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nell'ipermondo
Franco Berardi (Bifo)
Diaspore e panico
Nell'epoca tardomoderna le tecnologie di comunicazione mettono in moto
un processo di deterritorializzazione generalizzato e costante che si manifesta
come sradicamento e ubiquità, e come aleatorietà del rapporto tra segno e
referente. La deterritorializzazione tardomoderna lacera i veli illusori della
referenzialità del linguaggio e dell'identità psichica, premesse illusorie che il
soggetto moderno portava dentro di sé: illusione rappresentativa, culto
romantico dell'appartenenza. Il vigore totalitario della modernità, l'integralismo,
l'economicismo, il fascismo, il socialismo autoritario sono tutte manifestazioni di
questa ossessione dell'origine. La deterritorializzazione telematica fa esplodere
ogni riconoscibilità del territorio sensibile, non meno che ogni coerenza
oggettiva del mondo conosciuto. L'inconscio sociale reagisce alla
deterritorializzazione con una sorta di paura panica perché l'investimento sociale
del desiderio non lo porta ad accettare la deriva come condizione del consistere,
non lo predispone a riconoscere il vuoto come destino e come punto di arrivo
del conoscere. Panico è la reazione dell'organismo cosciente improvvisamente
risvegliato davanti all'erompere della proliferazione semiotica, e improvvisa-
mente privato dei filtri di cui disponeva la mente critica e disciplinare della
modernità. La società moderna ha costruito le sue strutture disciplinari come un
esorcismo contro il vuoto e contro il panico. Ma ora la potenza comunicativa
della tecnologia digitale produce un eccesso di informazione, rispetto al tempo
di attenzione socialmente disponibile. Il mercato dell'attenzione è saturo. Marx
parlava di crisi di sovrapproduzione riferendosi all'eccesso di offerta determinato
dalla crescita produttiva, troppo rapida rispetto alle capacità di assorbimento del
mercato. Oggi il luogo essenziale della crisi di sovraproduzione è il mercato
dell'attenzione, il tempo di elaborazione cosciente disponibile nella società.
L'inflazione semiotica
I centri da cui promana il flusso di informazione si moltiplicano e si rendono
invisibili fino a produrre un effetto di inflazione incontrollabile. Inflazione
significa: sempre più danaro compra sempre meno merce. L'inflazione semiotica
si manifesta come un regime in cui sempre più segni comprano sempre meno
senso.
«Coloro che dovrebbero essere guida per la popolazione vedono troppi
aspetti di ogni questione, ascoltano tante cose e scoprono che si possono dire
tante di quelle cose a proposito di ogni cosa, che non provano più sicurezza a
proposito di nulla. Un senso opprimente non solo della relatività delle idee, ma
di un'enorme quantità e incoerenza dell'informazione, una cultura di incroci e di
energie inestricabili - questa è la sensazione primaria del nostro tempo (Charles
Newman, The post-modern aura, 1985)».
E nell'ultimo numero di «Wired» scrive John Perry Barlow: «La maggior
parte del Congresso americano si trova ormai in situazione di datashock.
Ognuno dispone a malapena di un tempo di attenzione pari a un viaggio in
ascensore. Catastrofe da complessità in cui un organismo è costretto dal
contesto a elaborare più informazione di quella che può comprendere. Il
sintomo frequente è la fibrillazione, un tremito che precede il collasso del
sistema. Possiamo dire che l'intero Congresso e il Governo degli Stati Uniti
hanno raggiunto questo stato».
Droghe e tecnocomunicazione
Ma la sensibilità, quel processo di singolarizzazione del mondo esperito che
chiamiamo erotismo, come si ridefinisce, come si adegua alla
sovrastimolazione? Conosciamo due tecniche di mutazione dell'organismo
senziente di fronte alla sovrastimolazione: una tecnica è quella
dell'intensificazione percettiva (droghe di tipo anfetaminico, XTC, aumento della
capacità di elaborazione percettiva dell'esperienza nell'unità di tempo); l'altra è
quella della riduzione dei segnali in entrata tramite schermatura del sistema
ricettivo (droghe di tipo oppiaceo, riduttori dell'afflusso di stimoli, raffinatori
della qualità percettiva dell'esperienza). Droghe e tecnocomunicazione sono in
stretto rapporto; sono i due fattori di alterazione del rapporto mente-mondo.
Quando parliamo di droghe dobbiamo prendere questa parola in tutta la sua
estensione, non ridotta alla ristretta farmacopea delle sostanze criminalizzate
dalla legge, ma estesa a tutte le sostanze che regolano il rapporto della
sensibilità con l'ambiente. E quando parliamo di droghe, a questo punto
dobbiamo riconoscere che stiamo semplicemente iniziando un discorso
sull'automutazione, sulla mutazione autogovernata che l'organismo
cosciente/senziente induce su se stesso per apprendere a elaborare
cognitivamente, percettivamente, emotivamente ed eroticamente il materiale
informativo-stimolante in entrata.
In effetti stiamo solo cominciando un discorso sulla mutazione genetica
autoindotta, che costituirà probabilmente il percorso di riadeguamento
dell'organismo cosciente all'ipermondo.