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La storia del Judo e quella del suo fondatore Jigoro Kano sono inseparabili. Nato a Mikage nel 1860, ebbe
un’infanzia tutt’altro che semplice. Molto intelligente, ma di corporatura gracile e minuta, era spessovittima
della prepotenza e dello scherno dei suoi compagni di classe. Nel 1877, in contrasto con le idee del padre,
decise di avvicinarsi al jujitsu, sotto la guida del maestro Fukuda Hachinosuke e Yagi Teinosuke presso la
scuola Tenshin-shinyo, il cui nome può essere tradotto come “spirito come il salice” (riferendosi alla flessibi-
lità dell’albero) . In questo dojo le tecniche insegnate vertevano soprattutto sugli shime(strangolamenti) e
sui katame (tecniche di immobilizzazione a terra). Alla morte del maestro Fukuda, Kano divenne il maestro
del dojo, ma questo non fermò la sua voglia di apprendere le Da giovane imparai il jujitsu sotto la
arti marziali e di perfezionare se stesso. Studiò per qualche guida di molti illustri maestri. La loro va-
sta conoscenza, frutto di anni di pratica e
anno presso il dojo dei maestri Iso e Iikubo, specializzati so- ricerche costanti mi fu di grande aiuto. A
prattutto in tecniche di proiezione. quel tempo ogni uomo presentava la pro-
pria arte come un insieme di tecniche.
Fu proprio durante questi anni di duro allenamento che Jigoro
Nessuno era in grado di discernere ed in-
Kano inventò qualche nuova tecnica di proiezione e spostò la terpretare il principio guida alla base del
Jujitsu.
sua attenzione sul riformare il jujitsu, convertendolounasorta
Jigoro Kano
di nuovo sistema. L’essere stato a contatto con diversi maestri
e con diversi sistemi di insegnamento lo aveva portatoariflet-
tere sulla natura stessa del jujitsu. “Qual è il principio che è alla base di quest’arte?”. Questa era la domanda
alla quale Kano voleva trovare una risposta. Dopo un’attenta analisi delle tecniche che componevano il si-
stema del jujitsu, sembrò intravedere una caratteristica comune a parte delle tecniche: utilizzare al meglio
l’energia mentale e fisica. Solo le tecniche che rispondevano al principio potevano entrare a far parte del
nuovo sistema di Kano, le alte dovevano essere eliminate. Nacque quindi il Judo.
Le parole Judo e Jujitsu sono scritte con due caratteri cinesi. Il primo ju è comune ad entrambe, e vuol dire
cedevole. Il significato del carattere jitsu è tecnica,arte mentre do significa via. Quindi il Jujitsu è l’ “Artedella
cedevolezza” , il Judo è la “Via della cedevolezza”. La scuola di Judo fondata da Jigoro Kano , il Kodokan è “la
scuola per lo studio della Via”.
Nei tempi in cui si allenava al dojo Tenshin-shinyo, si trovò nella si-
Immaginiamo di avere una forza fisica
pari a sette e di trovarci ad un uomo la cui tuazione di dover affrontare un energumeno di 200 libbre, Kenkichi
forza è uguale a dieci. Ora se l’uomo mi Fukushima. Essendoci più di 100 libbre di differenza Kano inevita-
spingesse con il massimo della sua forza,
sono certo che finirei a terra anche se mi bilmente fu sconfitto. Questa sconfitta lo portò ad una riflessione
opponessi con tutta la mia resistenza fi- interiore che si ripercosse anche sul modo di allenarsi del giovane
sica. Ma se invece di oppormi, io cedessi
praticante: battere Fukushima era diventato il suo obiettivo princi-
in modo proporzionale alla sua spinta, in-
dietreggiando con il corpo e mantenendo pale. Dopo diversi tentativi Jigoro mise a punto una nuova tec-
l’equilibrio, sono certo che l’avversario
nica con la quale battè facilmente il suo avversario: nacque Kata
perderebbe il suo equilibrio fisico. Indebo-
lito dalla posizione disagevole in cui si Guruma (o “mulinello sulla spalla”). A questa susseguirono altre
trova, l’avversario non sarà più in grado tecniche quali Ukigoshi e Tsuri-Komi-Goshi.
di utilizzare tutta la sua forza, che in tali
condizioni sarà pari a tre. Io avendo man- Fu a 22 anni, nel 1882 che Jigoro Kano fondò il suo dojo. Questo
tenuto l’equilibrio fisico, avrò a disposi- non coincide propriamente con la nascita del Judo. Infatti Kano per
zione una forza sempre pari a sette. A
questo punto mi troverò in una situazione
istruire i suoi studenti si serviva del maestro Iikubo, quindi il jujitsu
di vantaggio sul mio avversario e potrò era l’arte marziale dominante. La trasformazione del jujitsu in Judo
sconfiggerlo utilizzando solo metà della
fu lenta e graduale, è difficile stabilire un momento preciso. Molti
mia forza, e mantenendo l’altra disponi-
bile per qualunque altra evenienza. legano la transizione definitiva all’episodio in cui Jigoro Kanoscon-
Jigoro Kano fisse per la prima volta il maestro Iikubo: quel giorno, durante un
allenamento di randori, Kano bloccò qualsiasi tecnica di Ikubo, poi
usò le sue “Ukiwaza” e “Ukiotoshi” per proiettare il maestro non
meno di tre volte.
Kano spiegò: “Costringi il tuo avversario a rendere il suo corpo rigido e senza equilibro, e allora, quando sarà
senza aiuti, tu attacca”. Il maestro Iikubo rispose: “Da ora in avanti, tu insegni a me”. 1
I gradi di cintura
A cosa servono?
Le cinture servono per identificare il
grado di esperienza acquisito dal Ju-
doka. I gradi vengono attribuiti in base
al suo livello tecnico, la sua capacitànel
combattimento, ma anche la sua capa-
cità di mettere in pratica gli insegna-
menti morali imparati a lezione. Le cin-
ture di colore dal bianco al marrone
corrispondono alle classi, chiamate KYU. Al di sopra dei Kyu ci sono altri gradi chiamati Dan:
Talvolta la cintura rossa può essere usata da atleti agonisti in contrapposizione alla cintura bianca per iden-
tificare i due judoka.
Come ci si comporta in palestra?
Il Judoka che si appresta ad apprendere la disciplina del Judo deve necessariamente seguire poche semplici
regole.
RITZU-REI
Il Ritzu-rei è il saluto in piedi.
Schiena dritta, braccia distese lungo al corpo, talloni uniti e punte leg-
germente divaricate;
Chinare il corpo di circa 20/30 gradi.
Il Ritzu-rei è un saluto usato in diverse occasioni. In particolare è buona norma eseguire il Ritzu Rei :
OGNI VOLTA che si sale o si scende dal Tatami, con lo sguardo rivolto al ritratto di Jigoro Kano (ge-
neralmente presente in ogni Dojo),
OGNI VOLTA che si invita un compagno a combattere con noi,
Occasionalmente all’inizio e alla fine di ogni allenamento,
All’inizio e alla fine di ogni Shiai.
ZA-REI
Za-rei è il saluto a terra.
Gli allievi si dispongono in riga lungo la “zona rossa”, in ordine di cintura, dal grado più basso al grado
più alto in linea di fronte al Maestro e tutte le cinture nere. Il capofila è colui che ha il conseguito il
grado di Kyu da più tempo;
La schiena deve essere dritta, le braccia vanno distese lungo al corpo, i talloni uniti e punte legger-
mente divaricate, lo sguardo rivolto al Maestro;
Al segnale del capofila SEZA, i Judoka si inginocchiano. Per inginocchiarsi correttamente occorre flet-
tere prima il ginocchio SINISTRO e solo in seguito il ginoc-
chio DESTRO;
5 Za Rei
Non alzarsi fino a che il Maestro non avrà autorizzato il capofila a dare il comando KIRIZTU . Per
alzarsi si solleva prima il ginocchio destro, e successivamente il ginocchio sinistro.
Le Cadute (UKEMI)
A cosa servono?
Le cadute sono una parte essenziale ed imprescindibile
nella pratica del Judo. Imparare a cadere correttamente
significa evitare traumi in seguito alle proiezioni e con-
sentire quindi una pratica del Judo in piena sicurezza.
Per questo motivo è essenziale curare ogni aspetto
delle cadute, dal passo iniziale, alla battuta finale. Esi-
stono quattro cadute, in giapponese UKEMI.
7 Ecco perchè è importante saper cader correttamente
USHIRO UKEMI
Il Judoka che si appresta ad eseguire l’ Ushiro
Ukemi, cioè la caduta all’indietro, si posi-
ziona in posizione eretta, con le braccia tese
in avanti perpendicolari al proprio corpo.
Dopo un leggero passettino indietro, l’atleta
si siede fino quasi toccare con il sedere il
8 Ushiro Ukemi
tatami, dopodiché scivola leggermente all’indietroe batte le
braccia con un’angolazione di 15°/20° rispetto al corpo.
Cose importanti da ricordare: Battere il braccio è la chiave essen-
ziale per la riuscita di una buona ca-
E’ importante tenere il mento ben attaccato allo
duta. Quando il nostro corpo cade
sterno in modo da evitare che la testa sbatta sul ta- accumula una forza considerevole.
tami, Battere il braccio permette di distri-
E’ importante battere le braccia e non i gomiti buire questa forza per tutto il corpo,
rendendola minima.
E’ importante non anticipare la battuta, per non
renderla inefficacie.
YOKO UKEMI
Per imparare la Yoko Ukemi, la caduta laterale, può essere di aiuto posizionarsi al bordo di una materassina
che compone il tatami. La gamba, o destra o sinistra, a seconda del lato su cui vogliamo cadere, avanza e
scivola con un angolazione di circa 45° (più o meno, verso l’angolo della materassina). Dopodiché si lascia
cadere sul fianco e batte il braccio.
Cose importanti da ricordare:
E’ importante cadere sul
lato, altrimenti si perde il
senso della tecnica,
E’ importante non buttarsi,
ma lasciarsi scivolare, in
modo da acquisire padro-
nanza dei movimenti, 9 Yoko Ukemi
10 Zempo Ukemi
Cose importanti da ricordare:
E’ importante rotolare sulla spalla, tenendo il mento ben saldo allo sterno in modo da non sbattere
con la nuca,
E’ importante non atterrare con le ginocchia in modo da non sforzare i legamenti.
MAE UKEMI
La Mae Ukemi è una ca-
duta in avanti sugli avam-
bracci.
Cose importanti da ri-
cordare:
E’ importante che
nella parte finale 11 Mae Ukemi
della caduta il ba-
cino, le ginocchia e il petto non siano a contatto con il suolo
E’ importante battere tutto l’avambraccio e non solo le mani o peggio le dita
I principi delle tecniche
A cosa servono?
Ogni tecnica può essere suddivisa in tre fasi, ognuna di esse è imprescindibile per la riuscita ottimale della
tecnica.
KUZUSHI
Kuzushi è il termine giapponese per indicare lo squilibro. Il nome deriva dal verbo transitivo kuzusu che vuol
dire spingere in basso, distruggere o demolire. Quindi non si riferisce solo alla rottura dell’equilibro, ma al
processo di portare l’avversario in una posizione in cui la possibilità di attaccare è compromessa irrimediabil-
mente. Esistono otto direzioni principali in cui muoversi, e ad ogni direzione corrisponde undiversosquilibrio.
Ogni tecnica ha un suo specifico squilibrio.
KAKE
Kake è la fase finale della tecnica, ovvero la parte che comprende la proiezione. In questa fase è essenziale,
special-mente in palestra controllare la caduta di Uke, in quanto abbiamo a che fare con persone e nonsacchi
di patate.
TORI E UKE
Chi è Tori?
Tori è colui che esegue la tecnica.
Chi è Uke?
Uke è colui che subisce la tecnica.
Il TATAMI
Che cos’è il Tatami?
Il Tatami è il tappeto su cui pratichiamo Judo. Serve essenzial-
mente per creare una superficie sufficientemente morbidada
attutire la caduta e allo stesso tempo sufficientemente durada
non impedire i movimenti. Generalmente, in ogni dojo ci sono
materassine di due diversi colori, generalmente o verde e
rosso, o giallo e blu. Il colore più chiaro indica l’area in cui si svolge il combattimento, quello piùscurodelimita
l’area di combattimento.
Le tecniche
A cosa servono?
Sono il fulcro del Judo. Si suddividono in due grandi gruppi:
NAGE WAZA
Il Nage Waza comprende tutte le tecniche di proiezione. Si suddivide in due grandi gruppi:
Tachi Waza: Sono tutte le tecniche di proiezione partendo dalla posizione eretta. Il Tachi Wazaasua
volta si divide in tre grandi categorie:
o Te Waza comprende le tecniche di braccia
o Ashi Waza comprende le tecniche di gamba
o Koshi Waza comprende le tecniche di anca
13 Tachi Waza
Sutemi Waza: Sono tutte le tecniche di proiezione cosiddette di sacrificio, ovvero che consistononel
sacrificare la nostra condizione di equilibrio e stabilità per proiettare uke. A sua volta il gruppo delle
Sutemi Waza si divide in due sottogruppi:
o Yoko Sutemi Waza comprende tutte le tecniche di sacrficio sul lato
o Ma Sutemi Waza comprende tutte le tecniche di sacrificio sul dorso
NE WAZA
Il Ne Waza comprende tutte le tecniche in a terra. Si suddivide in :
Osae Komi Waza comprende tutte le tecniche di controllo (cioè le prese a terra)
Kansetzu Waza comprende tutte le tecniche di leva articolare
Shime Waza comprende tutte le tecniche di strangolamento
14 Ne Waza
UCHIKOMI
A cosa serve?
Uchikomi è il termine giapponese che utilizziamo per definire l’esercizio di studiare la tecnica , o meglio an-
cora, ripetere la tecnica tante volte. Si può fare Uchikomi sia da fermi, che in movimento. Il fulcro di questo
esercizio è assimilare e comprendere i movimenti della tecnica. Per questo motivo Uke deve assecondare
Tori nei suoi movimenti, senza opporre un’eccessiva resistenza.
RANDORI
A cosa serve?
Randori è il combattimento leggero che si svolge in palestra. L’obiettivo è quello di prendere confidenzacon
il combattimento, sia nella lotta in piedi che nella lotta a terra. E’ importante in questo frangente non asse-
condare i movimenti di Tori, ma di sfruttarli a proprio vantaggio. Randori significa “combattimento libero”.I
praticanti si dividono in coppie e lottano tra di loro come se fosse uno scontro reale. Il presupposto fonda-
mentale della pratica del randori è che ogni praticante deve stare attento a non fare male al suo compagno.
Inoltre è poco costruttivo usare la forza fisica, o sfruttare la differenza di peso per proiettare il nostro com-
pagno sul tappeto: lo scopo principale è imparare a combattere, non vincere in palestra.
SHIAI
A cosa serve?
Lo Shiai è il combattimento vero e proprio.
WAZA-ARI:
L’Arbitro annuncerà Waza-ari quando:
Un combattente proietta l’altro con controllo, ma la tecnica
manca di uno degli elementi necessari per ottenere l’Ippon
Quando un combattente immobilizza l’altro con un Osaekomi-
Waza per 15 o più secondi consecutivi, ma meno di 20
Se un combattente ottiene due Waza-ari nello stesso incontro, essi de-
creteranno la fine dell’incontro. L’arbitro pronuncerà il comando Waza-ari- 16 L'arbitro segnala Waza-ari
YUKO:
L’Arbitro annuncerà Yuko quando:
Un combattente proietta l’altro con controllo, ma la tecnica
manca di due degli elementi necessari per ottenere l’Ippon
Quando un combattente immobilizza l’altro con un Osaekomi-
Waza per 10 o più secondi consecutivi, ma meno di 15
OSAEKOMI e TOKETA:
L’Arbitro darà l’Osaekomi quando uno dei due
combattenti controlla l’altro con una tecnica di
Osaekomi Waza. Quando l’avversario si liberao
riesce a rompere la presa, l’arbitro annuncerà il
Toketa.
20 Osaekomi 19 Toketa
HAJIME:
L’Arbitro annuncerà Hajime per dare inizio al
combattimento.
MATTE:
L’Arbitro annuncerà Matte per dare fermare
22 Hajime 21 Matte
brevemente il combattimento. Il combatti-
mento si potrà riprendere con il comando Hajime.
SOREMADE:
L’Arbitro annuncerà Soremade per terminare il combattimento. Il combattimento non potrà più essere ri-
preso.
23 Sonomama e Yoshi
SONOMAMA:
L’Arbitro annuncerà Sonomama per bloccare i due combattenti. Mentre
nel Matte i due combattenti interrompono l’azione e si riposizionano al
centro del tappeto, con il Sonomama si vuole fermare l’azione momenta-
neamente e i due combattenti non dovranno muoversi dalla posizione in
cui si trovano. Il combattimento riprenderà dall’esatta posizione in cui si
trovavano i Judoka al momento dell’interruzione.
YOSHI:
L’Arbitro annuncerà Yoshi per far ricominciare un combattimento dopo al Sonomama.
MAITTA:
Quando un combattente decide di arrendersi
può urlare Maitta o in alternativa battere ripe-
tutamente con il braccio o col piede sul tap-
peto.
24 Il combattente con il Judogi blu si arrende battendo sul braccio del suo av-
versario in seguito ad una tecnica di Shime Waza
SHIDO:
L’Arbitro annuncerà Shido per segnalare un comportamento scorretto da parte di uno o di entrambi i con-
tendenti. Il quarto Shido comporta la squalifica per comportamento scorretto e la fine immediata di uncom-
battimento.
Questa dispensa è stata redatta al solo scopo di aiutare gli allievi a comprendere meglio le cose viste a lezione.
I riferimenti al Regolamento Federale sono stati scritti in base all’ultimo regolamento redatto dalla FIJLKAM, Anno
2013.