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Menandro

e la Commedia Nuova

LETTURE CRITICHE I Caratteri di Teofrasto e la Nea


Teofrasto scriveva i Caratteri, pubblicati a quel che sem- Difetti, non colpe
bra nel 319, o qualche anno dopo, quando Menandro Menandro lavora su un materiale fornitogli dalla tradi-
era suo scolaro: come ha notato Barigazzi, l’enorme dif- zione: giovani innamorati, etere infedeli, padri in col-
ferenza tra la commedia di mezzo e Menandro si spiega lera con i figli, soldati vanagloriosi; ma a queste figure
con l’influsso esercitato dal Peripato. Il Peripato e Teo- egli infonde una vita tutta nuova. Titoli che facciano
frasto mostrano come possa essere nata la commedia di pensare alla rappresentazione di un tipo morale si tro-
carattere universale, quale è quella di Menandro. Corri- vano anche prima di Menandro, ma la commedia di mez-
spondenze di particolari sono individuabili tra i Caratte- zo non ha veri caratteri: è con Aristotele e Teofrasto che
ri di Teofrasto e le commedie, e corrispondenze vi sono ciò si può spiegare. Non è un caso che il primo esempio
anche con le commedie di Menandro. di impiego del termine χαρακτήρ nel significato che

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È stato già notato anche che alcuni titoli delle sue conserva ancora oggi ricorra in Menandro, fr. 66 K.-Th.:
commedie si riferiscono al carattere dei personag- ἀνδρὸς χαρακτὴρ ἐκ λόγου γνωρίζεται («il carat-
gi: Ἄγροικος, Ἄπιστος, Δεισιδαίμων, Δύσκολος, tere di un uomo si riconosce dal suo parlare»), come ha
Καταψευδόμενος, Κόλαξ, Χρηστή, Ψοφοδεής. mostrato Koerte, che ha studiato questo termine. Teo-
Alcuni di questi titoli corrispondono a tipi descritti da frasto descrive nei suoi caratteri i vizi medi o difetti ed
Teofrasto, qualche altro è vicino: così l’ἄπιστος («il esclude le colpe gravi perché non sono oggetto di riso,
diffidente») è descritto nel Carattere 18, l’ἄγροικος ma di punizione.
(«il rustico») nel Carattere 4, il δεισιδαίμων («super-
stizioso») nel Carattere 16, il κόλαξ («adulatore») nel L’ἦθος in Aristotele e in Teofrasto
Carattere 2, il καταψευδόμενος («contafrottole») nel Anche Aristotele nella Retorica, nei Magna Moralia, ma
Carattere 8. Anche la μικρολογία, la «grettezza d’ani- soprattutto nei libri IV e V dell’Etica Nicomachea, di-
mo» e la «spilorceria», caratteristica di Smicrine degli segna alcuni caratteri virtuosi e i loro opposti da un
Epitrepontes si trova in Teofrasto, Carattere 10, come punto di vista teorico, cercando le ragioni del modo
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l’ἀναισχυντία (la «sfacciataggine») è analizzata nel di agire dei vari tipi, posseduti da determinati vitia
Carattere 9. anche a seconda dell’età. Teofrasto invece ci presenta
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dei profili ben definiti. Per Aristotele punto di parten- Tra i possessori del nome Smicrine e il μικρολόγος
za è la condotta degli uomini, dalla quale egli passa a teofrasteo esistono delle corrispondenze: ἔστι δὲ
delineare la virtù o il vizio ad essa collegati; Teofrasto, μικρολογία φειδωλία τοῦ διαφόρου ὑπὲρ τὸν
al contrario, esordisce con l’immediata definizione di καιρόν «la spilorceria è un risparmio di danaro oltre
un vizio: ἡ δὲ ἀδολεσχία ἐστὶ μὲν διήγησις λόγων il giusto», afferma Teofrasto (Carattere 10, 1), e questo
μακρῶν καὶ ἀπροβουλεύτων «il non-la-smetter- sembra valere sia per il vecchio degli Epitrepontes che
più è l’esporre discorsi lunghi e senza criterio», e per quello dell’Aspis. La battuta di Epitrepontes 128-
procede illustrando il comportamento di una persona 131 «È incredibile che uno si costringa a bere vino che
caratterizzata dal vizio stesso. Osservando la realtà, gli costa un obolo al quartuccio» (vedi T. 5) richiama
egli analizza le infinite sfumature delle sue manife- il μικρολόγος teofrasteo, del quale si dice συσσιτῶν
stazioni esteriori, trovandosi pertanto a descrivere ἀριθμεῖν τὰς κύλικας, πόσας ἔκαστος πέπωκε «in
molti caratteri confinanti. La rusticità si precisa nei un pranzo in compagnia conta quanti bicchieri ha bevu-
tratti dell’ἄκαιρος, dell’ἄγροικος, dell’ἄπιστος, to ciascuno» (Carattere 10, 3).
dell’ἀηδής. Accanto all’αἰσχροκερδής c’è il
μικρολόγος, l’ἀνελεύθερος, l’ἀναίσχυντος. Que- La αἰσχροκέρδεια e la ἀναισχυντία
sta sottigliezza dimostra quanto fosse acuta l’analisi Smicrine nell’Aspis è più che μικρολόγος: egli sem-
psicologica della scuola peripatetica. Da tutto questo bra spinto da ἐπιθυμία κέρδους αἰσχροῦ «desiderio
non si può prescindere se si vuole intendere la natura di guadagno vergognoso» e tale è, secondo Teofra-
della commedia nuova: non si spiegherebbe altrimen- sto, l’αἰσχροκέρδεια. Già Aristotele aveva opera-
ti l’enorme differenza con la commedia di mezzo, per to una distinzione tra i φιλοχρήματοι nell’ambito
quel poco che ne sappiamo. dell’ἀνελευθερία. Esiste, cioè, una categoria di per-
sone che non vogliono dare il loro né prendere l’altrui,
Gli individui in Menandro i μικρολόγοι, mentre gli αἰσχροκερδεῖς solitamente
Non meraviglia, quindi, che i titoli di alcune commedie πάντοθεν λαμβάνουσι καὶ πᾶν «prendono di tutto e
menandree corrispondano a precisi tipi teofrastei. La da qualunque parte» ed inoltre ὅθεν οὐ δεῖ λαμβάνου-
commedia di mezzo non offriva dei veri caratteri, men- σι καὶ ὁπόσον οὐ δεῖ «prendono da dove non bisogna
tre al centro della nuova si trova l’uomo come essere e quanto non è conveniente». Il vecchio dell’Aspis ri-
sociale, oggetto di παιδεία, per il quale è possibile corda inoltre l’ἀναισχυντία che è καταφρόνησις
migliorare e opporsi alla τύχη. Gli uomini di Menandro δόξης αἰσχροῦ ἕνεκα κέρδους «disprezzo dell’onore
non sono standardizzati e ciascuno è dotato di una fi- in vista di un guadagno vergognoso», in quanto, pur di
sionomia determinata: egli plasma a modo suo il mate- avere l’eredità, pretende di sposare sua nipote, molto
riale offertogli dalla tradizione, trasformando le figure più giovane di lui e questa azione, pur consentita dalla
in individui. legge, sarebbe senza dubbio sconveniente per una per-
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sona di buon senso.


Difetti: la μικρολογία
Si possono riscontrare molte affinità tra i vecchi menan- Un carattere complesso: Cnemone
drei e alcuni tipi di Teofrasto. Consideriamo, per es., la Quel che si è detto per Smicrine dimostra quanto più
μικρολογία, cioè la grettezza d’animo che si manifesta complessi siano anche nelle caratteristiche esteriori
nell’eccessiva parsimonia. Ad essa riconduce il vecchio i personaggi menandrei rispetto ai tipi di Teofrasto.
Smicrine, presente in almeno tre commedie: l’Aspis, gli Esempio ancora più evidente è Cnemone, il quale con-
Epitrepontes e il Sicyonios. Costui ricorda una catego- sente riscontri con vari caratteri. Come l’αὐθάδης, egli
ria di «nomi parlanti» non sconosciuta alla tradizione è scontroso con tutti, non ama scambiare una parola
comica precedente, sebbene in questo caso l’esito sia con nessuno e προσαγορευθεὶς μὴ ἀντιπροσειπεῖν
diverso da quello, ad esempio, di Aristofane. In Menan- «interpellato non risponde». In questo senso lo de-
dro il gioco paretimologico sembra essere soltanto un scrive nel prologo Pan e al v. 515 egli stesso dice: οὐ
residuo della tradizione, dal momento che il suo scopo βούλομαι χαίρειν παρ᾽ ὑμῶν οὐδενός «non voglio
è delineare la personalità di un individuo e non bersa- auguri da nessuno di voi». Rifiuta di partecipare alle
gliare esageratamente singoli difetti o manie. cerimonie religiose (v. 867 ss.) e saluta Pan solo per-
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ché costretto dalla vicinanza col suo santuario (vv. è lecito, anzi doveroso, adirarsi in tal caso. In questo
10-12), dimostrandosi quindi tale da τοῖς θεοῖς μὴ senso va interpretata la condotta di Demea, che nella
ἐπεύχεσθαι. Samia è adirato contro Criside e la caccia da casa. Attra-
Come l’ἄπιστος «il diffidente», non vuole prestare verso una serie di equivoci e reticenze, infatti, il vecchio
nessun oggetto; infatti tratta in malo modo Geta che gli è arrivato all’errata conclusione dell’esistenza di una
chiede un lebete (vv. 470 ss.) e ribadisce, nei vv. 505 relazione adulterina tra Criside e suo figlio. Allontanare
ss.: οὐκ ἔχω οὔτε χυτρόγαυλον οὔτε πέλεκυν οὔθ᾽ la donna è un’amara necessità etica, in quanto ha tradi-
ἅλας… «non ho né pentola, né ascia, né sale…». Del to la sua fiducia, comportandosi da ἀδικοῦσα. Demea
resto anche il μικρολόγος di Teofrasto ἀπαγορεῦσαι non agisce, del resto, per eccesso di ira nel senso di
τῇ γυναικὶ μήτε ὀλάς «vieta alla moglie di presta- ὕβρις, tracotanza del tutto gratuita, ma è pienamente
re anche i granelli di sale» (Carattere 10, 13). Come cosciente del motivo per cui si adira. È un uomo com-
l’ἄπιστος, non si fida di nessuno e raccomanda di te- posto e riflessivo e lo dimostra nel suo lungo monologo
nere chiusa la porta di casa (v. 427); come l’ἄγροικος, (vv. 206-282) di fronte a un evento che lo sconvolge.
tratta in malo modo chiunque gli faccia visita: τί τῆς Negli Epitrepontes, invece, Carisio non caccia da casa
θύρας ἅπτει, τρισάθλι᾽ εἰπέ μοι,/ ἄνθρωπε; «cosa Panfila, ma va via lui, rifugiandosi nella casa dell’amico
fai lì attaccato alla mia porta? Dimmelo, miserabile!» Cherestrato: Carisio non ignora la gravità della colpa di
(vv. 466-67). Non permette a nessuno di passare per Panfila ma avrebbe preferito restarne all’oscuro e non
il suo campo: quando Pirria si presenta dinanzi a lui esserne informato da Onesimo (col quale è infuriato),
si sente dire in tono minaccioso: τὴν δημοσίαν οὐκ poiché sente profondo e schietto amore per la moglie.
οἶσθ᾽ ὅδόν; «la strada pubblica non la conosci?» (v.
115). È innegabile la presenza di elementi teofrastei L’ideale peripatetico della moderazione
utilizzati da Menandro nel tratteggiare il Misantropo, Sapersi dominare è importante e lo afferma anche
sebbene, analizzando il personaggio, si possa vedere Aristotele: περὶ … πᾶσαν εὐτυχίαν καὶ ἀτυχίαν
come alcuni suoi difetti siano in realtà manifestazioni μετρίως ἔξει «(il sapiente) si comporterà in modo
secondarie di un unico vitium e come altri abbiano una moderato di fronte a qualsiasi fortuna e disgrazia». È
loro parziale giustificazione. sempre presente, quindi, un ideale di moderazione per
un miglioramento della società, in cui Menandro cre-
Solidarietà umana de. Il πονηρός dev’essere messo in condizione di non
Non dobbiamo dimenticare che il messaggio che Me- nuocere, come il vecchio Smicrine nell’Aspis. Talvolta la
nandro si propone di trasmettere è quello della solida- punizione, quasi sempre nel caso dei vecchi, consiste
rietà umana e che, pertanto, ai φαῦλοι egli contrappo- per Menandro nel metterli in ridicolo: negli Epitrepon-
ne sempre gli σπουδαῖοι, i quali devono far trionfare tes ciò avviene nei confronti del padre di Panfila, non
la virtù. Spesso ad essere moralmente superiori sono i certo per la mancata fiducia in sua figlia, soltanto ap-

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giovani rispetto agli anziani: l’amore di Panfila e Carisio parente, ma per il suo modo di affrettare le conclusioni
negli Epitrepontes trionfa sull’opinione comune e sulle e il suo attaccamento al denaro che lo fanno peccare di
convinzioni sociali, facendo ravvedere Smicrine, il qua- προπέτεια. Egli non ha saputo tenere il giusto mezzo,
le non è tuttavia sprovvisto di saggezza, delle sue errate e questo suo difetto, messo in luce dagli avvenimenti,
conclusioni. Tuttavia anche tra i vecchi troviamo per- dev’essere corretto in base all’insegnamento scaturito
sone equilibrate e prudenti, come Demea nella Samia, dalla vicenda.
Pateco nella Perikeiromene, Cleeneto nel Georgos, Che-
restrato nell’Aspis. La virtù dev’essere un giusto mezzo La humanitas di Menandro
tra ὑπερβολή «troppo» ed ἔλλεψις «troppo poco». Per quanto riguarda lo studio dell’uomo come indi-
viduo e l’interesse alla sua psiche, Menandro deve
La giusta ira dunque molto alla filosofia peripatetica, ad Aristo-
Non tutte le azioni hanno lo stesso grado di responsa- tele ed in particolare a Teofrasto e ai suoi Caratteri.
bilità. Il πονηρός «malvagio» è un elemento contami- Abbiamo visto come, tra i vecchi, alcuni presentano
natore della società e deve essere punito: non bisogna caratteristiche simili a certi personaggi di Teofrasto,
pertanto sopportare gli oltraggi con animo servile ed mentre altri ne sono alquanto differenti. In ogni caso
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la dipendenza del commediografo dal filosofo peripa- risultando piuttosto innocui, non privi di una certa
tetico risulta limitata ad alcune caratteristiche este- fissità. Menandro parte quindi da Teofrasto per poi
riori. La concezione menandrea del teatro parte in- allontanarsene, animato da un profondo senso di hu-
fatti dal presupposto di una approfondita analisi del manitas e rivelando una certa profondità psicologica
personaggio e dalle radici più intime del suo compor- anche nel trattare di una categoria di personaggi, i
tamento, mentre Teofrasto è spinto da una sorta di vecchi, spesso bersagliati dalla tradizione comica. È
curiosità nei confronti dei tratti difettosi dei tipi che necessario, pertanto, analizzarli nel contesto delle
descrive, non essendo interessato al messaggio che singole commedie, secondo la loro individualità, il
dal loro comportamento può scaturire e non espri- loro rapporto con gli altri, il loro ruolo nell’ambito
mendo su di essi un punto di vista morale. I caratte- dell’azione scenica.
ri rappresentano, infatti, i vizi medi e suscitano un [Tratto da: A. Martina, Epitrepontes. Prolegomeni,
genere di γελοῖον che non dà né dolore né danno, vol. II 1, Kepos edizioni, Roma 2000, 223-230]
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