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Inja: eremita.
Zuihitsu di epoca kamakura. Più rappresentativo è lo
HOUJOUKI
L’autore è Kamo no Chomei, proveniente da una famiglia dell’aristocrazia shintoista (il padre era
sacerdote di un tempio importante). In gioventù Chomei fu poeta, segretario all’ufficio poesie waka e
suonatore di Biwa a corte sotto Godaigo. Quando aveva trent’anni non riuscì a subentrare al padre
defunto (gli fu preferito il cugino) e per la delusione passò al buddhismo, facendosi monaco e
dimettendosi dall’ufficio dei waka. Prese il nome religioso di Rennin.
Si trasferisce a Ohara, nord di Tokyo, sulle cui montagne costruisce il suo eremo, ossia una casina di 3X4.
Aveva solo un letto, un altare con il Buddha Amida, una scrivania, un braciere e un orto. Si trasferì poi
nello Hino, dove visse fino alla morte.
Choumei visse in un’epoca molto cupa. Da bambino assistette agli scontri delle ere Hougen ed Heigi,
sopportò la dittatura di Kyomori e la guerra di Genpei, tutti fattori che influenzarono la sua scelta di
abbandonare il mondo e ripiegare nell’interiorità.
Lo Houjouki fu scritto di getto agli inizi del ‘200 e si divide in tre parti:
- Introduzione in cui Choumei esprime le proprie idee sulla transitorietà della vita.
- Dolori e pene della sua vita a corte (L’incendio di Kyoto alimentato da una tromba d’aria, il tentativo
fallito di Kyomori di spostare la capitale a Fukuhara, la carestia e la peste del 1181, il terremoto del
1185).
- La terza sezione costituisce metà del testo e descrive le beatitudini della vita da eremita.
Ad ogni modo Choumei continuò a dedicarsi a quelli che percepiva come “piaceri mondani”, cioè la
composizione di waka e di brani musicali. L’opera è scritta nello stile konkon bukantai, ossia in
giapponese ma con stilemi retorici cinesi, quali le antitesi (alcuni fanno X altri fanno Y) e l’anastrofe
(portare all’inizio della frase quel che dovrebbe stare alla fine, in giapponese il verbo).
Figure ricorrenti: case come metafora della fortuna che cambia repentinamente (vengono abbandonate,
bruciano ecc.), la rugiada simbolo dell’impermanenza.
DIARI
I diari di epoca Kamakura sono indebitati con i loro predecessori di epoca Heian, sia per lo stile che per i
temi. Abbiamo memorie di viaggio (nascono per la prima volta in quest’epoca), imitazioni dei diari di
epoca Heian, biografie di personaggi storici, diari che ruotano intorno alla composizione di versi.
In quest’epoca i diari hanno caratteristiche nuove: risentono dell’influenza del Genji, la poesia vi ha un
ruolo centrale, inoltre sono annotate le date, inesistenti in epoca Heian. I diari di quest’epoca sono
importanti per comprendere le trasformazioni sociali, specie nella figura della donna: in quest’epoca
l’eredità smette di essere matrilineare e diventa patrilineare, i matrimoni cambiano e la donna deve
trasferirsi presso la casa dell’uomo.
Abbiamo due tipi di diari: il nikki, il vecchio diario di stile Heian e Il kikou, lo scritto di viaggio,
permeato dal pensiero buddhista.
TOUKAN KIKOU
Anch’esso di autore ignoto, ma si pensa che sia lo stesso del Kaidouki. Il viaggio stavolta dura due mesi,
sempre a Kamakura.