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Fusioni orizzontali (11)

December 9, 2022

Una delle conclusioni più importanti che emergono dal modello di oligopo-
lio di Cournot analizzato nel Capitolo 10 è che i protti delle imprese sono
inversamente proporzionali al numero delle imprese operanti su di un determi-
nato mercato. Un altro modo di interpretare questo risultato consiste nel dire
che una riduzione del grado di concorrenza fa necessariamente crescere i prof-
itti. Quindi, dobbiamo attenderci che qualsiasi gruppo di imprese che decidano
di fondersi sotto un'unica proprietà darà vita ad un'impresa caratterizzata da
protti maggiori di una qualsiasi delle imprese esistenti nello status quo ante.
Queste operazioni si deniscono fusioni se le imprese inizialmente indipen-
denti si fondono, appunto, su basi paritetiche, mentre si dicono acquisizioni o
incorporazioni se un'impresa acquisisce la proprietà del capitale di un'altra, la
quale non è necessariamente d'accordo.
Le fusioni vengono solitamente classicate in tre categorie:
ˆ Fusioni orizzontali : fusioni tra due o più imprese che operano nello stesso
settore producendo beni analoghi (sostituti);
ˆ Fusioni verticali : fusioni tra due imprese legate da una relazione verticale
tra loro; avvengono cioè tra un'impresa che produce un bene intermedio
o input produttivo, e un'impresa che produce un bene nale utilizzando
quel bene intermedio;
ˆ Fusioni conglomerate : in questa categoria rientrano tutte le fusioni che non
sono classicabili come orizzontali o verticali; si tratta di quelle la fusioni
che avvengono tra imprese che producono beni completamente diversi,
nessuno dei quali è input per l'altra impresa (es. si fondono un'impresa di
moto da corsa e una di stuzzicadenti)
In questo capitolo ci occuperemo solo di fusioni orizzontali. In particolare, ci
concentreremo sul caso più semplice possibile, ossia quello relativo alla protta-
bilità di una fusione tra imprese di Cournot operanti in un mercato per prodotti
omogenei.

11.2 Il modello di riferimento Il modello che esaminiamo è una versione


semplicata dell'analisi condotta da Salant, Switzer e Reynolds (1983).

1
Consideriamo un tripolio di Cournot con bene omogeneo, la cui funzione di
domanda di mercato è:
p = a − Q, Q = q1 + q2 + q3

e la funzione di costo totale dell'impresa i è Ci = cqi , ovvero la produzione del


bene nale avviene tramite una tecnologia caratterizzata da rendimenti di scala
costanti. Quindi, la funzione di protto dell'impresa i è:
πi = (a − Q − c) qi

Sotto l'ipotesi che le imprese giochino simultaneamente e non cooperativa-


mente, le quantità e i protti di equilibrio si scrivono rapidamente ricordando
la soluzione di equilibrio di Nash nell'oligopolio con n imprese:
2
(a − c) N (a − c)
q N (3) = , π (3) =
4 16
A questo punto dobbiamo chiederci se esistano incentivi di protto tali da in-
durre due imprese a fondersi. Se due imprese si fondono, si ottiene un duopolio,
in cui ognuna delle imprese ottiene un protto pari a:
2
(a − c)
π N (2) =
9
L'eetto della fusione consiste nell'aumentare la dimensione di equilibrio dell'impresa.
Tuttavia, questo non è suciente a far sì che esista un incentivo di protto ad
eettuare la fusione. Infatti, ciascuna delle imprese che partecipano alla fusione
ottiene individualmente: 2
π N (2) (a − c)
=
2 18
Questo protto va confrontato con quello di tripolio, e questo è suciente a
2
mostrare che l'incentivo ad eettuare la fusione non esiste, in quanto (a−c)
18 <
(a−c)2
16 . Per quanto riguarda l'impresa che è rimasta fuori dalla fusione, abbiamo
π N (2) > π N (3) e pertanto, paradossalmente, tale impresa è l'unica delle tre a
trarre vantaggio dalla fusione, salvo il fatto che questa operazione non verrà
portata a termine.
L'estensione al caso di oligopolio con n imprese è molto semplice. Supponi-
amo che m imprese si fondano, con m ∈ (1, n]. Dopo la fusione, il mercato sarà
servito da n − m + 1 imprese (numero iniziale di imprese - numero di imprese
che scelgono di fondersi + 1 cioè l'impresa risultante dalla fusione). Il protto
dell'impresa i sarà:
2
(a − c)
π(n − m + 1) = 2
(n − m + 2)
L'incentivo ad eettuare la fusione è espresso dalla seguente diseguaglianza:
π(n − m + 1)
> π(n)
m

2
Salant, Switzer e Reynolds mostrano che, in generale, una fusione tra m delle
n imprese inizialmente presenti non è prottevole se non coinvolge almeno
l'80% delle imprese.
Questi risultati sono chiaramente paradossali perché trasmettono un messag-
gio poco credibile, e cioè che non dobbiamo temere una fusione, in quanto non
si vericherà a meno che non vi partecipino pressoché tutte le imprese operanti
nel mercato. Questo è in chiaro disaccordo con l'osservazione empirica, e quindi
è necessario anare il modello in modo da fornire una risposta più attendibile.

11.3 I vantaggi di ecienza generati dalle fusioni La risoluzione del


paradosso che appare in Salant, Switzer e Reynolds è dovuta a Perry e Porter
(1985) e Farrell e Shapiro (1990), e si basa sull'idea che una fusione comporti
una ristrutturazione della struttura produttiva delle imprese che vi parte-
cipano, e quindi una maggiore ecienza dell'impresa risultante dalla fusione,
rispetto alla situazione iniziale. Riprendiamo lo stesso tripolio di Cournot, sup-
ponendo che ogni singola impresa sopporti un costo sso F. Quindi la funzione
di protto di i diventa:
πi = (a − Q − c) qi − F
Per semplicità supponiamo che la ristrutturazione connessa con la fusione tra
due delle tre imprese consista nell'eliminare uno degli impianti perché obsoleto
o per sfruttare le economie di scala. I protti di equilibrio in tripolio e duopolio
sono: 2 2
(a − c) (a − c)
π N (3) = − F ; π N (2) = −F
16 9
Ovviamente, questo comporta un vincolo di non-negatività dei protti, per cui
2
π N (3) ≥ 0 se e solo se F ≤ (a−c)
16 . La fusione di due su tre imprese è prottevole
se: 2 2
π N (2) (a − c) F (a − c)
= − > − F = π N (3)
2 18 2 16
da cui si ricava facilmente che la fusione verrà portata a termine se e solo se:
2
(a − c)
F >
72
cioè, se e solo se il risparmio nei costi ssi generato dalla ristrutturazione della
produzione è sucientemente elevato. Questo è l'eetto ecienza sottolineato
da Farrell e Shapiro.

11.3.1. Le fusioni orizzontali possono essere socialmente ecienti?


Nel valutare l'opportunità della fusione, il regolatore dovrà decidere in base alla
variazione del benessere sociale (BS) denito come la somma dei protti delle
imprese e del surplus del consumatore (SC):
n
X
BS(n) = πi (n) + SC(n)
i=1

3
con SC(n) = [Q(n)]2 /2. In particolare, il regolatore autorizzerà la fusione se e
solo se tale variazione sarà positiva. Il benessere sociale in tripolio è:
15 2
BS(3) = (a − c) − 3F
32
mentre in duopolio (dopo l'eventuale fusione) diventa:
4 2
BS(2) = (a − c) − 2F
9
di conseguenza, la fusione è socialmente vantaggiosa, cioè BS(2) > BS(3)
se e solo se:
7 2
F > (a − c)
288
A questo punto, è semplice confrontare i valori soglia di F relativi agli in-
centivi privati e sociali ad eettuare la fusione, in quanto
2
7 2 (a − c)
(a − c) >
288 72
Proposizione: l'intervallo di valori di F per i quali la fusione è socialmente
eciente è un sottoinsieme dell'intervallo dei valori di F per i quali è eciente
sotto il prolo privato.
Tale proposizione implica immediatamente un rilevante corollario.
Corollario: esiste un intervallo di valori del costo sso F all'interno del
quale il regolatore deve opporsi alla fusione in quanto essa riduce il benessere
sociale rispetto allo status quo ante.

Figure 1:

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