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MEMORIA E GLOBALIZZAZIONE

Author(s): Carlo Ginzburg


Source: Quaderni storici , DICEMBRE 2005, NUOVA SERIE, Vol. 40, No. 120 (3), Storia
orale (DICEMBRE 2005), pp. 657-669
Published by: Società editrice Il Mulino S.p.A.

Stable URL: https://www.jstor.org/stable/43779959

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MEMORIA E GLOBALIZZAZIONE*

1. «Memoria» e «globalizzazione» sono termini non owi; un chia-


rimento preliminare è necessario. Comincio dal secondo termine. An-
ch'io, come molti, penso che la globalizzazione non sia un evento ma un
processo storico di lungo periodo. Potremmo farlo cominciare nel '400,
quando le flotte cinesi e portoghesi lottarono per il controllo delle rotte
commerciali che traversavano l'Oceano indiano. La vittoria portoghese
aprì la strada al mondo globalizzato che è il nostro, in cui un convegno
accademico a Roma si apre con un discorso in inglese pronunciato con
accento italiano da uno storico che insegna a Los Angeles. Tra cent'anni
un convegno analogo potrebbe aprirsi a Londra con un discorso in cinese
pronunciato con accento inglese da uno storico che insegna a Pechino.
Come tutti sappiamo, negli ultimi decenni il processo storico che
chiamiamo globalizzazione è entrato in una fase nuova, drammatica.
Uno dei simboli, e al tempo stesso uno degli strumenti più efficaci, di
questo tumultuoso sviluppo recente, è un congegno provvisto di me-
moria: il personal computer. Le riflessioni su memoria e globalizzazione
che intendo proporvi partiranno da qui.

2. Non sono né un esperto di neurosrienze né un esperto di compu-


ters. Uso, con assoluta ignoranza, un personal computer, e m'interesso,
per ragioni legate al mio mestiere, al modo in cui il presente modifica
il nostro modo di vedere il passato, e viceversa. Cercherò di mostrare
come la memoria del computer - un'espressione dalle implicazioni
antropomorfiche ormai quasi invisibili - modifichi la nostra nozione
di memoria, nei suoi molteplici significati.
«Memoria» è una parola ambigua. All'inizio di un saggio intitolato
Ricordi individuali ' memorie collettive lo psico-biologo Alberto Oliverio
afferma che la distinzione tra memoria e ricordi è già presente nella
dottrina di Platone che identifica la conoscenza con X anamnesis, la
reminiscenza1. È un'affermazione su cui vale la pena di riflettere.

QUADERNI STORICI 120 / a. XL, n. 3, dicembre 2005

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Platone espose la sua dottrina del


uno dei più famosi è il Fedro. Il suo
dalla rapida esposizione che ne farò,
tradizionale: sul bello. In un caldo gi
suo amico, Fedro, fanno una passe
Atene. Arrivati a una sorgente ďa
di un grande platano, circondati d
origini mitiche Socrate dedica una d
giano il dialogo). Al principio della c
discorso di Lisia, Foratore, sull'am
l'amato deve concedere i propri fa
chi non lo è, perché chi non è innam
di sé. Socrate vorrebbe saperne di pi
il discorso di Lisia:

Credi che quello che Lisia ha composto


che è il più bravo scrittore dei nostri gi
maniera degna di lui, dal momento che
A 1-3 )2.

La presunta superiorità della scrittura sulla memoria diventa il


bersaglio dell'implacabile ironia di Socrate. Quando Fedro finisce di
leggere il discorso di Lisia (con ogni probabilità si tratta di un'abile
parodia confezionata da Platone) Socrate lo liquida in poche battute,
come una serie di banalità. Seguono due discorsi. Nel primo Socrate
riecheggia la tesi di Lisia, anche se in maniera retoricamente più abile;
nel secondo, molto più lungo, sviluppa la tesi opposta: «i beni più grandi
ci provengono mediante una mania che ci viene data per concessione
divina» (244 A 8-10). L'amore è una mania divina, un dono concesso
all'anima, che Socrate descrive come un essere alato, immortale, desti-
nato a vivere un ciclo di esistenze, ora bestiali ora umane, che durerà
diecimila anni. Attraverso la bellezza dell'amato l'anima dell'amante
rammemora il mondo eterno delle idee:

Ciascun'anima di uomo, per sua natura, ha contemplato gli esseri, altri-


menti non sarebbe venuta in questo vivente. Ma, il ricordarsi di questi esseri,
procedendo dalle cose di quaggiù, non è cosa facile per tutte le anime (249
E 5-250 A 2).

Conoscere significa dunque rammemorarsi di una realtà atemporale.


Questa dottrina fa da sfondo all'ultima parte del dialogo, imperniata
su un sedicente mito egiziano che Fedro accoglie con una lamentela

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scherzosa: «Socrate, ti è facile narrare racconti e


altro paese tu vuoi!» (275 B 3). Il dio Theuth, inve
(racconta Socrate) sostiene che la sua invenzione «re
più sapienti e più capaci di ricordare, perché con
farmaco [pharmakon' della memoria e della sapienza
il re Thamus non è d'accordo:

La scoperta della scrittura avrà per effetto di produrr


nelle anime di coloro che la impareranno, perché, fidand
si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni es
dentro e da se medesimi: dunque, tu hai trovato non il fa
ma del richiamare alla memoria. Della sapienza, poi, tu p
poli l'apparenza, non la verità: infatti essi, divenendo per
di molte cose senza insegnamento, crederanno di essere c
cose, mentre, come accade per lo più, in realtà, non le sa
difficile discorrere con essi, perché sono diventati con
invece che sapienti (275 A 2-B 3).

Questa dichiarazione di sfiducia nella scrittura vien


la fine del Fedro: un esempio tra i più alti di quella f
Platone adoperava con maestria straordinaria. Ciò
paradossale alla tesi dell'incompatibilità tra saggezza
da Platone. Per risolvere questa contraddizione alcun
sostenuto, suscitando molte polemiche, che nei d
si nasconderebbe una dottrina esoterica non scri
di questo tema (né saprei farlo); cercherò invece di
manifestata da Platone nei confronti della scrittura
più ampia.

3. In questa sede non c'è bisogno di sottolineare l'importanza del-


l'opera di Jack Goody sull'interfaccia tra l'orale e lo scritto (è il titolo
di uno dei suoi libri). A questa dicotomia culturale decisiva Goody ha
dedicato, a partire dall'inizio degli anni '60, una serie di studi molto
originali. Nella conclusione di uno di questi, L addomesticamento del
pensiero selvaggio , Goody ricordava che in situazioni sociali normali
è raro che la gente si trovi ad ascoltare monologhi prolungati, se si
eccettuano le testimonianze processuali e i discorsi funebri.

Ora, la scrittura ci offre la possibilità proprio di questo monologo [...].


Essa consente all'individuo di «esprimere» i suoi pensieri per esteso, senza
interruzione, con correzioni e cancellature, secondo una formula appropria-
ta. Ovviamente ciò che serve, per questo scopo, non è soltanto un modo di

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scrittura, ma una scrittura corsiva e il ge


rapida registrazione. Per registrare il d
o la parola, carta e penna fanno chiar
dell'argilla, proprio come la stenografia
la macchina da scrivere elettrica di quel

Questa pagina è del 1977. Pochi ann


bilmente aggiornato l'elenco sottolin
sugli strumenti più antichi di regist
potrebbe sostenere che tutti gli stru
preso il computer) implicano differe
l' invenzione della scrittura, un even
a. C., «il problema dell'immagazzinam
- non sovrastò più la vita intellettual
storica decisiva. Ma i progressi nella
sono avuti nel corso dei cinquemila a
considerati come capitoli di una narra
lunghissimo periodo. Se ci poniamo in
con la tendenza diffusa a vedere il pr
riflessioni di Platone su scrittura e oral
to di vista lontanissimo dal nostro,
Per Platone il monologo silenzios
tanto elogiato da Goody, era una f
- dice Socrate rivolgendosi a Fedro -
ra, simile, per la verità, alla pittura:
stanno di fronte come se fossero viv
se ne restano zitte,® chiuse in un so
discorsi. Tu crederesti che parlino p
volendo capire bene, domandi loro q
continuano a ripetere una sola e m
discorso sia scritto, rotola da per tu
intendono e così pure nelle mani di
e non sa a chi deve parlare e a chi n
La parola scritta, dice Socrate, imit
viene scritto, mediante la scienza, n
dire - interrompe Fedro - il discors
te e animato, del quale il discorso sc
un'immagine [ eidolon ]?». «Sì, app
l'originale può emergere soltanto da
dai dialoghi di Platone, ossia da una
ignota alla cultura orale tradizionale
una copia: come la pittura.

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Memoria e globalizzazione 661

4. Ci si può chiedere se, e fino a che punto, sia lec


Socrate come portavoce di Platone. Questa domanda,
infinite volte, ha suscitato tra gli studiosi controver
cosa è certa: i discorsi attribuiti a un individuo (Socr
va direttamente a un gruppo ristretto di amici e co
trasmessi da una serie di scritti che si rivolgevano, i
un pubblico molto più vasto (anche se Platone non p
l'entità della propria fama postuma). Va aggiunto
sfiducia con cui Platone guardava alla scrittura veniv
società che si serviva di documenti scritti di vario g
ai contratti7. L'idea che un uso selettivo della scritt
un'arma contro l'oblio aveva ispirato, tra gli altri, il
l'opera di Erodoto:

Questa è l'esposizione che fa delle sue ricerche Erodoto


gli avvenimenti umani con il tempo non si dissolvano ne
imprese grandi e meravigliose, compiute tanto dai Greci
rimangano senza gloria8.

Nel Timeo (22 A-C) Platone accennò alle tradizioni


passato greco conservate in Egitto, sottolineando il
Ma, come spiega il mito pseudo-egiziano raccontato a
la scrittura non serve a contrastare l'oblio, anzi lo pr
la memoria.

5. Qualcuno penserà che queste discussioni non


Il mondo in cui viviamo è completamente diverso
viveva Platone. Nessuno, forse, condivide la dottr
alimentava l'attacco lanciato da Platone contro la
quando Socrate paragona le parole scritte alle imm
la cieca ubbidienza della gente semplice del passato n
profezie emanate dalla quercia collocata nel tempi
(275 B 6-C 4), avvertiamo qualcosa di noto. Argomen
vengono formulate spesso nei confronti della televi
solito al potere ipnotico delle immagini si contrappo
critico generato dalla parola scritta. Senza dubbio
scrittura ha ampliato enormemente le possibilità
tuttavia siamo inclini a pensare che l'accumulazione
digitale) e la capacità di richiamarli alla memoria no
di conoscenza. E lecito paragonare la scrittura, ch
come mero deposito di informazioni, a un database?

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662 Carlo Ginzburg

6. Se esaminiamo i termini greci ch


memoria e delle nozioni ad essa conn
diventa subito meno chiara.
Prendiamo il mito pseudo-egiziano
parte del Fedro. Il dio Theuth procla
tata è un «farmaco della memoria
kai sophias pharmakorì). Il re Thamu
il farmaco della memoria, ma del ric
mnemes aWupomneseos). Le parole m
lo stesso verbo, mimnesko , ricordar
prefisso upo, che introduce una sfum
parola connessa, upomnema , compar
D 3-4), in cui Socrate parla con appr
usato «per richiamare alla memoria
«alla vecchiaia che porta all'oblio»10.
La mancanza di una distinzione net
reminiscenza (, anamnesis ) emerge
Socrate sull'amore. Il verbo anamimn
stesso paragrafo per designare la
sperimentata dall'innamorato che co
commenta: «Restano poche anime
[mnemes]» delle «realtà sacre che vid
anziché mneme ci saremmo aspettati
nel Fedro l'opposizione tra memoria e
ro di Platone, venga espressa attraver

7. In realtà il linguaggio di cui ci


temi deriva più da Aristotele che da
trattatello intitolato Su memoria e rem
nesis) , Aristotele tracciò una distin
tra queste due «affezioni dell'anima»
antiplatonica11. La reminiscenza {ana
stare la memoria né nell'acquistarla»
uno apprende o riceve un'impression
memoria» (451 a 21-24). Quanto all
si chiede in che modo, «allorché l'a
assente, si abbia memoria di ciò che
pone una spiegazione basata su un'a
di disegno [. zographema]»' «il movim
una traccia [typon' di ciò che si è sen
(450 a 30-32).

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Memoria e globalizzazione 663

Dietro questo passo pagina s'intravede un riferime


del Teeteto (191-94) in cui Platone paragona i ricord
pensieri a impronte lasciate da un sigillo su una cera,
impronte un dono che Mnemosyne, dea della memor
muse, imprime nelle nostre anime (191 ss.). Aristotel
a Mnemosyne, limitandosi a sottolineare che in quan
esiste, «in tanto l'anima ne ha la sensazione» (450 a 2
Platone e Aristotele suggerirono un nesso tra la
strumento - il sigillo - che aveva dischiuso uno spazio
possibilità cognitive12. Quest'oggetto ambiguo, situa
tra immagine e scrittura, tra presenza e assenza, sem
funzione importante nell'emergere della scrittura, d
considerato una sorta di simbolo13. L'eco profond
in quanto esperienza sociale, avvertibile nel pensie
Aristotele, si può riassumere nella parola typos e ne
significati che le ruotano attorno: carattere, impres
copia. Nel Fedro Platone aveva espresso la propria di
fronti della scrittura in quanto «prodotta da caratter
lotrion typon) che provocavano un'atrofia della m
Nel trattatello Su memoria e reminiscenza Aristotele
(e per estensione della scrittura) come di una metaf
mostrava il funzionamento della memoria e della re
che quest'ultima, in quanto esperienza meramente u
memoria ed è seguita da memoria» (451 b 5-6).

8. Il linguaggio che usiamo per parlare della memo


oggi sulle metafore usate da Platone e Aristotele. Pe
che gli avvenimenti dell' 11 settembre 2001 hanno l
indelebile nella memoria dei testimoni. Quest'ultimo
legato per molto tempo alla visione diretta o autopsia
guaggio dei medici e degli storici della Grecia antica1
maggioranza di coloro che, in tutto il mondo, hanno
contro le Twin Towers , l'ha fatto guardando uno sc
lo strumento che ha permesso un accesso simulta
un evento senza precedenti, globale nel senso lettera
parole di cui ci serviamo non serbano traccia del f
esperienza della realtà è mediata da tecnologie capaci
quantità enormi di parole e di immagini, che in part
rate e diffuse, e in parte rimangono sepolte nell'arc
come ho già detto, ritengo che tra i caratteri e le im
proiettate sugli schermi dei nostri computers e delle

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e l'impronta fisica lasciata da un sig


cerata, esista una differenza quantit
immediatamente successivi all'I 1 set
siti web legati all'evento: un immens
di fatto, testimonianze, fotografie, ana
moria gigantesca era estremamente fr
vita effimera: sessanta, cento giorni;
Per Platone la reminiscenza o anam
esterni» era qualcosa di irrimediabi
pensiamo al vastissimo apparato anam
del globo, e al flusso incessante di
gran parte dell'umanità, si è tentati
Platone in una serie di domande. Qua
di queste parole? Superficiale? Profo
sugli individui e sulle loro scelte? Qu
che nuove, hanno suscitato risposte
là di una riflessione superficiale av
della memoria, basata su una serie d
memorie ed esperienze interagiscano
fiche, considerate come punti d'inte
e culturali diverse, presenti e passat

9. Molti studiosi di storia orale sa


nel riconoscere l'importanza di un
poi certo che la storia sia lo strum
genere? Non sarebbe preferibile rico
non è affatto paradossale. Mi riferis
recenti, e in parte collegati: 1) l'insis
plicazioni politiche e morali della me
confini fra memoria e storia16. Com
fenomeno.
Tutti coloro che si occupano di s
memoria come un tema centrale e, a
analisi fondamentale. In un ambito st
mo secolo gli studiosi hanno reagito
degli ultimi testimoni della Shoah acc
attribuita alla memoria. L'impulso
orrore senza precedenti ha generato a
come il giorno della memoria celebr
il bisogno di esplorare, registrare e
molto era già stato travolto dall'obli

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Memoria e globalizzazione 665

Nei progetti dedicati alle memorie della Shoah e a


ex-coloniali si può cogliere un sentimento analogo: u
cimento simbolico nei confronti delle vittime. In en
aveva fornito in passato una cornice che consentiv
della memoria (così come di altri temi): attraverso
la documentazione scritta e i documenti prodott
ricercatori era possibile inserire i ricordi individual
adeguata. Negli ultimi decenni si è detto da più part
non è in grado di affrontare le implicazioni morali
rapporto col passato. Qui si può cogliere l'intersezi
dei fenomeni ai quali accennavo: la tendenza a sf
memoria e storia, e a dare maggior peso a documen
forte carica emotiva, provenienti da testimoni v
rispetto a documenti legati a una prospettiva sc
Quest'atteggiamento è stato ulteriormente rafforz
neo-scettiche in ambito storico, filosofico e letter
post-modernismo in senso lato17.
E probabile che la tendenza a estendere l'ambi
rispetto a quello della storia sopravviva alla scom
nente, della moda neo-scettica. Per più di quattr
accompagnato e agevolato la conquista del mondo d
prima, poi degli Stati Uniti. In un mondo più glob
di provincializzare l'Europa (per riprendere la sugge
Dipesh Chakrabarty) può finire con l'enfatizzare la
della storia, dato che la memoria è, in una forma o
a tutte le società umane18. Quali prezzi cognitivi s
una svolta del genere è difficile dire: verosimilmen

10. Per ora, però, il tentativo più notevole, anche


poco convincente, di sfumare i confini tra storia e
da un pensatore profondamente radicato nella trad
europea: Paul Ricoeur. Il suo imponente volume La
l'oblio comincia con una penetrante lettura dei tes
to: il Fedro di Platone e Su memoria e reminiscenz
quest'ultimo Ricoeur ha tratto la frase - «la mem
- che ha citato all'inizio della propria ricerca. Do
il profondo disinteresse di Platone per la dimensio
memoria, Ricoeur ha esaminato le osservazioni di A
come tracce, che ha riletto alla luce delle riflession
degli storici del ventesimo secolo20. Ricoeur esp
interpretare la traccia (documentaria, psichica o ce

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666 Carlo Ginzburg

tra memoria e storia, in quanto lega


perché quest'idea è costantemente
E perché è definita «tormentosa»22?
indiretta, a queste domande arriva al
si trova improvvisamente di fronte
polto nel passato: la colpa. Con quest
tema che unifica il libro di Ricoeur:
condiviso dalla memoria, dalla storia
Ricoeur affronta i temi, tra loro c
in una prospettiva politica. Più e p
e sui modi diversi in cui la Francia h
capitolo represso del proprio passa
creare un ponte tra memoria e stori
per una «memoria felice» ( mémoire
felice» ( oubli heureux)25. Ma alla fin
che entrambi sono impossibili. Lo ia
montabile26. L'ultima parola del lib
incompiutezza.

11 .La memoria, la storia, l'oblio è u


sue pagine la riflessione teorica s'i
auto-analisi. Ma il suo tema principa
diventato, nel mondo globalizzato ch
tante. In che modo una comunità naz
passato, soprattutto quando, come su
comprende capitoli scabrosi, doloros
tare? Negli ultimi decenni questa d
dappertutto, a livelli molto diversi. U
monografici di riviste hanno prod
di saggi sulla memoria e sull'oblio.
metto che raccoglie gli atti di un co
nel 1987. Oltre ad un notevole sagg
in Grecia esso comprende una serie
Yosef Yerushalmi, l'autore di Zakh
«ricorda», come imperativo27. Verso
chiede, riecheggiando l'articolo di un
Barbie, capo della Gestapo a Lione,
"memoria", ma "giustizia"»28.

12. Ho cominciato parlando dell'op


ra. La domanda di Yerushalmi apr
sull'opposizione tra oblio e giustizi

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Memoria e globalizzazione 667

la memoria da un punto di vista cognitivo; la second


vista morale, giuridico e politico. Com'è ovvio, le due
complementari: ma un'analisi adeguata dei modi in c
pongono e s'intrecciano richiederebbe un altro sagg
accennare a un fenomeno impressionante: le commi
varie parti del mondo (ma specialmente in Africa e
per investigare le violazioni dei diritti umani che si
un passato più o meno recente29. L'esempio più n
commissione sudafricana per la verità e la riconciliaz
i propri lavori tra il 1995 e il 1998. Nella relazione f
Desmond Tutu, che aveva presieduto la commissione
sito dell 'apartheid: «Siamo tutti d'accordo nel ritene
debba fare i conti con la storia e con l'eredità che ess
Lo scopo della commissione anche se non si trattava p
verità degli storici era, com'è ovvio, quello di raggiu
cercava anche di raggiungere la giustizia? In un certo
molti hanno ravvisato un'offesa clamorosa alla giust
più discussa della commissione: l'amnistia illimitata
responsabili di crimini legati a motivazioni politiche c
a fornire confessioni piene e particolareggiate. Ma i
commissione va cercato altrove: nella fiducia profond
contrapposta all'oblio, abbia il potere di rimarginare l
«La dura realtà del passato», dichiarò Tutu, deve ess
raggiungere «l'unità nazionale attraverso la verità e
Siamo convinti che senza verità sia impossibile supe
Molte vittime o familiari delle vittime dell'aparthe
in tribunale alle confessioni particolareggiate dei to
assassini: un'esperienza terribile. Ma nessuno ha c
o ai loro familiari di perdonare o di dimenticare. An
Tutu, che successivamente ha pubblicato un libro in
without Forgiveness (Non c'è futuro senza perdono ),
commissione ha usato la parola «perdono» una vol
immaginato che uno dei massimi responsabili dell 'a
potuto dire: «è stato un sistema malvagio, che ha
terribili. Vi prego di perdonarci senza condizioni»32.
dono sarebbe stata rivolta alle vittime, ai loro paren
nera del Sudafrica. Ma in altri casi, più vicini a noi,
di perdono legate ad eventi che si sono verificati m
un suono ambiguo. Chi ha il diritto di perdonare ch

13. Nel mondo che abitiamo, lacerato da odii int


stere esclusivamente sul potere della memoria di rim

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668 Carlo Ginzburg

del passato sarebbe frivolo. La memo


produrre fedeltà oppure ostinazione
moria è, come Platone ebbe a dire de
medicina e, al tempo stesso, un vele

Carlo Ginzburg

Note al testo

* Presento qui una versione italiana, qua e là modificata, dell'intervento che ha aperto il con-
gresso internazionale di storia orale dedicato al tema Memory and Globalization (Roma, 23 giugno
2004). La versione originale inglese è apparsa in traduzione spagnola ( Memoria y globalización , in
«Historia, antropologia, y fuentes orales», 32, 2004, pp. 29-40). Ringrazio Sam Gilbert e Alberto
Gajano che mi hanno aiutato a migliorare la forma e il contenuto di queste pagine.
1 A. Oliverio, Ricordi individuali, memorie collettive , Torino 1993, p. 4.
2 Le citazioni sono tratte da Platone, Fedro , trad. G. Reale, Milano 2002.
3 Platone, Fedro , cit., pp. 31-34 (con rinvii bibliografici a H. Krämer, K. Gaiser, G. Rea-
le).
4 J. Goody, The Domestication of the Savage Mind, Cambridge 1977, p. 160 (trad. it. L'ad-
domesticamento del pensiero selvaggio , Milano 1981, pp. 184-85).
5 Ivi, p. 37 (p. 48).
6 G. Cambiano, Platone e le tecniche , Torino 1971, p. 148.
7 R. Thomas, Oral Tradition and Written Record in Classical Athens , Cambridge 1989.
8 Erodoto, Le storie y a cura di L. Annibaletto, I, Milano 1982, p. 29.
9 P. Ricoeur, La mémoire, l'histoire, l'oubli , Paris 2000, pp. 175-76.
10 In un altro passo {Fedro, 249 C 5-8 ) upomnema ha una connotazione positiva.
11 Aristotele, Inanima e il corpo. Parva naturalia , trad. A.L. Carbone, Milano 2002 (qua e
là modificata). Cfr. R. Sorabji, Aristotle on Memory , Providence 1972.
12 Cfr. anche D.F. Krell, Slabs of Wax: Aristotle and Plato on Memory, Reminiscence and
Writing, in Of Memory, Reminiscence, and Writing, Bloomington-Indianapolis 1990, pp. 13-50.
Nella frase che segue l'espressione «esperienza sociale» rinvia a M. Baxandall, Painting and
Experience in Fifteenth Century Italy , Oxford 1972 (tr. it.: Pittura ed esperienze sociali nell'Italia
del Quattrocento , Torino 1982). Vedi anche G. Lakoff, M. Johnson, Metaphors We Live By,
Chicago 1980 (tr. it. Metafore e vita quotidiana , Roma 1982).
13 Naissance de l'écriture: Cunéiformes et hiéroglyphes , Paris 1982 (catalogo), p. 50.
14 A. Momigliano, History between Medicine and Rhetoric , in Ottavo contributo alla storia
degli studi classici e del mondo antico , Roma 1987, pp. 13-25, in particolare p. 13.
15 S. Vitali, Passato digitale. Le fonti dello storico nell'età del computer , Milano 2004, pp.
208 ss.
16 Su entrambi i temi si vedano ora le utili riflessioni di E. Traverso, Le passé, modes d'emploi.
Histoire, mémoire, politique , Paris 2005.
17 Mi sono occupato di questi temi in Rapporti di forza. Storia, retorica, prova , Milano
2000.
18 E. Hobsbawm, The Social Function of the Past: Some Questions , in «Past and Present», 55,
May 1972, pp. 3-17. D. Chakrabarty, ProvincializingEurope. Postcolonial Thought and Historical
Difference , Princeton 2000 (trad, it., Provinäalizzare l'Europa , Roma 2004).
19 P. Ricoeur, La mémoire, l'histoire, l'oubli , Paris 2000 (trad. it. La memoria, la storia, l'oblio ,
a cura di D. Iannotta, Milano 2003).
20 Ivi, p. 156, pp. 219-22.
21 Ivi, p. 474, p. 511, p. 538.
22 Ivi, p. 543 : «problématique centrale de l'image-souvenir, à savoir la dialectique de présence,
d'absence et de distance qui a inauguré, accompagné et tourmenté notre recherche».

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Memoria e globalizzazione 669

23 Ivi, p. 593.
24 Ivi, p. 109, pp. 581-84. Qui affiora Tinconfessata dimensione autobiografica del libro:
Ricoeur, che veniva da posizioni di destra, nel corso della guerra (trascorsa in gran parte in un
campo di prigionia tedesco) mantenne a lungo un atteggiamento favorevole al regime di Vichy.
Si veda la biografia di F. Dosse, Paul Ricoeur: le sens d'une vie , Paris 1997.
25 Ricoeur, La mémoire cit., pp. 643 ss., pp. 650 ss.
26 Ivi, p. 643.
27 Y.H. Yerushalmi et alii , Usages de l'oubli , Paris 1988 (trad, it., Usi dell'oblio , Parma 1990,
pp. 9-26). E vedi Y.H. Yerushalmi, Zakhor. Jewish History and Jewish Memory , Seattle-London
1982, 1996.
28 Id., Reflexions sur l'oubli , in Usages de l'oubli cit., p. 20 ( Usi dell'oblio cit., p. 24).
29 K. Christie, The South African Truth Commission , London 2000, pp. 54-55, pp. 58-59.
Cfr. anche Ricoeur, La mémoire cit., pp. 624 ss.
30 Truth and Reconciliation Commission of South Africa Report, I, Bath 1999, p. 1.
31 Ivi, p. 2.
32 Ivi, pp. 18-19.
33 L'ambivalenza del termine pharmakon è sottolineata, in una prospettiva diversa, da J.
Derrida, La pharmacie de Platon , in Id., La dissémination , Paris 1972. Vedi ora A. Lollini,
Costituzionalismo e giustizia di transizione. Il ruolo costituente della Commissione sudafricana:
verità e riconciliazione , Bologna 2005.

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