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Risorgimento – Rivolte mazziniane

A partire dai primi anni trenta dell'Ottocento si impose come figura di primo piano Giuseppe Mazzini (1805-
1872), divenuto membro della Carboneria nel 1830. La sua attività di ideologo e organizzatore rivoluzionario
lo costrinse a lasciare l'Italia nel 1831 per fuggire a Marsiglia, dove fondò la Giovine Italia, un movimento
che raccoglieva le spinte patriottiche per la costituzione di uno Stato unitario e repubblicano, da inserire in
una più ampia prospettiva federale europea. Mazzini rifiutava l'idea del settarismo carbonaro, per sostenere
una spinta rivoluzionaria dal basso, fondata sull'azione delle masse popolari e sul coinvolgimento diretto
delle popolazioni.

Condividendo il programma mazziniano Giuseppe Garibaldi (1807-1882) prese parte ai falliti sommovimenti
rivoluzionari in Piemonte e Liguria del 1834. Condannato a morte dal governo sabaudo e costretto a fuggire
in Sud America, partecipò ai moti rivoluzionari in Brasile e Uruguay.

Il Regno delle Due Sicilie fino a quel momento non aveva seguito questi sviluppi: era caratterizzato per una
forte repressione politica, culminata nel 1844 nel soffocamento dei moti tentati dai giovani fratelli Attilio
(1810–1844) ed Emilio Bandiera (1819–1844), disertori della marina austriaca, fatti fucilare nel Vallone di
Rovito a Cosenza dal re Ferdinando II per aver tentato un'improvvisata spedizione di tipo mazziniano in
Calabria.

Per la mancanza di coordinamento tra i congiurati, per l'assenza e l'indifferenza delle masse, tutte le rivolte
mazziniane fallirono.

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