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COSA SIGNIFICA-mèrce s. f. [lat. merx mercis].

• 1. Ogni bene economico, in genere prodotto del lavoro umano, in quanto oggetto di contrattazione
e di scambio

• 2. Usi fig.: a. M.-moneta, la merce che è stata prescelta come moneta; moneta-m., moneta
considerata come merce e quindi con valore dipendente dalla quantità di fino in essa contenuta.

La moneta-merce è un bene (solitamente un metallo prezioso) che ha un valore intrinseco.Questo valore


intrinseco può perdersi per frodi o per variazione del valore relativo rispetto ad altri beni. Ciò comporta
costi di informazione. Vi sono poi costi di trasporto. Vi sono rischi di furti e smarrimenti (costi di custodia).
IL costo-opportunità: coniare una moneta, significa non usare il metallo per altri scopi.

-I mercanti del rinascimento sostituiscono la moneta-merce con titoli rappresentativi della stessa:
depositano moneta-merce presso banchieri (che avevano corrispondenti nelle varie città) i quali fanno
certificati di deposito accettati dai mercanti. Nasce la moneta-segno.

L'utilizzo di merce per eseguire dei pagamenti divenne uno dei metodi di pagamento più popolari perché
permetteva di ricevere un qualcosa in cambio di prodotti. questo permise di stabilire dei prezzi per vari
prodotti, essi iniziò anche a diffondere il concetto di risparmio.

LE COMMODITY –

Con il termine Commodity ci si riferisce alle materie prime, ovvero a quella particolare categoria di beni che
viene scambiata sul mercato senza differenze qualitative. Si tratta più nello specifico di beni cosiddetti
fungibili, che sono quindi sostituibili nella soddisfazione del bisogno cui sono collegati, indipendentemente
da chi li produce.

• Il termine Commodity entrato in uso nella lingua inglese nel 15° secolo deriva dal francese commodité,
utilizzato per indicare un vantaggio o una convenienza. Grazie alle loro caratteristiche di fungibilità le
Commodity sono facilmente negoziabili sul mercato e possono essere utilizzate come sottostanti per diversi
strumenti finanziari. Esistono infatti le Commodity bond, obbligazioni il cui valore di rimborso del capitale e
gli interessi è indicizzato alla quotazione di una certa materia prima, e le Commodity future ovvero contratti
futuri in cui ci si obbliga a scambiare una prefissata quantità di merce ad una data prefissata e ad un
determinato prezzo fissato alla data della contrattazione.

Principali Commodity • Le Commodity intese come asset class rappresentano un gruppo molto eterogeneo
di beni, con destinazioni d’uso differenti, specificità e qualità differenti, diversa capacità di stoccaggio e
diversa intensità di rinnovabilità. Possono essere classificate in due macro-categorie: Soft Commodity, Hard
Commodity. Appartengono alla categoria Soft le commodity derivanti dal settore agricolo e
dall’allevamento, suddivisibili in: • beni agricoli: avena, farina di soia, frumento, mais, olio di soia, soia,
cacao, caffè, cotone, legname, succo d'arancia, tabacco, zucchero. • carni: bovini, bovini da latte, maiali,
pancetta di maiale. • Appartengono alla categoria Hard le commodity del settore energetico, dei metalli
preziosi e di quelli industriali. Si possono poi suddividere in: • metalli preziosi: oro, platino, argento,
palladio; • metalli: alluminio, cobalto, nickel, rame, zinco, molibdeno, acciaio, stagno; • energetici: benzina,
etanolo, gas naturale, nafta, petrolio, propano; • energia elettrica. • L’energia elettrica presenta tuttavia
delle peculiarità rispetto alle altre commodity: • deriva da altre fonti di energia primaria; • deve essere
utilizzata immediatamente; • l’immagazzinamento e il trasporto comportano elevati costi e sprechi.

Dove sono negoziate le Commodity? In Nord America: • il Chicago Mercantile Exchange (CME) dove sono
scambiati un ampio range di prodotti: future (e opzioni) su indici, valute, tassi d'interesse e commodity, fino
ai derivati su indicatori economici (ad es. l'inflazione) e sull'andamento delle condizioni meteorologiche; • il
New York Mercantile Exchange (NYMEX) dove sono negoziati il WTI Crude Oil, la nafta, il gas naturale, il
propano, la benzina, l'oro, il platino, il palladio, l'argento. Fa parte del gruppo CME dal 2006; • il COMEX,
entrato a far parte del gruppo CME nel 2008, è la piazza dove vengono scambiati metalli industriali e
preziosi; • Chicago Board of Trade (CBOT), fondato nel 1848, dove sono negoziati il mais, l'avena, il riso, la
soia, la farina di soia, il frumento, l'etanolo. Dal 2007 CBOT fa parte del gruppo CME; • Toronto Stock
Exchange (TSX) è la principale borsa valori del Canada, dove sono negoziati prevalentemente titoli minerari
ed energetici.

In Asia: • Dalian Commodity Exchange (DCE): fondata a Dalian, in Cina, nel 1993, e considerata la seconda
borsa al mondo per lo scambio di futures nel settore agricolo; • Multi Commodity Exchange (MCX): borsa
privata con sede a Mumbai, in India, fondata nel 2003. Vengono scambiati petrolio, gas naturale, semi/
granaglie e metalli industriali/ preziosi. • In Europa: • l'Intercontinental Exchange (ICE) precedentemente
noto come International Petroleum Exchange (IPE) dove vengono negoziati il cacao, il caffe, il cotone, lo
zucchero, il succo d'arancia concentrato, il Brent crude, il Wti crude, l’energia elettrica; • il London Metal
Exchange (LME) dove sono negoziati il rame, il piombo, lo zinco, lo stagno, l'alluminio, il nickel, il cobalto, il
molibdeno e l'acciaio riciclato; • l'European Energy Exchange (EEX), facente parte del gruppo Eurex,
controllato da Deutsche Boerse : è una borsa merci regolamentata che possiede e gestisce diversi mercati
per lo scambio di energia elettrica in Europa, Asia e Stati Uniti; • Euronext.liffe, borsa valori nata nel 2000 a
seguito della fusione delle borse di Amsterdam, Parigi e Bruxelles, dove sono negoziati i futures e le opzioni
dell’Euronext.

’offerta di Borsa Italiana • • ETFplus, mercato regolamentato dedicato alla negoziazione in tempo reale
degli strumenti che replicano l’andamento di indici e di singole materie prime (ETF, ETF strutturati, ETF a
gestione attiva, ETC/ETN). La gamma di commodity replicata dagli ETC è molto ampia e non si limita alle
singole materie prime, ma si estende ai loro indici, sotto-indici e indici forward. Tutto ciò permette al
risparmiatore, a seconda delle sue aspettative e della sua propensione al rischio, sia di scommettere
sull’andamento positivo di una singola materia prima, sia di ottenere una posizione ben diversificata su un
paniere di merci; • indici legati a panieri omogenei di merci (Prodotti Agricoli, Energia, Cereali, Metalli
Industriali, Bestiame, Petrolio, Metalli Preziosi, ecc.); • indici globali di commodity; • indici forward di
commodity. • SeDeX, mercato dedicato alla negoziazione di strumenti finanziari derivati cartolarizzati, nello
specifico Covered Warrant e Certificati (a leva e di investimento). Le commodities sono tra le asset class
sottostanti più diffuse trasversalmente ad ogni tipologia di strumento.

Scambio commodities forme antiche di investimento ->Contrattazione diretta fra produttore e acquirente
>Singola piazza ->Grossi centri di scambio

Gli odierni mercati delle commodity hanno avuto origine nel commercio di prodotti agricoli del XIX
secolo. •Acquirenti e venditori volevano entrambi limitare i rischi a cui erano soggetti durante il raccolto e
la lavorazione delle messigli acquirenti desideravano cautelarsi nel caso i raccolti fossero scarsi, e di
conseguenza i prezzi fossero alti, mentre i venditori volevano un prezzo garantito a cui poter vendere le
loro merci, tutelandosi così in caso di offerta eccessiva e prezzi troppo bassi. Tuttavia, il livello di
standardizzazione in termini di qualità e consegna delle merci era molto scarso e non esisteva un luogo di
stoccaggio centralizzato.

Speculazione nel XVI secolo: la “bolla dei tulipani” •Alla fine del XVI secolo, in Olanda si sviluppò un
mercato dedicato al commercio dei tulipani. I prezzi cominciarono a salire, attraendo un’ondata di
investitori con una scarsa conoscenza del settore dell’orticoltura. • La “bolla” speculativa crebbe fino a
scoppiare. •Non si sa oggi esattamente quante fossero le persone coinvolte in questo mercato, ma è
indubbio che ai tulipani fosse stato attribuito un valore che andava bene oltre il loro ragionevole valore
fisico e che l’episodio ebbe notevoli ripercussioni sull’economia locale.

Primi anni 1800 • Chicago piazza importante per grano


1848 • 82 commercianti crearono Chicago Board of Trade (CBOT)

1859 Stato Illinois autorizzava CBOT a sviluppare e elaborare standard quali-quantitativi dei cereali

1865 CBOT pubblicava regole generali commercio

Nel 1848 venne fondato il Chicago Board of Trade (CBOT) che: svolgeva un ruolo di intermediazione tra
agricoltori e • commercianti nel commercio delle granaglie. Si stabilirono delle procedure per la pesa e la
classificazione del grano e venne creato un mercato centralizzato Si fissavano in anticipo i prezzi di
consegne da effettuarsi in data futura, e ciò consentiva agli acquirenti e ai venditori di limitare il rischio di
variazioni di prezzo. Questo segnò la nascita del moderno mercato dei futures, che si è poi rapidamente
esteso al commercio di altre commodity quali i metalli, la gomma, la seta e i pellami.

ALTRE BORSE MERCI • 1874 Chicago Produce Exchange fondata da commercianti di burro, uova, pollame e
altri prodotti di allevamento poi Chicago Butter and Egg Board • 1919 nome definitivo Chicago Mercantile
Exchange • 1870 New York il New York Cotton Exchange (NYCE)

GLI ATTUALI MERCATI DELLE COMMODITY •I mercati possono essere utilizzati allo scopo di ridurre il
rischio di oscillazione dei prezzi cui si può essere esposti, o al contrario per sfruttare tali movimenti di
prezzo a proprio vantaggio. Ciò che un tempo veniva considerato uno strumento • di copertura per
fornitori e commercianti di materie prime, oggi consente a un pubblico molto più vasto di avere accesso
alle commodity. •Negli ultimi decenni questi mercati hanno • attratto fondi pensione, fondi hedge
(speculativi), banche d’investimento, altri investitori istituzionali e, con sempre maggiore frequenza, anche
investitori privati.

Commoditity che interessano ai trader • Cereali e gruppo della soia • scambiate al Chicago Board of Trade
(CBOT) • Bestiame e carni • scambiate al Chicago Mercantile Exchange (CME) • Coloniali o tropicali
(zucchero, cacao, caffè, succo d’arancia, cotone) • scambiate al New York Board of Trade (NYBOT) •
Petroliferi (petrolio e gas naturale) • scambiate al New York Mercantile Exchange (NYMEX) • Metalli (oro,
argento, platino, palladio, rame) • scambiate al Commodities Exchange (COMEX)

Definizione di commodity •Il termine commodity indica ogni materiale di base (prodotti agricoli, minerari,
energetici, ecc.) con caratteristiche di elevata standardizzazione che ne consentono la negoziazione su
mercati internazionali altamente competitivi • Poiché la standardizzazione è il carattere principale delle
commodities, possono essere considerati tali anche prodotti come gli acciai o i microprocessori.

Tipologie di commodities (1) •I principali settori riferibili ai mercati delle commodities sono: • Prodotti
energetici Greggio, gas naturale, carbone, ecc. • Metalli preziosi Oro, argento, gruppo dei platini
(platino, palladio, iridio, ecc.) • Metalli industriali Alluminio, zinco, nickel, stagno, ecc. • Metalli strategici
Mercurio, selenio, titanio, cromo, vanadio, ecc. • Plastiche Polipropilene, polietilene, ecc. • Cereali e
gruppo della soia Grani, granturco, sorgo, arachidi, ecc. • Tropicali o coloniali Zucchero, caffè, cacao,
pepe, the, cotone, seta, ecc. • Carni Bestiame vivo, suini vivi, alimenti per bestiame.

Caratteristiche del mercato delle commodities Il mercato delle commodities non è diverso da ogni altro
mercato per quanto riguarda le sue caratteristiche principali, ma si differenzia da altri mercati per la
presenza di alcuni aspetti: • L’influenza stagionale • Questo vale per le commodities agricole ma anche per
altre quali il petrolio o il gas naturale • Il ruolo della logistica • Trattandosi quasi sempre di beni a domanda
ed offerta globalizzate quasi sempre assume rilevanza il ruolo del trasporto dalla produzione al consumo.

Nei mercati delle commodities vengono stipulati contratti differiti riguardanti la produzione futura
(forward contracts) •Questo garantisce un ragionevole grado di sicurezza negli approvvigionamenti alle
industrie trasformatrici e nel consumo finale •Originariamente questi contratti era frequenti solo nei
mercati dei prodotti agricoli di base (cotone, lana, caffè, ecc.), ma il loro uso si è esteso progressivamente
anche ad altri beni non agricoli.

In origine il forward contract aveva il solo scopo di assicurare le parti riguardo al rispetto degli accordi
contrattuali ma in presenza di un divario fra il prezzo fissato contrattualmente e quello vigente al
momento dell’esecuzione contrattuale, esso stesso è diventato oggetto di contrattazione autonoma
•Nascono così i futures e options markets

Cash market • Prima che nascessero i futures contracts l’unica tipologia di compravendita di una
commodity era per consegna immediata • In questo caso c’è un prezzo cash (o spot) benché il pagamento
non avvenga realmente in contanti, esso è da intendersi fissato nel momento in cui avviene l’accordo fra le
parti •Ogni commodity scambiata in questo modo ha un suo prezzo spot •I mercati dove avvengono
contrattazioni di questo genere si chiamano cash o actual markets

Il prezzo delle commodities • Il prezzo di mercato di ciascuna commodity si modifica in funzione della
domanda e dell’offerta, come avviene per ogni bene • Ma nei mercati delle commodities i prezzi variano di
continuo in funzione di • Disponibilità del prodotto, previsioni atmosferiche, condizioni attuali del tempo
meteorologico nei luoghi di produzione, report e notizie sulle stime della produzione futura, tensioni
geopolitiche, scelte governative quali sussidi, incentivi, embarghi, dazi e altre politiche tariffarie • Questo fa
sì che il prezzo possa considerarsi una variabile sconosciuta o comunque altamente volatile e caratterizzato
da oscillazioni, spesso giornaliere, anche molto forti.

I rischi di mercato connessi alla produzione delle commodities •In pratica, il produttore di una commodity,
oltre ai vari rischi cui è esposto ogni operatore economico (rischio di mercato) è esposto a rischi specifici
(clima avverso, epidemie delle piante, costo del lavoro, rischi geopolitici, ecc.); inoltre deve anche far fronte
ad una forte volatilità del prezzo •Infatti potrebbe trovarsi nella situazione di vendere la propria merce in
un giorno in cui il prezzo è particolarmente basso, oppure inferiore ai costi sostenuti per produrla.
Situazioni particolarmente critiche si verificano a quelle imprese che comperano materie prime cash, cioè al
prezzo fissato giornalmente dalle dinamiche di mercato •In questo modo esse non possono fare una
pianificazione adeguata dei costi e non si garantiscono sul rischio di variazione del prezzo •Questa
evenienza è particolarmente frequente sui mercati delle commodities perché si tratta di beni che hanno un
tempo fisiologico di sviluppo e/o di trasporto sui mercati finali. Per limitare i rischi di mercato il
compratore potrebbe acquistare il prodotto quando il prezzo è particolarmente basso risparmiando
rispetto all’ipotesi di acquisto quando il prezzo è alto • In questo caso però dovrà tener conto dei
costiopportunità costituiti dal fatto di dover pagare al momento della stipula contrattuale per un prodotto
che gli verrà consegnato solo in un momento successivo • Inoltre, nulla esclude che il prezzo si abbassi
ulteriormente e che quindi l’acquisto si riveli non conveniente • Al contrario, il compratore potrebbe
acquistare cash ogni volta che ritiene di aver necessità di una particolare quantità di prodotto • In questo
caso non avrà immobilizzi di magazzino né di capitale, però rischierà di pagare un prezzo più elevato
rispetto a quanto avrebbe pagato in altre condizioniPer risolvere il problema, a partire dal 19° secolo sono
stati inventati prima i contratti forwards, poi i contratti futures • Forward contracts: accordo privato tra un
compratore e un venditore per la consegna futura di una commodity ad un prezzo concordato al momento della
stipula del contratto stesso • Futures contracts: contratto standard, negoziato attraverso una borsa merci, per
comperare o vendere una commodity con consegna in data futura.

Caratteristiche dei contratti forward (punti di forza) • Sia il compratore che il venditore conoscono fin dal
momento della stipula quanto il primo dovrà pagare e il secondo potrà incassare quando la merce verrà
consegnata in un periodo successivo. In questo modo le parti possono pianificare con certezza il rispettivo
lavoro conoscendo a priori costi e ricavi, senza doversi preoccupare delle variazioni di prezzo del bene.
Inoltre il contratto conterrà anche la quantità di merce che si desidera acquistare e vendere e, trattandosi
di un accordo privato fra le parti, tutte le clausole (in particolare tempi e modalità di consegna) sono
liberamente pattuite dalle parti.

(punti di debolezza) •Il principale problema insito nei contratti forward è rappresentato dal rischio di
insolvenza di una delle due parti contrattuali .Per sua stessa natura, in un accordo privato non esiste la
certezza che il contratto verrà onorato, né la parte solvente è particolarmente tutelata .I contratti forward
sono stati certamente un notevole passo avanti nello scambio di commodities, ma non sono strumenti
sufficientemente in grado di tutelare in modo completo gli interessi delle parti

Caratteristiche dei contratti futures • L’introduzione dei contratti futures ha permesso di superare tutti i
rischi insiti nei meccanismi dei contratti forward •I contratti futures sono standardizzati e il loro contenuto
di massima è deciso dalla borsa merci sul quale viene trattato • L’unica variabile non decisa a priori dalla
borsa merci è il prezzo, che viene determinato sulla base di domanda ed offerta del bene • Di fatto, il
prezzo riflette le aspettative sul fatto che il prezzo possa crescere o diminuire in futuro.

Voci contrattuali di un futures contract (mais) • Sigla del prodotto • Quantità e dimensione del contratto •
Mesi di scadenza dei contratti • Orario di contrattazione • Quotazione del contratto • Minima variazione
ammessa • Massimo movimento di prezzo consentito nella giornata • Ultimo giorno di contrattazione del
contratto • Ultimo giorno di consegna della merce • Qualità della materia prima • Luogo di consegna della
materia prima

Commodity options. Contratti stipulati tra due parti (produttore e consumatore) in cui si acquisiscono
diritti di vendita o d’acquisto sulle c. a un prezzo prefissato, detto prezzo di esercizio. Lo scopo delle c.
options è quello di fornire una copertura contro oscillazioni svantaggiose di prezzo. Per es., il produttore
che vuole coprirsi contro il rischio di ribassi della quotazione, può comprare un’opzione di vendita (➔ put
option), e dunque il diritto (ma non l’obbligo) di vendere le c. sottostanti al prezzo fissato alla stipula del
contratto. Viceversa, un compratore può acquistare un’opzione di acquisto (➔ call option) a un dato prezzo
di esercizio.

• Commodity swap. Contratto stipulato tra due parti con l’obiettivo di coprirsi da eventuali oscillazioni di
prezzo, scambiandosi flussi di cassa in diversi momenti in un dato arco temporale. Per es., chi preveda di
utilizzare ogni anno nei prossimi T anni una quantità N di una certa c. può impegnarsi a pagare una cifra
fissa K all’anno per T anni in cambio di N S(t), dove S(t) è il prezzo corrente della c. all’epoca t. Ciò può
essere considerato equivalente a bloccare al livello K/N il prezzo della c. per i prossimi T anni. Non è
prevista la consegna fisica del bene. Il sottostante più utilizzato nei c. swap è il petrolio.

ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE-

Con l’obiettivo di ridurre gli ostacoli al commercio internazionale le istituzioni internazionali, coinvolte a
diverso titolo nella materia, si sono dotate di strumenti per intervenire sia sulle barriere tariffarie,
negoziandone riduzioni multilaterali e bilaterali, che sulle barriere non tariffarie, promuovendo accordi di
“trade facilitation” ossia di riduzione delle barriere tecniche al commercio. Con il medesimo scopo sono
stati definiti alcuni standard internazionali mediante convenzioni e programmi comuni, i quali costituiscono
una sorta di linguaggio comune del commercio internazionale.
Conferenza e Accordi di Bretton Woods (1944): I delegati di 44 nazioni si riuniscono per delineare il nuovo
ordine economico internazionale che sarebbe sorto dopo la fine della seconda guerra mondiale. Gold
exchange standard: rapporti di cambio fissi tra le valute (con una oscillazione minima dell’1%), tutte
agganciate al dollaro, a sua volta era agganciato all'oro.

L’architettura istituzionale dell’ordine economico si sarebbe fondata su: 1. il Fondo Monetario


Internazionale (FMI) 2. la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (conosciuta come Banca
Mondiale, BM) 3. Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC), realizzata solo nel 1995

L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO-OMC, è il wto-nasce nel 1995 dall’istituzionalizzazione del


GATT ( General Agreement on Trade and Tariffs ) e dall’incorporazione nell’atto costitutivo di vari accordi
che i Paesi aderenti al WTO si sono impegnati a rispettare. Il GATT è il principale accordo amministrato dal
WTO e nasce nel 1947 come trattato multilaterale ad applicazione provvisoria nell’attesa della creazione di
un’istituzione internazionale che regolasse il commercio internazionale. A seguito della mancata creazione
di tale istituzione internazionale il GATT è stato applicato “provvisoriamente” per quasi cinquant’anni ed ha
costituito una delle principali leve dell’espansione del commercio internazionale.

principali accordi amministrati dalL OMC sono: GATT ( General Agreement on Tariffs and Trade ); GATS (
General Agreement on Trade in Services ); TRIPS ( Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights ).
L’accordo GATT contiene al proprio interno una serie di ulteriori accordi dal contenuto maggiormente
operativo che hanno la funzione di definire alcune regole del commercio internazionale recepite nelle
norme doganali dei Paesi aderenti all’accordo. Ci si riferisce in particolar modo ai seguenti argomenti:
Agricoltura ,Norme sanitarie per i prodotti agricoli (SPS), Tessile e abbigliamento, Norme sui prodotti (TBT)
Misure di investimento, Misure antidumping, Metodi di valutazione doganale, Ispezione pre-imbarco
,Norme di origine Licenze di importazione, Sussidi e contromisure Salvaguardie.

I PRINCIPI DEL OMC/GATT – OMC opera sulla base di alcuni principi fondamentali che hanno garantito di
massimizzare gli effetti di liberalizzazione del commercio internazionale nel tempo.- Riduzioni pari a circa il
35% delle barriere tariffarie al commercio dei prodotti industriali • Avviata la fase delle negoziazioni
“settoriali”. Le riduzioni tariffarie decise dal Tokyo Round (1973/79) hanno previsto un’ulteriore riduzione
delle barriere tariffarie (in media del 30%) • Nel 1986 prende avvio a Punta de L’Este l’Uruguay Round (che
si conclude nel 1994 a Marrakesh in Marocco) -> Ulteriore liberalizzazione scambi prodotti industriali,
liberalizzazione in nuovi settori: agricolo, tessile-abbigliamento, servizi (General Agreement on Trade in
Services - GATS) e proprietà intellettuale (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights - TRIPS).

PRINCIPI GENERALI OMC-

La clausola della nazione più favorita, la non discriminazione nel trattamento concesso ai beni provenienti
dai diversi Paesi membri-i Paesi aderenti al WTO non possono adottare misure tariffarie discriminatorie
verso altri partner commerciali aderenti all’organizzazione . Questo vuol dire in sostanza che quando un
Paese decide di ridurre i dazi di importazione applicati per un determinato prodotto deve estendere tale
riduzione a tutti i Paesi aderenti, ossia trattare tutti i Paesi al pari della “nazione più favorita”. Questo
principio è cruciale; non a caso viene esplicitato all’articolo 1 del GATT. Esso ha garantito negli anni un
effetto virale sulle concessioni tariffarie permettendo, grazie alla sua multilateralità, di ridurre
sensibilmente le barriere tariffarie oltre a garantire contemporaneamente un’apertura al commercio
internazionale. la clausola MFN prevede che quando un Paese riduce una specifica barriera al commercio o,
più in generale, apre il proprio mercato, lo debba fare nei confronti di tutti i propri partner commerciali.
Non a caso il dazio convenzionalmente applicato dai Paesi WTO viene anche definito “MFN duty” in quanto
applicato indistintamente ai prodotti originari di qualunque Paese aderente alla organizzazione.

!! esistono delle importanti eccezioni a questo principio, secondo le quali i Paesi aderenti possono:
sottoscrivere tra loro accordi di libero scambio (FTAs) applicabili ai soli beni scambiati all’interno dell’area di
libero scambio, discriminando pertanto rispetto ai beni originari di paesi non appartenenti a tale area;
prevedere un accesso privilegiato al proprio mercato (i.e. a dazio ridotto) per i prodotti originari di Paesi in
via di sviluppo. A tal riguardo si fa riferimento al sistema delle preferenze generalizzate (SPG/GSP) che sarà
maggiormente approfondito nella sezione relativa all’origine della merce; in presenza di politiche
commerciali scorrette (sovvenzioni o dumping commerciale) difendersi istituendo , in determinate
circostanze, misure di politica commerciale difensiva (es. dazi antidumping e dazi anti sovvenzione!!

PRINCIPIO DEL “TRATTAMENTO NAZIONALE” Questo principio, anche noto come “national treatment”,
prevede che ai prodotti fabbricati all’interno di un Paese ed ai prodotti importati dall’estero sia riservato un
trattamento identico. dispone, quale condizione per il trattamento nazionale, che i prodotti di importazione
debbano essere prima assoggettati al dazio di importazione ove previsto sulla base della tariffa applicabile
nel Paese di importazione. Al pari della clausola MFN, questo principio ha la funzione di contrastare misure
discriminatorie verso i beni di importazione.

PRINCIPIO DEL “CONSOLIDAMENTO DELLE TARIFFE” In concreto il consolidamento delle tariffe consiste
nell’impegno da parte dei Paesi che accedono al WTO o che riducono le loro barriere all’importazione, a
considerare vincolanti le loro concessioni in termini di riduzioni tariffarie . Si tratta in sostanza di definire un
“bound duty” ossia l’impegno a non applicare un dazio in misura superiore a quanto previsto in sede WTO.
Questo principio garantisce maggiore certezza alle imprese operanti nel commercio internazionale. In
sostanza, l’impresa che opera con un determinato Paese aderente al WTO non deve temere aumenti
repentini dei dazi di importazione. Rimane comunque la possibilità per i Paesi di introdurre misure di
politica commerciale (es. dazi antidumping) nel rispetto dei criteri previsti dagli accordi.

--!In generale si può affermare che il fatto di operare con un Paese aderente al WTO garantisce
all’azienda un maggior livello di sicurezza, in relazione ai possibili ostacoli che potrà trovare in fase di
sdoganamento, ed un maggior livello di certezza in relazione alle possibili barriere tariffarie introdotte
dal Paese di destinazione.

STRUTTURA ORGANIZZATIVA OMC-

- LA CONFERENZA MINISTERIALE NELL’OMC- è ’organo decisionale; ha luogo almeno una volta ogni due
anni con la partecipazione di tutti i Paesi, è l’unica istanza che può ratificare nuovi accordi sulla base del
consenso.

Consiglio Generale si riunisce varie volte all’anno ed è costituito dai rappresentanti a Ginevra dei Paesi
membri; opera per conto della Conferenza Ministeriale su tutte le tematiche dell’Organizzazione, si riunisce
come organo per la risoluzione delle dispute commerciali tra gli Stati membri (Dispute Settlement Body) e
come organo per la revisione delle politiche commerciali degli Stati membri (Trade Policy Review Body). al
di sotto del CG, operano i Consigli per lo scambio di merci, dei servizi e dei diritti connessi alla proprietà
intellettuale, responsabili per il funzionamento degli accordi OMC nell’ambito delle aree di rispettiva
competenza ed altri Comitati che trattano questioni legate al commercio e sviluppo, ambiente, accordi
commerciali regionali, affari amministrativi. vi sono inoltre due organi sussidiari che trattano accordi
plurilaterali (non sottoscritti da tutti i membri) e commissioni di studio che riferiscono sulle loro attività al
Consiglio Generale.

▪Segretariato è guidato dal Direttore Generale e non ha poteri decisionali; la sua attività principale è quella
di fornire il sostegno tecnico-logistico ai vari Consigli, Comitati e Conferenze Ministeriali, assistenza tecnica
ai Paesi in via di sviluppo per favorire la loro integrazione nel sistema commerciale internazionale; controlla
ed analizza gli sviluppi nel commercio mondiale, interagire con i media per informare sui negoziati; fornisce
forme di assistenza legale nel processo di composizione delle dispute commerciali; formula
raccomandazioni ai Paesi interessati ad aderire all’Organizzazione.
OMC: risoluzione delle dispute

❑ Dispute settlement process: processo attraverso il quale i membri sono tenuti a risolvere eventuali
controversie commerciali in merito all’applicazione o all’interpretazione di un accordo sulla base di un
meccanismo rigidamente prestabilito e valido per tutti. L’apertura di una controversia avviene da parte di
un paese membro, eventualmente affiancato da altri membri che ritengono di essere stati danneggiati dalla
politica commerciale di un terzo paese che avrebbe commesso violazioni di un accordo sottoscritto o ritardi
nella sua applicazione ❑ L’OMC agisce come una sorta di authority del commercio mondiale che ha il
compito di interpretare gli accordi, stabilire i casi in cui si è verificata una loro violazione da parte di paesi
membri e determinare le sanzioni Dispute Settlement Body è l’organismo di ricorso e di arbitraggio per la
risoluzione delle controversie commerciali le decisioni sono esecutive ha il potere di comminare sanzioni
autorizzando un paese membro ad applicarle nei confronti dei membri inadempienti • può dichiarare
illegali le diverse disposizioni delle legislazioni nazionali.

Principali differenze GATT – OMC: ▪ Il GATT era un accordo provvisorio, mentre l’OMC è un’organizzazione
internazionale a pieno titolo. ▪ Il numero di paesi membri è quintuplicato ▪ Il GATT trovava applicazione solo
in materia di commercio di beni, mentre l’OMC ha incluso anche regole sul commercio di servizi (l’Accordo
Generale sul Commercio di Servizi (GATS)) e sull’applicazione internazionale dei diritti di proprietà
intellettuale (TRIPs). ▪ Oltre alla negoziazione di accordi in materia tariffaria, si occupa di: investimenti,
concorrenza appalti pubblici, trasparenza delle regole e comportamenti internazionali. Inoltre: condizioni di
lavoro, ambiente, sanità, rapporti con la società civile e le ONG ▪ L’OMC ha una nuova procedura di
risoluzione delle dispute, concepita per ridurre il tempo in cui si perviene al giudizio

Principali utilizzatori del Sistema( x le dispute) sono stati fino ad oggi gli Stati Uniti e l’Unione Europea
(figura 1), che da soli hanno presentato quasi la metà di tutti i casi trattati. - USA (complainant) vs EU: 19
casi - USA (complainant) vs Cina: 22 casi - EU (complainant) vs USA: 33 casi. Brasile e India risultano essere i
più assidui utilizzatori del sistema per la soluzione delle controversie. Tuttavia, in linea di massima, la
presenza dei Pvs ha un peso bassissimo.

Caso USA • Durante la campagna presidenziale del 2000, il Presidente George W. Bush promise che
avrebbe introdotto un dazio sulle importazioni di acciaio. • Sapendo che i partner commerciali degli USA
sarebbero stati contrariati da questa misura, in vigore da Marzo 2002, il presidente Bush esentò alcuni
Paesi dai dazi. • Tra questi il Canada, il Messico, la Giordania e Israele, Paesi che avevano un accordo di
libero scambio con gli USA, e 100 piccoli Paesi in via di sviluppo che esportavano solo una piccola quantità
di acciaio verso gli Stati Uniti. •I dazi sull’acciaio colpirono più duramente l’Europa, il Giappone e la Corea
del Sud oltre ad alcuni Paesi in via di sviluppo. •I Paesi dell’Unione Europea presero l’iniziativa portando il
caso all’attenzione dell’OMC. L’OMC sentenziò che gli USA non furono in grado di provare il grave
pregiudizio recato dalle importazioni all’industria dell’acciaio e quindi non avevano il diritto di imporre i
dazi. •La sentenza dell’OMC permise all’Unione Europea e ad altri Paesi di applicare misure ritorsive contro
gli USA applicando a loro volta dei dazi sulle esportazioni statunitensi. •L’UE iniziò rapidamente a redigere
una lista di prodotti e scelse naturalmente quelli che avrebbero avuto l’impatto negativo maggiore sugli
USA. •La minaccia dell’imposizione di dazi su questi beni spinse il presidente Bush a riconsiderare i dazi
statunitensi sull’acciaio e il 5 Dicembre 2003 annunciò la loro sospensione.

Caso USA-Nuova “Guerra commerciale”? ▪ USA - tariffe sulle importazioni di acciaio (25%) e alluminio
(10%) a salvaguardia della siderurgia americana in vigore da Marzo 2018; esenzione per Unione Europea
fino a Maggio Donald Trump ha inoltre firmato un memorandum per dare mandato al Governo di imporre
tariffe sulle importazioni dalla Cina (dazio medio del 25% su import di prodotti dalla Cina) ▪ “Le due anime
dell’Unione Europea” (Francia vs Germania): 1. colpire con dazi lista di prodotti made in USA -> “punizione
USA” per l’UE: dazi al 25% sulle importazioni di auto 2. cedere sui dazi sull’import di auto (al 10%),
macchinari, alimentari e farmaceutica in cambio dell’esenzione definitiva su acciaio e alluminio – evitando
misure tariffarie sul made in USA -> Intesa UE/USA.

▪Cina -Ha chiesto compensazioni agli USA per le esportazioni di acciaio e alluminio che perderà a causa dei
dazi USA: possibile ricorso all’OMC -Amministrazione USA ha chiesto alla Cina di abbassare il dazio (del
25%) applicato sulle auto USA importate (ma General Motors e Ford producono già in Cina per evitare la
dogana e pagare meno la manodopera).

OMC: le conferenze ministeriali • Singapore-1996: Accordo multilaterale sugli scambi di prodotti


tecnologia informatica per l’abolizione delle tariffe sul commercio dei prodotti informatici; accordi per una
completa liberalizzazione scambi settore farmaceutico • Ginevra-1998: Rinnovato impegno per la
promozione e la diffusione dei benefici derivanti dal libero scambio di beni e servizi • Seattle-1999:
Proposto il lancio (fallito) del “Millennium Round”, nuovo ciclo di scambi comerciali del millenio. • ->
Scontri di Seattle – Proteste della società civile • -> Dissenso dei Pvs verso l’OMC • •Doha-2001: Ripresa dei
negoziati e lancio di un nuovo round di negoziati commerciali, il ”Development Round” con l’obiettivo di
liberalizzare il commercio e facilitare l’accesso dei Pvs ai mercati globali.

OMC: le conferenze ministeriali • Cancún 2003: Conferenza di metà percorso per valutare risultati del
Development Round • Hong Kong 2005: Conferenza per “riportare sui binari” i negoziati e concludere il
round •Ginevra 2009 e 2011: Fare il punto dello stato del commercio mondiale dopo la crisi • Bali 2013:
Primo accordo commerciale raggiunto dopo l’istituzione dell’OMC; accordo su una serie di questioni
destinate a semplificare gli scambi, consentire ai paesi in via di sviluppo più opzioni per garantire la
sicurezza alimentare, incrementare il commercio e l’aiuto allo sviluppo dei paesi meno sviluppati • Nairobi
2015: Raggiunti ulteriori progressi sui sussidi alle esportazioni, sugli aiuti alimentari e sull’eliminazione delle
distorsioni alla concorrenza • Buenos Aires 2017: Decisioni ministeriali includono sussidi per la pesca e
regolamentazione dell’e-commerce.

> Negoziato di Doha • Ancora aperto ma sembre più debole • I temi sono: Agricoltura: richieste avanzate
dai PVS di una sostanziale apertura dei mercati, rimozione dei sussidi alle esportazioni e riduzione del
sostegno interno; Prodotti industriali (Non-agricultural Market Access - NAMA): procedere a negoziati che
riducano o eliminino i dazi , inclusi i picchi tariffari, e le barriere non tariffarie, su tutti i prodotti non
agricoli, in particolare su quelli esportati dai paesi in via di sviluppo e dai paesi meno sviluppati; Proprietà
intellettuale: Dichiarazione su Accordo TRIPS e salute pubblica che enuncia il principio, fortemente voluto
dai Pvs, che l’Accordo TRIPS non può in alcun modo impedire al governo di un paese di prendere le misure
necessarie per proteggere la salute dei propri cittadini e indica misure di sanità pubblica compatibili con
l’Accordo; Sviluppo: Cooperazione tecnica e capacity building; Least-developed Countries (LDCs);
Trattamento speciale e differenziato

Fondo Monetario Internazionale (FMI) •Nascita: 27 dicembre 1945 (Bretton Woods, New Hampshire, Stati
Uniti) • Sede: Washington DC, USA • Paesi membri: 189; ogni Paese dispone di un numero di voti
proporzionale alla sua quota di partecipazione (capitale versato). Per esempio gli Stati Uniti hanno il 17,68%
e l’Italia il 3,36%.

Istituito nel 1945 a seguito della Conferenza di Bretton Woods. Operando in un sistema di tassi di cambio
fissi ma aggiustabili (1%), imperniato sulla convertibilità del dollaro in oro, concedeva assistenza finanziaria
a carattere temporaneo agli Stati membri per compensare gli squilibri delle bilance dei pagamenti. Negli
anni ’70, con l’abbandono del sistema dei cambi fissi, il FMI ha esteso la propria azione agli squilibri
macroeconomici, mentre ha gradualmente assunto maggiore importanza la funzione di sorveglianza sulle
politiche economiche dei Paesi membri. Nel frattempo, l’attività del FMI si è indirizzata in maniera
crescente verso i Pvs ed il credito a medio termine.

FMI: origine ed evoluzione storica--Crisi debitoria nei primi anni ’80, crisi finanziarie degli anni ’90 (Messico,
1994-95; Asia orientale, 1997; Russia, 1998; Brasile, 1998-99; Argentina, 2001) e la transizione dei Paesi
dell’Europa Orientale verso l’economia di mercato il FMI diventa di fatto in gestore delle crisi finanziarie a
livello globale (raccomandazioni del FMI improntate su manovre fiscali restrittive). Dall’ultima crisi
finanziaria: osservazione e di misurazione delle performance macroeconomiche attese per gli Stati Membri
dell’Istituzione. assiste finanziariamente i Paesi in difficoltà (in favore dei Paesi emergenti e di quelli in via di
sviluppo, ma anche nei confronti di economie avanzate che, anche e soprattutto a causa degli squilibri di
finanza pubblica, sono stati costretti a ricorrere a veri e propri pacchetti di salvataggio) collaborazione con il
G20 al fine di definire un efficace e globale sistema di regolamentazione e sorveglianza per i mercati
finanziari.

FMI: obiettivi e funzioni ▪Obiettivi promozione della stabilizzazione delle relazioni monetarie e finanziarie
internazionali: le economie sono interdipendenti e che la stabilità monetaria e finanziaria ha ripercussioni
positive sulla crescita economica mondiale ▪ Funzioni 1. Sorveglianza 2. Assistenza finanziaria

FMI: struttura organizzativa ▪ Il Consiglio dei Governatori (Board of Governors) è il principale organo
decisionale è composto da un Governatore per ognuno dei Paesi membri (per l’Italia il Ministro
dell’Economia e delle Finanze) e si riunisce una volta l’anno, in occasione degli “Annual Meetings”. A tale
organo competono, in via esclusiva, le decisioni in tema di aumento delle quote e di ammissione di nuovi
membri. ▪ Il Comitato Monetario e Finanziario Internazionale (International Monetary and Finance
Committee – IMFC; ex Comitato interinale) è organo consultivo cui partecipano i Governatori dei 24 Paesi
maggiori contribuenti definisce gli indirizzi strategici del FMI. ▪ Il Consiglio Esecutivo (Executive Board)
esercita l’amministrazione dell’ente ed è composto da 24 Direttori Esecutivi. Il Board funziona in “sessione
continua”, gestisce l’amministrazione corrente e decide sull’erogazione dei fondi è coadiuvato dallo staff
professionale del FMI, ed è presieduto dal Direttore Generale del FMI (Managing Director) che è eletto per
un mandato di 5 anni (rinnovabile). ▪ Nel 2001, è stato infine istituito l’Ufficio di Valutazione Indipendente
(Independent Evaluation Office) quale struttura permanente all’interno del FMI ma indipendente dal
management e dallo staff, con funzioni di vigilanza e controllo.

FMI: sorveglianza-Sorveglianza bilaterale: attività di sorveglianza del FMI esercitata sia nei riguardi dei
singoli Paesi Periodiche consultazioni bilaterali con i Paesi membri, nell'ambito delle quali uno Staff di
esperti ha il compito di visitare il Paese “ sotto esame” e di redigere un rapporto che costituisce la base per
le discussioni in seno al Consiglio Esecutivo. In collaborazione con la Banca Mondiale, elaborazione di
rapporti-Paese per il rispetto degli standard e codici di condotta in materia finanziari ed ha previsto l’invio
di missioni speciali per esaminare la solidità dei sistemi bancari e finanziari. Spesso associata ad un’attività
di Assistenza tecnica, realizzata con missioni di esperti o corsi di formazione realizzati presso le sedi del
FMI.

Sorveglianza multilaterale: attività di sorveglianza del FMI esercitata nei riguardi del sistema economico
globale, mettendone di volta in volta in luce i possibili fattori di vulnerabilità. Si realizza attraverso la
redazione di quattro distinte pubblicazioni su base semestrale: World Economic Outlook (WEO) in cui viene
tracciato il quadro macroeconomico globale; Regional Economic Outlooks (REOs) che costituiscono volumi
di approfondimento relativi alle grandi macroaree regionali (Europa, Americhe, Asia, Asia Centrale e Medio
Oriente ed Africa Sub-Sahariana); Global Financial Stability Report (GFSR) che analizza gli eventuali squilibri
del mercato finanziario; Fiscal Monitor che, dal 2009, si focalizza sull’esame delle politiche fiscali dei Paesi
membri
FMI: assistenza I prestiti del FMI ai paesi membri sono intesi a catalizzare altre fonti di finanziamento
pubbliche e private. L’erogazione di un prestito è subordinata agli “arrangements” approvati dal Consiglio
Esecutivo, che contengono un programma economico formulato dal Paese destinatario, con la consulenza
del FMI. La condizionalità dei programmi di prestito del FMI si motiva con la volontà che il Paese rimedi in
maniera duratura ai problemi strutturali che sottostanno allo squilibrio. i contenuti della condizionalità si
concretizzano in obiettivi ben precisi (performance criteria) i prestiti del Fondo non sono erogati in una
soluzione unica, ma in tranches di norma trimestrali. Se alcuni degli obiettivi non sono realizzati, i tecnici e
gli organi esecutivi del FMI possono decidere se proseguire, sospendere o interrompere il programma.

FMI: assistenza -I principali strumenti finanziari a disposizione del Fondo sono: • Stand-By Arrangements
(SBA) • i Paesi membri del Fondo che sperimentano temporanei squilibri della bilancia dei pagamenti sono
autorizzati a prelevare un ammontare pari al 100% della propria quota su base annuale e al 300% della
propria quota su base cumulativa dal Conto Generale delle Risorse. • La durata tipica degli accordi è di 1218
mesi, estendibili a 3 anni. • I tassi applicati sono quasi sempre inferiori a quelli che i Paesi dovrebbero
pagare per finanziarsi sui mercati privati. Stand-By Credit Facility (SCF) • indirizzata ai Paesi a basso reddito
che sperimentano temporanee esigenze di liquidità di breve periodo. • Normalmente il prestito ha una
durata variabile tra i 12 ed i 24 mesi. • Extended Fund Facility (EFF) • L’EFF è uno strumento finanziario del
FMI mirato a supportare programmi di medio periodo in Paesi con difficoltà nella bilancia dei pagamenti
derivanti da squilibri macroeconomici e problemi strutturali. • Come nel caso dello SBA, ogni membro è
autorizzato a prelevare un ammontare pari al 100% della propria quota su base annuale e al 300% della
propria quota su base cumulativa dal Conto Generale delle Risorse. • L’ammontare dei prestiti può essere
elevato in casi eccezionali. • Ha una durata di 3 anni (estendibili). • Il Paese debitore deve pagare un tasso
d’interesse inferiore a quello di mercato. I rimborsi devono avvenire in 10 anni.

Extended Credit Facility (ECF) • strumento del Fondo per garantire supporto finanziario ai Paesi a basso
reddito. le caratteristiche dell'ECF sono: tassi di interesse pari a zero, periodo di grazia di 5,5 anni, termine
massimo di ripagamento di 10 anni. Exogenous Shocks Facility (ESF) • introdotto nel novembre 2005 per
assistere i Paesi a basso reddito nell’affrontare shock causati da eventi al di fuori del controllo del governo
(catastrofi naturali, crisi di bilancia dei pagamenti dovute a forti oscillazioni del prezzo del petrolio, delle
altre materie prime o dei cambi). sono eleggibili all’ESF i Paesi eleggibili ad un accordo di ECF con un
programma di aggiustamento strutturale di durata annuale estendibile a due anni. Emergency assistance
L’assistenza di emergenza è rivolta ai Paesi colpiti da disastri naturali o reduci da conflitti attraverso due
strumenti: • Rapid Credit Facility (RCF): consente di erogare in tempi rapidi dei finanziamenti di tipo
concessionale (zero interessi e periodo di grazia di 5 anni e mezzo) a Paesi a Basso Reddito che
sperimentano un urgente bisogno di liquidità. • Post-Catastrophe Debt Relief (PCDR) Trust: creato in
seguito al terremoto di Haiti, è lo strumento che consente al Fondo di unirsi agli sforzi della comunità
internazionale nel cancellare il debito dei Paesi a basso reddito colpiti da catastrofe.

Due nuovi strumenti del FMI istituita in seguito alla crisi economica e finanziaria del 2007-2008: • La
Flexible Credit Line (FCL) • destinata ai Paesi che, esposti agli effetti della crisi economica globale, rischiano
di avere difficoltà ad accedere al finanziamento dai mercati dei capitali. La FCL e’ stata quindi concepita per
rispondere alla domanda di prestito da parte di Paesi con un quadro robusto di politiche economiche e
buona serie storica di performance economica. le risorse rese disponibili sono fissate dal Board
dell’Istituzione di Washington in seguito ad una valutazione svolta secondo la logica del case-by-case. la
restituzione dei fondi prelevati dovrà avvenire in un periodo compreso tra i 3 ed i 5 anni. i Paesi che hanno
fatto sinora ricorso alla FCL sono la Polonia, il Messico e la Colombia.

• La Precautionary and Liquidity Line (PLL) • (sostituisce la Precautionary Credit Line (PCL) attivata
durante la fase più acuta della crisi finanziaria). •destinata ai Paesi con un quadro robusto di politiche
economiche e buoni fondamentali e dovrebbe garantire l’erogazione in tempi rapidi e flessibili della
liquidità necessaria a fronteggiare potenziali o attuali shocks alla bilancia dei pagamenti. Tale strumento
può essere utilizzato in duplice modo: o su base semestrale per far fronte ad esigenze di breve periodo
(finanziamento pari fino al 500% della quota dello Stato membro) o su base annuale/biennale
(finanziamento pari fino al 1000% della quota dello Stato membro). Al momento utilizzata dalla Macedonia

FMI: riforma-Ampio processo di riforma concordata nel corso del vertice G-20 (Seul, 2010) dei Ministri delle
Finanze e dei Governatori delle Banche Centrali 1.

la redistribuzione dei seggi del Board 24 seggi, di cui 10 riservati agli stati membri più grandi (Stati Uniti,
Giappone, Brasile, India, Russia, Cina e quattro economie europee) L'Europa rinuncia a due seggi, passando
da nove a sette La maggioranza qualificata viene mantenuta all'85% dei diritti di voto. 2. il raddoppio delle
quote Oltre i 750 miliardi di dollari. 3. l‘aumento del peso dei Paesi emergenti Trasferimento del 6% dei
diritti di voto dalle economie industriali a quelle dinamiche.

Banca Mondiale (BM)- Nascita: Accordi Bretton Woods (1944) con il titolo Banca Internazionale per la
Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS)

• Obiettivi originari: assistere la ricostruzione e lo sviluppo post-bellico, facilitando investimenti di


capitali per finalità produttive, promuovere la crescita equilibrata del commercio internazionale
incoraggiando gli investimenti internazionali .contribuire al miglioramento delle condizioni di vita e
lavorative delle popolazioni assistite. • Nuovi obiettivi: • L’attivazione del Piano Marshall in Europa fa sì
che a partire dagli anni ‘50 la Banca sposti la sua attenzione al finanziamento di progetti per promuovere la
crescita dei Paesi a basso reddito.

BM: evoluzione storica. La Banca Mondiale ha partecipato, insieme al FMI, alla stagione dei Programmi di
Aggiustamento Strutturali (PAS) avviati negli anni ’80 per ridurre gli squilibri commerciali e di bilancio dei
Pvs maggiormente indebitati.

PAS avviati dal FMI e dalla BM negli anni ’80 per i paesi dell’Africa e dell’America Latina avevano come
obiettivo quello di contribuire a stabilizzare le loro economie attraverso l’introduzione di specifiche
“condizionalità” rappresentate dall’avvio di riforme fiscali, finanziarie ed amministrative finalizzate a
rimuovere le cause principali degli squilibri economici e sociali.

Dalle crisi finanziarie internazionali, soprattutto quella del Sud- Est Asiatico del 1997, ha concesso prestiti
legati alle cosiddette “reti di sicurezza sociale” per proteggere i gruppi sociali marginali più vulnerabili,
dall’altra, e finanziare le politiche di austerità imposte dal FMI.

BM: obiettivi e funzioni 3. Oggi il gruppo Banca Mondiale ha due obiettivi da raggiungere entro il 2030:-
Porre fine alla povertà estrema diminuendo la percentuale di persone che vivono con meno di $ 1,90 al
giorno a non più del 3%. Promuovere la prosperità condivisa favorendo la crescita del reddito del 40%
inferiore per ogni paese"

Funzioni: "Forniamo prestiti a basso interesse, crediti da zero a bassi interessi e sovvenzioni a paesi in via di
sviluppo."• "Questi sostengono una vasta gamma di investimenti in settori come l'istruzione, la salute,
pubblica amministrazione, infrastrutture, sviluppo del settore finanziario e privato, agricoltura e gestione
ambientale e delle risorse naturali. Alcuni dei nostri i progetti sono cofinanziati con governi, altre istituzioni
multilaterali, commerciali banche, agenzie di credito all'esportazione e investitori del settore privato’’

Il Gruppo BM ❖ Nel 1956 nasce l’IFC (International Finance Corporation) istituita per stimolare la
partecipazione del settore privato negli investimenti nei Pvs ❖ Nel 1960 nasce l’IDA (International
Development Association) istituita per concedere prestiti a tassi agevolati ai paesi più poveri ❖ Nel 1966
nasce l’ICSID (International Centre for Settlement of Investment Disputes), assicura, su base volontaria,
servizi per la conciliazione e l’arbitrato nelle dispute tra investitori internazionali appartenenti a diversi
paesi membri. ❖ Nel 1988 nasce MIGA (Multilateral Investment Guarantee) per concedere garanzie contro
il rischio politico e assistere i PVS nell’attrazione investimento.

I prestiti della BM • La BIRS conta oggi 189 paesi membri. Gli USA detengono una quota prossima al 17%
(16,5) del totale dei diritti di voto complessivi (la Germania il 4,2%, Francia e Gran Bretagna il 3,9%
ciascuna) • L’attività della BIRS è finanziata, oltre che dal capitale proprio sottoscritto dai paesi aderenti,
anche da prestiti internazionali ottenuti attraverso l’emissione di obbligazioni sui mercati internazionali dei
capitali. • I prestiti sono offerti a tassi di interesse più contenuti rispetto a quelli di mercato e con tempi di
restituzione più lunghi (per i paesi più poveri intorno ai 35-45 anni). • Inizialmente, la Banca ha finanziato
grandi progetti infrastrutturali ma a partire dagli anni Settanta, la BIRS ha cambiato indirizzo finanziando
interventi rivolti ad aiutare gruppi sociali in condizioni di estrema povertà e a promuovere nei Pvs politiche
volte alla crescita economica e sociale.

La BIRS reperisce fondi a condizioni vantaggiose sul mercato privato mettendo a garanzia il capitale
sottoscritto dai paesi membri (parte in valuta e parte in titoli) e concede prestiti ai paesi a basso ed a medio
reddito; • Si noti che l’agenzia di sviluppo vera e propria è l’IDA, laddove la BIRS rimane essenzialmente un
Fondo di Credito • l’IDA non si finanzia sul mercato ma ottiene periodicamente fondi dai paesi più
industrializzati per concedere prestiti a tassi agevolati e/o a condizioni di favore ai paesi più deboli che
altrimenti non riceverebbero credito sul mercato internazionale • La BM (BIRS+IDA) concede prestiti per il
finanziamento di grandi progetti capaci di favorire la crescita dei PVS, il loro riaggiustamento strutturale e,
più di recente, i programmi di lotta alla povertà.

BM: riforma • Le critiche: ▪ le politiche imposte dalla Banca Mondiale ai Pvs sono state eccessivamente
costose in termini di crescita del reddito e dell’occupazione, oltre che in termini di equità. i processi di
liberalizzazione e privatizzazione sono stati portati avanti in presenza di mercati ancora poco sviluppati i
costi di aggiustamento si sono rilevato molto elevati.• Le proposte di riforma: garantire alla Banca una
maggiore autonomia rispetto alle pressioni esercitate dai suoi principali azionisti (in particolare dagli Stati
Uniti) aumentare il potere di voto dei Pvs in seno al Consiglio esecutivo rendere più trasparenti le
motivazioni sottostanti le attività e le decisioni assunte dai suoi organi deliberanti.

IL COMMERCIO INTERNAZIONALE-è una conseguenza della relativamente recente affermazione degli Stati
nazionali. Si potrebbe anche affermare che il commercio preesiste al diritto, vale a dire che lo scambio in
larga misura prescinde dal riconoscimento delle regole giuridiche. Ogni operazione di scambio comporta
una pluralità di rischi per le Parti ed è facile allora osservare che l’ordinamento giuridico contribuisce alla
fluidità degli scambi, consentendo operazioni di scambio anche più complesse, nelle quali prestazione e
controprestazione sono differite e non contestuali. Lo spazio e, quindi, il tempo che separano le Parti e le
rispettive prestazioni, oltre alla pluralità di equivoci, anche di ordine meramente linguistico, incrementano
il rischio che l’operazione attuata non soddisfi le aspettative delle Parti.

il rapporto commerciale internazionale, a differenza di quello interno, non può contare su un quadro
normativo unitario …sono i singoli ordinamenti nazionali che, esercitando una loro prerogativa sovrana,
stabiliscono le condizioni alle quali il potere coercitivo esercitato dallo Stato potrà assistere la realizzazione
dell’interesse della Parte di appartenenza. Tutto questo in un momento in cui il fenomeno della
globalizzazione dei mercati, che quotidianamente determina scambi di merci e servizi di enormi dimensioni,
è sempre in costante progresso.
A partire dagli anni ’90, a causa della maggiore accelerazione avvenuta a seguito della dissoluzione
dell’Unione Sovietica e del sistema di economia controllata, apertura all’economia di mercato di numerosi
Paesi asiatici, ivi compresa la Repubblica Popolare Cinese, si è assistito ad una crescente delocalizzazione di
stabilimenti produttivi e di sedi di imprese verso Paesi a basso costo di manodopera oppure a fiscalità
agevolata. Tali fenomeni comportano, naturalmente, implicazioni di vario profilo (economico, politico e,
soprattutto, giuridico). In particolare, per quanto concerne le implicazioni giuridiche, si sottolinea che esse
concernono le modalità attraverso cui le parti che negoziano accordi o transazioni internazionali siano in
grado di concludere intese: - che possano essere rispettate, - l’inadempimento delle quali, possano
prevedere rimedi condivisi e accertati anche da ordinamenti giuridici tra loro dissimili.

la necessità di norme la cui applicazione non sia circoscritta all’interno dei confini dell’ordinamento
giuridico nazionale che le ha adottate, nell’interesse e a tutela sia delle imprese che investono cospicue
risorse finanziarie nella delocalizzazione dei propri opifici e nella costituzione di imprese all’estero, sia di
quelle che operano sul mercato internazionale acquistando materie prime in determinati Stati, lavorandole
e trasformandole in prodotti finiti o semilavorati in Stati diversi da quelli di acquisto e rivendendo tali
prodotti in altri Paesi, aventi ciascuno il proprio diritto nazionale fatto di norme i cui precetti, talvolta,
divergono in modo rilevante con quelli dell’ordinamento di altre Nazioni.

. Diritto del commercio internazionale l’insieme delle norme applicabili laddove si verifichi una o più delle
seguenti condizioni: ✔ le parti di una trattativa commerciale hanno la loro sede d’affari in Stati diversi
oppure è diversa la loro nazionalità; ✔ trattandosi di contratti conclusi a distanza, l’offerta e l’accettazione
sono state inviate da sedi di imprese ubicate in Stati diversi; ✔ una o più delle prestazioni che
caratterizzano il contratto deve essere eseguita in uno Stato diverso da quello in cui è stato concluso

Gli ordinamenti giuridici della maggior parte degli Stati hanno nel proprio Corpus Juris sia un Sistema di
regole di conflitto di leggi , sia un Sistema di norme di diritto internazionale privato che determinano i
criteri per individuare l’ambito di giurisdizione nazionale e la legge applicabile, allorché si ritenga che un
atto o un fatto sia o potrebbe essere sottratto alla propria giurisdizione nazionale Di solito, tali norme sono
improntate a principi quali: ▶ maggiore libertà per le Parti di determinare il contenuto delle proprie
intese; ▶ possibilità per i Contraenti di scegliere la legge cui assoggettare l’accordo (con il solo limite
dell’ordine pubblico o di altre norme di applicazione inderogabili); ▶ minore rigore quanto ai requisiti di
forma del contratto. Alcuni Stati (in particolare quelli in via di sviluppo) adottano norme e regolamenti
simili in materia di investimenti produttivi e finanziari avviati nel proprio territorio da individui stranieri e
che prevedono: agevolazioni fiscali, minori obblighi di legge da osservare, rimozioni di divieti imposti alle
imprese locali.

L’ITALIA La normativa italiana. L’oggetto della normativa ha il fine di: ▶ determinare l’ambito di
giurisdizione italiana; ▶ porre i criteri per l’individuazione del diritto applicabile; ▶ disciplinare l’efficacia
delle sentenze e degli atti stranieri. ▶ Essa rappresenta una codificazione organica del Diritto del
Commercio ▶ Internazionale, tenuto conto del mutamento intervenuto, nel sistema giuridico italiano,
dall’entrata in vigore di numerose Convenzioni internazionali.

CONVENZIONI E TRATTATI INTERNAZIONALI -Si sviluppano convenzioni data la necessità, avvertita da più
governi nazionali, di contribuire in modo armonizzato allo sviluppo degli affari, questo ha portato diversi
Paesi a definire regole e principi che possano essere applicati in maniera uniforme dagli imprenditori, dagli
operatori del diritto commerciale, qualora siano chiamati a misurarsi con questioni attinenti al DCI(DIRITTO
COMMERCIO INTERNAZ). Le Convenzioni possono essere bilaterali o multilaterali.
A differenza dei Trattati, le Convenzioni sono circoscritte a specifici argomenti piuttosto che a contenuti di
più ampia portata. Esse vengono definite dalla Convenzione di Vienna del 23 maggio 1969, sul diritto dei
Trattati. Le Convenzioni che interessano il settore del DCI sono adottate per regolare specifiche materie
oppure per indicare i criteri per individuare la legge applicabile o la giurisprudenza competente a decidere
una controversia tra parti con residenza abituale in Paesi differenti.

Le Convenzioni si evidenzia che esse sono nate per: 1. definire i criteri di collegamento comuni e condivisi
per individuare la legge applicabile, in presenza di contratto stipulato da Parti aventi sede in Stati diversi,
ovvero soggette a sistemi giuridici differenti 2Individuare le regole che disciplinano uno specifico negozio
giuridico in tutti o in parte i suoi aspetti, così che gli operatori economici o del diritto possano fare
riferimento, qualora applicabile, ad un sistema di norme uniformi che possano consentire una pronta
soluzione ad un quesito o ad una esigenza.3regolamentare la determinazione dell’ambito delle giurisdizioni
nazionali e l’efficacia delle sentenze e degli atti stranieri attraverso l’individuazione di principi e regole di
diritto processuale e civile uniformi;4disciplinare gli strumenti per la risoluzione delle controversie
alternativi alle Corti nazionali.

Fra le fonti alle quali accedere per la ricerca di principi e disposizioni applicabili, un rilievo sempre più
crescente viene attribuito da un lato, al Diritto commerciale comunitario, limitatamente alle Parti che
risiedono negli Stati membri dell’Unione Europea; nell’ambito di questo settore del diritto troviamo (come
noto): Trattati, Direttive e Regolamenti che disciplinano: le obbligazioni commerciali; - alcuni tipi di
contratti; - il contenuto di alcune prestazioni caratteristiche di numerosi accordi commerciali; - la
costituzione e l’amministrazione di società. Dall’altro lato Atti e Risoluzioni dell’ONU e, in particolare, a
quelli che riguardano o documentano le azioni e le attività svolte dai suoi Istituti specializzati in materia di
cooperazione e sviluppo economico.

Il ricorso alle normative comunitarie (per le parti di essa che disciplinano la materia della concorrenza, delle
intese tra imprese, delle obbligazioni contrattuali in generale, di determinati argomenti di diritto
commerciale e societario) rappresenta uno strumento sufficientemente esaustivo per poter redigere degli
accordi. In particolare, la fonte del diritto primario dell’UE (Trattato di Roma del 1957) Aveva previsto (artt.
55 – 85) delle regole applicabili alle imprese in materia di concorrenza, poi ribadite nelle diverse versioni
dei Trattati comunitari (in merito, si veda quanto ribadito negli artt. 81 e segg. della Costituzione Europea,
non ancora in vigore.

le norme adottate dall’Unione Europea sono frutto dell’opera di organismi e gruppi di lavoro esperti
d’impostazione civil law (Francia, Spagna, Germania, Italia, Olanda, Grecia ecc.) ma anche di professionalità
di estrazione common law (Irlanda e Gran Bretagna.

In considerazione di quanto detto, specialmente in materia economico-commerciale, le norme della


Costituzione Europea e dell’Unione Europea contengono e recepiscono molti principi comuniQuindi,
considerato che gli ordinamenti della quasi totalità delle Nazioni si rifanno, per ragioni storico-culturali o
coloniali, ad uno dei due sistemi, ci consente di poter confidare, ragionevolmente, in merito all’applicazione
e alla validità di tali accordi anche al di fuori del territorio dell’Unione.

gli Organi principali preposti alla cooperazione economica sono: l’Assemblea Generale e, sotto la sua
direzione, il Consiglio Economico e Sociale. In realtà, i soggetti che operativamente elaborano il contributo
dell’ONU al DCI sono alcuni Organi sussidiari dai due Organismi suddetti istituiti e dalle Organizzazioni
internazionali con le quali gli Stessi si coordinano (i cc.dd. Istituti Specializzati). L’azione dell’ONU, come
fonte di norme e principi consiste soprattutto nella predisposizione di una serie di regole che le NU
ritengono debbano disciplinare il mondo degli affari. Tali regole sono contenute in Dichiarazioni di principi.

Un’altra Organizzazione Internazionale che ha tanto contribuito alla armonizzazione delle regole applicabili
al commercio internazionale è il WTO (World Trade Organization). Essa ha assunto, nell’ambito della
regolamentazione mondiale del Commercio, il ruolo precedentemente detenuto dal GATT (General
Agreement on Tariffs and Trade); da quest’ultima organizzazione ha, infatti, recepito gli accordi e le
convenzioni adottati con l’incarico di amministrarli ed estenderli, con la differenza che, contrariamente al
GATT, il WTO, con sede a Ginevra, dispone di una struttura organizzativa istituzionalizzata. Obiettivo
primario della WTO è quello di abolire le barriere tariffarie del commercio internazionale che ha per
oggetto non solo i beni commerciali (com’era per il GATT), ma anche i servizi e le proprietà intellettuali. A
norma dell’art. III dell’Accordo di Marrakech del 1994, le funzioni della WTO sono:

favorire l’attuazione, l’amministrazione ed il funzionamento del presente accordo degli accordi commerciali
multilaterali; 2) fornire un contesto nel cui ambito possano svilupparsi negoziati tra i suoi membri per
quanto riguarda le loro relazioni commerciali multilaterali nei diversi settori contemplati nell’allegato al
presente articolo; 3) amministrare l’intesa sulle norme e procedure che disciplinano la risoluzione delle
controversie la WTO, funge da: ✔ Forum negoziale per la discussione sulla normativa del commercio
internazionale (nuova o esistente); ✔ Organizzazione per la risoluzione delle dispute internazionali sul
commercio.

USI, PRATICHE E CONSUETUDINI Del COMMERCIO INTERNAZIONALE -La maggior parte degli ordinamenti
giuridici internazionali riconosce l’esistenza di usi e consuetudini che possono avere un certo rilievo nei
rapporti negoziali tra le Parti, attribuendo ad essi, in determinate circostanze e condizioni, persino il ruolo
di fonti del diritto.

LA LEX MERCATORIA Il concetto di lex mercatoria deriva dallo studio delle negoziazioni e trattative
condotte dai mercanti di epoca medioevale, allorquando, caduto l’Impero Romano e non essendosi ancora
radicati i diversi ordinamenti nazionali, i mercanti trattavano i propri affari e concludevano i contratti senza
avvertire l’esigenza di fare riferimento ad alcuna legge nazionale ma limitandosi ad applicare gli usi e le
regole del commercio delle loro epoca. ’ nel Medio Evo, tuttavia, che questa “presunta legge “ avrebbe
trovato la sua massima diffusione, nel presupposto che la comunità dei commercianti, ritenendo che la
frammentarietà e l’obsolescenza delle norme feudali e romane non rispondesse ai bisogni dell’allora
moderno commercio locale e internazionale. In estrema sintesi, si sosteneva che il mondo del commercio
(societas mercatorum) fosse dotato di un complesso di regole proprie, autonome e autosufficienti per far
fronte ad ogni evenienza e necessità. La tesi suggestiva fu, ben presto, abbandonata sulla base di alcune
critiche.

Le tesi dei propugnatori di questa dottrina, dopo un lungo periodo in cui parvero affievolirsi o essere
abbandonate, di recente, hanno dimostrato un rinnovato interesse anche sulla scorta di un’accresciuta
tendenza all’internazionalizzazione delle imprese.

LE REGOLE UNIFORMI PRIVATE-Due esempi di tali raccolte sono i Principi UNIDROIT e gli INCOTERMS della
Camera di Commercio Internazionale, pur molto diverse tra loro , hanno assunto una certa rilevanza ed un
crescente apprezzamento da parte degli operatori (tecnici e studiosi) del diritto degli scambi commerciali
internazionali. Per decenni si preferì perseguire la via dell’adozione di strumenti legislativi vincolanti e
condivisi dai Governi (vds. Trattati e Convenzioni); solo in epoca recente, venuto meno il blocco dei Paesi ad
economia comunista, si sono sviluppati sforzi verso il ricorso a mezzi di soft-law per l’armonizzazione del
Diritto commerciale internazionale privato.

va detto che: I Principi Unidroit sono frutto di una elaborazione avviata nel 1994 da un Gruppo di Lavoro
formato da esperti in materia di diritto dei contratti commerciali internazionali di vari Paesi del mondo
riuniti nell’Istituto Internazionale per l’Unificazione del Diritto Privato (Unidroit) che pubblicò una raccolta
di Principi dei contratti internazionali commerciali. In seguito, agli inizi del 1997, un altro GdL, composto da
un certo numero di esperti in materia, fu incaricato di redigere una versione più completa ed aggiornata di
tali regole che fu approvata dal Consiglio Direttivo dell’Unidroit nel 2004; a tale edizione se ne è, poi,
aggiunta una terza nel 2010. Si è, infine pervenuti ad una quarta .Tali Principi meritano di essere citati -
presentano un insieme di disposizioni afferenti alla contrattualistica internazionale che gli imprenditori, con
crescente interesse, tendono ad incorporare poi per relationem nei loro accordi; - analogamente, anche
alcune Corti Arbitrali e, talvolta, anche alcuni Tribunali Ordinari hanno inteso farvi riferimento, ove le Parti
di un contratto ne avessero fatto menzione.

Gli INCOTERMS , contrazione di international commercial terms è la serie di termini utilizzati nel campo
delle importazioni ed esportazioni, valida in tutto il mondo, che definisce in maniera univoca e senza
possibilità di errore ogni diritto e dovere competente ai vari soggetti giuridici coinvolti in una operazione di
trasferimento di beni da una Nazione ad un’Altra ▶ Nel trasporto di ogni materiale tra due Nazioni diverse
sono coinvolti di norma diversi soggetti: ▶ Venditore ▶ Trasportatore ▶ Dogana ▶ Acquirente ▶
Assicurazione.

I termini Incoterms sono stati ratificati dall' International Chamber of Commerce(ICC) e pubblicati
originariamente in lingua inglese con traduzione autorizzata in altre 31 lingue da parte delle varie camere di
commercio nazionali.

LA LEGISLAZIONE EUROPEA SUL COMMERCIO INTERNAZIONALE-

Il Trattato di Lisbona, sottoscritto il 13 dicembre 2007 (entrato in vigore il 1° dicembre 2009), ha sostituito il
Trattato che aveva istituito la Comunità Europea (Trattato CE) con il Trattato sul Funzionamento
dell’Unione Europea (TFUE), con la conseguenza che la nozione di “Comunità”, così come l’aggettivo
“comunitario” non possono più essere utilizzati per identificare l’Unione Europea.

I trattati sono la base dell’azione dell’UE che si fonda sul principio dello Stato di diritto; ne consegue che
qualsiasi azione intrapresa deriva dal diritto primario. La costruzione dell’Europa unita, infatti, si è
sviluppata sulla base dei Trattati che, sin dall’origine, non si sono limitati a sancire norme di diritto
internazionale, ma hanno indicato l’obiettivo dell’unificazione europea, attualmente, non ancora
compiutamente realizzata.

I principali trattati sui quali si fonda l’UE sono: ▶ Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007 (entrato in
vigore il 1° dicembre 2009), che modifica il Trattato dell’UE ed il Trattato istitutivo della Comunità Europea
(Trattato CE) e sostituisce quest’ultimo con il Trattato sul funzionamento dell’UE (TFUE); ▶ Trattato di
Nizza del 26 febbraio 2001 (entrato in vigore il 1° febbraio 2003); ▶ Trattato di Amsterdam del 2 ottobre
1997 (entrato in vigore il 1° maggio 1999); ▶ Trattato di Maastricht (o Trattato dell’Unione Europea) del 7
febbraio 1992 (entrato in vigore il 1° novembre 1993); ▶ Atto Unico Europeo del 1986 (entrato in vigore il
1° luglio 1987); ▶ Trattato istitutivo della Comunità Economica Europea (CEE) e Trattato istitutivo della
Comunità Europea per l’energia atomica (EURATOM), entrambi firmati a Roma il 25 marzo 1957 (anche
indicati come “Trattati di Roma”); ▶ Trattato di Parigi che istituisce la Comunità europea del carbone e
dell’acciaio (CECA) del 18 aprile 1951 (entrato in vigore il 23 luglio 1952).

Le norme primarie, inoltre, contengono la previsione di fonti normative idonee a dar vita ad un diritto
europeo derivato rispetto a quello primario contenuto negli stessi Trattati, che va investendo ormai tutti i
settori della vita economica della Comunità. Gli atti dell’UE hanno notevole importanza per gli operatori del
commercio internazionale perché spesso precisano le norme contenute nei Trattati istitutivi e, allorché
posseggano carattere immediatamente vincolante, possono essere fatte valere dagli operatori anche nei
confronti del proprio Stato. E’ stato evidenziato come, proprio attraverso tale diritto europeo secondario
(in particolar luogo le direttive) si è prevalentemente perseguito, da parte dell’Unione , l’obiettivo di
convergenza degli ordinamenti nazionali, anche se gli interventi del legislatore UE, hanno finora avuto
carattere frammentario e sono stati diretti, per la maggior parte, alla tutela dei consumatori o alla disciplina
di specifici settori del commercio internazionale.
-Dopo aver più volte precisato che nei rapporti interni, tra imprese dello stesso Paese, il punto di
riferimento per la disciplina dei contratti è costituita dal sistema normativo di tale Paese, mentre nei
rapporti tra soggetti appartenenti a Stati differenti (pertanto, nei contratti internazionali) sono applicabili
norme di diversa origine: a) leggi di differenti Paesi, b) convenzioni internazionali, c) usi del commercio
internazionale, d) principi della lex mercatoria Le Convenzioni internazionali di diritto uniforme permettono
di superare le barriere giurisdizionali tra vari Sati, ciò che costituisce uno dei maggiori ostacoli del
commercio internazionale. Le Convenzioni di Bruxelles e Lugano (rispettivamente del 1968 e del 1988,
quest’ultima rivisitata nel 2007) garantiscono un regime uniforme in materia di: giurisdizione e
riconoscimento delle sentenze, nei Paesi dell’UE.

La Convenzione più importante in questa materia è la Convenzione di Roma del 1980 “ applicabile alle
obbligazioni contrattuali”, che ha introdotto in Italia e nei principali Paesi europei un sistema uniforme di
diritto internazionale privato per quanto riguarda le obbligazioni contrattuali.

Una delle Convenzioni più importanti in tale ambito è la Convenzione di Vienna del 1980 sulla vendita
internazionale di merci. Di particolare importanza sono anche gli accordi internazionali in tema di proprietà
intellettuale; la Convenzione di Parigi del 1883 proprio “sulla proprietà intellettuale” vieta, infatti, la
concorrenza sleale e stabilisce diritti e regole in materia di proprietà intellettuale, garantendo a tutti i
cittadini dei Paesi aderenti di poter usufruire in qualsiasi altro Paese facente parte della Convenzione degli
stessi vantaggi che le leggi accordano ai cittadini di quello Stato. La Convenzione definisce, inoltre, i criteri
di collegamento per individuare la legge nazionale applicabile in situazioni che hanno un collegamento con
ordinamenti di Stati diversi.

Normativa commerciale dell'UE • L'Unione europea vuole garantire scambi leali ed equi con i paesi terzi.
Questo è il motivo per cui in questi ultimi anni l'UE ha intrapreso una riforma fondamentale delle norme
chiave relative al commercio. Principali settori contemplati: • investimenti esteri diretti • antidumping •
strumenti di difesa commerciale. Le nuove iniziative legislative dell'UE hanno come obiettivo la protezione
dei produttori e delle imprese in Europa dai potenziali danni provocati da talune pratiche commerciali
messe in atto da soggetti stranieri. • Al Consiglio europeo dell'ottobre 2016 i leader dell'UE hanno ribadito
che le pratiche commerciali sleali devono essere contrastate in modo efficace e vigoroso.

Controllo degli investimenti esteri diretti •Il 20 novembre 2018 il Consiglio ha raggiunto un accordo
provvisorio con il Parlamento europeo su un quadro dell'UE per il controllo degli investimenti esteri diretti
(IED). L'accordo sarà presentato agli ambasciatori presso l'UE per l'avallo politico. Questo consentirà all'UE
di coordinare il controllo degli investimenti provenienti da paesi terzi in settori strategici al fine di accertarsi
che non minaccino la sicurezza o l'ordine pubblico. Il 9 novembre 2018 il Consiglio ha analizzato i progressi
compiuti nei negoziati con il Parlamento europeo sul controllo degli investimenti esteri diretti. • Questa
iniziativa legislativa si prefigge di proteggere le tecnologie e gli interessi fondamentali europei dalle
minacce strategiche, creando un quadro, a livello dell'UE, per analizzare gli investimenti provenienti dai
paesi terzi in settori strategici. Gli Stati membri e la Commissione europea sarebbero in grado di cooperare
per individuare gli investimenti che potrebbero incidere sulla sicurezza e l'ordine pubblico. Attualmente
meno della metà degli Stati membri dell'UE dispone di norme per controllare gli investimenti esteri diretti.
La proposta, presentata nel settembre 2017 dalla Commissione, mira a migliorare la cooperazione
definendo una serie di informazioni da scambiare e introducendo specifici limiti temporali.

Misure di salvaguardia bilaterali orizzontali • Il 28 gennaio 2019 il Consiglio ha adottato un regolamento che
consente l'applicazione di misure di salvaguardia negli accordi commerciali. In questa fase il regolamento
riguarda gli accordi di libero scambio UE-Giappone, UE-Singapore e UE-Vietnam, ma potrebbe essere esteso
anche ad altri accordi. Il 24 ottobre 2018 gli ambasciatori presso l'UE hanno approvato la posizione del
Consiglio concernente misure specifiche per proteggere particolari industrie interne da aumenti
potenzialmente dannosi di importazioni provenienti da paesi terzi. Le misure di salvaguardia bilaterali sono
collegate ad accordi commerciali e consentono la revoca temporanea delle preferenze tariffarie. Prima,
questo meccanismo veniva proposto separatamente in relazione a ogni singolo accordo commerciale.
Nell'ambito di questa iniziativa tali misure beneficerebbero di un consistente "quadro orizzontale" per la
loro inclusione nei nuovi accordi commerciali.

•Metodologia antidumping Il 20 dicembre 2017 sono entrate in vigore le nuove norme dell'UE che
contribuiscono a proteggere l'Unione europea contro le pratiche commerciali sleali. Il Consiglio ha
approvato tali norme il 4 dicembre 2017 dopo che gli ambasciatori presso l'UE le avevano approvate l'11
ottobre 2017. Le norme antidumping aggiornate dell'UE si applicheranno ai casi in cui i prezzi dei prodotti
importati vengono ridotti artificialmente mediante un intervento statale. Le nuove norme antidumping
sono state elaborate sulla base di una proposta della Commissione europea del novembre 2016. Tale
documento presenta misure quali: l'eliminazione della precedente distinzione tra economie di mercato e
non di mercato nel calcolo del dumping •la dimostrazione di "distorsioni di mercato significative " tra il
prezzo di vendita di un prodotto e il relativo costo di produzione la considerazione delle norme sociali e
ambientali nell'individuare situazioni di dumping

Revisione degli strumenti di difesa commerciale • Le nuove norme antidumping vanno di pari passo con la
revisione più vasta degli strumenti di difesa commerciale dell'UE. • L'8 giugno 2018 è entrato in vigore il
nuovo regolamento sull'ammodernamento degli strumenti di difesa commerciale dell'UE. È stato adottato
dal Consiglio ad aprile 2018, sulla base dell'accordo raggiunto con il Parlamento europeo a dicembre 2017.
• Il regolamento mira a tutelare i produttori dell'UE dai danni causati dalla concorrenza sleale, garantendo
un commercio libero ed equo e rende gli strumenti di difesa commerciale più prevedibili, trasparenti e
accessibili, in particolare per le piccole e medie imprese (PMI). • L'obiettivo dell'UE è migliorare l'efficacia e
l'adeguatezza degli strumenti antidumping e antisovvenzioni al fine di proteggere i produttori dell'UE dalle
pratiche sleali di imprese straniere e da eventuali rischi di ritorsioni. Nel contempo, gli importatori
dovrebbero beneficiare di una maggiore prevedibilità in termini di evoluzione delle aliquote dei dazi, il che
faciliterà la pianificazione delle loro attività. L'intero sistema dovrebbe diventare più trasparente e fruibile.

Accordi commerciali dell'UE • L'UE gestisce le relazioni commerciali con i paesi terzi sotto forma di accordi
commerciali, concepiti per creare migliori opportunità di scambi e superare le barriere commerciali. La
politica commerciale dell'UE è inoltre utilizzata come strumento per la promozione dei principi e dei valori
europei, quali la democrazia, i diritti umani, l'ambiente e i diritti sociali. Classificazione • Gli accordi
commerciali variano a seconda del loro contenuto: • Accordi di partenariato economico (APE) - sostengono
lo sviluppo dei partner commerciali dei paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico • Accordi di libero
scambio (ALS) - consentono l'apertura reciproca dei mercati tra i paesi sviluppati e le economie emergenti,
mediante la concessione di un accesso preferenziale ai mercati • Accordi di associazione (AA) - rafforzano
accordi politici più ampi • L'UE conclude anche accordi commerciali non preferenziali, nell'ambito di intese
più ampie come gli accordi di partenariato e cooperazione (APC). • I negoziati relativi agli accordi
commerciali sono condotti conformemente alle norme di cui all'articolo 218 del trattato sul funzionamento
dell'Unione europea.

Convenzione di Lomé • Accordo di cooperazione tra la CE e i Paesi dell’Africa, dei Carabi e del Pacifico (in
sigla ACP) firmata a Lomè (capitale del Togo) il 28.2.1975 con validità di cinque anni e poi rinnovata nel
1979 (Lomé II), nel 1984 (Lomé III) e nel 1991 (Lomé IV) e 1995 (Lomé IV bis). Era stato preceduto dalla
Convenzione di Yaoundé I (23.7.1963) e II (29.7.1969) dall’Accordo di Arusha (26.7.1968). Col rinnovo del
1991 (Lomé IV) la durata della Convenzione (i cui aiuti finanziari sono stati rinegoziati nel 1995) è stata
portata a 10 anni. Gli obiettivi principali della Convenzione erano di incrementare la cooperazione e gli
scambi commerciali CE-ACP, di rimediare ai problemi delle fluttuazioni dei prezzi dei prodotti primari, di
sostenere l’economia dei Paesi ACP più dipendenti dal settore minerario, di incoraggiare gli investimenti
privati europei verso i paesi ACP e di favorire lo sviluppo industriale di questi ultimi. Grazie alla
convenzione, il 99% dei prodotti industriali dei paesi ACP poteva entrare nel mercato CE in franchigia
doganale e senza condizioni di reciprocità. Un meccanismo particolare, lo Stabex, conferiva una certa
garanzia di stabilità alle entrate che i paesi ACP ottengono dalle loro esportazioni per 48 prodotti agricoli. Il
meccanismo trovava applicazione anche per le risorse minerarie (Sysmin). La convenzione di Lomé ha
istituzionalizzato inoltre le relazioni politiche, attraverso il Consiglio dei ministri, il Comitato degli
ambasciatori e l’Assemblea paritaria ACP-UE, nella quale dei parlamentari europei rappresentano il
Parlamento europeo. La Convenzione è stata rinnovata e trasfusa nel nuovo Accordo di Cotonou, firmato il
23.6.2000 per la durata di venti anni tra l’ACP (salita nel frattempo a 76 componenti) e la CE.

• L'accordo di Cotonou è il quadro generale per le relazioni dell'UE con i paesi dell'Africa, dei Caraibi
e del Pacifico (ACP). È stato adottato nel 2000 per sostituire la convenzione di Lomé del 1975. • Si tratta
dell'accordo di partenariato più completo tra paesi in via di sviluppo e UE, e riguarda le relazioni dell'UE con
79 paesi, tra cui 48 dell'Africa subsahariana. L'accordo di Cotonou è inteso a ridurre e in definitiva eliminare
la povertà e contribuire all'integrazione progressiva dei paesi ACP nell'economia mondiale. Si basa su tre
pilastri: • cooperazione allo sviluppo ,cooperazione economica e commerciale , dimensione politica.

PUNTI CHIAVE • • L’Accordo di Cotonou è una stretta collaborazione basata su una serie di principi, tra cui:
• la parità dei partner. • Sono gli stessi Paesi ACP a definire le proprie politiche di sviluppo. • La
cooperazione non riguarda solo i governi: anche i parlamenti, le autorità locali, la società civile, il settore
privato, i partner economici e sociali svolgono un proprio ruolo. • Gli accordi di cooperazione e le priorità
variano in base a diversi aspetti, come, ad esempio, i livelli di sviluppo dei Paesi. LE Attività , L’accordo
include attività di cooperazione per potenziare: lo sviluppo economico incentrato sui settori industriale,
agricolo o turistico dei Paesi ACP; lo sviluppo sociale e umano per migliorare i servizi sanitari, educativi e
nutrizionali; e la cooperazione regionale e l’integrazione per promuovere ed espandere il commercio tra i
Paesi ACP. Queste attività sono finanziate attraverso il Fondo europeo di sviluppo. L’accordo è conforme
alle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio e consente agli Stati ACP di partecipare
pienamente al commercio internazionale.

Revisione dell’accordo L’accordo è stato firmato nel 2000 e giungerà al termine nel 2020. È stato
recentemente rivisto nel 2017 [Decisione (UE) 2017/435]. Nel 2010 l’accordo è stato adattato al fine di
focalizzarsi su aspetti quali: • il cambiamento climatico; • la sicurezza alimentare; • l’HIV/AIDS; • la
sostenibilità della pesca; • il rafforzamento della sicurezza nelle regioni più fragili; e • il raggiungimento
degli obiettivi di sviluppo del millennio (sostituiti, nel 2016, da 17 obiettivi di sviluppo sostenibile).

Gli EPA: di che si tratta? • Fino al 2000, nell’ambito delle Convenzioni di Lomé con i paesi dell’Africa, dei
Caraibi e del Pacifico (ACP), l’UE accordava alle esportazioni dell’Africa Occidentale un accesso quasi
totalmente libero al mercato europeo, con l’intento di promuovere lo sviluppo regionale africano
attraverso il commercio. Dal canto loro, gli stati dell’Africa Occidentale non avevano alcun obbligo di offrire
all’UE gli stessi privilegi. Tuttavia, queste preferenze commerciali unilaterali sono contrarie alle regole
dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) adottate nel 1994, che prevede sì la possibilità di
stabilire delle zone di libero scambio tra le varie regioni, ma a condizione che le preferenze siano reciproche
e non-discriminanti. L’Africa Occidentale dovrebbe dunque offrire un trattamento preferenziale all’UE. La
Commissione europea avanza una serie di argomentazioni apparentemente positive: Gli EPA offrono il
libero accesso della merce dell’Africa Occidentale sul mercato dell’UE. Gli EPA sostengono l’integrazione
regionale dell’Africa Occidentale. I prodotti agricoli dell’Africa Occidentale sono esclusi dalla
liberalizzazione. Gli EPA prevedono degli aiuti che permetterebbero all’Africa Occidentale di trarre
beneficio dagli EPA. Gli EPA rispettano i margini di manovra politica dei paesi dell’Africa Occidentale.

Contenuto dell’accordo di Cotonou, che ha seguito quello di Lomé nel 2000 e prevede le negoziazioni degli
EPA. Essi dovevano inizialmente condurre, entro il 31 dicembre 2007, alla creazione di zone di libero
scambio tra l’UE e sei regioni dei paesi ACP, tra cui l’Africa Occidentale. In virtù del principio di reciprocità,
l’UE ha chiesto all’Africa Occidentale di aprire il suo mercato ai prodotti europei all’80% del valore del
commercio totale per 15 anni, in cambio di un’apertura del mercato europeo ai prodotti dell’Africa
Occidentale pari al 100%. Il regolamento dell’OMC in questo ambito permette infatti un’interpretazione più
flessibile delle regole stabilite, che tenga cioè in conto delle cospicue differenze di sviluppo esistenti tra i
vari partner. Così, l’UE avrebbe potuto accettare la proposta fatta dall’Africa Occidentale di aprire i mercati
del 65% nell’arco di 25 anni, ma si è rifiutata.

Accordi commerciali • Negoziati commerciali in corso tra l'UE e i paesi terzi: • Giappone - l'accordo di libero
scambio (ALS) è entrato in vigore il 1° febbraio 2019; le direttive di negoziato sono state adottate nel 2012
e l'accordo è stato ratificato a fine 2018

• Singapore - l'ALS, diviso in due parti, è in attesa di adozione in sede di Consiglio; le direttive di
negoziato sono state adottate nel 2007 nel quadro dell'ASEAN, l'Associazione delle Nazioni del Sud-Est
Asiatico

• Vietnam - l'ALS, diviso in due parti, è nella fase precedente la firma e la sua entrata in vigore è
prevista nel 2019; le direttive di negoziato sono state adottate nel 2007 nel quadro dell'ASEAN

• Messico - il testo per la modernizzazione dell'accordo globale UE-Messico sarà ultimato entro il
2018; le direttive di negoziato sono state adottate nel 1999

• Mercosur - sono in corso negoziati relativi a un accordo commerciale, nel quadro dell'accordo di
associazione, con il blocco commerciale sudamericano formato da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay;
le direttive di negoziato sono state adottate nel 1999

• Cile - sono in corso negoziati per la modernizzazione dell'ALS in vigore; le direttive di negoziato
sono state adottate nel 2017

• Australia e Nuova Zelanda - sono in corso negoziati intesi a concludere un ALS; le direttive di
negoziato sono state adottate nel 2018.

Nuova architettura degli accordi commerciali •Il 22 maggio 2018 il Consiglio adotta conclusioni relative alla
modalità di negoziazione e conclusione degli accordi commerciali. Vi si stabiliscono i principi chiave che
saranno alla base dell'approccio che il Consiglio applicherà in futuro ai negoziati commerciali.
Concretamente il Consiglio si concentra in particolare su due aspetti: l'intenzione della Commissione
europea di raccomandare la suddivisione in accordi separati delle disposizioni sugli investimenti e di altre
disposizioni commerciali nonché il ruolo del Consiglio nei negoziati commerciali.

• Ruolo del Consiglio .Il Consiglio svolge un ruolo fondamentale nel definire i nuovi accordi
commerciali. Nella fase iniziale, il Consiglio autorizza la Commissione europea a negoziare un nuovo
accordo commerciale a nome dell'UE. Ciò avviene attraverso un "mandato di negoziato". Con tale
autorizzazione, il Consiglio impartisce le direttive di negoziato, che includono gli obiettivi e l'ambito dei
negoziati, nonché eventuali limiti di tempo. La Commissione negozia quindi con il paese partner a nome
dell'UE, in stretta cooperazione con il Consiglio e il Parlamento europeo. Dopo che il testo dell'accordo è
stato concordato con i partner, la Commissione trasmette al Consiglio proposte formali di adozione. Al
termine delle discussioni, il Consiglio adotta una decisione relativa alla firma dell'accordo a nome dell'UE e
trasmette l'accordo firmato al Parlamento europeo per approvazione. Nella fase finale, dopo aver ottenuto
l'approvazione del Parlamento europeo, il Consiglio adotta la decisione relativa alla conclusione
dell'accordo.

Principi in materia di scambi commerciali • L'UE rispetta i principi dell'Organizzazione mondiale del
commercio (OMC). Nel giugno 2018, nel contesto delle crescenti tensioni commerciali a livello mondiale, il
Consiglio europeo ha evidenziato la necessità di preservare e approfondire il sistema multilaterale
disciplinato da regole.L'UE si è inoltre dichiarata pronta a migliorare, insieme ai partner che condividono gli
stessi principi, il funzionamento dell'OMC. Gli accordi commerciali sono in genere molto complessi in
quanto si tratta di testi giuridici che disciplinano un'ampia gamma di attività, dall'agricoltura alla proprietà
intellettuale. Tuttavia, essi hanno in comune un certo numero di principi fondamentali.

Antidiscriminazione • Questo principio commerciale dell'OMC riguarda due aspetti: Nazione più favorita - i
paesi non possono di norma operare discriminazioni tra i loro partner commerciali .Trattamento nazionale -
le merci importate e quelle prodotte localmente devono essere trattate allo stesso modo.

• Prevedibilità • Secondo l'OMC, la promessa di non sollevare una barriera commerciale può essere
tanto importante quanto il suo abbattimento, in quanto garantisce prevedibilità alle imprese. In tal modo si
stimolano gli investimenti, si creano posti di lavoro e i consumatori possono beneficiare pienamente dei
vantaggi della concorrenza, ossia maggiore scelta e prezzi più bassi.

• Concorrenza equa Sebbene sia di norma descritta come un'istituzione "del libero scambio", a volte
l'OMC autorizza tariffe e, in un numero limitato di casi, altre forme di protezione. Più concretamente,
promuove un sistema di norme volte a garantire una concorrenza aperta ed equa.

•Il tribunale multilaterale per gli investimenti L'UE è il maggiore esportatore e importatore mondiale di
investimenti diretti esteri. Ciò favorisce l'occupazione e la crescita economica. Per questo è essenziale
incoraggiare e mantenere gli investimenti. Per raggiungere questo obiettivo strategico, l'UE sta cercando di
istituire un organismo permanente per la risoluzione delle controversie in materia di investimenti - un
tribunale multilaterale per gli investimenti. Secondo la Commissione europea, il tribunale dovrebbe
sostituire i sistemi giurisdizionali bilaterali per gli investimenti che si occupano di accordi dell'UE in materia
commerciale e di investimenti.

Accordi di libero scambio e preferenze reciproche-FTA-l'unione europea ha stipulato un rilevante numero di


accordi di libero scambio con importanti partner commerciali come:, Albania Algeria Bosnia Erzegovina
America centrale, Canada, Cile Costa d'Avorio, Egitto, Giappone eccetera... la commissione europea avviato
negoziati per ulteriori accordi di libero scambio ed è quindi in costante aggiornamento. gli accordi rispetto
ai quali si sono evidenziati maggiori progressi sono EU-SINGAPORE -- Negoziati conclusi; EU-VIETNAM --
Accordo firmato, in attesa di entrata in vigore; EU-MERCOSUR -- Negoziati in corso; EU-AUSTRALIA --
Negoziati in corso.

In cosa consiste la Politica Commerciale dell'Unione? - La politica commerciale comune costituisce uno dei
principali strumenti delle relazioni esterne dell'Unione europea - Tale politica rientra nella sfera di
competenza esclusiva dell'Unione.

Il programma dell'Unione Europea nel quadro degli accordi commerciali bilaterali, Alcuni degli accordi di
competenza della Commissione INTA: Partenariato Transatlantico per il commercio e gli investimenti con gli
USA - TTIP - Accordo economico e commerciale con il Canada - CETA - Accordo di investimento autonomo
con la Cina - Accordo di libero scambio con i paesi del sud-est asiatico - ASEAN (Association of Southeast
Asian Nations).

INTA Monitoring Group (MG) La Commissione per il Commercio Internazionale ha istituito più di 30
Monitoring Groups al fine di monitorare nel dettaglio le relazioni commerciali bilaterali ed in particolare i
negoziati per gli accordi. Suddivisione dei MG per Aree Geografiche - Paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico) -
Paesi dell'area del Mediterraneo - Eastern Neigherborhood * Turchia - Asia * Asia Centrale - America del
Nord - Sud America.

Unione Doganale UE - Turchia Entrata in vigore nel 1995, l'unione doganale è stata un forte catalizzatore
per la trasformazione economica della Turchia e al contempo uno strumento di integrazione. In termini
economici oggi la Turchia rappresenta il 6° partner commerciale dell'UE. Dal giorno della sua ratifica,
l'Unione doganale ha portato numerosi benefici economici.

La Situazione Corrente L'attuale Unione doganale non funziona più correttamente perché nel corso del
tempo sono cambiati gli scenari economici. Inoltre: l'UE si è allargata 3 volte, passando da 15 a 28 Stati
Membri; l'UE ha concluso, e intende concludere, Free Trade Agreements con altre importanti economie
(e.s. Corea del Sud, India, Giappone, USA, paesi ASEAN); l'economia mondiale è diventata sempre più
interconnessa. Diversi sono gli attori che invocano una modernizzazione dell'unione doganale per
l'allargamento a nuovi settori : *servizi; *mutuo riconoscimento delle qualifiche; *prodotti agricoli; *appalti
pubblici.

Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti - TTIP Il TTIP è un accordo di libero
scambio in corso di negoziazione dal 2013, tra l'Unione europea e gli Stati Uniti con l'obiettivo di integrare i
due mercati rimuovendo in una gamma di settori le barriere tariffarie e regolamentari.

Punti salienti dell'iter parlamentare del TTIP La Commissione INTA ha adottato una Risoluzione recante le
raccomandazioni del Parlamento europeo alla Commissione sui negoziati riguardanti il partenariato
transatlantico su commercio e investimenti.

USMCA - il nuovo Nafta A 25 anni dal North American Free Trade Agreement, nasce la nuova intesa tra Stati
Uniti, Canada e Messico destinato a essere un modello per i prossimi accordi. L’USMCA è stato siglato il 30
settembre 2018. Da quella data i tre paesi hanno un periodo di 60 giorni per le revisioni e la ratifica da
parte dei rispettivi governi prima della firma definitiva, prevista per fine novembre, probabilmente a
margine del G-20 in Argentina. L'USMCA è stato infine firmato il 30 novembre da Stati Uniti, Messico e
Canada, allentando l'incertezza a breve termine che circonda il commercio nordamericano. •L'USMCA è
stato firmato il 30 novembre da Stati Uniti, Messico e Canada, alleviando l’incertezza sul breve termine che
circonda il commercio nordamericano. •L'accordo deve ora essere ratificato dai parlamenti dei tre Paesi
con le regole del NAFTA che restano in vigore fino alla ratifica. •Prevediamo un impatto economico positivo
nel breve termine, in particolare nel settore automobilistico, attraverso una riduzione di incertezza che
consente di rafforzare i legami commerciali e i flussi commerciali tra i tre Paesi.

Le principali modifiche all’attuale accordo di libero scambio (NAFTA) sono: Regole più severe di prima per
il settore automobilistico. La quota di componenti prodotti all’interno dell’USMCA è cresciuta dal 62,5% al
75%; entro il 2023, il 40% delle componenti delle automobili saranno costruite da lavoratori con salari pari
o superiori a 16 dollari (USD) l’ora (altrimenti si avrà una tariffa del 2,5%). Almeno il 70% di acciaio e
alluminio usato per la costruzione di automobili dovrebbe venire dalla regione. Accordo aggiuntivo sui
veicoli. Canada e Messico sono protetti da tariffe globali sulle auto che gli Stati Uniti potrebbero imporre a
livello nazionale per motivi di sicurezza attraverso esenzioni dai dazi doganali ben al di sopra degli attuali
livelli di esportazione. Clausola provvisoria meno rigida. L’USMCA avrà una durata di 16 anni, ma deve
essere revisionato ogni sei anni.

Meccanismo di risoluzione delle dispute sostanzialmente invariato. L’USMCA contiene alcune nuove
restrizioni sulla protezione degli investimenti USA-Messico, come i requisiti più severi per i ricorsi interni.
Ma questi non si applicano agli investimenti nei settori dell’energia, dei trasporti e delle telecomunicazioni.
Insieme ad una clausola provvisoria meno rigida, risulta più vantaggioso per gli investimenti rispetto alle
misure originariamente proposte dagli USA, ma aumenta ulteriormente l’incertezza sul lungo termine.
Migliorato l’accesso al mercato lattiero-caseario canadese per l’industria statunitense a circa il 3,5% come
concessione per evitare la clausola provvisoria quinquennale e lasciare invariato il regolamento delle
controversie. Scambi con economie non di mercato. È richiesto un preavviso di tre mesi sull’intenzione di
perseguire un accordo di libero scambio con un’economia non di mercato e l’opzione di interrompere
l’USMCA. Sostanzialmente, questo dà agli Stati Uniti il veto su qualsiasi accordo tra Cina e Canada e/o
Messico. Automobilistico Come conseguenza delle norme originarie più severe e il proseguimento delle
tariffe su acciaio e alluminio, la produzione di automobili in Nord America diventerà più costosa. Le nuove
regole sono particolarmente gravose per i produttori di auto messicani. Le retribuzioni medie nel settore
automobilistico messicano sono di circa 6 dollari l’ora, significativamente inferiori al requisito di 16 dollari
l’ora (dati basati su informazioni dell’Istituto Nazionale di Statistica e Geografia). Questo significa che per
mantenere la competitività, l’adozione dell’automazione sarà probabilmente accelerata in Messico e a
seguire negli Stati Uniti e in Canada. Anche se l’accordo potrebbe accorciare le filiere, non ci aspettiamo
che questo porti a più posti di lavoro negli Stati Uniti. L’accordo aggiuntivo sui veicoli è particolarmente
importante per la General Motors e per i fornitori di auto messicane Metalsa e Rassini. GM importa più del
40% dei suoi pickup taglia grande e molti dei suoi veicoli crossover. Metalsa e Rassini sono spesso gli unici
fornitori di GM. Agricoltura L’accordo prevede un nuovo accesso per pollo, uova, latte, panna, burro, latte
scremato in polvere e formaggi statunitensi. Migliora inoltre, l’accesso ai tacchini statunitensi. I produttori
lattiero-caseari canadesi non sono contenti di questo. Ma l’impatto sul settore sarà minimo (3,5% del
mercato canadese). Inoltre il governo canadese sembra essere pronto ad offrire un risarcimento ai
produttori lesi dall’accordo. Molto più significative per gli agricoltori americani sono le tariffe “tit-to-tat”,
imposte di recente sul manzo americano (Canada) e su formaggio e suino americani (Messico). La carne
rappresenta il 13,6% delle esportazioni agricole statunitensi rispetto al 3,7% del lattiero. Questa tariffe
rimangono in vigore con l’USMCA. La loro rimozione è contingente all’innalzamento delle tariffe
statunitensi su acciaio e alluminio. Il risultato più significativo del nuovo accordo è l’eliminazione dei rischi
al ribasso della produzione agricola a lungo termine per la regione. Con il nuovo accordo, sono mantenute
le “tariffe zero” di NAFTA su tutti i prodotti alimentari e agricoli. Inoltre, le barriere commerciali sui prodotti
stagionali esportati in USA saranno eliminate. Questa è una buona notizia per il settore, dato che Canada e
Messico sono il primo e il terzo mercato più grande per le esportazioni agricole statunitensi, e
rappresentano oltre un quarto delle esportazioni agricole statunitensi totali. Il mantenimento delle “tariffe
zero”, annulla anche il rischio di inflazione dei prezzi alimentari in Messico, il più grande importatore di
cereali e latticini negli Stati Uniti. Energia, telecomunicazioni e trasporti Con l’USMCA, le disposizioni sulla
risoluzione delle controversie presenti nel Capitolo 11 del NAFTA, rimarranno in gran parte invariate per i
progetti di produzione di petrolio, gas e energia e per gli investimenti nei trasporti e nelle
telecomunicazioni. Ciò elimina un rischio significativo sugli investimenti in questi settori tra Usa e Messico.
Il nuovo accordo dichiara inoltre che il Messico ha proprietà diretta, inalienabile e imprescindibile di tutti gli
idrocarburi nel suo sottosuolo. Questo riflette le preoccupazioni del governo messicano entrante, secondo
cui l’accordo limiterebbe il controllo del paese sulle proprie risorse petrolifere. Tuttavia l’accordo non
impedisce alle compagnie petrolifere estere di produrre petrolio in Messico sotto le misure di
liberalizzazione del settore approvate dal governo uscente di Enrique Peña Nieto. Il Nafta 2.0, costituito da
34 capitoli e 12 lettere secondarie, può rappresentare un punto di riferimento perché, oltre a ribadire la
libera circolazione delle merci (tranne alcune eccezioni), si occupa anche di questioni relative alle norme
di origine, all’e-commerce, alla manipolazione della valuta.

Nel capitolo relativo agli autoveicoli, l’accordo prevede l’esonero dai dazi nello scambio tra i paesi firmatari
per i veicoli costituiti per il 75% (nel precedente accordo era il 62,5%) da componenti prodotte nell’area
USA-Canada-Messico. Inoltre, il 40-45% del veicolo deve essere realizzato da lavoratori con un salario
orario minimo di 16$. L’obiettivo è disincentivare l’import di componenti da paesi a basso costo
(soprattutto asiatici). Visto dal lato del consumatore, l’aumento dei costi di produzione implicito in questi
provvedimenti, se non compensato da un recupero di produttività, potrebbe impattare sul costo del bene
finale. Il rischio è anche di far perdere competitività al settore rispetto ai concorrenti internazionali .I
produttori di autovetture potranno anche scegliere se rispettare le regole dell’accordo e usufruire
dell’esenzione dal dazio, modificando le catene di approvvigionamento, oppure acquistare le componenti
fuori dal perimetro e pagare la tariffa MFN del 2,5%. Per i produttori di mezzi pesanti, però, occorre
evidenziare come l’alternativa all’accordo sia un dazio al 19,9%. In tema di tutela del lavoro, oltre al salario
minimo per il settore dell’auto, le parti si impegnano ad adottare o a mantenere nei loro statuti le regole
ILO Declaration on Fundamental Principles and Rights at Work. Su questo fronte il Messico ha dunque, per
esempio, accettato di approvare le leggi che attribuiscono ai lavoratori il diritto alla rappresentanza
sindacale. I paesi possono anche sanzionarsi reciprocamente in caso di violazioni. Per il comparto
agroalimentare, Nafta 2.0 definisce nuove e più elevate quote di importazione da parte del Canada di
prodotti freschi dagli Stati Uniti. Si tratta di prodotti lattiero-caseari, come latte, burro, gelato, formaggi, ma
anche uova, polli e tacchini. L’accordo sancisce, tra l’altro, l’impegno da parte dei tre paesi a non adottare o
eliminare quei provvedimenti di sostegno al proprio export e alla produzione interna che gli altri
partecipanti ritengono distorsivi del mercato. In questa parte del documento rientra l’abolizione del
programma Class7, un provvedimento messo in campo dal Canada oltre un anno fa con lo scopo di rendere
più conveniente l’acquisto di latte ultra-filtrato (un ingrediente concentrato utilizzato nella produzione di
formaggi, yogurt, burro) prodotto nel paese. Tale abolizione rappresenta per il Canada il venir meno di un
programma a tutela della sua produzione interna e per la Presidenza americana il rispetto di uno degli
impegni presi in campagna elettorale, alla vigilia delle elezioni di medio termine. Il patto, inoltre, cerca di
scoraggiare Canada e Messico dall’intensificare legami commerciali con economie non di mercato (Cina in
particolare). USMCA, infatti, obbliga ogni firmatario a notificare il testo di un eventuale accordo con
un’economia non di mercato, 60 giorni prima della firma, in modo da consentire alle altre parti possibili
revisioni e valutare l’impatto sul patto nord americano. Il mancato rispetto di questa norma è motivo di
rottura dell’accordo dopo 6 mesi di preavviso. Nafta 2.0 è, inoltre, il primo accordo commerciale ad
affrontare direttamente il tema della manipolazione della valuta da parte dei partner commerciali. In
realtà, in questo caso, il capitolo valutario non è necessario perché nessuno dei paesi partecipanti è mai
stato manipolatore di valuta, ma potrebbe rappresentare un modello, un “precedente” per le relazioni
successive. L’accordo prevede anche una data di fine, ossia i termini dell’accordo scadono dopo 16 anni, e
revisioni ogni 6 anni. Questa modalità rappresenterà un elemento di incertezza per le imprese che,
dovendo definire strategie di investimento di medio termine, potrebbero ritrovarsi nel giro di pochi anni
con regole diverse.

MERCOSUR -Acronimo dello spagnolo Mercado Común del Sur (in portoghese Mercado Comum do Sul,
MERCOSUL), organizzazione internazionale istituita da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay con il
Trattato di Asunción del marzo 1991, integrato dal Protocollo di Ouro Preto del dicembre 1994.
Successivamente ne sono entrati a far parte, come partner economici, il Cile e la Bolivia (1996), il Perù
(2003), la Colombia e l’Ecuador (2004). Il Venezuela è passato nel giugno 2006 dallo status di associato a
quello di membro a pieno titolo; il Messico è stato ammesso nel 2004 in qualità di osservatore.
L’organizzazione persegue una politica di integrazione economica degli Stati membri attraverso non solo la
liberalizzazione degli scambi, ma anche l’adozione di normative comuni in materie quali l’ambiente, la
disciplina della concorrenza, la tutela della proprietà intellettuale, i trasporti e il turismo. Nella fase
preparatoria i paesi che hanno dato vita all’organizzazione si sono impegnati nel raggiungimento di forme
di integrazione di crescente intensità, dall’area di libero scambio all’unione doganale (all’interno e nelle
relazioni esterne), avendo come obiettivo finale l’instaurazione di un mercato comune. Nel dicembre 2000
è stato deciso di compiere un’ulteriore tappa nel processo di integrazione regionale, attribuendo priorità ad
alcune tematiche, come l’accesso al mercato, gli incentivi agli investimenti, alla produzione e alle
esportazioni, la tariffa doganale comune, la soluzione delle controversie.

E’ quindi un’unione di Stati nazionali dotata di alcune istituzioni sovranazionali che adottano decisioni per
consenso (consensus): il Consiglio, massimo organo decisionale; il Gruppo del mercato comune, organo
esecutivo; la Commissione per il commercio, con competenze nel settore della politica commerciale
comune; la Commissione parlamentare congiunta, composta da membri dei Parlamenti nazionali degli Stati
aderenti all’organizzazione, incaricata di perseguire l’applicazione interna delle decisioni adottate e
l’armonizzazione delle legislazioni nazionali; il Forum consultivo economico sociale, portavoce, presso il
Gruppo, delle esigenze del mondo economico e sociale; il Segretariato amministrativo, che si occupa della
pubblicazione del bollettino ufficiale e dell’archiviazione dei documenti.

Nel 1998 i quattro paesi fondatori hanno creato un meccanismo comune per le consultazioni politiche, il
MERCOSUR politico, al quale partecipano a pieno titolo anche Cile e Bolivia. Nel giugno 2019, dopo oltre
vent'anni di negoziati, è stato concluso un accordo di libero scambio tra il MERCOSUR e l'Unione europea,
che prevede un abbassamento dei dazi doganali per favorire la circolazione di beni e merci tra le due aree.

Elementi principali dell'accordo commerciale UE-Mercosur L'accordo interregionale UE-Mercosur prevede


l'abolizione della maggioranza dei dazi sulle esportazioni UE verso il Mercosur e aumenterà la competitività
delle imprese europee, consentendogli di risparmiare 4 miliardi di € di dazi all'anno. •Per quanto riguarda i
settori industriali dell'UE, l'accordo contribuirà a incrementare le esportazioni di prodotti dell'UE finora
soggetti a dazi elevati e talvolta proibitivi, fra cui le automobili (dazi del 35 %), le parti di automobili (dal 14
% al 18 %), i macchinari (dal 14 % al 20 %), i prodotti chimici (fino al 18 %), i prodotti farmaceutici (fino al 14
%), i capi di abbigliamento e le calzature (35 %) o i tessuti a maglia (26 %); •il settore agroalimentare
dell'UE beneficerà della drastica riduzione degli elevati dazi Mercosur a cui sono attualmente soggetti i
prodotti di esportazione dell'UE come il cioccolato e i dolciumi (20 %), i vini (27 %), gli alcolici (dal 20 % al 35
%) e le bevande analcoliche (dal 20 % al 35 %). L'accordo consentirà inoltre un accesso in esenzione da dazi
contingentato per i prodotti lattiero-caseari dell'UE (attualmente soggetti a dazi del 28%) e in particolare
per i formaggi.

-GATT creato nel 1948. Nel 1950 fallisce, per resistenze protezionistiche sia nei PVS che negli USA, il
tentativo più ambizioso di creazione dell’ITO. Lo scopo era progredire verso una economia internazionale
aperta, abbandonando il protezionismo degli anni 1930. Il GATT era più un forum negoziale che una
organizzazione internazionale. Basato sul multilateralismo e la assenza di discriminazioni. Si rivelò uno
strumento efficace. • Principio generale di reciprocità: la liberalizzazione e le nuove regole estese
attraverso concessioni reciproche bilanciate. Le concessioni da estendere erano concessioni specifiche. La
filosofia era di liberalizzare in modo coordinato, concessione per concessione, consolidando volta per volta
i risultati ottenuti. • Proibiti unilateralismo, bilateralismo e blocchi commerciali. Obbligo della trasparenza.
Vi erano clausole di esonero ed eccezioni.

Il GATT la liberalizzazione commerciale • Limiti del GATT. Non era una vera organizzazione internazionale:
aveva solo un segretariato. Potere di risolvere le controversie molto circoscritto.

• Kennedy Round (1964-1967). Indetto come risposta USA alla creazione del MEC. Protagonista la
Commissione CEE e il governo USA. Riduce le barriere daziarie sui prodotti manufatturieri di circa il 33%.
Introduce la reciprocità generale invece della reciprocità specifica. Regolamenta le pratiche di dumping.

• Tokyo Round. (1973-1979). Ulteriori riduzioni daziarie. Affronta la liberalizzazione dei prodotti
agricoli. I paesi industrializzati fanno concessioni ai paesi meno sviluppati. Codici per affrontare pratiche
commerciali sleali. Molti problemi restano irrisolti.

ORGANIZZAZIONE MONDIALE COMMERCIO (OMC) •OMC è un’istituzione a carattere permanente che, a


differenza del periodico succedersi di negoziati in materia commerciale – come era appunto il GATT –, ha il
mandato di assicurare il rispetto da parte dei paesi membri delle norme e degli accordi sottoscritti. l’OMC,
a differenza del GATT, dispone, oltre che della conferenza dei ministri dei paesi membri (a cadenza
biennale14) e del Consiglio generale – che ne è braccio operativo ed è composto da rappresentanti di tutti i
paesi membri –, di un Segretariato con sede a Ginevra, diretto da un Direttore Generale eletto dalla
Conferenza dei Ministri15, di un Sistema di risoluzione delle controversie (SRC) che assicura le procedure
esecutive di un’organizzazione che ha personalità giuridica propria. I paesi si impegnano a non adottare
contromisure unilaterali in risposta a presunte violazioni delle regole internazionali da parte di altri paesi,
ma a sottoporre appunto al SRC la richiesta di risoluzione della vertenza e ad accettarne l’esito,
applicandone la sentenza. In altre parole, non vige più solo il principio del consenso come nell’accordo
GATT, ma si crea un regime giuridico vincolante. ’ammissione di nuovi membri è subordinata all’adozione
del principio di non discriminazione commerciale (clausola della nazione più favorita e del trattamento
nazionale), di precisi impegni in materia di dazi, accesso al mercato, politiche degli investimenti, e alla
sottoscrizione – diversamente da quanto capitava nel GATT - di tutti gli accordi OMC in blocco (principio del
cosiddetto Single Undertaking). Tutti gli Stati membri devono rispettare tutte le norme e possono sottrarsi
a questo impegno solo con il consenso unanime di tutti gli altri membri; i provvedimenti dell’OMC e
l’applicazione di eventuali sanzioni imposte dal SRC sono automaticamente vincolanti, senza necessità del
consenso unanime dei paesi membri. Una sentenza emessa obbliga il paese perdente a darne attuazione
entro un termine predeterminato. La mancata attuazione autorizza la parte vincente a chiedere un
risarcimento; in mancanza di un accordo in proposito o del versamento del risarcimento, la parte vincente
può chiedere all’OMC l’autorizzazione a imporre sanzioni commerciali, anche in settori diversi, che
potranno poi essere ritirate solo all’unanimità (cioè con l’accordo anche del paese che le ha richieste).

Le tre principali aree d’ azione dell’OMC sono divenute: il commercio di beni attraverso il GATT, il
commercio dei servizi attraverso il GATS, la tutela dei diritti di proprietà intellettuale e delle opere
dell’ingegno attraverso l’accordo TRIPS.

Lo scopo (dell’omc)dichiarato era quello di incrementare il libero scambio attraverso l’abbattimento delle
barriere al commercio quali dazi, sussidi e tariffe preferenziali, con l’obiettivo di aumentare il benessere
delle popolazioni degli Stati membri. • Operativamente, l’OMC è stata chiamata ad amministrare gli
accordi, sottoscritti dalle nazioni aderenti e ratificati dai rispettivi parlamenti, riguardanti l’abbassamento
delle barriere commerciali e l’apertura dei mercati a prodotti e servizi, agendo anche come foro per le
negoziazioni tra gli Stati, definendo le procedure per appianare le dispute commerciali che nascono tra
nazioni aderenti e arbitrando le dispute stesse, impegnando i governi a mantenere trasparenti le rispettive
politiche commerciali e a rispettare gli accordi sottoscritti. • Si può, quindi, parlare di un’organizzazione di
governance globale che sviluppa – in termini di continuità e di allargamento di mandato – il GATT,
includendo anche regole sul commercio di servizi (l’Accordo Generale sul Commercio di Servizi o General
Agreement on Trade in Services, GATS) e sull’applicazione internazionale dei diritti di proprietà intellettuale
(TRIPs).

Clausola della nazione più favorita Accordo in base al quale uno Stato si obbliga a concedere ad altro Stato
le condizioni più favorevoli che esso pratica in una determinata materia, di solito commerciale e doganale.
• Tale clausola si trova in molti trattati di commercio bilaterali. • In questi casi le parti contraenti assumono
l’obbligo, in genere reciproco, di accordarsi tutte le riduzioni e facilitazioni che successivamente venissero
concesse ad altre parti internazionali. • La clausola della nazione più favorita può essere incondizionata o
condizionata, limitata o illimitata. • È “incondizionata” (o “gratuita”) senza che la parte beneficiaria debba a
sua volta fare concessioni; è invece “condizionata” (od “onerosa”) quando l’estensione all’altra parte dei
vantaggi accordati a Stati terzi è subordinata all’ottenimento di favori equivalenti o considerati tali. • La
clausola è “illimitata” quando si estende a tutte le agevolazioni accordate nella materia cui si riferisce
qualunque sia il paese beneficiario o la merce considerata; è “limitata” quando riguarda soltanto alcuni
Stati o alcuni prodotti oppure vantaggi accordati solo a determinati paesi.

La prassi convenzionale degli ultimi due secoli offre una vasta gamma di formulazioni della clausola della
nazione più favorita applicata ad un ampio ventaglio di materie e rapporti commerciali internazionali. •
Fino alla seconda guerra mondiale la clausola ha trovato applicazione, principalmente, nella forma
dell’accordo bilaterale; successivamente, in linea con la costante evoluzione delle relazioni economiche e
commerciali internazionali, caratterizzate da sempre più vaste aggregazioni e partecipazioni multilaterali,
anche nell’ambito dei sistemi multilaterali, primo fra tutti l’Accordo generale sulle tariffe doganali ed il
commercio del 1947 (GATT). • Per contro, limitata e marginale è la funzione dell’istituto nell’ambito delle
stipulazioni internazionali multilaterali volte a realizzare forme più o meno incisive di integrazione
economica fra più paesi (p.e., la CEE), dal momento che scopo essenziale di tali forme di associazionismo
economico internazionale è quello di eliminare, all’interno dell’area comunitaria, ogni discriminazione nei
confronti di beni e persone provenienti da altri paesi associati, facendoli beneficiare non già del
trattamento della nazione più favorita, ma del trattamento nazionale. • Pertanto, tale clausola non è
contemplata nel sistema della CE.

Principio del Trattamento Nazionale • impone ai membri dell’organizzazione di non discriminare fra
prodotti simili in base alla loro provenienza, sia per quanto riguarda le tasse, che per quanto riguarda le
leggi o i regolamenti interni ad essi applicabili. • → Una volta pagato il dazio, il prodotto straniero deve
quindi essere equiparato al corrispettivo prodotto nazionale. • E' uno dei principi del sistema commerciale
multilaterale in base al quale i prodotti importati e quelli locali devono ricevere lo stesso trattamento.
L'imposizione di una tariffa d'importazione non è una violazione di questo principio dal momento che essa
avviene prima dell'ingresso dei prodotti sul mercato nazionale. La clausola vale per beni servizi e per gli altri
prodotti oggetto degli accordi WTO con minime differenze dovute alla diversa natura dell'oggetto degli
accordi.

PRINCIPIO DEL “CONSOLIDAMENTO DELLE TARIFFE” In concreto il consolidamento delle tariffe consiste
nell’impegno da parte dei Paesi che accedono al WTO o che riducono le loro barriere all’importazione, a
considerare vincolanti le loro concessioni in termini di riduzioni tariffarie . Si tratta in sostanza di definire un
“bound duty” ossia l’impegno a non applicare un dazio in misura superiore a quanto previsto in sede WTO.
eccezioni al principio di consolidamento tariffario sono date dalla possibilità di usare specifiche misure di
difesa commerciale, cioè di applicare dazi più elevati su specifici prodotti quando sono importati in un
paese a prezzi molto bassi per scelta di un’industria o perché beneficiano del sostegno del governo del
paese di provenienza. •Nel primo caso si parla di misure antidumping (soprattasse rispetto al normale
dazio doganale pari alla differenza fra il prezzo applicato nel mercato interno e quello applicato nel paese di
esportazione). •Nel secondo di misure anti-sussidi. Nel caso dei sussidi, dato che alcuni sono legittimi, il
WTO li divide in 3 categorie: proibiti, consentiti e sussidi proibiti solo se si dimostra il loro impatto negativo
sul commercio.

•-Il protezionismo ,ossia la protezione del mercato domestico dai prodotti di provenienza estera può
manifestarsi sotto forma di barriere tariffarie e non tariffarie che, inevitabilmente, impattano il
commercio internazionale

BARRIERE TARIFFARIE •consistono nell’applicazione di tariffe che vanno ad aumentare il costo dei beni di
importazione mediante il prelievo all’atto dell’importazione di dazi I DAZI • I dazi medi applicati sono
inferiori nei paesi sviluppati rispetto a quelle non sviluppati. • Il dazio medio imposto dalla Cina è, ad
esempio, circa il 10% e viaggia in un range che va da poco meno del 9% sui prodotti industriali fino a quasi il
16% sui prodotti agricoli. • L’Europa invece, impone un dazio medio del 5,1% partendo da un minimo di
poco più del 4% sui prodotti industriali fino a un massimo di quasi l’11% sui prodotti agricoli. • Le barriere
tariffarie danno meno preoccupazioni perché sono palesi e sono identificate facilmente. Il fatto che siano
manifeste dà la possibilità di elaborare delle strategie per eluderle o per ridurne l’impatto. •Le barriere non
tariffarie invece, sono invece costituite da misure, diverse dai dazi, che possono rendere più complessa
l’importazione di un determinato prodotto, aumentando di conseguenza i costi e i tempi connessi
all’operazione internazionale. possono essere molto subdole e colpire i piani di espansione all’estero in
modo inaspettato.
BARRIERE NON TARIFFARIE • L’azione del WTO e gli accordi commerciali internazionali hanno avuto come
oggetto l’abbassamento dei dazi e la stipula di condizioni più favorevoli per la circolazione delle merci. Gli
accordi hanno limitato la possibilità dei governi nazionali di intervenire in materia di politica commerciale,
in particolare nel porre vincoli alle importazioni. In tale contesto hanno tuttavia assunto un rilievo
crescente le barriere non tariffarie. Nello specifico, a livello globale si individuano soprattutto barriere non
tariffarie sotto forma di Restrizioni Quantitative. Si tratta di misure di discriminazione quantitativa degli
scambi internazionali attraverso la determinazione diretta delle quantità delle merci importabili o
esportabili. La quantità ammessa all’importazione o all’esportazione è denominata “contingente”. • In
presenza di una quota all’importazione è normalmente necessario ottenere una Licenza all’importazione
che consiste in una procedura amministrativa richiedente la presentazione di un’istanza e di documenti
diversi da quelli necessari per le operazioni doganali come condizione da cui dipende l’importazione. Le
regole e le procedure per il rilascio di una licenza devono essere pubblicate e disponibili per tutti gli Stati
membri WTO ed i loro operatori economici. La licenza può essere automatica (l’approvazione della licenza è
prevista in ogni caso, ha funzione statistica), oppure non-automatica (rilasciate solo in presenza di
determinate condizioni).

Regolamentazione non fiscale del commercio estero il cui scopo principale è limitare le quantità importate
di merci. Oltre alla forma tradizionale costituita dai contingentamenti, sono presenti altri tipi di barriere
non tariffarie che hanno raggiunto complessità e importanza tali da risultare necessaria un loro disciplina
(Tokyo Round). Le varietà di legislazioni sugli standards tecnici di sicurezza ambientale, sanitarie ecc., ad
esempio, può costituire un serio ostacolo al commercio internazionale nella misura in cui gli operatori
esteri devono adeguarsi alla normativa del paese importatore. Rientrano nelle barriere non tariffarie,
infine, anche tutti gli interventi pubblici di sussidio alle esportazioni o di ostacolo alle importazioni.

Altre barriere non tariffarie sono: • – Gli standard tecnici di produzione; • – I sussidi all’esportazione; • –
Le misure sanitarie e fitosanitarie a tutela della salute e dell’ambiente (applicati in primis sui prodotti
alimentari); • – Le formalità doganali; • – Le regole di etichettatura, comprese quelle per l’indicazione del
Paese di origine “Made in”.

Tra le barriere non tariffarie ci sono i Beni dual-use. • Il termine “dual use” identifica quei beni e quelle
tecnologie che, pur essendo principalmente utilizzati per scopi civili ed industriali, sono passibili di un
utilizzo anche militare, in quanto impiegabili nella fabbricazione o nella manutenzione di armi chimiche,
biologiche o nucleari. Il commercio internazionale di questi beni è controllato e soggetto a procedure
particolarmente restrittive previste da diversi accordi internazionali di non proliferazione. A livello
comunitario, l’esportazione dei prodotti a duplice uso è subordinata ad autorizzazione da parte
dell’autorità nazionale competente .

Le barriere non tariffarie sono: • Le barriere fisiche •le barriere tecniche •le barriere fiscali •la distorsione
della domanda pubblica.

BARRIERE NON TARIFFARIE • Misure di protezione, diverse dalle tariffe, che hanno lo scopo di ridurre le
importazioni (o le esportazioni). Possono consistere in restrizioni quantitative o in regole, applicate in modo
tale da rendere impossibile, difficile o particolarmente costoso il loro recepimento e/o rispetto da parte dei
produttori stranieri. Esempi: embarghi, quote all'import, restrizioni quantitative, licenze, barriere tecniche e
di standard.

BARRIERE NON TARIFFARIE • MISURE SANITARIE E FITOSANITARIE •Queste sono quelle più diffuse e
impattano quasi il 40% degli scambi tra l’Europa e il resto del mondo. • si deve coinvolgere l’ufficio di
competenza (ad es. le ASL) per far rilasciare uno specifico certificato prima di poter esportare.
• STANDARD E REQUISITI TECNICI • Queste tipo di richieste da parte dei paesi stranieri fanno si che
puoi vederti costretto a modificare il prodotto e, in aggiunta, a dover ottenere certificazioni di prodotto.
Questo tipo di misure colpiscono all’incirca il 15% degli scambi.

-PROCEDURE DOGANALI • Le procedure doganali sono un’altra forma di provvedimento non tariffaria
molto comune. Queste procedure si concretizzano in documentazioni aggiuntive e difficili da ottenere,
ispezioni ecc.. Anche questo tipo di misure colpiscono piò o meno il 15% degli scambi.

• FORNITURE PUBBLICHE In questo caso è il governo del paese in cui vuoi esportare che è fornitore
di un determinato prodotto. • In tal caso, le tue chance di entrare sono basse o nulle.

• RESTRIZIONI QUANTITATIVE • I casi di razionamento sono piuttosto frequenti e mirano a


proteggere quei settori industriali “sensibili” per certi paesi.

• SUSSIDI • Se uno specifico settore industriale viene sussidiato dal governo è molto probabile che le
aziende locali abbiano un grande vantaggio.

• TUTELA DELLA CONCORRENZA • In Europa siamo abituati che qualsiasi forma di riduzione della
concorrenza è vietate ma purtroppo non in tutti i paesi è così. Avviene l’esatto contrario e sono gli stessi
governi centrali che legiferano in modo tale da ridurre la libera concorrenza. Attuano misure che
svantaggiano le aziende straniere rispetto a quelle nazionali.

le barriere non tariffarie: • o restrizioni quantitative delle merci importabili attraverso la determinazione
diretta delle quantità (cosiddetto contingente) e solitamente mediante la concessione di licenze a gruppi di
imprese, • o limiti quantitativi alle esportazioni, imposti in risposta a una richiesta in tal senso proveniente
dal governo di un paese importatore, in ragione della necessità di aumentare l’offerta all’interno dirottando
parte delle esportazioni (come per i prodotti alimentari, nel caso di Russia e Ucraina) o in ragione di accordi
in seno a un cartello di paesi esportatori (come nel caso del petrolio) che limitano la quantità di
esportazioni per impedire la riduzione dei prezzi, • o misure sanitarie e fitosanitarie a tutela della salute e
dell’ambiente, • o regole di etichettatura, comprese quelle per l’indicazione del paese di origine; • sussidi
alle esportazioni, in termini di sostegno a imprese esportatrici, attraverso importi sia prestabiliti e di
ammontare fisso per ogni unità di bene esportato (sussidi specifici) che proporzionali al valore delle
esportazioni (ad valorem); • requisiti di contenuto minimo della produzione, ovvero norme che richiedono
che una frazione predeterminata di bene finale sia prodotta in loco, in modo da spostare la produzione dal
semplice assemblaggio di componentistica – come nel caso della Cina e la produzione di smartphone della
Apple – verso la produzione di beni intermedi o finali.

ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLE DOGANE (WCO/OMD) • Il WCO nasce nel dall’esigenza, sentita dai
Paesi aderenti al GATT/WTO, di amministrare tecnicamente alcuni strumenti disciplinati dall OMC e di
sostenere le amministrazioni doganali dei Paesi aderenti garantendo una maggiore uniformità
nell’applicazione delle convenzioni internazionali in materia doganale fra i diversi Paesi. Il WCO è
attualmente la sola organizzazione intergovernativa che si occupa esclusivamente della materia doganale.
Più in dettaglio l’attività del WCO è ispirata dai seguenti obiettivi: 1-istituire, mantenere e promuovere
strumenti per l’armonizzazione e l’applicazione semplificata delle procedure doganali con l’obiettivo di
facilitare il commercio internazionale legittimo;

2-garantire il maggior livello possibile di efficacia nell’applicazione della normativa doganale da parte dei
Paesi aderenti in modo da rispondere in maniera coordinata a tentativi di frode o a violazioni
transnazionali alla normativa doganale;

3- assistere i Paesi membri nel loro sforzo di adeguamento alle mutate esigenze degli operatori
economici favorendo la comunicazione fra i diversi paesi e la condivisione fra di essi di “best practice”;
4-amministrare la Convenzione Internazionale sul Sistema Armonizzato di classificazione;

5-garantire l’applicazione uniforme dell’accordo WTO sul valore in dogana;

6-promuovere e far progredire i dibattiti sull’armonizzazione delle regole di origine come parte
integrante del progetto di implementazione dell’accordo WTO sulle regole di origine.

A tali obiettivi mira in particolare la Convenzione di Kyoto, conclusa il 18 maggio 1973 ed entrata in vigore il
25 settembre 1974 (nel 1999 viene rivisitata assumendo il nome di 'Convenzione “riveduta” di Kyoto'), uno
dei principali strumenti convenzionali gestiti dall'Organizzazione. • La Convenzione riveduta di Kyoto
rappresenta a livello mondiale il principale strumento di facilitazione dei traffici ed una vera e propria guida
per procedure doganali efficaci e moderne. • Altre importanti funzioni svolte dall’OMD riguardano la
gestione del Sistema Armonizzato, ossia del sistema di classificazione delle merci ai fini doganali più diffuso
su scala globale (sul quale si basano le tariffe doganali di oltre 200 Paesi di tutto il mondo), nonché la
gestione degli aspetti tecnici relativi agli Accordi OMC sul Valore in Dogana (ACV), e sulle Regole di Origine
(AROO).

Per perseguire gli obiettivi al WCO è stata affidata l’amministrazione di alcune Convenzioni Internazionali e
di alcuni programmi di cooperazione recepiti nelle norme doganali- COME:

-SISTEMA ARMONIZZATO DI CLASSIFICAZIONE -Il sistema armonizzato , è una Convenzione internazionale


grazie alla quale si è ottenuta un’ armonizzazione del sistema di codifica/classificazione delle merci.
Permette una chiara e veloce identificazione delle merci movimentate ed è ora usato da più di 200 Paesi
del mondo e coinvolge più del 98% delle merci oggetto di scambi internazionali.

In sintesi di tratta di una nomenclatura condivisa dai Paesi aderenti e alla quale gli stessi si impegnano a
conformare la propria tariffa doganale interna. Questa nomenclatura comune è divisa in sezioni e capitoli e
comprende: le voci , le sottovoci e i relativi codici numerici ; le note di sezioni , di capitoli e di sottovoci ;
le regole generali per l’interpretazione del Sistema armonizzato stesso. La nomenclatura combinata
include migliaia di voci, a ogni prodotto è legato un codice numerico di otto cifre: •le prime sei specificano
le voci e sottovoci della nomenclatura del Sistema Armonizzato di classificazione e di denominazione delle
merci, •la settima e ottava cifra riguardano le sottovoci della nomenclatura combinata (NC) e a queste si
sommano altre 2 cifre che indicano le sottovoci della Tariffa doganale (TARIC) che determinano per le merci
in importazione le aliquote dei dazi doganali, in relazione alla provenienza delle merci e varie misure di
politica commerciale.

Sono stabilite 6 Regole Generali di Interpretazione della nomenclatura. La RGI 1, è la prima da applicare;
essa stabilisce che la classificazione è legalmente determinata dal testo delle voci, cioè quello
corrispondente ai codici a 4 cifre, e dal testo delle note di sezione e di capitolo. Se non è possibile
classificare il prodotto applicando la RGI 1 si utilizzano le RGI successive. • L’OMD, al fine di promuovere
un’interpretazione uniforme del SA, elabora altresì le Note esplicative del SA e i pareri di classificazione.

Regolamento di nomenclatura-Il regolamento di nomenclatura è la prima fonte di carattere vincolante per


determinare la classificazione dei prodotti, pertanto, l’azienda importatrice deve avere cura di controllare
e, se è il caso, aggiornare la classificazione dei propri prodotti all’inizio di ogni anno. Il regolamento di
nomenclatura riprende integralmente la nomenclatura del SA con le note di sezione e di capitolo e le 6 RGI;
aggiunge 2 cifre di classificazione, per un totale di 8, e ulteriori note introduttive alle sezioni e ai capitoli.

Le note esplicative UE non hanno forza vincolante, ma costituiscono un ausilio importante


nell’interpretazione delle voci di nomenclatura. La Corte UE ha sottolineato che: •la consultazione delle
note esplicative UE non sostituisce quella delle note esplicative SA, ma le supporta. le note esplicative UE
devono essere compatibili con il regolamento di nomenclatura e non possono alterarne lo scopo. le dogane
devono tenerne conto prima di emettere una Informazione Tariffaria Vincolante(ITV) e spetta, in caso,
all’azienda importatrice impugnare la ITV basata su note esplicative incompatibili con la nomenclatura UE.

• I regolamenti di classificazione – a differenza delle note esplicative – sono legalmente vincolanti


e: • non sono applicabili retroattivamente, ma è possibile utilizzare il ragionamento e le conclusioni su cui
sono basati per chiedere il rimborso dei dazi più alti pagati in quanto il prodotto era classificato in un codice
diverso da quello stabilito dal regolamento di classificazione • determinano il codice a 8 cifre di
nomenclatura in cui si classifica un determinato prodotto • indicano su quali RGI si è basato il
ragionamento di classificazione •spesso stabiliscono il metodo di analisi alla base della classificazione.

CONVENZIONE DI KYOTO- adottata nel 1974 nell’ambito del Consiglio di Cooperazione Doganale, si
prefiggeva di creare uno strumento internazionale per semplificare e armonizzare le procedure doganali dei
firmatari e quindi facilitare il commercio internazionale. la Convenzione è stata cambiata ed è stata
introdotta la “Convenzione Riveduta di Kyoto ( RKC ). modifica la convenzione originale e costituisce la base
per procedure doganali efficaci, prevedibili ed efficienti. Mira a: contribuire efficacemente allo sviluppo del
commercio internazionale: semplificare e armonizzare le procedure e le pratiche doganali; e promuovere la
cooperazione internazionale; unire gli importanti vantaggi relativi alla facilitazione del commercio legittimo
ad adeguati livelli di controllo doganale; migliorare l’efficacia e l’efficienza delle amministrazioni doganali e,
quindi, la competitività economica generale; incoraggiare gli investimenti e il coinvolgimento delle PMI nel
commercio internazionale; stimolare la crescita economica facilitando il commercio.

In termini generali si può affermare che le parti contraenti della Convenzione riveduta di Kyoto si
impegnano ad applicare procedure doganali chiare, trasparenti e aggiornate, tali da consentire un più
rapido sdoganamento delle merci grazie al ricorso a nuove tecnologie dell’informazione e a tecniche nuove
di controllo doganale quali la valutazione dei rischi e gli audit successivi allo sdoganamento.

La Convenzione di Kyoto riveduta è costituita da una parte principale, un allegato generale e allegati
specifici.

• L’allegato generale contiene le procedure e le pratiche fondamentali ed è obbligatorio per


l’adesione e l’attuazione da parte delle parti contraenti. Contiene altresì standard generali e di transizione.

•Gli allegati specifici si occupano di diverse procedure doganali e sono costituiti da norme e pratiche
raccomandate. Le parti contraenti possono avere accesso a specifici allegati e/o capitoli a loro discrezione.
•Gli allegati sono accompagnati da linee guida di natura informativa e non vincolante, sviluppate per
garantire l’interpretazione uniforme delle norme della Convenzione di Kyoto riveduta, nonché per fornire
esempi di pratiche nazionali.

Parti contraenti •Qualsiasi membro dell’Organizzazione mondiale delle dogane (OMD), delle Nazioni Unite
o delle sue agenzie specializzate, o di qualsiasi unione doganale o economica, può diventare un firmatario
della Convenzione di Kyoto riveduta. • La parti contraenti: stipulano l’allegato o gli allegati specifici che (in
tutto o in parte) accettano al momento della loro adesione alla Convezione di Kyoto riveduta; accettano le
regole della Convenzione di Kyoto riveduta, e sono vincolate dall’allegato generale e da tutti gli standard;
possono esprimere eventuali riserve che vengono prese in esame ogni 3 anni.

Una parte contraente può accettare uno o più degli allegati specifici o uno o più dei capitoli. L’adesione alla
Convenzione ha durata illimitata, ma ogni parte contraente può revocarla in qualsiasi momento dopo la sua
entrata in vigore. Questo vale anche per gli allegati o i capitoli specifici. L’eventuale decisione di una delle
parti contraenti di revocare l’accettazione dell’allegato generale, costituisce la rinuncia della stessa alla
Convenzione.
-Gestione della Convenzione di Kyoto riveduta • La Convenzione di Kyoto riveduta prevede un comitato di
gestione per amministrare, prendere in esame e aggiornare la convenzione a intervalli regolari. Il Comitato:
•sovrintende all’attuazione della Convenzione; • assicura uniformità nella sua interpretazione e
applicazione; • propone emendamenti; • esamina e aggiorna pratiche e linee guida e ne consiglia di nuove;
• è composto dalle parti contraenti, compresa l’UE; •si riunisce almeno una volta all’anno ed elegge il
proprio presidente e vicepresidente; • prende le decisioni all’unanimità e, se il consenso non può essere
raggiunto, attraverso il voto espresso dalle parti contraenti presenti.

•Votazioni- • Ciascuna parte contraente può esprimere il proprio voto su questioni relative
all’interpretazione, all’applicazione o alla modifica dell’organismo e all’allegato generale della Convenzione
di Kyoto riveduta. • L’UE stessa non ha un voto individuale, ma vota a nome di tutti i Paesi dell’UE, che
siano essi presenti alla riunione o meno.

CONVENZIONE ATA • Il Carnet ATA è un documento doganale internazionale istituito dalla convenzione di
Bruxelles 6 dicembre 1961. Scopo della Convenzione è facilitare e favorire il movimento internazionale di
determinate merci. Il Carnet ATA costituisce una considerevole semplificazione in quanto permette
mediante l’ utilizzo di un unico documento e di un’unica garanzia , l’esportazione temporanea dal Paese di
partenza e l’importazione temporanea nel Paese di destinazione sostituendo le dichiarazioni doganali di
esportazione e reimportazione. Questa semplificazione è resa possibile da una rete internazionale di enti
garanti gestita dalla Federazione Internazionale delle Camere di Commercio. permette di evitare che ad
ogni importazione temporanea vengano riscossi i diritti doganali o venga richiesta apposita garanzia, in
considerazione del fatto che l’ente garante nel Paese di partenza rilascia una garanzia riconosciuta in tutti i
Paesi aderenti alla Convenzione.

Le temporanee esportazioni/importazioni che possono essere coperte dalla procedura semplificata del
carnet ATA ricadono nelle seguenti categorie: materiali professionali; merci per esposizioni; materiale
pedagogico e scientifico; campioni; film.

Tali merci sono destinate ad essere presentate ed utilizzate in occasione di esposizioni, fiere, congressi e
manifestazioni similari. La sigla ATA scaturisce dalle iniziali delle parole francesi ed inglesi Admission
Temporaire - Temporary Admission che significano temporanea importazione.

• La richiesta di carnets va rivolta alla Camera di Commercio competente per territorio. In


osservanza alle disposizioni concernenti le procedure del carnet ATA.

CONVENZIONE DI ISTANBUL • Convenzione sull’ammissione temporanea firmata a Istanbul il 26 giugno


1990 e i suoi allegati • Lo scopo della convenzione è facilitare l’ammissione temporanea semplificando e
armonizzando le relative procedure attraverso l’adozione di modelli standardizzati in quanto documenti
doganali internazionali corredati di una garanzia internazionale, contribuendo efficacemente allo sviluppo
del commercio internazionale. • La convenzione è entrata in vigore il giovedì 18 settembre 1997.

• PUNTI CHIAVE • Ogni parte contraente della convenzione ha il diritto di subordinare l’ammissione
temporanea di merci alla presentazione di un documento doganale, secondo una procedura semplificata,
se del caso, e al pagamento di una garanzia equivalente a un importo non superiore all’ammontare dei dazi
e delle tasse all’importazione dai quali le merci sono esenti. • L’ammissione temporanea può cessare: con
la riesportazione delle merci; sottoponendole a un’altra procedura doganale, ad esempio l’autorizzazione
per uso domestico; con la totale distruzione delle merci. La convenzione prevede l’istituzione di un
comitato di amministrazione che valuti l’attuazione e l’interpretazione della convenzione.

Essa descrive in dettaglio le disposizioni applicabili a: • documenti per l’ammissione temporanea (Carnet
ATA* e CPD*);merci destinate ad essere presentate o utilizzate in occasione di un’esposizione, una fiera, un
congresso o una manifestazione analoga; • materiale professionale; merci importate a fini umanitari; •
mezzi di trasporto; • animali; • merci importate in sospensione parziale dei dazi e delle tasse
all’importazione.

• carnet CPD: un documento doganale internazionale che copre l’ammissione temporanea di veicoli a
motore. è come un passaporto che consente l’ingresso di un veicolo in più paesi per l’importazione
temporanea, senza che si debbano pagare i dazi e le imposte. funge da dichiarazione doganale che
identifica il veicolo da importare e costituisce anche una garanzia internazionale per le autorità doganali del
pagamento di eventuali dazi doganali e tasse all’importazione esigibili nel caso in cui i veicoli non siano
riesportati.

NOMENCLATURA COMBINATA UE • La nomenclatura combinata (NC) dell'Unione europea si basa sulla


Convenzione internazionale sul sistema armonizzato di designazione e codificazione delle merci, nota come
"sistema armonizzato" (SA), adottata a Bruxelles il 14 giugno 1983 dal Consiglio di cooperazione doganale
(dal 1994: Organizzazione mondiale delle Dogane, OMD) e in vigore dal 1° gennaio 1988. Al fine di
promuovere un'interpretazione effettivamente uniforme del sistema armonizzato, l'OMD elabora apposite
note esplicative, pubblicate (in inglese e francese) e aggiornate dall'Organizzazione stessa. la Commissione
europea adotta le note esplicative della nomenclatura combinata (NENC) previo esame da parte della
sezione della nomenclatura tariffaria e statistica del comitato del codice delle dogane. Come chiarisce la
Commissione stessa, le NENC non sostituiscono le predette note esplicative del sistema armonizzato
(NESA), "ma dovrebbero esser considerate complementari e utilizzate in connessione con esse". • La nuova
versione consolidata comprende e, ove necessario, sostituisce le note esplicative della NC pubblicate nella
Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, serie C, fino al 4 gennaio 2019; restano in vigore le NENC pubblicate
nella Gazzetta ufficiale, serie C, successivamente a tale data.

UNIONE DOGANALE

’Unione doganale è un fondamento essenziale dell'Unione europea (UE) e del suo mercato unico
alimentato dai 28 Stati membri. • Affinché il mercato unico funzioni correttamente, i paesi dell'UE hanno
concordato norme standardizzate che vengono applicate in modo uniforme da tutte le 28 amministrazioni
doganali dell'UE. Non esistono dazi doganali alle frontiere interne dell'unione doganale dell'UE. Tutte le
merci circolano liberamente all'interno della zona dell'unione doganale, siano esse realizzate nell'UE o
importate dall'estero. Nel 2013 è stato adottato un nuovo codice doganale dell'UE, che semplifica le norme
e le procedure per le dogane e rende più efficiente il commercio. Una volta applicato, nel maggio del 2016,
esso ha semplificato e razionalizzato notevolmente le procedure doganali dell'UE. L'UE è inoltre impegnata
a migliorare la gestione del rischio in dogana e la sicurezza della catena di approvvigionamento, nonché a
sviluppare procedure per migliorare l'efficienza delle dogane nel far rispettare le regole sulla salute, la
sicurezza e l'ambiente.

L’l’ Unione Doganale prevede : il divieto , nel commercio fra gli Stati membri, dei dazi doganali
all’importazione e all’esportazione e di qualsiasi tassa di effetto equivalente; l’adozione di una tariffa
doganale comune (medesimi dazi nei rapporti con i paesi terzi) stabilita dal Consiglio su proposta della
Commissione.

Una unione doganale si distingue da un accordo di libero scambio perché quest’ultimo abolisce solo i dazi
doganali fra i paesi partecipanti e non applica le stesse tariffe alle merci provenienti da altri Paesi . Ogni
Stato conserva la propria tariffa doganale e la propria legislazione doganale.
-La libera circolazione delle merci • La libera circolazione delle merci è garantita attraverso l'eliminazione
dei dazi doganali e delle restrizioni quantitative e dal divieto di adottare misure di effetto equivalente. I
principi di riconoscimento reciproco, l'eliminazione delle barriere fisiche e tecniche e la promozione della
normalizzazione sono ulteriori elementi introdotti per portare avanti il completamento del mercato
interno. • L'adozione del nuovo quadro legislativo (NQL) nel 2008 ha rafforzato la libera circolazione delle
merci, il sistema di vigilanza del mercato dell'UE e il marchio CE.

Obiettivi • Il diritto alla libera circolazione delle merci originarie degli Stati membri e delle merci
provenienti da paesi terzi che si trovano in libera pratica negli Stati membri è uno dei principi fondamentali
del trattato (articolo 28 del TFUE). • In una fase iniziale, la libera circolazione delle merci era stata concepita
nel quadro di un'unione doganale tra gli Stati membri con l'abolizione dei dazi doganali, e con la fissazione
di una tariffa doganale comune nei rapporti della Comunità con i paesi terzi. • In seguito l'accento è stato
posto sull'eliminazione di tutti gli ostacoli restanti frapposti alla libera circolazione delle merci al fine di
realizzare il mercato interno.

Risultati • L'abolizione dei dazi doganali e delle restrizioni quantitative (contingenti) fra gli Stati membri è
stata portata a termine entro il 1° luglio 1968. Per contro, gli obiettivi complementari, ovvero il divieto di
misure di effetto equivalente e l'armonizzazione delle normative nazionali pertinenti, non sono stati
conseguiti entro tale termine. Tali obiettivi sono divenuti fondamentali nello sforzo continuo di conseguire
la libera circolazione delle merci.

•A. Divieto di tasse di effetto equivalente a dazi doganali: Articoli 28, paragrafo 1, e 30 del TFUE • La
Corte di giustizia dell'Unione europea considera tassa di effetto equivalente ogni diritto imposto,
indipendentemente dalla sua denominazione e dalla sua natura o forma che «colpendo specialmente una
merce importata da uno Stato membro ad esclusione del corrispondente prodotto nazionale, produca il
risultato di alterarne il prezzo e di incidere così sulla libera circolazione delle merci alla stessa stregua di
un dazio doganale».

• B. Divieto di misure di effetto equivalente a restrizioni quantitative: articoli 34 e 35 del TFUE • La


Corte di giustizia nella ha considerato come misura equivalente a restrizioni quantitative «ogni normativa
commerciale degli Stati membri che possa ostacolare direttamente o indirettamente, in atto o in potenza,
gli scambi intracomunitari». •Il ragionamento della Corte è stato ulteriormente sviluppato nella
giurisprudenza relativa alla causa Cassis de Dijon stabilendo il principio che ogni prodotto legalmente
fabbricato e commercializzato in uno Stato membro, conformemente alla regolamentazione e ai
procedimenti di fabbricazione leali e tradizionali di quel paese, deve essere ammesso nel mercato di ogni
altro Stato membro. • Era questo il ragionamento di base del dibattito sull'individuazione del principio del
riconoscimento reciproco, che opera in assenza di armonizzazione. Di conseguenza, gli Stati membri, anche
in assenza di misure europee di armonizzazione (diritto europeo secondario), sono tenuti a consentire che
le merci prodotte e commercializzate legalmente in altri Stati membri siano distribuite e commercializzate
sui loro mercati.

• C. Deroghe al divieto di misure di effetto equivalente a restrizioni quantitative • L'articolo 36 del


TFUE consente agli Stati membri di adottare misure di effetto equivalente a restrizioni quantitative quando
esse sono giustificate da un interesse generale di natura non economica (ad esempio per motivi di moralità
pubblica, di ordine pubblico o di pubblica sicurezza). • Trattandosi di eccezioni a un principio generale, tali
deroghe richiedono una rigida interpretazione e le misure nazionali non devono costituire un mezzo di
discriminazione arbitraria, né una restrizione dissimulata al commercio tra gli Stati membri. • Le misure
devono inoltre essere in diretto rapporto con l'interesse generale che va tutelato e non deve superare il
livello necessario (principio di proporzionalità). • Inoltre, nella propria giurisprudenza la Corte di giustizia ha
riconosciuto (Cassis de Dijon) che gli Stati membri possono derogare al divieto di misure di effetto
equivalente sulla base di requisiti obbligatori (attinenti, tra l'altro, all'efficacia dei controlli fiscali, alla tutela
della salute pubblica, alla lealtà delle transazioni commerciali e alla difesa dei consumatori). • Gli Stati
membri sono tenuti a notificare qualsiasi misura di deroga nazionale alla Commissione. • Per facilitare il
controllo di tali misure nazionali derogatorie, sono stati introdotti procedure d'informazione reciproca e un
meccanismo di controllo .

•D. L'armonizzazione delle disposizioni nazionali • L'adozione di leggi di armonizzazione ha consentito di


eliminare gli ostacoli (ad esempio rendendo inapplicabili le disposizioni nazionali) e di stabilire regole
comuni volte a garantire sia la libera circolazione delle merci e dei prodotti sia il rispetto degli altri obiettivi
del trattato CE, come la protezione dell'ambiente e dei consumatori o la concorrenza. • L'armonizzazione è
stata resa più facile non solo dal ricorso alla maggioranza qualificata per la maggior parte delle direttive
riguardanti il completamento del mercato unico (articolo 95 del trattato CE quale modificato dal trattato di
Maastricht), ma anche dall'adozione di un nuovo approccio, proposto nel Libro bianco della Commissione
(1985) e destinato a evitare un'armonizzazione onerosa e dettagliata. Nel nuovo approccio basato sulla
risoluzione del Consiglio del 7 maggio 1985 e confermato nella risoluzione del Consiglio del 21 dicembre
1989 e nella decisione del Consiglio 93/465/CEE, il principio guida è il riconoscimento reciproco delle norme
nazionali. L'armonizzazione deve essere limitata ai requisiti essenziali ed è giustificata quando le norme
nazionali non possono essere considerate equivalenti e creano restrizioni. • Le direttive adottate nel
quadro di questo nuovo approccio hanno il duplice scopo di garantire la libera circolazione delle merci
mediante l'armonizzazione tecnica di interi settori e di assicurare un elevato livello di tutela degli obiettivi
d'interesse pubblico .

E. Il completamento del mercato interno •Il mercato unico ha reso necessaria la soppressione di tutti gli
ostacoli ancora esistenti frapposti alla libera circolazione. •Il Libro bianco della Commissione (1985) ha
definito gli ostacoli fisici e tecnici da eliminare e le misure da adottare da parte della Comunità a tal fine. •
Tali misure sono state ora in gran parte adottate. Tuttavia il mercato unico necessita ancora di riforme
sostanziali per soddisfare le sfide del progresso tecnologico.

-Obiettivi della politica doganale comunitaria • Promuovere il commercio mondiale • Promuovere la


reciprocità commerciale •Aumentare l’attrattiva dell’UE come area di insediamento di attività industriali e
commerciali e contribuire alla creazione di nuovi posti di lavoro • Promuovere lo sviluppo in altre parti del
mondo •Aiutare i candidati all’adesione a prepararsi al loro ruolo futuro. • Tutelare in modo chiaro,
uniforme e semplice, con la massima efficienza possibile, i cittadini e le imprese della Comunità in tutti i
settori che implicano importazioni o esportazioni • Salvaguardare il mercato interno, garantendo che ne
derivi il massimo vantaggio per tutti • Facilitare l’applicazione di un sistema pratico di riscossione delle
entrate, dei dazi doganali, dell’IVA e delle imposte sui consumi • Raccogliere i dati statistici essenziali sul
commercio.

Territorio doganale dell’Unione Europea- • Il territorio doganale della Comunità non coincide esattamente
con la somma dei territori che fanno parte del territorio geofisico della Comunità. Infatti alcune zone
rientranti nei diversi territori nazionali sono escluse dal territorio doganale comunitario, mentre altri
territori che non fanno parte del territorio geofisico della Comunità sono considerati a tutti gli effetti
all'interno del territorio doganale comunitario.

si possono quindi distinguere: • Territorio doganale comunitario • Costituito dal territorio geofisico dei 28
paesi aderenti all'Unione Europea, del quale fanno parte le acque territoriali e marittime interne, lo spazio
aereo sovrastante.Di esso fanno parte: •territori austriaci di Jungholz e Mittelberg • Principato di Monaco •
Repubblica di San Marino •Dipartimenti d'Oltremare francesi (DOM - Martinica, Guadalupa, Guyana
francese e Reunion) •Isola di Man (Gran Bretagna) •Isole Canarie (Spagna).
Territori facenti parte del territorio geofisico della Comunità ma non rientranti nel territorio doganale
comunitario • Isole Faeroer (Danimarca) • Groenlandia • Isola di Helgoland (Germania) • Territorio di
Busingen (Germania) • Ceuta e Melilla (Spagna) • Territori d'oltremare francesi (TOM - Polinesia francese,
Wallis e Futuna, Nuova Caledonia, isole antartiche ed australi francesi) e Collettività Territoriali di Mayotte,
di St. Pierre e Miquelon. • Livigno e Campione d'Italia • acque nazionali italiane del Lago di Lugano (tra
Ponte Tresa e Porto Ceresio) • Per ciò che concerne le restituzioni all'esportazione, gli importi vengono
erogati dall'ufficio pagatore solo se la merce viene esportata verso territori non compresi nel territorio
doganale comunitario.

Campione d’Italia entra nel territorio doganale europeo 28 marzo 2019 | • A partire dal 1° gennaio 2019 il
comune di Campione d’Italia e le acque italiane del Lago di Lugano fanno ufficialmente parte del territorio
doganale dell’Unione Europea, pur restando esclusi dall’applicazione territoriale dell’IVA comunitaria• Il
nuovo status di territorio dell’Unione Europea ai fini doganali permetterà di escludere che dal 1 gennaio
2020 l’invio dei beni dall’Italia al comune di Campione d’Italia e nelle acque nazionali del Lago di Lugano
integri una fattispecie di esportazione, con tutti i conseguenti adempimenti a carico degli operatori
nazionali. • Nonostante ai fini doganali Campione d’Italia risulti nel territorio dell’Unione Europea, ai fini
IVA esso continuerà a rimanere territorio extra UE e pertanto la non imponibilità IVA dovrebbe essere
garantita anche al venir meno del regime di esportazione. • Problemi potrebbero sorgere per quanto
riguarda la dimostrazione dell’uscita delle merci dal territorio unionale, in quanto l’esportazione non potrà
più risultare da un documento doganale o dalla dichiarazione di esportazione, ma si dovrà fare riferimento
alla bolla di accompagnamento oppure al documento di trasporto. • Dal punto di vista doganale i beni
nazionali per attraversare il territorio svizzero non dovranno più figurare in una dichiarazione di
esportazione ma dovranno essere vincolati al regime del transito interno, che consente il trasferimento di
merce unionale da un punto a un altro della UE, con attraversamento di un Paese terzo, senza che ciò muti
la loro posizione doganale.• Da ultimo, si segnala che la Direttiva 2019/475/UE prevede, a partire dal 2020,
l’applicazione al comune di Campione d’Italia e alle acque nazionali del Lago di Lugano del regime generale
delle accise.

L'UE non ha un ruolo diretto nella riscossione delle imposte o nella fissazione delle aliquote. L'importo a
carico di ogni cittadino e il modo in cui le imposte riscosse vengono spese sono decisi dai governi nazionali.
• Ciò nonostante, l'UE vigila sulle norme fiscali nazionali in alcuni settori, in particolare in relazione alle
politiche dell'UE per le imprese e i consumatori, al fine di garantire: la libera circolazione di merci, servizi e
capitali nell'UE (nel mercato unico). che le imprese di un paese non godano di indebiti vantaggi
concorrenziali rispetto ai concorrenti di altri paesi • che le imposte non discriminino i consumatori, i
lavoratori o le imprese di altri paesi dell'UE. •Il mercato unico permette di scambiare liberamente beni e
servizi al di là delle frontiere all'interno dell'UE. • Per facilitare tali attività alle aziende ed evitare distorsioni
concorrenziali tra esse, i paesi dell'UE hanno concordato di allineare le rispettive norme sulla tassazione di
beni e servizi. •Alcuni settori beneficiano di accordi specifici, quali l'imposta sul valore aggiunto (IVA) e le
imposte sui prodotti energetici e sull'elettricità, sul tabacco e sull'alcool. • L'Unione europea collabora con
i paesi dell'UE sul coordinamento delle politiche economiche e delle imposte sulle società e sul reddito.
L'obiettivo è renderle eque, efficienti e favorevoli alla crescita. • È importante al fine di garantire chiarezza
sulle imposte pagate dai cittadini che si trasferiscono in un altro paese dell'UE o dalle aziende che investono
oltre frontiera. • Tale coordinamento aiuta anche a prevenire l'evasione e l'elusione fiscali.

La Legislazione Comunitaria prevede tre misure principali di Difesa Commerciale: • Misure Anti-dumping,
nei confronti di importazioni effettuate sul mercato comunitario da parte di imprese di paesi terzi che
vendono sul mercato europeo prodotti a prezzi inferiori al prezzo di vendita sul mercato d’origine della
merce (importazioni in dumping); • Misure Anti-sovvenzione, nei confronti di importazioni che godono di
aiuti e sovvenzioni statali concessi dai governi alle proprie imprese; • Misure di Salvaguardia, che possono
essere attivate in presenza di grave danno alle imprese comunitarie derivante da distorsioni del mercato,
come ad esempio flussi anomali di importazioni.

• La normativa comunitaria ha lo scopo di rimuovere gli effetti distorsivi delle importazioni in


dumping oppure oggetto di sovvenzioni e di ripristinare un’effettiva concorrenza sul mercato europeo.

Il Regolamento antidumping 1036 del 2016 ed il Regolamento 1037/2016 recepiscono le regole negoziate a
livello internazionale in ambito GATT (ora parte dell’accordo istitutivo dell’Organizzazione Mondiale del
Commercio - OMC). Con Reg. 2321/2017 il Parlamento Europeo e il Consiglio il 19 dicembre 2017 hanno
introdotto una nuova metodologia di calcolo del dumping che permette all’Unione Europea di valutare i
fenomeni di dumping in presenza di distorsioni del mercato nei Paesi Terzi esaminati. • Con il Reg.
825/2018 il Parlamento Europeo e il Consiglio il 30 maggio 2018 hanno introdotto alcune modifiche ai
sopracitati Regolamenti di Base antidumping e antisubsidy. •I Regolamenti 478/2015 e 755/2015
recepiscono nell’ordinamento UE le disposizioni in materia di salvaguardie generali previste nell’accordo
OMC. • Le politiche di difesa commerciale rappresentano quindi un aspetto importante della politica
commerciale comune, in quanto operano come strumenti volti ad assicurare, a livello internazionale, la
coerenza dei comportamenti aziendali con le regole della libera concorrenza internazionale.

Classificazione dei dazi • L’adozione di una tariffa sulle importazioni (dazio) è la più semplice delle politiche
commerciali. Un dazio è infatti una tassa sull’importazione di un bene. I dazi possono essere classificati in:
• Dazi specifici –dazi prelevati come ammontare fisso per ogni unità di bene importato –Esempio: un
dazio specifico di 419 €per ogni tonnellata di zucchero importata nell’Unione europea. • Dazi ad valorem –
dazi prelevati come frazione sul valore dei beni importati –Esempio: dazio del 26% imposto sul valore dei
sigari importati nell’Unione europea. • Dazi composti –sono la combinazione di un dazio ad valorem e uno
specifico –Esempio: un dazio ad valorem del 9,1% più un dazio specifico di 45,1€/100kg sul cioccolato
bianco importato nell’Unione europea.

Dazi antidumping • I dazi antidumping sono applicati se, nel corso del procedimento, sono accertate 4
condizioni: • esistenza della pratica di dumping, cioè quando il prezzo di vendita di un prodotto esportato
nel mercato comunitario risulta inferiore al prezzo dello stesso prodotto in vigore sul mercato d’origine
della merce; • esistenza di un importante pregiudizio a carico dei produttori comunitari derivante dal
dumping; • esistenza di un nesso causale tra il pregiudizio e il dumping (ossia il danno dell’industria
europea deve essere causato dalle importazioni in dumping); • interesse della Comunità: i benefici
derivanti dalla introduzione del dazio devono essere superiori ai costi che ne deriverebbero (ad esempio a
carico dei consumatori).

PROCEDURA ANTISOVVENZIONI • A cosa serve: Serve a proteggere il mercato comunitario di un


determinato prodotto dai danni al sistema produttivo derivanti dalle importazioni di beni prodotti da
aziende di paesi terzi che beneficiano o hanno beneficiato di aiuti di stato. • In cosa consiste: • Si tratta in
un procedimento quasi amministrativo regolato dal diritto comunitario e condotto dalla Commissione
europea d’ufficio o dietro presentazione di un ricorso da parte dei soggetti interessati. • Tale
procedimento, in caso di accertamento dell’esistenza di aiuti di stato vietati, prevede l’applicazione di dazi
compensativi all’importazione, ovvero di dazi che sono diretti ad innalzare il prezzo finale del bene
importato, compensando l’effetto al ribasso causato dai sussidi.

dazi compensativi sono applicati se, nel corso del procedimento, sono accertate 4 condizioni: • Esistenza
di un aiuto di stato specifico, cioè diretto ad un singolo settore produttivo o ad una singola azienda o
categoria di aziende; • Esistenza di un importante pregiudizio a carico dei produttori comunitari derivante
dalle importazioni sovvenzionate; • Esistenza di un nesso causale tra il pregiudizio e il sussidio (ossia il
danno dell’industria europea deve essere causato dalle importazioni dei prodotti sovvenzionati); •Interesse
della Comunità: i benefici derivanti dalla introduzione del dazio devono essere superiori ai costi che ne
deriverebbero (ad esempio a carico dei consumatori).

Il dazio compensativo è applicato alle aziende esportatrici che hanno beneficiato dei sussidi e al Paese
erogatore delle sovvenzioni. Il livello del dazio anti-sovvenzione sarà pari all’entità del sussidio beneficiato
dalle imprese . Qualora un dazio inferiore sia in grado di eliminare ogni pregiudizio per l’industria europea,
il valore del dazio sarà pari al livello in cui il danno dell’industria è eliminato (tale regola è detta del “dazio
minimo”). •A seguito della pubblicazione del Reg. 825/2018, tale regola del “dazio minimo” non viene più
applicata se nell’interesse dell’Unione.

MISURE DI SALVAGUARDIA • Servono a proteggere il mercato comunitario di un determinato prodotto dai


danni al sistema produttivo derivanti da sensibili alterazioni dei flussi commerciali (ad esempio improvvisi e
consistenti flussi di importazioni che non consentono ai produttori comunitari di riorganizzare la
produzione per contrastarne l’impatto). Le salvaguardie c.d. ordinarie sono previste in via generale
dall’accordo OMC, mentre alcuni accordi internazionali possono prevedere salvaguardie speciali, come le
salvaguardie temporanee negoziate nell’accordo di accessione della Cina all’OMC (ormai scadute). •In cosa
consistono: • Si tratta in un procedimento regolato dal diritto comunitario e condotto dalla Commissione
europea d’ufficio o dietro presentazione di un ricorso da parte di uno o più Stati Membri. Tale
procedimento, in caso di accertamento dell’esistenza di una grave crisi o di un pericolo di grave crisi
determinata da improvvise alterazioni dei flussi commerciali, consente l’applicazione di dazi o di quote
all’importazione nei confronti di un determinato prodotto allo scopo di proteggere in via eccezionale e
temporanea la produzione comunitaria.

•Quando e a chi è applicata la misura di salvaguardia (dazio e/o quota): • La misura di salvaguardia è
applicabile se, nel corso del procedimento, sono accertate tre condizioni: •Incremento, improvviso,
evidente e rilevante delle importazioni del prodotto in esame; • Esistenza di una grave crisi attuale o di
una minaccia di potenziale crisi di un settore produttivo comunitario, derivante da un repentino e
sostanziale incremento delle importazioni; •Interesse della Comunità: i benefici derivanti dalla
introduzione del dazio devono essere superiori ai costi che ne deriverebbero (ad esempio a carico dei
consumatori). • La Salvaguardia è applicata erga omnes, cioè alle importazioni del prodotto in esame
provenienti da tutto il mondo extra-UE.

- Barriere non tariffarie - L’espressione “barriere non tariffarie” fa riferimento ad ogni forma di ostacolo
protezionista al commercio diversa dai dazi. In questa categoria rientrano molte misure diverse fra loro
queste misure di protezione variano da paese a paese.

Barriere Non Tariffarie Esplicite •In questa categoria si fa riferimento alle forme più comuni di NTB, le più
vicine ai dazi per caratteristiche tecniche, intorno alle quali si è discusso nel corso di negoziati multilaterali
ed in sede di round del WTO, con il risultato di arrivare all’emanazione di norme in grado di porre
trasparenza nell’utilizzo di dette barriere in modo da poter renderle esplicite.
Barriere Para-Tariffarie • pur non essendo configurabili come dazi, impongono comunque il pagamento di
una somma di denaro che come per i dazi può essere fissa o ad valorem. All’interno di questa fattispecie
rientrano le tasse doganali (custom fees) e gli oneri sull’import (charges on import).

Proibizioni e Contingentamenti • Secondo la terminologia del WTO proibizioni e quote, come altre
restrizioni indirizzate alle importazioni, sono misure che vengono applicate alla frontiera e hanno un effetto
diretto sulle importazioni. Il loro obiettivo esplicito è quello di limitare, la quantità di specifici prodotti
importati e di restringere o bandire in toto l’entrata nel mercato interno.Una proibizione è definita dal WTO
come: “Un’interdizione incondizionata dell’import”. Un contingentamento è definito dal WTO: “una
restrizione data da un governo che consiste nello stabilire una quantità massima di una specifica tipologia

di beni da poter importare nel paese”. Esistono diversi tipi di quota, a livello mondiale o su un area (es paesi
extra UE). Le quote possono essere di natura permanente o stagionale ed essere decise per motivi
economici o politici.

Licenze Non Automatiche All’Import • Le licenze non automatiche all’import, si configurano come una NTB
soggetta ad accordi e quindi vincolata da un certo grado di controllo, rientrando così nella categoria
“barriers on the board”. si intende ogni pratica che richiede, come “condizio sine qua non” per
l’importazione di un bene in un determinato paese, l’ ottenimento di una licenza per l’import non garantita
automaticamente. Spesso gli stati prevedono infatti il rilascio automatico di una certificazione che abilita un
soggetto ad importare determinate categorie di beni, con l’intento principale di dare un’approvazione o di
poter utilizzare i dati raccolti per fini statistici.

Barriere Tecniche al Commercio • Attualmente indicate come il principale ostacolo al commercio tra gli
stati. All’interno di questa vasta gamma di misure, le regolamentazioni e la richiesta di standard si
affermano come forme di TBT più utilizzate, seguiti da test e certificazioni e dalle norme riguardanti la
marca, l’etichettatura e le caratteristiche del packaging. Gli effetti provocati dalle TBT citate, spesso
introdotte in modo congiunto, si traducono in un aumento dei costi delle esportazioni.

Ispezioni Pre Imbarco •Un'ispezione pre-imbarco è finalizzata ad accertare le caratteristiche dei vostri
prodotti prima che vengano caricati per accertarne la corrispondenza ai requisiti contrattuali o normativi.

Il nuovo codice doganale comunitario (NCDC) 30 Ottobre 2013 entra in vigore il nuovo codice doganale
comunitario REGOLAMENTO (UE) N. 952/2013 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 9
ottobre 2013 che istituisce il codice doganale dell'Unione.

•Il codice doganale comunitario, che stabilisce e definisce la legislazione applicabile alle importazioni e alle
esportazioni di merci tra la Comunità ed i paesi terzi, è stato aggiornato in seguito alla scadenza del trattato
CECA e ai due allargamenti successivi dell'Unione europea. È inoltre stato reso conforme alla convenzione
internazionale per la semplificazione e l’armonizzazione dei regimi doganali e alla Carta dei diritti
fondamentali dell’Unione europea. Il provvedimento reca una serie di innovazioni, rispetto al previgente
Reg. 2913/92, grazie anche all'introduzione dell'informatizzazione di numerose procedure ed allo
snellimento dei sistemi di controllo.

Il nuovo Codice disciplina i principi cardine generali della materia, in termini soprattutto di
rappresentanza, sanzioni e controlli, delegando alle prossime disposizioni di attuazione tutta la
regolamentazione di dettaglio. Il codice doganale aggiornato concerne: • le disposizioni generali relative al
campo di applicazione della legislazione doganale, al ruolo delle dogane e ai diritti e agli obblighi delle
persone ai sensi della legislazione doganale • i principi in base ai quali sono applicati i dazi all'importazione
o all'esportazione e le altre misure nel quadro degli scambi di merci (tariffa doganale comune, origine delle
merci, valore in dogana).

• l'obbligazione doganale e le garanzie di tale obbligazione • il trattamento doganale delle merci introdotte
nel territorio doganale della Comunità • le norme in materia di posizione doganale, vincolo di merci a un
regime doganale, verifica, svincolo e rimozione delle merci • l'immissione in libera pratica e l'esenzione dai
dazi all'importazione.

Principali novità Il nuovo codice doganale individua i regimi doganali speciali e li raggruppa in quattro
funzioni economiche. L’art. 210 stabilisce che ”Le merci possono essere vincolate a una delle seguenti
categorie di regimi speciali: • transito, che comprende il transito esterno e interno • deposito, che
comprende il deposito doganale e le zone franche • uso particolare, che comprende l'ammissione
temporanea e l'uso finale • perfezionamento, che comprende il perfezionamento attivo e passivo”.

I REGIMI DOGANALI La merce che si trova o viene introdotta nel territorio doganale dell’UE deve essere
vincolata ad un regime doganale. I regimi doganali, sono tre: • Immissione in libera pratica – detto regime
consente alla merce non unionale, , di essere equiparata alla merce unionale ed essere destinata, a seguito
dell’assolvimento delle misure di fiscalità interna (IVA e accise), al consumo all’interno del territorio
doganale dell’UE • Esportazione – detto regime consente alla merce unionale di uscire dal territorio
doganale dell’UE • Regimi speciali – detti regimi consentono alla merce unionale e non unionale,
rispettivamente, di uscire e di entrare nel/dal territorio doganale dell’UE per soddisfare determinate
esigenze economiche (e.g. essere lavorate nell’UE ovvero in Paesi terzi) in sospensione totale o parziale dei
tributi doganali.

I REGIMI SPECIALI -Transito: Interno Esterno- Deposito: Deposito doganale Zona franca -Uso particolare:
Ammissione temporanea Uso finale Perfezionamento: Perfezionamento attivo Perfezionamento passivo. I
regimi doganali, a seconda della propria finalità, si dividono in: • definitivi • sospensivi • economici • di
circolazione.

Il nuovo impianto comunitario qualifica come “regimi speciali” tutti quei regimi diversi dall’immissione in
libera pratica e dall’esportazione .Inoltre, il nuovo codice doganale dell’Unione non distingue più
esplicitamente tra regimi sospensivi, per i quali i diritti doganali, inclusa l’Iva, vanno garantiti e non pagati, e
regimi economici, per i quali è sempre necessaria un’apposita autorizzazione dell’Autorità doganale,
sebbene tale distinzione permanga nella pratica.

I regimi speciali-sono istituiti di diritto doganale unionale che disciplinano le operazioni qui viene
assoggettata la merce unionale e non, introdotta/esportata nel o dal territorio doganale dell'unione
europea, per le scelte del dichiarante. le merci, introdotti in un regime speciale non perdono la natura di
merci esterne o unionali. consentono l'esenzione totale o parziale, dal pagamento dei dazi doganali, dalle
misure di politica commerciale ed alle misure di fiscalità interna per soddisfare determinate esigenze
economiche. in particolare:

1-in transito interno consente alle merci unionali di circolare da un punto ad un'altro del territorio doganale
dell'unione europea, attraversando un paese o territorio extra Unione europea, senza che mutino la loro
posizione doganale.

2-il transito esterno consente la circolazione, da un punto ad un'altro territorio doganale dell'ue, di merci
non unionali senza l'assolvimento delle formalità di immissione in libera pratica, circolando quindi in
sospensione dei dazi doganali e della fiscalità nazionale.
3-il deposito doganale consente la detenzione di merci non unionali nel territorio doganale dell'unione
europea, senza il pagamento di dazi e della fiscalità nazionale. la durata di permanenza delle merci in un
regime di deposito non è soggetta ad alcuna limitazione. le merci devono essere tenute in luoghi autorizzati
e sottoposti a vigilanza dell'autorità doganale.

4-le zone franche sono aperti del territorio doganale dell'ue, separate l'arresto di esso, dove le merci anche
unionali possono essere introdotte immagazzinate e trasformate. è previsto un solo tipo di zona Franca

5-la missione temporanea consente il temporaneo utilizzo in uno Stato membro dell'unione europea, in
esonero totale o parziale dei dazi all'importazione, di merci non unionali che saranno in seguito ri esportate
senza aver subito modifiche. in generale, è previsto che le autorizzazioni per l'uso del regime di ammissione
temporanea siano rilasciate con la condizione che la posizione delle merci vincolate rimanga la stessa.

6-l'uso finale consente l'immissione in libera pratica di merci non unionali in esenzione da dazio OA dazio
ridotto in ragione del loro uso particolare.

7-il perfezionamento attivo consente l'importazione temporanea di merci non unionali al fine della loro
lavorazione all'interno dell'unione europea, senza che vengono assoggettate a dazi All'importazione OA
misure di politica commerciale. i prodotti compensatori, potranno essere riesportati ovvero vincolati ad
un'altro regime doganale.

-8-il perfezionamento passivo consente l'esportazione temporanea diversi unionali al fine nella loro
lavorazione in un paese terzo. il prodotto i compensatori potranno essere immessi in libera pratica in
esenzione totale o parziale dai dazi all'importazione su richiesta del titolare dell'autorizzazione.

IL PERFEZIONAMENTO-il regime di perfezionamento è tra i regimi speciali quello che ha subito maggior
cambiamenti. In particolare: -l'unica modalità applicabile di perfezionamento è quello con il sistema della
sospensione. L’operatore potrà scegliere liberamente se eri esportare i prodotti compensatori o dichiararli
per altro regime,-estensione della possibilità di utilizzo di merci equivalenti e dell'importazione anticipata
anche a regime di perfezionamento passivo,-introduzione di nuove modalità di calcolo delle obbligazioni
doganale per i prodotti compensatori.

Per tutti i regimi è previsto: • il rilascio di un’autorizzazione • l’obbligo della prestazione di una garanzia. Il
Legislatore unionale ha di fatto esteso a tutti i regimi speciali la disciplina previgente in materia di garanzia
applicata al transito (tranne che per il regime dell’ammissione temporanea) • l’obbligo di tenuta delle
scritture contabili) • la possibilità di trasferire i diritti e gli obblighi relativi a tali regimi • la possibilità di far
circolare le merci vincolate a tali procedure senza l’applicazione del regime del transito • l’utilizzo delle
merci equivalenti tranne che nei casi indicati dall’art. 223, par. 3), Reg. 952/2013 e dall’art. 169, Reg.
delegato 2446/2015. (La merce equivalente avrà lo stesso codice di nomenclatura, le stesse caratteristiche
tecniche e la stessa qualità commerciale della merce non unionale che sostituisce).

Il transito •Il regime doganale del transito può essere: –esterno: transito comunitario (o unionale) esterno
T1 (art. 226, Reg. UE 952/13) • altre tipologie di transito esterno (regime Tir, Ata, manifesto renano,
formulario NATO 302 e procedura postale) –transito unionale interno T2 (art. 227, Reg. UE 952/13)

Il transito interno •Consente alle merci unionali di circolare da un punto a un altro del territorio doganale
dell'Unione, attraversando un paese o un territorio non facente parte della Comunità europea, senza che
muti la loro posizione doganale. •Le merci soggette al regime del transito comunitario interno devono
essere accompagnate dal Documento Amministrativo Unico (DAU) con la dicitura T2.

Il transito esterno •Merci non unionali possono circolare da un punto a un altro del territorio doganale
dell'Unione senza che siano soggette ai dazi all’importazione e ad altre imposte, né alle misure di politica
commerciale, nella misura in cui non vietino l'entrata o l'uscita delle merci nel o dal territorio doganale
dell'Unione. •Le merci soggette al regime del transito unionale esterno devono essere accompagnate dal
Documento Amministrativo Unico (DAU) con la dicitura T1.

L’obbligato principale è il titolare del regime del transito comunitario esterno, il quale deve: –presentare
alla dogana di destinazione le merci intatte e rispettare le misure di identificazione prese dalle autorità
doganali –rispettare le disposizioni relative al funzionamento del regime di transito comunitario •Tali
obblighi gravano altresì sullo spedizioniere o sul destinatario che accetta le merci sapendo che sono
soggette al regime del transito comunitario esterno.

Il funzionamento del transito comunitario 1.Procedure da seguire presso l’ufficio di partenza •Le merci che
circolano vincolate al regime di transito devono essere trasportate fino all’ufficio di destinazione seguendo
un itinerario economicamente giustificato. Per determinate merci ovvero quando le autorità doganali o
l’obbligato principale lo ritengono necessario, l’ufficio di partenza deve stabilire un itinerario vincolante,
indicando nella dichiarazione di transito (casella 44) gli Stati membri da attraversare .La dichiarazione
doganale (T1 o T2) deve essere presentata alla dogana di partenza dall’obbligato principale, il quale dovrà
altresì prestare idonea garanzia (nel transito unionale la garanzia globale può essere fornita unicamente
sotto forma di impegno assunto da un fidejussore. Non sono quindi ammessi certificati di cui all’art. 162 RE
«Responsabilità delle associazioni garanti per le operazioni TIR») •L’ufficio di partenza fissa la data limite
entro la quale le merci devono essere presentate all’ufficio di destinazione, adotta le misure di
identificazione che ritiene necessarie e sigilla le merci –L’ufficio di partenza può dispensare dalla sigillatura
quando, tenuto conto di altre eventuali misure di identificazione, la descrizione delle merci nella
dichiarazione di transito ne permette comunque l’identificazione. Al riguardo, il Reg. CE 1192/2008 ha
chiarito che le merci sono identificabili quando la loro descrizione è sufficientemente particolareggiata così
da consentire il riconoscimento immediato della loro quantità a natura •Infine, al momento dello svincolo
delle merci, l’ufficio di partenza notifica l’operazione di transito comunitario all’ufficio di destinazione,
utilizzando il messaggio «avviso di arrivo previsto» e a ciascun ufficio di passaggio, con il messaggio «avviso
di passaggio previsto» Le semplificazioni in materia di transito unionale (233, par. 4, Reg. 952/2013) Per
ottenere la concessione delle relative semplificazioni, l’art. 191, Reg. delegato 2446/2015 stabilisce che i
richiedenti devono possedere i criteri previsti per la concessione dello status di AEO, con particolare
riferimento al rispetto di standard di competenza. •Sotto il profilo soggettivo, in particolare,
l’autorizzazione alla semplificazione è concessa agli operatori economici che –sono stabiliti nell’Unione
Europea –ricorrono regolarmente al regime del transito comunitario o le autorità doganali sanno che sono
in grado di adempiere agli obblighi di tale regime –non hanno commesso infrazioni gravi o ripetute alla
legislazione doganale o fiscale (requisito già soddisfatto se il soggetto è un AEO) •Inoltre, l’autorizzazione è
concessa soltanto 1.se le autorità doganali possono assicurare la vigilanza e il controllo del regime senza
dovere creare un dispositivo amministrativo sproporzionato rispetto alle necessità delle persone in causa e
2.se le persone conserva scritture tali da permettere alle autorità competenti di effettuare un controllo
efficace (requisito già soddisfatto se il soggetto è un AEO) Le semplificazioni in materia di transito unionale
(233, par. 4, Reg. 952/2013) Su richiesta, le autorità doganali possono autorizzare una delle seguenti
semplificazioni per quanto riguarda il vincolo delle merci al regime di transito unionale o la conclusione di
detto regime: •a) lo status di speditore autorizzato, che consenta al titolare dell'autorizzazione di vincolare
le merci al regime di transito unionale senza presentarle in dogana; •b) lo status di destinatario autorizzato,
che consenta al titolare dell'autorizzazione di ricevere le merci in circolazione in regime di transito unionale
in un luogo autorizzato, per concludere il regime conformemente all'articolo 233, paragrafo 2; •c) l'uso di
sigilli di un modello particolare, quando è richiesto il suggellamento per assicurare l'individuazione delle
merci vincolate al regime di transito unionale; •d) l'uso di una dichiarazione in dogana con requisiti in
materia di dati ridotti per vincolare le merci al regime di transito unionale; •e) l'uso di un documento di
trasporto elettronico come dichiarazione in dogana per vincolare le merci al regime di transito unionale.

I DEPOSITI il deposito doganale come qualsiasi luogo, autorizzato dall’autorità doganale e sottoposto al suo
controllo, in cui le merci possono essere immagazzinate alle condizioni stabilite •Il deposito doganale è un
regime speciale che permette di detenere, senza pagamento dei dazi e della fiscalità interna, merce non
comunitaria all’interno dell’Unione Europea –Facilitare lo stoccaggio e la trasformazione delle merci allo
stato estero –Sospende l’applicazione dell’imposizione daziaria e delle misure di politica commerciale, che
sono rinviate al successivo momento in cui la merce verrà immessa in libera pratica •Le merci devono
essere custodite in luoghi fisici autorizzati e sottoposti al controllo dell’autorità doganale.

I principali vantaggi 1.Il deposito doganale favorisce l’approvvigionamento senza dover anticipare il
pagamento dei diritti doganali rispetto al momento dell’effettiva immissione in consumo 2.Il deposito
doganale offre agli operatori economici facilitazioni in quanto favorisce il commercio, soprattutto di
transito, consentendo in qualsiasi momento la riesportazione all’estero delle merci depositate e la loro
vendita sul territorio nazionale scegliendo il momento più vantaggioso 3.I soggetti che ottengono
l’autorizzazione a gestire un deposito doganale possono anche gestire il c.d. deposito fiscale, che consente
di introdurre beni comunitari o nazionali in sospensione dell’Iva Possono essere vincolate al regime –merci
non comunitarie, senza che tali merci siano soggette a dazi all’importazione e alle misure di politica
commerciale –merci comunitarie per le quali una normativa europea specifica prevede, a motivo del loro
collocamento nel deposito doganale, il beneficio di misure connesse in genere con l’esportazione delle
merci •Il regime sarà concluso (appurato) quando la merce viene estratta dal deposito per essere dichiarata
ad altra regime doganale e gli elementi della tassazione saranno rilevati all’atto dell’estrazione della merce
dal deposito, allorché questa venga destinata all’immissione in consumo Operazioni ammesse sulle merci
immagazzinate nel deposito •manipolazioni usuali destinate ad assicurarne la conservazione, migliorarne la
presentazione commerciale e prepararle per la distribuzione e la vendita altre più importanti lavorazioni,
vincolando le merci all’apposito “regime di perfezionamento attivo” •rimozione temporanea •l’autorità
doganale può consentire che le merci vincolate vengano trasferite da un deposito a un altro.

Tipologia di depositi -Deposito pubblico può essere utilizzato da qualsiasi persona per l’immagazzinamento
delle merci Tipo I: gestito sotto la responsabilità del depositario Tipo II: gestito sotto la responsabilità di
ciascun depositante utilizzatore Tipo III: gestito direttamente dall’autorità doganale.

Deposito privato destinato unicamente a immagazzinare merci del depositario .Tipo privato: gestito sotto
la responsabilità del depositante/depositario. Tipo privato: si differenzia del tipo C per gli elementi di
tassazione (specie, valore, quantità) che sono quelli riconosciuti al momento dell’introduzione in deposito
Tipo privato: come il tipo C ma non è necessario predeterminare il locale di stoccaggio, anche se l’esatta
ubicazione delle merci deve poter essere indicata in qualsiasi momento all’ufficio doganale di controllo.

Novità Merci vincolabili al regime. Il nuovo codice doganale prevede la possibilità di custodire merce
equivalente in regime di deposito. All’interno del deposito sarà infatti possibile stoccare insieme merce non
unionale, merce unionale e merce equivalente. La merce equivalente dovrà avere lo stesso codice di
nomenclatura, le stesse caratteristiche tecniche e la stessa qualità commerciale della merce non unionale
che sostituisce.

Novità Merci vincolabili al regime- Limitazione Nel deposito doganale non può essere utilizzata
l’equivalenza per: 1) le merci sensibili indicate es. merci biologiche; 2) le merci ed i prodotti che sono stati
geneticamente modificati o che contengono elementi che sono stati sottoposti a modificazione genetica; 3)
le merci sottoposte a dazio antidumping provvisorio o definitivo, ad un dazio compensativo, ad un dazio di
salvaguardia, ad un dazio addizionale derivante da una sospensione di concessioni qualora fossero
dichiarate per l’immissione in libera pratica.

Novità Lavorazioni e Garanzia Nel deposito doganale è possibile svolgere l’attività di trasformazione anche
in regime di uso finale oltre che di perfezionamento attivo. Si permette la circolazione delle merci vincolate
al regime di deposito doganale, in procedura semplificata, senza utilizzo del regime del transito entro il
termine di 30 giorni – prorogabile – entro cui tale movimentazione deve concludersi. Deve essere possibile
l’Amministrazione doganale verificare l’ubicazione delle merci e la movimentazione delle stesse. il termine
per il rilascio di un’autorizzazione al deposito doganale rimasto invariato a 60 giorni. La durata di
permanenza delle merci in regime di deposito doganale non è soggetta ad alcuna limitazione. È previsto
l’obbligo di prestazione della garanzia.

Zone franche Il regime delle Zone franche nel nuovo codice unionale è previsto in una sola tipologia, quella
interclusa (art. 243 Reg. 952/2013), in cui il perimetro e i cui punti di entrata e di uscita sono sottoposti a
vigilanza doganale. •L’art. 211 non prevede per tale regime né la necessità di rilasciare un’autorizzazione né
la prestazione di una garanzia. •L’art. 243si limita a prevedere che gli Stati membri devono destinare alcune
parti del territorio dell’Unione a zona franca. •L’art. 223, ha previsto la possibilità di autorizzare, se viene
garantita la vigilanza doganale, l’utilizzo delle merci equivalenti anche nelle zone franche. Ciò
permetterebbe di utilizzare merce unionale equivalente al posto di quella non unionale stoccata nella zona
franca.

Il regime di perfezionamento attivo consente di sottoporre a lavorazione, sul territorio doganale della
Comunità, merci non unionali, senza essere soggette né a dazi all’importazione, né a misure di politica
commerciale Nella nozione più generale di «perfezionamento» rientra: •la lavorazione, il montaggio,
l’assemblaggio ed il loro adattamento ad altre merci; •la trasformazione delle merci prima oggetto di
specifico regime (trasformazione sotto controllo doganale) •la distruzione delle merci; •la riparazione di
merci; •l’utilizzazione di accessori alla produzione Il regime del perfezionamento passivo; •Il principale
elemento che caratterizza il nuovo impianto normativo del Reg. 952/2013 è rappresentato dalla possibilità
di utilizzare le merci equivalenti e l’importazione anticipata, in continuità con quanto analizzato
precedentemente con riferimento al regime di perfezionamento attivo. •Anche per tale regime,si vieta
l’uso dell’equivalenza se le merci vincolate al regime sono soggette ad un dazio antidumping, ad un dazio
compensativo, ad un dazio di salvaguardia, ad un dazio addizionale derivante da una sospensione di
concessioni qualora fossero dichiarate per l'immissione in libera pratica.

Uso particolare Ammissione temporanea Le merci non unionali (destinate alla riesportazione) vincolate al
regime di Ammissione temporanea possono essere riservate a uso particolare nel territorio doganale
dell'Unione in esenzione totale o parziale dai dazi all'importazione e senza essere soggette ad oneri o a
misure di politica commerciale.

Il regime di ammissione temporanea può essere utilizzato unicamente a condizione che siano soddisfatte le
seguenti condizioni : a) le merci non siano destinate a subire modifiche; b) sia possibile garantire
l'identificazione delle merci vincolate al regime; c) il titolare del regime sia stabilito al di fuori del territorio
doganale dell'Unione, salvo che sia altrimenti disposto; d) siano soddisfatti i requisiti relativi all'esenzione
totale o parziale dai dazi stabiliti nella normativa doganale.

Uso particolare Uso finale Il regime di uso finale, permette di immettere in libera pratica merce in
esenzione da dazio o a dazio ridotto a causa del loro uso particolare. Si prevede la possibilità, in casi
eccezionali, di rilasciare un’autorizzazione all’uso finale ad un soggetto stabilito in un Paese terzo. In tal
caso l’autorità doganale competente è quella del luogo di primo utilizzo delle merci.Anche per il regime di
uso finale è stato previsto l’obbligo di prestazione della garanzia •Possibilità di utilizzare merci equivalenti a
condizione che sia garantito l’ordinato svolgimento del regime in particolare per quanto attiene alla
vigilanza doganale.

Altri aspetti rilevanti sono: il trattamento doganale della partenza delle merci dal territorio doganale della
Comunità (merci in uscita dal territorio, esportazione e riesportazione, esenzione dai dazi); il comitato del
codice doganale e le procedure che consentono alla Commissione di adottare misure d'applicazione del
codice. Il codice istituisce processi moderni basati su procedimenti informatici, al fine di garantire in
generale la semplificazione e l'applicazione uniforme della normativa doganale; nonché migliorare i
controlli doganali e facilitare le procedure di sdoganamento, le quali diventano così integralmente
informatizzate. L’utilizzo di tecnologie dell’informazione e della comunicazione diventa la regola per le
autorità doganali che possono, così, scambiarsi dati. Tali sistemi concernono segnatamente: • le formalità
espletate dagli operatori economici • i regimi doganali (in particolare nel caso dello sdoganamento
centralizzato) e la registrazione/autorizzazione degli operatori economici (identificazione e registrazione
degli operatori economici: EORI; concessione dello status di operatore economico autorizzato nel settore
della "semplificazione doganale" o/e nel settore "sicurezza": AEO) • la gestione del rischio attraverso un
quadro comune per la Commissione e gli Stati membri che consenta alle autorità doganali di eseguire
controlli basati su analisi nazionali, comunitarie e internazionali.

Merci difettose o non conformi La sezione 3 (Titolo III, Capo 3) disciplina in maniera chiara il rimborso e lo
sgravio dei diritti. In particolare, l’art. 116 chiarisce le ipotesi in cui il soggetto passivo ha diritto allo sgravio
stabilendo che: “Fatte salve le condizioni stabilite nella presente sezione, si procede al rimborso o allo
sgravio degli importi del dazio all'importazione o all'esportazione per uno dei seguenti motivi: • importi del
dazio all'importazione o all'esportazione applicati in eccesso • merci difettose o non conformi alle clausole
del contratto • errore delle autorità competenti • equità. Si procede al rimborso dell'importo del dazio
all'importazione o all'esportazione pagato qualora la corrispondente dichiarazione in dogana venga
invalidata a norma dell'articolo 174.”

Novità AEO • Ulteriormente rafforzata la figura dell’Operatore Economico Autorizzato – AEO, già introdotta
nel 2006, che potrà trarre il massimo vantaggio beneficiando di controlli doganali ridotti. anche L’Autorità
doganale sarà alleggerita dall’onere di eseguire controlli indifferenziati, potendo rivolgere l’attenzione nei
confronti di chi non si qualificherà come soggetto affidabile.

Lo status di operatore economico autorizzato consta dei seguenti tipi di autorizzazione: a) un primo tipo per
un operatore economico autorizzato nel settore della semplificazione doganale, che consente al titolare di
beneficiare di alcune semplificazioni previste ai sensi della normativa doganale; oppure b) un secondo tipo
per un operatore economico autorizzato nel settore della sicurezza, che conferisce al titolare il diritto di
ottenere agevolazioni attinenti alla sicurezza.”:.Lo status di operatore economico autorizzato è
riconosciuto, fatti salvi gli articoli 39, 40 e 41, dalle autorità doganali di tutti gli Stati membri.

Novità in materia di sanzioni .Art. 42 NCDC- ciascuno Stato membro, in caso di violazione della normativa
doganale, dovrà prevedere sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive .E’ la prima volta che la normativa
comunitaria “richiama” gli Stati membri affinché prevedano sanzioni e ne fissa i principi.

Novità ITV e IVO • Modificata l’impostazione delle informazioni vincolanti in materia tariffaria (ITV) e di
origine (IVO). In particolare, le decisioni della Dogana obbligheranno anche il destinatario, e non più solo
l’Autorità doganale. Entrambe saranno valide per un periodo di tre anni (anziché 6, come inizialmente per
ITV).
Origine della merce • Art. 60 NCDC. Acquisizione dell’origine. La norma ripropone l’impostazione
precedente. Nei casi in cui alla formazione di un prodotto concorreranno due o più Paesi saranno
necessarie tre condizioni per stabilirne l’origine: 2) trasformazione o lavorazione sostanziale; 3) operazione
economicamente giustificata e impresa attrezzata a tale scopo (non intervento fittizio e assurdo, solo per
fruire regime preferenziale) 4) Fabbricazione di prodotto nuovo o fase importante del processo di
fabbricazione (c.d. salto di codice SA) • art. 36 Regolamento (CE) n. 450/2008, in ottica di semplificazione,
invece dava rilevanza solo al luogo in cui era avvenuta l’ultima “trasformazione sostanziale”, senza
previsione di alcuna altra condizione.

Novità “telematiche” Dichiarazioni e procedure elettroniche. Introdotta la formula della “dichiarazione


sommaria”, da presentarsi mediante un procedimento informatico, prima dell’arrivo della merce in dogana.
Tale dichiarazione dovrà contenere una firma elettronica o un altro mezzo di autenticazione. Potranno
essere presentati per via telematica anche tutti i documenti a corredo della dichiarazione, previa
autorizzazione (diversamente, in luogo della presentazione della documentazione di riferimento, la Dogana
potrà accettare di accedere ai relativi dati nel sistema informatico dell’operatore economico); •
“Sdoganamento centralizzato” - (mutuato all’attuale procedura di domiciliazione) • Su richiesta le Autorità
doganali potranno autorizzare gli operatori a presentare una dichiarazione presso l’Ufficio competente del
luogo in cui l’interessato è stabilito anche per le merci presentate fisicamente presso un altro Ufficio della
Comunità.

Novità – Regimi “Speciali” Drastica rimodulazione dei regimi sospensivi ed economici, definiti “speciali”
riproposti in sole 4 distinte declinazioni: 1) il TRANSITO, esterno ed interno; 2) il DEPOSITO, che
comprende il deposito doganale e le zone franche; 3) l’USO PARTICOLARE, che comprende l’ammissione
temporanea e l’uso finale; 4) il PERFEZIONAMENTO, attivo e passivo, nella cui configurazione transita
l’attuale previsione della trasformazione sotto controllo doganale, non più espressamente contemplata.

Classificazione Qualificazione della natura della merce oggetto di scambio necessaria per identificare le
formalità connesse all’importazione. Tale qualificazione costituisce il c.d. “Codice doganale” (o voce
tariffaria), che determina l’entità dell’aliquota daziaria eventualmente applicabile. Finalità della
classificazione •Quantificare il dazio dovuto all’importazione; •Determinare gli elementi in base ai quali
applicare le misure di carattere doganale, diverse dai dazi (misure di politica commerciale e divieti
economici), impiegando la nomenclatura doganale di riferimento; • Consentire, nelle movimentazioni
transnazionali, l’individuazione delle aliquote Iva, nonché, eventualmente, delle accise, delle restrizioni
quantitative, delle disposizioni sanitarie o fitosanitarie.

l Sistema armonizzato • 1988. Convenzione internazionale del Sistema Armonizzato di designazione e di


codificazione delle merci (alla quale hanno aderito quasi tutti gli Stati), finalizzata alla unificazione delle
varie nomenclature doganali fino ad allora esistenti. • Sistema comune che rappresenta le proprietà
caratteristiche delle merci movimentate. • Esso è costituito da: 1) codici di 6 cifre (prime 4, voce doganale;
successive 2, sottovoce di S.A.), descrizione delle merci relative; 2) note legali all’inizio di ciascun Capitolo e
di ciascuna Sezione. I codici del S.A. costituiscono la base alla quale ogni Stato aggiunge altre cifre –
estendendo quindi la descrizione – per adattarlo alle proprie esigenze specifiche. • L’U.E. ha aggiunto due
cifre, formando la c.d. Nomenclatura Combinata (N.C.) di 8 cifre, più altre 2 (codice TARIC) legate non alla
composizione fisica della merce, ma ad altre circostanze quali la destinazione di impiego, le modalità di
fabbricazione, etc., a cui corrispondono tassazioni finali diverse ovvero misure economiche specifiche. •
Fanno parte integrante del S.A. anche le norme delle “Note esplicative del Sistema Armonizzato” (norme
giuridiche internazionali).

Tariffa doganale della Comunità europea (TDC). Si tratta di una codificazione ad 8 cifre che riunisce tutti i
codici della Nomenclatura Combinata (NC, Allegato I al reg. CEE n. 2658/1987) e dei relativi dazi ad essi
applicabili, che si suddividono in: 1) autonomi, decisi dalla Comunità con proprio regolamento in ragione di
accordi bilaterali o concessi unilateralmente, come nei confronti dei Paesi in via di sviluppo; 2)
convenzionali, consolidati in sede al Gatt (General Agreement on Tariffs and Trade).

-Ruolo della Corte di Giustizia La Corte di Giustizia interpreta la Tariffa e la Nomenclatura Combinata in
modo che vengano applicate uniformemente in tutta la Comunità.

Origine delle merci - Ogniqualvolta un rapporto commerciale implica una cessione di beni tra Stati diversi si
impone al passaggio della frontiera doganale la necessità di stabilire l’origine dei prodotti oggetto della
transazione.

Regole di origine • a) Preferenziali • Trattamento daziario privilegiato basato su accordi di libero scambio o
a base unilaterale. • Trattamento preferenziale subordinato a due condizioni. 1) regola del “trasporto
diretto” i prodotti originari del Paese accordatario devono essere trasportati direttamente a destinazione;
2) le merci devono aver acquisito il carattere di prodotti “originari”, giustificato secondo le regole di
cooperazione amministrativa previste in ogni atto o accordo.

Gli effetti delle preferenze sono circoscritti ai soli profili daziari, senza avere alcun riflesso sulle misure di
politica economica o altre restrizioni o divieti all’importazione.

L’ORIGINE PREFERENZIALE- L’origine preferenziale è un’origine convenzionale, in quanto è determinata a


fronte: 1- Di accordi di libero scambio in vigore fra unione europea e determinati Paesi terzi, cosiddetti
‘’accordi’’, oppure

2-in base a preferenze adottate in via unilaterale dell’UE per favorire scambi commerciali con i Paesi in via
di sviluppo.

Gli accordi bilaterali prevedono benefici tariffari all’importazione nel Paese terzo/gruppo di Paesi terzi
firmatari dell’accordo per i beni originari dell’UE oppure all’importazione nell’UE per beni originari di tali
Paesi terzi/gruppo di Paesi.
Qualora sia presente, più di una regola di origine per la medesima classificazione doganale, l’operatore
economico potrà scegliere di applicare la regola a lui più favorevole.
b) Non preferenziali • Regola generale che connota tutte le operazioni ed i prodotti che vengono importati
da Paesi con i quali l’UE non ha perfezionato alcun accordo tariffario. • Si applica anche negli scambi con
Paesi con cui vigono accordi specifici laddove una spedizione di merci sia priva della documentazione
comprovante l’effettiva origine del prodotto. • L’aliquota daziaria applicabile è quella riportata nel testo
della tariffa doganale comune.
Determinazione
dell’origine • 1) Art. 23 CDC (nozione di merce originaria di un Paese): “sono originarie le merci
interamente ottenute in tale Paese”;

• 2) Artt. 24 e 25 CDC. Attribuzione dell’origine a prodotti la cui genesi non è univocamente determinabile;

• 3) Convenzione di Kyoto. Criterio della regola percentuale ad valorem (c.d. criterio del valore aggiunto);

• 4) Il c.d. “Roll up”, fenomeno utilizzato per eludere (senza configurare alcuna violazione) le regole di
origine basate sul contenuto locale delle componenti sia del bene finale che intermedie. L’assunto di base
è che un prodotto intermedio sarà considerato originario se sottoposto a lavorazioni tali per cui il
contenuto locale dello stesso è superiore ad una percentuale stabilita. Quando tale prodotto intermedio
utilizzato per la produzione di un altro bene, sarà il suo valore totale (non l’ammontare delle componenti
di costo originare) ad essere conteggiato ai fini della determinazione della percentuale di contenuto del
bene finale. La conseguenza sarà che l’effettiva percentuale di contenuto locale del bene finale è assai
inferiore a quella formalmente dichiarata alle autorità doganali. Una seconda forma di roll up si
manifesta, invece, fra produttori dislocati in fasi diverse del ciclo di lavorazione che non abbiano tra loro
rapporti per quanto riguarda l’assetto proprietario o societario;

• 5) Regole particolari: cumulo bilaterale; cumulo regionale; cumulo completo; cumulo diagonale; cumulo
multilaterale, etc.

Certificazione di origine La prova dell’origine viene data da un documento denominato certificato di


origine. Modello Eur. 1 Per i Paesi legati all’Unione da accordi bilaterali. Rilasciato dalle autorità doganali
del Paese di esportazione su domanda scritta dell’esportatore. Le autorità doganali del Paese di
esportazione intraprendono le iniziative necessarie per la verifica dell’origine delle merci e per il controllo
degli altri dati del certificato Eur. 1. La Dogana del Paese importatore non può rifiutare di accettare il
certificato né contestare all’importatore l’origine dichiarata, o qualsiasi altra irregolarità formale e/o
sostanziale. Può essere rilasciato anche ad esportazione avvenuta (dicitura “rilasciato a posteriori”).
Possono essere rilasciati duplicati in caso di smarrimento e/o furti (dicitura “duplicato”).

Modello Eur 2 Previsto per spedizioni contenenti unicamente prodotti originari e di valore unitario non
superiore ad un importo in euro variabile in ragione del diverso accordo. Compilato e firmato direttamente
dall’esportatore o, sotto la sua responsabilità, dal suo rappresentante autorizzato.

Form A •Utilizzato per tutti gli altri Paesi beneficiari del SPG o per quelli beneficiari di agevolazioni tariffarie
concesse unilateralmente dall’Unione. Rilasciato su richiesta scritta dell’esportatore o del suo
rappresentante autorizzato. Corredato di ogni altro documento giustificativo utile a comprovare che i
prodotti da esportare sono originari ed hanno quindi diritto al trattamento preferenziale. Stesse
considerazioni fatte per l’Eur 1 circa la competenza della Dogana di importazione a verificarne la
correttezza nonché relativamente alla possibilità di emettere copie a posteriori o duplicati.
Dichiarazione su fattura • Utilizzabile da qualsiasi esportatore per le spedizioni consistenti in uno o più colli
contenenti prodotti originari della Comunità, il cui valore non superi i 6.000,00 euro - o il valore precisato
nel singolo accordo -, o da un esportatore autorizzato. Redatta dall’esportatore, in lingua inglese o
francese, sulla fattura, sulla bolletta di consegna, o su altro documento commerciale. Recante la firma
manoscritta dell’esportatore, salvo che lo stesso non sia autorizzato. L’esportatore deve essere in grado di
presentare in qualsiasi momento alle autorità doganali che ne facciano richiesta tutti i documenti atti a
provare il carattere originario dei prodotti esportati.

- Valore delle merci - Procedura di valutazione di ciascuna transazione

Criterio base: valore di transazione Art. 29 Il valore di transazione corrisponde “al prezzo effettivamente
pagato o da pagare per le merci quando siano vendute per l’esportazione a destinazione del territorio
doganale della Comunità”.

Affinché l’equità e la centralità del metodo del valore di transazione non siano vanificate da particolari
situazioni in cui possono venire a trovarsi le parti contraenti è necessario che siano rispettate determinate
condizioni (pena l’inapplicabilità di tale regola).

• Non devono esistere restrizioni per la cessione o l’utilizzazione delle merci da parte del compratore, al di
fuori di quelle imposte o richieste dalla legge o dalle autorità pubbliche nella Comunità, o che limitino
l’area geografica nella quale le merci possono essere rivendute, ovvero non intacchino sostanzialmente il
loro valore; La vendita o il prezzo non deve essere subordinato a condizioni o prestazioni il cui valore non
possa essere determinato in relazione alle merci da valutare; Nessuna parte del prodotto, relativo a
qualsiasi rivendita o successiva cessione, deve ritornare direttamente o indirettamente al venditore, a
meno che non possa essere operata un’adeguata rettifica; Non devono esserci legami tra l’acquirente e il
venditore che abbiano influenzato la determinazione del prezzo.

Metodi alternativi di valutazione. Se il valore di transazione non può essere determinato, si dovrà ricorrere
ai c.d. “metodi alternativi”: • Valore di transazione di merci identiche; • Valore di transazioni di merci
similari; • Valore dedotto dal prezzo di rivendita in UE; • Valore calcolato o ricostruito sulla base dei costi di
produzione; • Valore calcolato con il c.d. “metodo ragionevole” (a condizione del rispetto dei principi
GATT). N.B. ciascuno di essi può essere utilizzato solo quando il precedente sia inadeguato/inapplicabile.

Elementi da aggiungere al valore di transazione

• Commissioni e spese di mediazione, escluse le commissioni di acquisto;

• Costo dei contenitori considerati, ai fini doganali, come formanti un tutt’unico con la merce;

• Costo dell’imballaggio, comprendente sia la manodopera che i materiali,

• Materie, componenti, parti ed elementi similari incorporati nelle merci importate;

•Utensili, matrici, stampi ed oggetti similari utilizzati per la produzione delle merci importate;

• Materie consumate durante la produzione delle merci importate;

• Lavori di ingegneria, di studio, di arte e di design, piani e schizzi, eseguiti in un Paese non membro della
Comunità e necessari per produrre le merci importate. •I corrispettivi e i diritti di licenza relativi alle
merci da valutare, che il compratore è tenuto a pagare, direttamente o indirettamente, come condizione
della vendita delle merci da valutare, nella misura in cui detti corrispettivi e diritti di licenza non sono stati
inclusi nel prezzo effettivamente pagato o da pagare;

•Il valore di ogni parte di rivendita di qualsiasi ulteriore rivendita, cessione o utilizzazione delle merci
importate spettante direttamente o indirettamente al venditore;
• Le spese di trasporto e di assicurazione delle merci importate e le spese di carico e di movimentazione
connesse al trasporto delle merci importate.

Elementi da sottrarre al valore di transazione

• Spese di trasporto delle merci dopo il loro arrivo nel luogo di introduzione del territorio doganale della
Comunità;

• Spese relative a lavori di costruzione, di installazione, di montaggio, di manutenzione, di assistenza


tecnica iniziati dopo l’importazione sulle merci importate (ad esempio, impianti, macchinari, materiale
industriale);

• Commissioni di acquisto;

• Spese relative al diritto di riproduzione nella Comunità delle merci importate;

• Interessi conseguenti ad un accordo di finanziamento concluso dal compratore e relativo all’acquisto di


merci importate;

• Dazi all’importazione e altre imposizioni da pagare nella Comunità a motivo dell’importazione e della
vendita delle merci.

Contenzioso doganale: aspetti sostanziali e sanzionatori •Il contenzioso doganale riguarda gli aspetti
impositivi quali dazi e imposte, ma anche tutto ciò che deriva dall’applicazione della normativa doganale
che, compete alle dogane.

Casi di contenzioso notevolmente aumentati .Grazie ai vari controlli che la legge impone in merito
all’entrata e all’uscita, al transito e alla circolazione delle merci tra i vari paesi, alla contraffazione,
all’etichettatura, alla corretta indicazione geografica dei prodotti, i casi di contenzioso sono notevolmente
aumentati:

• contestazioni mosse dall’ufficio procedente (durante la fase di accertamento dell’imposta o nella fase di
revisione dell’accertamento della stessa)

• violazione di norme tributarie, che originano sanzioni penali o amministrative

• violazione di altre norme che mirano a tutelare il consumatore.

Gli illeciti e i reati in materia doganale vengono risolti e trattati con il rito tributario o con quello penale o,
come previsto dalle singole leggi, a seconda della violazione dal Giudice civile ordinario o da quello
amministrativo.

Difesa del contribuente e impugnazione della pretesa tributaria • Il contenzioso tributario compie i suoi
primi passi nel verbale che viene redatto dall’ufficio durante la fase di accertamento doganale. Il verbale
non può essere impugnato autonomamente, ma deve recare l’indicazione di avvalersi di termini previsti
dallo statuto del contribuente. Questi è autorizzato a depositare le proprie osservazioni difensive entro
sessanta giorni dalla notifica del verbale. Nel caso di rifiuto, al verbale può seguire l’accertamento con la
relativa pretesa tributaria. Tale atto è impugnabile dinnanzi alla competente commissione tributaria
provinciale entro sessanta giorni dalla notifica. Nell’avviso di accertamento vi è un termine di grazia di dieci
giorni per il pagamento, trascorso il quale il procedimento viene iscritto a ruolo. In alternativa, entro trenta
giorni dalla notifica dell’avviso è possibile ricorrere ad una fase intermedia di contenzioso amministrativo
come prevede il contenzioso doganale; procedimento utile anche per contrastare le ordinarie contestazioni
che possono sorgere in fase di accertamento doganale. • Ex art. 22 D.lgs. 374/90, divenuto definitivo
l’accertamento doganale, formalizzato nella bolletta doganale, è possibile esperire i rimedi in sede civile
(tributaria) o amministrativa entro sessanta gg.
Sanzione con effetto immediato e sospensione del provvedimento • In casi eccezionali, gli Uffici delle
dogane possono anche irrogare la sanzione con effetto immediato, nell’ipotesi in cui vi sia una violazione
legata direttamente al pagamento del tributo. In questi casi, è possibile essere ammessi al pagamento
agevolato pari ad un quarto dell’importo irrogato nell’atto, qualora il pagamento avvenga entro il termine
di sessanta gg previsto per proporre ricorso. Naturalmente, se si sceglie il pagamento agevolato, non si può
più esperire il ricorso e lo stesso definisce la vertenza. • In caso l’autorità doganale dubiti della conformità
del provvedimento impugnato, può sospenderlo e, in tal caso, può richiedere al debitore di prestare una
garanzia. La sospensione dell’efficacia del provvedimento può anche essere richiesta direttamente alla
commissione tributaria.• Va detto che, in materia doganale, lo strumento del ricorso in autotutela va
utilizzato solo in caso vi siano errori oggettivamente evidenti o di diritto, e solo se comunque si è deciso di
non impugnare l’atto giudizialmente.

1. Contenzioso sostanziale tributario Il contenzioso “sostanziale tributario” sorge quando l’Autorità


doganale mette in discussione gli elementi della dichiarazione in dogana. I casi più diffusi
riguardano qualità, quantità, origine e valore o l’importo della somma dovuta dal debitore tenuto
ad adempiere l’obbligazione doganale.
2. Contenzioso sanzionatorio tributario- Il contenzioso “sanzionatorio tributario” sorge
prevalentemente a causa di una fattispecie identificabile nei c.d. reati di contrabbando .Tuld
prescrive come punibile chiunque “scarica o deposita merci estere nello spazio intermedio tra la
frontiera e la dogana più vicina” e ciò indipendentemente dal fatto che si sia verificata una frode in
danno all’Erario. Il Tuld elenca i c.d. “altri casi di contrabbando” e recita “Chiunque, fuori dei casi
preveduti negli articoli precedenti, sottrae merci al pagamento dei diritti di confine dovuti, è punito
con la multa non minore di due e non maggiore di dieci volte i diritti medesimi.” Il Tuld prevede poi
le aggravanti per il reato di contrabbando: • da cinque a dieci volte i diritti evasi: in caso siano stati
usati mezzi di trasporto appartenenti a persona estranea al reato ,oltre alla multa è aggiunta la
reclusione da tre a cinque anni, in alcuni casi (quando il colpevole viene sorpreso a mano armata,
quando tre o più persone colpevoli siano sorprese insieme riunite e in condizioni tali da frapporre
ostacolo agli organi di polizia, quando il fatto sia commesso con altro delitto contro la fede pubblica
o contro la pubblica amministrazione, ecc…). Oltre alla multa è aggiunta la reclusione fino a tre anni
quando l'ammontare dei diritti di confine dovuti è maggiore a Euro 49.993,03.
3. Violazioni in materia di tutela del consumatore Sono molto frequenti i casi in cui gli uffici doganali
riscontrano irregolarità nell’indicazione dell’origine geografica del prodotto, soprattutto
nell’etichettatura dei prodotti destinati all’importazione. Nei casi più gravi, in cui vengono indicati
dati falsi, vi è il rischio concreto per l’operatore di subire un procedimento penale o comunque
pesanti sanzioni, che possono comportare il sequestro della merce o un provvedimento interdittivo
e sanzionatorio. Merita di essere menzionato l’Accordo di Madrid e art. 517, secondo il quale la
dogana ha il compito di apporre il fermo amministrativo sulle merci, mentre l’autorità giudiziaria
può disporre il sequestro penale delle merci a fini “conservativi”. Nella prassi le dogane ricorrono
sempre meno al fermo amministrativo e procedono direttamente al sequestro penale, previo
comunicazione alla Procura della Repubblica competente. L’istanza per la regolarizzazione della
merce, che verrà sottoposta dalla dogana al nulla osta del magistrato inquirente, dovrà essere
predisposta con cura e basata su elementi concreti, poiché in difetto potrebbe “costituire
un’ulteriore prova della fondatezza dell’addebito”. Per completare il quadro normativo di
riferimento per la tutela del consumatore ricordiamo infine: • la Legge 24-12-2003, n. 350, art. 4
co. 49, nonché l’art. 517 c.p., che mira a rafforzare la tutela del “made in Italy” intensificando la
repressione di false o fallaci indicazioni di provenienza o di origine, riferite alle merci che devono
essere commercializzate nel territorio nazionale • la direttiva 2005/29/Ce, recepita nel nostro
ordinamento con Legge 25 gennaio 2006, n. 29, inerente la repressione delle pratiche commerciali
sleali tra imprese e consumatori.
FRODI E CONTRAFFAZIONI

La contraffazione e i diritti tutelati- • La contraffazione è un reato che colpisce profondamente


l'economia mondiale, lede il processo produttivo delle imprese determinando la perdita dei posti di
lavoro, mette in pericolo la salute, la sicurezza dei consumatori e l'ambiente. Spesso il consumatore
non è consapevole del danno e dei rischi a cui potrebbe andare incontro acquistando un prodotto che
viola i diritti di proprietà intellettuale: i beni di largo consumo contraffatti, come ad esempio farmaci,
generi alimentari, cosmetici, ricambi per auto, giocattoli, abbigliamento, prodotti elettronici e
informatici vengono prodotti con tecniche sofisticate e ingannevoli e distribuiti dalla criminalità
organizzata. • Le merci contraffatte presenti sul mercato interno possono arrivare: direttamente da
Paesi terzi: l'ingresso nel territorio italiano è attualmente in calo grazie anche ai controlli operati
dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei porti e negli aeroporti italiani; da altri Paesi dell'Unione,
dove vengono immesse in libera pratica per poi essere destinate al consumo in un altro Stato membro;
oppure, possono essere prodotte sul territorio nazionale: è una contraffazione normalmente "di
pregio" fatta in attrezzati opifici nei quali sono prodotti articoli di alta qualità immessi sul mercato da
organizzazioni criminali. • Il Regolamento UE n.608/2013 - pdf,in vigore dal 1 gennaio 2014, con cui
l'Unione Europea ha dettato la disciplina per la tutela dei Diritti di proprietà intellettuale e ha
regolamentato l'intervento delle Autorità doganali nel caso di merci sospettate di contraffazione,
all'art.2 definisce: le merci contraffatte: merci oggetto di un atto che viola un marchio nello Stato
membro in cui si trovano e a cui sia stato apposto senza autorizzazione un segno che è identico a quello
validamente registrato per gli stessi tipi di merci, o che non possa essere distinto nei suoi aspetti
essenziali da tale marchio; merci oggetto di un atto che viola un'indicazione geografica (IGP, DOP) nello
Stato membro in cui si trovano e su cui sia stato apposto un nome o un termine protetto rispetto a tale
indicazione geografica o che sono descritte da tale nome o termine; • merci con imballaggio, etichetta,
adesivo, prospetto, foglio informativo, documento di garanzia e ogni altro elemento analogo, anche
presentati in modo distinto, oggetto di un'azione che viola un marchio o un'indicazione geografica, che
contiene un simbolo, un nome o un termine che è identico ad un marchio validamente registrato o a
un'indicazione geografica protetta, o che non possa essere distinto nei suoi aspetti essenziali da tale
marchio o indicazione geografica, e che può essere usato per gli stessi tipi di merci per cui sono stati
validamente registrati il marchio o l'indicazione geografica.

• le merci usurpative: • merci oggetto di un'azione che viola un diritto di autore o un diritto connesso o un
disegno o modello nello Stato membro in cui le merci sono state trovate e che costituiscono o
contengono copie fabbricate senza il consenso del titolare del diritto d'autore o del diritto connesso o del
disegno o modello, o di una persona da questi autorizzata nel paese di produzione.

• Principali novità introdotte dal Regolamento UE n. 608: tutela doganale estesa a nuovi diritti e violazioni;
nuova procedura specifica per le piccole spedizioni; scambio di informazioni promosso con i Paesi Terzi
per le merci in transito sospettate di violare un diritto di proprietà intellettuale; costituzione di una banca
dati elettronica centrale (COPIS) in cui confluiscono tutte le informazioni relative alle domande
d'intervento in cui si richiede il controllo delle autorità doganali a tutela dei DPI.

Diritti protetti • I diritti di proprietà intellettuale protetti :Marchi; Disegni e modelli; Diritti d'autore e
altri diritti connessi; indicazioni geografiche; Brevetti; Certificati protettivi complementari per i
medicinali e per i prodotti fitosanitari; Privative vegetali; Topografie di prodotti a semiconduttori;
Modelli di utilità; Denominazione commerciale.

L'intervento della dogana è previsto per: le merci in entrata o in uscita dal territorio doganale
dell'Unione; le merci dichiarate per l'immissione in libera pratica per l'esportazione o la riesportazione;
le merci vincolate a un regime sospensivo o poste in zona franca o in un deposito franco.
• Sono escluse dall'ambito di applicazione del Regolamento n.608/2013:

• le merci immesse in libera pratica nell'ambito del regime della destinazione particolare;

• le merci contenute nei bagagli personali dei viaggiatori, a condizione che siano prive di carattere
commerciale;

• le merci fabbricate con il consenso del titolare del diritto e quelle la cui fabbricazione è effettuata da una
persona debitamente autorizzata da un titolare del diritto a produrne un certo quantitativo, ma che sono
prodotte in quantità superiore a quella convenuta tra tale persona e il titolare del diritto;

• Il più recente Regolamento sul marchio dell'Unione europea, entrato in vigore il 23 marzo 2016, consente
all'autorità doganale di controllare anche le merci in transito nell'Unione destinate ai Paesi terzi, qualora
si accerti la violazione di un diritto di proprietà intellettuale si applica: alle merci che attraversano il
territorio di un paese o un territorio non facente parte del territorio doganale dell'Unione in regime di
transito unionale esterno come disciplinato dal Codice doganale UE.

•Norme Unionali • Regolamento UE 2424/2015, apporta modifiche al marchio comunitario, che sarà
d’ora in avanti denominato “marchio dell’Unione europea”. Il Regolamento è volto a rafforzare la
protezione dei marchi e a lottare più efficacemente contro la contraffazione e a “… impedire l’ingresso
di prodotti contraffatti e la loro immissione in tutte le situazioni doganali, compresi il transito, il
trasbordo, il deposito, le zone franche, la custodia temporanea, il perfezionamento attivo o
l’ammissione temporanea anche quando detti prodotti non sono destinati all’immissione sul mercato
dell’Unione…”. • Linee guida della Commissione europea - pdf. Comunicazione della Commissione sulla
tutela dei diritti di proprietà intellettuale concernenti merci introdotte nel territorio doganale
dell’Unione senza essere immesse in libera pratica, comprese le merci in transito. • La Comunicazione
della Commissione, chiarisce all’art. 2.1 che “….. le merci terze in transito nell’Unione europea possono
essere classificate come merci sospettate di violare un diritto di proprietà intellettuale laddove sia
dimostrato che sono destinate a essere messe in vendita nell’Unione europea…” • Regolamento UE
n.608/2013 -: in vigore dal 1^ gennaio 2014 - detta la disciplina per la tutela dei diritti di proprietà
intellettuale e regolamenta l’intervento delle Autorità doganali nel caso di merci sospettate di
contraffazione. • Regolamento di applicazione UE n. 1352/2013 - pdf della Commissione: stabilisce i 2
nuovi formulari di cui al Regolamento UE n.608/2013 da utilizzare per la presentazione alle autorità
doganali delle domande d’intervento nazionali o unionali e della richiesta di proroga.

• Regolamento n. 2018/582 - pdf - recante modifica del regolamento di esecuzione (UE) n. 1352/2013 che
stabilisce i formulari di cui al regolamento (UE) n. 608/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio
relativo alla tutela dei diritti di proprietà intellettuale da parte delle autorità doganali • Formulario -
istanza di tutela - pdf • Manuale per la compilazione delle istanze di tutela - pdf e delle richieste di
proroga ad uso dei titolari dei diritti-pdf e Allegati (sito UE)

• Regolamento (CEE) n. 2658/87 del Consiglio del 23 luglio 1987,relativo alla nomenclatura tariffaria e
statistica e alla tariffa doganale comune.

Norme Nazionali • Il codice penale costituisce la base giuridica che disciplina il contrasto alla
contraffazione : gli artt. 473, 474, 517 ter e quater - prevedono diverse ipotesi criminose relativamente
ai prodotti industriali con marchi o altri segni distintivi, nazionali o esteri, contraffatti o alterati, brevetti
e prodotti agro-alimentari. • Nota n° 23166 del 3 marzo 2015 - pdf - Domande di proroga per
l’intervento dell’autorità doganale nei confronti di merci sospettate di violare diritti di proprietà
intellettuale ai sensi del Reg (UE) n.608/2013 e del Regolamento di applicazione UE n.1352/2013 - pdf.
• Il Decreto legislativo n. 131 del 13 agosto 2010 - pdf - “ Modifiche al Decreto legislativo 10 febbraio
2005 n. 30, recante il codice della proprietà industriale, ai sensi dell'articolo 19 della legge 23 luglio
2009, n. 99" • La Legge n. 99 del 23 luglio 2009 - pdf: rafforza i poteri di contrasto alla contraffazione,
inasprisce il trattamento sanzionatorio ed interviene anche sul piano processuale, dotando le Forze
dell’ordine e l’Agenzia delle dogane di strumenti investigativi migliori. • Il Decreto legislativo n. 30 del
10 febbraio 2005 - pdf: è il Codice dei diritti di proprietà industriale. • La legge finanziaria del 2004 -
pdf: introduce alcune norme che rafforzano l’intervento doganale di contrasto al fenomeno della
contraffazione.

•Prassi • Comunicato del 15 giugno 2018 - Uscita del Regno Unito dall’UE. Regole in materia di tutela
doganale dei diritti di proprietà intellettuale - pdf - pubblicato 15/06/2018 • Comunicato del
15/05/2018 - Pubblicazione del Regolamento di esecuzione (UE) 2018/582 di modifica del Regolamento
(UE) n. 1352/2013. che stabilisce i formulari di cui al Regolamento (UE) n. 608/2013 del Parlamento
europeo e del Consiglio relativo alla tutela dei diritti di proprietà intellettuale - pdf • Nota n. 99713/RU
del 5 settembre 2017 - pdf - Regolamento (UE) n° 608/2013, art 24 - Svincolo anticipato delle merci.
Codice penale, art 517 ter - Introduzione nel territorio dello Stato di beni realizzati usurpando titoli di
proprietà industriale • Nota n° 116727 del 18 ottobre 2016 - pdf - Istruzioni operative per la gestione
delle domande di intervento ai sensi del Reg.to (UE) n.608/2013 e del Regolamento di applicazione (UE)
n.1352/2013 • Nota n. 58694 del 16/06/2015 - pdf - Istruzioni operative - Domande di proroga per
l’intervento dell’autorità doganale nei confronti di merci sospettate di violare diritti di proprietà
intellettuale ai sensi del Reg.to (UE) n.608/2013 e del Regolamento di applicazione (UE) n.1352/2013.

Nota n° 23166 del 3 marzo 2015 - pdf - Istruzioni operative - Domande di proroga per l’intervento
dell’autorità doganale nei confronti di merci sospettate di violare diritti di proprietà intellettuale ai
sensi del Reg (UE) n.608/2013 e del Regolamento di applicazione UE n.1352/2013 • Nota n° 22965 del
28 febbraio 2014 - pdf (461 KB) - Regolamento (UE) N. 608/2013 del Parlamento Europeo e del
Consiglio del 12 giugno 2013 e relativo e Regolamento di esecuzione (UE) N. 1352/2013 della
Commissione del 4 dicembre 2013. Circolare 24/D del 30 dicembre 2013. Progetto FALSTAFF –
Trasmissione on-line delle istanze di tutela. • Circolare 24/D del 30 dicembre 2013 - pdf - Intervento
dell’autorità doganale nei confronti di merci sospettate di violare diritti di proprietà intellettuale.
Regolamento UE 608/2013 che abroga il Reg. 1383/2003. Regolamento di applicazione UE n.
1352/2013 che abroga il Reg. 1891/2004 • Nota n° 169333 del 4 febbraio 2010 - pdf (231 KB) -
Regolamento (CE) del Consiglio n.1383 del22 luglio 2003 e relativo Regolamento (CE) della
Commissione n.1891 del 21 ottobre 2004. Circolare n.32/d del 23 giugno 2004 progetto FALFASTAFF –
trasmissione on line delle istanze di tutela.

L’attività di contrasto: il ruolo dell’agenzia delle dogane • Il ruolo nevralgico dell’Agenzia delle Dogane
e dei Monopoli deriva dalla sua esclusiva competenza nella gestione del cd. “momento doganale”,
ovvero della fase in cui la merce deve essere dichiarata in dogana per poi essere eventualmente
sottoposta ai controlli finalizzati all’ingresso nel territorio doganale dell’Unione o all’uscita dal
medesimo. • I funzionari della dogana italiana, oltre alle attività amministrative, svolgono anche
funzioni di polizia giudiziaria e tributaria; gli stessi • proteggono il mercato interno dell'UE
dall’importazione di merci contraffatte provenienti dai Paesi terzi che entrano attraverso il territorio
doganale italiano; • operano negli spazi doganali bloccando le merci sospettate di contraffazione per
accertare l’autenticità dei prodotti e tutelare i titolari dei diritti; •svolgono indagini sull’intero territorio
su delega dell’Autorità giudiziaria procedendo alla visita delle merci e al loro sequestro, ai controlli a
posteriori con accesso presso i locali commerciali delle aziende, così come previsto dal codice doganale
e dalle norme nazionali. • Il fenomeno della contraffazione è correlato, come ormai noto, a reti di
criminalità organizzata internazionale che beneficiano dei relativi proventi. • Le azioni di prevenzione e
contrasto vengono pertanto coordinate tra Autorità ed Enti pubblici di livello internazionale (OMD,
EUROPOL), europeo (Consiglio UE, Commissione UE e OLAF) e nazionale (tra gli altri, Ministero dello
Sviluppo economico, Ministero degli interni, Forze di Polizia, Autorità Giudiziaria, Ministero politiche
agricole e forestali, Ministero dei beni culturali), per assicurare lo scambio di informazioni, conoscenze,
iniziative e, soprattutto, collaborazioni di carattere giuridico-operativo per effettive azioni repressive
sul campo. • Tra i settori di intervento sul fronte della contraffazione, nel settore farmaceutico
l’Agenzia partecipa alla Task Force nazionale IMPACT ITALIA, di cui fanno parte, tra gli altri, l’A.I.F.A.
(Agenzia Italiana del Farmaco), il Comando Carabinieri del N.A.S. e il Ministero della Salute, compagine
deputata al contrasto della contraffazione farmaceutica. • Appositi Protocolli d'intesa stipulati
dall’Agenzia delle dogane con le associazioni di categoria di produttori e dei consumatori
maggiormente rappresentative della realtà economica nazionale, sono volti a rafforzare la reciproca
cooperazione e a porre in essere ogni utile proposta e intervento per accrescere l'efficacia del
contrasto dei traffici illeciti di prodotti contraffatti e di merci usurpative.

Richiesta di tutela dei diritti di proprietà intellettuale • Dal 1° gennaio 2014 il quadro giuridico di
riferimento per chiedere la tutela doganale dei diritti di proprietà intellettuale è costituito dal: • Reg.
UE n. 608/2013 Regolamento di base, il quale detta la disciplina per la tutela dei dpi e regolamenta
l’intervento delle Autorità doganali nel caso di merci sospettate di contraffazione • Reg. UE n.
1352/2013, Regolamento di esecuzione, il quale stabilisce i formulari da utilizzare per la richiesta di
tutela di un dpi da parte delle Autorità doganali. • Sono legittimati a presentare le domande di
intervento le persone ed entità indicate all’art. 3 del Reg. UE n. 608/2013. La richiesta può essere
presentata all’Autorità doganale per la tutela di uno o più DPI, come specificati all’art. 2del Reg. UE n.
608/2013, punti da 1 a 4. La domanda di intervento può essere: • nazionale, quando rivolta all’Autorità
doganale dello Stato membro, con richiesta di intervento in tale Stato membro; • unionale, quando
presentata in uno Stato membro, con richiesta all’Autorità doganale di detto Stato membro e di uno o
più altri Stati membri di intervenire nei rispettivi territori. • L’art. 3 del Reg. UE n. 608/2013 chiarisce ,
per entrambe le tipologie di domanda (nazionale e unionale), quali sono i soggetti titolati a presentare
una richiesta di intervento dell’Autorità doganale. • Un corso di formazione, in modalità e-learning, sul
Regolamento 608/2013, alla cui redazione hanno contribuito la Commissione europea e gli esperti degli
Stati membri, può essere scaricato gratuitamente sul sito web della Commissione.

Progetto F.A.L.S.T.A.F.F. • Elaborato ed avviato a partire dal 2004, il progetto FALSTAFF mira a
promuovere la circolazione di merci originali, conformi per qualità e per sicurezza, al fine di assicurare
la libera concorrenza del mercato. Il progetto si concretizza nell’implementazione nel sistema
informativo AIDA (Automazione Integrata Dogane e Accise) dell’Agenzia di una vetrina multimediale di
prodotti autentici. La corrispondente banca dati, è alimentata dalle informazioni rese disponibili dai
titolari di diritti di proprietà intellettuale e consente, di confrontare i prodotti sospettati di
contraffazione con i prodotti originali. Ogni titolare che richiede un intervento di tutela di un proprio
diritto di proprietà intellettuale genera, nella banca dati, una scheda in cui possono inoltre essere
registrate, per ogni prodotto, le informazioni di carattere tecnico che lo caratterizzano. E’ inoltre
possibile corredare le informazioni testuali con immagini e la “mappa” degli itinerari doganali. • Le
informazioni così registrate sono interrogabili dai funzionari doganali in tempo reale in modo tale da
reperire i contatti con i tecnici delle associazioni di categoria e/o degli enti di certificazione della qualità
dei prodotti posti sotto tutela per avvalersene in caso di necessità. La banca dati si integra, inoltre, con
il Circuito Doganale di Controllo e permette di definire ulteriori profili di rischio per intercettare già in
fase di acquisizione della dichiarazione doganale le operazioni doganali che presentano rischi di
contraffazione. Ciò è possibile in quanto il Circuito Doganale di Controllo analizza, in tempo reale, tutte
le dichiarazioni di importazione ed esportazione presentante in dogana e le indirizza automaticamente
ai canali di controllo abbinati ai profili di rischio elaborati anche in base ai parametri indicati, nelle
schede, dalle aziende. Con questa realizzazione l’Agenzia ha dato risposta concreta ad alcune delle
esigenze più pressanti nell’ambito della lotta alla contraffazione: identificare il maggior numero
possibile di prodotti contraffatti, intercettare le strategie di frode e minimizzare i tempi di intervento;
obiettivi, questi, raggiungibili soltanto con il ricorso a strumenti telematici. Di recente, il sistema
FALSTAFF è stato arricchito di nuove funzionalità per recepire le modifiche introdotte dal Regolamento
(UE) nr. 608/2013 e, in particolare, per realizzare un dialogo applicativo (del tipo system to system) con
la banca dati CO.PI.S. (anti-COunterfeit and anti PIracy information System), sviluppata dalla
Commissione Europea per lo scambio di dati tra gli Stati membri e la Commissione sulle decisioni
riguardanti le domande di tutela e il blocco delle merci.

FRODI ALIMENTARI. •Nel Medioevo la frode più comune era quella di utilizzare per la produzione del
pane farine mescolate con granaglie ammuffite. •Questo crimine con il passare del tempo e con
l’utilizzo del progresso tecnologico è enormemente aumentato, a causa soprattutto dei periodi di crisi
economiche e dei conflitti bellici. • Le frodi nel mondo alimentare crescono, alimentate dalla crisi,
poiché “il rischio di essere scoperti è piccolo ma il guadagno è grande”. La complessità e il carattere
transnazionale della catena alimentare, in combinazione con il carattere nazionale dei controlli, fa sì
che aumenti il rischio frodi. Il guadagno dei truffatori è ulteriormente rafforzato da sanzioni spesso
inefficaci, spesso molto basse e con grandi differenze tra gli stati dell'Ue. Negli Stati Uniti è l’FBI a
intervenire sugli alimenti contraffatti. la crisi economico-finanziaria sta acuendo il fenomeno, anche
per la crescente domanda di cibi a costi sempre inferiori. Si verifica una frode alimentare quando si
produce o si commercia un alimento non corrispondente alla normativa in vigore, oppure quei
comportamenti illeciti che alterano le informazioni su provenienza, qualità, composizione e
caratteristiche di un prodotto alimentare. La contraffazione alimentare consiste nel formare ex novo
un alimento con l'apparenza della genuinità in quanto prodotto con sostanze diverse, per qualità o
quantità, da quelle che normalmente concorrono a formarlo. • Si parla di adulterazione alimentare
quando ci si riferisce alle operazioni che prevedono la modificazione di componenti di un prodotto
alimentare, ovvero la sostituzione di elementi propri dell'alimento con altri estranei, ovvero con la
sottrazione di elementi propri dell'alimento, o ancora, con l’aumento della quantità proporzionale di
uno o più dei suoi componenti. Le adulterazioni hanno riflessi non solo commerciali ma anche
igieniconutrizionali e, in alcuni casi, di GRAVE pericolo per la salute pubblica. • La sofisticazione
alimentare consiste nell'aggiungere all'alimento sostanze estranee che ne alterano l'essenza,
corrompendo o viziando la composizione naturale, aggiungendo elementi di qualità e valore inferiori,
simulandone la genuinità con lo scopo di migliorarne l'aspetto o di coprirne difetti.

• L’alterazione di un alimento si verifica quando un alimento ha subito, per negligenza o per cause
accidentali, una modificazione della sua composizione tale da renderlo a volte non commestibile o
addirittura nocivo alla salute.

•AGROPIRATERIA e ITALIAN SOUNDING • Agropirateria è un neologismo coniato per indicare


l’appropriazione fraudolenta di prodotti, termini, marchi prestigiosi applicati a prodotti di qualità
inferiore e provenienza diversa rispetto all’originale. • In pratica l’agro-pirateria è la contraffazione di
un prodotto alimentare attuata sfruttandone la reputazione e la notorietà, imitando nomi, marchi,
aspetto o caratteristiche

• L’Italian sounding. Quando l’agropirateria è attuata in un paese straniero ai danni di un prodotto


italiano si usa spesso il termine “Italian Sounding” che rappresenta un fenomeno più subdolo e consiste
nell’utilizzo di etichette o altri simboli o colori o figure sull’imballaggio che evocano l’italianità del
luoghi di origine della materia prima, della ricetta, del marchio o del processo di trasformazione di
prodotti fabbricati all’estero. Il concetto di “Italian Sounding” spesso si associa a un inflazionato e non
sempre accertato “made in Italy” in ambito alimentare. Produttori e distributori utilizzano
semplicemente un nome che “suona italiano” per indurre il consumatore, perlopiù straniero, ad
acquistare un prodotto che evoca le bontà gastronomiche italiane, ma che di fatto cela una vera e
propria frode alimentare.

EFFETTI NEGATIVI- Il progressivo e costante aumento della contraffazione anche nel settore alimentare
deriva dall'enorme sviluppo e diffusione dell'economia globalizzata che si è diffusa nel mondo. La
continua espansione della contraffazione impone un costante monitoraggio e una precisa analisi
dell'impatto economico e sociale generato da tale fenomeno. Il monitoraggio serio e puntale è tanto
più necessario quanto in relazione ai maggiori ed esponenziali sviluppi a livello globale dell’industria
alimentare e del suo impatto economico e sociale.

• Minacce e danno sulla salute e sulla sicurezza dei consumatori •Diminuzione del fatturato delle
aziende “oneste” • Contrazione fiscale • Contrazione del Pil dei paesi coinvolti • Calo della fiducia dei
consumatori •Aumento della disoccupazione •Danno complessivo all’economia e al “made in Italy”.

RISCHI SULLA SALUTE • La qualità dei cibi può avere anche effetti deleteri sulla salute dei consumatori.
• Conservazione non corretta •Additivi non consentiti • Materie prime non controllate • Etichette non
veritiere •Alterazioni “mascherate” •Impiego di sostanze tossiche • Mancanza o carenza di controlli
all’origine.

Le frodi più comuni in Italia - Il vino

La frode principale consiste nello zuccheraggio, cioè nell’impiego di zuccheri diversi da quelli naturali
provenienti dall’uva. Molto diffuso è l’impiego di mosto concentrato.Un’altra frode diffusa è l’impiego
di sottoprodotti vinosi, quali vini anomali, uve ultra-torchiate, fecce. Impiego di additivi ad uso
enologico non consentiti, coloranti, aggiunta di alcol metilico (metanolo) antiossidanti illegali,
aromatizzanti, antigelo, anidride solforosa, ecc...; . In passato, nel 1986, si è verificato un gravissimo
episodio di “frode tossica”, in cui venne aggiunto a vini di bassa gradazione o annacquati il famigerato
“metanolo”, cioè alcol metilico, che provocò la morte di 23 persone e danni gravissimi, come la cecità,
in altre decine di persone • Altre sofisticazioni meno pericolose sono: l’utilizzo di uve da tavola, non
adatte alla vinificazione, per la produzione di vini spacciati poi come I.G.T., D.O.C. o D.O.C.G.

Le frodi più comuni in Italia - Il pesce • Vendita di prodotti scongelati per freschi. E’ il tipo più classico di
frode riscontrata nei prodotti della pesca .Vendita di prodotti di allevamento per prodotti catturati in
mare .Vendita di specie diverse da quelle dichiarate (esempi: sogliole, calamari, merluzzi, ecc.) •
Vendita di prodotti congelati coperti da glassatura senza l’indicazione del peso netto o della
percentuale di glassatura. • Vendita di prodotti trattati con additivi per mascherare un preesistente
stato di alterazione • Somministrazione di cozze e altri molluschi non sottoposte a depurazione o
allevati in acque non pulite • Pesce di provenienza extraeuropea (da Cina, Est Asia, Sudamerica, Africa)
scaduto durante il periodo di stoccaggio e poi riconfezionato e rietichettato.

Le frodi più comuni in Italia - L’olio • La frode più comune è la sostituzione parziale o completa dell’olio
extra vergine di oliva (il più pregiato) ma anche del semplice olio di oliva con olio di semi o miscele di
olii di seme. Gli olii così contraffatti sono poi colorati con clorofilla (verde) oppure con betacarotene
(giallo) e presentati come extravergine di frantoio, confezionati in bottiglie con etichette stilizzate che
richiamano l’albero dell’ulivo o vecchie macine in pietra. Una sofisticazione più difficile da scoprire è
l’aggiunta in percentuali inferiori al 20% di olio di semi di nocciola di provenienza turca o oli spagnoli o
extracomunitari “deodorati”.
Le frodi più comuni in Italia Le mozzarelle • Aggiunta di caseine industriali magre o di latte in polvere
ad uso zootecnico identificabile solo attraverso analisi chimico-fisiche; • Impiego di latte di specie
diverse da quello dichiarato, per esempio latte vaccino al posto di quello di bufala per la preparazione
delle mozzarelle di bufala, oppure latte vaccino al posto di quello di capra o pecora. • Le mozzarelle
sofisticate non si distinguono da quelle genuine se non tramite analisi chimico-fisiche per la
determinazione della quantità e dei tipi di grassi presenti • Impiego di cagliate di origine estera (lettoni,
ungheresi, polacche, ecc..) che sostituiscono le percentuali obbligate (non meno del 44%) delle cagliate
proveniente dai luoghi da cui derivano l’origine tipica, protetta o garantita degli stessi prodotti.

Le frodi più comuni in Italia - Il latte •Annacquamento con o senza salagione e scrematura •
Ricostituzione di latte in polvere con acqua • Latte inacidito neutralizzato con l’aggiunta di alcali
•Aggiunta di acqua ossigenata per ridurre la carica batterica elevata • Presenza di residui dannosi per la
salute.• Trattamento di risanamento non consentito; • Latte pastorizzato più volte; •Utilizzo improprio
di diciture “bio o naturale”; • Proteine di soia geneticamente modificate nel latte per neonati.

Le frodi più comuni in Italia - Il pane e la pasta • Vendita di pane a pezzi e non a peso. • Vendita di
pane ricco di umidità, pertanto più pesante, per non essere stato cotto in modo opportuno (tempi o
temperatura) • Vendita di pane speciale con l’impiego di grassi diversi da quelli consentiti • Vendita di
pasta di semola di grano duro ottenuta con la miscelazione di sfarinati di grano tenero.

Le frodi più comuni in Italia- Le carni • Vendita di carni provenienti da animali ingrassati con sostanze
non consentite (ormoni, tireostatici, stilbenici, beta-antagonisti). C’è un rischio sanitario, inoltre le carni
sono ricche di acqua e si riducono notevolmente dopo la cottura. Vendita di carni contenenti residui di
medicinali, il cui trattamento non è stato dichiarato oppure senza rispettare i termini di sospensione tra
il trattamento e l’avvio alla macellazione. C’è un rischio sanitario . Vendita di carni della stessa specie
ma di qualità diversa (vitello adulto per vitello) . Vendita di tagli meno pregiati per tagli pregiati (es.
lombata del quarto anteriore per lombata del quarto posteriore o filetto). Negli ultimi due casi non c’è
rischio sanitario, ma solo frode commerciale

Le frodi più comuni in Italia- i formaggi • Latte diverso da quello indicato come componente base del
formaggio; Aggiunta si sostanze coloranti o minerali; Aggiunta di margarina;Aggiunta di fecola o di
farina di patate o altri amidi per aumentare il peso; Aggiunta di formaldeide per mascherare difetti di
lavorazione; Uso di latte in polvere ricostituito; Aggiunta di pectine o gomme viniliche per dare
compattezza; Provenienza o marchi falsi.

Le frodi più comuni in Italia- il miele Aggiunta di zuccheri di altra origine; Origine botanica diversa da
quella in etichetta; Mieli stranieri venduti per italiani.

Come contrastare frodi e contraffazioni • Completa tracciabilità dei prodotti •Obbligo normativo sul
luogo di origine del prodotto; • Sistemi di tracciatura automatica; • Certificazioni di qualità; -
Riconoscimenti quali DOP, IGP ecc. - Brevetti; - Marchi aziendali e collettivi; • Maggiori controlli da
parte degli organi di vigilanza • Collaborazione tra organi pubblici e privati; • Sanzioni più severe;
•Informazione ed educazione del cittadino/consumatore.

• Ispettorato centrale per la tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari
(ICQRF). È una struttura dipartimentale del Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali
finalizzata alla tutela della qualità, identità e genuinità dei prodotti, alla salvaguardia della leale
concorrenza tra gli operatori nell’ambito dei regimi di produzioni agroalimentari di qualità registrata (in
particolare DOP, DOC, IGP e agricoltura biologica) e dei mezzi tecnici per l’agricoltura (mangimi,
sementi, fertilizzanti, fitofarmaci). Svolge anche funzioni di vigilanza sull’attività di controllo degli
organismi pubblici e privati. L’Ispettorato si articola in uffici periferici.

• Carabinieri N.A.S. I Nuclei Antisofisticazioni e Sanità dell’Arma dei Carabinieri esercitano funzioni di
controllo e di vigilanza igienico sanitaria in stretta collaborazione con il Ministero della Salute.

• Aziende Sanitarie locali. Sono gli organi territoriali del Sistema Sanitario Nazionale, amministrati su
base regionale o provinciale. L'attività di controllo sugli alimenti è suddivisa in due sezioni: la prima si
occupa del comparto della carne, del pesce e delle altre produzioni animali ed è di competenza del
servizio veterinario; la seconda riguarda tutti gli altri prodotti ed è seguita dal Servizio Igiene e
Sicurezza degli alimenti e dell'alimentazione. Le Aziende Sanitarie locali vigilano sull'igiene delle
aziende e degli esercizi commerciali. Ad esse possono rivolgersi anche i singoli cittadini, qualora vi siano
reclami riconducibili al consumo di un determinato alimento.

• Istituti Sperimentali di Zooprofilassi. Rappresentano un importante strumento operativo di cui


dispone il Servizio Sanitario Nazionale per assicurare la sorveglianza epidemiologica, la ricerca
sperimentale, la formazione del personale, il supporto di laboratorio e la diagnostica nell’ambito del
controllo ufficiale degli alimenti di origine animale.

• Gli Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera (USMAF), situati all'interno dei maggiori porti e
aeroporti nazionali, rappresentano un filtro protettivo contro il rischio di importazione di malattie;

• I Posti di ispezione frontaliera (P.I.F.) sono uffici veterinari periferici abilitati ad effettuare controlli
su animali vivi e sui prodotti di origine animale provenienti da Paesi extracomunitari e destinati al
mercato europeo;

• Gli Uffici Veterinari per gli Adempimenti Comunitari (UVAC) sono uffici veterinari deputati ai
controlli su animali e sui prodotti di origine animale provenienti da Paesi comunitari;

• Agenzia delle Dogane. Controlla con propri laboratori di analisi i prodotti movimentati nei flussi di
importazione ed esportazione

• Polizia Annonaria. Si tratta di una sezione della Polizia Municipale, addetta ai controlli negli esercizi
commerciali e sui mercati per garantire la regolarità delle licenze commerciali e l'osservanza degli
obblighi di legge relativi ad esposizione dei prezzi di vendita e prescrizioni igienico-sanitarie

• Direzione generale della Pesca (MIPAAF). Gli uffici portuali controllano le merci di importazione
trasportate da navi mercantili.

• Corpo forestale dello Stato (MIPAAF). Dopo lo scandalo BSE (“mucca pazza”) è stato demandata a
questo Corpo il controllo sulla correttezza dello smaltimento del materiale a rischio (residui della
macellazione).

L'ICQRF ha 29 uffici sul territorio italiano. Tra i suoi compiti a livello nazionale ci sono: ■ prevenzione e
repressione delle frodi nel commercio dei prodotti agroalimentari e dei mezzi tecnici di produzione per
l'agricoltura; ■ vigilanza sulle produzioni di qualità registrata (DOP, IGP, Bio, ecc.); ■ contrasto
dell'irregolare commercializzazione dei prodotti agroalimentari introdotti da Stati membri o Paesi terzi
e i fenomeni fraudolenti che generano situazioni di concorrenza sleale tra gli operatori e sanzioni per il
corretto funzionamento degli accordi interprofessionali. A livello europeo e mondiale, l'ICQRF è
Autorità ex officio e autorità di coordinamento sul vino e difende il made in Italy di qualità in tutti i
paesi europei, contrastando le contraffazioni al di fuori dei confini UE anche con accordi di
cooperazione. L'ICQRF svolge controlli sul WEB per la tutela delle produzioni di qualità italiane
stringendo accordi con i principali players mondiali dell'e-commerce. Con 6 laboratori, tutti accreditati
UE, l'ICQRF svolge inoltre controlli analitici su migliaia di prodotti all'anno.

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