Sei sulla pagina 1di 2

MONOGATARI

Letteralmente: raccontare cose, ossia romanzi e racconti in prosa. Si sviluppano a partire dalla seconda
metà del 10° secolo in concomitanza con la diffusione dello hiragana, che diede possibilità ad una lingua
polisillabica e agglutinante come il giapponese di esprimersi più liberamente.
Uno dei primi è il Nihon no Ryouki scritto dal bonzo Kyokai, un Setsuwa Monogatari (aneddoti
morali, storie di elevazione spirituale).
L’opera è composta da 112 racconti e 3 maki, molti dei quali tratti da originali cinesi. Si pensa che sia
stato scritto come modello per i sermoni dei monaci. I temi sono le storie di elevazione morale, la
punizione dei vizi e delle cattive azioni, l’esaltazione delle virtù salvifiche, i miracoli dei santi.
I monogatari erano scritti in lingua parlata e colloquiale, ma con una certa tendenza poetizzante nelle
descrizioni e nelle metafore. Tale tendenza fece si che i maggiori capolavori (es. il Genji Monogatari)
segnassero i vertici della prosa giapponese. I monogatari ebbero fortuna per quattro secoli, con una
produzione che supera i cento testi. Possono includere storie di finzione, ma anche diari o gli Zuihitsu, le
miscellanee (gli “zibaldoni”).
ISE MONOGATARI.
Raccolta di racconti basati sulla vita di Ariwara no Narihira, i suoi amori e l’esilio finale. Ariwara no
Narihira non viene mai menzionato, solo apostrofato come “quell’uomo”. Nessuno sa perché il titolo si
richiami alla città di Ise. Il folklore popolare spiegò la stranezza affermando che gli abitanti di Ise fossero
bugiardi, per sottolineare come tutti gli eventi raccontati fossero opera di finzione. L’autore è anonimo,
ma nel testo figurano numerose poesie del vero Ariwara. L’opera manca di struttura narrativa forte e gli
eventi non sono disposti in ordine cronologico (si passa senza problemi dall’esilio alla precedente vita a
Kyoto). Di fatto i racconti vanno intesi come unità autosufficienti, sparse in ordine casuale.
TAKETORI MONOGATARI (storia del tagliabambù)
Fiaba malinconica che tratta di una fata lunare che discende sulla terra per espiare una colpa compiuta nel
proprio mondo. I protagonisti sono Sanuki no Myakomaro, il tagliabambù, e Kaguya Hime (la
“principessa splendente”), che Myakomaro trova in forma di piccolissima creatura all’interno di un
bambù. Insieme a lei trova anche molto oro, che rende ricchi i poveri genitori. Della bellissima Kaguya si
innamorano cinque nobili, ma lei li respinge chiedendo doni impossibili. Persino l’imperatore si innamora
di lei, ma Kaguya Hime appartiene ad un altro mondo e non può sposare un abitante della terra. Il ritorno
di Kaguya alla luna è descritto in termini molto commoventi, poiché la ragazza, ormai affezionata ai
genitori adottivi, non vorrebbe più lasciarli. Tuttavia è costretta ad indossare il manto dell’oblio, col quale
dimenticherà per sempre la propria avventura terrena.
Si pensa che l’autore sia stato l’abate Henjou oppure Minamoto no Shitagou. Il linguaggio è
particolarmente semplice, scorrevole e delicato.
UTSUHO MONOGATARI (storia di una cavità [di albero])
20 maki, l’opera più lunga dopo il Genji. Durante un viaggio in Cina per apprendere la musica, il
protagonista naufraga ad “Hashi” (Persia, Malesia o India) dove apprende l’arte del koto. Ha una figlia
che viene sedotta e abbandonata e va a vivere con il figlio (il nipote del protagonista) nella cavità di un
albero.
I due vengono sorpresi da una processione imperiale, vanno a vivere a corte ecc. trama lunghissima
(verifica sul libro), il cui tema è un’arpa magica che viene tramandata di generazione in generazione. Si
pensa che sia il frutto di quattro o cinque opere diverse che hanno come filo conduttore l’amore per la
musica.
OCHIKUBO MONOGATARI
Rientra in un topos chiamato “storie di matrigne” (l’eterno archetipo di Cenerentola). La protagonista è
apostrofata come Ochikubo, ma il suo nome non viene mai rivelato. È figlia di un nobile e orfana di
madre. Il padre si risposa, poi muore e la matrigna riduce la protagonista ad una una servitrice. La parola
Ochikubo indica le stanze sul retro delle case, in cui viveva la servitù. La trama è semplice, lineare e
coerente. C’è una forte componente morale nel racconto, con distinzione dei protagonisti in buoni e
malvagi. I personaggi vengono descritti con cura già relativamente moderna. Ochikubo è paziente e mite,
Michiyori, il suo futuro marito, è fedele ma anche vendicativo e punirà la matrigna di Ochikubo per
averla maltrattata.
Autore ignoto, forse un uomo che scriveva per un pubblico femminile.

I DIARI (NIKKI)
I diari costituiscono una grossa fetta della produzione letteraria giapponese. Narrano sempre
eventi realmente accaduti, inoltre contengono spesso poesie.
Esistono due tipi di diari: basati su un tema specifico oppure generici. Erano scritti sia da
uomini che da donne, ma maggiormente da donne. Gli uomini scrivevano soprattutto in cinese
e in ordine cronologico. Le donne scrivevano in giapponese, adoperando i kana, e non
seguivano ordine cronologico: ciò probabilmente perché si trattava di produzioni intime, da
non divulgare.
TOSA NIKKI
L’autore è Ki no Tsurayuki, governatore di Tosa per 5 anni. Il diario racconta il periodo di circa due
mesi in cui l’autore fa ritorno a Kyoto. Il tono è molto triste: durante il suo mandato a Tosa l’autore aveva
perduto la figlia e il ritorno a casa è immerso nell’atmosfera del lutto.
KAGERO NIKKI
Il titolo significa “vita di un’effimera”. Il kagerō è un insetto che vive molto poco, dunque il titolo
sottolinea la brevità della vita e la sua asprezza. Non si conosce il vero nome dell’autrice, ma passò alla
storia come Michitsuna no Haha, cioè la madre di Michitsuna.
Il diario narra 20 anni esatti di vita dell’autrice, dominati dalla relazione infelice con il marito fedifrago,
che infine la lascerà. Michitsuna no Haha riflette sulla vanità dell’esistenza umana ed esprime il
desiderio di entrare in convento, ma non può a causa dei figli che il marito le ha lasciato. Nell’ultima
sezione l’autrice riesce a distaccarsi dal dolore causato dal marito, dedicandosi ai figli e ritrovando una
parziale serenità.
TAGAMITSU NIKKI
Narra della vita di Fujiwara no Tagamitsu, poeta ed importante esponente della classe militare.
Tagamitsu desiderava farsi monaco ma subì l’opposizione del padre. Riuscirà a realizzare il proprio
desiderio solo dopo la morte di quest’ultimo. Momento centrale del racconto è il taglio della crocchia,
cioè la rasatura dei capelli, simbolo della scelta della vita monastica. L’abate incaricato esita a tagliare i
capelli di Tagamitsu a causa della brillante carriera militare di quest’ultimo. Per tutta risposta, Tagamitsu,
mosso da incrollabile ardor di fede, se li taglia da solo.

Potrebbero piacerti anche