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Estetica
Università degli Studi di Milano
12 pag.
Si potrebbe parlare di unframedness e framelessness -> situazione in cui viene meno esattamente il
dispositivo di delimitazione della cornice. Di fronte a tali potenti tecnologie immersive noi possiamo
appunto ragionare sullo statuto della cornice
Si tratta di quella che abbiamo chiamato archeologia dei media: quando ci si rende conto delle potenzialità
di un medium quando si è sul punto di perderlo, quando diventa obsoleto (l’abbiamo detto nel passaggio
dall’analogico al digitale). Allo stesso modo potremmo dire oggi che vale la pena interrogarsi sulla cornice
proprio nel momento in cui i caschi virtuali la superano rompendola.
Ma la riflessione sulla cornice non inizia con il 900. Bisogna fare un passo indietro e guardare non tanto a
teorici (una ‘’teoria della cornice’’ compare nel XX secolo) quanto più agli artisti, che spesso anticipano le
riflessioni più sistematiche o astratte dei teorici, filosofi, psicologi eccetera
Prendiamo ad esempio Salvator Rosa che ha dato il nome ad una cornice (omonima) che affermava
<<l’ornamento era alle pitture un gran ruffiano>> nel senso che la cornice è mediatore di quell’attrazione
che lo spettatore prova nei confronti del quadro, lo sposalizio tra quadro e spettatore era favorito proprio
dalla cornice che agiva come fosse ‘’un ruffiano’’, un ‘’cupido’’. E potremmo dire che l’assenza di tale
mediazione trasformerebbe la relazione in una pericolosa per mediare ambiente ‘’interno/esterno’’
La storia delle cornici è molto complessa. La cornice può avere anche carattere architettonico , di forma
quadrata o rotonda (tondo doni), può avere forme irregolari (come sperimentarono i surrealisti) e anche di
materiali molto differenti.
Tornando al secolo di Rosa (XVII) -> sembra essere un periodo cruciale per la presa di coscienza del ruolo
della cornice. (passo si Poussin pag -> indicazione della funzione isolante della cornice. Probabilmente
temeva che il suo dipinto senza cornice avrebbe potuto confondersi con gli altri della collezione del suo
committente. È stato mostrato in particolare da Poussin che è stato proprio il XVII secolo che ha inaugurato
una riflessione sulla pittura come medium (…) metapittura ‘’un quadro ti fa vedere un quadro’’
Per avere tuttavia una teoria compiuta della cornice si dovrà aspettare 1902 -> saggio sulla cornice di
Simmel. 1921 Meditazione sulla cornice di Gasset 1930 la cornice che scompare due volte di Bloch ecc altri
saggi nel libro
Simmel -> premessa generale a Simmel è sempre la separatezza tra vita e arte. 1902
Titoli delle slides
- Micrologia
- Forza centripeta
- Forza centrifuga
- Dal descrittivo al prescrittivo
- Cornice come corrente, quadro come isola
- Cornice vs ponte
- Paradigma energetico
- Pittura ≠ fotografia (non esplicitamente espresso ma…) -> Ortega già smentisce ciò
- Kunstwerk vs Kunstgewerbe (principio della utilizzabilità, che nel kunstwerk non devo mettere in
primo piano rispetto al piano estetico)
- Oggetti di Katerina Kamprani nella serie Uncomfortable
- Stile -> essere in stile vs avere uno stile (sempre opposizione Kunstwerk e Kunstgewerbe)
- Un elemento di ‘’filosofia della storia’’ -> simmel non si limita a dire che la cornice ha una storia ma
proprio in virtù del PRESCRITTIVO-> NORMATIVO simmel vede una logica del progresso
Jacques Derrida
- Confronto serrato con Kant, paragrafo 14 della Critica del giudizio, questione parergonale
- Per Derrida il problema è come distinguere il parergonale?
- Etimologia di parergon
- L’essenza della rappresentazione sarebbe dunque il corpo nudo senza panneggi (senza parergon)? È
difficile distinguere para/ergon
- Dove inizia e dove finisce un parergon?
- Es dei panneggi, delle colonne
- Problematica delle architetture dipinte -> inscrizione nell’ambiente
- Ciò che li (i panneggi e le colonne) costituisce come parerga non è semplicemente l’esteriorità
(altrimenti sarebbero parerga anche il terreno su cui sorge il tempio, l’incrocio stradale eccetera)
ma il legame strutturale interno che li lega alla mancanza nell’ergon (mancanza costitutiva),
potremmo dire la supplementarietà, l’aspetto integrativo esteriore che costituisce l’opera stessa.
Interazione di ergon e parergon.
- La cornice parergonale di distacca da due sfondi ma in rapporto a questi si fonde con l’altro.
(argomento dello sfondo è tipicamente Gestaltico)
- L’argomento di Derrida vuole ‘sensibilizzarci’ rispetto alla difficoltà di capire cosa sia centro e
periferia, cosa necessario e cosa contingente, cosa opera e fuori opera e ci fa notare che nella
nostra tradizione culturale (esempio paradigmatico in Kant) questi sforzi per delimitare i due lati
- Cornice che separa dall’ambiente esterno (da Simmel in poi lo sappiamo) -> l’opera non è una cosa
tra le cose, la cornice è un dispositivo di separazione che sottolinea anche uno statuto ontologico
dell’immagine differente
- La cornice mette tra parentesi il riferimento al mondo pratico per guardare al contenuto racchiuso
nei propri limiti come asserzioni su quello stesso mondo
- Serve pure da intermediario (Ortega, Derrida)
- << Ogni cornice va pensata come centro di energia, i cui effetti particolari dipendono dalla sua
configurazione e dal suo orientamento nello spazio >> -> la cornice è una delimitazione energetica,
apporta delle modificazioni fondamentale al campo di forze (effetto di insieme cui collaborano gli
elementi dell’immagine e la cornice) approccio gestaltico
- Necessità da parte del nostro occhio di completare le figure su base di esperienza pregressa
(psicologia della Gestalt) -> quando la cornice opera un taglio, tendiamo a completare la figura. -> i
centri di forza vengono negoziati a seconda di dove il taglio opera. Lautrec
- (legge della forma chiusa)
- Es. Mondrian (-> poi gruppo mu)
- Degas baricentro non è nel centro geometrico del quadro -> tendiamo a integrare le figure
- Tema già introdotto dalle riflessioni di Schapiro, che torneremo ad approfondire con il gruppo mu
per quanto riguarda la retorica della cornice.
- Quadrato come formato ‘’standard’’ -> schapiro dice che non è affatto naturale (riprendi prima) ma
è una condizione storica, un a posteriore che è diventata una sorta di a priori.
Gesto di indicare è un’antica teorica esposta da Alberti, de pictura (primo grande testo di teoria
dell’immagine moderno)
È la cornice nel suo insieme che funge da deittico, ci chiama a una certa modalità per osservare il quadro
Paradigmi del segno sono due: carte geografiche e ritratti (modalità in cui rapprese ha la possibilità di
rappre se stessa
Altro campo interessante per dialettica rappresentato e rappresentazione sono le carte geografiche. Carta
di parigi del 1652
Abbiamo anche il mondo dei ritratti/autoritratti, che nel 600 costituisce un campo fecondo, secondo Marin,
per indagare le strategie di cornice, ovvero la dimensione riflessiva, opaca
- Ritratto di Poussin, autoritratto
GROUPE MU
Semiologi belgi KLINKENBERG, MINGUET, EDELINE
Saggio 1989
Innanzitutto ci propone di distinguere tra due concetti che normalmente usiamo come sinonimi
Contorno: tracciato immateriale che divide spazio in due regioni ≠ limite
Bordo: un ulteriore oggetto che delimita, un artefatto che designa un enunciato di ordine iconico
La cornice così come ce ne siamo occupati è solo una delle possibili incarnazione del bordo. ‘’sottoclasse’’
del bordo.
Carattere storico del bordo: ciò che è bordo oggi poteva non esserlo prima (!)
Qui il gruppo esprime un dubbio esplicitamente contro Schapiro
Fatte queste premesse i tre si dispongono a delineare una retorica della cornice, retorica che in quanto tale
necessita la stabilizzazione di una norma, e che prevede poi deviazioni rispetto alla norma stessa (cioè
consente scarti di senso)
Norma in materia di cornice: (modello storicamente affermato)
2. figure retoriche che insistono sul bordo significante (nella sua materialità di segno) troviamo anche qui
diverse opzioni, che insistono tutte su una norma di base, un grado zero che è considerato il quadrato di
listelli (simmel eccetera). Nella nostra epoca la cornice tende a sparire, modalità di soppressioni non sono
dunque così note, anche se:
a. figure per soppressione -> distruzione
b. aggiunta per iperbole (diametralmente opposte) gli impacchettamenti di Christo (incorniciamento
così potente da far sparire l’enunciato)
c. sostituzione plastica della forma o della materia o anche i colori
d. sostituzione iconica dove possiamo riconoscere riferimenti iconici (cornici decorate con figure)
in conclusione possiamo dire che tutti questi casi assumono un particolare significato/potenza significativa
proprio nel momento in cui deviano dalla norma (scarti retorici)
questo sforzo tassonomico volto a classificare, è tale, cioè funziona da tassonomia, nel momento in cui
accettiamo quella norma (non naturale ma dettata dalla storia, come abbiamo già visto in Schapiro)
rapporto tra retorico e letterale va sempre pensata tenendo conto del proprio indice storico
È una questione che Stoichita affronta da una prospettiva di mise en Abyme, perché il 600 è un sec che
mette la cornice non solo attorno le immagini ma anche nell’immagine. La rende ogg stesso del dipinto,
dunque la questione reale diventa questa: se la cornice reale, di legno, divide l’immagine dalla non
immagine, una cornice dipinta nel quadro, cosa divide?
Ogni meccanismo di dipinto nel dipinto -> la separazione stessa è messa a tema (mise en abyme, termine
coniato da andre gide).
Potremmo ipotizzare che la cornice dipinta sia lì a separare la trasparenza del medium dalla sua opacità.
Rievochiamo non a caso l’autoritratto di Poussin.
Avevamo già anticipato che la sua è una riflessione che passa attraverso tipologie di margini imparentate
con la cornice (finestra, porta, nicchia)
Tre tipi di margini che costituiscono il momento genetico di altrettanti generi pittorici
La finestra genera il paesaggio, la porta genera la pittura di interni e la nicchia genera la natura morta.
Forza ‘’aniconica’’ della nicchia con fondo nero (aniconico perché non ci mostra figure, è un quasi-nulla) ma
è la forza principale del dipinto e sembra costituire il tema fondamentale dei bodegones di Cotan. <<gli
oggetti ci si trovano per puro caso>>
FINESTRE-PAESAGGISTICA
La finestra è un dispositivo alla base della genealogia della pittura di paesaggio. <<Quale fu il ruolo che la
finestra dipinta ebbe a svolgere nella presa di coscienza di sé della nuova pittura?>>
(La tesi di Stoichita è che questi dispositivi servano alla pittura a prendere coscienza di sé)
La finestra attualizza la dialettica esterno/interno senza la quale il significato del paesaggio non potrebbe
nemmeno essere percepito
Momento precursore offerto dalla lettera di Pietro Aretino a Tiziano, in cui dice che in una situazione post-
cena, dopo il pasto serale, <<mi levai da tavola sazio e poggiate le braccia sul piano della cornice della
finestra, mi diedi a guardare il mirabile spettacolo che facevano le barche infinite>>
(siamo a venezia-> canal grande) e disse ‘’ tiziano dove sei?” importante perché dice che già nel 1544
venezia era percepita come un quadro e la condizione di questa percezione (Stoichita la chiama aprioristica)
Ci troviamo di fronte, con questi esempi, a una riflessione metapittorica. Una pittura dunque non
innanzitutto impegnata a raffigurare oggetti ma a riflettere sul proprio funzionamento ‘’mentre funziona’’.
CONCLUSIONE
Prendiamo in considerazione quell’effetto di scorniciamento che alcuni artisti hanno messo in campo.
Uomo alla finestra di Van Hoogstraten (movimento aggettante dell’uomo sporto dalla finestra)
Fuggendo dalla critica, Borrell del Caso
Questo movimento out non riguarda solo l’arte pittorica. Accenniamo alla cinematografia (superfantozzi di
Neri Parenti che commenta quelle leggenda che sostiene che alla prima proiezione dei Lumiere il pubblico
fosse terrorizzato all’arrivo del treno)
Avevamo sottolineato che il grande sforzo tecnologico per realizzare schermi ad alta definizione (immagine
come immediata, non artefatta)
Entrare/uscire dallo schermo è un topos largamente espolarato (Woody Allen, pubblicità espresso,
Videodrome, David Cronenberg (televisione)
Video dei a-ha
Oggi parlare di questa cancellazione progressiva mondo dell’immagine-realtà dobbiamo rivolgerci alla
questione dei caschi virtuali
La fruizione ‘’normale’’ o tradizionale permette una libertà cruciale, quella di poter distogliere lo sguardo in
ogni momento. Tale libertà è completamente negata con i caschi di realtà virtuale. (unframedness)
Ambienti immersivi: l’immagine è ‘’tutto ciò che c’è da vedere’’
AN-ICONOLOGY (immagini che tentano di negarsi)
Immediateness vs mediateness trasparenza e opacità
Unframedness vs framedness oggetto naturale vs immagine di
Presentness vs refentiality esserci nell’immagine (in ambiente immersivo) vs essere di fronte
all’immagine all’immagine