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Questo documento riporta le principali tecniche di integrazione che lo studente “deve”

conoscere per affrontare gli integrali in maniera soddisfacente ed esaustiva.


Le tecniche riportate saranno le seguenti:

Sommario
1. Integrazione per parti.........................................................................................................2
1.1. Verso la maturità: integrali calcolabili per parti che compaiono in problemi/quesiti
di maturità ............................................................................................................................5
2. Integrazione per sostituzione..............................................................................................6
3. Approfondimenti .............................................................................................................. 12

E’ fondamentale avere, per procedere, una buona padronanza del calcolo degli integrali
immediati. Inevitabile sarà, altrimenti, la perdizione.

Buon lavoro.
1. Integrazione per parti

Il metodo di integrazione per parti è derivato dalla regola di derivazione del prodotto di due
funzioni:
[ ( ) ∙ ( )] = ( ) ( ) + ( ) ( )

Integrando entrambi i membri si ottiene:

[ ( ) ∙ ( )] = [ ( ) ( ) + ( ) ( )]
Ossia:
( )∙ ( )= ( )∙ ( ) + ( )∙ ( )

Dall’ultima relazione si ricava la formula di integrazione per parti:

( )∙ ( ) = ( )∙ ( )− ( )∙ ( )

Osservazione 1:

L’integrazione per parti è particolarmente utile quando si presentano due funzioni, una
derivabile infinite volte (ad esempio = ) ed un’altra (ad esempio = ), derivabile
un numero finito di volte (si definisce con il concetto di Classe il numero k di volte in cui
una funzione è derivabile. In questo caso, = è di classe mentre = è di classe
).

Di conseguenza, tutte le volte che si presenta un prodotto tra funzioni di cui almeno una è di
classe “finita”, l’integrazione per parti ci permette di raggiungere, per “esaurimento”, un
integrale immediato.

Per capire quanto detto, si consideri il calcolo del seguente integrale:

Integro per parti, iniziando con l’avere ben chiaro a chi attribuire il “ruolo” di
( ) ( ). Proviamo ad eseguire la seguente assegnazione:

⎧ ( )= ⎧ ( )=
⎨ ′( ) = : ⎨
⎩ ⎩ ( )=
2

Dalla formula di integrazione per parti, ottengo:

( )∙ ( ) = ( )∙ ( )− ( )∙ ( ) ⇒ ∙ = ∙ − ∙
2 2
Occorre arrestarsi subito, in quanto risulta evidente che il risultato contribuisce
soltanto a complicarci la vita piuttosto che semplificarla.

Proviamo ad effettuare una differente assegnazione:

( )= ( )=1
:
′( ) = ( )=−

Ed applichiamola alla formula di integrazione:

( )∙ ( ) = ( )∙ ( )− ( )∙ ( ) ⇒ ∙ = − ∙ − 1 ∙ (− )

Eureka! Abbiamo trovato un integrale immediato, che sappiamo facilmente risolvere. Di


conseguenza l’integrale diverrà:

∙ = − ∙ − 1 ∙ (− ) =− + =− + +

Dovrebbe risultare ora evidente cosa significa “fare la giusta assegnazione considerando le
funzioni che hanno una Classe finita”. In poche parole, è importante assegnare ad ( ) la
funzione con classe finita, in quanto nella regola di integrazione per parti è la funzione di cui
calcoleremo la derivata e non l’integrale (come invece si fa per ( )).

Osservazione 2:

Spesso, l’integrazione per parti non si esaurisce alla prima iterazione. Ne possono occorrere due, tre…o
quante ne si necessitano. Ad esempio, per quanto riguarda il seguente integrale:

Si procederà come da regola, facendo le seguenti assegnazioni:

( )= ( )=2
:
′( ) = ( )=−

In tal modo ottenendo:

=− − 2 (− ) =− +

E’ inevitabile, ora, continuare con il “secondo giro”, concentrandosi sull’integrale evidenziato


in rosso:

Per risolverlo, procediamo nuovamente integrando per parti, effettuando le seguenti


assegnazioni:
( )=2 ( )=2
:
′( ) = ( )=

Da cui:

2 =2 − 2 =2 −2 =

=2 +2 + .

Attenzione! Non è finita qui! Occorre, per terminare, andare a sostituire la relazione:

2 =2 +2 +

a quella iniziale:

=− − 2 (− ) =− +
=− +2 +2 + = − ( − )+

Giungendo così alla soluzione finale del nostro integrale.

Avvertimento : anche se inizialmente questa tecnica può sembrare ostica e macchinosa, “è


inevitabile” per lo studente responsabile metabolizzarla ed applicarla senza alcuna fatica.
Esercitatevi!

Esercizi: calcolare i seguenti integrali:

) ) ) ) )

) ) ℎ) 2 ) ) ( + 1)

) ) ) 2 )( ) √
+1


) ) ( −2 ) )

Si verifichi sul sito: www.wolframalpha.com il risultato di ogni singolo esercizio,


utilizzando la seguente terminologia:
- Integral ( ) per impostare l’integrale;
- Sqrt ( ) per la radice quadrata
- x^n ed e^x per la potenza ennesima o esponenziale
1.1. Verso la maturità: integrali calcolabili per parti che compaiono in
problemi/quesiti di maturità

1) 2) 3) 4)
2. Integrazione per sostituzione

A differenza dell’integrazione per parti, l’integrazione per sostituzione ragiona nel seguente
modo: esiste una sostituzione efficace da effettuare ad una funzione o ad una parte di essa,
al fine di ottenere un integrale più semplice da calcolare?

Passiamo subito ad un esempio degli per non aggravare troppo la situazione:

Questo integrale è di risoluzione immediata (se non ne sei convinto o se non sai farlo è un
bruttissimo presagio), infatti:

− 1 −
= 3 =
3 3

Tuttavia, lo si può risolvere anche con il metodo di sostituzione. E’ necessario, quando si


applica questo metodo, seguire i seguenti passaggi:

1. Trovare la sostituzione efficace che permette di ottenere un integrale risolvibile


con le tecniche di integrazione conosciute o che si riconduca ad un integrale
immediato;
2. Determinare il differenziale ( si veda l’approfondimento)
3. Sostituire il differenziale e risolvere l’integrale
4. Ritornare, riferendosi alla soluzione, alla variabile iniziale.

Applichiamo i seguenti passaggi al nostro esempio:

1. Trovare la sostituzione efficace che permette di ottenere un integrale risolvibile con le


tecniche di integrazione conosciute o che si riconduca ad un integrale immediato
In questo caso la soluzione più efficace potrebbe essere la seguente:

=
Sostituire − = non significa ottenere un integrale del tipo ∫ .
Infatti non ha senso integrare la nuova variabile t secondo , ovvero la
variabile ! E’ necessario quindi ricavarsi il nuovo differenziale secondo la
variabile . Consiglio vivamente, per chi non sapesse cosa sia il differenziale
di una funzione, di leggersi “con gusto” l’approfondimento 1.

2. Determino il differenziale
Noto il concetto di differenziale, se = 3 − 1 allora il differenziale lo troverò nel
modo seguente:

= [3 − 1] ⟹ =3 ⟹ =
3

3. Sostituisco al differenziale e risolvo l’integrale


Vado a sostituire a quanto ottenuto, in modo da avere tutto secondo la variabile t:

1 1
= = = +
3 3 3

4. Ritorno alla variabile iniziale


Poiché = 3 − 1, avrò che:
1 1 −
+ ⟹ +
3 3

E l’integrale è così risolto.

La parte più difficile del processo di integrazione per parti riguarda i punti 1 e 2. Occorre
trovare quella sostituzione che al tempo stesso mi semplifichi la vita e non mi crei
complicazioni nell’ottenimento del differenziale (in quanto otterrei, di conseguenza, una
funzione ancora più difficile da integrare di quella di partenza). Di seguito verranno forniti i
più comuni esempi di sostituzione, con la annessa determinazione del differenziale. Gli
integrali non verranno svolti, fatelo voi per esercizio.

Integrale Sostituzione Differenziale

= =


− = =−

1
2 = =
2

6− = …
… …

√ … …
( + )

… …

Tabella di integrazioni più frequenti:

3. Integrazione di funzioni razionali fratte


Quando ci si trova nel caso con ( )e ( ) polinomi:

( )
( )

e non è possibile ricondursi ai casi “semplici” di funzioni composte (es. potenza, logaritmo,
arcotangente…) esistono tre modi per risolvere l’integrale, a seconda che:

I. ( )> ( )
II. ( )= ( )
III. ( )< (

Consideriamoli separatamente.
3.1. ( )> ( )

Si consideri il seguente esempio:

+3
+1

Essendo il grado del polinomio al numeratore maggiore di quello al denominatore,


effettuo la divisione:

Di conseguenza posso riscrivere:

+3 =( + 1)( + 3) − −3

Di conseguenza posso riscrivere:

+3 ( + 1)( + 3) − −3
=
+1 +1

Ottenendo così un integrale più facile da gestire:

− −3
( + 3) +
+1

Possiamo ora procedere, a spada tratta, verso la soluzione:

− −3 − −3
( + 3) + = + 3 + +
+1 +1 +1

Da cui:

2
⎧ =
⎪ 2

⎪ 3 =3 =3
| 2
⎨ − 1 2 + 1|
=− =− =−
⎪ 2+1 2 +1 2 2+1 2

⎪ −3 1
= −3 = −3
⎩ 2+1 2+1
Possiamo quindi scrivere la soluzione finale come:

+3 | + 1|
= +3 − −3 +
+1 2 2

3.2. ( )< ( )

3.2.1. Caso in cui la funzione al denominatore sia di secondo grado ed il


polinomio sia scomponibile (∆≥ )
Consideriamo il seguente esempio:

+3
−5 +6

Essendo il discriminante maggiore di zero, posso scomporre il polinomio nel seguente


modo:

− 5 + 6 = ( − 3)( − 2)

Di conseguenza:
+3 +3
=
− 5 + 6 ( − 3)( − 2)

Ora, se riuscissi a trovare una frazione del tipo:

+3
= +
−5 +6 −3 −2

La patata diventa, sicuramente, meno bollente.

Per fare questo, procedo nel seguente modo:

+3 ( − 2) + ( − 3) −2 + −3 ( + )−2 −3
= = =
−5 +6 −5 +6 −5 +6 −5 +6

L’uguaglianza:

+3 ( + )−2 −3
=
−5 +6 −5 +6

E’ verificata solo se:

+3= ( + )−2 −3

E quindi se esistono soluzioni al seguente sistema:


+ =1
−2 − 3 = 3

Et voilà:

=6
= −5

Di conseguenza, posso riscrivere il mio integrale iniziale nel seguente modo:

+3 6 5
= −
−5 +6 −3 −2

Vi lascio per esercizio la risoluzione dell’integrale.

3.2.2. Caso in cui la funzione al denominatore sia di secondo grado ed il


polinomio abbia discriminante nullo (∆= )

3.2.3. Caso in cui la funzione al denominatore sia di secondo grado ed il


polinomio non sia scomponibile (∆≤ )

3.2.4. Caso in cui la funzione al denominatore sia di terzo grado

3.2.5. Caso in cui la funzione al denominatore sia di grado superiore al


secondo
4. Approfondimenti
4.1. Il differenziale di una funzione

La questione del differenziale è un argomento abbastanza delicato. Per una trattazione


esaustiva, si rimanda a libri universitari o altre fonti. Qui, ora, l’obiettivo è di fornirne una
spiegazione principalmente (se non unicamente) intuitiva.

Partiamo dalla definizione (non molto amica) di differenziale:

Si definisce differenziale di una funzione in un punto in cui essa sia derivabile, il


prodotto della derivata della funzione in quel punto per l’incremento della variabile
indipendente, ovvero ( ) ∙ ∆

Non molto chiaro, anzi: ostrogoto.

Andiamo per ordine: ricostruiamoci il nostro solito grafico


che incontriamo ogni volta che parliamo di derivata. Ormai
dovrebbe essere chiaro che, preso un incremento ∆ della
variabile , a questo corrisponde un incremento della
funzione che chiameremo ∆ .

Concentriamoci ora, nel grafico, sul segmento TS. TS è definibile attraverso la goniometria:
definito l’angolo formato tra retta tangente e l’asse , vale la seguente relazione:

= =

Ma al tempo stesso, per la definizione della derivata prima, vale che

= ( ).

Ed infine, come si vede nel grafico, = ∆ . Otterremo quindi:

= ( ) ⇒ = ( )∙ ∆ =

Ecco dimostrato, in breve, come si ottiene la definizione di differenziale. Ma non sono affatto
soddisfatto: ancora non è chiaro quale sia la sua utilità. Ragioniamoci un poco sopra.

Innanzitutto il termine differenziale implica, naturalmente, una differenza. Ma di quale


differenza si tratta? E’ chiaro che, al tendere a zero dell’incremento, ovvero per ∆ → 0, il
differenziale diminuisce sempre di più. E’ facile verificare che la diminuzione del differenziale,
è lineare: se dimezzo l’incremento, il segmento TS dimezza, e così via. Arrivati quindi in un
intorno del punto , il differenziale è prossimo a zero e la differenza tra la funzione e la
retta tangente è molto, molto piccola o meglio: infinitesima.
Ma il differenziale non è l’unico a tendere a zero man mano che l’incremento tende a zero.
C’è da considerare anche il segmento BT. Tale segmento – lo si vede bene dal grafico, tende
a zero ad una velocità superiore rispetto a TS. In altre parole: quando TS è molto, molto
piccolo, BT è ancora più piccolo di TS. Si dice che BT è di ordine superiore a TS per
∆ → 0. Ciò cosa significa?

La seguente cosa:

=0

In quanto BT “arriva” a zero prima di TS. Ma, ricordando che:

∆ = +

In un intorno del punto è possibile effettuare la seguente approssimazione:

∆ = + =0+ = ∆ →0

Ovvero:

∆ = ∆ →

Di conseguenza, sebbene il differenziale non rappresenti la differenza tra ( + ∆ )


(l’immagine della funzione incrementata di ∆ ) e ( ) l’immagine della funzione prima
dell’incremento), ma ne rappresenti soltanto una parte (il segmento )…possiamo stabilire
che in un intorno infinitesimo del punto il differenziale coincide con la variazione
dell’incremento delle immagini in rapporto all’incremento stesso!

Eccoci (spero) arrivati a una “modesta” epifania matematica! Se il differenziale corrisponde


ad ′( ) ∙ ∆ , posso riscriverlo nel seguente modo:

∆ = ( )∙ ∆ ∆ →

Ma non è finita qui! Poiché ci ritroviamo in un intorno infinitesimo di un punto, passiamo


alla scrittura che riguarda le differenze infinitesime:

= ( )∙

Ecco la definizione di differenziale che cercavamo. Questa sarà utile per quanto riguarda
l’integrale. Infatti, in maniera intuitiva, possiamo risalire, “ricostruendola” intervallo
infinitesimo per intervallo infinitesimo, alla funzione ( ):

( )= = ( )∙

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