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La retorica, prima di Aristotele, era considerata come qualcosa di naturale, qualcosa che l’uomo
acquisiva naturalmente stando al contatto con il mondo complesso e con la società, sviluppando
naturalmente e autonomamente tutte le capacità per poter sovrastare la complessità del mondo
(visione antropologica). Questa visione va pian piano a scemarsi con l’avvento delle nuove società
aperte (ovvero quelle società nella quale l’uomo vive e pensa da solo senza aiuto di divinità o regole
già stabilite) poiché l’aspetto decisionale diventa il centro per far funzionare queste nuove società;
società in cui il cittadino diventa sia oratore che ascoltatore e l’arte oratoria diventa accessibile a
tutti, anche ai meno colti. Ed è logico che c’era chi sapeva persuadere di più e chi di meno, per
questo l’arte oratoria divenne qualcosa di acquisibile, qualcosa che doveva essere insegnato. Infatti i
sofisti davano addirittura lezioni di retorica, in modo tale che le persone acquisivano le capacità
giuste per diventare buoni oratori.
Questa aristotelica “democratizzazione” della parola, ovvero la parola che diventa accessibile a
tutti, viene fortemente criticata da Platone. Egli si batte contro l’idea aristotelica di retorica pratica
per stabilire una retorica teorica. Per lui i sofisti sono degli impostori poiché vogliono utilizzare la
retorica per costruire la società ma senza essere esperti negli argomenti dei dibattiti (pretende di
occuparsi di tutte le questioni ma non è competente in alcuna materia); perciò la retorica sarebbe la
definizione stessa di impostura, di qualcosa che manipola.
Per lui, invece, la retorica è qualcosa di puramente razionale, più concettuale. Funge da frontaliere:
si occupa dell’interazione tra i sensi, del dialogo tra gli uomini, ecc.
Oggi i discorsi sulla retorica sono in crisi, si è avuto un cosiddetto “rhetorical turn”, ma
sostanzialmente il concetto di retorica racchiude quelle capacità che l’uomo (ad esempio la metis)
utilizza per sovrastare quelle forze ostili che lo sovrastano e lo ostacolano. La metis simboleggia
proprio quella potenza ingegnosa dell’uomo di fronte alla forza della natura.
E’ proprio la retorica che dà le abilità necessarie all’uomo per affrontare il mondo così com’è, in
tutta la sua complessità. La retorica dà all’uomo la possibilità di figurarsi un mondo a sua misura e
questa figurazione può essere mentale, linguistica, fisica tecnica ecc. L’uomo retorico figura il
mondo con i suoi strumenti: il corpo, le mani, il linguaggio, le parole ecc. Né irrazionalità né
riduzione, questa figurazione addestra gli uomini a far propria e gestire la libertà.