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STORIA MEDIEVALE

C. M. Cipolla, Moneta e civiltà mediterranea - Riassunto


INTRODUZIONE
- Modelli economici sono approssimazioni del reale > il mondo cambia in modo imprevedibile e non deterministico
-> bisogna adattare il modello al mondo (non il contrario)
- Primi 4 capitoli: storia della moneta metallica =
- Cap 1 = mancata affermazione di economia monetaria tra V e X secolo: dopo caduta Impero Romano economia
a stadio quasi naturale con forti squilibri di ricchezza e minima divisione del lavoro, pagamenti in denaro e
pagamenti in natura o in altre merci (opzionale) > scarsità della moneta collegata con scarsità di operazioni
internazionali
- Cap 2 = monete grosse da alto valore unitario (solidus/nomisma, dinar, fiorino, ducato) vanno affermandosi >
ruolo internazionale sostenuto dalla forza delle rispettive economie
- Cap 3 = moneta piccola è usata nel piccolo commercio e nelle attività quotidiane: si affianca alla moneta grossa>
coesistenza di due sistemi monetari separati, diversi e indipendenti -> questo evita una deflazione plurisecolare
dalle conseguenze disastrose
- Cap 4 = il doppio sistema crea una difficoltà nella contabilità: problema risolto con l’uso delle monete-fantasma
che costituiscono unità di conto (lira e soldo) > si creano sistemi basati su monete stabili e sistemi basati su monete
di valore slittante
- Cap 5 e Appendice = confronto tra prezzi relativi ai beni: costi proibitivi dei trasporti (in particolare via terra) e
prezzi dei libri molto alti > particolarismo dei trasporti e carattere aristocratico della cultura
-> storia dei prezzi in Italia
- Le monete sono cose oscure > irripetibilità della storia
CAPITOLO 1: Moneta primitiva nell’Europa barbarica
- Moneta primitiva: tra V e X secolo l’Europa occidentale è a uno stato barbarico
- Obbligazioni convenute e saldate in natura (beni di vario tipo) -> soprattutto pagamenti unilaterali (canoni feudali
pagati da contadini)
- Pagamenti stabiliti in maniera opzionale: o in una data quantità di moneta o nell’equivalente quantità di una data
merce -> operazioni quotidiane
- Debiti fissati solo ed esplicitamente in una data cifra di moneta -> spesso sottinteso che il pagamento poteva
avvenire per mezzo di qualsiasi merce di corrispondente valore
=> distinzione tra misura di valore e mezzo di scambio: ciò che era usato nello stabilire l’ammontare di un debito
(misura di valore) non era necessariamente ciò che occorreva per saldarlo (mezzo di scambio) -> qualunque merce
era considerata un potenziale mezzo di scambio: la moneta metallica era un mezzo come qualunque altra merce
(erano preferite in operazioni internazionali, ma in operazioni quotidiane non erano più moneta di altre merci)
- Il saggio di liquidità della moneta metallica non era superiore a quello di molte altre merci -> scomparsa di
economia monetaria nel senso preciso del termine
- Misura di valore espressa in monete metalliche effettive (solidi, denari, mancusi…) = la moneta svolge comunque
un ruolo di standard dei valori -> ANCHE SE solidi e mancusi fanno più riferimento a un’unità di peso
- Tendenza verso un’economia naturale ha varie ragioni:
1. Offerta di specie metalliche
-> Nell’area dei pagamenti unilaterali è diffuso il pagamento in natura, più conveniente rispetto alla moneta (che
pure circola), e il pagamento opzionale > i signori approfittano della loro forza per avere ciò di cui necessitano
-> La moneta metallica era scarsa ed era scarsa l’offerta dei metalli > propensione al tesoreggiamento ne sottrae
grande quantità, le comunicazioni sono lente e malagevoli, le tendenze autarchiche riducono la velocità di
circolazione
-> Le condizioni sociali sono anelastiche > condizioni molto diverse: in un luogo può esserci abbondanza di pezzi
metallici e in un luogo vicino possono essere scarsi + forti squilibri in distribuzione del reddito (feudatario e
contadino non sono nella stessa condizione)
=> alcuni gruppi, in alcune aree, in alcuni peridi incontrano drastiche penurie di un dato tipo metallico
2. Domanda di specie metalliche
-> Diffusione di pagamenti unilaterali in natura > influenza depressiva sulla domanda (i signori trovano più comodo
chiedere direttamente ciò che comprerebbero con il denaro se lo richiedessero)
-> Domanda di moneta è in correlazione con stadio di sviluppo economico e divisione del lavoro > Occidente
nell’alto Medioevo è a un livello di economia primitiva: baratto
=> nell’Europa altomedievale il mercato non è costante né efficiente > la gente non può far affidamento sul
mercato> l’utilità della moneta è ridotta
-> La domanda di specie metalliche a scopo di tesoreggiamento non era eccessivamente alta, ma alta era la
propensione al tesoreggiamento > dato che ogni merce era una potenziale “moneta”, non era desiderato e
desiderabile il tesoreggiamento di specie metalliche -> nei tesori del tempo gran parte è rappresentata da oggetti
preziosi: potevano essere usati e poi diventare anche un mezzo di scambio, le monete vere e proprie no (si usano
solo per transazioni e nemmeno per tutte)
-> Nell’alto medioevo lo stato non impone mai la moneta come unico mezzo di pagamento
IN SINTESI: transazioni come versamenti unilaterali + economia privata con scarsa divisione del lavoro + carestie
frequenti per inefficienza del mercato + squilibrio in distribuzione del reddito + carestie di moneta + denaro non
sempre disponibile né sempre utile > economia naturale = qualunque merce è un valevole mezzo di scambio e le
specie metalliche non hanno un grado di liquidità maggiore delle altre merci: moneta metallica preferita solo nelle
operazioni internazionali, nelle unità di conto il concetto di moneta si confonde con quello di peso
- Nel X secolo la rivoluzione commerciale capovolge le tendenze > trionfo della moneta
CAPITOLO 2: I dollari del Medioevo
- Durante il medioevo ci sono vari “dollari”
- Ricorda che la sovranità monetaria è un fenomeno molto recente: fino all’800 in ogni stato la moneta straniera
aveva sempre circolato in modo normale ed esteso a fianco della moneta locale = moneta straniera usata al pari
della moneta locale sia come riserva di valore che come mezzo di pagamento -> la moneta straniera aveva gli stessi
diritti di quella locale
- Nella seconda parte del medioevo, quando si parla di monete che potevano liberamente circolare nell’Europa, si
parla di moneta grossa, cioè monete d’oro e d’argento di grande valore unitario / la moneta piccola, ovvero i piccoli
pezzi di bassa lega di rame o d’argento, non circolavano al di fuori dello stato in cui era stata coniata: serviva nelle
contrattazioni locali = era moneta segno
-> per le monete grosse, tutte erano più o meno valute internazionali ma ve ne fu sempre una che rappresentò la
valuta internazionale predominante e che godette di un prestigio maggiore ovunque, le altre anche emesse in altri
paesi erano copie di quella predominante
- Dal punto di vista della moneta internazionale predominante il medioevo si divide in 3 periodi
-> dall’inizio del medioevo fino alla fine dell’VII secolo
-> dall’VIII secolo alla metà del XIII
-> dalla metà del XIII alla fine del medioevo
- Nel primo periodo in tutta l’area mediterranea la moneta predominante fu il solidus/nomisma d’oro dell’Impero
bizantino -> a fine VII secolo il predominio rovinò: gli Arabi, presenti già da un secolo sul territorio, avevano mutato
la carta politica e religiosa, ma non ancora quella monetaria = durante le prime generazioni avevano usato anche
loro le monete d’oro bizantine (dette dinar) e quelle d’argento persiane (dirhem) -> il califfo Abd El Malek fu
rivoluzionario da questo punto di vista: l’indifferenza dei primi governanti aveva creato un generale disordine e
speculazioni pubbliche elevate, dato che le monete circolanti erano di peso differente, quindi la gente aveva
iniziato a riferirsi a ideali unità di conto rappresentanti determinati e costanti pesi in oro e argento = il califfo con
la riforma vuole emettere monete corrispondenti a tali unità > le nuove monete musulmane godettero di molto
prestigio, anche se il dinar non estromise il bizantino nomisma, ma ne spezzò il totale predominio (l’occidente
europeo, troppo debole, non cerca di competere) -> a fine XI secolo e a inizio XIII ci sono monete italiane d’argento
(i grossi) che appaiono accanto a dinar e nomismata come monete internazionali in area mediterranea -> a metà
XIII secolo la situazione si capovolge completamente: nel 1252 le repubbliche mercantili italiane iniziano a battere
una moneta d’oro puro di 3,5 grammi, che diventa il dollaro dell’area mediterranea fino alla fine del medioevo ->
tra metà XIII e fine XV secolo è la moneta d’oro di Firenze, il forino, ad avere maggior prestigio, nel XV secolo è
invece il ducato di Venezia
- Quali sono gli elementi comuni delle storie di queste monete e le ragioni del loro successo?
1 – Tutti e 4 i dollari del medioevo hanno un alto valore unitario: pesano tutte tra i 3,5 e i 4,5 grammi + tutti sono
coniate in oro puro (e il potere d’acquisto dell’oro era più alto rispetto ad oggi)
2 – Tutti e 4 hanno una notevole stabilità intrinseca per un periodo ultrasecolare dalla loro emissione
-> Queste sono condizioni necessarie ma non sufficienti
3 – Tutti e 4 furono supportati da un’economia forte, sana e predominante nel sistema degli scambi internazionali
QUINDI l’unione di questi 3 fattori determina la fortuna di queste 4 monete
- Bisogna distinguere tra stabilità del fino e stabilità del peso: nel medioevo le monete erano usate più in base al
peso che in base al numero; quindi, era la stabilità del fino che contava -> molto importante anche perché è difficile
accertare il fino al momento del pagamento (la moneta va fusa), quindi fondamentale che sia stabile
- Altri fattori che possono aver contribuito alla fortuna dei dollari del medioevo sono l’immobilità dei caratteri
estrinseci (importante in una società prevalentemente analfabeta) e argomenti di carattere magico o religioso
- La fine del medioevo segna la fine della moneta aurea delle repubbliche italiane -> compaiono lo scudo, la ghinea
e la sterlina
CAPITOLO 3: Il grosso problema della moneta piccola
- Nessuna società che usi oro e argento riesce a mantenere uno stabile e soddisfacente sistema monetario se batte
moneta spicciola con un contenuto metallico pari al suo valore nominale
- Già nel XVI e XVII secolo alcuni teorici asseriscono che è possibile e, anzi, necessario far circolare le monete
spicciole come monete-segno -> la moneta-segno può essere usata ma bisogna regolarne la quantità in
circolazione: non bisogna battere più moneta piccola di quanta sia necessaria per l’uso del suo popolo > quantità
prestabilite non tengono conto che una quantità può essere troppo piccola per un dato anno e troppo alta per un
altro -> la quantità di moneta piccola si regola se lo stato assume la gestione della zecca e garantisce la convertibilità
dei pezzi divisionali con le monete intere
- Nel medioevo all’interno di uno stato affluivano e circolavano legalmente monete grosse di altri stati: la stessa
cosa accadeva, ma non legalmente, con le monete piccole > allo stato era impossibile garantire la convertibilità
delle monete
- Nel medioevo la moneta piccol non fu moneta divisionaria come la intendiamo noi: il sui intrinseco non era ancora
così basso + il potere d’acquisto dell’argento era abbastanza elevato MA il livello dei prezzi e dei salari era più basso
che nell’età moderna -> la moneta piccola ha un ruolo diverso rispetto al periodo successivo: è la moneta del
piccolo commercio, delle transazioni al minuto e il mezzo di pagamento dei salari = è la sola moneta che la maggior
parte del popolo potesse avere tra le mani
- La moneta grossa circolava a fianco di quella piccola: era usata per l’alta finanza e per il commercio internazionale
= era nelle mani di un gruppo ristretto di persone
- Nel tardo medioevo in ogni stato circolano due monete: una grossa e l’altra piccola = si formano due sistemi
monetari indipendenti: ognuno ha la sua area di circolazione d’affari, sociale e geografica
-> la moneta grossa era essenzialmente stabile, quella piccola invece slittante
- Schemi generali del movimento della moneta piccola: quando si effettua una riduzione del fino, la zecca può
guadagnare speculando sulla differenza tra il valore nominale e il suo contenuto metallico, quindi l’emissione di
moneta piccola entra in un momento di boom e la quantità si espande fino a quando il valore corrente non deprime
e raggiunge il valore intrinseco, a questo punto le emissioni si contraggono e si va incontro a un nuovo
deprezzamento = si creano periodi alternati di deficienza di moneta piccola ed emissioni eccessive
- Nei secoli la moneta piccola continua a svilire mentre quella grossa resta stabile -> la società in cui si sviluppa tale
fenomeno è stratificata per classi e le due monete circolano in classi diverse = questo è il caso dell’Italia medievale:
gli operai ricevono moneta piccola, i grandi mercanti vogliono essere pagati in moneta grossa > ogni slittamento
della moneta piccola (dato il ritardo nel movimento dei salari rispetto ai prezzi) provoca una riduzione dei salari
reali e un’inflazione nei profitti degli imprenditori, anche se i prezzi espressi in moneta grossa restano costanti > le
due classi sociali si oppongono sul problema monetario: imprenditori vogliono deprezzamento della moneta
piccola, operai un politica di stabilizzazione -> riducendo la quantità di moneta piccola si può accrescerne il valore
nominale: i salari reali crescono senza una richiesta di aumento di salario nominale > gli imprenditori prevedono
che il progetto diventi esecutivo solo se il valore della moneta piccola diminuisce ulteriormente = compromesso di
stabilità
- Nel medioevo la riduzione del fino della moneta piccola e la mancanza di controllo nella circolazione
rappresentano più un bene che un male -> nel periodo, l’offerta di metalli preziosi è inadeguata di fronte alla
domanda di tali metalli per uso monetario e industriale > gli stati che avessero mantenuto stabili il peso e la lega
della moneta base del loro sistema di prezzi sarebbero andati incontro a conseguenze disastrose = deflazione
plurisecolare -> gli stati italiani mantengono la stabilità del peso e della lega delle loro monete (fiorino e ducato)
che rappresentano unità di misura nelle transazioni internazionali > ci riescono perché a fianco di fiorini e ducati
corre la moneta piccola e il sistema interno di prezzi è basato su di essa
=> lo slittamento della moneta piccola annulla la possibilità di una deflazione plurisecolare e rappresenta la valvola
di sicurezza che permette la stabilità di fiorini e ducati
CAPITOLO 4: Le monete fantasma
- Le popolazioni dell’Europa occidentale usano i termini libra (lira), solidus (soldo), denarius (denaro) e florenus
(fiorino) -> durante il medioevo nessuno vide mai quelle monete = monete fantasma
-> poteva accadere che il fiorino in cui la gente contava non fosse il pezzo d’oro in circolazione ma un’altra moneta
che non esisteva, il cui valore non era lo stesso = problema della cosiddetta moneta di conto
- L’ultima riforma carolingia basa il sistema monetario su denaro d’argento e per più di 3 secoli esso fu l’unica
moneta ufficiale coniata nelle zecche occidentali: per ogni libbra-peso d’argento la zecca consegnava 240 denari
- Fin dall’epoca romana era abituale esprimere i prezzi in solidi (soldi) ed essi erano la principale moneta di conto
al tempo delle riforme carolinge -> 1 dei vecchi soldi doveva equivalere a 12 denari
QUINDI: 1 libbra = 20 soldi = 240 denari
- La libbra in realtà era un’unità di peso e il soldo il nome di un’antica unità -> il denaro era la sola moneta effettiva
- Il denaro era una mediocre unità monetaria: era perfetto per le operazioni su scala piccola, ma inadatto per
somme relativamente elevate -> monete straniere o il baratto si rivelarono validi sostituti per evitare pagamenti in
centinaia o migliaia di denari, parecchio scomodi
-> la difficoltà permane nella tenuta dei conti > la gente inizia ad usare il termine libbra per indicare 240 denari
anche se essa in realtà era il peso da cui essi venivano ricavati + l’espressione solidus viene presa per dire 12 denari
= le monete fantasma iniziano così la loro esistenza, la loro nascita deriva dalla necessità di un sistema di monete
di taglio diverso = sono espediente per facilitare i conti dal momento che i governi non forniscono un sistema di
monete a taglio differenziato (popoli adottano unità astratte per non avere numeri troppo grandi)
- Nel tempo i denari vengono sempre sviliti, ma la gente continua a usare la parola libbra per indicare 240 denari
= 240 denari però ora hanno un peso inferiore ad una libbra -> la lira-moneta cessa di essere uguale alla libbra-
peso = il fantasma inizia la sua vita indipendente
- Dopo la fine del X secolo l’erosione del denaro si accentua e l’espansione economica dell’Europa occidentale
provoca la necessità di transazioni con grandi importi: i denari sono sempre meno adatti, la pratica del baratto
diventa difficile a causa della maggiore divisione del lavoro -> nel XII e XIII secolo appaiono monete di un valore
unitario superiore al denaro
=> si crea una serie completa di unità monetarie che rappresentano la lira, la mezza lira o il soldo = tutti i fantasmi
si materializzano ma il momento non dura a lungo > presto i fantasmi abbandonano le sembianze reali e danno
origine a una numerosa famiglia di fantasmi
- Le autorità non riescono a mantenere stabili i rapporti di cambio tra moneta piccola e moneta grossa > (vedi
esempio sul libro a pag 84-85) rimane la soluzione di mantenere in vita i vecchi fantasmi, lira e soldo, che per
definizione sono sempre uguali a 240 denari e 12 denari
IN SINTESI: per la contabilità è necessario avere un sistema di unità differenziata, ma occorre anche un rapporto
fisso e stabile tra le unità: le autorità non riescono a garantirlo quindi la gente continua a usare le unità fantasma
che per definizione hanno rapporti stabili
- Oltre a lira e soldo, esistevano anche fiorini e ducati che erano unità astratte -> in diversi stati in diverse epoche
accade che il tasso di cambio tra fiorino e denaro locale rimanga costante per lungo tempo, così il fiorino effettivo
diventa anche l’abituale unità di conto in cui si esprimono le obbligazioni, tuttavia la lira e il soldo non scompaiono
in quanto sono una comoda unità intermedia tra fiorino e denaro, perciò si crea un sistema composto da 4 unità
di cui due sono monete fantasma (lira e soldo) e due sono monete effettive (fiorino e denaro) > quando la stabilità
di cambio finisce è impossibile continuare con il sistema in 4 unità, però il fiorino è ormai diventato una comune e
popolare moneta di conto usata da tutti e per questo era difficile eliminarlo come unità di conto: la gente continua
a usare l parola fiorino per indicare 384 denari (32 soldi) anche se una moneta di tale valore effettivo non esiste
più, ma ha valori più alti
IN SITESI: I termini lira e soldo avevano un valore universalmente identico: ovunque significavano 240 e 12. I denari
cui facevano riferimento non erano gli stessi ma il numero dei denari rappresentati era sempre lo stesso. Questo
non è vero per i fiorini di conto: il termine fiorino non aveva ovunque lo stesso significato essendo il suo valore
determinato dal valore corrente del fiorino effettivo quando rimase in stabile rapporto con il denaro
- Per i casi in cui fiorino e denaro restino in rapporto stabile c’è un’altra soluzione -> ES. a Firenze il fiorino resta
stabile per 348 denari (effettivi) e 29 soldi (fantasma) > quando il cambio si muove i mercanti fiorentini
capovolgono la situazione: mantengono il fiorino effettivo come base del sistema di conto e usano le espressioni
soldo e denaro per indicare 1/29 e17348 di 1 fiorino > il denaro effettivo sempre pari a 1/348 di fiorino aveva un
valore sempre maggiore del denaro effettivo, che era una frazione sempre più piccola del fiorino effettivo e quindi
il soldo fantasma che valeva 12 volte il denaro fantasma era una unità di valore sempre maggiore del soldo
fantasma che rappresentava 12 volte il denaro effettivo -> questo sistema di conto basato sul fiorino effettivo è
molto adatto per i grandi mercanti, i piccoli commercianti usano invece il sistema basato sul denaro effettivo
IN SINTESI: Qualunque moneta può essere presa come unità di base di un sistema di conto e una volta che lo è
diventata, dato che non esistono frazioni o multipli effettivi in rapporto costante con la moneta stessa, la gente
creava una struttura di unità astratte per esprimerne multipli e frazioni -> se quella scelta era una moneta piccola
si creavano multipli astratti, se era una moneta grossa si creavano frazioni astratte > nello sviluppare questi sistemi
la gente usò sempre i termini soldo e lira per dire 12 volte e 240 volte (in un sistema di multipli lira e soldo sono
240 volte e 12 volte la moneta di base effettiva, in un sistema di frazioni il denaro è la frazione fantasma di una
moneta effettiva e lira e soldo sono 240 e 12 volte la frazione fantasma)
=> prevale una consuetudine mentale che rende possibile la costruzione di un sistema di conto su ogni moneta
ogni qualvolta possano essere soddisfatte le esigenze di calcolo
Esistevano fianco a fianco sistemi di conto basati su monete di base stabili e sistemi di conto fondati su monete di
base che andavano deteriorandosi -> un sistema basato su una moneta stabile è favorevole ai creditori, un sistema
basato su una moneta slittante è favorevole a debitori e imprenditori
La nascita delle monete di conto è dovuta all’incapacità di mantenere in circolazione pezzi monetali di taglio diverso
e in razionale rapporto tra loro
CAPITOLO 5: Civiltà e prezzi
- Storia dei prezzi non è studio di fatti isolati, ma comparazione -> per periodo da XIII secolo ed età moderna
abbiamo pochi dati > accontentarci di generalizzazioni
- Importanza dei trasporti nelle civiltà -> nel medioevo i trasporti hanno costi proibitivi: dopo il X secolo con la
rivoluzione commerciale viene fatto qualche passo avanti (migliorate vie di comunicazione e servizi + procedure di
protezione dei trasporti), ma comunque restano malagevoli e costosi
-> trasporti via terra: situazione particolarmente svantaggiosa (Europa è ricca di foreste, montagne e corsi d’acqua
e le strade sono rare) > gli unici carri che si incontravano erano quelli agricoli e per trasporti militari -> mezzo di
trasporto per lunghe distanze è il mulo da soma: mezzo di trasporto molto lento e dispendioso + mercanti spesso
devono fermarsi per gabelle e telonei = costo finale proibitivo
-> trasporti lungo le vie d’acqua sono preferibili: le barche riescono ad avere un carico maggiore di un mulo e vanno
più veloci = costi ridotti rispetto a trasporti via terra
-> trasporti via mare sono più vantaggiosi a livello di costi (1/20 di quelli via terra): veloci + navi grandi + non si
devono pagare pedaggi lungo la via -> anche se più economico di quello via terra è comunque dispendioso + serve
grande equipaggio per la difesa
- Nella seconda metà del medioevo vengono fatti miglioramenti ma comunque resta un’attività molto costosa: ai
fattori sopracitati bisogna aggiungere quello del rischio, accresciuto da banditi e pirati e dal frequente stato di
guerra = noli elevati -> trasporto vantaggioso solo per merci preziose (costano molto e quindi costi si ammortizzano
e si riesce a guadagnare)
-> peculiare che convenisse far arrivare merci preziose da molto lontano ma non fosse conveniente far arrivare
merci povere anche da molto vicino = universalismo e particolarismo -> per le necessità quotidiane le comunità
dovevano essere autosufficienti: la divisione del lavoro si basava su oggetti preziosi, il commercio puntava sul
consumo di beni di lusso
- Anche la diffusione delle idee (e non solo delle merci) era difficile e dispendiosa
-> nell’ VIII secolo un libro costava quanto 2 mucche
-> alla fine del XIV secolo un libro di medicina costava quanto il mantenimento di una persona per 3 mesi, uno di
legge come il mantenimento di una persona per 1 anno e 4 mesi, il libro più costoso di cui abbiamo notizia valeva
come il mantenimento di una persona per addirittura 5 anni -> nei secoli questi rapporti tendono ad aumentare
rendendo il costo dei libri sempre più elevato: le “grandi” biblioteche private comprendevano da 10 a 50 volumi e
non di più (fanno eccezione quelle dei monasteri che ne contengono anche di più)
-> il costo dei libri era elevato perché dovevano essere scritti a mano
-> la cultura era dispendiosa e per questo per secoli resta una prerogativa delle élites
- Il tasso di interesse (prezzo del denaro) era un’altra cosa parecchio costosa > i saggi di interesse per i prestiti a
lunga scadenza per città commerciali non erano elevatissimi, più alti (perché più rischiosi) erano quelli dei prestiti
a re e principi
-> gli interessi variavano a seconda della forza e delle capacità contrattuali delle parti contraenti e delle garanzie
che il creditore può offrire -> i prestiti al consumatore costavano di più (perché il rischio del prestatore era più alto)
-> contro gli alti saggi di interesse si scagliano tutti, non per il saggio in sé ma per l’elevatezza di tale cifra -> i poteri
pubblici fissano limiti legali dichiarando tassi superiori come usura
IN SINTESI: chi studia il periodo resta colpito dal particolarismo e dl carattere aristocratico
-> prezzo dei trasporti alto
-> grande commercio punta su consumatore aristocratico
-> per la grande massa di consumatori il prezzo del denaro era molto alto
APPENDICE: La storia dei prezzi in Italia
- Storia dei prezzi ha antica tradizione in Italia > invenzione dei numeri-indice spetta a un economista italiano del
‘700 -> PERO’ sono rari gli studi profondi e di ampio respiro
- Problema importante: scelta dell’unità di valore in cui esprimere i prezzi -> abbandonato sistema di trasformare
i prezzi espressi in monete d’altri tempi in monete correnti, restano 3 metodi
-> lasciare i prezzi nella moneta di conto del tempo
-> trasformare i prezzi in grammi di metallo fino in base a parità metallica della moneta di conto del tempo
-> se i prezzi sono espressi in una moneta di conto slittante, trasformarli in termini di una moneta forte
NB: la scelta del metodo da adottare dipende dai fenomeni che l’indagine vuole analizzare
- Si è sempre partiti dal presupposto implicito di poter distinguere nei movimenti dei i movimenti da parte delle
cose e i movimenti da parte della moneta, in questi ultimi si distinguono anche i movimenti derivato dallo
svilimento intrinseco della moneta e i movimenti derivati dal deprezzamento dei metalli preziosi -> il fine è la
misurazione dei singoli movimenti che compongono il movimento da parte della moneta
-> i metodi usati nelle indagini italiane sono inadatti allo scopo
1 – Riduzione dei prezzi in grammi di metallo
Nella storia italiana c’è un caos di tipi monetari che rende le cose complicate > parametri di conversione risultano
spesso artificiosi e ingannevoli -> ES noi sappiamo quando è stata decretata la svalutazione, ma non sappiamo
quando è stata attuata e quando è stata avvertita dal mercato, sappiamo solo che le monete a un certo punto non
corrispondevano più al peso teorico legale > attuata la svalutazione i prezzi crescono, ma con l’aumento dei prezzi
si modifica la distribuzione del reddito, aumenta la propensione all’investimento, si modificano i consumi, molti
elementi moltiplicatori e acceleratori possono essere messi in atto = complicazioni
Il filtro delle tramutazioni in grammi di metallo è pessimo: i movimenti filtrati sono ancora dei composti
Nelle indagini italiane non ci si è mai chiesti se la moneta di conto che si voleva convertire era una moneta-segno
o di pieno valore intrinseco > in gran parte d’Italia la moneta piccola è una moneta-segno
2 – Conversione dei prezzi in moneta forte
Quando si è tramutato un prezzo in moneta forte secondo i cambi del mercato si può pensare che la nuova curva
rifletta l’andamento dei prezzi eliminata l’influenza della svalutazione monetaria -> non è così: in seguito alla
svalutazione ammettiamo che i prezzi in moneta piccola aumentino quindi aumentano i cambi interni tra moneta
piccola e moneta grossa e supponiamo che tale aumento sia proporzionale all’aumento dei prezzi; quindi,
traducendoli in moneta grossa risultano stabili. Questo è verosimile, ma è raro che il processo si arresti lì: sono
entrati in gioco altri elementi legati all’attività produttiva, alla distribuzione del reddito e agli investimenti; questi
fattori possono portare a un ulteriore aumento dei prezzi, che questa volta si avverte anche in moneta grossa >
questo rialzo è pur sempre una conseguenza della svalutazione originaria; quindi, non ci si può illudere di poterla
completamente eliminare e ignorare solo perché si hanno prezzi in moneta forte
- Un altro problema è quello dell’elaborazione statistica dei dati: anche qui i vari strumenti dipendono dallo scopo
che ci si è prefissi
-> media mobile novennale: nel profilo a lungo termine provoca deformazioni che fanno apparire onde pluriannuali
artificiose
-> indici: difficile costruire un indice indicativo > non vi sono indagini sui consumi che permettano di calcolare i
persi da attribuire ai prezzi per indici ponderati + molti storici preferiscono gli indici generali (nei secoli più lontani
abbiamo prezzi relativi a generi commerciali e poco altro + fedeltà al livello medio generale dei prezzi)
NB: gli storici sembrano dimenticare che lo scopo dell’analisi dei prezzi è quello di permettere il raffronto tra valori
attribuiti a beni e servizi differenti in tempi diversi per comprendere i mutamenti nelle strutture economiche ->
questa ricerca porrebbe l’attenzione sui movimenti da parte delle cose (non bisogna dimenticare salari e tassi di
interesse)

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