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e la Commedia Nuova
l’ἀναισχυντία (la «sfacciataggine») è analizzata nel di agire dei vari tipi, posseduti da determinati vitia
Carattere 9. anche a seconda dell’età. Teofrasto invece ci presenta
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dei profili ben definiti. Per Aristotele punto di parten- Tra i possessori del nome Smicrine e il μικρολόγος
za è la condotta degli uomini, dalla quale egli passa a teofrasteo esistono delle corrispondenze: ἔστι δὲ
delineare la virtù o il vizio ad essa collegati; Teofrasto, μικρολογία φειδωλία τοῦ διαφόρου ὑπὲρ τὸν
al contrario, esordisce con l’immediata definizione di καιρόν «la spilorceria è un risparmio di danaro oltre
un vizio: ἡ δὲ ἀδολεσχία ἐστὶ μὲν διήγησις λόγων il giusto», afferma Teofrasto (Carattere 10, 1), e questo
μακρῶν καὶ ἀπροβουλεύτων «il non-la-smetter- sembra valere sia per il vecchio degli Epitrepontes che
più è l’esporre discorsi lunghi e senza criterio», e per quello dell’Aspis. La battuta di Epitrepontes 128-
procede illustrando il comportamento di una persona 131 «È incredibile che uno si costringa a bere vino che
caratterizzata dal vizio stesso. Osservando la realtà, gli costa un obolo al quartuccio» (vedi T. 5) richiama
egli analizza le infinite sfumature delle sue manife- il μικρολόγος teofrasteo, del quale si dice συσσιτῶν
stazioni esteriori, trovandosi pertanto a descrivere ἀριθμεῖν τὰς κύλικας, πόσας ἔκαστος πέπωκε «in
molti caratteri confinanti. La rusticità si precisa nei un pranzo in compagnia conta quanti bicchieri ha bevu-
tratti dell’ἄκαιρος, dell’ἄγροικος, dell’ἄπιστος, to ciascuno» (Carattere 10, 3).
dell’ἀηδής. Accanto all’αἰσχροκερδής c’è il
μικρολόγος, l’ἀνελεύθερος, l’ἀναίσχυντος. Que- La αἰσχροκέρδεια e la ἀναισχυντία
sta sottigliezza dimostra quanto fosse acuta l’analisi Smicrine nell’Aspis è più che μικρολόγος: egli sem-
psicologica della scuola peripatetica. Da tutto questo bra spinto da ἐπιθυμία κέρδους αἰσχροῦ «desiderio
non si può prescindere se si vuole intendere la natura di guadagno vergognoso» e tale è, secondo Teofra-
della commedia nuova: non si spiegherebbe altrimen- sto, l’αἰσχροκέρδεια. Già Aristotele aveva opera-
ti l’enorme differenza con la commedia di mezzo, per to una distinzione tra i φιλοχρήματοι nell’ambito
quel poco che ne sappiamo. dell’ἀνελευθερία. Esiste, cioè, una categoria di per-
sone che non vogliono dare il loro né prendere l’altrui,
Gli individui in Menandro i μικρολόγοι, mentre gli αἰσχροκερδεῖς solitamente
Non meraviglia, quindi, che i titoli di alcune commedie πάντοθεν λαμβάνουσι καὶ πᾶν «prendono di tutto e
menandree corrispondano a precisi tipi teofrastei. La da qualunque parte» ed inoltre ὅθεν οὐ δεῖ λαμβάνου-
commedia di mezzo non offriva dei veri caratteri, men- σι καὶ ὁπόσον οὐ δεῖ «prendono da dove non bisogna
tre al centro della nuova si trova l’uomo come essere e quanto non è conveniente». Il vecchio dell’Aspis ri-
sociale, oggetto di παιδεία, per il quale è possibile corda inoltre l’ἀναισχυντία che è καταφρόνησις
migliorare e opporsi alla τύχη. Gli uomini di Menandro δόξης αἰσχροῦ ἕνεκα κέρδους «disprezzo dell’onore
non sono standardizzati e ciascuno è dotato di una fi- in vista di un guadagno vergognoso», in quanto, pur di
sionomia determinata: egli plasma a modo suo il mate- avere l’eredità, pretende di sposare sua nipote, molto
riale offertogli dalla tradizione, trasformando le figure più giovane di lui e questa azione, pur consentita dalla
in individui. legge, sarebbe senza dubbio sconveniente per una per-
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ché costretto dalla vicinanza col suo santuario (vv. è lecito, anzi doveroso, adirarsi in tal caso. In questo
10-12), dimostrandosi quindi tale da τοῖς θεοῖς μὴ senso va interpretata la condotta di Demea, che nella
ἐπεύχεσθαι. Samia è adirato contro Criside e la caccia da casa. Attra-
Come l’ἄπιστος «il diffidente», non vuole prestare verso una serie di equivoci e reticenze, infatti, il vecchio
nessun oggetto; infatti tratta in malo modo Geta che gli è arrivato all’errata conclusione dell’esistenza di una
chiede un lebete (vv. 470 ss.) e ribadisce, nei vv. 505 relazione adulterina tra Criside e suo figlio. Allontanare
ss.: οὐκ ἔχω οὔτε χυτρόγαυλον οὔτε πέλεκυν οὔθ᾽ la donna è un’amara necessità etica, in quanto ha tradi-
ἅλας… «non ho né pentola, né ascia, né sale…». Del to la sua fiducia, comportandosi da ἀδικοῦσα. Demea
resto anche il μικρολόγος di Teofrasto ἀπαγορεῦσαι non agisce, del resto, per eccesso di ira nel senso di
τῇ γυναικὶ μήτε ὀλάς «vieta alla moglie di presta- ὕβρις, tracotanza del tutto gratuita, ma è pienamente
re anche i granelli di sale» (Carattere 10, 13). Come cosciente del motivo per cui si adira. È un uomo com-
l’ἄπιστος, non si fida di nessuno e raccomanda di te- posto e riflessivo e lo dimostra nel suo lungo monologo
nere chiusa la porta di casa (v. 427); come l’ἄγροικος, (vv. 206-282) di fronte a un evento che lo sconvolge.
tratta in malo modo chiunque gli faccia visita: τί τῆς Negli Epitrepontes, invece, Carisio non caccia da casa
θύρας ἅπτει, τρισάθλι᾽ εἰπέ μοι,/ ἄνθρωπε; «cosa Panfila, ma va via lui, rifugiandosi nella casa dell’amico
fai lì attaccato alla mia porta? Dimmelo, miserabile!» Cherestrato: Carisio non ignora la gravità della colpa di
(vv. 466-67). Non permette a nessuno di passare per Panfila ma avrebbe preferito restarne all’oscuro e non
il suo campo: quando Pirria si presenta dinanzi a lui esserne informato da Onesimo (col quale è infuriato),
si sente dire in tono minaccioso: τὴν δημοσίαν οὐκ poiché sente profondo e schietto amore per la moglie.
οἶσθ᾽ ὅδόν; «la strada pubblica non la conosci?» (v.
115). È innegabile la presenza di elementi teofrastei L’ideale peripatetico della moderazione
utilizzati da Menandro nel tratteggiare il Misantropo, Sapersi dominare è importante e lo afferma anche
sebbene, analizzando il personaggio, si possa vedere Aristotele: περὶ … πᾶσαν εὐτυχίαν καὶ ἀτυχίαν
come alcuni suoi difetti siano in realtà manifestazioni μετρίως ἔξει «(il sapiente) si comporterà in modo
secondarie di un unico vitium e come altri abbiano una moderato di fronte a qualsiasi fortuna e disgrazia». È
loro parziale giustificazione. sempre presente, quindi, un ideale di moderazione per
un miglioramento della società, in cui Menandro cre-
Solidarietà umana de. Il πονηρός dev’essere messo in condizione di non
Non dobbiamo dimenticare che il messaggio che Me- nuocere, come il vecchio Smicrine nell’Aspis. Talvolta la
nandro si propone di trasmettere è quello della solida- punizione, quasi sempre nel caso dei vecchi, consiste
rietà umana e che, pertanto, ai φαῦλοι egli contrappo- per Menandro nel metterli in ridicolo: negli Epitrepon-
ne sempre gli σπουδαῖοι, i quali devono far trionfare tes ciò avviene nei confronti del padre di Panfila, non
la virtù. Spesso ad essere moralmente superiori sono i certo per la mancata fiducia in sua figlia, soltanto ap-
la dipendenza del commediografo dal filosofo peripa- risultando piuttosto innocui, non privi di una certa
tetico risulta limitata ad alcune caratteristiche este- fissità. Menandro parte quindi da Teofrasto per poi
riori. La concezione menandrea del teatro parte in- allontanarsene, animato da un profondo senso di hu-
fatti dal presupposto di una approfondita analisi del manitas e rivelando una certa profondità psicologica
personaggio e dalle radici più intime del suo compor- anche nel trattare di una categoria di personaggi, i
tamento, mentre Teofrasto è spinto da una sorta di vecchi, spesso bersagliati dalla tradizione comica. È
curiosità nei confronti dei tratti difettosi dei tipi che necessario, pertanto, analizzarli nel contesto delle
descrive, non essendo interessato al messaggio che singole commedie, secondo la loro individualità, il
dal loro comportamento può scaturire e non espri- loro rapporto con gli altri, il loro ruolo nell’ambito
mendo su di essi un punto di vista morale. I caratte- dell’azione scenica.
ri rappresentano, infatti, i vizi medi e suscitano un [Tratto da: A. Martina, Epitrepontes. Prolegomeni,
genere di γελοῖον che non dà né dolore né danno, vol. II 1, Kepos edizioni, Roma 2000, 223-230]
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