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GLI STATI CONDENSATI DELLA MATERIA

LE PROPRIETÀ FISICHE DEGLI STATI CONDENSATI


Le forze intermolecolari (legate dalla distanza tra le particelle, alla loro polarità ed alla loro mobilità) influenzano le
proprietà fisiche degli stati condensati della materia (solido e liquido).
Nell’acqua: i legami idrogeno permettono al ghiaccio di avere una densità minore del liquido, inoltre la densità
determina anche il galleggiamento del ghiaccio sopra l’acqua (garantendo la vita degli organismi acquatici anche in
zone dove la temperatura scende sotto lo zero.
Crioclatismo = allargamento delle fessure nelle rocce in seguito ai cicli di gelo e disgelo dell’acqua piovana.
PROPRIETÀ FISICHE:
Comprimibilità Capacità di essere compresso in un volume più piccolo (solo i gas ++ comprimibilità)
Diffusione Capacità di spostamento delle particelle nello spazio (solo gas e liquidi)
Tensione Resistenza opposta dalla superficie di un liquido all’aumento del proprio volume. Cresce
superficiale all’aumentare dell’intensità delle forze tra le molecole del liquido.
Bagnabilità Capacità di un liquido di distribuirsi su una superficie solida a formare una sottile pellicola. Le forze
(adesione) intermolecolari esistenti nel liquido devono essere confrontabili con quelle che si stabiliscono fra il
liquido e la superficie solida.
Capillarità Capacità di un liquido di risalire in tubicini sottili. Le forze tra le molecole del liquido determinano una
coesione che si oppone alla risalita, mentre quelle di adesione tra il liquido e le pareti bagnano il
tubicino. Più sottile è il tubicino, maggiore è il numero di molecole a contatto con esso: il liquido
risale ad un’altezza maggiore.
Viscosità Resistenza che un liquido oppone allo scorrimento: si contrappone alla fluidità. Essa aumenta
all’aumentare delle forze intermolecolari, a parità di dimensioni delle molecole.
Volatilità Esprime la tendenza a passare allo stato aeriforme. Nel caso dei liquidi si parla di “evaporazione”,
nel caso dei solidi di “sublimazione”.

GLI EQUILIBRI DINAMICI


Passaggio allo stato aeriforme: avviene quando le particelle acquisiscono sufficiente energia cinetica per svincolarsi
da quelle vicine.
Un liquido in un recipiente vuoto comincia immediatamente a evaporare. Alcune molecole si allontanano dal liquido e
si raccolgono nello spazio sovrastante, dove collidono fra loro, urtano le pareti del recipiente e la superficie del liquido
stesso (queste ultime tendono a rimanervi “agganciate” in quanto trasferiscono parte della loro energia cinetica alle
molecole della superficie), questa parte della sostanza aeriforme torna quindi allo stato liquido (condensazione).
La velocità degli urti dipende dalla loro concentrazione:
 Se in un dato volume ci sono solo poche molecole, il numero di urti che avviene in un secondo per unità di
superficie è piccolo: la velocità di condensazione è bassa.
 Se in un dato volume ci sono molte molecole, in un secondo avremo molti urti per unità di superficie: si avrà così
una velocità di condensazione elevata.
All’inizio le molecole sopra al liquido sono poche, l’evaporazione avviene più velocemente della condensazione.
Poi la velocità di condensazione cresce.
Infine la velocità dei due processi è la stessa: il numero di molecole al di sopra del liquido rimane costante (equilibrio
dinamico).
Equilibrio dinamico: velocità di condensazione ed evaporazione uguale, numero di molecole sopra al liquido
costante.
Livello macroscopico: non si osservano variazioni.
Livello microscopico: le singole particelle continuano ad entrare ed uscire dalla superficie del liquido senza mai
fermarsi.
I fenomeni in equilibrio dinamico non sono cessati: la sostanza continua a evaporare e a condensare, ma i due
processi avvengono alla stessa velocità.
La stessa situazione si presenta quando un solido sublima.

LA PRESSIONE DI VAPORE
Dal momento in cui un liquido inizia ad evaporare, la sostanza allo stato di vapore esercita sulla superficie del liquido
una pressione, detta pressione di vapore.
Se il sistema è chiuso, il vapore aumenta la pressione fino ad arrivare all’equilibrio (e la quantità di vapore esercita un
valore di pressione costante detta pressione di vapore all’equilibrio del liquido o pressione di vapore del liquido). La
pressione di vapore non è influenzata dalla presenza di particelle aeriforme di altre sostanze. Se il sistema è aperto
non si raggiungerà mai l’equilibrio ed il liquido evaporerà completamente disperdendosi nell’ambiente.
Tutto questo è applicabile anche ai solidi quando sublimano in contenitori chiusi o aperti (nei due casi detti
precedentemente) ed una volta raggiunto l’equilibrio nel sistema chiuso si avrà una pressione di vapore all’equilibrio
del solido o pressione di vapore del solido che è costante.
I valori di pressione costante sono influenzati da due fattori:
- Temperatura: alzandola si aumenta la velocità delle molecole, quindi aumenta anche il numero di particelle con
sufficiente energia per allontanarsi dalla superficie e per andare ad unirsi al vapore che esercita la pressione (che
a sua volta aumenta). Abbassandola la pressione diminuisce.
- Composizione chimica: in base ad essa variano anche le forze intermolecolari, se sono maggiori (con temperatura
costante) si avrà un aumento della pressione, al contrario con forze minori si avrà una diminuzione della
pressione.

IL PUNTO DI EBOLLIZIONE DELLE SOSTANZE


La temperatura di qualsiasi liquido puro non varia durante l’ebollizione.
La temperatura a cui un liquido bolle si chiama punto di ebollizione (p.e.).
Il punto di ebollizione è caratteristico per ogni sostanza e non cambia, esso fornisce quindi un indizio sulla natura delle
sostanze che la formano ed anche un aiuto agli scienziati nelle analisi.
Le bolle che si formano al punto di ebollizione sono formate da vapore del liquido stesso, aumentando la temperatura
queste bolle si ingrandiscono ed esercitano una pressione maggiore. Per permettere di arrivare al punto di ebollizione
vero e proprio è necessario che la pressione esercitata dal vapore nelle bolle sia superiore a quella dell’atmosfera (in
caso contrario collassano).
Si definisce punto di ebollizione la temperatura alla quale la pressione di un vapore di un liquido è uguale alla
pressione atmosferica sovrastante.
Il punto di ebollizione di un liquido a 1 atm è chiamato punto di ebollizione normale. (1 atm = pressione per confronto
dei punti di ebollizione).
Il punto di ebollizione è una proprietà che dipende dall’intensità delle attrazioni intermolecolari di un liquido.
Se le forze di attrazione intermolecolari sono intense la pressione di vapore sarà bassa e sarà quindi necessario
aumentarne la temperatura per raggiungere una pressione di vapore pari alla pressione atmosferica.

I DIAGRAMMI DI FASE
Un diagramma di fase è una rappresentazione grafica delle relazioni pressione-temperatura che governano gli
equilibri fra le fasi della sostanza in esame.
DIAGRAMMA DI FASE DELL’ACQUA
- AB: curva della pressione di vapore del solido (ghiaccio) che indica
tutte le coppie di valori di temperatura e pressione in cui la
pressione
sia costante (utile per liofilizzare gli alimenti).
- BD: curva della pressione di vapore del liquido (acqua) che indica
tutte le coppie di valori di temperatura e pressione in cui la
pressione
sia costante (condizioni a cui avviene l’ebollizione).
- B: punto triplo della sostanza, è caratteristico per ogni sostanza
ed è
caratterizzato dall’esistenza di un equilibrio dei tre stati di
aggregazione per un determinato valore di temperatura e
pressione.
- BC: linea che dal punto triplo si estende verso l’alto ed indica la
curva
di equilibrio liquido-solido (curva del punto di fusione) che indica
l’equilibrio tra liquido e solido. Solo nell’acqua, se si aumenta la
pressione, la temperatura di fusione si abbassa; in tutte le altre
sostanze il punto di fusione aumenta con la pressione.
Liofilizzazione: processo che consiste nel congelare una sostanza e collocarla in un ambiente collegato ad una
pompa a vuoto che abbassa la pressione fino a un valore inferiore alla pressione di vapore del ghiaccio. Si utilizza per
la conservazione di alimenti o di campioni di laboratorio.
DIAGRAMMA DI FASE DELLA CO₂
D
- D: punto critico che definisce la coppia di valori di temperatura
critica (tc) e di pressione critica (Pc).

Al di sopra della temperatura critica la fase liquida non può esistere,


indipendentemente dal valore della pressione.
La temperatura critica permette di distinguere gas e vapore:
- gas = aeriforme al di sopra della temperatura critica;
- vapore = aeriforme al di sotto della temperatura critica;
Aumentando la temperatura di una sostanza:
- parte del liquido evapora, la densità dell’aeriforme già presente
aumenta;
- il liquido aumenta il suo volume e diminuisce la propria densità;
Più aumenta la temperatura e più la fase liquida e quella aeriformi
diventano indistinguibili (scompare la separazione tra le fasi).
La temperatura più alta alla quale esiste la fase liquida di una sostanza è la temperatura critica e la pressione
corrispondente e la pressione critica.
Fluido supercritico: sostanza che superata la temperatura critica ha densità simile a quella della fase liquida, ha
caratteristiche che lo rende adatto come solvente.
I valori di temperatura e pressione critica sono caratteristiche per ogni sostanza chimica e dipendono dalla natura
delle attrazioni intermolecolari.
I liquidi con forti attrazioni intermolecolari hanno temperature critiche elevate, al contrario, se queste sono deboli, la
temperatura critica sarà bassa.

SOLIDI AMORFI E CRISTALLINI


I solidi cristallini sono solidi formati da cristalli regolari di atomi, molecole o ioni.
Nei cristalli le particelle formano delle celle elementari (unità geometriche uguali in tutte le direzioni). Queste celle
formano cristalli sempre più grandi con le stesse caratteristiche della sostanza. Le facce delimitano i cristalli e li
distinguono in base alla loro inclinazione.
I cristalli sono quindi un insieme di punti (dati dalla ripetizione della cella elementare) da cui risulta una struttura detta
reticolo cristallino. Nelle celle elementari sono evidenziati i nodi (ai vertici o al centro delle sue facce), essi
rappresentano gli oggetti fisici che si ripetono nello spazio con la stessa composizione e la stessa struttura.
Il reticolo cristallino è quindi un’astrazione geometrica che
può esser comune alle sostanze più disparate.
I solidi amorfi (amorfo dal greco “privo di forma”) non hanno
geometrie regolari e ripetitive (come i cristalli), ma hanno
strutture disordinate che li fanno assomigliare di più ai liquidi
che hai solidi.
I solidi amorfi si possono considerare liquidi ad altissima
viscosità.
Le sostanze che li costituiscono sono formate da molecole
lunghe e di dimensione elevata (simili a catene) che si
aggrovigliano ed intrecciano alla rinfusa.
Per formare un cristallo le molecole dovrebbero districarsi e
distribuirsi in modo ordinato e preciso. Alcune sostanze
solidificano e formano solidi amorfi, se però la loro
solidificazione viene rallentata, essi possono anche formare dei cristalli (questo perché viene dato tempo alle
molecole per disporsi in modo ordinato). Se il processo di solidificazione è troppo veloce le molecole avranno una
distribuzione irregolare. I solidi amorfi, se riscaldati, rammolliscono gradualmente. La curva di riscaldamento non
presente quindi la sosta termica tipica del passaggio di stato da solido a liquido.

LE PROPRIETÀ FISICHE DEI CRISTALLI


I solidi hanno proprietà fisiche differenti che dipendono dal tipo e dall’intensità delle forze di attrazione tra le particelle
del solido. I cristalli sono quindi classificabili in quattro tipi:
1. Cristalli ionici: costituiti da cationi ed anioni, sono duri, fragili e fondono ad elevate temperature. Queste
proprietà derivano dall’intensità delle forze di attrazione fra ioni di carica opposta e dalle forze di repulsione fra
ioni con la stessa carica a distanza ravvicinata. La relativa fragilità è proprio dovuta alle forze elettrostatiche.
2. Cristalli molecolari: sono solidi in cui le posizioni del reticolo sono occupate da atomi o da molecole. Se le
molecole sono piccole, i cristalli tendono ad essere teneri e hanno punti di fusione bassi (causati da deboli
forze intermolecolari).
Nei cristalli di ghiaccio le molecole hanno forti legami a idrogeno che conferiscono loro particolari
caratteristiche.
Quando le molecole sono grandi, le proprietà fisiche possono essere molto diverse da quelle dei solidi che
contengono molecole più piccole.
3. Cristalli covalenti: sono solidi il cui reticolo è occupato da atomi che formano tra di loro legami covalenti, per
questo sono detti solidi reticolari. Questi cristalli sono molto duri ed hanno punti di fusione elevati (dovuti alle
elevate forze di attrazione dei legami covalenti). Il diamante è formato da atomi di carbonio disposti secondo
una geometria tetraedrica, la grafite ha la stessa composizione del diamante ma, in questo caso, il carbonio è
disposto in strati sovrapposti di anelli esagonali (che ricordano le reti di recinzione), la conducibilità elettrica
della grafite è dovuta alla mobilità degli elettroni tra i piani di atomi. Grafite e diamante sono detti allotropi o
forme allotropiche del carbonio (in quanto hanno la stessa composizione).
4. Cristalli metallici: sono buoni conduttori di calore ed elettricità, hanno una lucentezza caratteristica che li
distingue. Le posizioni del reticolo di un cristallo metallico sono occupate da ioni positivi, costituiti dai nuclei e
dagli elettroni del core degli atomi. Gli elettroni del mare di Fermi non appartengono ad uno ione in
particolare, ma all’intero cristallo in quanto si muovono facilmente e non sono localizzabili su un singolo
atomo. Questo modello spiega anche la conducibilità termica e la caratteristica lucentezza tipica dei metalli. In
questi cristalli non è individuabile un punto di fusione generale, esso dipende in parte dalla carica dello ione
positivo del cristallo metallico. Nei metalli con punti di fusione elevati, le attrazioni fra gli atomi devono essere
molto forti. Questo fa ritenere che tra gli atomi esistano legami di tipo covalente.

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