Portable Classic –
veduta della mostra presso la Fondazione Prada, Venezia 2015
Cosa ne pensi della mostra-a-tesi di Salvatore Settis nelle due sedi della
Fondazione Prada? Il classico come serialità, la copia portatile… Insomma,
molti si sono stupiti, pensando al Settis generalmente molto rigido su questi
argomenti.
Ho visto le mostre di cui parli. Ovviamente ne sono stata particolarmente
affascinata, dato il mio interesse per l’argomento. In entrambe queste mostre però si
prendeva in considerazione solo marginalmente il tema dell’autenticità, in quanto la
serialità, la ripetizione e la copia in miniatura erano nel passato delle pratiche che
non minavano la relazione tra un’opera e il suo autore, e dunque non
problematizzavano l’autenticità. Diciamo che queste due mostre possono essere
considerate la ‘traduzione’ espositiva del mio secondo capitolo intitolato Artisticità,
antichità, autorialità.
Il punto di vista di Settis sui temi che tratto io era già stato esplicito nell’autunno del
2007 quando furono svelate le Nozze di Cana alla Fondazione Cini, tema a cui dedico
molto spazio nel libro, che gode della firma di Adam Lowe di Factum Arte
nell’introduzione. Settis era presente alla cerimonia di inaugurazione e non perse
l’occasione qualche giorno dopo di scrivere un articolo in cui definiva l’operazione di
Lowe come una “interessante approssimazione” e sarebbe stato necessario, sempre
secondo Settis, mettere i due dipinti uno affianco all’altro per poter davvero
giudicare la somiglianza.
Mi sia permesso di dire che il problema non era quello del riconoscimento delle
differenze (scansione 3d, mille pagine di colours references e stampa non avrebbero
consentito il minimo errore) ma si trattava di affrontare il problema dell’autenticità e
capire quale dei due dipinti la conservava al meglio. Cosa che invece fu fatta da
Bruno Latour nel suo saggio sul “furto di autenticità”. Settis rimproverava poi al
facsimile di eliminare del tutto le possibilità di ritorno a Venezia del dipinto ora al
Louvre, un ritorno promesso da decenni. Ma anche in questo si sbagliava: i tagli e il
trasporto in nave del 1797 avevano costretto i restauratori francesi a ‘stirare’
le Nozze di Cana, che ora non rientrerebbero fisicamente nello spazio della parete
per la quale era stato pensato.
A sinistra la foto
originale di Patrick Cariou, a detra la rielaborazione di Richard Prince
Chiara Casarin –
L’autenticità nell’arte contemporanea – ZeL Edizioni