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O’
1
5
Interfaccia S-L x
Fig.8-
Rappresentazione schematica dell’interfaccia S-L nella solidificazione unidirezionale
di un metallo puro e dei possibili andamenti della temperatura nelle due fasi.
1°caso: l’andamento della temperatura nelle due fasi è descritto dalle linee
1-2. La temperatura all’interfaccia S-L coincide con TM pertanto non
esistono le condizioni affinché il fronte di solidificazione possa avanzare
(interfaccia stazionaria).
2° caso: l’andamento della temperatura nelle due fasi è descritto dalle linee
3-4 (il sistema è raffreddato solo dal lato del solido). L’interfaccia si trova
ad una temperatura inferiore a TM (ΔT = OO’) e il gradiente di temperatura
nel liquido è positivo quindi solo una parte del liquido di fronte
all’interfaccia è sottoraffreddata.
SOL-1
3° caso: l’andamento della temperatura è rappresentato dalle linee 3-5 (il
sistema è raffreddato da ambedue i lati). Come nel 2° caso l’interfaccia si
trova ad una temperatura inferiore a TM ma qui abbiamo un gradiente di
temperatura negativo nel liquido cioè tutto il liquido davanti l’interfaccia
S-L è sottoraffreddato. In pratica ciò si realizza se la velocità di
nucleazione è trascurabile rispetto alla velocità di crescita.
La solidificazione procede da sinistra verso destra in entrambi i casi (2 e 3)
ma la morfologia del solido che ne risulta è profondamente diversa.
Quando il gradiente di temperatura nel liquido è positivo (2° caso)
l’interfaccia S-L presenta una struttura a terrazze, formata da laminette
disposte a gradini con altezza da 1 a 10 m. Sugli spigoli di ciascun
gradino possono facilmente trovar posto gli atomi del metallo, cosicché la
crescita procede rapidamente per spostamento dell’interfaccia S-L, che
mantiene la sua forma a terrazze. I piani delle terrazze sono in genere
paralleli ai piani atomici di massima densità.
Quando il gradiente di temperatura nel liquido è negativo (3° caso)
all’interfaccia S-L si formano cristalli dendritici, che crescono rapidamente
nel liquido. I cristalli dendritici, o dendriti, sono cristalli ramificati con un
asse principale che si dispone parallelo alla direzione del flusso termico.
La velocità di crescita delle dendriti aumenta con il sottoraffreddamento
nel liquido e, in conseguenza dell’accrescimento dendritico, si ha nel
metallo solidificato un’orientazione preferenziale poiché i cristalli
dendritici, nei quali la direzione di crescita è parallela al flusso termico,
sono in condizione di crescere più rapidamente degli altri. Alla fine della
solidificazione si ottiene un insieme di cristalli con la stessa orientazione,
ovvero con lo stesso asse cristallografico circa parallelo alla direzione del
flusso termico. La fig.9 mostra la struttura a terrazze e quella dendritica
mentre fig.10 mostra la formazione di dendriti a partire da una interfaccia
S-L piana.
SOL-2
Fig.9- Struttura a terrazze (alto), struttura dendritica (basso).
L L
S S
A K0C0 C0 B A C0 K0C0 B
Fig.11– L’incremento di soluto B abbassa (K0 < 1) o innalza (K0 > 1) il punto di
fusione della lega A-B.
SOL-4
Il primo strato di solido che si forma ha composizione K0C0; man mano
che la solidificazione procede, da un lato aumenta la concentrazione di B
nel liquido immediatamente adiacente all’interfaccia S-L dall’altro
aumenta la concentrazione del soluto nel solido, che si deposita dopo il
primo straterello. Il continuo rigetto da parte del solido di atomi di soluto
B nel liquido all’interfaccia fa variare la concentrazione di B, che si porta
al valore CL (0) maggiore di C0 per cui interviene un processo migratorio
nel liquido che tende ad annullare la differenza insorta. Lo stato di
stazionarietà viene raggiunto quando la quantità di soluto, rigettato dal
solido nel liquido eguaglia, nell’unità di tempo, la quantità di soluto che
migra nella massa del liquido lontana dall’interfaccia, dove la
concentrazione di B è rimasta C0. Le cause di migrazione di B nel liquido
possono essere: 1- la diffusione; 2- i moti convettivi accidentali o imposti;
3- l’agitazione meccanica del liquido.
In ogni caso esiste sempre uno strato di spessore adiacente all’interfaccia
S-L in cui opera la sola diffusione. Tale strato può avere uno spessore la
cui grandezza può variare da 10m (agitazione meccanica forte) a
qualche mm (moti convettivi). E’ in questo strato liquido che si valuta
l’andamento della concentrazione del soluto in condizioni di stazionarietà,
mentre al di fuori di esso la concentrazione nel liquido è sempre C0 .
Si consideri un volume infinitesimo dV di liquido ad una distanza x
dall’interfaccia S-L e si esegua il bilancio di materia del soluto B, riferito
all’unità di tempo, nelle condizioni di stazionarietà (la quantità di B in dV
è costante).
Il trasporto di soluto B attraverso dV è legato a 2 processi:
a) la diffusione di B verso la zona liquida con C = C0;
b) il continuo avanzamento dell’interfaccia S-L con conseguente
espulsione di atomi B nel liquido da parte del solido.
SOL-5
Esaminiamo ora i due processi separatamente.
Processo a)
La quantità di soluto riferita all’unità di tempo e di superficie (S=1), cioè il
flusso di B attraverso una superficie parallela all’interfaccia S-L a distanza
X è esprimibile secondo la 1° legge di Fick come:
dC
J ( x ) D L (25)
dx X
dC dJ
J ( x dx) D L J ( x) dx (26)
dx X dX dx X
d 2CL
C a D 2
dx
(27)
dx X
SOL-6
Processo b)
L’avanzamento dell’interfaccia con velocità R comporta un movimento,
sempre con velocità R, dell’intera distribuzione del soluto B. Essendo CL
(x) la concentrazione del soluto B nel liquido nel punto x davanti
l’interfaccia, il flusso J (x) in x vale allora:
J(x)=RCL(x) (28)
dC ( x)
J ( x dx) RCL ( x dx) R CL ( x) L dx (29)
dx X
dC ( x)
Cb J ( x dx) J ( x) R L dx (30)
dx X
d 2C L dC L
D 2
R 0 (31)
dx dx
R
x
CL ( x) A Be D
(32)
1) CL (x) = C0 per x =
SOL-7
dCL
2) R CL (x) (1-K0) + D 0 per x = 0
dx
K0 1 K0
A C0 B C0
R R
K 0 (1 K 0 ) exp( ) K 0 (1 K 0 ) exp( )
D D
R
K 0 (1 K 0 ) exp( x)
C L ( x ) C0 D
(33)
R
K 0 (1 K 0 ) exp( )
D
C0
C L (0) (34)
R
K 0 (1 K 0 ) exp( )
D
C0
da cui C L (0) . Dalla definizione di K0 possiamo scrivere CS = CL (0) K0
K0
= C0.
SOL-8
Le condizioni dello stato stazionario si raggiungono quando la
concentrazione di B nel solido all’interfaccia diventa uguale a C0.
R
K 0 (1 K 0 ) exp( x)
D
TL= TMA–mCL(x)=TMA-m C0 K0 (36)
SOL-9
C0 / K0
K0<1 K0>1
CL
C0
C0
CL
C0 / K0
x
x
T T
K0<1 K0>1
TL TL
TLI TLI
x x
Fig.12– Concentrazione CL del soluto B nel liquido di fronte all’interfaccia S-L per
K0<1 e K0>1 (alto) e corrispondente temperatura di liquidus TL (basso).
T
Terrazze
TL
TLI
x
Fig.13– Strutture di solidificazione in funzione del gradiente di temperatura imposto
al liquido di fronte all’interfaccia S-L.
SOL-10
Derivando eq.(36) rispetto a x otteniamo:
dTL R 1 K0 R R 1 K0
mC o exp x mCo (38)
dx x 0 D K0 D x 0 D K0
GL mCo (1 K 0 )
(39)
R DK o
Sull’origine della zona centrale con grandi cristalli equiassici ci sono varie
ipotesi:
1- ad un certo istante della solidificazione il liquido rimasto ha raggiunto
un tale grado di sottoraffreddamento costituzionale per cui si formano
numerosi nuclei davanti all’interfaccia S-L, che ostacolano un’ulteriore
crescita colonnare.
2- La nucleazione avviene solo all’inizio, cioè a contatto con le pareti della
lingottiera; la crescita di cristalli equiassici nella zona centrale è dovuta a
nuclei portati là dai moti convettivi del liquido.
3- I nuclei , portati nella zona centrale, sono frammenti di dendriti, che si
distaccano.
SOL-12
La differenza tra la prima ipotesi e le altre consiste nelle diversa
importanza attribuita al sottoraffreddamento costituzionale nella porzione
centrale del liquido. Sperimentalmente si è visto che la transizione da
cristalli colonnari a cristalli equiassici dipende dal prodotto GLR-1/2.
Pertanto, se le condizioni di solidificazione sono scelte opportunamente, si può
variare la proporzione tra cristalli colonnari e cristalli equiassici.
SOL-14
Segregazione
La segregazione è una disomogeneità di composizione che si osserva in
una lega metallica come conseguenza del fatto che la solidificazione non
avviene secondo una successione di stati di equilibrio. A titolo di esempio,
consideriamo il caso di completa miscibilità di A e B allo stato liquido e
allo stato solido(fig.16).
La lega di composizione C0 venga raffreddata dal punto S0. Alla
temperatura T1 la retta S0-C0 incontra la curva di liquidus e si separa il
primo solido di composizione C1.
La composizione dell’ultimo solido che si forma è CS=C0. Se la
solidificazione avvenisse in tempi estremamente lunghi, il sistema
passerebbe attraverso una serie di stati di equilibrio; in questo caso le
concentrazioni del solido seguirebbero la linea di solidus e la
solidificazione terminerebbe a T3=Ts.
I tempi dovrebbero essere tali da permettere sempre la omogeneizzazione
del solido. Siccome tale condizione non è verificata, la concentrazione del
solido segue la linea C1-S, che si trova a sinistra della linea di solidus, e la
solidificazione termina a T=TS’ (con TS’< TS). La composizione chimica del
solido al termine della solidificazione varia, nella direzione di
solidificazione, da C1 a CS in modo continuo dando luogo ad una lega
monofasica di composizione media C0.
SOL-15
Distribuzione del soluto nella solidificazione monodirezionale
La composizione media di una lega solidificata con segregazione varia tra
due valori C1 e CS. Vogliamo stabilire per una lega A-B (K0<1)
l’andamento della composizione lungo la barra solidificata con
segregazione. Per semplicità ci riferiamo a solidificazione
monodirezionale e consideriamo 2 casi limite:
1) L’omogeneizzazione del liquido è lenta in quanto dovuta alla sola
diffusione.
2) L’omogeneizzazione è assicurata pressoché istantaneamente da una
efficace agitazione meccanica.
CS Nessuna agitazione del liquido
Completa agitazione del liquido
Caso reale
C0
K0C0
0 x
Fig.17– Concentrazione del soluto nel solido solidificato unidirezionalmente in
diverse condizioni.
Macrosegregazione e microsegregazione
Il fenomeno della segregazione può presentarsi su diversa scala. Quando la
disomogeneità di composizione chimica interessa zone le cui dimensioni
sono confrontabili con quelle del getto, si parla di macrosegregazione.
Quando invece le disomogeneità riguardano zone grandi come i grani
cristallini (100m), si parla di microsegregazione. La causa del
fenomeno è la stessa in ambedue i casi.
La macrosegregazione si può presentare in 3 modi diversi:
a) segregazione normale: le sue caratteristiche sono quelle illustrate nel
paragrafo precedente con riferimento alla solidificazione unidirezionale di
una barra metallica.
b) segregazione inversa: è osservata in alcune leghe che presentano una
concentrazione di soluto più alta nella parte esterna del lingotto piuttosto
che in quella interna. Esempio tipico è il sudore dello stagno cioè la
comparsa di gocce di liquido ad alta concentrazione di stagno sulla
superficie esterna dei lingotti di bronzo (leghe Cu-Sn).
Affinché ci sia segregazione inversa è necessario che la lega diminuisca di
volume durante la solidificazione. Infatti i canali interdendritici si
riempiono di liquido arricchito di soluto B, che viene poi risucchiato verso
l’esterno per la contrazione dovuta alla solidificazione. Il fenomeno è tanto
più sviluppato quanto più il liquido può stazionare nei canali
interdendritici, cioè quanto più esteso è l’intervallo di solidificazione
(basso valore di K0). Spesso la segregazione inversa è accompagnata da
porosità se ci sono gas disciolti nel metallo liquido.
Segregazione inversa localizzata alla superficie si ha quando si verifica il
distacco dalla lingottiera e la frattura del primo strato solidificato.
c) segregazione per gravità: i costituenti solidi e liquidi si separano per il
loro diverso peso specifico. Esempi tipici sono le leghe antifrizione Pb-Sn-
Sb.
SOL-17
La microsegregazione dipende dalle strutture di solidificazione;
fondamentalmente si osservano 3 situazioni diverse:
a) segregazione intercellulare,
b) segregazione interdendritica,
c) segregazione intergranulare.
SOL-18
Porosità
La porosità, che si può osservare in un getto, è riconducibile a 3 cause
principali:
a) fratture che si formano a seguito delle tensioni che insorgono perché
differenti sezioni del getto si raffreddano con velocità diverse;
b) diminuzione di volume che accompagna la solidificazione della
maggior parte dei metalli;
c) sviluppo di gas durante il raffreddamento.
I principali gas con cui i metalli entrano in contatto sono biatomici (O2, N2,
H2). A differenza di altri soluti, la solubilità dei gas dipende in modo
significativo dalla pressione. Ad una certa temperatura, la solubilità Cg di
un gas in un metallo in funzione della pressione del gas P è descritta dalla
legge di Sievert:
Cg k P (40)
Q
C g Be RT
(41)
SOL-19
Fig.18- Solubilità di idrogeno in magnesio liquido in funzione della radice quadrata
della pressione P. Per un prefissato valore di P la solubilità è maggiore a temperatura
più alta.
SOL-20
2
Pg PL (42)
r
Pg e PL sono la pressione del gas nella bolla e la pressione esercitata sul
liquido (dine cm-2), γ la tensione superficiale liquido-gas (dine cm-2) e r il
raggio della bolla (cm).
Se il raggio r aumenta, la pressione differenziale Pg – PL diminuisce quindi
dalla legge di Sievert la bolla è in equilibrio con concentrazioni di gas nel
liquido via via decrescenti. Inoltre deve essere considerato il fatto che
assorbendo gas la bolla ne impoverisce la porzione di liquido che la
circonda. Questo innesca un processo diffusivo con un flusso di atomi di
gas dalle zone a più alta concentrazione (lontano dalla bolla) verso quella a
minor concentrazione (attorno alla bolla).
L’effetto della formazione di bolle di gas sulla qualità del getto dipende
dal numero di bolle che rimangono intrappolate nel solido e dalla loro
dimensione. In genere le bolle che crescono rapidamente riescono a
liberarsi, risalgono verso la superficie dove, se trovano il metallo già
solidificato, danno luogo ad una grossa cavità altrimenti si rompono
rilasciando gas. E’ più facile che rimangano intrappolate dal solido le bolle
che crescono più lentamente.
Fig.19 mostra due tipologie diverse di porosità con dimensione
macroscopica.
SOL-22