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IL SISTEMA MONETARIO INTERNAZIONALE E LA FINANZA AZIENDALE INTERNAZIONALE1

• A partire dagli anni ’70 la volatilità delle valute è divenuta una componente strutturale del sistema economico internazionale.
• Questo elemento condiziona gli equilibri delle imprese sotto i profili
– finanziario, esponendole a rischi di cambio e di tasso di interesse;
– reale, influenzando i comportamenti della domanda e la convenienza economica a produrre in determinati ambiti geografici.
• La dinamica del sistema monetario internazionale è determinata da diverse forze che condizionano i flussi di domanda e di offerta di valute. Gli equilibri
che ne derivano non sono influenzabili da nessuno dei partecipanti al mercato e la loro dinamica rappresenta una fonte di rischio non controllabile.
• La conoscenza degli elementi alla base degli equilibri monetari internazionali è quindi fondamentale per chi si occupa di finanza aziendale internazionale
(international corporate finance).

EVOLUZIONE STORICA DEL SISTEMA MONETARIO INTERNAZIONALE


• Solo dopo l’avvento della rivoluzione industriale ed il consolidamento degli stati nazionali si può parlare in senso proprio di un sistema monetario
internazionale.
• L’evoluzione storica di questo sistema può essere articolata in fasi storiche a cavallo del secondo conflitto mondiale e dei conseguenti accordi di Bretton
Woods del 1944:
– Il Gold Standard (1876-1913)
– Il periodo fra le due guerre mondiali (1914-1944)
– Il periodo di cambi fissi (1945-1973)
– Il periodo più recente (1973-2001)
– Avvento dell’EURO (2002 – oltre)
• Le singole fasi storiche meritano alcuni brevi approfondimenti

Gold Standard (1876-1913)


• Nonostante il 1867 (Conferenza di Parigi) sia considerato convenzionalmente l’anno d’inizio del Gold Standard, giá tra il 1816 e il 1821 l’Inghilterra
cominciò ad utilizzare la convertibilità in oro (probabilmente in conseguenza della teoria di Ricardo, resa nota in tre lettere anonime al Times, sul
meccanismo dei flussi di oro come compensazione degli squilibri della bilancia commerciale, nata come critica alla cospicua emissione di banconote da
parte della Bank of England, non corrispondente ai relativi depositi in oro)
• Si tratta di un sistema monetario nel quale il valore delle singole valute era determinato in funzione delle quantità di riserve di oro disponibili nei singoli
stati sovrani.
• In questo contesto l’Impero Inglese svolgeva in ruolo di riferimento in quanto titolare della maggiore quantità di riserve di oro (assieme alla Francia e agli
Stati Uniti deteneva nel 1913 il 62% delle riserve d’oro per un totale di circa 3500 tonnellate). Eventi bellici e politici che spostavano disponibilità di
riserve oro tendevano ad influenzare il valore delle monete.
• Il limite di questo sistema derivava dai differenti tassi di sviluppo a lungo termine delle economie e delle riserve di oro.
• Le banche centrali dichiaravano una parità fissa alla quale erano disposte a cambiare banconote e monete con oro; ad esempio la Sterlina Britannica era
convertibile sulla base della parità 1oncia di oro = 4,2474 sterline.

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Il presente capitolo richiama il contenuto di analogo corso tenuto dal Prof.A.Bertoni.
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• I cambi fra le valute risultavano quindi predeterminati sulla base dei rapporti di cambio fissati dalle Banche centrali.
• Ogni moneta nazionale aveva un contenuto di oro fissato per legge: una sterlina era rappresentata da 7,322 gr. d’oro, un dollaro americano da 1,505 gr.
D’oro, quindi il cambio della sterlina in dollari era di 4,865. Non tutte le monete erano però convertibili in oro, la lira italiana ad esempio doveva essere
prima convertita in una valuta convertibile (ad as. Sterlina, Dollaro, Marco…) e successivamente convertita in oro.
• In realtà non tutti i paesi adottarono il Gold Standard: molti paesi dell’Asia continuarono a mantenere l’argento come valuta principale (in ragione del fatto
che possedevano maggiori scorte di tale metallo prezioso).

Il periodo fra le due guerre mondiali (1914-1944)


• La prima guerra mondiale destabilizzò il sistema monetario, minando i fondamenti su cui era costruito.
• Il maggiore interscambio internazionale conseguente al conflitto accentuò il rilievo dei flussi di import-export sulla determinazione dei tassi di cambio
• Si giunse ad un parziale equilibrio dopo che gli Stati Uniti decisero di introdurre nuovamente la convertibilità della valuta in oro (il prezzo di 1 oncia d’oro
fu fissato in 35 USD), limitatamente agli scambi fra banche centrali (c.d. Gold Standard spurio).
• Il dollaro assunse progressivamente il ruolo di valuta di riferimento negli scambi internazionali, riducendo il peso della Sterlina Britannica.

Bretton Woods (1944) ed il periodo di cambi fissi (1945-1973)


• La Conferenza Monetaria e Finanziaria delle Nazioni Unite avvenuta a Bretton Woods al termine delle seconda guerra mondiale, mirava a costruire un
sistema monetario internazionale in grado di consentire la ricostruzione dell’Europa.
• Gli accordi prevedevano il Dollaro come unica valuta convertibile in oro; le altre valute potevano essere solamente convertite in Dollari (la Sterlina perde
anche il suo peso simbolico e il Dollaro si riprende dopo la Grande Depressione del 1929).
• La stabilità del sistema veniva governata attraverso due istituzioni finanziarie (Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale) nonché con la creazione
dei diritti speciali di prelievo (SDR), valuta paniere (cioè risultante da un insieme di valute) utilizzata per gli interventi delle due istituzioni nel sistema.
• Il valore degli SDR viene ancora oggi determinata giorno per giorno in base alla valutazione di un paniere composto da 4 monete (Yen, Dollaro, Sterlina,
Euro) e la quota disponibile per ogni paese dipende dal peso relativo di ogni stato nel FMI.
• Il sistema nato a Bretton Woods consentì all’Europa la ricostruzione e la rinascita economica dopo le vicende belliche della seconda guerra mondiale,
grazie anche alla stabilità dei cambi che ne conseguì.
• Ponendo gli USA al centro degli equilibri monetari internazionali, gli accordi riconoscevano alla nazione vincitrice del conflitto lo status di “potenza
economica”. Contemporaneamente la eleggevano al ruolo di banchiere centrale su scala globale.
• Il FMI si proponeva non tanto di ripristinare la convertibilità della valute in oro, ma piuttosto che l’oro venisse di nuovo a ricoprire un ruolo fondamentale
in quanto:
§ base per le riserve valutarie,
§ strumento per determinare l’equilibrio della bilancia commerciale,
§ unità di misura del valore delle singole valute.
• In questo nuovo sistema definito Gold Standard Internazionale, il Dollaro fungeva da intermediario fra l’oro e le altre valute e i paesi delle Nazioni Unite
furono costretti a determinare il valore della propria moneta in once d’oro e a mantenere fisso tale parametro creando cosi un sistema di cambi fissi legato
al Dollaro.

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Fine degli accordi di Bretton Woods
Cause della crisi degli accordi:
• la crescita della massa monetaria in dollari non poteva soddisfare contemporaneamente le esigenze interne dell’economia USA e quelle esterne del
commercio internazionale,
• le riserve auree detenute dagli Stati Uniti raggiunsero il picco del 78% di tutte le riserve mondiali nel 1967, ma scesero al 21% nel 1971 (il finanziamento
del Vietnam del Sud nella Guerra del Vietnam “brucia” molte delle risorse degli USA),
• la ripresa post bellica dell’Europa e del Giappone è molto più repentina di quanto avessero previsto gli americani.
Nel periodo 1971-1973 gli USA abbandonarono la piena convertibilità del dollaro, decretando la fine degli accordi del 1944

Il periodo più recente (1943-2001)


• Il primo tentativo per salvare la situazione viene fatto nel 1972 dagli USA, che con il Smithsonian Agreement tentano di mantenere stabile il sistema di
cambi, imponendo una banda di oscillazione massima del 2,25%,
• Successivamente l’Europa cerca di rafforzare le proprie valute creando il Fondo Europeo di Cooperazione Monetaria,
• Il mercato valutario internazionale continua comunque ad essere instabile e la crisi petrolifera del 1973 contribuisce a far fallire i tentativi europei ed
americani: ha così inizio il sistema di libera fluttuazione del sistema valutario internazionale!
• Il Dollaro in pochi mesi si svaluta di oltre il 10%
• Dopo continue crisi valutarie, nel 1978, nel tentativo di stabilizzare il proprio sistema valutario nonché di svincolarsi dal Dollaro, l’Europa fonda lo SME.
• Sempre nel 1978, a Bruxelles, viene creata la nuova unitá monetaria europea: l’ECU.
• Gli anni che seguono vedono un alternarsi di crisi valutarie:
• nel 1985 i membri G7 sono costretti ad accordarsi per svalutare il dollaro (dirty floating),
• nel 1992 la Lira italiana e la Sterlina si svalutano pesantemente.
• Nel 1992 il trattato di Maastricht sancisce la nascita dell’Unione Monetaria Europea, primo passo per l’introduzione della nuova moneta unica, l’EURO,
che dal 1 gennaio 1999 sostituirà il paniere ECU (cambio 1:1) e comincerà ad avere valore scritturale e dal 1 gennaio 2002 comincerà a circolare.

Requisiti ottimali di una valuta e convenienza dei regimi monetari


• La stabilità del cambio agevola gli scambi internazionali e dovrebbe disciplinare il funzionamento di una economia.
• Il persistere di regimi di cambio rigidi seppure in caso di mancato effetto di riduzione dei gap economici di un paese può provocare effetti devastanti.
• Una valuta ideale dovrebbe quindi:
– Avere un valore fisso;
– Caratterizzarsi per una piena convertibilità;
– Disporre di un referente di politica monetaria
• Le difficoltà nel conciliare questi tre aspetti sono alla base di esempi di successo nella conduzione di politiche valutarie (creazione dell’EURO) ed anche di
insuccesso, divenendo presupposti di crisi finanziarie internazionali

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Il Sistema monetario Europeo e l’EURO
• A partire dal 1 gennaio 2002 le valute nazionali di 12 dei 15 paesi appartenenti all’unione europea sono state sostituite dall’EURO.
• L’introduzione fisica dell’EURO è solo l’ultimo di una serie di passaggi pianificati al fine di:
– far convergere le economie dei Paesi aderenti;
– costituire una banca centrale capace di condurre una politica monetaria unitaria;
– omogeneizzare le dinamiche economiche future dei singoli paesi partecipanti all’accordo.

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– Purtroppo, la dinamica dei cambi dell’euro è particolarmente volatile, come dimostra il grafico di
seguito.

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