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Storia Economia Della Moneta E Della Banca

Storia economica della moneta e della banca (Università degli Studi di Firenze)

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STORIA ECONOMICA DELLA MONETA E DELLA BANCA


Perché la storia? Due domande a cui rispondere:

1- A cosa serve la storia?


2- Cosa è la storia?

A cosa serve?

Bloch, storico di Lione “Apologia della storia, un mestiere di storico”. Egli apre tale volume con l’immagine di
un figlio che chiede al padre a cosa serve la storia.
Una prima risposta potrebbe essere “per il gusto di sapere, per conoscere”, oppure che è difficile trovare
una società civile che non vuole conoscere le proprie origini; o perché vogliamo sapere chi siamo.
Per il nostro percorso, la storia serve ad acquisire il metodo storico.
METODO STORICO= utilizzato dallo storico per le sue ricerche e riflessioni. Serve per acquisire capacità
critica per valutare eventi e situazioni. È fondamentale per tutti, ad esempio per la presa di decisioni.
Uno storico per ricostruire un evento, in primis deve acquisire le fonti. In questo ambito ha un grosso
potere, poiché deve scegliere le fonti giuste che potranno portarlo ad un risultato oppure ad un altro;
questo potere di scelta deve essere regolamentato.
Lo storico regimenta le sue decisioni con due metodologie: dubbio, consapevolezza che ogni impostazione
interpretativa è soggetta a revisione critica.
Dubbio= avere la consapevolezza che nessun documento è una verità di per sé attendibile, tutto va
sottoposto a critica, vagliato nella sua attendibilità, calato e confrontato nel contesto che lo ha prodotto.
Ogni documento va quindi contestualizzato per poterne capire l’attendibilità; tutto serve, tenendo conto
delle potenzialità e dei limiti. (contestualizzazione= conoscere tutti gli elementi che lo hanno prodotto).

La storia è maestra di vita, non solo perché è indispensabile per conoscere le nostre radici, ma soprattutto
perché acuisce le nostre capacità di osservazione e critica del contesto.
Le decisioni non possono essere prese con metodi matematici, dietro vi è sempre l’uomo.
Ogni regola non va vista come verità assoluta, ma con distacco.

Cosa è la storia?
È scienza del passato? È scienza che studia l’uomo? Essa studia sia il passato che l’uomo, quest’ultimo è
infatti al centro dell’attenzione dello storico.
Nel corso degli anni vi sono state varie evoluzioni: durante l’800 l’attenzione degli storici era rivolta ai grandi
uomini, con uso di fonti considerate elevate (letterarie, filosofiche…). Tra gli anni ’30 e ’50 del ‘900 le cose
cambiarono, con la nascita di due nuove riviste: LES ANNALES (Parigi) e RIVISTA DI STORIA E VITA MATERIALE
(Varsavia). In due realtà completamente diverse nacquero due riviste che rivoluzionarono il modo di fare
storia: i saggi pubblicati pongono domande diverse, l’attenzione dello storico inizia a rivolgersi verso quella
parte della società che non ha lasciato tracce di sé, ma ha contribuito all’evoluzione. L’attenzione è quindi
rivolta all’uomo come tale, ricco o povero, giovane o vecchio, all’uomo nella sua complessità, ad ogni tipo.
Nasce quindi la storia speciale, una molteplicità di storie:
l’uomo si alimenta? Si.  storia dell’alimentazione
L’uomo vive in città? Si.  storia dell’urbanesimo
E così via. Da un’unica storia si arriva a molte storie che coprono le varietà dell’uomo e del suo animo, più
piccole ma non meno importanti.

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MONETA

La moneta implica che vi sia un sistema monetario.


SISTEMA MONETARIO= composto dell’insieme di monete che circolano in un determinato luogo e
momento. È anche l’insieme di regole e norme che governano l’emissione e la circolazione delle monete.
Origine semantica della moneta= da monere (avvisare). L’etimo deriva dalle oche del campidoglio. Nel 1330
a.C. vi fu l’attacco di Bremo dei Galli, le oche sacre a Giunone iniziarono a starnazzare e permettono di
bloccare l’attacco. Si pensava fosse stata la dea a svegliare le oche e a permettere di avvisare le guardie. Da
qui monere ì, Giunone, diventa Moneta.
Nel 1250 a.C. (circa) viene coniata la ZECCA che fu chiamata Moneta e così anche ciò che usciva da essa.

MONETA= è merce facilmente riconoscibile, il cui valore è dato dai materiali da cui è fatta.
Essendo merce può essere liberamente venduta e acquistata, ed ha come valore la quantità di metallo
prezioso al suo interno.
È un bene che deve essere universalmente accettato, cioè avere pieno potere liberatorio, cioè non può
essere rifiutato il pagamento di un debito tramite la moneta. Mi libera da un debito.

Essa è accettata da tutti grazie alle caratteristiche del suo materiale che sono 4:
- conservabilità materiale non deperibile
- trasferibilità  deve essere facilmente trasferibile, quindi in piccole unità di peso e volume deve essere
concentrato un alto valore
- divisibilità ed omogeneità deve mantenere un’equivalenza di valore fra il tutto e le sue diverse parti
messe assieme, cioè se viene divisa in parti uguali tutte le parti hanno stesso valore, se vengono rimesse
insieme queste devono avere lo stesso valore della moneta
- stabilità di valore

Funzioni della moneta:


- Misura del valore dei beni scambiati  esprime il prezzo
- Intermediaria negli scambi  usata come mezzo di scambio fra un bene e l’altro
- Riserva di valore  può essere risparmiata (tesaurizzata).

Ex cursus storico
I beni che possedevano più degli altri le caratteristiche prima descritte furono i metalli preziosi, adottati poi
come moneta.
In passato non furono i metalli preziosi la prima moneta usata; le società infatti prendevano un bene per
loro prezioso e lo usavano come mezzo di scambio.
Le prime forme di moneta metallica furono le polveri e i monili (gioielli). Essi avevano dei limiti, in quanto
risultava difficile saggiarli, cioè verificare la quantità di metallo prezioso presente al loro interno. Si passa
quindi a nuove forme di moneta come le verghe ed i lingotti di metallo, su i quali veniva stampigliato peso e
fino. Ma anche questi risultavano imperfetti con dei limiti importanti, infatti potevano essere limati la parte
senza stampa, modificandone il valore, compromettendo gli scambi, erano quindi rischiosi.
Allora iniziarono a ridurre la forma di questi fino a che fossero completamenti coperti dalla stampigliatura,
così non potevano essere limati. Da qui si arriva al TONDELLO con immagine stampigliata davanti e dietro,
con la zigrinatura (moneta anche oggi conosciuta).

Quando la moneta usciva dalla Zecca doveva avere determinate caratteristiche:


- Peso: somma del metallo vile + peso del metallo nobile (1grv+3grn)
- Fino: quantità metallo nobile (prezioso)
- Lega: % di metallo non nobile  (quanti. metallo vile/ peso tot)

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- Titolo: % metallo nobile


- Piede: numero di monete che si possono coniare con l’unità di peso (libbra) del relativo metallo
nobile
- Taglio: numero di monete coniabili con 1 libbra di metallo in lega

(Ex fiorino oro 24 carati, puro)

La prima moneta metallica circolare viene coniata in Lidia, in Asia minore nel VII secolo a. c. dal re Gige.
Era fatta di elettro, lega che esiste in natura composta da oro e argento, era chiamata Statere. Dopo la
Lidia si passa alla Grecia (una di elettro nel 600 a.C. e due di argento nel 480 a.C.).

Caratteristiche del sistema monetario preindustriale:


- Prevalentemente a base metallica (merce moneta), può essere monometallico o bimetallico
- Mancanza della sovranità monetaria, infatti su uno stesso territorio potevano circolare monete di
stati diversi
- Funzione della zecca.

Con l’aumento degli scambi cosa accade?


Con il passare del tempo e lo sviluppo dei commerci, sorgono delle difficoltà, come la scomodità di
dover spostare grandi quantità di moneta; inoltre le zecche presentano delle imperfezioni nella
coniatura delle monete; si viene a creare anche una forte confusione monetaria; l’ingrandirsi dei
commerci e la conseguente dilatazione degli scambi ha portato all’insufficienza della moneta, risultata
scarsa.

Con il tempo, come oggi d’altronde, vennero trovate monete alternative a quella metallica:
- Moneta scritturale, cioè ordini scritti (assegni, lettere di cambio...)
- Moneta cartacea, emessa per la prima volta in Inghilterra. Essa era convertibile in moneta metallica
e veniva emessa per un montante superiore ai depositi reali, ed era regolamentato in quanto il
cambio da moneta cartacea a moneta metallica non veniva effettuato da tutta la popolazione nello
stesso momento.
Entrambe sono dette “monete fiduciarie”, cioè circolavano ed erano accettate per il loro valore in virtù
della fiducia nei confronti della istituzione che le emette; “monete segno”, cioè non hanno di per sé un
valore poiché sono fatte di carta e non di metallo nobile.
Prima degli inglesi però, si hanno tracce della moneta cartacea ai tempi di Marco Polo durante gli
scambi in Cina.

Zecca
La Zecca è l’istituzione che conia la moneta.
Nell’età preindustriale le Zecche erano istituzioni private, sottoposte al controllo dell’autorità pubblica.
Infatti, quest’ultima poteva nominare chi vi lavorava (zecchieri) e definire le regole di funzionamento.
La regola principale che definisce il comportamento della Zecca è espressa dall’uguaglianza:

M=P+(C+S)
M= metallo prezioso, P= numero di monete ricevute dal privato, C= costi fissi di produzione, S= tasse di
signoraggio, cioè la somma che il signore si riserva in virtù del controllo esercitato sulla zecca stessa.
Erano quindi i privati che si recavano alla Zecca con il metallo prezioso e ne chiedevano la coniazione.
Una parte restava al signore come tassa (S) e una parte alla zecca per coprire i costi di produzione (C).

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Due furono le grandi costanti del sistema monetario preindustriale: La legge di Gresham e la
svalutazione.
- La legge di Gresham deriva da un agente di cambio Thomas Gresham, del tempo di Elisabetta I.
Essa dice che “la moneta cattiva scaccia la moneta buona”. Come detto in uno stesso stato
potevano circolare più monete di stati diversi e con intrinseco diverso, cioè diversa quantità di
metallo prezioso, e quindi un diverso valore commerciale. La moneta che aveva più intrinseco
però, aveva stesso potere commerciale di quella con meno, quindi si tendeva ad usare la
moneta che aveva meno metallo prezioso al suo interno dato che il potere di acquisto era lo
stesso, e a tesaurizzare la moneta con più valore o veniva portata alla zecca per essere riconiata
con meno intrinseco.
Nel 1360 a Firenze e Pisa vengono coniate due monete con intrinseco diverso e quindi diverso valore
commerciale: Firenze aveva un fino di 0,2 gr di argento; Pisa un fino di 0,1 gr di argento.
Nonostante il valore diverso il potere era lo stesso, infatti la moneta fiorentina andava spesso alla zecca
per essere riconiata secondo le altre caratteristiche.

Il valore della moneta è dato da:


1- Valore metallico o legale, ovvero il valore commerciale del metallo fino contenuto. Esso cambia in
base al cambio del mercato del metallo prezioso
2- Valore legale (corso), valore riconosciuto e assegnato dallo stato. La valutazione dello stato dipende
da:
-prezzo e peso, valore, del metallo prezioso contenuto
-valore del metallo prezioso contenuto nella moneta di riferimento (modello detenuto dalla zecca)
-nei sistemi bimetallici lo stato deve tenere conto del rapporto di valore tra oro e argento.
3- valore di scambio, cioè la quantità di beni che si possono acquistare in un determinato momento con una
determinata quantità di moneta.

Potere di acquisto della moneta (A).


Il concetto di valore di scambio e potere di acquisto è strettamente correlato a quello del prezzo:
A=1/P rapporto tra un’unità di bene ed il suo prezzo
A e P sono espressioni reciproche, dipendono reciprocamente l’una dall’altra.
La teoria quantitativa della moneta è una teoria dell'economia secondo cui i prezzi generali dei beni sono
direttamente proporzionali (se cresce l'uno, cresce l'altra e viceversa) alla quantità di moneta in circolazione
nel dato momento. Questa affida alla moneta un ruolo decisivo:

A=Q/M 1/P=Q/M M=PQ

Q= quantità dei beni presenti nel sistema nel suo complesso


M= intera massa monetaria in circolazione

Se a M=PQ si aggiunge la velocità di circolazione della moneta, cioè il numero di volte che la stessa moneta
passa di mano in mano nell’unità di tempo prescelta.

MV=PQ V= velocità di circolazione

P=MV/Q
è la regola fi Fisher, strumento usato per vedere le variazioni dei prezzi.
All’aumento di M il livello dei prezzi aumenta. (Nel ‘500 con l’arrivo in Europa dell’argento americano,
portando alla rivoluzione di prezzo)

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- La svalutazione
I metodi che le autorità monetarie utilizzavano per variare i corsi ufficiali:
1- Mutatio in materia (o in proportione)  le autorità monetarie variavano il peso del metallo
prezioso nella moneta, cioè variava il titolo della moneta
2- Mutatio in pondere  varia il peso della moneta, mantenendo inalterato il suo titolo.
Variano nella stessa proporzione fino e vile.
3- Mutatio in appellatione  viene modificato il valore legale della moneta, restano invece
invariati titolo e piede.
Per effettuare una delle prime due venivano ritirate le monete dal mercato e riconiate con le nuove
caratteristiche.

Due erano le possibili azioni sulla moneta: svalutazione o rivalutazione.


Alla base di ognuna delle due devono esserci valide motivazioni.
Svalutazione: viene effettuata quando si ha il bisogno di sopperire alla limitata offerta di metalli preziosi in
rapporto all’incremento di volume dei prodotti commerciali:
 Sopperire ed aumentare le necessità finanziarie
 Alleggerire il debito pubblico dei sovrani
 Evitare la scomparsa nel paese a moneta forte delle sue monete verso un paese a moneta debole
Rivalutazione: viene effettuata per:
 Consolidare i crediti dei sovrani
 Riguadagnare la fiducia del pubblico e ristabilire l’attività produttiva e di scambio

Siamo in un periodo in cui il potere della Chiesa è forte e la sua voce si fa sentire ovunque; la posizione
riguardo alla svalutazione viene espressa da vari soggetti di rilievo:
Innocenzo III e IV dissero “solo in caso di necessità e con la più grande moderazione”
Altra posizione importante fu quella di Tommaso d’Aquino, secondo il quale le variazioni monetarie sono
sempre a discapito della parte debole della popolazione.
Alcuni papi sostennero che un sovrano durante il suo regno poteva intervenire una sola volta sul valore
della moneta.
In una economia monetaria, la moneta perfetta è quella che ha stesso valore legale e metallico, inoltre l’uso
della moneta è misurato dall’indice di monetizzazione Im
Im=M/Q M= massa monetaria effettiva in circolazione
Q= valore totale delle merci scambiate
L’indice di monetizzazione ha un valore che oscilla fra 0 e 1. Tanto più Im sarà vicino a 1 tanto più è alto l’uso
della moneta. Con Im=0 avremo il baratto perfetto.

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EVOLUZIONE DEI SISTEMI MONETARI


La Teoria degli stadi economici è un modello interpretativo introdotto dalla storiografia romantica tedesca.
Nel corso del tempo e con diverse società, si sono evoluti i sistemi monetari. Si parla di tre fasi
dell’economia, I fase è detta NATURALE, II fase è detta ECONOMICA, III fase è detta CREDITIZIA.
I fase (naturale)
Età romana
In questa fase si ha un’organizzazione economica che vedeva una forte integrazione fra attività agricola ed
attività artigianale all’interno della città. Il settore primario risultava comunque più importante.
Distinguendo i due principali periodi:
- In età repubblicana si hanno piccole proprietà terriere su cui lavoravano le famiglie rustiche,
caratterizzate da campi chiusi
- In età imperiale si hanno grandi proprietà terriere con molta mano d’opera schiava a lavoro.
Si ha un forte senso della proprietà, i campi sono chiusi facilmente recintabili, rappresentano la tipica
struttura mediterranea.
Si differenzia dalla modalità del nord Europa che utilizzavano campi aperti con proprietà frammentate, per
facilitare le diverse colture in base alla posizione del sole.

Sistema monetario
In questo periodo il sistema monetario era bimetallico, anzi trimetallico, oro argento e rame; vedeva la
circolazione esclusivamente di moneta metallica.
Le monete dell’impero romano nel I secolo d.C. erano l’Aureus, Argenteus, Quadrante, in questo momento
storico si ha una moneta stabile, dovuta al forte sistema economico.
Dal I secolo d.C. a seguito delle grandi guerre di conquista, si dilata la spesa pubblica; andava pagato
l’esercito e la costruzione di nuove e importanti infrastrutture. Nelle nuove terre conquistate infatti andava
portata l’acqua, con la costruzione di nuovi acquedotti e ponti, inoltre era fondamentale per i romani la
costruzione delle terme, delle quali usufruivano tutti i cittadini, ricchi e poveri, non da meno erano le vie di
comunicazione per il raggiungimento delle nuove province e il controllo dei confini. Tutto questo richiedeva
molta ricchezza.

Nel secolo successivo cambia il sistema monetario.


L’impero entra in crisi, gli imperatori sono Settimo Severio e suo figlio Caracalla, svalutano fortemente la
moneta. Due sono le cause della crisi che portarono alla svalutazione della moneta:
1- Riduzione della mano d’opera schiava (ne risente tutto il sistema agricolo)
2- Aumento della spesa pubblica
I rimedi attuati furono altrettanti:
1- Aumento della pressione fiscale
2- Svalutazione moneta
Data la forte svalutazione della moneta, Diocleziano e Costantino, attuarono delle riforme volte ad
aumentare il potere di acquisto della moneta, rivalutandola Costantin crea una nuova moneta d’oro:
Solidus=24 siliqua= 3800 nummi di rame. Questa riforma ha un successo effimero, provoca infatti
l’attuazione della legge di Gresham.
La crisi durante l’impero romano provocò una forte decadenza del settore agricolo e della città. Le
conseguenze della caduta dell’impero furono sia politiche che economiche.
Quelle politiche furono il cambiamento dell’assetto organizzativo, infatti nacque il feudalesimo; quelle
economiche portarono ad un nuovo sistema organizzativo economico-produttivo: MODELLO CURTENSE. Si
sviluppa nel nord Europa con campi aperti, coltivazioni di comune accordo, i confini sono definiti solo dai
vertici del campo. Questo nuovo modello si organizza su due parti:

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- Pars Dominica, con conduzione dirette, coltivata da schiavi o servi che vivevano nella casa del
signore, le loro attività erano integrate dalle corvée svolte dagli affidatari dei mansi più vicini
- Pars Massaricia, insieme di terre tributarie o mansi affidati ai coloni.
Il manso era a un tempo unità fiscale (terra gravata da prestazioni a favore del signore) e una unità
produttiva.
I mansi avevano diritti e doveri.
Diritti:
- 1 pascolo e raccolta frutti spontanei nei boschi signorili nelle terre paludose e zone incolte
- Diritto di caccia che divenne esclusivo dei signori con l’avvento del feudalesimo
- Diritto al legnatico
Doveri:
- Canoni in denaro, in natura, di lavoro (lavori in legno, tessili corvees)
L’economia curtense era di tipo agricolo-silvo-pastorale. Rappresenta la forma più vicino al modello teorico
di economia naturale che non prevede nessun tipo di scambio o moneta.

Medioevo (V-VIII)
Sistema monetario altomedievale:
si articola su due fasi:
a- V-VIII secolo bimetallico
b- VIII-XI monometallico

La prima fase è caratterizzata dal bimetallismo


 si continuano ad usare le monete romane
 coniate monete simile a quelle romane ma imbastardite
 il rapporto tra oro e argento cala (l’argento si apprezza all’oro)
 vi sono processi di tesaurizzazione (si tolgono dal mercato monete ed oggetti d’oro)
 contrazione della massa monetaria in circolazione tramite tesaurizzazione o con il trasferimento in
oriente in cambio di argento
 modesta circolazione monetaria compresa anche di monete straniere.
Durante VII-VIII secolo si hanno movimenti di metalli preziosi da oriente ad occidente e viceversa, l’oriente
acquista oro per finanziamenti importanti, mentre in occidente si cerca l’argento dopo la svalutazione subita
della moneta.
Nella seconda fase cambia la situazione, l’oro torna verso l’occidente e l’argento viene richiesto dall’oriente.
Il permanere della tradizione urbana impedì la rarefazione monetaria che caratterizzò buona parte
dell’Europa. In Italia si distinguono le aree Longobarde da quelle Bizantine e Musulmane.
In un occidente con poca moneta e di natura argentea, l’Italia fa eccezione, grazie alla forte influenza di
Roma, infatti le città mantengono un’importanza maggiore. Con la presenza di sedi vescovili, che
movimentano sia domanda che offerta, mantengono la presenza di circolazione monetaria più intensa in
Italia, con le Zecche importanti sempre attive.

Sistema monetario dell’area Bizantina


Vi sono 3 monete, d’oro, d’argento e di rame, 1 nomisma= 12 milionesima= 240 follers
Sistema monetario area Musulmana
Ci sono due monete una d’oro e una d’argento, 1 dinar= 4 tari= 1072 dirham

Quindi in Italia il sistema monetario è bimetallico e più vivace, è maggiore la presenza di oro, e la
svalutazione della moneta è più bassa che altrove, le monete che maggiormente circolavano erano dell’area
bizantina e musulmana.

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Secondo medioevo (VII-XI)


È il periodo di Carlo Magno con l’impero carolingio. Egli voleva ricostruire l’impero romano, con le varie
conquiste riesce ad avvicinarsi molto costituendo quello che verrà chiamato il Sacro romano impero,
mostrando quindi la sua visione universalistica.
Con la vastità di territori controllati egli vuole dare unità al territorio, mandando il messaggio su chi fosse
l’imperatore e in chi risiedeva il potere.
Per raggiungere tale obiettivo mette in atto varie riforme, la prima riguarda il tentativo di porre uguali tutte
le misure i e pesi presenti nell’impero, ma al tempo le misure erano date da piede o spanna e ogni città
aveva un suo modello ovviamente differente dalle altre, questo rese inefficace la riforma.
Dato l’insuccesso della precedente viene effettuata una nuova riforma, quella monetaria, cioè viene coniata
una moneta con sopra stampigliata la faccia che rappresentasse l’imperatore e il suo nome, questa viene
chiamata DENARO, essa circolava ovunque e rese noto quindi che lui fosse l’imperatore.

Prendendo atto che l’oro era ormai scomparso dalla circolazione monetaria, Carlo Magno istituì la LIRA (da
libbra= 405 gr), che corrispondeva ad una libbra. Questa fu solo una moneta di conto (fantasma) perché di
valore intrinseco troppo alto, sarebbe stato troppo complicato coniare una moneta con quel peso e
difficoltoso anche da portare dietro. I suoi sottomultipli erano il soldo ed il denaro, ma fu coniato solo il
denaro.
In alcuni casi verrà coniato l’obolo (0,5 denaro) e la picta (1/3 denaro).
Il riferimento alla lira e ai suoi sottomultipli è rimasto nella cultura europea fino a tempi relativamente
recenti.
Alla morte di Carlo Magno l’impero si divide, si apre la fase della moneta feudale.
Con la crisi entra in discussione l’unità monetaria dell’impero carolingio. I signori feudali, con il
frazionamento dell’impero, cercarono di riottenere il permesso di coniare moneta nei loro feudi, per due
ragioni:
1- le zecche erano fonte di entrata (tassa signorile)
2- coniare moneta era segno di forza e potere.
Ottengono questo potere, dando vita alla moneta feudale. Coniano una moneta sempre chiamata denaro,
ma con caratteristiche (fino, intrinseco…) diverse. Questo determinò una forte confusione monetaria,
dovuta a monete differenti ma con stesso nome. Questi denari venivano svalutati sempre di più.
Nacque una geografia monetaria che appassiona i numismatici di oggi e rese più complicati gli scambi
commerciali tra i diversi territori di allora; si sviluppa ora la figura del CAMPSOR (cambiavalute).
Quest’ultimo diventa indispensabile, poiché aveva le competenze per poter riconoscere e saggiare
l’intrinseco di molte monete, stabilendo quindi il rapporto di cambio tra di esse. Divenne una figura così di
rilievo che ad esempio, nelle fiere veniva messo di fianco allo stand delle autorità fiscali.
Prima nascono come figure sviluppatesi da orefici e piano piano si specializzarono.

II fase (monetaria)
Lo sviluppo agricolo, l’urbanesimo, la rivoluzione commerciale e la crescita delle attività produttive, fissano il
passaggio da l’economia naturale a quella monetaria.
Tra il X-XI secolo vi fu un’espansione agricola, che comportò l’aumento produttivo del lavoro. Le motivazioni
alla base erano le innovazioni tecnologiche e l’aumento del clima di circa 1 -1,5 ° rendendo il terreno più
produttivo.

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Gli effetti furono di fondamentale importanza: ci fu un miglioramento delle condizioni alimentari, con varie
conseguenze fra le quali l’aumento della fertilità e della pressione demografica. Il miglioramento
dell’alimentazione portò alla diminuzione della mortalità infantile, con un aumento demografico. Inoltre, il
cibo migliore portò le coppie a sposarsi prima e quindi ad aumentare il periodo di fertilità e quindi aumento
delle nascite.
L’aumento della popolazione ha costretto al disboscamento per avere più terreni coltivabili. Disboscamenti e
messa a coltura di terreni a produttività marginale crescente, rinascita dei mercati e dei loro collegamenti
con vecchi commerci su lunga distanza e lo sviluppo urbano, sono i cambiamenti più importanti che si
ripercuotono poi sulla moneta e lo sviluppo del sistema monetario.
I disboscamenti si realizzano su 3 tappe:
- ampliamento zone preesistenti: i privati (contadini) allargano il terreno già a loro disposizione,
“rosicchiando” terre incolte o del signore. Questo metodo va bene fino a che l’aumento della
popolazione è contenuta
- creazione nuove zone agricole: con un maggiore aumento della popolazione si cercano nuove
zone da mettere a coltura disboscando, nei pressi delle quali nascono nuovi villaggi. Le
popolazioni lasciano il luogo d’origine per creare nuovi centri, villaggi, terreni agricoli. Tutto ciò
però richiede il fabbisogno di ingenti risorse finanziarie, viene quindi dato aiuto dal signore.
- Iniziative individuali: nel momento in cui l’aumento demografico si stabilizza o addirittura cala, si
torna al metodo iniziale di iniziative personali e non più movimentazioni collettive.
In questo contesto, sono importanti le innovazioni ed invenzioni tecnologiche:
- Diffusione del mulino ad acqua e a vento: strutture produttive che forniscono due delle 4
energie disponibili all’epoca (acqua, aria, uomo, bestie). Hanno ovviamente dei limiti, poiché
non tutte le zone sono ventose allo stesso modo, e non ovunque ci sono fiumi e non tutti sono
adatti.
- Rotazione agraria triennale
- Diffusione dell’uso del ferro di cavallo
- Uso del basto per i cavalli
- Diffusione dell’erpice (usato per le zolle di terra)
- Aratro pesante
- Attacco a tandem per gli animali
- Falce fienaica

Le modifiche agricole bassomedievali


Dalla rivoluzione agricola si arriva ad una rivoluzione commerciale, ovvero si nota un cospicuo aumento
degli scambi. Questo passaggio porta alla modifica dell’economia, da chiusa ad un’economia di scambi con
maggiore uso della moneta, motivata da: il bisogno crescente del signore di mezzi pecuniari; i contadini
tendono a procurarsi denaro per pagare imposte e canoni vendendo i prodotti sul mercato.
Il passaggio dall’economia naturale a quella monetaria è quindi segnato da una crescita economica,
innescata dalla rivoluzione agricola.

Rinascita urbana e sviluppo commerciale a partire dall’XI secolo


Le città iniziano a riprendere importanza con l’aumento del commercio.

Lo sviluppo dell’economia cittadina ebbe inizio lungo le coste.


Le prime città a riacquistare importanza, dopo la decadenza del periodo romano, furono quelle marinare
(Pisa, Amalfi, Genova, Venezia). Presero importanza anche alcune città pugliesi per il commercio con il
vicino oriente.
Il Mediterraneo è il centro di snodo tra Europa, Africa, Medio Oriente.

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Città dell’interno
Dopo la crescita iniziale dovuta dall’immigrazione delle campagne, esse svilupparono modelli di
partecipazione fino ad ora sconosciuti: IL LIBERO COMUNE.
La borghesia urbana e le corporazioni prendono il potere al posto della piccola nobiltà feudale inurbata.

Lo sviluppo dei commerci e delle attività produttive provoca un’accumulazione di ricchezza che fu
reinvestita, in parte, per allargare le attività commerciali. Nascono le Fraterne e le compagnie. Le fraterne
sono associazioni fra membri della famiglia per svolgere un’attività commerciale; nel momento in cui si
allargano, aprendo a capitali esterni, danno vita alle compagnie. Entrambi sono associazioni temporanee su
base contrattuale.
La commenda invece è un’organizzazione per i traffici marittimi. Coinvolgeva due soggetti: un mercante a
terra che forniva la merce da vendere, un nautico che esportava i beni via mare per venderli. Gli utili delle
vendite venivano spartiti al ritorno dei viaggi.
Le prime città interne a riacquistare valore sono quelle lungo le grandi vie di comunicazione.
Le città dell’interno diventano il luogo dello sviluppo di tutte le attività non agricole: artigianato, manifattura
e attività commerciali.
Kulisher, sosteneva che “l’area di città fa liberi”, cioè che tramite il trasferimento in città dalle campagne si
poteva riacquistare la libertà dal signore e ottenere un riscatto sociale.
Vengono aperte molte botteghe artigiane, strutturate in un modo bene preciso: vi era un maestro, il quale
aveva anche il ruolo di imprenditore e proprietario, affiancato da un apprendista, che imparava il mestiere e
aiutava il maestro, e altri collaboratori. La lavorazione partiva su commissione dei privati che si recavano in
bottega con un lavoro da richiedere.
La città cresce quindi sia dal punto di vista economico che demografico, infatti dalle campagne si migra
verso le città, le quali iniziano a crescere di dimensioni per poter accogliere i nuovi abitanti (vi sono tracce in
diverse città di più cinta murarie dovute all’espansione).
Oltre alle botteghe artigiane, importante è la figura dei mercanti, coloro che svolgono le attività
commerciali.
Siamo in un periodo di commerci che coprono vaste aree: l’Europa, l’Asia e l’Africa. I prodotti commerciati
erano:
- Dal nord Europa: pesce, legname, lana
- Dal Mediterraneo: prodotti manifatturieri, frutta fresca
- Dall’Africa: oro, avorio, schiavi, datteri, pellame
- Dall’Asia: spezie, frumento, porcellane, seta.
Si parla quindi di rivoluzione commerciale poiché i commerci crescono grazie alle città e all’attività dei loro
abitanti.
La crescita economica e lo sviluppo dei commerci richiedono ora una maggiore quantità di pezzi monetari,
con un potere di acquisto maggiore. Si ha quindi la necessità di una moneta nuova.
Dalla metà del XII secolo, in concomitanza della ripresa economica si inizia a coniare nuove monete.
Per sopperire a questo bisogno vengono individuate due soluzioni:
1- Coniazione di un nuovo Denaro con intrinseco superiore, ma ha durata breve, a causa della legge di
Gresham.
2- Coniazione di nuove monete indipendenti dal Denaro, cioè senza un rapporto diretto con esso, non
erano né multipli né sottomultipli. Queste furono chiamate GROSSI, per la dimensione e per l’alta
quantità di argento contenuto. I primi a coniarle furono Genova e Venezia.
Nel 1202 Venezia conia un Grosso con un peso equivalente a 26 denari, nello stesso anno Genova conia una
moneta con peso equivalente a 6 denari.
In Toscana tra il 1220 e 1230 Pisa e Siena coniano il loro Grossi, Firenze invece lo farà nel 1237, con un
Grosso pari a 12 Denari, equivalente a un Soldo della riforma carolingia.

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Il ritorno dell’oro in occidente, dovuto ad una serie di coincidenze mercantili, è ciò che serve all’economia
occidentale, poiché anche la moneta grossa è insufficiente a reggere i traffici. Serve una moneta con potere
di acquisto ancora maggiore, divenne così naturale coniare una moneta d’oro, la quale racchiudeva in un
piccolo peso un grande valore.
Nel 1231 Federico II coniò gli Augustales, che non erano vere e proprie monete d’oro, ma più medaglie
celebrative.
La prima vera moneta d’oro viene coniata a Firenze nel 1252: il Fiorino d’oro (3,5 gr= 20 soldi), a Genova
viene coniato il Genovino (= 10 soldi) e a Venezia nel 1284 lo Zecchino (=48 soldi).
Alla sua nascita il Fiorino doveva avere una quantità/valore di oro esattamente equivalente ad una Lira
d’argento, era come se fosse stata coniata la Lira carolingia.

I sistemi monetari tornano ad essere bimetallici (in precedenza come detto si avevano solo monete di
argento, quindi i sistemi monetari erano monometallici), all’intero dei quali si ha in contemporanea la
presenza di moneta piccola e moneta grossa. Quella piccola era esclusivamente in argento (ex: quattrino a
Fi), mentre la moneta grossa era sia in argento che in oro; queste avevano funzioni differenti: la piccola era
utilizzata per gli scambi quotidiani ed i salari, mentre la grossa veniva impiegata negli scambi commerciali
internazionali. Il ritorno al bimetallismo tra il XIV e il XV secolo ha portato ad un processo di svalutazione. Le
cause sono riscontrabili in:
- Domanda e offerta di moneta divergono, vi è una maggiore domanda rispetto all’offerta;
- Funzionamento delle zecche: avevano un interesse nella svalutazione della moneta, poiché
guadagnavano con l’operazione di coniazione;
- Indebitamento pubblico con il processo di formazione degli stati: infatti richiedeva una forma di
denaro ingente, vengono chiesti prestiti ai cittadini, con la conseguente nascita del debito
pubblico. (Consolidare il debito pubblico trasformare prestiti di breve-medio termine in
prestiti a lungo termine, mantenendo inalterato il diritto alla restituzione della quota capitale e
alla riscossione degli interessi maturati. Da questa accezione originaria, si arriva a quello che
oggi è il significato di consolidamento del debito pubblico, cioè l’eliminazione del diritto alla
restituzione della quota capitale, mantenendo solo il diritto alla riscossione degli interessi).
Quindi l’indebitamento pubblico (dello stato) portava a svalutare la moneta poiché riscuoteva
una tantum, ma tramite la svalutazione doveva restituire una moneta di minor valore, quindi
meno;
- Erosione e tosatura delle monete: erosione  uso continuativo della moneta la consumava
inevitabilmente; tosatura  le monete venivano limate per “risparmiare”

Questo periodo era quindi caratterizzato da una sostanziale scarsità di moneta, determinata
dall’insufficienza dei processi di de-tesaurizzazione, scarsa produttività delle miniere d’argento europee.

Le prime risposte del commercio internazionale furono:


- Fiere internazionali
- Nascita della lettera di cambio, assegno e dilazioni di pagamento (nuovi strumenti di pagamento
e creditizi)

Spiegazione tramite la teoria quantitativa della moneta:


sappiamo che MV≈PQ
nell’impossibilità di aumentare M e V in proporzione all’aumento di Q, si doveva registrare una continua
riduzione di P e un rallentamento degli scambi commerciali. Invece gli scambi continuarono a crescere ed i
prezzi, seppur con andamento nervoso, tendevano molto lentamente a salire.

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In realtà alla carenza di moneta coniata, si sopperì con le fiere e con le lettere di cambio, anche con le forme
di baratto imperfetto che non si interruppero mai. A tali strumenti si aggiunsero assai rapidamente le
attività creditizie indirette (dilazioni di pagamento) e proprie (prestiti, in seguito l’assegno).
L’uso delle fiere come camere di compensazione provocava un aumento della velocità di circolazione
monetaria.

L’uso delle lettere di cambio o giri-conto esige una correzione dell’equazione di Fisher:
MV+M’V’≈PQ
dovendo considerare che dalla massa monetaria di deve togliere quella non utilizzata:
MV+M’V’- M≈PQ

Ritorno al bimetallismo nel XIV e XV sec, la svalutazione


La svalutazione riguardò principalmente la moneta piccola, questo perché la moneta grossa rappresentava il
prestigio della città che l’aveva coniata, dato che era usata per gli scambi internazionali; perciò si è preferito
svalutare la moneta piccola, con conseguenti danni alla popolazione più debole.
Si crearono due sistemi di monetizzazione che non si incontreranno mai.

La stagione delle scoperte (seconda metà del ‘400)


I cambiamenti economici, culturali, tecnici, intervenuti in poco più di due secoli, rendono ora l’Europa
pronta per una nuova stagione: quella delle scoperte.
Importanti sono state le innovazioni tecnologiche riguardanti la navigazione. Nel Mediterraneo
l’imbarcazione era la Galea; ben diversa da quella del mare del Nord, fatta per proteggere le merci dalle
onde, dal freddo e molto capiente.
L’incrocio fra le due diede vita a quella che sarebbe stata l’imbarcazione per eccellenza per le scoperte la
CARAVELLA.

I primi a muoversi sulle rotte marittime furono i portoghesi, che intrapresero viaggi di esplorazione lungo la
costa occidentale dell’Africa. Essi partirono con motivazioni ben precise, legate a prodotti specifici, che fino
ad allora venivano comprati lungo i porti mediterranei dell’Africa. L’acquisto di tali prodotti in questi luoghi
comportava il pagamento di un prezzo maggiorato, a causa dei costi di transazione, inoltre non vi era vasta
scelta, ma dovevano accontentarsi di ciò che offriva il mercato locale; si cerca quindi di raggiungere
direttamente i luoghi di produzione. Questi prodotti erano: oro, schiavi, avorio, pepe, pellame.
I portoghesi vedevano l’Africa come un ricco mercato con risorse naturali e materiali grezzi.
Nel 1487 Diaz circumnavigò Capo di buona speranza, risalendo la punta dell’africa per CA 500km.
Nel 1497 Vasco de Gama dopo 93 giorni di navigazione, raggiunse le Indie, superando la circumnavigazione
dell’Africa, aprendo quindi la strada alla via delle spezie. Si apre un traffico ricco e remunerativo.
Arriva in Europa l’oro africano.
Vi furono innovazioni tecnologiche che permisero di agevolare le estrazioni di argento che iniziarono ad
arrivare anche dalle cave della Germania, le quali appunto si aprirono a tali cambiamenti di estrazione e di
vita sottoterra per i minatori.

I cambiamenti alla fine del ‘400


Questo progressivo utilizzo di nuove miniere di argento che cosa provocò?

- Si coniarono nuove monete grosse di argento con un potere d’acquisto forte che si affiancano e
qualche volta si sostituiscono a quella d’oro.
1427: Milano

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1472: Venezia
Le monete si chiamavano testoni (genericamente) perché spesso venivano stampigliate con la testa
del Signore della città. Milano e Venezia furono le prime perché erano vicine con la Germania e i
flussi commerciali con quello stato erano più intensi.

Molte altre furono le città e regioni a coniare queste monete d’argento:

- Boemia: tallero che pesava quasi 27g di argento;


- Tirolo: guldiner che pesava 32g di argento.

L’argento americano

Siamo alla fine del 400’, e di lì a poco si verificherà un’altra scoperta geografica, la scoperta dell’America; che
porterà in Europa l’arrivo di ulteriori granfi quantità di metallo prezioso, prima ora e poi, soprattutto,
argento. Gli effetti monetari di questa scoperta si fanno sentire dopo 30-40 anni.

Fu un’impresa (Colombo 1492) costasa, 2 milioni di maravedi: 250k vnnero anticipati da Colombo, cui erano
stati prestati dal duca di Medinaceli e dal banchiere fiorentino di Siviglia Berardi. In compenso, Colombo
ottenne il diritto al 10% di tutte le rendite delle nuove terre e alla partecipazione al commercio nella misura
di 1/8…

Colombo intraprende il suo viaggio ed arriva nel nuovo continente (12 ottobre) convinto di aver scoperto
l’Asia, infatti quelle terre per molto tempo presero il nome di Indie occidentali. Dopo il primo viaggio si
susseguirono altri 3 viaggi che gli consentirono l’esplorazione delle coste limitrofe.

Colombo fin da subito era convito di essere arrivato in Asia ma in realtà dentro di se nutriva un dubbio,
infatti in uno dei suoi manoscritti parlerà di un “senso di novità”.

Naturalmente, con le prime scoperte ed esplorazioni si individuò nuove riserve di metalli preziosi. Il primo
metallo ad essere individuato fu l’oro, e gli spagnoli per prima cosa importarono oro sottoforma di monili
(rubati alle popolazioni locali), poi quello presente nei fiume ed infine in quello delle miniere. Per le
popolazioni locali l’oro non era importante perché per loro, ad esempio, erano importanti le fave di cacao
che venivano usate come moneta di scambio.

La Carrera de Indias

Negli anni 40’ del 500’, si stabilì un percorso fisso delle navi: la flotta diretta verso la Nuova Spagna (flota)
doveva partire ad aprile o maggio, raggiungendo l’Hounduras, Puerto Rico e Hispanila, e quindi la Habana,
passando per le Canarie. Quella diretta nel Vicerame di Tierra firme salpava ad agosto o settembre,
passando per Trinidad e Tobago, raggiungeva Cartagena de Indias, il porto fortificato di Nombre de Dios
(Portobelo) e infine giungeva anch’essa a La Habana. I due convogli risalivano poi insieme per la Spagna.

Questo perché gli spagnoli capirono subito l’importanza di queste nuove terre e crearono un’istituzione che
si chiamava “Casa della contratacion” e che teneva memoria nei suoi registri di tutte le imbarcazioni che
partivano per il nuovo mondo, con il loro carico e di tutte quelle che arrivavano con il nuovo carico. Questo
secondo era più importante perché detenevano metalli preziosi e la corona deteneva poi il 1/5 delle merci.
Importante sottolineare che solo i Castigliani avevano la possibilità di partecipare a questi traffici e solo in
secondo momento questa possibilità fu ampliata a tutta la spagna. I traffici erano controllati e limitati per
tutte le genti al di fuori della spagna.

La casa de Contratacion

….

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Prodotti dall’America in Europa

Fin dagli inizi del 500’, la scoperta dell’America e i nuovi prodotti che da essa provenivano iniziarono a
produrre i loro effetti non soltanto sul piano finanziario, ma anche nella vita quotidiana di milioni europei.
Anche in questo campo, si può parlare di una vera e propria rivoluzione.

Infatti, arrivano tutta una serie di prodotti alimentari che modificarono la mappa agricola europea;
arrivarono cacao, pomodori, mais ecc. Alimenti fondamentali che cambiarono radicalmente la cultura
agricola fu la patata, i fagioli (in europa era presente solo una varietà), gran parte degli zucchini ed infine i
peperoncini.

Patata e mais furono fondamentali perché altamente produttive e furono utili per limitare ed arginare il
problema della fame.

Piante ed animali…

La diffusione nella penisola iberica, del mais, fu abbastanza rapida, la seconda area di diffusione furono il
Veneto l’Italia settentrionale. Per i ceti rurali più poveri, quella pianta, utilizzata largamente per
l’alimentazione animale, andava a sostituire cereali minori, usati per la panificazione e per le focacce,
soprattutto in tempi di carestia. In questo senso, si è detto che quel grano ha sostenuto la espansione
demografica. (questo è un po’ il filo rosso che collega la diffusione di tutti i prodotti americani; america-
spagna-italia)

La patata fu importata dal Perù verso il 1550 dai carmelitani scalzi e dai certosini, fu destinata in origine a
cibo per i miserabili, ricoverati, ospedali, conventi e prigioni. Fu inizialmente introdotta da Charles de
l’Ecluse nei paesi bassi, Svizzera ed inghilterra. La guerra dei trent’anni (1618-1648) ne diffuse la conoscenza
in germania, parte della francia ed Italia settentrionale.

Come per gli altri prodotti anche i fagioli e le zucche, furono l’Italia e la spagna le nazioni nelle quali questi
prodotti comparvero più precocemente. Già nella metà del 500’ si erano ormai impiantati in buona parte
dell’Italia. Nella seconda metà del secolo si diffusero anche in altre regioni europee, come Paesi Bassi e la
Francia, mentre la coltivazione nell’europa dell’est, che oggi è tra i maggiori produttori, risale al secolo
successivo.

Peperoni e girasoli, portati in spagna dallo stesso Colombo, dopo il primo viaggio, il peperone era già
presente, agli inizi del 500’, in Italia e Portogallo; prima della metà del secolo aveva raggiunto tutta l’europa
continentale. Fatto seccare, sminuzzato e pestato, fu usato inizialmente come spezia più economica,
sostitutiva del pepe, sia nell’alimentazione che in medicina. Oggi, il vecchio mondo copre quasi i 9/10 della
produzione mondiale.

Oro e argento dall’America all’Europa

L’oro fu il primo e il più potente motore della conquista; gran parte degli splendidi manufatti delle civiltà
amerindie venne fusa e inviata i europa. La conquista dei loro imperi dette accesso dirette alle miniere.

Nel 1945, in seguito alla scoperta di un ricchissimo giacimento di argento nella montagna Cerro Rico
(bolivia), si fondò la città di Potosi, a 4090 metri di altitudine. Migliaia di indigeni e di schiavi, soprattutto
africani, lavoravano in condizioni terribili per estrarre l’argento, costretti a restare sottoterra per 4 mesi. Tra i
primi impegnati nello sfruttamento della miniera vi era il fiorentino Nicolò del Benino, imparentato con i
medici, divenuto proprietario, con altri undici compagni, di una galleria che prese il suo nome.

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Gli spagnoli riversarono in Europa grandi quantità di metalli preziosi: dal 1503 al 1660 giunsero dall
americhe al porto di siviglia 171 tonnellate d’oro e 17k tonnellate di argento, andando ad arricchire
prevalentemente i debitori del re, tra cui i genovesi.

Tra il 1503 e il 1650 vi è un’alta quantità di metalli preziosi arrivati in Europa. Successivamente vi è un calo
dell’arrivo di questi, spesso i galeoni venivano attaccati da corsari della corona inglese, deviandoli dalla rotta
verso Siviglia, a Londra. Inoltre, alcuni giacimenti si esauriscono, ma la motivazione più importante del calo
è l’interruzione dei pagamenti agli spagnoli per l’invio dei bene occidentali in America per riprodurre la
nostra civiltà, poiché tali beni vennero poi prodotti in loco.

La rivoluzione dei prezzi


Fra un carico e l’altro di metalli preziosi, erano i banchieri e le compagnie finanziarie ad anticipare i capitali
necessari per le spedizioni navali, per i lussi delle corti e per le campagne militari. La Spagna era per i
banchieri una vera a propria miniera di metalli preziosi. Essa utilizzò a ritmo crescente “l’oro delle colonie”
per sostenere il lusso della nobiltà e per sostenere burocrati e militari: si arricchirono banchieri e
commercianti stranieri, ma l’economia spagnola non ne trasse vantaggio.
L’arrivo dei metalli causò un lungo periodo inflattivo che portò ad un aumento dei prezzi. Questo periodo
inflattivo si aprì alla metà del ‘500, le cause furono:
- Argento americano (MV=PQ P=MV/Q): fece aumentare la massa monetaria in circolazione
- Stimoli legati alla crescita della domanda, molto più consistente dell’offerta (aumento della
popolazione e quindi dei prodotti alimentari; politica degli stati assoluti  comporta
l’individuazione di una capitale fissa, quindi dell’adeguamento della città a tale compito con la
costruzione di nuove infrastrutture e ni nuove reti di collegamento per raggiungerla oltre ad un
esercito stabile, questo stimola alla spesa pubblica quindi un aumento dei prezzi)
- Prezzi dei beni alimentari
- Rincaro non uniforme e sincrono: il fenomeno inflattivo non si presentò ovunque nello stesso
momento e non ovunque nello stesso modo.
Quindi: l’afflusso di oro e argento stimolò la domanda in Europa, combinandosi con un effetto esplosivo
legato all’aumento della popolazione. Esso tonificò la liquidità internazionale favorendo lo sviluppo dei
commerci, ma a lungo andare, portò ad un generale aumento dei prezzi, dovuto anche alla diminuzione del
valore del metallo, era l’inflazione.
Per compensare al minor valore dell’argento e quindi alla riduzione del potere di acquisto della moneta, le
autorità iniziarono a coniare monete con maggior quantità di metallo prezioso. In Spagna viene coniato il
Real de a ocho nel 1676, cioè che pesava 8 volte il Real.
Milioni di monete vennero coniate nel corso di diversi secoli.
Furono le monete con maggior diffusione in tutto il periodo coloniale delle Americhe e erano ancora in uso
del Nord America e nel sud- est dell’Asia nel XIX secolo. Negli Stati Uniti avevano il valore di un dollaro.
Il legame con i pezzi da 8 ha lasciato traccia nel simbolo del dollaro $, normalmente visto come una S ma in
realtà è un 8. La forma è stata modificata dall’uso, l’8 è barrato come si fa di solito per distinguere le lettere
destinate a indicare valori monetari.
Di corrispondenza in Toscana viene coniata la Piastra nel 1568.

Il dibattito storiografico
Come gli studiosi hanno ricostruito questo fenomeno.
1- Lopez de Gomara (1558), attribuì la colpa del fenomeno inflattivo all’arrivo dell’argento americano,
interpretazione monetaristica
2- Jean Bodin (1568), Carlo IX promuove un’inchiesta sull’aumento dei prezzi nel 1563. Un primo
storico disse che era dovuto a cause interne del paese, perché c’erano state modificazioni del peso
della moneta, alterazioni monetarie. Su questa posizione interviene Bodin, sostenendo che la

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crescita dei prezzi era stata causata dall’aumento del metallo prezioso presente nel sistema.
Introduce un nuovo elemento: carestie e le mode dei principi, due elementi che contribuirono
all’aumento dei prezzi
3- Vendramin (1595), ambasciatore veneziano, torna ad una lettura monetarista, aumento dei prezzi è
dovuto dall’aumento della massa monetaria in circolazione
4- Davanzati (1588), fiorentino che mette in relazione l’aumento dei prezzi con l’arrivo dei metalli
preziosi americani.
5- Antonio di Montchretien (1615), economista, fa un trattato di Economia Politica e afferma che le
mercanzie non si potevano vendere ai prezzi del passato a causa delle grandi quantità di oro e
argento che giungevano dall’America.

Coniazioni auree
Dalla metà del ‘500 circa si cominciano a coniare monete auree.
A Firenze la Zecca coniò tra il 1543 e il 1589 oltre 12.000 kg d’oro.

Con il forte afflusso di argento, il suo valore diminuì nettamente, ecco perché si inizia ad usare l’oro. Questo
arriva dall’oriente attraverso l’intermediazione delle piazze del vicino oriente, in primis Costantinopoli. I
mercanti occidentali vendevano le merci nelle piazze e tornavano a casa con l’oro ricavato; oltre al loro
riportavano anche altro oro, quello delle aziende con sede in oriente che volevano riportare a casa il
ricavato.

BANCA
“La banca sta al centro del grande fiume della vita economica. I vortici di quelle acque ne hanno fatto la
storia. Il suo corso attraverso il gioco del pensiero, della cultura, degli atteggiamenti mentali, si allarga talor
in un placido fluire, talaltra si impenna in rapide vorticose che trascinano tutto ciò che incontrano sul
cammino”.

Ad un certo punto il sistema economico sente il bisogno de credito. Nella seconda metà del ‘200 si
manifestarono condizioni di fondo che implementando la domanda di denaro, resero necessario il credito,
cause:
- Crescita dell’economia urbana
- Economia monetaria tendeva ad espandersi in corrispondenza della riduzione delle forme di
pagamento in natura
- Mentre il saggio di monetizzazione tendeva a salire ed aumentavano le necessità di capitali
finanziari, la quantità di moneta circolante non cresceva in proporzione
- Le caratteristiche del mercato del lavoro: lavoratori dipendenti con salari molto bassi li
costringevano a chiedere prestiti e indebitarsi
Tutto questo periodo è caratterizzato dal problema della scarsa liquidità, le risposte furono:
A- Offerta di credito o denaro nell’ambito di specifici e circoscritti rapporti economici: ex: da parte del
venditore a favore del consumatore dilazione di pagamento; dal committente al
produttoreanticipi materie prime e denaro; da parte del socio alla propria azienda versamenti
di sovraccorpo.
B- Attività di prestito.
I soggetti della banca medievale erano:
- Mercanti banchieri
- Banchieri o compsor
- Usuraio di professione
- Artigiano-commerciante usuraio

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Cosa è l’usura? Ogni incremento richiesto, oltre alla retribuzione del capitale, su un prestito in denaro.
La chiesa, a causa delle sacre scritture, vieta ogni tipo di interesse applicato su i prestiti, perché usura.
Nel XI e XII secolo aumentarono le proibizioni contro l’usura, le decisioni vennero prese nei due concili
ecclesiastici di Nicea, nel secondo del 1125 si impone che nessun cristiano poteva prendere o dare prestiti ai
fratelli.
Tra il 1139 ed il 1311 ci sono stati 3 consigli Luteranensi che proteggevano gli usurai e li assolvevano dalle
loro colpe

Usurai di professione
Nonostante il divieto di tasso di interesse, viene scavalcato, infatti gli usurai di professione lo applicano e
sono identificabili in:
- Ebrei
- Non ebrei
Le caratteristiche sono:
- Le loro attività sono professionali
- A diffusione capillare, una presenza numerosa e distribuita ovunque
- Utilizzano l’intervento del notaio
- Sfruttano pegno e malleveria
- Il credito effettuato è detto “credito al consumo”, cioè a famiglie, privati e piccolissimi operatori, in
poche parole a chi non riesce ad arrivare a fine mese/giornata.
Sinibaldo Angiolini fu un usuraio di professione, le sue scritture si ritrovano nell’archivio di stato di Prato. Si
nota come da un prestito di 5 lire, l’anno dopo l’ammontare del prestito è aumentato a 6 lire. All’interno del
documento è scritto anche la garanzia utilizzata, in questo caso la malleveria (garanzia di terzi).

Usurai occasionali
Sono piccoli mercanti artigiani, le caratteristiche principali, ma non indispensabili sono:
- Attività occasionale
- Pegno o mallevadoria come garanzie del prestito
- Notaio o davanti al tavoliere
Un esempio fu Rustichello dei Lazzeri, priore, quindi un ecclesiastico che andava contro le regole imposte
dalla chiesa.

Usura e usurai
Intorno alla metà del XIII secolo si ha un cambiamento di atteggiamento da parte della Chiesa. Essa si rende
conto che il contesto economico in cui si trova ha bisogno di denaro, considerando la notevole domanda di
questo, capisce che chi presta denaro inevitabilmente applica il tasso di interesse, ergo cerca di modificare
la posizione senza togliere l’attenzione dalla condizione dei poveri, al centro del loro interesse. Per
aggiustare il tiro, la Chiesa distingue quindi tra interesse usura, sostenendo che l’interesse è una
remunerazione accettabile per il prestito, fino ad una certa soglia, superata questa diventa usura, ed è
vietata.
San Tommaso introduce anche due nuovi concetti: lucro cessante e danno emergente.
Lucro cessante= la remunerazione dovuta per non aver investito il denaro prestato in un’altra attività dal
profitto lecito
Danno emergente= compenso che deriva dal fatto che ci sono stati costi nella concessione del prestito o
perché si sopporta il rischio della mancata restituzione del denaro prestato.
Il cambiamento di atteggiamento della Chiesa ha portato delle conseguenze:
- Riduzione dei tassi di interesse, in quanto sono leciti e si tende a rispettare la legge
- Credito al consumo e alla produzione
Tassi di interesse più basso fanno da volano alla crescita economica, che porta all’ottenimento del credito al
consumo e alla produzione.
L’usura quindi può essere effettuata come professione stabile o occasionalmente e la Chiesa non manca di
regolarne la vita: dapprima contraria al tasso di interesse, poi lo accetta e lo regolamenta. Le Chiesa era

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contraria perché prestare non era una forma di aiuto, la moneta è sterile e l’interesse è la vendita del tempo
che appartiene a Dio.

Banca moderna
Dalla banca medievale alla banca moderna e segnato dal cambiamento del prestito: dal prestito a sovrani,
principi ed ecclesiastici e dal prestito al consumo si passa al prestito alla produzione e al commercio.
L’attività di prestito è specializzata, nasce una struttura creditizia che fa prestiti alla produzione e al
commercio.

Il passaggio dalla banca medievale alla banca moderna è stato affrontato da due storici del secolo scorso:
- La banca moderna deriva dall’attività di cambio (Roberto Sabatino Lopez). Sostiene che sia stata
l’attività del cambia valute a dare origine al credito alla produzione e al commercio. Parte dalle
figure del cambiavalute e tavoliere che compaiono nell’VIII secolo. Il cambiavalute opera all’interno
del mercato, inizia a raccogliere piccoli depositi di operatori, che utilizza per fare prestiti a piccoli
operatori economici.
- La banca moderna deriva dal commercio (Federico Melis), posizione tutt’ora ritenuta come valida.
Sostiene che nella seconda metà del ‘300, nel mondo toscano, furono i mercanti che cominciarono
ad operare nell’ambito del credito di esercizio e finanziamento. Tutto questo portò ad una serie di
innovazioni nel campo creditizio finanziario, le più importanti sono legate all’introduzione della
moneta bancaria.
Alla base dell’attività della banca vi era un rapporto di fiducia con i clienti e della capacità da parte del
banchiere di selezionare i propri clienti secondo la loro affidabilità.
Il banchiere quindi è un operatore specializzato che fa prestiti all’impresa applicando un tasso di interesse
tra 8 e 12%.
Gli strumenti della banca moderna sono: conto corrente di corrispondenza, assegno bancario e lettera di
cambio.
Conto corrente di corrispondenza C/C tra due soggetti in cui si alternano partite in dare e in avere senza un
reale movimento di moneta. Compare come possibile conseguenza lo scoperto di conto, quando la banca
copre lo scoperto, ecco che vi è il credito. Ecco perché rientra negli strumenti creditizi.
Si chiama così perché gli ordini di cassa si davano alla banca tramite una lettera scritta, cioè tramite
corrispondenza.
Il C/C di corrispondenza fu mutuato dalla pratica mercantile, i mercanti con i loro clienti tenevano un conto
corrente che serviva a compensare le vicendevoli posizioni debitorie e creditizie. L’ordine scritto deriva dalla
pragmatica necessità di evitare al proprietario del deposito di recarsi personalmente dal banchiere per
prelevare le cifre che gli servivano.
Dall’ordine scritto nasce l’assegno. Aveva una forma propria: si apre con la data e invocazione religiosa,
primo capoverso dedicato a fare il punto sugli scambi di lettere tra mittente e destinatario.
La lettera di cambio
aveva tre funzioni:
1- sostituiva la moneta metallica, era un metodo di pagamento, ovvero la sua funzione principale: qui
la lettera di cambio era un mezzo per effettuare un pagamento in un paese diverso dove circolava
una moneta diversa. (Ex: nel maggio 1410 il signor Bartolini che stava a Montpellier voleva far
ricevere al signor Catani a Barcellona la somma si 483 lire soldi 12 e denari 5 barcellonesi. Per fare
ciò acquista una lettera di cambio di lire 483 soldi 12 e denari 5 barcellonesi dal mercante banchiere
Antonio di Neve di Montpellier (la lettera è un ordine di pagamento a favore del Catani,
beneficiario, indirizzato alla compagnia Datini di Barcellona, trattario, corrispondente di Antonio di
Neve, prenditore. Questo ordine ha un prezzo di 616 franchi 7 soldi 8 denari somma calcolata sulla
base del cambio che fu di 15 soldi danari 8 barcellonesi per 1 franco). In una lettera di cambio i 4
soggetti sono: datore che compra la lettera e versa la somma; prenditore che materializza e
consegna la lettera di cambio al datore che la spedisce; beneficiario colui che deve riscuotere il

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pagamento; trattario si occupa della riscossione della somma da consegnare al beneficiario. Tra
prenditore e trattario deve esserci un rapporto di collaborazione.
2- strumento di credito, utilizzato per concedere prestiti, ed era la funzione più rara, poiché richiedeva
l’accordo di tutti e 4 i soggetti, quindi molto complesso. Poteva essere usata come strumento di
prestito. Il datore acquistando una lettera faceva un prestito al prenditore. La lettera, giunta a
destinazione nell’altra città tronava indietro con un nuovo ordine che rimandava i denari al primitivo
datore tramite un ordine di pagamento al primitivo prenditore. Essendo un prestito, nonostante i
divieti della chiesa, era presente il tasso di interesse. Questo era calcolato nel cambio. Le parti
concordavano prima il cambio di andata e quello di ritorno, l’operazione si chiamava cambio a patto
fermo: la differenza fra la lettera di andata e quella di ritorno era appunto l’interesse concordato tra
le parti. Affinché il datore rientrasse in possesso del denaro prestato e degli interessi, veniva
stabilito prima il cambio, poiché quello momentaneo sul mercato poteva non essere favorevole.
Questa forma di prestito era comunque condannata dalla Chiesa. Il datore (prestatore) nella lettera
di andata diventa beneficiario in quella di ritorno. Il prenditore (destinatario del prestito) nella
lettera di andata, diventa trattario in quella di ritorno.
3- strumento di speculazione finanziaria, in questa forma veniva abbastanza frequentemente
utilizzata, perché consentiva di ottenere guadagni in maniere redditizia. Il cambio è il prezzo della
moneta in termini dell’altra, così prendendo l’esempio precedente, il 5 maggio 1410 a Montpellier 1
franco valeva 15 soldi 8 denari barcellonesi. Quel prezzo variava ogni giorno in base alla domanda di
divise barcellonesi. Per speculare sulle variazioni dei cambi si acquistavano lire barcellonesi quando
costavano poco per rivenderle quando il loro prezzo aumentava. In questo ambito i mercanti
fiorentini che erano conosciuti, guadagnavano denaro attraverso i meccanismi di andata e ritorno
delle divise attraverso lettere di cambio e anche attraverso triangolazioni di lettere di cambio fra più
piazze. Era necessario quindi essere a conoscenza dei vari cambi, bisognava sapere quali erano i
meccanismi che facevano variare il prezzo del denaro.

La banca pubblica
Nasce nel XV secolo, le prime città in cui si sviluppa sono Barcellona e Valenza.
La banca pubblica nasce dalla delibera delle autorità pubbliche, cioè dalla decisione del governo. Quindi si
trova sotto il controllo della pubblica autorità o del sovrano.
Perché si sente la necessità di questi nuovi istituti? Dove nascono prima?
Il primo paese in cui vengono create è la Spagna, poi in Francia e solo a metà del ‘500 in Italia.
Le banche pubbliche nascono per la necessità di sopperire alla scarsità delle banche private e specializzate,
cioè dove ce ne erano meno e con un lavoro scarso. In Italia erano molte di più e quindi riuscivano a
rispondere alla richiesta di credito.
Nel luogo dove le private sono in numero inferiore, è il governo che risponde alla domanda crescente di
credito.
In Italia nascono CA nel 1550 perché i mercanti banchieri erano così numerosi che fino a quel momento da
soli riuscivano ad accontentare la domanda di credito. Ma dalla metà del ‘500 si ha un calo dell’arrivo dell’ar
americano, che comporta una crisi di liquidità, la quale porta in bancarotta diverse attività banchiere,
generando sfiducia nei confronti dei cittadini, ed ecco che qui nasce la necessità di creare attività di credito
sotto il governo, al quale viene data fiducia.
Monte dei paschi
È la banca pubblica più antica del mondo ancora in attività si deve alla mostra internazionale della banca
organizzata da Federico Melis nel 1972 con l’occasione del 5° centenario del MPS.
Melis coglie l’occasione del centenario per proporre al presidente della banca di effettuare una mostra
riguardante la banca in generale.
Esistono delle controversie sull’origine del MPS. Infatti, inizialmente la banca viene fatta nascere nel 1625,
poiché avevano festeggiato il 3° centenario nel 1925.

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Ma leggendo alcuni giornali, si riscontra che in 3 articoli del 1965, il Monte dei Paschi si faceva eleggere
come banca più longeva, ricollocando la sua data di nascita al 23/2/1472. Venne considerata un’operazione
di marketing, poiché questo titolo avrebbe accresciuto molto il suo prestigio.
Vi fu un conflitto storiografico tra Melis e De Marco. Quest’ultimo sosteneva che il MPS fosse nato nel 1625,
in base a varie considerazioni. I punti di forza di tale tesi sono:
- il primo monte pio fu costituito nel 1472, ma dopo il 1511 non vi era più traccia della sua attività;
- gli unici documenti ritrovati erano all’affitto dei locali alla famiglia Sensi, testimoniano come il
palazzo fu dato in affitto nel 1519, rinnovato nel 1537 e di nuovo nel 1541. Dimostrazione del
fallimento del monte pio
- la documentazione riaffiora nel 1568 con la nascita del secondo monte pio.
Quindi nella migliore delle ipotesi, secondo De Marco, sarebbe nato nel ’68. Questo spostava il primato di
banca più antica del mondo dal MPS al Banco di Napoli, nata nel 1539.
Melis leggendo tale tesi, iniziò una minuziosa ricerca di documenti con tutto il suo staff.
Egli riuscì a trovare documenti in cui si dimostrava che il primo monte pio non aveva cessato la sua attività;
vengono trovati documenti dei registri dei pegni del 1545, un documento dell’elezione di un depositario dei
pegni del 1554, un ordine di vendita dei pegni… infine viene trovata la prova “regina”. Traducendo di nuovo
un documento dalla lingua latina, Melis si accorge di un errore di traduzione effettuato da Narciso
Mengozzi. Questo affermava che nel 1519 le stanze del palazzo vennero TUTTE affittate alla famiglia Sensi,
mentre in realtà ne vennero affittate solo alcune, nelle restanti il monte pio continuò la sua attività.
Il secondo monte pio venne creato su richiesta di ristrutturazione del primo da parte di Cosimo I de Medici,
in visita nel 1560. Nel 1568 viene accettata la richiesta.
Le scoperte di Melis non si fermano qui, infatti esso scoprì anche la continuità di attività tra il primo e
secondo monte. Ecco dimostrata la nascita del 1472.

Altre banche pubbliche che si sono create in Italia:


-1563 Banco di Sant’Ambrogio (MI) e di San Paolo (TO)
-1573 Banco dei Poveri (NA)
-1584 Banco di Santo Spirito (NA)
Le funzioni sono 3:
- raccolta di depositi e operazioni di giroconti
- emissione delle prime banconote
- finanziamento del debito pubblico dello Stato, si occupano della emissione, collocazione sul
mercato e della gestione dei titoli del debito.
Debito pubblico
Il debito pubblico nasce nella sua forma di prestanze obbligatorie a Venezia nel 1174. Il governo in caso di
bisogno per la spesa pubblica, obbligava i cittadini, quindi i privati, a versare somme di denaro
proporzionalmente. In cambio ottenevano la possibilità di riscuotere le entrate di alcune gabelle.
Nel XVI secolo le necessità degli stati crescono in maniera esorbitante (truppe, burocrazia, infrastrutture).
Hanno bisogno di finanziare la spesa pubblica, in 2 modi:
- prestiti dai privati in cambio di gabelle, a breve termine
- richiesta di prestiti a medio-lungo termine rappresentati da titoli del debito pubblico garantiti a
priori dagli introiti di imposizioni fiscali e rendite, per pagare gli interessi e rendere la quota capitale.
Il debito pubblico poteva essere finanziato anche da banchieri stranieri. Vengono collocati titoli sul mercato,
anche al di fuori dei confini dello stato; i debiti pubblici dei due grandi stati emergenti, Spagna e Francia,
sono infatti finanziati dai banchieri genovesi e fiorentini.
Come garantisce lo stato il debito? Individua prima i cespiti su cui possano rifarsi? Si. Le fonti di entrata sono
quelle fiscali, maturazione di rendite su beni immobili, imposte.
Dalla seconda metà del ‘500 diventa sempre più difficile restituire le somme prese in prestito e pagare gli
interessi, mantenere quindi gli impegni presi. Questo accade sia per la Spagna che per la Francia. Viene

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effettuata un’operazione di ristrutturazione del debito, consolida il debito pubblico, vengono cioè pagati
solo gli interessi, senza restituire la quota capitale.
I titoli del debito pubblico avevano in ogni paese il suo nome, JUROS erano quelli spagnoli, a Firenze si
chiamavano TITOLI DEL MONTE, in Francia TILETTI.
In Francia nel 1555 Enrico II di Balois dichiarò banca rotta. Prese tutte le posizioni debitorie, titoli a breve,
medio e lungo termine, raccogliendoli in un unico gruppo dandogli il nome di Gran Partito, per il quale
venne individuato un piano di ammortamento, che prevedeva la restituzione del capitale avuto a prestito, in
10 anni a quota capitale costante con pagamento degli interessi trimestrale con un tasso di interesse pari al
12% annuo, 3% trimestrale.
Questo per dire appunto che sono le banche pubbliche che si occupano l’emissione, la gestione e
l’eventuale riacquisto dei titoli.
Emissione di banconote
Altra funzione delle banche pubbliche riguarda la prima emissione di banconote, a partire dal 1600.
- Amsterdam nel 1609 La Wissel Bank fu fondata per volontà del consiglio municipale di Amsterdam
per rimediare alla crisi di fiducia nelle monete metalliche dovuta alla svalutazione del titolo di oro o
argento contenuto nelle stesse.
È un caso raro perché saranno le monete metalliche a mantenere più a lungo la fiducia, sarà difficile
passare dalla moneta metallica a quella cartacea. Questo avrà infatti una durata effimera.
- Lo Stockholm Bank fu la banca centrale svedese dal 1656 al 1668. La prima emissione fu del 1661.
Erano stampate con i valori di 5, 25, 100 e 1000 talleri di rame. I biglietti più conosciuti però sono
quelli del 1666, detti Palmstruchare, con tagli da 10, 25, 50, 100 talleri d’argento.
- La più famosa emissione di banconote si ha a Londra nel 1694, il 27 luglio viene fondata la banca
d’Inghilterra. William Peterson presento il progetto di Banca Centrale al governo del 1693, progetto
che prevedeva tra l’altro la stampa di cartamoneta per coprire una parte del prestito di 1,2 milioni di
sterline di cui Guglielmo III aveva bisogno per ricostruire la flotta. È la prima banca autorizzata ad
emettere moneta, si arroga il diritto esclusivo di emissione.
La Banca ottenne la gestione del bilancio dello Stato e del debito pubblico, nonché il privilegio di stampare
cartamoneta. I creditori versavano allo Stato moneta metallica in cambio di titoli di stato.
La moneta cartacea era ancora convertibile in moneta metallica, quindi le banche erano obbligate ad avere
riserve di moneta metallica, anche se non dovevano essere equivalenti all’emissione di cartamoneta, ma in
quantità inferiore.
Con il Bank Charter Act del 1844 emanato sotto il governo di Robert Peel, si collegò la quantità di
cartamoneta stampata alle riserve auree conservate e diede alla Banca d’Inghilterra diritti esclusivi riguardo
alla emissione delle banconote. Sin da allora si garantirà la convertibilità in oro, mantenendo quindi un
sistema a base aureo per più tempo di tutti.

LA MONETA CONTEMPORANEA
Contesto
Qui finisce il periodo preindustriale, inizia l’industrializzazione con tre grandi rivoluzioni, Americana (1775-
1783), Francese (1789-1799) e la rivoluzione industriale inglese.
- La prima rivoluzione, quella Americana (1775-1783), delle 13 colonie inglesi nella zona compresa tra
i grandi laghi canadesi e la Florida, che si ribellano alla madre patria, principalmente per motivazioni
economiche. L’Inghilterra le considerava proprio come zone in cui acquistare materie prime e le
obbligava ad acquistare solo da loro i prodotti finiti, atteggiamento di alto sfruttamento si ribellano.
Queste raggiungono l’indipendenza con l’approvazione della Costituzione Americana nel 1787, che
sanciva la separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario; sottolineava che non potevano
esistere classi privilegiate, cariche ereditarie per legge, e che non dovevano esistere le corporazioni
che limitavano la libera iniziativa privata.

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- La separazione dei poteri di questa carta viene ripresa dalla Rivoluzione Francese, che ebbe come
conseguenza principale la caduta della monarchia e l’istituzione della Repubblica, facendo pagare
alla popolazione un prezzo molto elevato. Storici sostengono che senza la rivoluzione francese, la
rivoluzione industriale si sarebbe verificata in Francia, grazie allo studio delle curve sull’andamento
dell’economia. La Costituzione Francese fu approvata il 4 settembre 1791, prevedeva la separazione
dei poteri e introduceva un suffragio limitato.
Rivoluzione industriale inglese
Qui si ha l’introduzione della macchina utensile, cioè una macchina alla quale viene trasmesso un moto e
svolge da sola una o più operazioni: il lavoro dell’uomo assume una funzione di ausilio al funzionamento
della macchina. Precedentemente il lavoro dell’uomo era di primaria importanza. Si ha l’impiego di energia
inanimata: la macchina a vapore, sostituendo le altre energie naturali, con i loro limiti. L’energia della
macchina a vapore fornisce lavoro in ogni luogo e in ogni momento.
Il processo di industrializzazione inizia tra 1730-1740, nell’Inghilterra meridionale.
Perché avviene proprio in Inghilterra?
Secondo Carlo Maria Cipolla era nel ‘500 ancora uno stato sottosviluppato, perché esporta materie prime ed
importa prodotti finiti, non ha quindi un apparato produttivo che li producesse, e in meno di due secoli
diventa industrializzato.
L’Inghilterra riesce a svilupparsi grazie ad una politica protezionistica, mettendo dazi su importazione ed
esportazione, rendendo necessario quindi la creazione di sistemi che permettessero la trasformazione di
materie prime. Inoltre, essendo un’isola ha bisogno di una marina mercantile e da guerra, così si attivano i
cantieri, riuscendo grazie agli atti di navigazioni che sanciva che le imbarcazioni mercantili dovevano essere
fatte in Inghilterra con tutto inglese a bordo.
Con questa politica industriale recupera il suo ritardo, diventando il paese per la rivoluzione industriale. Essa
beneficia di prerequisiti che stanno alla base dello sviluppo:
1. Unità di mercato. Aveva un mercato molto più unito degli altri paesi del continente, rendendo più
facile e meno costosa la circolazione delle merci.
2. Sistema di comunicazioni. L’Inghilterra seppe combinare la rete fluviale ad una serie di canali
artificiali che consentivano alle merci di raggiungere i vari punti sfruttando i fiumi, che erano la via
più economica.
3. Tenore di vita della popolazione. Era leggermente superiore rispetto ad altri paesi. Si mangiava più
pane bianco, era più comune l’uso delle scarpe con suole di cuoio invece degli zoccoli di legno.
4. Stratificazione sociale. Mentre nel resto dell’Europa vi era una forte polarizzazione della ricchezza,
in Inghilterra era meglio distribuita, esistevano classi sociali intermedie.
5. Apertura mentale delle classi dominanti. A livello di classe dirigente nei confronti delle attività
produttive c’era un atteggiamento aperto, positivo. Nel resto dell’Europa viene perso lo spirito
imprenditoriale, a differenza dell’Inghilterra.
6. Commercio internazionale. Ha ancora il suo impero, in America e in India, dalla quale arriva il
cotone su quale si basa tutta la rivoluzione.
7. Trasformazione agraria e connessa crescita demografica. La popolazione stava crescendo e
bisognava produrre di più. Ma tutto ha un limite e in casi estremi ci vuole un evento catastrofico che
riduca la popolazione. Ma non succede. In concomitanza alla crescita demografica vi è una
trasformazione agraria: si rende più razionale la proprietà terriera, viene compattata, a questa si
aggiunge l’uso delle piante foraggere, le quali trattengono l’azoto che è un fertilizzante, facendo
aumentare la produttività del terreno. Vengono introdotte anche nuove macchine, trebbiatrice e
seminatrice.

Trasformazione tecnologica
I due settori più importanti, dove si sono concentrate le innovazioni, sono: il settore tessile e quello
dell’energia inanimata.

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Settore tessile, nello specifico quello cotoniero. Le innovazioni non sono nel settore di produzione dei panni
di lana, perché l’Inghilterra vedeva arrivare molti tessuti di cotone dalle colonie dell’India, i quali erano
meno costosi e più pratici. Questi hanno una domanda elevata, scontrandosi con i lanaioli, i quali fecero
forti pressioni affinché limitassero l’arrivo dei tessuti di cotone. Non riuscirono però ad impedire l’arrivo
della materia prima, il cotone grezzo. Sorge quindi la domanda se fosse il caso di iniziare a produrre nuovi
prodotti in cotone, i quali avevano le stesse fasi di lavorazione: preparazione, filatura, tessitura e rifinitura.
Quindi gli imprenditori inglesi decisero di convertire la produzione dalla lana al cotone.
I settori interessati dalle innovazioni tecnologiche furono: dapprima la tessitura, successivamente la filatura.

INNOVAZIONI:
- 1733 John Kay inventò la fly-shuttle (tessitura). Serviva per far passare il filo della trama da una
parte all’altra dell’ordito, la quale consentiva di rendere molto più rapido il processo di tessitura
delle pezze. Nell’intero processo produttivo provocò una strozzatura poiché la filatura era ancora
manuale e quindi più lenta, i tessitori quindi si trovavano senza abbastanza filato da poter utilizzare.
Si cercò quindi di velocizzare anche la filatura.
- 1765 James Hargreaves inventò la spinning jenny (filatura). Era un filatoio meccanico, questo
consentiva sì di ottenere un filato in modo più veloce, ma meno resistente, il che non permetteva al
filo di essere usato come ordito, ma solo come trama, in quanto il primo reggeva la struttura.
Questa invenzione andava quindi perfezionata.
- 1769 Richard Arkwright inventò la water frame (filatura). Altro filatoio meccanico, che permetteva
di ottenere un filo si resistente ma grossolano, rendendo il tessuto fino non esteticamente bello.
- 1779 Samuel Crompton inventò la mule jenny (filatura), dava un filo sottile e resistente.
A questo punto nel processo produttivo si viene a creare una strozzatura inversa, filatura troppo veloce
per la tessitura.
- 1785 Edmund Cartwright inventò la power loom (tessitura) cioè un telaio meccanico, capace di
assorbire tutto il filo ricavato dalla mule jenny.
L’altro settore delle innovazioni è quelle dell’energia inanimata. Quella più importante è l’invenzione della
macchina a vapore.
A partire dalla seconda metà del ‘600 il consumo del carbone in Inghilterra stava crescendo, sia per uso
domestico sia per uso manifatturiero. Per rispondere ad una domanda di carbone crescente, bisognava
costruire gallerie nelle miniere sempre più in profondità, comportando il possibile incontro delle falde
acquifere, che allagava le gallerie di carbone. Per liberare le gallerie dall’acqua si usavano i secchi. Per
velocizzare l’operazione fu inventata la macchina atmosferica, si componeva di una caldaia, dove bolliva
l’acqua il cui vapore spingeva verso l’alto uno stantuffo collegato ad un bilanciere collegato a sua volta ad
una pompa di profondità usato per aspirare l’acqua. Meccanismo complicato ma efficace.
Watt si trovò davanti un modellino della macchina atmosferica. Si pose la domanda: perché realizzare le due
operazioni di riscaldamento e raffreddamento in un unico cilindro? Il dispendio energetico era molto
elevato. Egli quindi portò avanti l’idea di creare due cilindri separati per le diverse operazioni. Creò così la
macchina a vapore. Era più piccola di quella atmosferica, e forniva energia in modo continuo.

SOGGETTI DELLA RIVOLUZIONE


L’imprenditore della rivoluzione industriale è una della due figure nuove, esso detiene il capitale di rischio
dell’impresa, o perlomeno nella fase iniziale di industrializzazione, e nello stesso momento gestisce
l’azienda, con una sovrapposizione tra proprietà e governance. Da un’indagine del secolo scorso, emerse
che l’imprenditore di questo periodo deriva da una classe sociale media, fatta di commercianti, artigiani,
lavoratori non manuali, che nella gran parte di casi non disponevano dei capitali. Quindi non fu il capitale a
trasformare queste persone in imprenditori, ma furono le loro abilità. Nasce così il mito del “self man” cioè

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fatto da solo. Nel 1859 viene pubblicato un libro da uno scozzese proprio sulla nuova figura, l’uomo che si è
creato da solo. Questo volume, tradotto in varie lingue, permise di cambiare la visione dell’imprenditore,
cupa e sospettosa, elogiando le sue qualità.
Altra categoria dei soggetti industriali sono gli operai di fabbrica. La formazione del proletariato industriale
deriva da due meccanismi: dalla crescita demografica e dal passaggio dal lavoro agricolo alla fabbrica.
Il passaggio dal mondo rurale a quello industriale non fu immediato e neanche indolore. Nella prima fase,
per passare il bracciante agricolo alla fabbrica, entrano in gioco le parrocchie. Queste in Inghilterra avevano
funzioni di tipo amministrativo, accoglievano i più sfortunati (bambini abbandonati, malati, prostitute,
uomini senza lavoro), tutta gente che era disposta a lavorare in fabbrica, che per denaro offrono
manodopera per le lavorare nelle industrie. Questo meccanismo funzionò nella prima fase
dell’industrializzazione, quando ancora non vi è bisogno di un grande numero di operai. Quando si passa
alla fase matura, la manodopera della parrocchia non è più sufficiente. Per trovarne di più, l’imprenditore
cerca di allettare i possibili lavoratori, costruendo i villaggi industriali. Accanto alla fabbrica vengono
costruite case, scuole e servizi basilari, insieme a salari leggermente più elevate, rendendo il lavoro in
fabbrica un’opportunità da valutare.
Il villaggio industriale viene meno con l’avvento della macchina a vapore, perché consente di aprire la
fabbrica direttamente in città, e qui la manodopera è più abbondante, diventando più facile trovare operai.
L’imprenditore inglese finanza la sua impresa inizialmente con i risparmi e coinvolgendo parenti e amici. Va
bene nella prima fase del processo di industrializzazione, perché non servono particolari investimenti. Le
cose cambiano con l’avvento della macchina a vapore che ha un costo molto elevato, quindi ci si rivolge al
sistema bancario.

Nel resto dell’Europa il primo paese a seguire il processo di industrializzazione è il Belgio, a seguito Fr Gr e
It, basando il processo sull’industria siderurgica e meccanica pesante, saltando la prima fase, cercando
subito finanziamenti bancari. Le banche a cui si rivolgono si chiamano Banche miste, che raccolgono sì
depositi ma concedono prestiti a medio lungo termine, cioè al sistema industriale. Questo va bene fino a
che l’economia va bene e le aziende riescono a rispettare i pagamenti. Con l’avvento della crisi,
inevitabilmente ne risentono le aziende, le quali sono in difficoltà nel pagare le rate dei prestiti. Questo
sistema ebbe vita limitata.
I processi di industrializzazione delle varie nazioni sono collegati dalla costruzione della rete ferroviaria, con
lo sviluppo del sistema siderurgico e meccanico pesante.

La situazione monetaria nel ‘700


È caratterizzata da 3 questioni fondamentali:
- Monometallismo argenteo, i sistemi monetari di gran parte dell’Europa sono su base argentea.
Continua ancora l’arrivo dell’argento americano, continuando ad essere il metallo prezioso più
presente.
- Percorso di svalutazione, a partire dalla seconda metà del ‘700 in virtù dei processi di
industrializzazione e della crescita degli scambi commerciali con l’oriente, la domanda di moneta
cresce. Quindi il meccanismo utilizzato per aumentare la quantità di moneta nel sistema è quello di
svalutarla, creando una moneta con minor quantità di metallo prezioso ma avendone di più.
- Disordine monetario, continua nel ‘700 la convivenza di monete diverse come nei secoli precedenti.
Deriva dal fatto che la coniazione delle monete non segue una politica monetaria ben precisa,
perché manca nei singoli stati una sovranità monetaria generale. Cioè non esiste un istituto che a
livello centrale conia la moneta, manca una banca di emissione centrale.
Di questo quadro generale di svalutazione e confusione monetaria, si rendono conto gli uomini del tempo e
gli studiosi di economia, che iniziano a studiare in modo sistematico queste problematiche, sia in Inghilterra
che in Italia. Uno dei primi economisti inglesi ad occuparsi di queste questioni fu Isaac Newton, zecchiere

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della corona, studia quali potessero essere gli effetti sull’economia inglese dei rapporti di variazione dell’oro
e dell’argento.
In Italia la figura più significativa è quella di Ludovico Antonio Muratore, 1738-1742, scrive il primo trattato
scientifico dedicato alla moneta.
Le riforme
Diventa quindi indispensabile razionalizzare i sistemi monetari. I primi due paesi sono la Francia e
l’Inghilterra.
FRANCIA
Rompe la tradizione con il vecchio sistema monetario con due decreti:
- 10 aprile 1795: cambia il nome dell’unità di conto, cioè conia una nuova moneta che prese il nome
di Franco germinale, una moneta d’argento del peso di 5 gr con un titolo di 900/1000
- 7 aprile 1803: si realizza la razionalizzazione del sistema monetario francese. Passando da un
sistema in dodicesimi ad un sistema di tipo decimale, il Franco equivaleva a 100/100, il centesimo
era l’unità monetaria più piccola. Vengono al tempo stesso coniate alcune monete d’oro che presero
il nome di Marenghi equivalenti a 20 Franchi o a 40, ed erano presenti i centesimi che erano
monete di rame. Quindi il sistema prevedeva la circolazione di monete d’argento d’oro e di rame. La
base monetaria era argentea.
La grande novità riguarda proprio la moneta di rame, la più utilizzata. A causa del metallo di cui era fatta,
era di basso valore, quindi le zecche le coniavano in quantità limitata perché non potevano gravarle dei costi
di produzione, era quindi carente nel sistema. La coniazione della moneta di rame viene assunta in modo
centralizzato dallo Stato. Primo tentativo di centralizzazione della coniazione monetaria.
INGHILTERRA
Per tutto il Settecento si tende e a sopravvalutare l’oro rispetto all’argento. Cosa provoca? Perché viene
fatto? Cosa vuol dire?
Il rapporto era AU/AG= 1:15,9 cioè un grammo d’oro equivaleva a 15,9 grammi d’argento.
Nel continente il rapporto era: AU/AG= 1:15 ossia un grammo d’oro equivaleva a 15 grammi d’argento.
15,9/15=1,06 unità d’oro.
Voleva dire che chi possedeva un grammo d’oro nel continente tendeva a portarlo in Inghilterra perché in
cambio di quel grammo avrebbe avuto 15,9 grammi di argento, che nel continente gli avrebbero consentito
di avere 1,06 grammi di oro. Quindi questa politica di sopravvalutazione di oro determina l’afflusso di questo
in Inghilterra. Questo perché la moneta d’oro dava il senso di forza di un paese, e l’Inghilterra stava
crescendo con la rivoluzione industriale.
La razionalizzazione monetaria inglese si realizza nel 1816 con il Coinage ACT: unità di conto è la sterlina o
sovrana, è stabilita in termini di oro ed è pari a 7,322 gr di oro fino e pesa gr 7,988. Le monete effettive sono
la sovrana e mezza sovrana, in argento e rame. Viene mantenuto il rapporto monetario della riforma
carolingia in base 12. Una sterlina era uguale a 20 scellini, a loro volta uguali a 12 pennies.
La moneta d’argento non poteva essere utilizzata per pagamenti superiori alle 25 sterline, aveva potere
liberatorio limitato.
ITALIA
Nella seconda metà del ‘700 fino a tutto il periodo napoleonico risente inevitabilmente di quello che accade
in Francia, quindi la Lira piemontese italiana era una moneta identica al Franco germinale, aveva
stampigliature diverse, ma in termini di peso e valore era esattamente come il Franco. Il sistema diventa a
base decimale.
Dopo il congresso di Vienna 1815, si torna ad un sistema su base dodicesimale, si mantiene il
monometallismo argenteo. La Toscana torna ad utilizzare il Fiorino d’argento o Lira toscana che pesava 6.8
gr, mantenendo il sistema decimale, ed è l’unica.
In Lombardia torna l’uso della moneta austriaca, fiorino d’argento.
Nel Regno di Sardegna si torna all’uso della lira piemontese.

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Quindi Francia, Italia e Germania hanno standard monetari su base argentea con circolazione bimetallica,
cioè circolava anche moneta d’oro.
In Inghilterra lo standard monetario è su base aurea con circolazione principalmente di moneta d’oro.

Lo standard monetario
- Scegliere lo standard monetario di base, cioè scegliere il metallo prezioso da tenere come riserva
all’interno delle banche centrali che serve per convertire la moneta cartacea in circolazione in
moneta metallica.
- Emissione di banconote per gestire lo stock metallico
- Le singole monete cartacee sono convertibili in metallo prezioso.
La scelta dello standard monetario dipende dalla quantità di metalli preziosi presenti nel sistema, anche
dalla tipologia di metallo.
La scelta dei sistemi monetari è influenzata dai flussi produttivi di metalli preziosi. Si possono distinguere
due fasi:
- 1600- 1850: argento arriva da Messico e Perù, colonie spagnole, la cui estrazione continua fino ai
primi 15 anni dell’800 quando viene meno l’Impero spagnolo, e con lui gli arrivi dell’argento
americano. L’oro dal Brasile, il culmine degli arrivi si registra tra 1741 e 1760, dopo declinano. Arriva
in Europa attraverso il Portogallo.
- 1850-1914: nel periodo che va dal 1850 al 1872 si hanno nuove scoperte, oro deriva dalle scoperte
del 1848-1851 in California e in Australia. L’argento dalle scoperte del 1859 di una ricca miniera in
Nevada. Dopo il 1872 la produzione d’argento continua a crescere provocando un eccesso di offerta
di metallo bianco, questo eccesso provoca una svalutazione del valore dell’argento che fa diventare
l’oro il protagonista del mercato monetario nei paesi più progrediti.
Gli standard dei paesi europei tra 1600 e buona parte del ‘700: silver standard e sistemi bimetallici ar/au
Francia, Italia, Germania, bimetallismo a base argentea; in Inghilterra gold standard, dovuto alla politica di
sopravvalutazione e per l’arrivo di oro brasiliano grazie agli scambi commerciali con il Portogallo (madre
patria del Brasile). L’Inghilterra acquista liquori dal Portogallo, questo lana e tessuti.
Tra il 1870 e il 1914 si ha un graduale passaggio verso il gold standard. Il primo paese ad abbandonare il
bimetallismo per il gold standard furono gli stati tedeschi. Conio la moneta d’oro chiamata Marco, che prese
i tagli di 5,10, 20 Marchi.
Italia e Francia sono più lente. Per difendere il loro sistema bimetallico, It, Fr, Svizzera e Belgio, costituirono
nel 1865 l’unione monetaria latina. L’accordo prevedeva la coniazione di una nuova moneta unica per i 4
paesi che prese il nome di Scudo, equivalente a 5 Franchi, ed era d’argento, con contemporanea
sospensione della coniazione di tutte le altre monete argentee.
Nel 1878 venne interrotta la coniazione degli Scudi e anche i paese dell’unione monetaria latina aderirono
al gold standard.
Quindi le cause che portano i vari paesi europei a passare dal silver standard al gold standard sono: le
variazioni nella disponibilità di oro e argento; la contemporanea scoperta di nuove miniere d’oro (1886 in
Sud Africa, 1899 in Alaska e in Russia); l’effetto trainante dell’economia inglese.
Le caratteristiche del gold standard:
- il tallone (metallo prezioso assunto a base del sistema) era l’oro
- l’oro godeva di libero conio
- l’oro godeva di potere liberatorio illimitato
- i biglietti di banca nel sistema gold standard venivano garantiti da riserve auree e la convertibilità in
moneta metallica era assicurata in qualunque momento
- le unità monetarie nazionali (sterlina, dollaro, lira) erano definite in rapporto all’oro e le banche di
emissione acquistavano e vendevano l’oro a prezzo fisso
- i tassi di cambio fra le monete erano determinati dall’equivalenza di ciascuna di esse con l’oro

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- il funzionamento del gold standard prevedeva un equilibrio automatico della bilancia dei pagamenti
e conseguentemente del corso dei cambi fra i paesi che lo adottavano. Un paese con un deficit nella
bilancia di pagamenti, cioè paga all’estero più di quanto riscuote, importa più di quanto esporta, e
nel gold standard poteva pagare solo in oro. Si innescava un meccanismo a catena: la fuoriuscita di
oro da un paese faceva diminuire le sue riserve e il paese non poteva che ridurre la moneta
cartacea in circolazione. La compressione della massa monetaria diminuiscono i prezzi secondo
Fisher, quindi diventa più facile esportare beni e servizi e vieni pagato in oro e così riaffluisce
all’interno del paese. Contemporaneamente il paese deficitario aumenta i tassi di interesse per
attirare capitali in oro dall’estero o per trattenere all’interno quelli che vi si trovano. Quindi riusciva
a riequilibrare la bilancia dei pagamenti.
In realtà le cose andarono diversamente perché se i pagamenti di fossero dovuti fare solo in oro non
sarebbe stato sufficiente per un’economia in espansione.
Questo passaggio avviene quindi nel periodo in cui non solo si è industrializzata l’Inghilterra, ma si stanno
industrializzando anche gli altri paesi europei, l’economia sta crescendo a ritmi mai registrati; questo
periodo copre gli anni compresi tra 1870-1914, la così detta Belle Époque. Si realizzano tali e tante scoperte
scientifiche che la popolazione arrivò a pensare che la ricerca avrebbe consentito all’uomo di vincere anche
la morte, ora viene infatti scoperta la penicillina, che curava tante malattie.
Dal punto di vista delle innovazione tecnologiche si hanno le ferrovie, la nave a vapore, l’automobile, primi
tentativi di volo. Vengono facilitati gli spostamenti sia di merci che di persona, più veloci e di maggior
capienza. Due simboli di questo enorme sviluppo furono il Titanic e l’Orient Express, trionfo della meccanica
e della scienza.
È anche il periodo in cui nascono i grandi finanzieri: Lafitte…
Le prime esposizioni universali, a Londra con il palazzo di cristallo. 1889 costruzione della Tour Eiffel. Nel
1873 uscì a Parigi “Il giro del mondo in 80 giorni”, rappresenta a pieno titolo il frutto della ricerca che
trasforma quegli anni in anni di grande benessere.

Da gold standard a gold exchange standard


L’evento che mette in crisi l’uso del gold standard è la prima guerra mondiale, nel 1914. I suoi effetti
determinarono la riduzione dell’oro in circolazione, con un deflusso del metallo giallo dall’Europa agli Stati
Uniti.
Dall’attentato a Sarajevo prese via la prima guerra mondiale, che si pensava fosse un conflitto breve, mentre
risultò molto lungo, che portò via una generazione di uomini e richiese alti finanziamenti.

Le vie utilizzate per il finanziamento furono:


- ricorso al debito pubblico, gli stati emisero titoli del debito pubblico, attraverso la loro vendita
raccoglievano denaro per finanziare il conflitto;
- moltiplicazione della carta moneta, uno stato inizia a battere moneta, la conia e la utilizza, ma ha
delle conseguenze. Non si può coniare quantità di moneta esorbitanti perché vi deve sempre essere
riserve per convertirla
- aumento delle imposte
- Italia, Francia e Germania fecero soprattutto ricorso al debito pubblico
- Nella seconda fase del conflitto si fece ricorso anche all’incremento delle imposte ordinarie e
straordinarie. Ad esempio, in Italia nel 1917 venne emanato il decreto Catenaccio, una tassa
speciale sulle esportazioni, sulla benzina e di oli lubrificanti, una tassa sulla produzione di zucchero
e poi vennero introdotte tasse sull’entrata al cinema
- Tutti fecero ricorso all’aumento della circolazione monetaria.
Vengono pubblicati manifesti pubblicitari per sensibilizzare la popolazione a sottoscrivere i titoli del debito
pubblico.

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Le scelte fatte per finanziarie il conflitto, richiedevano alcune cautele, bisognava tenere conto delle
conseguenze. Per ridurre i rischi di un eccessivo aumento della circolazione monetaria, furono emanati dei
provvedimenti:
- Dichiarazione della moratoria, ci fu un decreto governativo che stabiliva che gli istituti di credito non
potevano rimborsare ai loro depositanti più del 5% del valore dei loro depositi bancari;
- Chiusura delle borse, per eliminare il rischio di speculazione finanziaria;
- Sospensione della convertibilità dei biglietti, introdurre il corso forzoso, cioè i biglietti non potevano
più essere convertiti in metallo prezioso, poteva essere emessa cartamoneta senza dover tenere
conto delle riserve.
La decisione maggiormente carica di conseguenze fu l’introduzione del corso forzoso di diritto e di fatto al
quale si accompagnò il divieto di esportare l’oro.
Ciò significava: la possibilità per i governi di ottenere anticipazioni di biglietti dalle banche di emissione e di
riservare l’oro al pagamento delle importazioni di derrate alimentari e di materie prime necessarie alla
guerra, ma significava anche la fine del gold standard.
L’emissione dei biglietti di banca crebbe dappertutto per consentire prestiti ai governi. La popolazione
dovette abituarsi per forza ad usare biglietti non convertibili.
Alla fine della guerra le riserve auree si erano ridistribuite; in particolare ci fu un deflusso di oro dall’Europa
agli USA, che avevano fornito la maggior parte delle derrate alimentari e delle materie prime per il conflitto.
Finita la guerra, furono due i problemi monetari:
1. Iperinflazione in alcuni stati europei, tutti avevano subito l’inflazione, ma alcuni di più. In Germania
fra il 1914 e il 1923 il prezzo andava moltiplicato per 1000 miliardi.
Le cause furono:
- Finanziamento del conflitto con emissioni cartacee
- Anche dopo la fine della guerra il pagamento delle indennità di guerra fu fatto con l’emissione di
biglietti (in Germania).
La guerra termina nel 1919 con il trattato di Versailles, in quel trattato la Germania si obbligava a pagare 132
miliardi di Marchi oro, che cominciò a pagare emettendo cartamoneta, implementando ulteriormente il
fenomeno inflattivo. L’ammontare venne ridimensionato dopo il secondo conflitto mondiale, che ancora una
volta obbligava la Germania al pagamento delle spese di guerra. L’ammontare dell’obbligo di restituzione
della Germania nel ’53 dopo i due conflitti mondiali fu ridimensionato. L’ultima rata la Germania l’ha pagata
il 3 Ottobre 2010, pari a 69 miliardi di euro.
Portando qualche esempio dell’inflazione: in Italia 1 sterlina= 25 lire anteguerra, 1 sterlina = 53 lire post-
guerra; in Germania 1 sterlina= 1 Marco anteguerra; 1 sterlina = 22.202 marchi post-guerra.
Si arriva a questi livelli di inflazione in Germania partendo da un primo crollo del marco nel 1920, ma fu
l’occupazione franco-belga della Ruhr nel 1923 per sollecitare i pagamenti delle indennità di guerra da parte
dei tedeschi, a far precipitare la situazione.
Nel novembre del 1923 circolavano in Germania 93 miliardi di miliardi di marchi.
2. Riordinamento del sistema monetario internazionale. Nel settore monetario tornare alla normalità
significava ripristinare la convertibilità dei biglietti e rimettere in piedi il gold standard. Nel 1920 a
Bruxelles si tenne la Conferenza Finanziaria Internazionale, venne fatto un primo tentativo, ma in
quel momento non era una soluzione perseguibile quella di rimettere la convertibilità, per
l’andamento nervoso dei mercati, inoltre lo stock aureo mondiale non era sufficiente a garantire i
biglietti emessi.
Nel 1922 a Genova ci fu la Conferenza monetaria internazionale, che propose l’adozione di un sistema che
era una sorta di gold standard depotenziato, chiamato gold standard exchange. Si resero quindi conto di
non poter ripristinare il gold standard, ma non volevano perdere un sistema su base aurea, quindi
consentirono alle banche di avere riserve non solo in oro, ma anche nelle monete più prestigiose del tempo,
cioè la sterlina e il dollaro. Ergo la differenza tra i due sistemi sta nel fatto che nel primo caso le riserve
possono essere soltanto in oro, nel secondo caso possono essere in oro, sterline e dollaro.

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In questa conferenza si tiene conto del sistema statunitense, ormai il più importante ed il più forte, si voleva
dare stabilità ai cambi, grazie alle riserve di diversa natura.
Il gold exchange standard era un sistema monetario a cambio aureo che rappresentava una variante rispetto
al gold standard.

Dall’economia metallica a quella fiduciaria (III fase creditizia)


Concretamente si può dire che il risultato fu il passaggio ad una monetazione di tipo fiduciario.
Questa fase vede il passaggio dalle monete metalliche a quelle scritturali e cartacee. Si realizza alla metà
dell’800.
La moneta fiduciaria si distingue in moneta scritturale e cartacea.
La moneta scritturale sono gli assegni, ordini di pagamenti, cambiali
La moneta cartacea si distingue in 2: biglietto di stato, che viene emesso dal Ministero del tesoro (finanze)
che lo fa per porre rimedio alla carenza di moneta di piccolo taglio o per autofinanziarsi. Quindi altro non
sono che debito pubblico fluttuante, a breve termine, si tratta di biglietti a corso legale o forzoso.
Le banconote, questa viene emessa dalle banche centrali di emissione, a tagli fissi, sono titoli al portatore
quindi la loro trasmissione è semplice e si sostanzia nella consegna della banconota da un soggetto all’altro,
cioè non è necessaria la girata. Anche la banconota è a corso legale, quindi uno strumento di pagamento
cartaceo non coperto da riserve, quindi privo di valore intrinseco, il suo valore esiste perché esiste
un’autorità (lo Stato) che glielo attribuisce, e chi la usa gli riconosce quel valore per la fiducia riposta
nell’autorità che la emette.

I primi esemplari di moneta li ritroviamo in Canada nel 1660, l’esperimento fu condotto da Jeacques de
stocaz, il quale doveva pagare gli stipendi alle truppe che si trovavano d’istanza nella colia francese e dalla
Francia non arrivavano le somme necessarie. (carte di gioco usate come moneta e convertite in un secondo
momento). Da quel momento ci fu poi la sostituzione con dei semplici biglietti di stato, l’esempio canadese
fu seguito anche dalle colonie inglesi d’America.

Il caso italiano, l’unificazione monetaria Negli stati preunitari (prima del 1861) esistevano ben sette sistemi
monetari diversi. Alcuni sistemi erano bimetallici, quindi prevedevano la circolazione di moneta d’oro e
d’argento ed entrambe le monete avevano la stessa rilevanza (accadeva nel Regno di Sardegna e nello Stato
Pontificio). Altri regni usavano, invece, un sistema monometallico su base argentea (Regno delle due Sicilie,
Gran Ducato di Toscana, Ducato di Modena e Reggio, Ducato di Parma e Lombardo-Veneto). Esistevano
sistemi decimali (Ducato di Parma e Regno di Sardegna) e dodicesimali. Circolavano monete d’oro d’argento
e biglietti di banca. Con l’unificazione monetaria si stabilì la scelta di un sistema bimetallico, un sistema
decimale e si decise di istituire come moneta la lira italiana.

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