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BAI RESPIRARE ok
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Fisiologia - l’O2 inspirata è essenziale per: le Cellule (ossidazione glucidi, lipidi, protidi)
Cervello, rene e cuore (organi “nobili”),
Produzione sostanze di scarto – respirazione cellulare
L’apparato respiratorio è deputato a trasporto O2, ventilazione, respirazione (Si chiama
respirazione il processo completo degli scambi gassosi tra aria atmosferica e sangue, e tra
sangue e cellule)
L’apparato respiratorio consente la ventilazione e la diffusione (concetto di gradiente
di pressione)
L’apparato cardiovascolare garantisce la perfusione degli organi (concetto di
pressione media e di portata continua)
Ventilazione - Inspirazione: Atto involontario, la contrazione del diafframma provoca una
differenza di pressione permettendo l’aria di entrare (SNAutonomo). Anche i muscoli
intercostali fanno si che la gabbia toraccica si spanda + Espirazione: Rilascio dei muscoli
respiratori, cambiando ancora la differenza di pressione e facendo uscire i gas .
L’inspirazione è un processo attivo, l’espirazione fondamentalmente passivo
Valutazione della meccanica respiratoria - Espansione toracica (deve essere bilaterare-
trane se ha fatto pneumoctomia – ritiro di uno dei due polmoni), Utilizzo di muscolatura
accessoria (addominale o tracica la espansione), Frequenza respiratoria (respiro troppo
superficiale o tropo veloci atti al minuto), colorito temperatura e stato della cute (rosso
acceso iperemia/ cianosi – emoglobina pocco ossigenata- sintomo tardivo avviene dopo il
palore) – , Stato di idratazione/volemia (secrezione pocco dense- devono bere di piu per
fluidificare le secrezione se non ci sono contro indicazione), Presenza di rumori (sibili nel
caso di broncospasmi, si sente durante l’auscoltazione),Profondità del respiro, saturazione
O2 (sotto 92%aa – alarme!!!)
Gli scambi gassosi - L’esame diagnostico per eccellenza in tali casi è l’EGA (Importante
esame per valutare gli scambi gasosi: emogasanalise arteriosa).
Compliance – forza necessaria per fare entrare nei polmoni una determinata quantità di
aria
Volumi e capacita – domanda di esame
I CARATTERI DEL RESPIRO: La frequenza: numero degli atti respiratori in un minuto. Varia a
seconda dell’età e delle condizioni fisiche / La profondità: volume di aria inspirata/espirata
= quantità di aria introdotta / Il ritmo: l’intervallo tra un atto respiratorio e l’altro / La
sonorità: fisiologicamente è assente.
RESPIRI PATOLOGICI
• KUSSMAUL: inspirazione profonda e rumorosa, breve apnea inspiratoria, espirazione
gemente, pausa espiratoria prolungata. Rappresenta un meccanismo di compenso
all’acidosi, quale si riscontra nel coma diabetico o uremico.
• BIOT: quattro o cinque atti inspiratori consecutivi di ampiezza normale e di uguale
profondità, separati da un breve periodo di apnea. Si osserva nel corso di encefaliti,
sindromi meningee, tumori endocranici. È indice di prognosi grave.
• CHEYNE-STOKES: respiro patologico di notevole gravità, caratterizzato da atti respiratori
di profondità lentamente crescente e decrescente, alternati a pause di apnea (20-30 sec.).
Cause più frequenti sono lo scompenso cardiaco, il coma uremico, l’overdose da oppiacei.
• FALSTAFF: respiro patologico estremamente difficoltoso, associato alla sindrome delle
apnee ostruttive del sonno, caratterizzata da ripetuti episodi di completa e/o parziale e/o
prolungata ostruzione delle vie aeree superiori duranti il sonno, normalmente associati a
una riduzione della saturazione di ossigeno nel sangue.
COSA OSSERVARE
• Uso dei muscoli accessori: il paziente solleva le spalle ed allunga i muscoli del collo nel
tentativo di allargare al massimo l’espansione toracica.
• dita a tamburo: le punte delle dita delle mani e dei piedi diventano arrotondate e si
ingrossano (pazienti affetti da malattie polmonari e cardiache).
• Torace a botte: deformazione della gabbia toracica.
• Cianosi: colorazione bluastra della pelle, indica una diminuita quantità di Ossigeno nel
sangue. Si può avere una cianosi centrale di origine respiratoria: si osserva nelle
membrane mucose degli occhi e della bocca e una cianosi periferica di origine
cardiocircolatoria che si osserva alla punta della dita.
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TOSSE E DISPNEA: ricordarsi che non esiste una tosse fisiologica, c’è sempre qualche
problema dietro la tosse. Possiamo fare delle domande sulla tosse tipo “che tipo di tosse
è”, “produce dell’espettorato”, “è un tosse continua o intermittente”, “quando tossisce si
crea del dolore”, “che colore ha l’espettorato”, “se l’espettorato è difficile da espellere” etc.
La dispnea (prefisso dis indica difficoltà) è una sensazione soggettiva di difficoltà a respirare.
Chiedere sempre al paziente cosa intende per dispnea, ad esempio, quando gli manca l’aria
o qual è il suo problema. Possibili cause aumento del lavoro respiratorio legato a
malattie polmonari (es. Asma è un enfisema dove le vie respiratorie sono più strette del
normale; Polmonite perché i polmoni sono meno elastici; l’Atelectasia (collasso alveolare)
che impedisce un corretto scambio gassoso).
• indebolimento dei muscoli respiratori (es. malattie neuromuscolari come Poliomielite e
Miastenia).
• aumento % di CO2 o diminuzione % di O2 (es. malattie di origine cardiaca).
Bisogna usare scale di valutazione per quantificare e ben definire il problema, per esempio
MEDICAL RESEARCH COUNCIL DYSPNEA SCALE: è una scala che va data alla persona e
dirle di indicare la mancanza di fiato, definita con un punteggio da 0 a 4 0 = mi manca il
fiato solo per sforzi intensi / 1 = mi manca il fiato solo se corro piano o se faccio una salita
leggera / 2 = Cammino più lentamente della gente della mia stessa età quando vado in
piano, oppure devo fermarmi per respirare quando cammino al mio passo, in piano / 3 = Mi
devo fermare per respirare dopo che ho camminato in piano per circa 100 m o per pochi
minuti / 4 = Mi manca troppo il fiato per uscire di casa o mi manca il fiato quando mi
vesto/spoglio.
AFFATICAMENTO/FATIGUE
La diminuzione di apporto di ossigeno ai tessuti incide su diversi aspetti (relazione
con altri BAI): Energia diminuita, valutare aspetto fisico e mentale. Misurare: scala di
severità dell’affaticamento oppure la scala di valutazione degli stati di
affaticamento. Distinguere tra DI Intolleranza all’attività e Fatigue
Posizione tripode (in avanti appogiando le mani…di solito indicano una fattica
respiratoria)
ESEMPI DI GINNASTICA RESPIRATORIA
Respirare con le labbra socchiuse, come se fischiasse o soffiasse, mantiene aperte le
vie respiratorie, mobilizza le secrezioni, effettua uno sforzo con il diaframma
Esercizio diaframmatico: spalle abbassate, costringere il diaframma ad abbassarsi il
più possibile in fase inspiratoria, in fase espiratoria spingere con le mani sull’addome,
per aiutare la fuoruscita dell’aria. Successivamente, si fa abbracciare al paziente un
cuscino, in posizione seduta.
La tosse efficace: Paziente seduto, esegue tre inspirazioni profonde a labbra
socchiuse spingendo in alto l’addome in modo da permettere un buon movimento
diaframmatico e un efficace ventilazione alle basi polmonari. Al termine della terza
ispirazione si fa eliminare con forza l’aria accumulata, spingendo con le mani
sull’addome, tenendo la bocca aperta.
2. BAI MOVIMENTO ok
La mobilità è la capacità di muoversi liberamente nell’ambiente di vita; spesso autonomia
indica la capacità di svolgere da soli le proprie attività quotidiane.
I TIPI DI POSTURA/decubito:
Dorsale o Supino: si mantiene una posizione dove si è rivolti verso l’alto, pancia in
su; Utilizzata per esempio per inserimento catetere vescicale
Prono o ventrale: si mantiene una posizione dove si è rivolti verso il basso, pancia
in giù;
Semi prono o Sims: è una posizione con una via di mezzo tra la laterale di
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sicurezza e la prona;
Laterale o laterale di sicurezza: posizione dove si è stesi su un fianco, evitando ai
polmoni di essere caricati del peso del corpo, con lo scopo di facilitare e migliorare
la respirazione;
Ortopnoico o seduto: tipica posizione che si assume con la schiena quando si
siede su una sedia;
Semiortopnoico o semiseduto o Fowler’s: paziente supino, con lo schienale
inclinato di 80-90° rispetto alla linea orizzontale;
Semi-Fowler’s: differisce dalla Fowler’s per un’inclinazione ridotta a 30-45°;
Posizione di Trendelenburg /declive o posizione anti-shock: posizione supina
piana con un’inclinazione che favorisce il reflusso del sangue al cervello; gambe in
piano superiore alla testa. Utilizzate in casi di svenimento utilizzate per far arrivare
il sangue agli organi mobili come cuore e cervello
Trendelenburg inversa/proclive, anche definita anti Trendelenburg - Viene
praticata nei letti ospedalieri articolati e prevede l’inclinazione a 25-30° del letto in
modo tale che la testa e il torace risultino su un piano superiore rispetto a quello
dei piedi (paziente supino). Ha benefici sul cranio per la contro estensione delle
lesioni della colonna vertebrale; favorisce il drenaggio chirurgico delle raccolte
pleuriche e delle fistole. Viene utilizzata nei pazienti in sala operatoria a seconda
delle necessità.
Genupettorale: il soggetto è inginocchiato con la testa appoggiata sul terreno ed il
bacino sollevato il più possibile;
Ginecologica o dorsale supina: la paziente assume una posizione sdraiata con le
gambe piegate a 90°, le ginocchia divaricate con i talloni disposti sullo stesso
piano del busto;
Litotomica: il paziente assume la posizione sdraiata con le gambe piegate a 90° e
con i talloni e le ginocchia sullo stesso piano.
ACCERTAMENTO MOBILITÀ
FATTORI CHE influenzano bisogno di movimento sono: fattori fisiologici come età,
limitazioni sulle proprie abitudini, malformazioni, deficit neurologici, traumi, patologie,
sviluppo psicomotorio etc.
Fattori psicologici come ansie, fobie o disagi.
Fattori socioculturali-ambientali come sviluppo tecnologico, ambiente, barriere
architettoniche, socializzazione etc.
2) valutare trofismo muscolare: identifica la grandezza del muscolo, più grosso è più sarà
trofico. Un’eccezione sono le ipertrofie ovvero quando il tessuto grasso o il tessuto fibroso
infarcisce e sostituisce le fibrocellule muscolari. Una malattia in cui si parla di questa situa, è
la distrofia “di Duchene” dove i bambini hanno muscoli del polpaccio grossissimi.
Questa valutazione viene fatta tramite osservazione, palpazione e misurazione (metro).
3) valutazione forza muscolare: viene valutata tramite la scala MRC dove 5/5 corrisponde a
movimento possibile contro resistenza massima / 4/5 alla scala MRC corrisponde a
movimento possibile solo contro resistenza
Minima / 3/5 alla scala MRC corrisponde a movimento possibile solo contro gravita / 2/5
alla scala MRC corrisponde a movimento possibile solo in assenza di gravita / 1/5 alla scala
MRC corrisponde ad accenno al movimento / 0/5 alla scala MRC corrisponde ad assenza di
movimento.
mobilizzazione della persona a letto: Il modo scelto ed impiegato per mobilizzare una
persona deve essere tale da garantire sia la risposta al soddisfacimento del “bisogno di
movimento” sia la qualità della stessa.
Ciò significa mobilizzare la persona ma evitando di fare lesioni o abrasioni su di lui, evitando
lesioni articolari di qualsiasi gravità conseguenti a manovre errate.
È bene che la modalità scelta sia compatibile con la situa individuale della persona che
magari avrà determinate esigenze o limitazioni rispetto al movimento.
Frequenza mobilizzazione: fondamentale è cambiare spesso la posizione della persona che
è costretta a stare a letto 24h. I movimenti che più frequentemente vengono compiuti dagli
operatori sulla persona assistita per mobilizzarla e posizionarla sono il sollevamento di testa
e spalle, lo spostamento della persona verso la testata del letto o lo spostamento della
persona su un lato del letto.
Criteri generali per i trasferimenti delle persone assistite a letto: bisogna conoscere le
abilità motorie residue della persona, bisogna dotare il letto degli eventuali ausili necessari
come trapezio, traverse, cinghie, telo di scorrimento etc.
Bisogna sempre informare la persona dei trasferimenti che si stanno per fare anche per
ricevere collaborazione dal paziente. Infine, se possibile, regolare h letto e togliere
spondine laddove presenti.
Prevenzione delle cadute: per sicurezza domestica infermiere consiglia: togliere tappeti,
assicurarsi che scale siano ben illuminate, installare corrimano se necessario, utilizzare
calzature chiuse e preferire come abbigliamento sempre tute e pigiami, utilizzo occhiali
quando necessario.
Altra scala importante è la SCALA TINETTI che permette di valutare l’equilibrio e l’andatura
del paziente. È uno strumento che ovviamente dev’essere usato solo con persone che
deambulano e generalmente si usa in un 2° momento rispetto alla SCALA CONLEY.
I suoi valori vanno: da 0 a 1 il soggetto non è deambulante / da 2 a 19 il soggetto
deambulante è a rischio cadute / da 20 a 28 il soggetto deambulante è a basso rischio
cadute.
SCALA MORSE: ospedalizzati o in ambienti di cura con pazienti acuti che cronici.
anamnesi cadute, patologie a rischio, mobilita, terapia endovenosa, andatura, stato
mentale
Assistenza alla persona della deambulazione: l’assistenza alla persona per una
deambulazione comincia con l’accertamento della forza muscolare e della
coordinazione. Da seduto – valutare la presenza di capogiri, problemi di ipotensione
posturale, vertigini o malori;
se presenti: posticipare il movimento.
Se assenti: accertarsi che tutti i presidi come flebo o cateteri siano staccati o ben
fissati. porsi davanti all’assistito seduto e lo aiutarlo ad assumere la posizione
eretta collocarsi lateralmente all’assistito ponendomi sempre dal lato più debole
causa deficit vari posiziono un braccio attorno alla vita della persona e con l’altra
mano prenderò il braccio per guidarla. cominciare a camminare facendo caricare
all’assistito sempre prima il peso sul lato debole e poi su quella sano. incoraggio
persona a mantenere allineamento corpo e a guardare avanti poiché guardarsi i piedi
per correggere posizione può portare a vertigini invitare l’assistito a sollevare un
piede alla volta per fare il passo, mai trascinare i piedi!.
SULLA ELIMINAZIONE
o Collocare la persona con urgenza evacuative, uso di lassativi o diuretici, vicino ai
servizi ove possibile
o Accompagnate i pazienti a rischio in bagno più volte ove possibile, a intervalli
regolari ( fornire sistema di chiamata e sollecitarne l’utilizzo)
o Raccomandare alle persone a rischio di chiedere aiuto per recarsi ai servizi
o Se necessario posizionare comoda vicino al letto / andare al servizio per disabili
SINDROME DA IMMOBILIZZAZIONE
Per sindrome si intende una serie di più elementi e più fattori legati all’immobilizzazione,
persona non può o non è in grado di muoversi. Immobilizzazione può causare una
permanenza prolungata nel letto che determina insorgenza di danni ai nostri apparati,
danni complessi e vari. Alcuni esempi: sul sistema cutaneo complicanze possono giungere
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lesioni da pressione con conseguenza più grave l’osteomielite e come profilassi la
mobilizzazione (circa ogni 2 ore). Sul sistema scheletrico avremo complicanze come rigidità
articolare o contratture, come conseguenze immobilizzazione e deformità arti e come
profilassi abbiamo mobilizzazione, un giusto decubito (=postura) e uno stop al dolore.
Nell’apparato gastroenterico come complicanze inappetenza o stipsi come possibili
conseguenze fecalomi (feci dure o disidratate) o occlusioni e come profilassi la
mobilizzazione, dieta ed idratazione adeguata. Nell’apparato psichico complicanze possono
essere depressione o noia, come possibili conseguenze insonnia, disorientamento o apatia,
come profilassi la mobilizzazione, la collaborazione coi familiari e far capirgli che non è solo.
Nell’apparato urinario complicanze possono essere disuria (difficoltà nell’orinare) o stasi
urinaria che possono sfociare in quelle che sono infezioni o incontinenza, come profilassi
mobilizzazione ed idratazione. Nell’apparato cardiovascolare complicanze e conseguenze
possono essere flebiti, trombosi, ipotensione posturale e come profilassi la mobilizzazione.
Nell’apparato respiratorio complicanze possono essere: ridotta espansione toracica o stasi
delle secrezioni, come conseguenze broncopolmoniti o polmoniti e come profilassi
mobilizzazione e ginnastica respiratoria.
Le cause dell’immobilizzazione: Patologie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico,
Malattie neurologiche, Malattie cardiovascolari, Malattie polmonari. Altre condizioni quali:
Riduzione della vista, Patologie a carico dei piedi, Malnutrizione e gravi malattie sistemiche,
Effetti collaterali di farmaci. Altri fattori scatenanti minori e/o secondari: Depressione,
Timore di cadute, Perdita dell’abitudine al movimento. Alcuni fattori socio-ambientali
come: Solitudine Indigenza Malnutrizione Barriere architettoniche L’assenza di ausili
CAMBIAMENTO PARADIGMATICO
DOLORE COME CONSEGUENZA DI MALATTIA - POI COME SINTOMO DI MALATTIA - ADESSO
COME MALATTIA (PARAMETRO VITALE DAL 2002 - OMS)
rilevato più volte durante la giornata.
FASI DEL DOLORE - TRADUZIONE, ricezione e trasformazione dello stimolo in impulso.
TRASMISSIONE, trasferimento degli impulsi elettrici verso il cervello; MODULAZIONE,
elaborazione e traduzione dell’informazione.
DIMENSIONE DEL DOLORE: natura multidimensionale che concerne aspetti: fisici, psichici,
sociali, spirituali dell’esistenza.
CLASSIFICAZIONE DEL DOLORE: ACUTO, come un dolore istantaneo, a inizio recente e con
durata limitata, che svolge il fondamentale compito di suscitare una rapida risposta
difensiva a uno stimolo nocicettivo; il dolore acuto ha solitamente una connessione causale
e temporale definita e una specifica lesione tissutale o malattia. CRONICO, come
generalmente causato da una lesione, ma che può essere mantenuto da fattori
patogeneticamente e fisicamente lontani dalla causa originaria e che, in ogni caso, non
giustificano la presenza né l’entità del danno, deve perdurare a lungo (da 3 a 6 mesi) e
persistere per almeno un mese oltre il normale corso della malattia.
COME RILEVARE IL DOLORE Nella rilevazione del dolore è importante ricordare che
esso si può manifestare in modi differenti . Sono necessarie: competenze tecniche
(scelta dello strumento di valutazione), abilità relazionali (capacità di spiegare lo
strumento e di istruire la persona assistita), capacità di ascolto attivo (fiducia nel
racconto della persona). Conoscere il dolore, pertanto, significa saper definire,
selezionare e riconoscere le tipologie di dolore.
Cosa valutare nella persona caratteristiche del dolore: prima di tutto la localizzazione,
in quale distretto corporeo la persona riferisce dolore / poi la durata, ovvero da quanto
tempo sente dolore / la sua intensità / la qualità, dolore pungente o trafittivo per esempio /
la cronologia, quando si manifesta, magari solo in determinate ore della giornata / se ci
sono fattori aggravanti o calmanti / fattori associati cioè tutte quelle risposte fisiologiche
della persona: valutazione parametri vitali, colore pelle (arrossamento per esempio),
sudorazione, nausea, diametro pupillare, tensione muscolare.
PQRST (le domande del dolore): provocato da (che cosa lo fa migliorare o peggiorare),
qualità (a che cosa assomiglia), irradiazione (dov’è il dolore; dove si sposta), severità
(quanto è forte), tempo (c’è sempre o va e viene)
TERMOTERAPIA: ok
FREDDO: Effetti del freddo desiderati tra gli effetti più importanti troviamo: effetto
emodinamico, ovvero il freddo causa una diminuzione dell’irrorazione sanguigna locale
tramite vasocostrizione; una riduzione del flusso sanguigno può essere d’aiuto per esempio
nel diminuire un edema post-operatorio o post-traumatico.
Oppure troviamo l’effetto metabolico ovvero la diminuzione locale della T che riduce a sua
volta localmente il metabolismo tissutale. Infatti, rallentando l’attività delle cellule rimaste
illese da un trauma, il freddo consente di conservare la loro integrità duranti il periodo che
segue al danneggiamento del tessuto.
Troviamo anche l’effetto analgesico e miorilassante, ovvero il freddo causa una riduzione
della velocità di conduzione dello stimolo dolorifico a livello dei nervi periferici, come se la
parte trattata venisse localmente anestetizzata. Inoltre, il rallentamento della sensazione di
dolore riduce lo spasmo muscolare dopo trauma.
Effetti del freddo indesiderati se c’è un uso prolungato del freddo può avvenire
vasocostrizione per vaso paralisi; un altro inevitabile risultato indesiderato è il
potenziamento delle manifestazione dell’infiammazione acuta come rossore o dolore o
gonfiore.
Può manifestarsi anche una riduzione delle proprietà elastiche dei tessuti o una perdita di
sensibilità e temporanea paresi.
Particolare attenzione merita anche il congelamento superficiale, ovvero una diminuzione
locale della T al di sotto dei 15 °C che può dare inizio alla degradazione delle proteine con
conseguente danno tissutale. Alcune indicazioni di questa situa possono essere lacerazioni
e contusioni a tessuti molli, distorsioni o stiramenti muscolari/tendinei/legamentosi oppure
fratture.
NB: il freddo può essere alternato all’applicazione del caldo in occasioni in cui la normale
circolazione venosa è compromessa; infatti, applicazione alternate di caldo e freddo,
producono rispettivamente vasodilatazione e vasocostrizione determinando un incremento
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del flusso sanguigno nella parte trattata.
Freddo può essere applicato come docciatura o immersione in acqua impacchi freddi tipo
borsa del ghiaccio. lo spray refrigerante usato per risolvere velocemente contratture
muscolari o stiramenti.
Protocolli di applicazione del freddo mai protrarre per troppo tempo l trattamento per
non interferire con la vascolarizzazione del tessuto. Considerare sempre i fattori fisici a
seconda del tipo di tessuto o nell’efficacia del metodo utilizzato. tolleranza al freddo, lo
spessore della cute, grasso sottocutaneo presente etc. Considerare fattori legati alla
patologia come la gravità della lesione, la zona interessata dalla lesione o il risultato
desiderato. Verificare l’effetto sulla percezione del dolore e la reazione cutanea; la pelle
dev’essere arrosata e non bianca e se insorgono dolori tipo crambi levare subito l’impacco.
CALDO: terapia con utilizzo del caldo uso è assolutamente riservato a lesioni in cui è
terminata la fase acuta dell’infiammazione! L’applicazione di impacchi caldi è una forma di
riscaldamento passivo con il quale i vasi si dilatano e iperemia favorisce il deflusso delle
scorie e delle tossine. Calore porta anche a rilassamento dei muscoli e attenuazione
progressiva dei dolori dovuti a tensione, provoca sensazione di calma e benessere.
Effetti del caldo desiderati: effetto emodinamico, calore causa aumento flusso sanguigno,
incrementa ossigenazione. Effetto metabolico, garantisce maggior apporto di sostante
nutritive a livello dei tessuti. Effetto analgesico e miorilassante in cui sembra che il caldo sia
capace di abbassare l’attività dei recettori del dolore periferici. Effetti del caldo
indesiderati: può esserci un incremento della manifestazione dell’infiammazione acuta, per
esempio ustioni. È importante che il trattamento con il caldo per favorire e velocizzare
guarigione di tessuti in caso di contusioni/distorsioni/strappi etc. avvenga dopo 3 giorni dal
trauma. MAI usare caldo nelle lesioni in fase acuta, durante infezioni o in presenza di
emorragie.
Alcuni metodi di applicazione del caldo sono la docciatura o l’immersione in acqua calda,
oppure impacchi caldi con borsa dell’acqua calda o con hot packs (riscaldati in microonde),
hot packs istantanei, coperte termiche o sacchetti termofori.
LE SCALE DI MISURAZIONE DEL DOLORE PER LE VARIE FASCE D' ETA' (ARTICOLO)
Tutte le scale di valutazione devono rispondere a dei requisiti, quali: livello di sensibilità,
specificità e predittività. Con il termine "sensibilità", nel campo dell'epidemiologia, si indica
la capacità di un test di individuare, in una
popolazione di riferimento, i soggetti malati. Si definisce "specificità" di un esame
diagnostico (o di uno strumento), invece, la capacità di identificare correttamente i soggetti
sani: se un test ha un'ottima specificità, allora è basso il rischio di falsi positivi (soggetti che
non sono affetti dalla patologia che si sta ricercando); per alta specificità si intende l'alta
probabilità che un soggetto risulti negativo al test.
PROBLEMI POTENZIALI
STRUMENTI DI VALUTAZIONE: le scale più usate sono monodimensionali, cioè che valutano
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una solo dimensione, una sola caratteristica del dolore e sono le NRS/VNS – VRS – VAS –
FPS; oppure le multidimensionali, che si occupano di più caratteristiche e sono la PAINAD –
TIQ – MPQ – BPI.
PAINAD Pain Assesment In Advanced Dementia, si utilizza per persone con problemi
cognitivi; valuta la respirazione (tipo di respiro), la vocalizzazione, l’espressione del volto,
linguaggio del corpo, consolazione. È sicuramente una scala attendibile anche se a volte un
po’ complessa e non sempre pratica.
• La scala VAS (Visual Analogue Scale) è costituita da una linea predeterminata lunga 10
cm; DOLORE ACUTO POS OPERATORIO- ripetibile con la quale si chiede alla persona di
indicare su una scala dove si trova il suo dolore; buona attendibilità ed è sensibile
accuratezza nel cogliere le modificazioni dell’intensità del dolore però ha bisogno di un
supporto cartaceo/informatico, non sarà utilizzabile con persone con deficit visivi o con
persone con malattie mentali – applicabile anche a bambini sopra 8 anni)
• La scala VRS (Verbal Rating Scale) comprende una lista di descrittori che identificano il
grado di intensità del dolore: nessuno, lieve, moderato e grave. Esiste anche una versione
con 5 descrittori del dolore: lieve, fastidioso, angosciante, terribile e atroce. La VRS è
applicabile nella popolazione anziana, in pazienti con un basso livello culturale e con anziani
e bambini con ridotte capacità di astrazione.
DOLORE: ETA' PEDIATRICA• La scala VAS, La scala NRS sopra 8 anni• La scala Faces Pain
Scale FPS (Faces Pain Scale) è presente in 4 diverse versioni variano l’eta---
complessivamente tra 2 e 18 anni
DOLORE: ETA' NEONATALE• EVENDOL (EValuation ENfant DouLeur) bambini fino ai 7 anni
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di età. • La scala FLACC (Faces, Legs, Activity, Cry, Consolability) fascia d’età compresa tra 0
e 3 anni e si basa sull’osservazione del comportamento del bambino.
SCALE DI MISURAZIONE DEL DOLORE: ETA' PRETERMINE• PIPP (Premature Infant Pain
Profile• La scala PIPP è stata rivista (PIPP-R)
PIRAMIDE ALIMENTARE: alla base c’è corretta idratazione e una attività fisica giornaliera e
costante; poi troviamo dal basso verso l’alto –> grassi vegetali, cereali integrali, frutta,
vegetali, frutta secca e legumi, pesce, pollame, uova, alimenti ricchi di Ca, cereali raffinati e
carni rosse.
PIRAMIDE ALIMENTARE ITALIANA:
frutta e verdura- vitamine A e C, potassio, calcio, magnesio e ferro, fibre, acqua e
zuccheri semplici – equilibrio acido base. Settimanale max 21QB (150g) frutta e 14 QB
ortaggi (250g – 50 g insalatta). Bianca, blu, giallo, rosso e verde cereali e derivati- 16
qb a settimana (pane 50g) 7 qb settimana (biscotti 20g) riso/pasta 8qb settimana,
pasta (60-60 g) carne (5qb-500g/sett) uova (2qb-2 uova/sett) pesci (min 2QB-
300g/sett) e legumi (2qb/sett- 60g secchi o 200g freschi ) latte e derivati +
condimenti – latte o iogurt (max 14 qb /sett – 1750ml), formaggi (4qb/sett – 200g
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stagionato o 400g fresco), burro (5QB/sett – 50g), olio (max 20QB – 200g)
zuccheri (21QB/sett – 105g) e alcolici fermentati (7QB/sett – 2300ml)
Linee guide nutrizionali:
EAR - VALORE MEDIO NECESSARIO -estimated average riquired
RDA - RAZIONE DIETETICA RACCOMANDATA – fabbisogno nutrizionale recomended dietary
allowance
AI – livello adeguato di assunzione – adequate intakes
UL – livello massimo ammissibili – upperintake level
LARN – livelli di assunzione raccomandati di nutrienti al die
QB – quantità benessere – quantità dei gruppi alimentare da ingerire giornalieramente
(max 2000Kcal/die e 5000 passi)
Alcune misure ossee possono dare indicazione del peso/altezza (non sono molto fedeli).
Una persona incosciente può essere pesata tramite il dinamometro del sollevatore
TANTI FARMACI SONO SOMMINISTRATI PRO/KG PERCIÒ IL PESO E IMPORTANTE anche per
il controllo nutrizionale e di sviluppo (neonati/cachessia)
Alcuni esempi di restrizioni alimentari rispetto a pratiche religiose: 1) Induismo, non sono
ammessi tutte le carni e animali macellati / 2) Giudaismo, non mangiamo maiale, frutti di
mare, no carne e latte assieme, uccelli, sangue ingerito e tutti alimenti devono essere
macellati secondo un criterio detto “kosher” / 3) Islam, non mangiamo maiali o animali
macellati oppure gelatine e alcolici / 4) Mormoni, vietato uso di alcolici e tabacco, caffeina o
stimolanti (anche il thè).
ASSISTENZA AI PASTI: preparazione della persona assistita per l’assunzione dei pasti: igiene
mani, posizionamento protesi dentarie, posizione seduta, preparazione tavolo, microclima,
eliminazione intestinale/urinaria prima del pasto, valutazione della autonomia e ausilio
nell’assunzione dei pasti (tagliare, imboccare alternando assunzione di liquidi), protezione
degli indumenti, osservazione dieta prescritta e spiegazioni all’assistito della sua importanza
NB io svolgo questi aiuti SOLO SE persona non è autosufficiente nel fare tutto quello
che ho descritto.
È importante educare persona quando sta per venire dimessa per esempio sensibilizzare il
paziente a specifiche diete in caso di correlata patologia. Educazione ovviamente viene
svolta anche durante la degenza con consigli su cibi da mangiare o consentiti oppure quelli
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vietati etc.
Alla dimissione consegnare (se necessario) il piano dietetico alla persona.
Altre vie di alimentazione: sonda nasogastrica, via parenterale (accesso venoso), PEG –
gastroenteroscomia percutanea
cachessia (grave deperimento accompagnato da astenia)
Magrezza: peso inferiore del 15% - bilancio calorico negativo
Sovrappeso: spesso associato allo stile di vita sedentario
obesità: peso superiore al 30% - fattori genetici ed eccessivo apporto calorico e stile di vita
sedentario
DIETA TERAPIA: la dieta è una terapia che viene effettuata durante la degenza di una
persona. L’alimentazione che viene fornita dalla struttura dove la persona è ricoverata o
risiede deve assicurare la corretta nutrizione e soddisfare le esigenze nutrizionali.
Parleremo perciò di DIETETICO OSPEDALIERO ovvero quell’insieme di diete disponibili nella
struttura.
Parleremo di terapia dietetica quando intendiamo un’alimentazione specifica per la
persona. Questa terapia è una prescrizione e perciò è responsabilità del medico; è
responsabilità infermieristica la corretta alimentazione. Parleremo di diete speciali quando
il paziente ha condizione morbose che necessitano l’assunzione di particolari alimenti. Una
dieta senza prescrizioni particolari viene definita dieta libera o ordinaria.
TIPOLOGIE DI DIETE:
Dieta: libera, idrica, liquida, semisolida, ipo/ipercalorica, ipo/iperlipidica, ipo/iper sodica,
libera di scorie (fibre) a consistenza modificata
DIETA COUMANOIDE ??
Iposodica, dieta che ha una restrizione di sodio; per persone con problemi cardiovascolari
come cardiopatie.
Ipocalorica, diete bilanciate ma che trovano indicazione nelle persone con malattia
metabolica; per esempio, diabete, obesità, sovrappeso, dislipidemia (anomalia a carico di
lipidi).
Ipoproteica, indicate per persone con problematiche renali, alla funzionalità renale, come
per persone che sono in dialisi.
NB: responsabilità dell’infermiere anche spiegare cosa si intende per dieta iposodica per
esempio, comunque spiegare quali cibi sono consentiti, quali evitare etc.
Idrica, assunzione di acqua, thè o camomilla.
Liquida, assunzione di brodi o latte, prestare attenzione alle persone con disfagia (vari
livelli: disfagia ai liquidi, disfagia ai solidi o disfagia mista ovvero ad entrambi) ovvero
difficoltà nell’alimentazione, nella deglutizione, pericolo di inalazione (polmonite ab-
ingestis).
Dieta semiliquida o semisolida, indicate per persone con disfagia e comprende carne
frullata, pastina glutinata, purè liquido, ghiaccioli, succhi di frutta, passato di verdura,
utilizzo di addensanti, gelatina etc
Test deglutizione per disfagia: test dei 3 sorsi d’acqua: 1- somministrazione di 3 cucchiai di
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acqua in posizione seduta con la testa in asse (tosse severa- stop test - disfagia grave 4), 2-
acqua dal bicchiere, dopo qualche secondo valutazione della voce (rauca + tosse – disfagia
moderata 3), solo rauca disfagia lieve – 2. La tosse non è mai un segno positivo durante la
deglutizione (in nessuna delle tre fasi)
DIGIUNO: temporaneo (per preparazione esami), fisiologico (ore notturne), in malattia (es
perdita appetito in caso di febbre- risparmia energia – strategia di autodifesa),
Il fabbisogno quotidiano della persona ospedalizzata è superiore a quello della sana perché
deve combattere la malattia - favorire la rigenerazione /tessuti – spesso c’è inappetenza
(collegata all’allettamento) – perciò è importante monitorare la nutrizione
Equazione di Harris e Benedict per ospedalizzati calcola il metabolismo basale e poi con i
fattori di correzione il fabbisogno giornaliero (metabolismo/stress e movimento)
MB: 66,47+13.75*Pesokg+5*Hcm-6,76+Eta.anni
FE: MB *fattore attività*fattore aggressione
IDRATAZIONE OK
Variazioni dei liquidi corporei totali in funzione di età e sesso (femmine fino al 10% in
meno dei maschi): La percentuale di liquidi nel peso corporeo aumenta 80% neonato, 60%
primi passi, 50% adulti – diminuisce la funzionalità renale con l’età aumentando il rischio di
disidratazione negli anziani
ELETTROLITI
CALCIO – valore 8,5-10,5 mEq/dl 99% su ossa e denti (eccitabilita, trasmissione SN,
guarigione ferite)
SODIO – VALORE: 135-145 mEq/L nel liquido extracellulare - IPERNATREMIA –
disidratazione – compromesso stato cognitivo (eccesso NA+)
FOSFORO – valori: 2,5-4 mg/dl 85% nelle ossa – metabolismo energetico, membrana
cellulare, sintesi dna e rna – carne, formaggio, frutta e verdura
POTASSIO – VALORI: 3,5-5 mEq/dl regolato da insulina e aldosterone. IPERCALEMIA – puo
causare crampi/ infarto e arresto miocardio
MAGNESIO – valore: 1,4-1,5 mEq/L 50% contenuto nelle ossa e intracellulare – funzione
neuromuscolare e cardiaca. Verdure verdi, legumi cereali, cioccolato
Fattori influenzanti l’equilibrio di liquidi extracellulari e spazi vascolari interstiziali
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contenuto proteico del sangue / integrità endotelio vascolare / P idrostatica all’interno dei
vasi sanguigni.
ELIMINAZIONE LIQUIDI: reni producono ca 1200 – 1550 ml di urina al giorno (diuresi oraria
= 0.5 – 1 ml/Kg/h in normotermia) / cute invece tramite perspiratio cutanea (500-600 ml al
giorno) / polmoni tramite perspiratio polmonare ovvero circa 400 – 500 ml al giorno /
tramite emesi (vomito) o ristagno gastrico.
QUANTITÀ DI LIQUIDI
PER PERSONE ADULTE si calcola un range (intervallo di tempo) 30/40 ml per ogni kg al
giorno
PER PERSONE ANZIANE si calcola 25ml x kg al giorno
• Crescita: cambiamento misurabile, nelle dimensioni fisiche del corpo o di una parte di
essa.
• Sviluppo: implica un cambiamento comportamentale nelle capacità e nelle abilità
funzionali. Non sono facilmente rilevabili. Non sempre l’età cronologica e quella dello
sviluppo coincidono.
• Maturazione: processo in cui si completano la crescita e lo sviluppo (aspetti
comportamentali e fisiologici dell’individuo); ciò dipende anche da apprendimento
(assimilazione di informazioni che determina un cambiamento del comportamento). Fattori
influenzanti: Ereditarietà / Stato di salute / Esperienza di vita / Cultura.
Funzioni principali:
Trasporto O2 e nutrienti ai tessuti, Favorire l’eliminazione delle sostanze di scarto
Concetti fondamentali
Automatismo proprio
Domanda di esame 4 fattori che influiscono la gittata cardiaca: Forza contrattilità
(pompa)/volume sangue(volemia)/resistenze (dalla parte dei vasi:
vasocostrizione/vasodilatazione)/FC
GS gitata sistolica volume espulso in un'unica contrazione
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GC o CO. Gitata cardiaca: volume di sangue al minuto 5L/min. GC= FC x GS (gittata
cardiaca : gittata sistolica x frequenza cardiaca) 5l dal ventricolo dx al circolo
polmonare, 5l/min ventricolo sx ad alta pressione per il circolo sistemico)
Perfusione tissutale (recettori per autoregolazione, organi nobili), importanza PAM
(pressione arteriosa media, dovrebbe essere sempre superiore a 80mmHg) ex
pressione 130x70 mmHg – pressione media non e una media aritmetica
( PS+2PD)/3 perche la fase di diastole è due volte quella della sistole sarebbe PM
130+70+70/3 = 90 mmHg
L’unico organo che viene perfuso in diastole è il cuore
Dall’estremità arteriosa dei capillari al liquido extra-cellulare all’interno della cellula
passaggi continui per «diffusione» di gas, elettroliti, glucosio ecc. e ritorno del LEC
all’estremità venosa dei capillari in base alla pressione oncotica (o colloido-osmotica)
Ascite (edema peritoneale – gonfiore per scompenso cardiaco), trombi (si stagna il
sangue. I frammenti di coagulo possono staccare – emboli che possono provocare
blocco del circolo es. embolo polmonare, ictus)
FUNZIONI E PARAMETRI VITALIok vedere i file allegati – fatti da noi sul craven x evicelli
Per prima cosa è importante capire che funzioni e parametri vitali sono 2 cose diverse.
1) Le funzioni vitali sono quelle attività/funzioni che permettono ad ogni essere vivente di
mantenersi in vita (ogni essere vivente le svolge); sono identificate come funzione
respiratoria (già vista precedentemente), cardiocircolatoria, lo stato di coscienza, la
funzione renale/escretoria. RENE/CUORE/POLMONE /CERVELLO
stato di coscienza: dal punto di vista neurologico, la coscienza è caratterizzata da 2
componenti: la vigilanza e la consapevolezza. La vigilanza è caratterizzata da uno stato di
veglia che non necessariamente è associato alla consapevolezza di ciò che ci circonda.
La consapevolezza consiste invece nella consapevolezza del mondo che ci circonda anche
se MAI confondere stato di coscienza con consapevolezza;
Lo stato di coscienza: vigilanza + consapevolezza è stabilito dal buon funzionamento di
queste 2 componenti; infatti, una persona vigile ma non consapevole si troverà nel così
detto stato vegetativo. Nel caso del coma invece manca sia la vigilanza che la
consapevolezza.
Glasgow Coma Scale: la GCS è uno degli strumenti più utilizzati per valutare lo stato di
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coma di una persona ed è applicabile in tutti gli stati comatosi. Non valuto lo stato di
coscienza!!
Questa scala prevede la valutazione dell’apertura occhi, risposta verbale e risposta motoria
con un punteggio fra 3 e 15, più basso è il punteggio e più profondo sarà lo stato di coma.
Una scala di valutazione dello stato di coscienza è l’AVPU (Alert, Verbal, Pain,
Unresponsive). È utilizzato soprattutto dal personale extraospedaliero ed un’alternativa alla
CGS.
PRESSIONE ARTERIOSA: la pressione che viene esercitata dal sangue sulle pareti delle
arterie. Dipende da 2 valori: la forza di contrazione cardiaca o gittata sistolica e dalle
resistenze delle pareti delle arterie. Pressione massima (sistole cardiaca), la pressione
( diastole cardiaca).mmHg
Valori fisiologici nella persona adulta sono 120/80 mmHg, Valori borderline invece sono
140/90 mmHg.
LA PALPAZIONE È IN GENERE UTILIZZATA LIMITATAMENTE ALLA RILEVAZIONE
DELLA PRESSIONE ARTERIOSA SISTOLICA domanda di esame,
UN BRACCIALE TROPPO STRETTO SOVRASTIMA LA MISURAZIONE,
Pressione arteriosa può essere rilevata con 2 metodi: il metodo diretto e il metodo
indiretto. Il 1° prevede l’incanalamento di un’arteria che viene poi collegata ad un
trasduttore che legge il valore tramite un monitor (metodo più cruento e utilizzato nelle
aree intensive). il 2° invece si può a sua volta dividere in 2 altri metodi più frequentemente
utilizzati: il metodo auscultatorio e il metodo palpatorio. Gli apparecchi utilizzati vengono
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chiamati sfigmomanometri e possono essere di vari tipi: a colonna di mercurio (di Riva-
Rocci) / a capsula aneroide (di Recklinghausen, il più utilizzato).
Lo sfigmomanometro è fornito di un bracciale pneumatico, di un bulbo a pressione con
valvola di scarico, manometro a pressione e un fonendoscopio per il metodo auscultatorio.
Ci sono dei fattori che influenzano la pressione arteriosa: anamnesi familiare e patologica
(ovvero malattie pregresse o la predisposizione ad avere una malattia di tipo
cardiocircolatorio se in famiglia i vari componenti ne soffrono) / alimentazione e obesità /
stile di vita sedentario / diabete mellito / ritmi circadiani/ postura / farmaci e sostanze
stupefacenti / stress / caratteristiche personali / clima etc.
Controindicazione assolute nel rilevare la PA: questa non va mai rilevata al braccio della
persona assistita se presenta: infusione endovenosa o una ferita o un catetere venoso. Nel
caso di una persona sottoposta a mastectomia radicale (asportazione chirurgica della
mammella spesso causa tumore maligno) è consigliata la rilevazione dell’arto superiore
omolaterale. Nel caso di persona in dialisi (depurazione renale) non utilizzare il braccio che
presenta la fistola artero-venosa (comunicazione errata tra un’arteria e una vena che può
essere congenita o causata dall’emodialisi o a causa di un evento traumatico o patologico).
Ci sono poi degli interventi precedenti alla misurazione della PA: controllare sempre che lo
sfigmomanometro funzioni correttamente / la PA va sempre misurata in un ambiente
tranquillo, con clima piacevole, con persona rilassata e meglio se sdraiata nel letto per
almeno 4/5 min; controllare anche che non abbia assunto sostanze stupefacenti / è
importante che il bracciale pneumatico avvolga il braccio della persona completamente; ad
esempio, in caso di obesità il bracciale va posizionato sull’avambraccio e il fonendoscopio al
polso in corrispondenza dell’arteria radiale) / è importante anche non gonfiare in modo
veloce il bracciale; di solito viene gonfiato 20 mmHg al di sopra della PA max presunta e
verrà sgonfiato lentamente a circa 3 mmHg al secondo / i tubi che collegano il bracciale
all’apparecchio di misurazione non devono essere attorcigliati o aggrovigliati fra loro / se è
necessaria una 2° rilevazione (ad esempio se troviamo valori borderline, aspettiamo e
faremo una 2° rilevazione) il bracciale va svuotato di tutta l’aria / assicurarsi sempre che
persona sia tranquilla e a riposo da almeno 5 minuti e se possibile va fatta sedere supina
(pancia in su).
Quali sono le sedi di rilevazione del polso arterioso centrale o apicale (in
corrispondenza del cuore) mentre gli altri sono detti periferici.
La rivelazione quindi può essere fatta a livello di: arteria temporale (tempie) / arteria
carotidea (collo) / arteria brachiale e arteria radiale (nell’avambraccio) / arteria ulnare /
arteria femorale (inguine) / arteria poplitea (polpaccio) / arteria tibiale posteriore
(caviglia) / arteria pedidia (parte sopra del piede).
Ovviamente va bene qualsiasi polso anche se ci sono dei polsi che vengono misurati solo in
determinate occasioni; le indicazione per usare siti specifici sono il polso radiale è uno
dei polsi che viene più frequentemente misurato quando la persona è tranquilla e anche
perché facilmente accessibile / quello temporale usato quando il 1° non è accessibile / il
polso carotideo viene misurato in una situazione in cui la persona è in uno stato
confusionale o di emergenza oppure quando c’è stato un arrestato cardiaco o per misurare
la circolazione cerebrale / quello apicale usato di routine per neonati e bambini fino a 3
anni oppure usato per evitare discrepanza col polso radiale oppure durante determinate
terapie / quello brachiale usato per misura PA o durante arresto cardiaco neonati / il polso
femorale e quello popliteo vengono misurati per valutare la circolazione dell’arto inferiore
e della parte bassa delle gambe / quello tibiale e pedidio per circolazione del piede.
Caratteristiche del polso: il polso dipende da gittata cardiaca ovvero la velocità e la forza
di contrazione del ventricolo sx (PA max) / elasticità aorta e grandi arterie (mantenimento
PA min) / resistenze periferiche / volume ematico nel sistema arterioso / viscosità ematica.
2) il ritmo del polso esprime invece l’intervallo di tempo che si verifica tra una pulsazione
ed un’altra. In condizione normali, nell’individuo il polso si verifica in maniera
perfettamente ritmica. Esiste anche qua una variazione fisiologica che è l’aritmia
respiratoria: succede che la FC è accelerata durante l’inspirazione mentre durante la fase
espiratoria diminuisce; questo si riscontra nei bambini e nei giovani più spesso.
Altre variazione non fisiologiche sono: l’aritmia, in cui le pulsazioni si succedono con ritmo
irregolare / aritmia totale quando il polso è completamente irregolare; per esempio
succede nella fibrillazione atriale (FA) oppure in un fibrillazione ventricolare (FV) dove il
polso non è rilevabile / extrasistole (atriale o ventricolare), ovvero pulsazione anticipata
anomala.
3) l’ampiezza del polso è invece determinata dal maggiore o minore grado di espansione
dell’arteria sotto l’onda di pressione. La caratteristiche del polso relative all’ampiezza
sono: polso ampio, pieno, duro ovvero un polso nella norma che indica un efficace
contrazione cardiaca con valida elasticità della parete arteriosa / polso molle, filiforme,
piccolo ovvero un polso anomalo che indica uno stato di ipotensione (PA max sotto i 100
mmHg) o di insufficienza cardiaca (incapacità del cuore di fornire un’adeguata quantità di
sangue rispetto alle normali esigenze dell’organismo) / polso alternante, polso patologico,
che non va bene, le ampiezze si alternano pur mantenendo intervalli regolari.
Metodi di rilevazione del polso arterioso: il polso apicale o centrale lo rileverò tramite
auscultazione con utilizzo di stetoscopio/fonendoscopio
LA TEMPERATURA CORPOREA: per termoregolazione si intende quel meccanismo che attua
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il nostro organismo per mantenere equilibrio termico. È costituito da 2 elementi: la
termogenesi ovvero produzione di calore (garantito da processi metabolici basali, esercizio
o attività muscolare, ormoni tiroidei) e la termodispersione ovvero la dispersione di calore .
La termoregolazione è garantita soprattutto dall’ipotalamo che permette appunto la
regolazione della TC; attiva quei meccanismi di produzione e dispersione di calore e lo fa
attraverso la cute, il principale organo di termoregolazione. Funge infatti da sensore
periferico che informa il centro termoregolatore: l’ipotalamo. La cute regola la dispersione
di calore della superficie del corpo con una dilatazione o costrizione dei vasi sanguigni, con
l’aumento o con la diminuzione dell’evaporazione di acqua in forma di “perspiratio
insensibilis” o di sudore. Utilizza meccanismi di radiazione, evaporazione, diffusione,
convezione
Meccanismi attivati dal freddo per ridurre perdite di calore si attivano fenomeni di
vasocostrizione cutanea, orripilazione (i brividi che poi dà luogo alla pelle d’oca) e
raggomitolamento (quando una persona sente freddo, per evitare di disperdere calore
cerca di raggomitolarsi per ridurre la superficie di pelle esposta al freddo.
Invece, per produrre calore si attivano fenomeni come brividi, fame, aumento dell’attività
muscolare, aumento secrezione di alcuni ormoni come l’adrenalina, la noradrenalina o il
TSH (ormone tiroideo).
Meccanismi attivati dal caldo per aumentare la perdita di calore si attivano fenomeni
come vasodilatazione cutanea, aumento respirazione (così aumenta calore perso) e
sudorazione. Per ridurre la produzione di calore si attivano fenomeni come la diminuzione
della secrezione di TSH, generalmente la persona comincia a percepire apatia e inerzia e
diminuzione dell’appetito.
Si definisce «set point» il valore di riferimento dell’organismo
Fattori che influenzano la TC: uno importante è il ritmo circadiano della TC che raggiunge il
suo apice dalle ore 15 alle ore 17. Durante il giorno la T può variare fino a 2 gradi a causa di
cambiamenti dell’attività muscolare e di processi digestivi. Ovviamente la TC toccherà il suo
minimo durante la notte.
Altro fattore che influenza la TC è l’esercizio fisico , stress , ormoni (Adrenalina e
Noradrenalina aumentano la temperatura)
Accertamento infermieristico riguardo alla TC si basa sulla influenza di alcuni parametri
sulla TC, per esempio: età, attività fisica, lo stress, momento della giornata, sede di
rilevazione, abbigliamento che persona indossa, T ambiente, Diagnosi medica, conoscenza e
capacità del paziente di adattamento, sistemi per il controllo della T, la fase del ciclo
mestruale per le donne etc. Insieme alla temperatura, come già detto, vanno rilevate anche
altre caratteristiche come il polso arterioso, il colorito della cute, la sudorazione, la
presenza di brividi, la presenza di cefalea, lo stato di coscienza della persona. È
Possono essere utili, per un accertamento più completo, anche indagini diagnostiche
come RX torace, esame delle urine, urinocoltura, esami ematochimici (esami del sangue)
oppure esami colturali (come quello già visto per l’espettorato); richiesti dal medico!
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La rilevazione della TC può avere diversi sedi sedi interne sono quella orale, timpanica o
rettale; nella donna anche sede vaginale; generalmente sedi interne presentano una T +
elevata delle sedi esterne; variazioni dai 0.3 ai 0.5 °C / sedi esterne sono quelle ascellare e
inguinale, temporale
1) sede orale: la T può essere influenzata da vari fenomeni come l’ingestione di bevande
calde o fredde; può essere influenzate anche da processi infiammatori a carico della
mucosa orale (per esempio mucosite o afte); anche fumo può influire sulla temperatura in
questa sede. Sicuramente non va MAI utilizzata nei neonati, nei bambini piccoli, nelle
persone incoscienti o agitate o con ostruzioni nasali (impedisco respirazione).
Termometro va posto sotto la lingua e mantenuto per almeno 8/10 min; generalmente
questa T è superiore i 0.3 °C rispetto a quella ascellare.
3) sede timpanica: qui succede che la membrana timpanica riceve sangue direttamente da
quel percorso circolatorio che vascolarizza anche l’ipotalamo, perciò risulta molto
attendibile; viene usata anche per i bambini e per persone agitate e dà una rapida lettura
digitale. Ricordarsi che vengono utilizzati coni auricolari monouso ed evidenze scientifiche
hanno detto che presenza di cerume o otite non altera in maniera significativa la TC. Questa
è perciò la sede di preferenza!
4) sede vaginale: serve nella donna a determinare la temperatura basale. Permette alla
donna anche di individuare il periodo ovulatorio (T rimane costante durante questo
periodo) e le variazioni di T durante ciclo mestruale; T qui è influenzata da processi
infiammatori locali e la rilevazione dura 5 minuti.
5) sede ascellare: (36-36.8 °C), è ancora il metodo più largamente usato nonostante sia
influenzata da sudore; infatti, prima di effettuare una rilevazione in questa sede è
importante verificare che il cavo ascellare sia asciutto. Tempi di rilevazione variano dagli 8
ai 10 min; è importante sorvegliare (durante misurazione) bambini o persone agitate. È
anche importante NON rilevarla durante la puerpera (= donna appena partorito) durante
montata lattea siccome aumenta di per sé la temperatura corporea in quella zona.6) sede
inguinale: viene spesso utilizzata in alternativa a quella ascellare, ha le stessa precauzione e
generalmente può essere utilizzata nella puerpera.
RILEVAZIONE TC SEDE ESOFAGEA, VESCICALE, POLMONARE
o Si tratta di sedi interne
o È necessario disporre di un dispositivo invasivo con più lumi
o Uno dei lumi è dotato di termistore
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o Bisogna collegare il termistore ad un monitor o altro apparecchio elettro-medicale in
grado di leggere i valori
o Attenzione al corretto fissaggio
Quali sono i segni prodromici (manifestazione morbosa, senza carattere specifico, che
precede l'insorgenza dei sintomi caratteristici di una malattia) della febbre astenia
(esaurimento fisico) / inappetenza / tachicardia / tachipnea (respirazione accelerata).
Oppure possono essere cefalea (sensazione dolorosa a carico di tutta o a parte della testa) /
vomito o herpes simplex labiale / esantemi (è un'eruzione cutanea caratterizzata dalla
comparsa, su aree estese, di macchie rosse irregolari e di una combinazione
di pustole, vescicole e bolle.). Oppure ancora nella febbre settica (originata da un’infezione
batterica) possono manifestarsi tremito e brividi provocato dall’immissione in circolo di
tossine.
L’origine della febbre può essere di diversi tipi infettiva (endotossine batteriche) /
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tossica ovvero determinata da tossine esogene come farmaci o sangue trasfuso oppure
determinata da tossine endogene come crisi emolitiche o acidosi o secrezione di ferite
etc. / tumorale come linfomi, leucemia, neoplasie etc. / meccanica cioè da sollecitazione di
centri termoregolatori da tumori cerebrale o traumi cerebrali / endocrina ovvero da
alterazione della funzionalità ghiandolare, es. ipertiroidismo.
o Aumento della TC al di sopra dei 37°C non determinato da eccesso di calore
ambientale o da riscaldamento del corpo -È il sintomo più comune di un’alterazione
dei parametri fisiologici dell’organismo la cui insorgenza è riconducibile a molteplici
cause - E’ dovuta alla produzione citochine da parte di alcune cellule in particolare i
macrofagi. Le citochine rappresentano i pirogeni endogeni. I pirogeni esogeni,
sostanze prodotte da virus e batteri, stimolano la liberazione di citochine da parte
delle cellule infiammatorie. La febbre aumenta la mobilità e funzione dei leucociti e
rallenta la replicazione virale e batterica contrastando l’infezione.
o
o Aumento di pochi decimi di grado – febbricola o febbre di basso grado (fino a
37,5°C)
o Distinguere tra febbricola o febbre di basso grado, febbre alta e iperpiressia
o
o Tra > 38,2°C e < 40,5°C si considera febbre alta
o Aumento fino a 4°C/5°C (ovvero > 40,5°C) si definisce iperpiressia
domanda di esame
La febbre intermittente può essere di 3 tipi: quotidiana, si verifica quando tra un rialzo
termico e l’altro il valore di temperatura torna ai valori normali (es. setticemia, ascessi,
peritonite etc.) / terzana dove periodi di apiressia (assenza di febbre) ed iperpiressia
(innalzamento della TC oltre i 40°C) si susseguono a giorni alterni (es. malaria) / quartana
quando periodi di apiressia e iperpiressia si susseguono ogni 2 giorni.
La febbre remittente si verifica quando le variazioni giornaliere sono superiori ad 1°C senza
però mai raggiungere valori normali (es. broncopolmonite).
ipotermia indotta artificiale si ottiene diminuendo la TC a 30/32 °C; questo stato può
essere provocato o dalla somministrazione di farmaci che deprimono l’ipotalamo oppure
somministrando liquidi a basse TC° oppure avvolgendo il soggetto in coperte ad aria
raffreddanti che diminuiscono gradualmente la TC del soggetto.
Ipotermia è indotta negli interventi cardiochirurgici, può essere usata nei pazienti
iperpiretici (>40,5°C), può essere usata per prevenire o ridurre l’aumento della pressione
endocranica in ambito neurochirurgico etc.
Ipotermia accidentale invece abbiamo detto che avviene con l’esposizione non volontaria a
T estremamente fredde; questo può causare diversi danni a seconda dell’età o dello stato di
salute di una persona oppure per il tempo di esposizione a queste T etc.
Altre situazioni che possono sopraggiungere relative alla temperatura sono: il colpo di
calore, si verifica quando la TC è > di 41 °C; è in generale determinata dall’esposizione ad
elevate temperature ambientali e dall’incapacità del corpo di disperdere calore in modo
efficace. Questo può causare nella persona tremori, nausea, disturbi visivi, obnubilamento
sensorio (temporaneo affievolimento della facoltà sensoriali e intellettive), tachipnea,
tachicardia, ipotensione etc. Nei casi più gravi può manifestarsi perdita di coscienza e a
volte addirittura arrivare alla morte.
DI 00007 – ipertermia
ANGINA – DOLORE cardiaco che puo essere causato da basso apporto di ossigeno – o di
una severa vasocostrizione….
TIA – attacco ischemico transitorio –con paresi parziale
Riconoscere sintomi di ictus: FAST ( paralisi facciale, debolezza nelle braccia, difficoltà
nell’eloquio)
tramite esame obiettivo valutiamo l’aspetto sensoriale e l’aspetto dello stato di coscienza;
ovvero controllo che la persona abbia una buona circolazione sanguigna e stato di coscienza
vigile / funzioni cerebrali corretti. Poi valuteremo anche aspetti generali come il colore della
pelle (cianosi, presenza di edemi, valutazione vene nel collo o nelle mani etc.).
Svolgeremo controlli tramite palpazione ai polsi e svolgeremo auscultazione tramite il
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fonendoscopio per vedere la pulsazione o la pressione arteriosa.
GESTIONE DELLA FEBBRE
Vista come stato adattivo che aiuta a contrastare l’infezione si interviene quando la
temperatura è molto elevata ed esaurisce le risorse dell’organismo
Misure di comfort differenti per le tre fasi della febbre
Antipiretici (ASA, paracetamolo) misurando subito prima della somministrazione e
dopo 1 ora
Bagni tiepidi e spugnature
Coperta ipotermica
Antibiotici
SAPERE REFILLING TIME: Riempimento capillare < 3’’ colorito roseo (pelle chiara) o
marrone (pelle scura). SCHIACCIA LA PUNTA DEL DITTO FINO A CAMBIARE COLORE E POI
RILASCA, DEVE TORNARE AL COLORE NATURALE IN MENO DI 3S
le lesioni da pressione: alterazioni tissutali che portano alla necrosi dei tessuti molli
interposti tra sporgenze ossee e piano d’appoggio. paziente supino (occipite, scapole,
processi vertebrali, gomiti, sacro, talloni).Avremo paziente prono (zigomo, orecchio,
acromion, coste, mammelle, genitali per uomo, rotule, alluci).Avremo paziente in posizione
laterale (zigomo, orecchio, acromion, gomito, coste, trocantere, malleolo, condilo
femorale).Avremo paziente semi seduto (occipite, processo vertebrale, ischio, sacro,
coccige, talloni).Avremo paziente seduto (ischio, talloni). Lesioni sono dovute ad
un’alterazione della circolazione (al microcircolo), ad un ridotto apporto di ossigeno e ad un
ridotto apporto di sostanze nutritive. possono insorgere: pressione della forza di gravità /
forza d’attrito / forza elastica trasversale, ogni volta che persona scivola nel letto /
macerazione della cute. Lesioni da pressione vengono stadiate ovvero misurate tramite
scale di valutazione. Fattori di Rischio di lesioni da pressione immobilità / condizioni
cliniche generali della persona / condizioni cliniche della cute del paziente / età / integrità
sensoriale alterata / stato nutrizionale. Persone anziane: sono quelli più a rischio poiché la
loro cute è fisiologicamente più sottile, fragile e non elastica e spesso meno mobile. Fattori
favorenti: anemie / diabete / malnutrizione / infezione / iperpiressia prolungata / problemi
neurologici, certe persone non avvertono dolore per esempio.
Ricordarsi che già solo dopo 2 ore persona va incontro a queste tipo di lesioni!
Come vengono misurate queste lesioni: per classificarle e misurarle viene utilizzato uno
strumento detto NPUAP ovvero National Pressure Ulcer Advisory Panel che le stadia in 4
stadi di gravità crescente: dall’1 al 4 che è il più brutto.
1° stadio NPUAP: eritema fisso, cute integra però rossore non passa con
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digitocompressione, è un segno anticipatore dell’insorgenza dell’ulcera da compressione.
2° stadio NPUAP: ferita a spessore parziale che coinvolge epidermide o derma; può
presentarsi o come una vescica o come abrasione o come leggera cavità.
3° stadio NPUAP: ferita a tutto spessore che indica un danno o una necrosi del tessuto
sottocutaneo e potrebbe estendersi fino alla fascia muscolare ma senza attraversarla. Qui
troveremo una profonda cavità sotto nominata (sotto ci sono alte strutture già
contaminate/contagiate).
4° stadio NPUAP: ferita a tutto spessore con estesa distruzione dei tessuti, necrosi o danno
ai muscoli o all’osso o a strutture di supporto come tendini o capsule articolari.
Valutazione tessuti cutanei si basa sull’osservazione es: del colore della pelle individuando
cute normale, iper o ipopigmentazione, pallore, cianosi etc. Osservo anche unghie, labbra,
occhi e palmi mani e piedi; alterazioni possono essere ittero, arrossamento. Osservo anche
la struttura della cute, cioè com’è al tato, se è ruvida, ispessita, sottile, umida, callosa etc.
Osservo il turgore ovvero l’elasticità della pelle che si valuta sollevando la pelle tra pollice e
indice e rilasciandola: buona elasticità, ritorna a suo posto velocemente. Questo serve
anche per capire l’idratazione del tessuto. Alterazioni possono essere una scarsa elasticità
dovuta all’età o alla disidratazione. Vascolarità ovvero l’apporto ematico cutaneo; normale
colorito e presenza polsi periferici; alterazioni posso essere legate ad insufficienza vascolare
sia arteriosa che venosa. l’umidità, cioè cute sana è leggermente umida ma mai secca o
bagnata. temperatura, pelle normalmente è caldina; si parlerà di pelle fredda se < di 37°C
collegata spesso a pallore e dolore / si parlerà di cute calda se > 37°C collegata a dolore,
rossore, edemi etc.
Scala di Norton: indaga 5 indicatori o aspetti: condizioni fisiche, condizioni mentali, grado di
attività, mobilità e incontinenza. Per ogni indicatore son previste 4 variabili a cui è
assegnato un punteggio minimo da 1 a 4. (punteggio minore maggiore rischio)
Distinzione tra riposo e sonno il riposo è uno stato di diminuita attività sia fisica che
mentale; questo stato determina nell’individuo uno stato di rilassamento che dà benessere.
È importante sapere che durante il riposo permane la consapevolezza dell’ambiente anche
se diminuiscono le risposte motorie e cognitive. Il sonno è sempre accompagnato da una
perdita di reattività cosciente all’ambiente e da un aumento della soglia percettiva agli
stimoli. iL sonno favorisce l’apprendimento e la conservazione di quello si è appreso
durante lo stato di veglia – memoria (catecolamine), dà nuovo vigore alle funzioni vitali,
produzione dell’ormone somatotropo che è responsabile della crescita e avverrà anche la
sintesi proteica.
Fisiologia del sonno non si può costringere il cervello a dormire ma posso favorire il
sonno attraverso silenzio, calma, oscurità. Se la persona resiste al così detto “attacco di
sonno”, esso passa e torna dopo circa 2 ore. L’addormentamento e il sonno lento si
caratterizzano per: immobilità delle palpebre, immobilità e rallentamento progressivo
delle funzioni vegetative (FR,FC,TC°, tono muscolare). Sonno paradosso: con segnali di
sonno profondo (atonia muscolare, soglia di veglia elevata) e segni di veglia (movimenti
oculari, respirazione irregolare)
Modificare il ritmo sonno-veglia (chi fa turni di notte, per esempio) è molto faticoso perché
l’organismo deve abituarsi ma ci vuole tempo.
Fasi del sonno 1° stato è quello di veglia / 2° stato è quello della disposizione al sonno,
ovvero il corpo si prepara al sonno tipo diminuendo la TC oppure il respiro si fa più
rallentato, i muscoli si rilassano e si hanno frequento sbadigli / il 3° è lo stato alfa che è
quello caratterizzato da un aumento del rilassamento e dei pensieri vaganti. è anche
considerato lo stato ideale per il brainstorming creativo ed innovativo. È una condizione
caratterizzata, quindi, dalla capacità di immagazzinare e richiamare una grande quantità
di informazioni, velocemente e in modo efficace. Durante questa fase aumenta la
produzione di serotonina / il 4° è la fase non REM in cui c’è una progressiva comparsa del
sonno che aumenta sempre di più; in questa fase c’è una diminuzione dei parametri vitali e
un rallentamento del metabolismo ed è quei che c’è la produzione dell’ormone della
crescita; generalmente questa fase dura 60 minuti; questa fase favorirà anche la sintesi
delle proteine per crescita cellulare e rigenerazione tessuti; infine organismo accumula
energie per affrontare la giornata / la 5° fase è la fase REM che è il sonno profondo; ha una
durata di circa 30 minuti e nella quale aumentano i parametri vitali (PA, FC, TC etc.) e
aumenta il consumo di O2 e l’attività metabolica. È la fase con profondo rilassamento
muscolare, dà nuovo vigore alle funzioni mentali, favorisce apprendimento ed è la fase
dove sogniamo. Per ogni notte si fanno dai 4 ai 6 cicli di fase REM o non REM. Alla fase
REM segue sempre una fase detta “rimbalzo” che permette che la quantità di sonno REM
resti costante nel tempo.
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Ritmo sonno-veglia possono essere
diversi soprattutto a seconda dell’età della
persona; c’è il ritmo polifasico formato da 7
cicli a 2 cicli dopo i 5 anni; i primi 4 stadi
sono di sonno lento, all’inizio leggero e poi
profondo. Il 5° stadio è quello ricco di sogni
e di attività cerebrali con paralisi del corpo; è la fase di movimenti dei muscoli facciali e di
movimento rapido degli occhi. In età adulta abbiamo il ritmo monofasico mentre nella
persona anziana abbiamo nuovamente il ritmo polifasico che corrisponde ad un ritmo
variabile determinato dai vari “riposini” durante il giorno.
Fattori che influenzano il sonno fattori ambientali come rumori, luce, temperatura, tipo
di letto etc. / fattori personali come età, ritmi sonno-veglia, alimentazione, stress, esercizio
fisico. malattie, farmaci, stili di vita etc.
le persone mattutine (quelli subiti attivi e pronti) e le persone serotonine (quelli più attivi la
sera o il tardo pomeriggio).
Il sonno può avere dei disturbi che possono essere classificati in 2 aree importanti le
dissonnie(insonnia, narcolessia, apnea del sonno) ovvero anomalie nella quantità o
qualità del sonno e possono essere legati direttamente al sonno o sull’ambiente / le
parassonie ovvero dei comportamenti anomali durante gli stadi del sonno o nei passaggi
sonno veglia; possono essere disturbi nel risveglio, incubi (sonno rem), bruxismo,
sonnambulismo
Altri disturbi del sonno sono quelli associati a disturbi mentali, disturbi neurologici
(epilessia, Parkinson, cefalee etc.) oppure stati morbosi come nausea, patologie cardiache o
reflussi gastroesofagei.
ACCERTAMENTO INFERMIERISTICO
La valutazione della capacità di una persona di provvedere alla propria sicurezza implica un
attento esame dei fattori individuali ed ambientali. • Accertamento delle abitudini adottate
per la sicurezza • Accertamento dei rischi • Accertamento dei problemi reali
GESTIONE/ATTUAZIONE
Ambiente sanitario: linee guida (es. CDC, ISS; Regioni o ASL in Italia)
Promozione della salute: igiene personale, protezione cute/mucose; riposo;
nutrizione e idratazione; vaccinazione;
Sostenere le difese in caso di infezione: comfort; deambulazione e posizionamento;
interventi respiratori; gestione della febbre; terapia antimicrobica (dal II anno);
prevenzione della diffusione delle infezioni
ESAME OBIETTIVO
L’accertamento fisico comprende la valutazione della funzionalità dei principali sistemi e
apparati che concorrono al mantenimento della sicurezza dell’organismo.
Riguarda i sistemi/apparati coinvolti: il sistema nervoso, muscoloscheletrico, respiratorio,
cardiovascolare, la mobilità e l’integrità cutanea.
MICROCLIMA
Il microclima può essere definito come il clima degli ambienti confinati. Tra i compiti
dell’igiene vi è quello di impedire che gli ambienti confinati presentino a loro volta
condizioni di insalubrità; Le caratteristiche del microclima: • Temperatura tra i 18 e 22°C;
• Tasso d’umidità 50-60% • Ventilazione: Naturale (porosità muri e fessure); sussidiaria
(finestra, porta); artificiale (movimento dell’aria con 2/3 ricambi all’ora); condizionata (con
movimento unidirezionale).
Risente dei fattori ambientali a cui è esposta come vento, freddo, luce, acqua. La superficie
cutanea è, infatti, ricoperta da un mantello idrolipidico, un’emulsione acida con pH tra 5 e
6,5 formata da una fase lipidica (squalene, acidi grassi insaturi, colesterolo) dispersa in una
fase acquosa (sudore e perspiratio insensibilis), le cui funzioni principali sono mantenere
l’idratazione, contrastare funghi e batteri e mantenere il pH stabile (potere tamponante).
Il sudore è un liquido chiaro incolore, di solito debolmente acido, ipotonico rispetto al
plasma e composto per il 98% di acqua, per l’1,5% di sali inorganici e per lo 0,5% di
composti organici. Contiene cloruro di sodio, urea, creatinina, acido urico, acidi grassi,
ammoniaca. La quantità di sudore emessa nelle 24 ore e variabile e può raggiungere, a
temperature elevate e sotto sforzo, parecchi litri. Accanto alla sudorazione e presente la
perspiratio insensibilis, riconducibile a un semplice flusso di liquido dalla profondità verso
la superficie cutanea attraverso gli spazi intercellulari.
Detersione
Pulire la superficie di un corpo asportandone impurità, secrezioni, ecc Conserva la
normale flora batterica ed elimina quella transitoria (eliminazione dello sporco
idrosolubile e dello sporco liposolubile causato dal sebo, dai lipidi superficiali e dallo
smog, nonché dello sporco insolubile provocato da particelle solide derivanti dalla
desquamazione cutanea e, quindi, dalle cellule morte). Per una corretta detersione : pH
tra 5 e 6, privi di azione delipidizzante e non alterano la flora cutanea, lo strato corneo
o lo strato di idratazione
LA FLORA BATTERICA
Le cellule superficiali dell’epidermide (strato corneo) sono colonizzati da microrganismi: il
più importante è la flora batterica. 2 sono i tipi di flora batterica:
1) residente: di solito non è associata ad infezioni ma ha una funzione protettiva
ponendosi in antagonismo microbico, competendo per i nutrienti presenti
nell’ecosistema cutaneo e contribuendo all’equilibrio fisiologico della cute.
2) Lo Staphylococcus aureus non è un residente stabile della cute, ma lo si trova nelle
fosse nasali, nel perineo, nelle zone umide cutanee e nell’ombelico dei neonati il
genere più comune della flora residente della pelle e il Pityrosporum (Malassezia).
La flora residente può essere responsabile di infezioni opportuniste che si verificano per la
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contaminazione di siti corporei normalmente sterili, dell’occhio o della cute non integra.
I microrganismi transitori sono acquisiti, per esempio, dagli operatori sanitari durante il
contatto diretto con i pazienti o con le superfici ambientali contaminate, e sono associati
più frequentemente con le infezioni correlate alla pratica assistenziale (ICPA).
2) transitoria: si rimuove più facilmente con il lavaggio corretto delle mani. I batteri
patogeni più spesso ritrovati sulle mani degli operatori sono: Staphylococcus aureus,
Enterococcus faecium . Le concentrazioni di batteri variano nelle diverse parti del corpo. I
batteri si contano in unità formanticolonie (UCF), valore che indica il numero di colonie
visibili su un determinato terreno di coltura dopo incubazione a 37 °C per 48 ore o più.
Il numero di batteri varia da 1x10^6 UFC/cm2 sul cuoio capelluto a 5x10^5 UFC/cm2 sotto
le ascelle e 4x10^4 UFC/cm2 sull’addome e sugli avambracci. La conta totale delle UCF
sulle mani del personale sanitario varia da 3,9 x 10^4 a 4,6 x 10^6.
DETERGENTI ED ANTISETTICI
SAPONI proprietà detergenti quindi alla capacità di eliminare lo sporco e le sostanze
organiche dalla cute..
ALCOLI: L’attività antimicrobica degli alcoli deriva dalla loro capacità di denaturare le
proteine L’efficacia dei prodotti a base alcolica è influenzata dal tipo, dalla concentrazione
di alcol, dal tempo di contatto e anche dall’umidita presente sulle mani: se le mani non
sono asciutte non si ottiene l’efficacia desiderata L’unica controindicazione all’uso dei
prodotti alcolici è la presenza di sporco visibile o materiale proteico; inoltre, in caso di
patologie da Clostridium difficile, non è raccomandata la frizione alcolica poiché non è
efficace sulle spore. Quando si assistono pazienti affetti da Clostridium difficile e
raccomandato l’uso di guanti, acqua e sapone.
L'USO DEI GUANTI: L’uso dei guanti è raccomandato per prevenire la trasmissione di
sangue e fluidi biologici potenzialmente contagiosi da un paziente all’altro e per la
protezione del personale sanitario.
In particolare, occorre ricordare che i guanti:
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• non sostituiscono il lavaggio igienico o antisettico o la frizione alcolica delle mani
(categoria IA)
• vanno indossati quando c’è la probabilità di entrare in contatto con sangue o altro
materiale potenzialmente infetto, membrane mucose e cute non integra (categoria IC)
• vanno rimossi dopo essersi occupati di un paziente (categoria IB)
• non vanno utilizzati per la cura di più di un paziente (categoria IB)
• vanno cambiati o rimossi dopo il contatto del punto contaminato e prima del contatto di
un punto pulito dell’ambiente (categoria II)
• non vanno riutilizzati più volte (categoria IB).
8. BISOGNO DI IGIENE ok
La cura di sé : capacità di una persona di compiere in modo autonomo le attività che le
consentono di soddisfare i propri bisogni primari: lavarsi, alimentarsi, vestirsi, eliminare.
Questa cosa permette alla persona di essere indipendente, di avere una buona immagine di
sé, permette di rafforzare una percezione positiva di sé rafforzando anche senso di controllo
e di autonomia. Cura di sé è fortemente influenzata da valori della persona e da contesto
sociale, lavorativo e familiare.
FATTORI INFLUENZANTI LA CURA DI SE’ – domanda di esame
• Preferenze personali;• Norme sociali;
• Credenze e motivazioni della salute, i riti religiosi; • Variabili culturali;• Condizioni fisiche;
• Immagine corporea; accessibilità economica• Compromissione neuromuscolare;
• Deficit senso-motorio;• Disfunzioni cognitive;• Riduzione dell’energia;• Presenza di
dolore;• Limiti ambientali;• Patologie acute ed interventi chirurgici.
DOMANDE DI ESAME
Criteri generali dell’igiene - Eseguire l’igiene procedendo: dalla zona più “pulita” a quella
più “sporca” (meato urinario verso lìano e da ll’interno verso l’esterno), dall’alto verso il
basso, dall’interno verso l’esterno (o viceversa ES. MEATO URETRALE DALL’INTERNO
VERSO LO ESTERNO. ES ANO- DALL’ESTERNO ALL’INTERNO PER EVVITARE DI
SPAGLIARE LE FECI)
Detergere accuratamente facendo particolare attenzione a (stroffinare
delicatamente):
o pieghe cutanee, zone inguinali, prominenze ossee(spesso disitratata, si lesionano
con piu facilità).Rimuovere qualsiasi residuo di sapone risciacquando
accuratamente (usare abbondante acqua dentro i limiti – vedi laboratorio).
Asciugare: utilizzando materiale morbido e assorbente tamponando (e non
frizionando) la cute senza frizionare facendo particolare attenzione a pieghe
cutanee, zone interdigitali e prominenze ossee
VESTIRSI E SVESTIRSI
L’abbigliamento ci trasmette informazioni relative all’età, al gruppo etnico di appartenenza,
alla religiosità, al grado di indipendenza, alla concezione della corporalità e della sessualità.
Quello usato nella comunicazione non verbale, ci può fornire informazioni relative ad alcuni
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stati d'animo, ad esempio:• L’aggressività• La ribellione• La sottomissione• La formalità nel
comportamento• Il pudore (Il pudore - SENTIMENTO SOGGETTIVO, DEMARCA LA SFERA
UMANA INTIMA,DIFENDE E TUTELA L’INTERIORITA’ DI OGNUNO. DELINEA IL CONFINE FRA
SE’ E LE ALTRE PERSONE. E’ CORRELATO A VALORI ETICI E MORALI).
1) TEORIA CURA DI SÉ: è definita come quell’insieme di attività svolte in maniera autonoma
dall’individuo per mantenere e promuovere il proprio benessere durante la vita. La Orem
collega l’intervento infermieristico a ciò affermando che questo intervento interviene solo
in particolari casi che evidenziano la sua necessità. L’uomo secondo la Orem è un essere
bio/psico/sociale in continua relazione con l’ambiente esterno, che durante la sua vita può
presentare diverse situazioni di bisogno, inteso come la necessità di procurarsi qualcosa che
manca, senso di insoddisfazione. Un bisogno può insorgere per presenza di malattia e
dipenderà dalla qualità dello stato di salute della persona o particolari avvenimenti e
circostanze della persona. L’infermiere, perciò può sia assistere/curare la persona in
maniera permanente o momentaneamente. I bisogni possono essere sia di base come aria,
cibo ed eliminazione etc. oppure possono essere bisogni che insorgono in relazione allo
stato di salute, bisogni che normalmente la persona soddisfa autonomamente se sana e che
necessita aiuto nel caso di malattia bisogni. Perciò sono azioni infermieristiche tutte quelle
che mirano a mantenere la vita, la salute e il benessere dell’individuo; I 3 requisiti della cura
di sé sono stati identificati perché aiutano gli individui a gestire la propria vita e il proprio
benessere: requisiti universali / requisiti di sviluppo / requisiti di deviazione da una
condizione di salute.
requisiti universali di cura di sé: comuni a tutti gli esseri umani durante tutta la vita;
sono associati ai processi vitali, al mantenimento dell’integrità del funzionamento e della
struttura umana e al benessere generale e sono: sufficiente assunzione di aria, d’acqua e
cibo. eliminazione e all’evacuazione, equilibrio tra attività e riposo, solitudine e interazione
sociale. Prevenzione di rischi per la vita, funzionamento e benessere umano. Promozione
del funzionamento e dello sviluppo umano nell’ambito di gruppi sociali.
Questa teoria si può riassumere come: cura di sé comprende le attività svolte in modo
indipendente da un individuo al fine di promuovere e mantenere il proprio benessere. La
capacità di cura di sé invece è la capacità dell’individuo di eseguire le attività di cura di sé; è
un fattore che varia con età, stato di salute, istruzione, cultura, risorse quotidiane etc. I
requisiti di cura di sé sono le azioni o misure usate per fornire la cura di sé, infine la
richiesta terapeutica di cura di sé è l’insieme di tutte le misura di cura di sé necessarie per
soddisfare tutti i requisiti dell’individuo.
TEORIA DEL DEFICIT DI CURA DI SÉ: collegato al concetto di capacità di cura di sé, questi
deficit giungono quando la persona non è più in grado di gestire la cura di sé e ha bisogno di
assistenza infermieristica che si esprime in 5 modelli assistenziali: agire al posto della
persona / guidare / insegnare / sostenere / fornire un’ambiente adatto.
TEORIA DEI SISTEMI DEL NURSING: è l’insieme delle azioni che l’infermiere compie per
soddisfare tutti quei requisiti (diversi da persona a persona) di autoassistenza di una
persona. Si basa perciò sul rapporto infermiere – assistito e nasce con la mancanza di
capacità dell’individuo di mantenere il suo stato di salute o di benessere.
È composta da 3 sistemi: 1) totalmente compensatori, 2) parzialmente compensatori, 3)
educativi / di rapporto, può soddisfare i suoi requisiti ma ha bisogno di assistenza nella fase
decisionale, nel controllo del proprio comportamento e nell’acquisizione di conoscenze.
Obiettivi assistenziali-
Consentire il benessere fisico e psichico dell’assistito, Stimolare l’autonomia ,
Intervenire sull’ambiente, Rispettare le preferenze della persona, Evitare la
trasmigrazione di flora batterica da un sito all’altro (pulire sempre dal pulito allo
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sporco e non il contrario), Privilegiare l’autonomia dell’assistito, Conservare le
abitudini dell’assistito, per quanto possibile, Ottimizzare le energie dell’assistito che
presenta riduzione alla tolleranza dell'attività fisica
Come valutare la funzione di cura di sé: la cura di sé comprende tutte quelle attività
necessarie per soddisfare quei bisogni chiamati ADL ovvero activities of daily living che
riguarda sia ciò che dev’essere fatto (come provvedere a igiene, bagno, vestirsi, alimentarsi
etc.) sia comprende anche quante volte, dove, con chi etc. Prestare attenzioni al deficit di
cura di sé di una persona significa orientarsi allo sviluppo della sua riabilitazione verso la
promozione di una nuova indipendenza.
Altra scala è “punteggio dello stato di cura di sé” detta anche Score of Self-Care Status.
Questa scala ha lo scopo di valutare la capacità di una persona di provvedere alla cura di sé
stessa. Questa scala applica un sistema di valutazione con 6 categorie principali
comprendenti 17 item valutato ciascuno con un punteggio da 0 a 5. Il punteggio
complessivo può essere compreso tra 0 a 85 che corrisponde alla totale indipendenza.
Dimensione socioculturale quali sono per lei le attività di igiene e cura di sé che
predilige? / quali sono le sue abitudini personali di igiene e cura di sé? (orari, frequenze
etc.) / esistono aspetti legati alla sua situazione sociale che influenza il suo bisogno? Etc.
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Dimensione valoriale-spirituale c’è qualcosa dei suoi valori, della sua cultura o delle sue
credenze che vuole comunicarci affinché il suo bisogno di cura di sé sia rispettato il più
possibile? / quale valore e significato attribuisce alla cura di sé? / in che modo il deficit di
cura di sé modifica la qualità della sua vita? Etc.
9. BISOGNO COMUNICAZIONE
La comunicazione può essere definita come quel processo attraverso il quale avviene uno scambio di
informazioni tra emittente e ricevente. Può avvenire fra persona ed ambiente o due o più persone
Il processo di comunicazione è finalizzato alla messa in comune tra due o più interlocutori di esperienze,
informazioni, pensieri
emittente,
messaggio,
canale (o mezzo),
ricevente,
feedback,
contesto comunicativo
(coinvolti principalmente SNC/SNP es. percezione sensoriale e cognitiva, respiratorio es. per dialogare,
locomotore es. per i gesti)
Elementi costituenti
Emittente: la persona che possiede un pensiero, un’idea o un’emozione che intende trasmettere ad un’altra
persona. È colui che dà inizio alla comunicazione, può a sua volta assumere il ruolo di ricevente
Ricevente: colui che riceve il messaggio
Messaggio: è il pensiero, l’idea, o l’emozione che la persona intende trasmettere ad un’altra; a sua volta può
assumere il ruolo di emittente
Canale: è il mezzo attraverso il quale viene trasmesso il messaggio
Feedback: è la risposta di retroazione che proviene dal ricevente
Contesto comunicativo: luogo all’interno del quale avviene la comunicazione
TIPI DI COMUNICAZIONE
Verbale
Comunicazione verbale: è inteso l’utilizzo delle parole, sia orali che
scritte, utilizzate per inviare e ricevere messaggi
I metodi della comunicazione verbale comprendono: l’eloquio, l’ascolto, il tono di voce, la scrittura e la
lettura
Una forma derivata dall’evoluzione tecnologica è la comunicazione
elettronica (es. e-mail)
Comunicazione paraverbale
La stessa parola, detta con un tono diverso, assume significati differenti
Scrivere in MAIUSCOLO equivarrebbe a parlare a voce alta
Enfasi
Accento
Tonalità
Pausa
Silenzio
Volume e altezza della voce
Timbro vocale
Incompetenza velofaringea
Aderenza al concreto: attenzione all’utilizzo di canali metacomunicativi che
danno incoerenza fra le 3 forme di comunicazione
NON VERBALE
Comunicazione non verbale: o linguaggio del corpo. Viene utilizzata anche per rafforzare il messaggio
verbale e può essere incongruente
Inviare messaggi senza servirsi della comunicazione orale o scritta
I metodi utilizzati sono: i gesti, la mimica facciale, la postura e andatura, il contatto fisico e visivo, la
posizione del corpo, il tocco, il tono di voce, l’aspetto fisico
È quella meno controllabile, assume importante significato se c’è
incoerenza nel messaggio 60
Fattori influenzanti
Alcune componenti, ad esempio la cultura, l’età, il linguaggio, il livello di attenzione, possono ostacolare e/o
influenzare sia l’emittente che il ricevente
Biologici- fisiologici: età, livello di sviluppo
Sociali: istruzione
Culturali: emozioni, lingua parlata
Psicologici: stati d’animo, emozioni
Inoltre ricorda che anche il livello di interesse può incidere in quanto dipende in gran parte dall’argomento e
dalle naturali inclinazioni degli interlocutori
(DATA - ORA)
APERTURA OCCHI
SPONTANEA 4
SU STIMOLO VERBALE 3
SU STIMOLO DOLOROSO 2
NESSUNA RISPOSTA 1
RISPOSTA VERBALE
ORIENTATA E APPROPRIATA 5
CONFUSA 4
NESSUNA RISPOSTA 1
RISPOSTA MOTORIA
Capacità di comprensione
Presenza di alterazioni uditive: difficoltà a comprendere il linguaggio scritto e parlato e impossibilità a
ripetere piccole frasi o brevi parole oppure ad eseguire comandi.
Agnosia: disturbo nel riconoscere gli oggetti con un determinato senso specifico (tatto, vista, udito) privo di
difetti; agnosia tattile: alla palpazione non riconosce un oggetto; agnosia digitale: non riconosce le dita;
agnosia visiva: vede un oggetto ma non lo riconosce, non può leggere ma può scrivere; agnosia uditiva:
incapacità a riconoscere rumori o suoni significativi.
Capacità di espressione scritta: dislessia, non comprende cosa legge
Turbe acquisite nell’adulto:
o Agrafia: incapacità ad esprimersi con la scrittura;
o Alessia: incapacità nel comprendere il significato delle parole scritte
Espressione vocale delle emozioni (dimensione psicosociovaloriale): collera, paura, disprezzo, vergogna
Intima Da 0 a 35cm Da 0 a 45 cm
Personale Da 35 cm a 1 mt Da 4,5 a 1,20 m
Sociale Da 1 a 3mt Da 1,20 a 3,60 m
pubblica Oltre 3 mt Oltre 3,60 m 63
Respirare: dispnea, affaticamento, tosse, presenza del tubo endotracheale, maschera O2, tracheotomia
Mantenere la funzione cardiocircolatoria: dispnea, bassa gittata con possibili alterazioni stato di coscienza
Movimento/igiene: trascura la cura di sé
Ambiente sicuro: eccessivo rumore
Riposo/sonno: cambia tono dell’umore
Dolore: rimandare l’intervista ad altro momento
Dimensione valoriale- spirituale: mantenimento delle distanze ravvicinate o lontane per aspetti culturali;
bassa autostima e senso di efficacia (difficoltà a dire no, fatica a esprimere sentimenti negativi); deficit cura
di sé; umore alterato; percezione sensoriale e cognitiva; coping inefficace; qualità di vita
Aspetti psicosociali
Sono molto rilevanti per capire la persona con cui ci relazioniamo
Tra di esse includiamo la gestualità, lo stile, la prossemica, i valori culturali, il significato del tempo, l’uso di
un linguaggio corretto e adeguato al contesto
COMUNICAZIONE E AI
La comunicazione è il cuore di tutta l’assistenza infermieristica
L’assistenza infermieristica si presta in una dinamica relazionale che comporta un contatto personale con la
persona -utente- paziente
Essa costituisce uno strumento indispensabile per acquisire i dati necessari
all’individuazione dei bisogni di salute, consente inoltre di stabilire una relazione terapeutica di aiuto.
La relazione infermiere-paziente è una relazione di aiuto centrata sulla persona assistita
Risponde ai bisogni della persona /paziente attraverso il processo di nursing
Adattata e limitata alla situazione di assistenza
Generalmente termina quando gli obiettivi della persona assistita sono stati raggiunti, ma può proseguire
anche dopo, ad esempio in caso di cure domiciliari
Ascolto attivo
Significa elevare il proprio livello di consapevolezza rispetto alle relazioni altrui, sviluppando alcune tecniche
(osservazione, uso delle domande, riformulazione, ricapitolazione).
L’infermiere è ascoltatore attivo: è colui che analizza il messaggio che gli viene inviato e reagisce utilizzando
le informazioni ricevute allo scopo di rispondere in maniera efficace.
L’ascolto attivo, empatico, si fa con occhi, orecchie e cuore (Straka, 1997)
La gente non ascolta, aspetta solo il suo turno per parlare (Chuck Palahniuk)
Strategie
essere disponibili all’ascolto;
mettersi dal punto di vista dell’altro;
comprendere il significato palese e quello nascosto del messaggio;
porre domande;
uscire dai propri schemi di riferimento;
verificare la comprensione a livello di contenuto e di relazione;
dimostrare empatia;
mantenere il contatto visivo con l’emittente;
anticipare mentalmente l’interlocutore
Favorire la comunicazione - 1
Stabilire una relazione significativa con il paziente facendo attenzione all’espressione verbale e non verbale
Formulare domande che comportino una risposta semplice
Precisare il senso delle parole, laddove necessario
Attenzione alla congruenza tra comunicazione verbale e non verbale
Parlare con un tono di voce normale
Ricordare che una comunicazione alterata non indica un deficit intellettivo
Mantenere l’atmosfera tranquilla e rilassata
Parlare all’assistito a livello di un adulto, mantenendo il contatto visivo 65
Richiedere un interprete, se necessario
Prevedere ausili (lavagna, lettere, immagini, gesti convenzionali, PC)
Dimostrare disponibilità
Lasciare sufficiente tempo alla persona per esprimersi
Ridurre i rumori
Assicurarsi di avere l’attenzione del paziente prima di parlare
In una persona con una di queste variazioni fisiologiche/patologie bisogna sempre tenere
sotto controllo parametri vitali, controllare sempre microclima e bilancio idrico; altri
interventi infermieristici possono essere igiene della persona e cura della cute oppure il
cambio della biancheria personale e del letto.
Assistenza infermieristica in caso di vomito: questa sarà in funzione della causa, del tipo di
vomito, della sua frequenza, degli effetti collaterali del vomito.
Importante anche stare vicino alla persona per aiutarla a mantenere posizione adeguata,
ovvero quella semiseduta. Attenzione anche al possibile ab-ingestis.
Dopo vomito assicurare alla persona di potersi rinfrescare, di fare igiene al cavo orale, del
viso e delle mani; eventualmente, cambiare biancheria personale o del letto; segnalare
sempre evento e fornire anche tazza di thè che avrà effetto rilassante.
ELIMINAZIONE URINARIA L’urina viene prodotta e filtrata a livello renale e segue questa
via: reni – ureteri – vescica – uretra.
Reni: localizzati sulla parete addominale posteriore. L'unità funzionale e’ il nefrone,
1.000.000 nefroni/ rene. NEFRONE = GLOMERULI, CAPSULA DI BOWMAN, TUBULI
PROSSIMALI, ANSA DI HENLE, TUBULO DISTALE, DOTTO COLLETTORE. Ureteri: diametro
1.25 cm, condotti di tessuto muscolare liscio Vescica: organo cavo costituito da tre strati di
muscolatura liscia chiamati DETRUSORI. Uretra: donna 3-5 cm, uomo 20 cm. Lo sfintere
esterno e’ localizzato nell’uretra, costituito da tessuto muscolare scheletrico
Controllo della minzione nel neonato vescica nel neonato è controllata dal riflesso
sacrale ovvero quando vescica si riempie, recettori di distensione inviano impulsi sensitivi
ad un’area specializzata del midollo spinale ovvero il centro vescicale sacrale.
Circa a 3 anni, apprenderà la completa capacità di controllo volontario della minzione.
URINA normalmente ha colore giallo paglierino con aspetto limpido. Composta per il 90-
95% di H2O e dal 5/10% di sostanze in soluzione prevalentemente urea (derivata
degradazione delle proteine), azoto, ammoniaca, acido urico, corpi chetonici, sodio,
potassio, calcio etc. pH da 4,6 a 8, peso specifico da 1,015 a 1,025, Assenza di proteine,
glucosio, chetoni
La diuresi è il meccanismo di eliminazione e di produzione dell’urina nelle 24h. circa 1ml
70
per kg per ora(1500-2000ml/24H). ossia 60/70 ml/h in condizioni di normotermia
La minzione ovvero l’atto attraverso il quale viene espulsa l’urina; questo è un processo
stimolato dal riempimento della vescica ed è una funzione fisiologica che può essere
controllata. Hanno un volume che va dai 250/400 ml, mentre 5/10 ml rimangono nella
vescica. (NB: persona con catetere dovrebbe drenare circa 30ml/h). circa 5/6 volte al giorno
e normalmente l’odore è aromatico.; nei bambini valori inferiori.
Fattori influenzanti eliminazione urinaria: quantità e qualità degli alimenti e dei liquidi
introdotti, oppure fattori psicologici, fattori cognitivi oppure posizione del corpo oppure
perdita di liquidi da altre vie come eccessiva sudorazione o intensa emorragia oppure la
stessa gravidanza (aumento sensazione di urinare) oppure diminuisce a causa dell’obesità,
può essere influenzato da alcuni farmaci, da interventi chirurgici o da danni neurologici o al
midollo spinale oppure veri e propri stati patologici come calcoli renali, ipertrofia
prostatica….
Posizione del corpo (nel caso di dover mingere a letto: per uomini più agevole sdraiato,
per la dona seduta)
PROBLEMI DI RITENZIONE URINARIA (DISTESA E PIENA LA VESCICA MA NON ESCI – per ostruzione per es.)
o ANURIA (NON HA PRODOTTO L’URINA – LA VESCICA NON SARÀ DISTESA)
SCEGLIERE SEMPRE A CIRCUITO CHIUSO CHE NON PREVEDE L’APERTURA DEL CIRCUITO TRA
IL CATETERE E LA SACCA – (S SVUOTA DALLA VALVOLA
LE PRINCIPALI INDICAZIONI AL CATETERISMO VESCICALE SONO: ostruzione acuta e
cronica delle vie urinarie; disfunzione neurologica permanente della vescica; controllo
della diuresi nei pazienti critici (stato di shock, coma, alterazione dello stato di
coscienza); intervento chirurgico che richieda la vescica vuota (per esempio in caso di
chirurgia transuretrale della prostata e della vescica, interventi ginecologici o del tratto
gastrointestinale, interventi per incontinenza urinaria femminile); trattamento di
neoplasie vescicali con farmaci chemioterapici topici; esecuzione dei test di funzionalità
vescicale; svuotamento della vescica prima del parto se la donna non è in grado di
urinare spontaneamente; incontinenza urinaria (nel caso non sia possibile usare metodi
alternativi, come i condom o gli assorbenti); gravi casi di macroematuria (presenza di
sangue visibile nelle urine) e piuria (presenza di pus nelle urine), per evitare il
tamponamento vescicale.
COMPLICANZE CV
Infezione Ostruzione Perdita di urina, Lesioni da decubito al meato, Trauma iatrogeno
(correlato alla procedura/durante il posizionamento) da posizionamento, Dolore
(dovrebbe essere fastidioso ma non dolorante)
TIPI DI CATETERE in base alla forma dell’estremità prossimale del catetere vescicale
avremo: 1) catetere di Nelaton, ha un’estremità prossimale arrotondata e rettilinea, dotato
di 1 o 2 fori di drenaggio contrapposti; usato soprattutto nelle donne (es. prelievo urine con
metodica sterile per esame colturale). 2) catetere di Mercier: semirigido con punta
arrotondata che presenta un’angolatura di circa 30°/45° per favorire nell’uomo
l’introduzione nell’uretra membranosa o prostatica; è provvisto di 1 o 2 fori di drenaggio.
Utilizzato nei casi di ritenzione urinaria da ipertrofia prostatica. 3) catetere di Couvelaire: è
semirigido indicato nell’uomo e nella donna in caso di emorragia vescicale poiché favorisce
un buon drenaggio oppure dopo un intervento di prostatectomia radicale becco di flauto. 4)
catetere di Tiemann: semirigido che ha un’estremità a forma conica e con un angolatura di
30°. È indicato negli uomini che presentano restringimento dell’uretra. catetere di Foley: è
molle, autostatico e dotato all’estremità distale di un palloncino gonfiabile che ne permette
l’ancoraggio in vescica.(10ml di H2O bidistillata o soluzione fisiologica sterile). Il catetere di
Dufour (semirigido, autostatico) è a 3 vie. La punta ha una curvatura di 30°, è a becco di
flauto con 2 fori laterali contrapposti. Viene utilizzato in caso di ematuria importante
INFEZIONI DELLE VIE URINARIE: rappresentano circa il 40% delle infezioni ospedaliere. Un
cateterismo estemporaneo può provocare infezioni nel 1/3 % dei casi mentre un paziente
portatore di catetere a permanenza con sistema a drenaggio aperto, dopo 4 giorni, può
sviluppare infezione nel 95% dei casi. Se drenaggio è chiuso la percentuale cala al 20%.
IMPORTANTE: per evitare infezioni tra le varie cose che si possono fare ricordarsi che la
sacca di raccolta delle urine deve essere posta declive al fine di permettere il defluire delle
urine e per evitare il ristagno delle stesse e quindi di possibili infezioni.
Evitare fino a che è possibile l’utilizzo dei CV, mai usarli solo per incontinenza urinaria, CV
se usato va rimosso preferibilmente entro 5 giorni, materiale sempre sterile, durante
inserimento o successive procedure garantire tecnica asettica, CV non dovrebbero essere
sostituiti di routine perché si espone al paziente ad un > rischio di trauma vescicale o
uretrale, NON usare irrigazione o installazione antisettici o antimicrobici per prevenire
infezione alle vie urinarie perché non funziona, sacca di raccolta dev’essere svuotata
almeno 1 volta a turno in un recipiente pulito usato solo per quel paziente.
LE IVU o INFEZIONE DELLE VIE URINARIE sono tra le più comuni rappresentando circa il
74
40% del totale. > parte correlate all’uso di CV. In linea generale, la probabilità di batteriuria
aumenta con il tempo di permanenza del catetere passando da circa il 5% se viene tenuto
1gg fino al 100% se viene tenuto per 4 settimane. L’1% / 4% dei pazienti con batteriuria
svilupperà infezioni clinicamente più severe come cistite, setticemia o pielonefrite.
Rischio nella permanenza a lungo del CV è lo spostamento della normale flora microbica
uretrale in vescica. Altro pericolo è l’infezione vescicale causata dal reflusso di urina
contaminata da batteri proveniente dalla sacca di drenaggio. IVU è di origine generalmente
endogena ovvero causata da microrganismi (=MO) dell’intestino del paziente, MO + comuni
sono l’E. Coli e il Proteus spp. Entrambi facili da trattare e gestiti con antibiotici. MO
possono anche essere acquisiti per trasferimento da altri pazienti, più frequentemente
dalle mani contaminate. Per cui essenziale il corretto svuotamento delle urine, l’uso di
disinfettanti per mani etc.
Strategie per prevenire infezione Approccio per bundle, Formazione del personale,
Dimensione del catetere va usato CV con minor dimensione che garantisca però il normale
flusso di urina. CV con antimicrobici: CV trattati con materiali antimicrobici è stato studiato
che riducono significativamente l’incidenza di batteriuria asintomatica in un tempo di
mantenimento inferiore ad 1 settimana. Loro uso solo per pazienti ad alto rischio. Corretto
inserimento CV e pulizia MAI pomate antimicrobiche sul meato, è nociva. Corretto
posizionamento della sacca di drenaggio: MAI a contatto con pavimento, durante
movimento bloccare il sistema di drenaggio per evitare reflusso urina. MAI scollegare
inutilmente la sacca di drenaggio. Svuotamento sacca: circa quando è per ¾ piena o prima,
tramite rubinetto di scarico sul fondo della sacca. Se non c’è rubinetto, utilizzare tecnica
asettica. Ricordarsi anche di disinfettare uscita del rubinetto con tampone impregnato
d’alcol. Utilizzare contenitore urine per ciascun paziente ed evitare contatto con urine di
altri pazienti. Contenitore va sempre risciacquato e disinfettato col calore e poi asciugato e
conservato a dovere. NO irrigazione vescica. NB: sempre utili la raccolta di campioni di
urine per studiarle. Nel meato uretrale inserire CV quando vescica è piena, effettuare
sempre antisepsi del meato urinario con antisettico. Utilizzare catetere sterile e utile
anche gel lubrificante.
Caratteri delle feci 1) frequenza: fisiologica è 1 o 2 volte al giorno, minimo 1 volta ogni
2/3 giorni. 2) colore: fisiologico è marrone, patologico è nero catrame, giallo-verde, rosso-
marrone, grigia etc. 3) consistenza: soffice e formate a livello fisiologico, dure o liquide o ad
alto contenuto mucose a livello patologico. 4) quantità: 100/300 gr al giorno fisiologico,
meno di 100 o più di 300 gr patologico.5) odore: aromatico e pungente a livello fisiologico,
sgradevole e disgustoso a livello patologico. 6) forma: cilindrica fisiologico, stretta o sottile
o a pallini patologico.
Alterazioni a livello intestinale: diarrea / stipsi / incontinenza fecale / tenesmo rettale
(sensazione di bisogno costante e fastidioso di defecare, anche nel caso in cui il retto sia già
svuotato) / ostruzione o occlusione intestinale / fecaloma.
È un presidio sanitario costituito da una sonda che viene posizionata tramite l’introduzione
attraverso la via nasofaringea (detta anche orofaringe) del sondino nasogastrico nello
stomaco. Questo può anche essere inserito mediante una incisione chirurgica
(gastrostomia) della parete addominale; in questo caso si parlerà di PEG.
Tipi di SNG: la scelta del sondino dipende da come verrà introdotto nel canale digerente;
generalmente può essere composto da gomma / poliuretano / silicone / PVC. La sua
lunghezza varia dai 90 cm ai 3 m. il suo diametro invece varia tra i 6-18 Fr.
Fr sta per French che corrisponde alla scala French o scala di Charrière ovvero il sistema di
misura comunemente utilizzato per misurare la dimensione di una catetere. 1Fr = 0.33mm
Scopi del posizionamento del SNG sono decomprimere lo stomaco rimuovendo liquidi e
gas / eseguire esami sul contenuto gastrico a scopo diagnostico / rimuovere dallo stomaco
sostanze dannose o letali mediante la gastrolusi ovvero lavaggio gastrico / favorire
espansione toracica nei soggetti incoscienti e/o ventilati meccanicamente / somministrare
78
cibo e liquidi quando la loro introduzione via orale risulta impossibile o insufficiente.
Misurazione cateteri vescicali e venosi e SNG abbiamo già detto che per il diametro
generalmente si usa la scala french ovvero in french Gauge (Fr) detta anche Charrière (CH).
Per altri cateteri venosi periferici e di molti cateteri venosi centrali il diametro è invece
espresso in USA Gauge (G).
Reflusso gastrico può anche provocare lesioni da decubito o ulcerazioni del cavo orale, delle
alte vie respiratorie e dell’esofago.
Una complicanza che non deriva direttamente dal SNG ma che ne è influenzato è la diarrea;
infatti l’alimentazione enterale influenza questa complicanza e in particolare la velocità
troppo elevata di somministrazione, la temperatura della soluzione introdotta (troppo alta
o troppo bassa), la contaminazione della soluzione, l’osmolarità troppo alta o possibili
intolleranze del paziente (es. intolleranza al lattosio).
Permanenza per tanto tempo del SNG può causare lesioni da decubito a livello delle narici
oppure infiammazione del laringe posteriore, può causare granulazioni, lesioni muscolari o
lesioni alle corde vocali.
Una volta inserito il sondino, esso può spostarsi dalla propria sede (deposizionamento da
peristalsi) anche se esso è stato inserito correttamente. Rischio più alto è per paziente
confusi, agitati, con conati di vomito, tosse o sottoposti a bronco aspirazione.
La retrazione del sondino aumenta probabilità di polmonite ab ingestis e in caso di
alimentazione enterale la progressione nel tratto intestinale può provocare intolleranza
alimentare se la formulazione della dieta non è appropriata per l’intestino tenue.
Rimozione del sondino naso gastrico il tempo che una persona tiene il SNG dipende dal
motivo per cui lo ha inserito e anche dal materiale di cui è fatto il sondino. (leggere sempre
le indicazioni del produrre ed eventuali schede tecniche).
2/3 ore prima della sua rimozione, il sondino va chiuso (soprattutto se in aspirazione) per
verificare che il paziente non abbia nausea e vomito quando il sondino è chiuso.
Prima di rimuoverlo è utile introdurre circa 30 ml di aria per rimuovere eventuali secrezioni
gastriche che a contatto con tessuti diversi dalla mucosa gastrica, potrebbero essere
irritanti.
Utile è anche consigliare al paziente di chiudere gli occhi poiché la vista del sondino uscire
dal naso unito a possibile presenza di muco e secrezioni, può essere una merda e causare
vomito.
Infine, ricordarsi che si può anche chiudere il sondino con un morsetto o chiuderlo
piegandola con le nostre dita impedendo così un’eventuale aspirazione del contenuto del
sondino durante estrazione.
Il bisogno è legato indissolubilmente alla cura per il fatto stesso che è caratteristica
esistenziale di ogni forma vivente.
PENSIERO CRITICO NELLA PRATICA INFERMIERISTICA: gli infermieri ricoprono nella loro
attività vari ruoli nei quali è fondamentale il pensiero critico, ovvero la capacità di problem
solving e decision making. Pensiero critico in infermieristica è quel pensiero autonomo e
ponderato orientato al risultato che si esprime all’interno dell’attività assistenziale.
Infermiere deve sapere prendere decisioni cliniche precise ed appropriate! Ogni problema
di una persona si manifesta sempre in maniera diversa e perciò è necessario avere un
quadro preciso della situazione per ogni persona in modo di poter garantire la miglior
soluzione possibile in quel momento.
Tutto questo è la così detta capacità di DECISION MAKING che passa attraverso quello che è
un pensiero critico che è un processo acquisito attraverso esperienza, impegno e curiosità
attiva verso apprendimento. La professione infermieristica è in continua evoluzione, per cui
un infermiere non smette mai di studiare e imparare! Ovviamente questo processo è
organizzato, segue regole e fasi precise.
4) attuazione, comunicare con altri professionisti x risoluzione dei problemi più complessi +
riportare con precisione problemi e domande + basare azioni su un criterio razionale.
5) valutazione, stabilire criteri basati sulla logica piuttosto che su supposizioni + analizzare le
azioni eseguite + analizzare i risultati + valutare veridicità conclusioni.
E tema di esame
La ricerca infermieristica può essere definita come un processo formalizzato di un’indagine
sistematica che, utilizzando approcci diversi, è finalizzato a dare risposte ad interrogativi o
risolvere problemi, con l’obiettivo di: Scoprire nuove conoscenze e relazioni; Trovare
soluzioni a problemi o quesiti. Ha lo scopo di sviluppare le conoscenze nell’assistenza alla
persona sana e/o malata; è volta alla comprensione dei meccanismi fisiologici, sociali,
comportamentali ed ambientali che influiscono sulla capacità della persona o della famiglia
83
di mantenere o migliorare la funzionalità ottimale e ridurre gli effetti negativi della malattia
(ICN).
RICERCA E EBN (evidence based nursing)
La ricerca è il motore della conoscenza, l’EBN è, invece, lo strumento con il quale si può
acquisire conoscenza, dove la ricerca è già stata effettuata. • RICERCA: indagine sistematica
intrapresa per scoprire fatti o relazioni e raggiungere conclusioni, utilizzando un metodo
scientifico.• RICERCA DELLA LETTERATURA: identificazione e recupero sistematico della
letteratura su uno specifico tema, o per uno specifico obiettivo; è una delle fasi della
ricerca.
Un po’ di storia ….. I primi ad usare le evidenze in ambito medico furono gli epidemiologi.
Pierre Charles Alexander Louis (1787-1872) promuove la Medicine d’Oservation. Questa
afferma che i medici devono operare in base a serie di esperimenti che forniscono i reali
effetti del trattamento, anche in termini numerici.
Ignaz Philipp Semmelweiss (1818-1865 Impose perciò ai medici di lavarsi le mani
accuratamente, con la clorina liquida. La mortalità calò allo 0,5%.
Florence Nightingale (1820-1910) - Anche Nightingale studiò la mortalità puerperale. Arrivò
a concludere che vi era una più alta mortalità in ospedale che a casa. Ciò era dovuto sempre
alla scarsa igiene.
Archibald Cochrane (1909-1988) affermava che tutte le azioni cliniche, diagnostiche,
terapeutiche dovevano essere basate su solide evidenze quantitative, derivate da una
ricerca epidemiologo- clinica di buona qualità.
David L. Sackett (1934-2015- padre EBM) - EBN (Evidence based nursing) INTERVENTI
BASATI SU UN’insieme di conoscenze di documentata efficacia, derivante da una ricerca di
buona qualità che il professionista infermiere identifica, valuta criticamente, applica nella
professione corrente per poi valutarne i risultati ottenuti. Quindi, EBN significa utilizzare
le migliori prove di efficacia disponibili dalla ricerca/letteratura, insieme alle preferenze
del soggetto e all’esperienza clinica del professionista, quando si devono prendere delle
decisioni che riguardano l’assistenza infermieristica. Di conseguenza, un’efficace pratica
assistenziale deve svilupparsi su solide basi teoriche soggette a costante aggiornamento con
le più recenti prove di efficacia, al fine di erogare alla persona un’assistenza di qualità.
FASI DELL’EBN: 1. Conversione del bisogno di informazione in quesiti clinici ben definiti / 2.
84
Ricerca con la massima efficacia delle migliori evidenze disponibili / 3. Valutazione della loro
validità ed applicabilità clinica / 4. Integrazione delle evidenze nella pratica clinica / 5.
Rivalutazione continua della propria performance professionale.
QUESITO DI BACKGROUND Sono quesiti che vengono formulati nelle situazioni in cui
l’argomento è poco, o per nulla, conosciuto. È un bisogno di informazione caratteristico del
giovane professionista. Il professionista esperto formula quesiti di base quando la
malattia/condizione/tecnologia è: Estranea al proprio settore professionale/specifico / Di
recente introduzione (tecnologia) o descrizione (malattia). Il quesito di background orienta
verso la letteratura secondaria come le linee guida (es: “Cos’è la broncopneumopatia
85
cronica ostruttiva?”).
QUESITO DI FOREGROUND Sono quesiti specifici, generalmente formulati da
professionisti esperti (es: “E’ meglio usare questo o quel trattamento?”; “Aumenta o
diminuisce il disagio per la persona?”; “Quali sono le conseguenze di questo
trattamento?”). Il quesito di foreground orienta verso la letteratura secondaria come le
revisioni sistematiche e verso la letteratura primaria, come gli RCT.
GLI OPERATORI LOGICI O BOLEANI Gli operatori Boleani rappresentano “lo strumento
principe” che fa la differenza fra una ricerca bibliografica su un indice a stampa e quella su
un archivio elettronico. Infatti, gli operatori logici permettono di combinare in vario modo
più concetti nella stessa ricerca, mentre la consultazione di un indice a stampa consente
l’accesso ai contenuti con un solo termine per volta, rendendo necessaria una selezione a
posteriore dei risultati ottenuti.
Riassumendo And: due o più parole devono essere tutte presenti / Or: dev’essere
presente almeno una delle parole (ma anche tutte) / Not: dev’essere presente solo la
prima, ma non la seconda, delle due parole.
FASI DEL PROCESSO EBN: 1. Formulazione del quesito di ricerca / 2. Ricerca nelle banche
dati / 3. Valutazione del materiale reperito (validità ed applicabilità) / 4. Integrare le
evidenze con la pratica clinica, preferenze assistito, contesto locale / 5. Valutare l’efficacia
della decisione e rivalutare così la propria performance professionale.
I ricoveri possono essere programmati o ordinari / oppure possono essere urgenti o con
carattere d’emergenza
ricovero positivo: programmato e risolutivo es: preparto.
ricovero negativo: urgente o ripetitivo
Constatazione del decesso: una volta avvenuto il decesso, se il medico non è presente o se
l’evento è avvenuto in una situazione di emergenza, l’infermiere provvede ad una prima
constatazione rilevano segni di morte come cessazione respiro, cessazione attività cardiaca
o neuromuscolare successivamente sarà il medico ad effettuare la constatazione legale del
decesso registrandola nella cartella clinica e redigendo la documentazione richiesta come
modulo ISTAT, cartellino identificativo salma, avviso di morte e denuncia di causa di morte.
Rapporti coi familiari durante o post decesso: se presenti al decesso occorre assisterli e
fornire loro tutte le info sulle procedure da seguire poi. Se parenti non sono presenti
occorrerà avvisarli di recarsi in struttura per parlerà poi coi medici. Tutti gli oggetti del
paziente andranno consegnati ai parenti ed eventualmente, se richiesto e necessario,
chiamare il ministro di culto per assistenza religiosa.
Accertamenti tanatologici:
Raffreddamento corpo, in particolare, temperatura corpo diminuisce di 1°C ogni ora sino ad
uniformarsi alla temperatura esterna su valori non compatibili con la vita. ALGOR MORTIS la
temperatura corporea si abbassa e si verifica una mancanza di elasticità della cute
(attenzione alla rimozione di cerotti) - LIVOR MORTIS Manifestazioni ipostatiche come
ipostasi cadaveriche la cute assume una colorazione fra viola e blu, conseguente al
degradamento dei globuli rossi. Inizia 20 minuti circa dopo la morte. La discolorazione
88
avviene nelle aree declivi del corpo, e’ indicato sollevare la testata del letto di 30 gradi per
prevenire lo scolorimento di testa e collo. RIGOR MORTIS naturale irrigidimento dei muscoli
dopo la morte e inizia da 2 a 4 ore dopo il decesso. (il posizionamento della salma non e piu
possibile)
Cura della salma: Avviene dopo la dichiarazione del decesso e dopo l’attuazione delle
procedure diagnostiche indicate dalla normativa e dalla struttura. Fondamentale accertarsi
delle tradizioni relative alla morte che caratterizzano ciascuna cultura per fornire
un’assistenza competente. Spesso è impossibile sapere tutto di tutte le culture, perciò ciò
che è veramente importante è creare un clima comunicativo efficace in cui sia possibile
interagire al meglio per trovare la soluzione migliore anche nella gestione del “post-
mortem”. Assistenza post mortem: eseguita immediatamente dopo il decesso, prima del
trasferimento in camera mortuaria Mantenere la riservatezza e prevenire danni al corpo,
Posizionare il corpo nel modo più naturale possibile (arti lungo il corpo o sul torace),
Posizionare la targhetta identificativa secondo le procedure, Restituire ai familiari gli effetti
personali, Se possibile consentire la vicinanza delle persone significative (nelle 2 ore che
rimane in reparto), Rispettare, se consentito dalle circostanze, convinzioni religiose, etniche
e costumi culturali, Trattare il corpo con dignita’ e rispetto, Lavare il corpo, coprirlo con
lenzuola pulite e porre un presidio assorbente sotto il bacino, Rimuovere dispositivi sanitari,
se non vi e’ indicazione a eseguire l’autopsia, Allineare il corpo e sollevare la testa (30 gradi
per prevenire lo scolorimento di testa e collo), mantenere in sede la mandibola
Riporre le protesi dentarie in un contenitore vicino al corpo (i muscoli della mandibola si
rilassano e le protesi fuoriescono). Pettinare la persona, prevenire la fuoriuscita di
secrezioni o materiale biologico, Cura delle cornee se prevista donazione
AUTOPSIA: Secondo la normativa, può essere richiesta da Direzione Sanitaria, Procura
della Repubblica o familiari. Se: morte violenta, inattesa, in circostanze da chiarire. Lasciare
in sede i dispositivi sanitari (catetere, sondino…). Non può essere effettuata prima di 24 ore
dopo il decesso, come da articolo 8 del regolamento di Polizia mortuaria, salvo i casi previsti
NORMATIVA DA COVID 1-4-20
«.. Prima dell’arrivo del personale incaricato del trasporto funebre, il personale sanitario
deve provvedere all’isolamento del defunto all’interno di un sacco impermeabile sigillato e
disinfettato esternamente per ridurre al minimo le occasioni di contagio durante le
operazioni di incassamento..» «..Sono vietati […], la vestizione del defunto, la sua
tanatocosmesi