra corpo e mente. Immediatamente comprendere una situazione e controllarla. Una
forma di esaltazione come navigare col vento in poppa.
Nel Mahkvya (grande Kavya), un genere di poesia epica indiana della letteratura classica sanscrita, ricorre
la ultracitata espressione Tat tvam asi, "Io sono Quello" (D'Annunzio la fa pronunciare a Sperelli nel
Piacere). Tat rappresenta ci che rimane immutato prima e dopo la creazione, e non ha nome n forma (lo
spirito nella sua essenza). Tvam si riferisce al complesso psicosomatico che ha nome e forma; dotato di
corpo, mente, intelletto ed appartiene al mondo fenomenico. La tripartizione del Bhagavad Gita (il testo
sacro degli Hindu) si basa sulla ricerca di questa identit: il karma yoga ha la natura del 'Tu', il bhakti yoga
ha la natura di 'Quello' e gli ultimi sei libri, detti asi-pada, trattano la ricerca dell'identit tra anima
individuale e Assoluto. La lettura dell'aforisma acquista maggior significato in collegamento con altri due
dello stesso universo culturale: Prajnam Brahma, "L'Assoluto la pi alta Sapienza"; e Aham Brahmasmi,
"Io sono il Brahman".
Si dice che il canto del Soham si leva quando siamo in sintonia con l'infinito e ascoltiamo la voce senza
suono dell'anima. Yat te rupam kalyatama tat te paymi yo 'sav [asau purusah] So'ham ASMI: La luce
che la tua forma pi bella, lo vedo. Io sono quello che Egli (Isha Upanishad). Suggestiva la traduzione
dell'ultima parte della frase che richiama il Io sono colui che (Ehyeh-Asher-Ehyeh, Esodo 3:14, ma anche
Giovanni 8, 58). Soham, o "Sono io", un'espressione comune alle varie Upanishad e ricorre nella letteratura
shivaita, e ha a che fare con le vibrazioni legate all'inspirazione e all'espirazione: soham, il riconoscere se
stessi, l'essere presenti, sentire la propria vibrazione, deve essere una costante nella pratica dell'aikido,
esercizi specifici che possono allenare questo sentimento sono quelli di respirazione, l'aum no kokyu e
l'overthone.
A volte per poter sperimentare questa condizione occorre abbandonare mente e corpo, perseguire la via del
distacco da tutto. Questa una particolarit che il misticismo occidentale condivide con le filosofie orientali.
Distacco significa perdere i legami, spostarsi in un'altra dimensione, lasciare le proprie aspirazioni, i
desideri, cosa che pu essere dolorosa, ma ci implica anche lasciare le proprie angosce, le paure, le
preoccupazioni: una forma di rigenerazione. Questo significa meditare sul vuoto, sul non essere, abbandonare
l'io senza paura, come lietamente addormentarsi e sognare. O forse entrare in un sonno senza sogni (il
transquarto).
Un giorno, mentre il maestro Yueshan Weiyan stava seduto (in zazen), un monaco gli domand: A cosa state
pensando (in quella postura) cos immobile?
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Il maestro rispose: Sto pensando di non stare pensando (fu shiry).
Il maestro rispose: Non pensando (hi shiry). Eihei Dgen (1200-1253), Shbgenz - capitolo 12, "Zazen
shin").
Questo filone interpretativo dell'aikido consente di affacciarsi verso altri orizzonti, come la trattazione del
maestro del koan del suono di una mano sola, la vibrazione senza suono, il koan del maestro. Il vuoto il
suono di una mano sola, la risposta per certi versi una non risposta, perch si colloca seguendo un sentiero
laterale, in un campo del tutto differente. Il non essere pieno di essere.
Per raggiungere questa meta, si dice che la migliore strategia si basa su risposte illimitate, come forgiare
diecimila spade da utilizzare per aprire la strada a decine di migliaia di principi vitali. Non c' augurio
migliore per chi si avventura sulla via.