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In Giappone il titolo più comune delle storie della letteratura ( Nihon bungaku shi ) comprende in genere i testi
fin dalle origini, ma sappiamo che il termine bungaku è usato per la prima volta solo nel 1890. “ Bungaku “ è
stato usato sia come termine per tradurre il concetto occidentale di “ letteratura “, sia per indicare la letteratura
che si è sviluppata alla fine dell'Ottocento in seguito all'incontro con l'Occidente: la “ letteratura moderna “
(kindai bungaku ).
La definizione che veniva data di bungaku nel 1980 diceva: “ Il termine bungaku, cioè literature in inglese, in
origine significa “lettere”. Se “ letteratura “ significa testi scritti, cioè tutto ciò che può essere espresso in lettere,
allora si riferisce a tutto il sapere e a i sentimenti umani. Da ciò emergono due elementi importanti:
1. il sapere: ci riporta all'origine storica del termine cinese “ wen-xue”. In Cina la letteratura comprendeva
una gamma molto ampia di testi ( storici, filosofici … La letteratura così intesa non ha mai dissociato il
valore di un testo dal suo contenuto morale o didattico o storico. Quindi bungaku eredita l'idea
confuciana di un contenuto elevato, “alto” e di “sapere”. Prima del Meiji la letteratura alta in Giappone
era rappresentata da testi in prosa e poesia scritti in cinese e la poesia e la narrativa erano valutate ad
un livello inferiore.
Con l'introduzione delle classificazioni occidentali del sapere nelle università giapponesi in periodo
Meiji, viene distinta la letteratura come separata dalla filosofia e dalla storia ( quella scritta in cinese:
kanbungaku, quella in giapponese: wanbungaku ). Il concetto di “ letteratura “ nazionale porta a
specificare ulteriormente la letteratura giapponese come kokubungaku.
2. i sentimenti umani: il termine indica ciò che prima del contatto con la letteratura occidentale era
considerato “basso” e “volgare”, ovvero la narrativa fittizia. Shosetsu Shinzui ( L'essenza del romanzo ),
il saggio del 1885-86 di Tsubouchi Shoyo ritenuto fondativo della narrativa moderna, afferma per la
prima volta che il romanzo è una forma d'arte e che il suo fulcro è il ninjo ( il sentimento ) e che l'arte è
libera da ogni forma di didatticismo e ha un proprio autonomo valore estetico. All'arte in sé non è più
riconosciuto un intento pratico, ma il suo unico scopo deve essere di dare piacere e di raggiungere un
ideale trascendente di bellezza.
E' significativo che per dire “romanzo” si usi un termine diverso da quelli che indicano i generi della
precedente narrativa. Shosetsu in origine indicava la narrativa fittizia che non apparteneva alla
“letteratura” intesa in chiave cinese. Lo shosetsu che si codifica in periodo Meiji si imporrà come la
forma dominante della letteratura moderna (kindai bungaku)e contemporanea (gendai bungaku).
Tuttavia sarà costante la contrapposizione fra letteratura alta (jun bungaku) e di massa (taishu
bungaku).
Rapporto Giappone/Occidente
L'identità del Giappone negli ultimi 150 anni si è definita sempre a partire dall'opposizione fra
Oriente/Occidente. Nell'evoluzione di questo rapporto bisogna tener presenti tre eventi storici fondamentali:
1. 1868 – Inizio periodo Meiji
La modernità in Giappone viene fatta coincidere con questo momento di cesura storica e culturale. Il
paese esce dal sakoku dopo più di due secoli, essendo costretto dal commodoro Perry ad aprirsi
all'Occidente. Segue il periodo della modernizzazione.
I primi decenni corrispondono all'età delle riforme. Il rinnovamento coinvolge tutta la
società poi in un secondo momento anche la cultura. Conseguenza di questo processo è la
perdita dell'identità culturale e la crisi dell'”io” riflessa in gran parte dei testi letterari dei
decenni successivi
2. La fine della seconda guerra mondiale
E' per il Giappone la prima sconfitta del paese, cui fa seguito l'occupazione americana. E' il periodo in
cui il paese viene americanizzato, diventando la colonia “ culturale “ dell'Occidente
3. Gli anni '90
Con la fine della guerra fredda il Giappone entra nei processi di globalizzazione.
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“ Letteratura “ che, a seconda dei luoghi e dei periodi, ha assunto significati molto diversi. Anticamente in
Giappone era identificata con la letteratura in cinese. Inizialmente il termine bungaku viene utilizzato per indicare la
letteratura prodotta a conseguenza dell'incontro con l'occidente ma ciò crea una reazione contro la letteratura
straniera in favore della kokubungaku ( letteratura autoctona ), riscoprendo autori come Saikaku. Successivamente
questo termine viene applicato a tutta la letteratura giapponese, mentre per la letteratura Meiji ( ovvero “ moderna “ )
si usa specificamente il termine kindai bungaku.
Generi premoderni:
1) Poesia ( kanshi, waka, renga, haikai ..)
1) Prosa narrativa: monogatari
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3) gesaku :
Dangibon (pseudo-sermoni)
storia divertente che racchiude il pensiero e ideali
confuciani, ma anche altri testi con insegnamento
morale- etica confuciana.
La bella storia di Shidoken
Sharebon ( “ libri alla moda “ )
descrivono gli ambienti dei quartieri di piacere.
Il rovescio del broccato – Santo Kyoden
l'autore vuole narrare la vita quotidiana delle donne
dei quartieri di piacere di giorno
Tipo di narrativa ibrida, composto dall'alternanza di
elementi narrativi e mimetici ( disegni, rapp.visuale)
che fanno parte del testo
Kusazoshi
Classificati secondo il colore della copertina
Il più famoso è il kibyoshi Kinkin sensei eiga no yume
Gokan ( fascicoli riuniti, dal 1806 )
Ninjobon ( libri di “ sentimenti “, dal 1818 )
Kokkeibon ( libri umoristici, dal 1802 )
si dividono in : Ukiyo Buro e Ukiyo Doko
Jippensha Ikku e Shikitei Sanba
Yomihon ( libri “ da leggere “ )
Si distacca dagli altri generi letterari in quanto non
contiene parti illustrate facendo così prevalere la
parte narrativa. A differenza dei gesaku, tratta
storie fantastiche e lontane nel tempo.
Ugetsu Monogatari - Ueda Akinari
Haryasame Monogatari - Takizawa Bakin
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Opere di divertimento sia per il lettore che per lo scrittore. Quest'ultimi solitamente erano Bunjin: studiosi confuciani, i
quali avevano una cultura alta ma che allo stesso tempo amavano scrivere opere “leggere”.
Rinnovamento Meiji
Si fonda sulla centralizzazione del potere politico e sulla
trasformazione capitalistica delle istituzioni
economico-sociali. Fra il 1868 e il 1912 la nuova classe
dirigente promuove una serie di riforme che puntano a
rendere il paese moderno in breve tempo e che prevedono:
eliminazione del bakufu
ristabilimento dell'autorità imperiale
rafforzamento politico e militare
nuova concezione di Stato nazionale
Per sostenere lo sforzo di un tale rapido cambiamento vengono coniati alcuni motti:
*fukoku kyohei: “ ricco il paese e forte l'esercito “
bunmei kaika: “ civiltà e progresso “ che coinvolge l'ambito letterario. Il presupposto è che per uscire
dalla condizione di arretratezza occorra guardare alle società occidentali ( cultura europea ). Si studiano
i più recenti movimenti letterari e si intraprendono numerosi lavori di tradizione che porteranno alla
definizione del concetto di “letteratura nazionale”: kokubungaku.
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Influenzata dalla lingue straniere ( lessico, morfologia, stile )
Il romanzo realista
Tsubouchi Shoyo
Figlio di samurai originari di Nagoya studia a Teidai con una formazione anglofila vicino alle
filosofie utilitariste diventando critico e teorico della letteratura e del teatro ma anche figura
importante nel bundan.
Futabatei Shimei
Shosetsu soron - Teoria generale del romanzo ( 1886 )
Futabatei Shimei, amico e allievo di Tsubouchi Shoyo, si impegna a definire il suo concetto
di shosetsu, letteratura narrativa, qui intesa come “ romanzo “ e cioè la forma narrativa lunga
che oggi, con un termine più preciso, si chiama chohen shosetsu. In questo saggio, che nasce
come prefazione a Tosei shosei katagi di Shoyo, Futabatei respinge l'idea della letteratura
didattica mirata ad educare il lettore, diffusa nell'ambito della narrativa gesaku, sostenendo
invece che l'artista ( e quindi lo scrittore ) deve sforzarsi di captare la realtà e trasmetterla ai
suoi lettori. Questa è praticamente l'idea che Futabatei ha del realismo. In Shosetsu soron
egli sostiene innanzitutto che per poter dare un giudizio adeguato di un testo letterario
bisogna avere una base teorica chiara in modo che siano chiaramente definiti i criteri
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p.30-32 libro Bienati
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Viene presentato un nuovo concetto di arte: “ ciò che non ha nessun fine pratico e serve a dilettare gli uomini “,
il cui nucleo centrale è “ offrire godimento agli occhi e godimento alle menti “ rendendo l'arte libera da ogni forma di
didatticismo.
applicati per la valutazione. Per dare al lettore la possibilità di seguire e comprendere l'argomentazione, è
necessario mettere in chiaro i parametri che hanno influenzato la valutazione. In seguito egli spiega che la
forma e l'idea si condizionano a vicenda, ma che l'idea è più importante in quanto esiste prima della forma.
Futabatei sostiene che esistano due tipi di romanzo:
1. quello didattico moralizzante
2. quello che imita e ricalca la realtà ( mosha )
Quest'ultimo sarebbe il romanzo realistico moderno sostenuto anche da Tsubouchi Shoyo nel suo
Shosetsu shinzui. Si tratta di un tipo di romanzo in cui la trama segue dei principi logici e i personaggi
sono configurati secondo criteri psicologici verosimili e convincenti.
Alla fine del saggio l'autore parla della responsabilità del critico letterario e sostiene che una critica è legittima
solo se basata su dei criteri razionali e verificabili. Questo saggio di Futabatei è da considerare come un'apologia
della critica letteraria basata su dei criteri scientifici.
Al contrario di Shosetsu shinzui, il primo romanzo di Tsubouchi Shoyo, Tosei shosei katagi ( Caratteri degli
studenti del nostro tempo, 1885-86 )ebbe un enorme successo di pubblico e critica. A suscitare interesse fu
soprattutto la novità del tema: il mondo degli studenti e in particolare la questione dell'emergente istruzione
femminile. Tuttavia sono molti i tratti riconducibili alla fiction del tardo Tokugawa ( per esempio i lunghi
dialoghi interrotti solo dall'indicazione del nome del parlante ). Affatto nuova invece la manipolazione del
tempo narrativo: invece di affidarsi all'ininterrotta progressione cronologica tipica del gesaku, ricorre a
frequenti flashback e ad altri espedienti che arricchiscono la struttura temporale e che spesso richiedono un
commento da parte dell'autore, con un uso quindi innovativo delle parti diegetiche. Nel complesso il testo soffre
di una eccessiva debolezza nella caratterizzazione dei personaggi e la penetrazione psicologica è minima.
Struttura:
19 capitoli
3 sezioni
Trama
Ukigumo racconta la storia dei due rami della stessa famiglia: uno riesce ad adattarsi alla vita del nuovo
Giappone, l'altro fallisce. Magobei arriva alla capitale e dopo qualche iniziale difficoltà diventa un uomo d'affari
di successo; il fratello, il padre del protagonista Bunzo, rimane nella nativa Shizuoka e a stento riesce a
sopravvivere. Magobei offre al nipote, rimasto orfano, la possibilità di sottrarsi al destino del padre, ma Bunzo
non appartiene al mondo della città. I suoi valori sono quelli della tradizione confuciana:
devozione alla famiglia
duro lavoro
studio
A essere al passo coi tempi è piuttosto Noboru, collega e rivale: nonostante l'estrazione samuraica in lui non
sopravvive nessuno dei valori tradizionali. Bunzo tuttavia non è semplicemente il simbolo di una generazione. E
anche se la sua etica è modellata sui valori della sua classe, rimane un individuo, soprattutto perché l'autore
riesce a darcene un ritratto tridimensionale. Lo vediamo da solo con i suoi pensieri, timido e lento nel prendere
decisioni e ancora più lento nell'agire. Spaventato di fronte alla zia, Omasa; goffo e impacciato nei rapporti con
Osei, la cugina della quale è innamorato. E questo è il punto di maggiore interesse del romanzo laddove la
tendenza del protagonista a guardare dentro se stesso ( novità tematica del mondo moderno ) incontra
l'innovativa tecnica narrativa elaborata dall'autore per rendere questo processo a livello testuale. Gli eventi del
romanzo vengono presentati quasi per intero dal suo punto di vista, soggettivo e talvolta distorto. Futabatei
ricorre al monologo narrato: questo fa di lui il primo scrittore di fiction moderna e di Ukigumo il primo esempio
di “ romanzo dell'individuo “. Il pensiero, non l'azione, diventa con decisione il cuore della narrazione, mentre il
tempo sembra dilatarsi per accompagnare le divagazioni della mente di Bunzo. Allo stesso tempo si ha una
sorta di contrazione degli spazi del romanzo, quasi a sottolineare la vita interiore intensa ma claustrofobica del
protagonista. Il mondo interiore dell'individuo non era mai stato ritratto in letteratura prima di Ukigumo.
Verso la fine i pensieri del protagonista si fanno sempre più confusi e di fatto il romanzo non riesce ad arrivare
ad una conclusione. Presupposto del romanzo realista è l'esistenza di un narratore che abbia l'autorità
necessaria a realizzare l'introspezione psicologica.
Dal punto di vista stilistico Futabatei utilizza per i dialoghi il linguaggio colloquiale, ma non adotta lo stile
elegante per le parti diegetiche, preferendo il genbun'itchi.
Il romanticismo ( Romanshugi )
Quadro ideologico:
contiguità col Jiyu Minken Undo
forte influenza del Cristianesimo, di solito protestante
individualismo: enfasi sull'io e sulla vita dello spirito entrambi intesi come da compiere ed emancipare
in senso moderno
modelli letterari: romantici inglesi
sfondo filosofico: idealismo e neo-idealismo tedesco, trascendentalismo americano
Romanshugi indica una sensibilità artistica affine al movimento romantico europeo. Come per altre correnti
letterarie che in questi decenni si ispirano alla cultura europea gli scrittori giapponesi conoscono e
approfondiscono le opere e le tematiche romantiche, alcuni per esperienza diretta ( grazie a lunghi soggiorni
all'estero ) altri attraverso la mediazione che questi primi operano una volta di ritorno in Giappone. Alla prima
fase di assimilazione ed elaborazione dei nuovi atteggiamenti d'arte e di pensiero, segue poi uno sviluppo che si
discosta dal modello occidentale e formula una visione artistica propria. Le esperienze del realismo,
romanticismo, estetismo, naturalismo e decadentismo si affermano in Giappone in ritardo rispetto allo sviluppo
europeo e per questo si avvicendano con grande velocità e spesso si sovrappongono. E' dunque difficile
definirne i confini, per questo i critici distinguono tra:
I temi del romanticismo tedesco ( diffusi in Giappone grazie a Mori Ogai ) si trovano subito in conflitto con i
residui di un passato premoderno, che negava l'affermazione dell'io e della libertà individuale. La letteratura
dell'epoca precedente aveva esaltato la prevalenza del giri ( obbligazione sociale ) sul ninjo ( sentimento ), la
logica del gruppo su quella dell'individuo. In Ukigumo viene posto al centro dell'attenzione l'io come interiorità
che prevale sull'io come essere sociale. Questo tema dell'individualismo diventerà una costante di tutta la
letteratura giapponese moderna che tratterà la dolorosa lacerazione tra il singolo e la società. All'inizio del
periodo Meiji, dominato dall'entusiasmo per le riforme in ambito politico e sociale, i giovani intellettuali
partecipano ai movimenti di rinnovamento come il Jiju minken undo ( Movimento per la libertà dei diritti civili )
che perseguiva ideali progressisti, in particolare il riconoscimento di ciascun individuo come soggetto politico. Il
movimento, percepito come antigovernativo, venne represso. C'è una transizione dal pubblico al privato,
dall'interesse verso il pubblico ( che faceva coincidere il benessere individuale con il benessere della nazione )
all'interesse verso la cultura ) all'interesse verso la cultura ( intesa anche come lo sviluppo della persona ). Il
romanticismo si inserisce in questo processo quando la libertà non si configura più come un'utopia politica da
realizzare nella società presente. La rivalutazione del sentimento e la maggiore enfasi data agli aspetti
emozionali, ai valori estetici e spirituali sono volti ad enfatizzare i concetti di individuo e libertà. Il fine della
letteratura diventa allora la crescita personale e spirituale, per questo è di notevole importanza l'adesione, da
parte di alcuni autori, al cristianesimo. I motivi convenzionali del romanticismo europeo:
rifiuto del razionalismo illuminista
esaltazione dell'io, dell'amore e dell'arte come tensione verso l'infinito e il trascendente
la sofferenza
il senso del limite per la realtà finita dell'uomo
trovano in alcuni autori una consonanza con la sensibilità e gli ideali estetici classici: i particolare con lo aware (
empatia/commozione ) e il mujo ( impermanenza del reale ).
Raccolte poetiche:
Soshu no shi ( Poesia di un prigioniero, 1889 ) > ricorda il Prigioniero di Chillon d
i Byron
La situazione iniziale vede il protagonista, un giovane rivoluzionario, imprigionate insieme ai
compagni e alla meglio. Il testo si sviluppa però in maniera contraddittoria dal punto di vista
fattuale, lasciando trasparire un possibile significato metaforico: la condizione di isolamento e
alienazione del prigioniero è quella esistenziale del poeta. La conclusione del poema è tuttavia
positiva, con la repentina liberazione del protagonista e il ricongiungimento con gli altri compagni
di sventura. I commentatori ritengono che Tokoku esprimesse i suoi contrastanti sentimenti
verso il Jiyu Minken Undo, che aveva abbandonato qualche anno prima proprio di fronte alla
prospettiva di farsi coinvolgere in azioni sovversive.
Saggi:
Ensei shika to josei ( Il poeta misantropo e la donna, 1892)
Naibu seimei ron (Saggio sulla vita interiore, 1893)
Jinsei ni aiwataru to wa nan no ii zo ( Che cosa significa interagire con la vita umana ?, 1893 )
Considerato da molti contemporanei ed esponenti della generazione successiva come tra i primi intellettuali
giapponesi moderni la sua figura diventa quasi mitica, incarnando, anche a livello biografico l'ideale del poeta
romantico.
Bungakukai
Fondata da Tokoku nel 1893 e pubblicata fino al 1898, nasce come costola letteraria di Jogaku zasshi ( Rivista per
l'istruzione della donna, 1885-1904 ). Personalità di rilievo, oltre a Tokoku, sono Ueda Bin, Shimazaki Toson e
Tayama Katai con alcune opere di Higuchi Ichiyo; la maggior parte di loro avrebbe in seguito maturato
un'evoluzione verso il naturalismo. Alla prematura morte di Tokoku il ruolo di poeta principale del movimento
fu ereditato da Shimazaki Toson.
Raccolte:
Wakanshu ( Giovani erbe, 1897 )
La poesia più famosa, Hatsukoi ( Primo amore ) è particolarmente esemplare sotto tutti questi* punti di
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econdo alcuni commentatori
vista. Si conclude con la struttura sintattica classica del kakari musubi .S
questa poesia conterrebbe un'allusione all'episodio biblico di Adamo ed Eva, che sia vero o meno è
innegabile che la poesia di Toson, in generale, mostra una certa consuetudine con i testi sacri e con il
repertorio innografico del cristianesimo.
Hitohabune ( La piccola barca, 1898 )
Natsukusa ( Erbaggi estivi, 1898 )
Rakubaishu ( Susini caduti, 1901 )
Contiene alcuni componimenti di tono completamente diverso, come le poesie che hanno per scenario
le rovine del castello di Komoro, cittadina dove Toson si era trasferito per docenza. In essa si nota un
atteggiamento di più matura pensosità.
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Una particolare combinazione di particelle e basi verbali scomparsa nella lingua
moderna
inaugurata da Doi. Egli è ricordato soprattutto per la sua opera di esordio: Tenchi ujo ( Terra e cielo hanno
sentimenti,1899) di cui Kibo apre la raccolta. Anche la poesia di Doi non è prima di spunti religiosi, derivanti in
parte dalla meditazione dei testi sacri e cristiani.
Due riviste in particolare ebbero un ruolo importante nel passaggio dal romanticismo al naturalismo
giapponese:
1. Myojo ( Venere, 1900-1908 ) fu uno dei principali punti di riferimento del romanticismo che prese piede
in Giappone. Myojo aveva tra i suoi autori Mori Ogai.
2. Bunko ( Biblioteca, 19895-1910 ) ebbe in Kawai Suimei il suo massimo esponente. A differenza di Myojo,
Bunko inclinò negli ultimi anni di vita verso le tendenze naturaliste forse anche a causa dello spazio
concesso sulla rivista alle sperimentazioni con il verso libero.
Caratteristiche:
Romanzi con temi e ambientazione realistica
Spesso melodrammatici, con personaggi tipizzati: si limitano a riproporre situazioni narrative
tradizionali ( vendette, storie d'amore ostacolate da differenze di censo .. )nei nuovi contesti sociali
moderni
Ampio pubblico; legati alla serializzazionesu quotidiani
Trasposti in drammi shinpae poi nel cinema
Trasposti in drammi shinpae poi nel cinema
Importanti per tentativi di realismo sociale e/o psicologico e per affermazione del genbun’itchi
Praticati da molti autori citati (Kyōka, Ken’yūsha)
Perderanno importanza con l’affermazione del naturalismo e del marxismo
Alcune tipologie saranno in continuità con tsūzoku shōsetsu e taishū bungaku del ‘900.
Maihime – La ballerina
In Maihime emerge con forza il tema della ricerca di una propria strada che si scontra con i valori sociali
dell'epoca e comporta rinuncia e sofferenza per i protagonisti. Ambientato a Berlino, dove lo scrittore aveva
abitato ( riferimento autobiografico ), il giovane personaggio Ota Toyotaro vive il contrasto tra le proprie
aspirazioni, libere scelte e le costrizioni dell'ambiente sociale da cui proveniva. La scoperta della cultura
occidentale implica la conoscenza di un nuovo sé. La storia d'amore con la ballerina Elise, che gli apre la vita a
nuovi orizzonti, si conclude in modo drammatico con la decisione di ritornare in Giappone in obbedienza ai
propri superiori. Il finale infelice della storia d'amore conduce la donna incinta alla pazzia e Ota a una vita
perseguitata dal rimorso.
Negli anni successivi lo scrittore abbandonerà la narrativa fittizia e la sua missione di “ nipponizzare il romanzo
moderno “: è il periodo che può essere chiamato del suo “ ritorno al Giappone “, in cui si dedica solo a racconti di
argomento storico ambientati in periodo Tokugawa. Il netto stacco con la produzione precedente mantiene
tuttavia i tratti di una ispirazione romantica nella valorizzazione del passato e della storia. Forse influenzato
dalla ricerca di obiettività della corrente naturalista che si era affermata nel primo decennio del XX secolo, egli
rifiuta ogni rielaborazione artistica.
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Lafacadio Hearn ( 1850-1904 ) aka Koizumi Yakumo, irlandese-greco-statunitense-giapponese poligrafo e poliglotta. Insegna
alla Todai dal 1896 e nel 1904 alla Waseda. Pubblica una quindicina di volumi in inglese sul Giappone, per lo più curiosità
erudite ed esotiche. Il più famoso è Kwaidan: Stories and Studies of Strange Things ( 1904 )
tendenza a sperimentare e a forzare le strutture convenzionali della forma-romanzo
interesse per la dinamica degli stati della coscienza e della percezione
nesso fra confusione cognitiva-epistemologica-nervosa e confusione etico-morale
Soseki scrittore “imperiale” ( in alcune opere, tematizzazione del contesto politico coloniale
giapponese. )
Narrazione e caratteristiche:
Narrazione episodica con gusto per la digressione e l'associazione di idee ( haibun )
Influenze delle arti declamatorie ( rakugo )
I discorsi dei personaggi toccano svariati argomenti ( attualità, letteratura, filosofia, scienza .. ) e
contengono a loro volta aneddoti e storie ma anche poetica e coscienza.
Satira della modernità, delle idee “occidentali”, dei nuovi generi e gusti letterari ( in particolare lo
shintaishi ), del patriottismo derivante dalla guerra contro la Russia.
Autoironia riflessa nei vari personaggio
Tema del potere del denaro contrapposto a integrità morale e intellettuale
La vena ironica e la critica sottile di Soseki sono state lette come una presa di
posizione contro il pensiero dominante e contro le forme narrative della modernità.
Le riforme del primo periodo Meiji in ambito letterario avevano infatti decretato la
morte della comicità tipica dell'epoca precedente: la letteratura doveva
innanzitutto avere un ruolo strumentale, doveva servire come mezzo di riforma
sociale.
Con Wagahai wa neko de aru i l comico rinasce nella forma più attenuata e sottile dell'ironia. Il protagonista
dell'opera, Kushami ( un maestro d'inglese che si presenta come uno studioso serio ), è descritto attraverso lo
sguardo distaccato del narratore: un gatto. Il gatto di questo racconto è considerato come la maschera
dell'autore, un artificio per esprimere il punto di vista di Soseki, che non avrebbe altrimenti potuto dar voce al
suo intento satirico: attraverso gli occhi felini vengono descritte le manie, le debolezze, le assurdità di questo
mondo umano. La reale natura del protagonista che si presenta come una persona integra e autorevole è ben
differente. L'autore ironizza su se steso e gli intellettuali dell'epoca, con i loro eccessi tra chi è un fanatico
ammiratore della cultura occidentali e chi invece sostiene accanitamente i valori tradizionali. La critica ha
spesso evidenziato una stretta corrispondenza tra Kushami e lo stesso autore ( anch'egli insegnante di inglese ),
entrambi di fronte al problema del proprio individualismo. In questo senso la prima opera di Soseki anticipa
temi che svilupperà nelle opere della sua maturità, la scoperta dell'individuo e la creazione di un nuovo
“soggetto” nel contesto della modernità giapponese.
Bocchan ( 1906 )
Il protagonista ( stesso narratore in prima persona della vicenda ) è un ragazzotto di buona
famiglia di Tokyo dal carattere impetuoso, onesto e sincero, che dopo la laurea in fisica va a
insegnare matematica in una scuola media dello Shikoku. Qui entra in contatto con il mondo
della provincia e si scontra con gli studenti e i vari personaggi del corpo docente ( in particolare
con il vicepreside e l'insegnante di arte ). Fa amicizia con Hotta, simile a lui per carattere. Dopo
che i due rimangono coinvolti incolpevolmente in una rissa durante le celebrazioni della
vittoria sulla Russia, Hotta viene licenziato. Lui e Bocchan organizzano una spedizione punitiva
contro i colleghi che hanno tramato contro di loro. Dopodichè, anche Bocchan, dopo poco più
di un mese di lavoro, rassegna le dimissioni e tornano a Tokyo. Bocchan viene assunto alle
ferrovie e mette su famiglia, accogliendo in casa la sua vecchia e affezionata domestica Kiyo.
Alcune vicende sono tratte dall'esperienza dell'autore ma il materiale non è autobiografico in senso naturalista.
La narrazione è leggera con la presenza di molte situazioni comiche, in gran parte causate dal confronto tra
provincia e città e dall'atteggiamento da edokko di Bocchan ( intransigente, forte senso dell'onore ). Il tema è
quello dell'opposizione all'ipocrisia. Bocchan si trova spesso nei guai perché dice quello che pensa o agisce in
maniera impulsiva, scontrandosi contro le falsità e piccolezze degli altri insegnanti ( tranne Hotta ).
Trilogie:
Sanshiro
Sorekara
Mon
Sanshiro ( 1908 )
Il protagonista, Ogawa Sanshiro, 23 anni, terminati gli studi superiori a Kumamoto va a
Tokyo a studiare Lettere. Ha un cugino ricercatore di fisica che lo tiene d'occhio per conto
della madre. Stringe amicizia con un compagno di studi, Yojiro, che ha come guida il
professor Hirota, intellettuale di mezza età disincantato e cinico a cui anche Sanshiro si
affeziona. Vagheggia un amore con Mineko, sorella di un amico di Nonomiya, conosciuta ai
bordi del laghetto dell'università. Lei gli manda messaggi contraddittori, che non riesce a
cogliere. Alla fine Mineko sposa uno spasimante più anziano. Deluso dalle esperienze del suo
primo semestri in città, Sanshiro sembrerebbe avviarsi a diventare a sua volta come Hirota.
Caratteristiche:
spesso considerato dalla critica come un romanzo di formazione atipico
romanzo della perdita dell'innocenza
narrazione in terza persona, con forte focalizzazione sul punto di vista del protagonista
trama un po' artificiosa, con incontri calcolati e coincidenze
forte componente omosociale: rapporti di amicizia tra maschi coetanei e di maestro-discepolo tra
Hirota e i due ragazzi
Personaggi principali:
Sanshiro: timido, ingenuo, riflessivo, introversione che limita l'azione. Rimane infine deluso sia
dall'amore che dall'accademia
Hirota: misantropo disincantato sul mondo, grande erudizione e arguzia, critico della nuova mentalità
egoistica portata dalla modernità ma anche dei valori tradizionali
Yojiro: attivismo superficiale, spregiudicato e a volte opportunista, energico ma irresponsabile
Mineko: “donna nuova” Meiji, colta e raffinata, di carattere forte ma indecifrabile per Sanshiro, non del
tutto consapevolmente causa sofferenza agli altri ( Nonomiya e Sanshiro ) con il suo fascino; alla fine
accetta matrimonio convenzionale.
Motivi:
Colorismo, spesso simbolico ( possibili richiami alla psicologia sperimentale di Wundt )
Interesse per le tematiche della luce, del colore, della pittura
Nonomiya conduce esperimenti sulla luce + fra i personaggi figura un pittore in stile yoga, Haraguchi,
che fa un ritratto a Mineko + l'ultima scena del romanzo è una mostra di pittura.
Pubblicato nel 1908 è il primo volume di una trilogia che prosegue con Sore kara ( E poi, 1909 ) e Mon ( Il portale,
1910 ). La prima scena del romanzo ci mostra il giovane protagonista Sanshiro sul treno che dalla provincia lo
sta portando alla capitale. Attraverso i suoi occhi e il suo primo impatto con il “mondo vero” della modernità,
appare immediato il divario tra due epoche e due diversi modi di pensare: quello del giovane e della provincia,
rimasto a prima della modernizzazione e a quello attuale della capitale, specchio del rinnovamento. Questo
contrasto e questo anacronismo sono rilevabili ovunque nell'architettura della città come nel comportamento
degli individui. Anche nei romanzi successivi Soseki confermerà ciò come una delle cause del disagio dell'uomo,
della solitudine che egli deve pagare per essere nato “in questa epoca moderna così piena di libertà, di
indipendenza e di egoistica affermazione individuale “.
Sanshiro rappresenta un'eccezione rispetto all'esito pessimistico dei romanzi dello scrittore. E' il romanzo della
gioventù, momento cruciale della formazione di un individuo. Si tratta però di una gioventù che non si traduce
in maturità poiché non sappiamo quale sarà il futuro destino di Sanshiro dato che l'autore ci presenta solo pochi
mesi della sua vita, dalla partenza per Tokyo fino alla prima delusione d'amore.
Il primo volume di questa trilogia è come un flash su un momento, quello più denso di significato, nella gioventù
del protagonista; nel secondo volume, lo scrittore sposta la visuale su un altro scorcio, quello della maturità
dell'individuo. La gioventù così come ci appare nell'esperienza di Sanshiro e dei suoi ventitré anni è il momento
dell'ottimismo, dell'innocenza, delle idealità. Il suo mondo è quello che vediamo attraverso i suoi occhi e il suo
sguardo è quello di chi non sa ancora ben capire come va la vita. Non a caso si conclude con il primo fallimento
d'amore, proprio perché la fine dell'illusione è l'inevitabile passo verso la maturità.
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La gioventù del protagonista viene simbolicamente abbinata al concetto di modernità : entrambi sinonimo di
trasformazione e mutamento continuo. Tuttavia aldilà delle più evidenti similitudini, molte sono le differenze
con la forma più classica del “romanzo di formazione” europeo.
Diverso è il rapporto tra libertà individuale e integrazione sociale e diverso è dunque l'esito finale.
Occidente Soseki
Daisuke
uomo superfluo, ipersensibile, vittima di ennui , disprezza il lavoro, le convenzioni sociali
narrazione in terza persona > nella prima parte molto focalizzata sugli stati di coscienza del
protagonista
l'intreccio è movimentato dal triangolo amoroso, con situazioni melodrammatiche ( dichiarazione di
Daisuke a Michiyo )
finale apocalittico: collasso del mondo sociale e percettivo del protagonista
Kokoro ( 1914 )
La solitudine è una costante dell'uomo moderno, da essa non si sfugge se si vuole affermare la
propria individualità e libertà. Il romanzo Kokoro è l'esempio più riuscito di questa ricerca
dell'uomo moderno e del rapporto tra individualismo, solitudine ed egoismo.
Per meglio comprendere cosa intende lo scrittore con “individualismo” occorre leggere il testo
di una sua famosa conferenza del 1914: Watakushi no kojinshugi ( Il mio individualismo ) .
Con questo termine Soseki intende la libera espressione di se stesso. Riferendosi alla propria
esperienza egli afferma che la consapevolezza di poter coltivare la propria individualità ha
segnato per lui un nuovo inizio; questo “egocentrismo” non va inteso in senso negativo, ma
come contrapposto all'allocentrismo: lo scrittore critica il tipico aspetto della cultura giapponese
di porre sempre il gruppo al di sopra dell'individuo e di accettare tutto quello che gli altri
impongono. In particolare Soseki stigmatizza la tendenza del suo tempi di imitare a tutti i costi
gli occidentali. Egli propone una nozione di individualismo etico, quindi non egocentrismo ma sviluppo di una
propria individualità come condizione della propria felicità, nel rispetto della libertà e della felicità degli altri.
Libertà è l'espressione delle proprie idee, la capacità di dare giudizi personali: tuttavia nel contesto dell'epoca,
egli spesso sottolinea che il prezzo da pagare per la realizzazione di sé come individuo è la solitudine.
Il rapporto tra individualismo e il nazionalismo è un altro tema importante affrontato nel saggio: in periodo Meiji
vi era l'idea diffusa che i valori collettivi dovessero essere posti sopra i valori individuali. Soseki afferma invece
che non sono in opposizione; egli riconosce l'importanza della nazione ma afferma che non deve prevalere
sull'individuo. Individualismo e nazionalismo sono i temi della sua opera più famosa: Kokoro.
La lettura più classica collega il gesto suicida del Sensei con quello del generale Nogi, a sua volte susseguente la
morte dell'imperatore Meiji. Il 20 luglio 1912 muore il simbolo di tutta un'epoca, emblema del cambiamento e
della novità. Durante il funerale si diffonde la notizia che il generale Nogi aveva fatto seppuku insieme alla
8
Come nell'esperienza letteraria del Bildungsroman
moglie. All'inizio la notizia è presa con incredulità: viene condannata l'azione del suicidio ma non l'intenzione del
generale di servire il suo signore ( l'imperatore ) fino alla fine. In Occidente il gesto sembra anacronistico ed è
visto in negativo, come un ritorno al bushido. Nella cultura popolare, Nogi diventa eroe e simbolo del periodo
Meiji. La vicenda personale del Sensei è emblematica della fine di un'epoca e vengono sottolineati gli aspetti
nazionalisti dell'opera e la fedeltà a un vecchio sistema di pensiero. Il Sensei si confronta con lo sfaldamento di
questi ideali, con il problema dell'identità e dell'affermazione dell'individuo in una nova era.
Spirito Meiji
Nazionalismo
Egocentrismo
L'opera rivela con gradualità la storia personale del Maestro e il suo carattere introverso, malinconico,
misterioso e spesso inquietante. La solitudine e l'incomunicabilità trovano una giustificazione nella storia che lo
stesso maestro racconta alla fine dell'opera nella sua lettera-testamento, ma non offrono una soluzione diversa
da quella tragica fine già annunciata all'inizio della narrazione.
Altre letture del romanzo tengono ad enfatizzare gli aspetti etici, il senso morale del dilemma del Maestro tra
l'amicizia per il vecchio amico, poi tradita e l'affetto per la donna che sarebbe diventata sua moglie.
Molto si è discusso sul fatto che il giovane abbandoni il padre in punto di morte per tornare a Tokyo nella
speranza di riuscire a rivedere il Maestro. La denuncia di un esasperato individualismo e della decadenza della
famiglia tradizionale sono conseguenze negative della nuova società industriale e una delle finalità dell'opera.
Uno degli aspetti più originali è la sua struttura narrativa e temporale; si può affermare in questo caso che la
struttura non è solo la forma dell'opera ma il suo significato, cioè la storia acquista un senso proprio per come è
presentata al lettore.
Struttura:
L'opera si compone di due narrazioni distinte:
Studente ( “watakushi” )= Parte I ( frequentazione col
sensei ), Parte II ( periodo al capezzale del padre
moribondo )e storia n°1
Sensei= Parte III: il testamento, storia n°2
Tempo della storia 1= nel presente della narrazione il giovane studente ricorda il passato, dall'incontro con il
Sensei al momento in cui riceve la lettera-testamento e la legge sul treno mentre sta rientrando a Tokyo
Tempo della storia 2= meno chiaramente determinato, dalla giovinezza del Sensei fino alla morte dell'amico K.
E poi un certo numero di anni di matrimonio prima del suicidio.
Narratore 1 = è il giovane ( al tempo della storia, ora forse adulto )
Narratore 2 = è il Sensei
Personaggi:
“Io“ ( watakushi): il narratore delle prime due parti. Studente di provincia che conosce, frequenta e si
affeziona al Sensei.
Sensei: tipico uomo sosekiano di mezza età, laureato alla Todai. Vive inoperoso, apparentemente di
rendita. Misantropo e isolato, colto e intelligente ma disilluso verso il mondo soprattutto a causa di
dolorose vicende familiari e sentimentali
Shizu: moglie del Sensei alias “ la signorina “ ( ojosan ), tipico oggetto di contesa etico-amorosa tra due
maschi. Ignara del passato del Sensei, lei e il marito si amano in maniera affettuosa e misurata.
K.: amico e compaesano del Sensei durante gli anni giovanili. Idealista, ascetico e puro di cuore.
Padre di “watakushi”: si ammala nello stesso periodo dell'imperatore, figura a tratti patetica.
Temi e motivi:
Denuncia dell'avidità e potere pervertitore del denaro ( i problemi di eredità )
Rapporti omosociali: K.- Sensei Maestro- discepolo Sensei-watakushi
Possibili sublimazioni omoerotiche. La loro posizione è alternativa a rapporti di parentela ( zio-sensei,
watakushi-padre ) e/o eterosociali. Il rapporto di watakushi con Sensei eclissa quasi del tutto il resto
della sua vita sociale.
Dialettica egoismo-sacrificio per gli altri
Suicidio: la narrazione stabilisce un forte parallelismo tra questo suicidio e quello del generale Nogi,
entrambi covano per anni un forte senso di colpa e il desiderio di espiare. Sembra che in Kokoro ci sia un
tentativo di allegorizzare il suicido del sensei, cioè come la fine di un'epoca. ( Fine Meiji – Fine vita
Sensei )
Il punto finale dove tutto converge e le due narrazioni si incrociano è il settembre 1912: suicidio di Nogi e Sensei.
La struttura temporale è complessa: la morte, il suicidio che avviene alla fine è il punto di avvio della trama e
della stessa scrittura. E' la lettera-testamento la motivazione della scrittura del testo. Tutta la prima parte di
preparazione acquista significato vista in retrospettiva. Questo dà un senso di circolarità che si sovrappone alla
progressione cronologica.
Il primo narratore quando comincia a narrare sa già come finisca la storia e il lettore, rileggendo il testo, troverà
tanti cenni ed indizi di quello che poi succederà. C'è infatti, sin dall'inizio, un senso di suspense: il giovane è alla
ricerca della “verità” sul Sensei e si avverte un che di segreto nell'episodio della visita alla tomba dell'amico K.
La morte è già annunciata ma non si sa che ruolo abbia giocato su questo personaggio. Solo nella storia n°2 ci
vengono svelate le ragioni che hanno portato alla morte di K, il primo suicido della catena che preludo al
successivo del Sensei, che a sua volta rimanga a quello del generale Nogi.
E' dibattuto se l'effetto complessivo del romanzo sia di sanzione positiva del suicido del sensei o mera
constatazione verso un gesto anacronistico, segno a sua volta della crisi dei tempi. Nel primo caso alcuni critici
hanno parlato di implicita complicità del romanzo con l'imperialismo militarista giapponese.
Il suicidio assurdo e anacronistico del sensei può anche essere visto come un ulteriore atto di autopunizione (
masochismo morale ). Altri interpreti hanno notato un rapporto quasi parodistico tra il suicidio di Nogi e quello
del sensei, che sarebbe una versione degradata del primo.
Al di là dei suicidi, Kokoro è stato interpretato come una riflessione sugli effetti e i limiti dell'egoismo ( in
particolare quello di Sensei nei confronti di K. ). Il titolo suggerirebbe che il romanzo tratti del problema
fondamentale della natura umana, e che il testamento del maestro costituisca una lezione data dal maestro
riguardo al “cuore” umano, riservata a watakushi.
Shasei
Masaoka Shiki aveva sviluppato il concetto della prosa shasei, una prosa realistica
basata non sul naturalismo europeo ma sulle tradizioni haikai del Giappone stesso.
E' il concetto cardine della poetica shikiana, sia nel tanka che nello haiku.
Sulla rivista Hototogisu, Shiki e i suoi amici pubblicarono pezzi di shaseibun, prosa
scritta secondo i principi dello shasei, il che significa letteralmente “ritrarre la vita”
e cioè la natura. Si tratta per la maggior parte di brani brevi o che presentavano
una descrizione per dettagliata di cose osservate, o costituivano dei racconti con
una trama semplice. Vi è una probabile connessione con i concetti pittorici dello
yoga dell'epoca, legati all'introduzione delle poetiche realiste e “enpleinariste“
francesi. Anche Soseki concepì un racconto nello spirito dello shasei: il primo
capitolo di quello che dopo sarebbe diventato il suo famoso romanzo Wagahai wa
neko de aru. Shiki era amico del pittore Nakamura Fusetsu. Questo è un concetto
ambiguo e soggetto a numerose reinterpretazioni da parte dei discepoli di Shiki,
raccoltisi intorno alla rivista Araragi. Alcuni lo avvicinano al naturalismo, altri ad un
atto di penetrazione pre-logica del soggetto nell'oggetto.
Soseki critico
Bungakuron ( Teoria della letteratura, 1907 )
Soseki cerca di definire cos'è la letteratura, per lui era fondamentale elaborare un proprio metodo per
studiare la letteratura occidentale. Egli ha una concezione estetica relativistica: gli effetti della
letteratura cambiano con le condizioni sociali e psichiche. Elabora una poetica basata sulla teoria
jamesiana della coscienza e sugli studi di psicologia sperimentale. Per lui la letteratura è ( F+f ):
combinazione dinamica tra F ( punto focale principale della coscienza, cognitivo ) e f ( elementi
periferici, emotivi, della coscienza che entrano in contatto con esso ). In seguito Soseki prenderà le
distanze dall'opera.
Gendai Nihon no kaika ( La civilizzazione del Giappone moderno, 1911 )
Questo saggio si basa sulla conferenza che Natsume Soseki tenne durante una manifestazione
organizzata dalla casa editrice Asahi Shinbunsha ed è fra i più famosi di questo autore insieme a
Watakushi no kojinshugi. Soseki, insieme a Mori Ogai, fu uno dei maggiori critici della modernizzazione
effettuata a partire dalla Restaurazione Meiji del 1868. In Gendai Nihon no kaika, sostiene criticamente
che la modernizzazione ebbe luogo in maniera molto superficiale, così che si ebbe solo una
civilizzazione “esteriore”, ovvero sviluppatasi soltanto a causa di spinte esterne e non come risultato di
uno sviluppo naturale che veniva dall'interno. Inoltre fu realizzata troppo in fretta, quasi di corsa. Un
popolo sottoposto alle ripercussioni di una tale civilizzazione soltanto “esteriore”, secondo Soseki,
doveva per forza sentirsi vuoto e insicuro. Ciò nonostante ci sono persone che si vantano come se la
modernizzazione fosse dovuta a un processo autoctono. Secondo Soseki tale atteggiamento è ipocrita
e bugiardo. Interessante notare che questo saggio fu scritto in un momento in cui l'orgoglio nazionale
dei giapponesi aveva raggiunto l'apice, dato che col trionfo sulla Russia, allora considerata il paese con
l'esercito più forte dell'Occidente, il “Nippon” aveva raggiunto l'obiettivo della corsa alla modernità
effettuata con l'ambizione di raggiungere gli stessi libelli di sviluppo dell'Occidente e perfino superarli. Il
Giappone “ufficiale” trionfava, ma intellettuali critici come Soseki riconoscevano nella vittoria contro la
Russia e nella presunzione e prepotenza nazionale che ne seguirono l'inizio del tramonto della nazione.
Da notare sono i pensieri riguardanti il nazionalismo dei giapponesi, inopportuno secondo Soseki, che si
ritrovano anche in Sanshiro. In un brano del romanzo, Hirota spiega al protagonista che un patriottismo
e nazionalismo troppo grandi arrecano solo danno, e che l'individuo ne “ resta vittima “. Per Hirota è più
importante mantenere la propria indipendenza che far carriera; perciò, non segue la via del risshin
shusse (“ successo e avanzamento sociale “), e si rifiuta di gareggiare con gli altri per ottenere posti
sempre più prestigiosi. E il diniego nei confronti della nuova società Meiji meritocratica in cui per fare
carriera ci vuole egoismo e non il riguardo verso gli altri. La critica che Soseki fa della civilizzazione del
Giappone si basa fra l'altro sul suo concetto di jiko hon'i ( atteggiamento di agire secondo valori pr0pri
stabiliti come giusti e non secondo valori altrui ).
▪ concezione biologistica della civiltà, misurabile quantitativamente:
le civiltà si sviluppano come gli organismi viventi. Per Soseki la civiltà è sostanzialmente un
sistema di “risparmio di vitalità e consumo di vitalità”.
si sviluppano armoniosamente se seguono ritmi naturali e per effetto di processi interni.
Secondo Soseki la civiltà moderna si sarebbe prodotta naturalmente in occidente e
innaturalmente in Giappone
▪ psicologia sperimentale:
preoccupazioni per gli “effetti psicologici” ( nervosi ) della modernizzazione sul Giappone.
Secondo Soseki l'effetto di questo modernizzazione è (letteralmente, non
figurativamente) il rischio di un esaurimento nervoso collettivo e nazionale.
▪ riproduzione del discorso razziale contemporaneo:
i giapponesi sono fisicamente e neurologicamente più deboli degli “occidentali”
Watakushi no kojinshugi ( Il mio individualismo, 1914 )
Riflette le convinzioni politiche di Soseki intrise di individualismo liberale classico: la libertà individuale
deve convivere col rispetto reciproco e l'ordine sociale, come in Inghilterra. Esorta gli ascoltatori a
cercare la propria strada: la felicità dell'individuo contribuisce a quella collettiva e può essere
subordinata ad essa solo nei momenti di emergenza nazionale. Li esorta a non abusare del loro potere
sociale ed economico e a non prevaricare gli altri. L'individualismo non è nemico della nazione, ma- per
rifiuto degli interessi di parte- porta alla solitudine.
Il naturalismo
Il termine shizenshugi è la traduzione letterale di naturalisme. L'esplicito riferimento al naturalismo francese
indica la matrice teorica che ispirò gli scrittori giapponesi senza però utilizzare le stesse caratteristiche. Lo
shizenshugi ebbe anzi una propria evoluzione e uno sviluppo originale che porterà allo shishosetsu, la
formazione predominante del romanzo giapponese moderno. Nei primi anni del Novecento l'interesse verso la
letteratura del naturalismo francese sollecita i giovani scrittori giapponesi a riflettere sui modi della
rappresentazione realista. Mori Ogai fu il primo nel 1889 a parlare di shizenshugi ( naturalismo ) e a introdurre
l'opera di Emile Zola nel saggio Igaku no setsu yori idetaru shosetsu ron ( Trattato sul romanzo basato sulla teoria
medica, 1888 ). Dopo il suo lungo soggiorno in Germania, lo scrittore era interessato all'applicazione delle teorie
scientifiche alla letteratura ma fu sempre critico nei confronti di tali movimenti, sottolineando la mancanza di
artisticità nelle opere che si proponevano una rappresentazione “oggettiva” e libera della soggettività
dell'autore. Negli anni novanta il termine naturalismo viene usato solo per definire una tendenza realistica,
obiettiva, in linea con i presupposti teorici di Shosetsu shinzui: il romanzo come descrizione della vita reale e del
mondo sentimentale dei personaggi, libero da elementi fantastici e attento a sviluppare la descrizione e la
psicologia dei personaggi. Un romanzo che fosse ciò novel e non romance.
Il naturalismo si inserisce quindi nella direzione alla ricerca del realismo cominciata con Shosetsu shinzui e
prosegue la sperimentazione di una oggettività della narrazione secondo presupposti teorici che si dividono in
due distinti periodi dai primi del Novecento fino a tutto il periodo Taisho ( 1920-26 ).
1. Zenki shizenshugi ( primo naturalismo )
E' il naturalismo alla Zola o zolaismo rappresentato da Kosugi Tengai e dalle prime opere di Nagai
Kafu.
La finalità delle dichiarazioni degli scrittori nei primi “manifesti” è di indirizzare il lettore a interpretare
le storie narrate come un'applicazione dei principi enunciati, ma teoria e pratica restano distanti.
Kosugi Tengai è il primo scrittore che dichiaratamente scrive romanzi ispirati a Zola:
Hatsusugata (L'abito dell'inizio, 1900) e Hayari uta ( Canzone popolare, 1901 ). Nella prefazione
di quest'ultimo il linguaggio lascia intravedere l'influenza del naturalismo francese.
Nagai Kafu prende a riferimento Nanà di Zola( opera che aveva tradotto dal francese ) come
modello di Jigoku no hana ( Il fiore dell'inferno, 1902 ). Più tardi entrambi si distaccheranno dal
naturalismo.
La recensione di Shimamura Hogetsu al romanzo Futon di Tayama Katai è il primo di una serie
di scritti che egli dedica al naturalismo, dopo un lungo periodo in Occidente che lo aveva visto
in posizione critica rispetto a tale corrente, più attratto verso il romanticismo e il simbolismo.
Hogetsu è uno degli scrittori più attivi nella difesa del naturalismo.
2. Koki shizenshugi ( secondo naturalismo )
Si tratta dello sviluppo del naturalismo giapponese ed è rappresentato da Shimazaki Toson, Tayama
Katai, Tokuda Shisei ecc.
La pubblicazione del romanzo Futon nel 1907 da parte di Tayama Katai segnò una svolta
nell'affermarsi del naturalismo in Giappone: la critica individuò subito la novità nel suo metodo
narrativo. Molti scrittori lodarono la capacità d'introspezione psicologica, il coraggio di una
confessione aperte e l'audacia con cui lo scrittore aveva realizzato una descrizione autentica di
sé.
Nel 1900 Kosugi Tengai compone Hatsusugata ( L'aspetto di un tempo ) imitando Nana di Zola, scrivendo nella
prefazione di voler toccare il lettore non tramite cose straordinarie ( critica alla letteratura fantastica ) ma con
ciò che è normale. L'arte deve essere imitazione della natura così com'è senza distinzione tra bene e male, bello
e brutto. Non ci deve essere intervento personale dello scrittore che deve mantenere un'assoluta obiettività
nella rappresentazione. Per esprimere questi concetti vengono utilizzate due definizioni:
9
1. rokotsunaru byosha ( descrizione schietta )
“rokotsu” = crudo (lett.”esporre le ossa”), in senso più figurato ciò che è nudo, esplicito, non nascpsto.
La contrapposizione tra rokotsu e mekki, quindi tra una descrizione disadorna e una dorata o ricoperta di
abbellimenti, è al centro della riflessione teorica dell'autore e corrisponde all'opposizione tra “verità” e
“finzione” all'interno di un'opera narrativa.
2. heimen byosha (descrizione piatta) = ricezione passiva, registrazione delle impressioni e poi
riproduzione senza interferenze
Nagai Kafu scrive che senza dubbio un lato dell'essere umano è bestiale e per questo intendeva descrivere senza
esitazione la realtà di questa parte oscura nelle sue svariate manifestazioni.
In questa prima fase gli scrittore si ispirano a Emile Zola ( Il romanzo sperimentale, 1880 ) che sosteneva l'idea di
uno scrittore-stenografo, che cioè deve descrivere senza giudicare. Un punto dibattuto, perché anche l'idea di
esperimento porta con sé quella di mediazione e di modificazione. Si parte cioè dall'osservazione della realtà,
ma per mostrarne i meccanismi serve una rielaborazione. La differenza più importante con il naturalismo
francese è la mancanza dell'influsso del pensiero positivista e l'idea che i metodi dell'indagine scientifica
possano essere applicati anche alla letteratura. Tayama Katai critica gli scrittori giapponesi che distorcono la
natura con le loro interpretazioni soggettive invece di dare una descrizione nuda e cruda come le opere del
naturalismo francese. Tengai e Kafu avevano propugnato l'applicazione del metodo scientifico alla letteratura,
teorizzando che l'arte era imitazione della natura, senza nessun intervento personale dello scrittore. Katai
invece elabora un concetto di soggettività distinguendo tra:
soggettività naturale ( daishizen no shukan )
E' legata all'individualità del singolo e da questa non si può prescindere nelle opere.
9
Saggio di Tayama Katai del 1904
soggettività meschina.
Altri scrittori danno definizioni dell'arte come gensho no saigen “ duplicazione del fenomeno “, slegata dalla
moralità; ciò implica che anche le verità più imbarazzanti possono essere rivelate e l'autenticità diventa il fine
più che il vero. Mentre il naturalismo francese rivolgeva la sua indagine all'esterno dell'individuo ( nel senso che
egli era visto nella sua appartenenza a un gruppo, a una classe ), per i giapponesi l'oggetto dell'opera era
l'osservazione personale in un ambito ristretto. Osservare la natura è osservare la propria natura, in questo
ambito il romanzo diventa “ romanzo dell'io “, shishosetsu, e al principio dell'obiettività assoluta si sostituisce
quello dell'assoluta sincerità.
i Shimazaki Toson, considerata l'opera fondativa del naturalismo giapponese, sono presenti
In Hakai d
entrambe.
Hakai – La trasgressione (1906)
La storia di Ushimatsu, un giovane insegnante di provincia, di origine eta mette in chiara
evidenza i temi dell'ereditarietà e dell'ambiente da un lato; dall'altro il tema della confessione,
quando egli decide di svelare la sua identità, trasgredendo la promessa fatta al padre che mai
avrebbe rivelato le sue origini. Egli vive in modo molto conflittuale questa condizione,
soprattutto nei confronti degli altri eta da cui non può farsi riconoscere. Alla fine decide di
confessare la sua storia e l'opera finisce con la decisione di emigrare in Texas.
Secondo alcuni critici Hakai è considerata l'opera che da inizio al raggiungimento del kindai
jiga ( l'io moderno ), secondo altri la decisione di Ushimatsu di lasciare il paese rivela un
fallimento nel perseguire il concetto moderno di “io”. Hakai sarebbe così molto più vicino alla
tradizione giapponese di una letteratura autobiografica basata sull'autenticità e sincerità che
non all'idea occidentale di individualismo.
La confessione del protagonista è importante perché è l'inizio di quel processo verso il
“privato” della letteratura che sfocerà nello shishosetsu. Per il naturalismo giapponese il solo
ambito veramente conoscibile è il proprio personale: il “romanzo sperimentale” diventa
“romanzo dell'esperienza”.
Futon (1907)
Nel 1904 Katai è inviato al fronte come corrispondente di guerra e quando ritorna la giovane
donna si è innamorata di uno studente e lui, pur soffrendone, fa in modo che la famiglia di lei
acconsenta al matrimonio. Ispirato a questa sua esperienza, nel romanzo si racconta in
retrospettiva la vicenda di Takenaka Tokio, un insegnante innamorato di una sua allieva.
Takenaka è un uomo di mezza età sposato con una donna che non condivide i suoi interessi
artistici. La giovane Yoshiko è invece una sua ammiratrice ed egli se ne innamora.
Poi scopre che lei ha una relazione con un giovane e, ferito, avvisa la famiglia della ragazza così
che Yoshiko è costretta a ritornare a casa in provincia. La storia finisce con la famosissima scena
di Tokio in lacrime sul futon della ragazza che se ne è andata.
In linea con i principi del naturalismo la storia è narrata senza veli come una confessione libera anche dalla
preoccupazione di gettare una luce sfavorevole sul protagonista/autore.
Futon è stato importante nella storia letteraria di questo periodo perché ha esercitato un'influenza profonda
sugli scrittori successivi che hanno seguito il principio enunciato dallo scrittore: un'opera ha valore nella misura
in cui dipinge in modo fedele, autentico, la vita dell'autore.
La funzione della letteratura è quella di comunicare il mondo interiore dell'autore non di crearne uno
immaginario. Il romanzo giapponese moderno si evolve verso la forma dello shishosetsu, una scrittura
autobiografica radicata nella tradizione classica.
Alcuni critici hanno considerato Futon come una confessione acritica del narratore-personaggio, un monologo
che esprime il suo unico punto di vista; altri invece sostengono che la voce del narratore si sovrapponga a quella
del protagonista offrendo così anche punti di vista diversi, prospettive non accessibili al protagonista. Per
questo alla fine del romanzo, durante la scena del futon, il narratore ironizza sul piangersi addosso di Tokio,
rivelando così i limiti e il narcisismo del suo personaggio. Tokio vive il contrasto fra una visione del mondo che
ritiene datata e una nuova visione moderna di cui si fa portavoce. Futon presenta un moderno concetto di amore
( ren'ai ), quello di derivazione cristiana che Tokio ha imparato sui testi di letteratura occidentale e che all'epoca
era considerato come sinonimo di modernità.
L'anno dopo la morte di Ozaki Koyo, scrittore che Katai aveva riconosciuto nei primi anni della sua carriera
come il proprio maestro, il saggio fa emergere in modo molto deciso una netta presa di posizione, un
distanziamento da uno stile letterario ritenuto antiquato e da superare. Ozaki Koyo apparteneva al Ken'yusha (
Associazione degli Amici del Calamaio ), un gruppo di scrittori che, in reazione al processo di
occidentalizzazione e di modernizzazione del paese, rifiutarono le nuove sperimentazioni narrative e
linguistiche, rivolgendosi allo stile del passato di epoca Edo. L'atteggiamento di Koyo verso Katai, all'inizio
positivo, ben presto cambiò, criticando il suo esperimento letterario. Il rifiuto del maestro, se da una parte fu
causa di amarezza, fu l'occasione per Katai di avvicinarsi ad altri gruppi letterari, inserendosi nelle correnti più
innovative dell'epoca.
Nel brano in cui Katai narra della morte di Koyo emerge un senso di smarrimento suo e della generazione per la
perdita di un grnade maestro ma allo stesso tempo egli dichiara senza mezzi termini che questo evento “portò
una ventata di libertà ai nuovi movimenti “.
Nel saggio Tokyo sanjunen egli descrive un mondo letterario dominato dai Ken'yusha ma anche caratterizzato
dall'esistenza di molte fazioni contrapposte. L'autore contrappone le sue convinzioni a quelle dei cosiddetti
sostenitori della “tecnica”, criticando l'eccessiva ricerca stilistica di Koyo che, a detto di Takai, non aveva nei
contenuti la profondità e la ricchezza di Saikaku. Pertanto i suoi racconti risultavano zeppi di parole obsolete.
L'artificiosità, l'eccessiva ricercatezza della descrizione è ciò che impedisce alla letteratura contemporanea di
evolversi.
Attraverso la conoscenza e l'imitazione degli autori della letteratura europea si aprono percorsi inediti. In
particolare Zola a cui Katai si ispira per scrivere Danryu ( Correnti calde, 1896) e Ukiaki ( Miserevole autunno,
1899). Successivamente avvenne il suo “incontro” con Maupassant di cui acquistò l'opera completa nel 1903.
Katai fu talmente attratto dal realismo delle descrizioni che iniziò a sostenere la necessità per la letteratura
giapponese di evitare il ricorso all'immaginazione. Egli sosteneva che nel bundan di epoca Meiji la natura era
stata sacrificata alla soggettività ristretta dell'autore e auspicava che l'interferenza degli autori si estinguesse
fino a dipingere la realtà così com'è, senza riserve e senza coloritura personale.
Fondamentale per l'elaborazione della sua teoria sulla soggettività fu invece l'influsso del naturalismo tedesco,
prendendo a modello Hauptmann, Sudermann e Nietzsche.
Con i suoi numerosi riferimenti agli scrittori d'avanguardia delle correnti europee, Tayama Katai nel saggio
Rokotsunaru byosha identificò se stesso con la letteratura europea naturalista, dando a essa lo statuti di “verità
universale” e a se stesso la statura di una persona saggia abbastanza da riconoscere quella verità.
Shishosetsu
Il termine che definisce lo shishosetu, la forma predominante della narrativa giapponese moderna, è composto
da due parole: watakushi ( io ) o shi ( personale, privato ) e shosetsu ( romanzo ). La traduzione letterale
“romanzo dell'io” richiama l'Ich-Roman occidentale al quale il termine si è ispirato, ma questa traduzione non è
esaustiva per definire il genere. “Io” e “romanzo” sono due concetti entrambi problematici nella tradizione
letteraria giapponese dell'inizio del Novecento. “Io” richiama il concetto occidentale di individualismo;
“romanzo” richiama il novel che Tsubouchi Shoyo in Shosetsu shinzui aveva indicato come la forma narrativa per
lo sviluppo di una narrativa moderna. Shoyo aveva posto enfasi sugli aspetti mimetici del novel, sullimitazione
(mosha) , sui sentimenti e sul contesto storico e sociale ( setai ) mentre Futabatei Shimei con Shosetsu soron
aveva invece posto l'accento sul romanzo realista per il suo potere di rivelare la realtà. Shinri ( verità ) è il
principio universale o la “ vera essenza del mondo“. Secondo questa idea lo shosetsu non è più solo descrizione
dei sentimenti umani ma rivelazione della verità della vita e dell'universo attraverso la rappresentazione
realistica dei sentimenti. Verità, realtà e realismo diventano termini chiave all'inizio del Novecento ma non c'era
una visione univoca di cosa si intendesse con tali concetti e quale fosse la funzione del testo letterario. Con il
romanticismo e il naturalismo la nozione di shosetsu si evolve fino ad allontanarsi dall'idea occidentale di
romanzo come narrativa mimetica, come fiction. La scrittura autobiografica dello shishosetsu è stata
considerata da alcuni una evoluzione rispetto al modello occidentale, mentre da altri come un'espressione
originale più vicina alla sensibilità e alla tradizione classica giapponese ( in particolare i nikki dell'epoca Heian ).
La traduzione del termine shishosetsu è problematica anche considerando gli aspetti formali del testo: non si
10
= caratteristiche peculiari dei colori della natura di una certa zona.
può dire che sia un romanzo in prima persona in quanto non tutti i testi usano la prima persona nonostante
trattino l'esperienza personale dell'autore. Futon, per esempio, è in terza persona e il punto di vista fa avanti e
indietro dal narratore al protagonista. La realtà testuale non è quindi definibile solo da un punto di vista formale
e non è semplice individuare un modello normativo. Non si può neanche propriamente considerare
autobiografia in quanto l'autobiografia è un “contratto” fra autore e il lettore, distinguendo fra realtà e fiction.
Nel caso dello shishosetsu l'autore non presenta mai l'opera apertamente come shishosetsu, a differenza degli
scrittori di autobiografie. E' il lettore dell'epoca che presuppone un “contratto nascosto”, perché conoscendo la
realtà extratestuale dell'opera ( = la vita dell'autore ) è portato a misurare l'autenticità della confessione.
L'atto di lettura è così condizionato dal contesto di produzione tanto da dubitare che tali testi siano
comprensibili al di fuori del loro ambito di origine.
Oggi la definizione di shishosetsu è: una narrativa autobiografica in cui si ritiene che l'autore racconti
fedelmente i dettagli della propria vita privata in una forma lievemente fittizia.
La forma più matura del naturalismo, dal 1906 al 1910, ha dato origine allo shishosetsu enfatizzando la ricerca
dell'io attraverso la descrizione fedele della vita dell'autore. La principale caratteristica di queste opere è la
coincidenza tra autore, narratore e protagonista. Il narratore spesso racconta in terza persona ma non incide
sulla visione che ha il lettore tant'è che continua a leggere il testo come un'autobiografia. La distinzione fra
prima è terza persona è irrilevante perché in giapponese numero, genere e persona grammaticale del soggetto
di una frase non hanno influenza sulla sintassi. Inoltre nella lingua giapponese manca “ egli “e predomina l'io.
E' il contrario del romanzo, una fabbricazione credibile che è considerata come falsa ( fiction ), lo shishosetsu è
non è una fabbricazione credibile ma è considerata sempre vera.
Due sono gli elementi fissi che definiscono lo shishosetsu:
1. factuality
E' la relazione che il lettore presume esserci tra un'opera letteraria e la realtà basata sull'assunto che
l'opera riproduce la realtà sperimentata dall'autore. Il lettore deduce che autore e narratore coincidano.
Nella tradizione letteraria giapponese l'autenticità ( makoto ) è uno dei più alti valori estetici, per
questo factuality nello shishosetsu non va giudicata secondo i principi del romanzo occidentale, ma a
partire dal valore che ha sempre avuto nella letteratura classica il principio del makoto.
2. focus figure
E' la focalizzazione sulle situazioni e gli eventi narrati. Il centro della narrazione è sempre sul
protagonista e l'autore descrive tutti gli altri personaggi dall'esterno.
Un'altra caratteristica tipica dello shishosetsu è la natura allusiva del testo: il narratore sembra parlare a se
stesso o a un amico, cioè non si cura del lettore. E' proprio il lettore che deve cercare al di là della realtà testuale
( = nella vita dell'autore ) gli elementi che lo aiutino a capire.
Kafu, che all'inizio della sua carriera si era avvicinato al naturalismo, dopo la sua esperienza in Occidente rifiuta
una concezione mimetica dell'arte e la sua narrativa si evolve verso forme più vicine al decadentismo e
all'estetismo. Il ritorno al passato di Edo diventa anche il rifiuto di un impiego sul piano politico e sociale e un
ripiegamento in una dimensione solo estetica. Lontano dalle correnti letterarie dell'epoca, nell'incontro con il
giovane Tanizaki Jun'ichiro, egli esprime la consapevolezza di aver trovato qualcuno con cui condividere una
medesima concezione dell'arte. Kafu elogia varie caratteristiche di Tanizaki tra cui l'urbanità, cioè la cultura, la
civiltà urbana contrapposta al provincialismo. Per Kafu, Tanizaki è l'autentico vero edokko ( figlio di Edo ), colui
che ha radici e può riconoscersi in una specifica realtà: quella di Shitamachi ( la “città bassa”). Entrambi gli
scrittori scelgano di rifugiarsi in una dimensione estetica del passato radicata in un contesto culturale e urbano
ben preciso: per Kafu il passato di Edo, per Tanizaki l'epoca classica che ritrova nella regione del Kansai (
Kyoto-Osaka ). Ciò che accomuna i due scrittori e mette in luce la nascita di una nuova sensibilità estetica è il
rifiuto di essere parte del mondo letterario dell'epoca, dando un contributo del tutto originale allo sviluppo del
romanzo moderno.
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Nella struttura classica del kiko non c'è lo sviluppo di una trama e il viaggio procede per vari meisho legati fra
loro da vicinanza geografica, dal significato storico, dalla posizione rispetto ad un itinerario di
pellegrinaggio.
ha assistito. Il titolo si riferisce alla cerimonia pubblica in occasione della fine della prima guerra mondiale,
momento che egli vive dal suo volontario ritiro nella casa di Tokyo e che lo fa ritornare con la memoria agli
eventi che hanno segnato il periodo Meiji. Kafu racconta la sua reazione di fronte alle scene cui assiste dal suo
luogo di lavoro all'Università Keio: file di cellulari della polizia portano in tribunali i cospiratori, che saranno poi
condannati alla pena capitale. Lo scrittore si chiede se lui e gli altri intellettuali avrebbero potuto alzare la loro
voce contro la repressione del governo Meiji.
Kafu ha assunto questa posizione per giustificare il suo distacco e la sua scelta di richiudersi nel mondo estetico
del periodo Edo o rappresenta il punto culminante della sua critica alla politica del governo Meiji ? Oggi
dall'interpretazione prevalente si evince una continuità nella critica che lo scrittore muove al governo meiji e
anche il “ritorno ad Edo” può essere letto come una espressione della sua posizione critica verso la modernità.
II naturalismo poetico
Il naturalismo in poesia ebbe indubbiamente meno successo della propria controparte in prosa. Gli esponenti
del naturalismo poetico fecero propria in primo luogo una battaglia di ordine linguistico-metrico, al punto che,
almeno nella sua prima fase il naturalismo poetico coincise con il Kogo Jiyushi Undo (movimento per la poesia in
lingua colloquiale e verso libero). Sia l'adozione della lingua quotidiana sul modello di quanto era avvenuto con
successo nella prosa con il genbun'itchi tai, che la liberazione delle forme poetiche dalle costrizioni della metrica
rientravano nel concetto di trasparenza del mezzo linguistico.
Shimamura Hogetsu divenne una delle colonne dello shizenshugi a favore del quale si schierò anche Toson,
dopo la pubblicazione del suo romanzo Hakai. Nel campo dello shi, Hogetsu fu tra i massimi teorici di una
poesia “diretta” priva di fronzoli, abbellimenti e sentimentalismi. Hogetsu profetizzò che una volta che i poeti e i
lettori giapponesi si fossero abituati all'uso espressivo della lingua parlata, questa si sarebbe stabilmente
i
installata come lingua della poesia. E' tradizione considerare il 1917, anno della pubblicazione di Tsuki ni hoeru d
Hagiwara Sakutaro come il momento in cui questa profezia iniziò ad avverarsi.
I gruppi naturalisti soggetti a un costante frazionismo non riuscirono mai a imporre le loro poetiche a livello
nazionale e non ressero l'urto del movimento antinaturalista (hanshizenshugi) che negli anni dieci guadagnò
inerzia riuscendo efficacemente a imporre a livello locale la revisione del pensiero positivista-ottocentesco che
già aveva avuto successo in Europa. Altri disertori del naturalismo si riciclarono come poeti della “poesia
democratica” o dell' “umanitarismo”.
Esistono molti saggi che aiutano a capire l'idea di romanzo per Tanizaki e il rapporto tra il modello occidentale
del novel e la letteratura classica.
Shunkinsho kogo ( Postscriptum a Shunkinsho, 1934)
E' un postcriptum a un'opera del 1933 considerata un “moderno” classico, Shunkinsho ( La storia di
Shunkin ). Afferma di utilizzare la “tecnica del raccontare piuttosto che quella del dipingere”. Con
questo si ricollega alla concezione classica del monogatari e al rapporto tra dialogo e passaggi
narrativi, avendo come punto di riferimento lo stile del Genji monogatari: la bellezza della prosa
giapponese si avverte di più in quei passaggi dove, solo con difficoltà, si riesce a distinguere tra
voce del narratore e voce del personaggio. Egli non intende contrapporre monogatari a shosetsu. Al
contrario difende il modo classico di scrivere perché pensa che la letteratura antica sia più vicina
alle tecniche del moderno romanzo realista: l'autore restava nascosto, riflettendo come uno
specchio ciò che gli passava davanti e la storia si svolgeva da sola attraverso le azioni e le parole dei
personaggi. Quindi afferma che è più realistica la letteratura giapponese classica di quella di
periodo Meiji o le traduzioni di opere straniere. I canoni del realismo occidentale sono sentiti
artificiosi perché l'onniscienza è estranea al modo di narrare del giapponese che tende alla
soggettività, a una visione dall'interno. Essendo il giapponese più sfumato questo permette una
maggiore ambiguità tra discorso del narratore e del personaggio. Da qui la difficoltà della prosa di
mantenere un punto di riferimento fisso e vincolante, quindi un punto di vista oggettivo ed
esterno.
Da un lato afferma di disprezzare le sue prime opere perché l'influenza occidentale era troppo
12
Che suggerisce piuttosto che dire esplicitamente
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Che producono ambiguità, vuoto, silenzio.
superficiale, dall'altro mostra come il suo perseguire forme più tradizionali della narrativa in realtà
l'avrebbe portato più vicino al romanzo occidentale.
Gendai kogobun no ketten ni tsuite ( Sui difetti della moderna lingua scritta colloquiale,1929)
Tanizaki mette in evidenza i difetti della moderna lingua scritta colloquiale, ritenendo che la lingua
parlata sia l'unica forma linguistica che ha ancora in sé le peculiarità del giapponese. Sente il
genbun'itchi di allora come una contaminazione tra il giapponese e le lingue occidentali. Un tipo di
lingua adatta per il linguaggio scientifico ma no per la letteratura. Egli suggerisce di migliorare il
genbun'itchi ponendo attenzione alla tradizione della lingua nazionale:
▪ vaghezza dell'uso dei tempi = forte identificazione del lettore con i personaggi
▪ indeterminatezza del soggetto grammaticale
Da qui anche il suo interesse per il dialetto di Osaka che, insieme alla parlata autentica di Tokyo, è
secondo lui la sola lingua che mantiene tali caratteristiche.
Bunsho tokuhon ( Manuale di composizione, 1934 )
Parla del valore del linguaggio e vuole dimostrare la superiorità della prosa giapponese classica.
Lamenta l'eccesso di parole dello stile di prosa moderna, influenzata dalle lingue straniere. Tanizaki
afferma che l'imitazione delle lingue straniere fa perdere l'austerità della propria lingua e dimenticare la
propria tradizione. Bisogna cioè ritornare ad un vocabolario del giapponese classico che aveva poche
parole ma sapeva fare un uso capiente del contesto per arricchire il campo semantico di ogni singolo
termine. Il linguaggio delle lingue straniere è oggettivo e razionale mentre quello giapponese antico è
più soggettivo ed emotivo. Se nell'architettura dobbiamo riscoprire l'ombra, nel linguaggio il silenzio. Il
nucleo del pensiero di Tanizaki è che il Giappone deve ricominciare a creare nuove forme culturali che
siano in linea con la tradizione.
Le tecniche narrative che Tanizaki utilizza per far rivivere l'estetica dell'ombra sono molteplici:
la struttura classica del mistery
il narratore inattendibile
la confessione che sfrutta i codici letterari e i canoni dello shishosetsu
l'intertestualità
la manipolazione dei generi
Il genere poliziesco è una delle scelte privilegiate della sua sperimentazione giovanile: Tanizaki non è uno
scrittore di gialli ma usa il genere come espressione del suo interesse per l'intreccio e la costruzione
romanzesca. L'intreccio gli consente di elaborare il mistero ( e in questo si ricollega ai motivi decadenti ) e di
dare spazio all'interpretazione del lettore. Altri interessi di Tanizaki sono l'influsso del decadentismo e di Edgar
Allan Poe, cui l'autore si ispira tramite:
trame precise
motivi comuni:
◦ studio dei livelli profondi della psiche
◦ rivelazione degli impulsi perversi della natura umana
Nella tensione fra “ il detto “ e “ il non detto “, tra fiction e realtà Tanizaki ha collocato la sua idea dell'arte.
Tecnicamente egli ottiene questo effetto di ambbiguità con vari artifici:
uso alternato dei diari del personaggio maschile e femminile (in Kagi – La chiave, 1956 )
attribuisce al narratore la funzione di testimone casuale ( = ashikari )
tramite le confessioni della protagonista riportate da un autore che lascia degli evidenti vuoti che il
lettore può interpretare (in Maiji )
L'effetto di queste confessioni, che sembrano attendibili ma poi si rivelano la loro inattendibilità, è quello di non
presentare mai una storia reale e questa alla fine resta aperta, senza nessuna risposta.
Sasame yuki
Scritto durante la guerra e censurato perché trattava temi avulsi dalla realtà politica del momento
e quindi non in linea con la propaganda nazionalista, Sasame yuki è ambientato una decina d'anni
prima del conflitto: Tanizaki si proponeva di scrivere un romanzo di costume su una realtà quasi
contemporanea e lo scorcio di vita che tratteggia è quello di una famiglia borghese in declino,
ancorata al proprio passato e legata ad una società tradizionale.
Le personalità delle 4 sorelle protagoniste rispecchiano il contrasto dell'epoca fra tradizione e
modernità. Le vicende narrate sono filtrate dal punto di vista di una delle sorelle, Sachiko, e a volte
da le stessa narrate ( egli riesce ancora una volta, con l'alternanza dei punti di vista a delineare le
ambiguità del reale e a rivelare, dietro alla maschera delle forme, le sfaccettature contraddittorie
dei percorsi interiori dei personaggi ).
Gli autori che dagli anni dieci agli anni trenta si sono opposti alla cultura dominante del naturalismo e hanno
cercato nuove sperimentazioni narrative, sono oggi riconosciuti come l'espressione del movimento che in
Giappone è noto come modanizumu. Il breve arco di tempo di questa esperienza artistica si colloca tra la morte
dell'imperatore Meiji (1912) e l'invasione della Cina (1937).Per le altre correnti letterarie che hanno un preciso
corrispondente nella tradizione europea , anche il termine “modernismo” è spesso usato impropriamente o con
riluttanza.
Tuttavia una rilettura dell'opera di Tanizaki, Kafu e Akutagawa Ryunosuke consente di individuare un chiaro
riferimento al modernismo occidentale e motivi che delineano anche la specificità di tale esperienza in
Giapppone.
Discepolo di Soseki, Akutagawa è considerato lo scrittore più rappresentativo del bundan di epoca Taisho. La
formazione classica e la passione per il mondo Edo emergono in modo evidente nei suoi racconti, soprattutto
per i contesti storici in cui sono ambientati. Altrettanto importante è la conoscenza della cultura occidentale, in
particolare della letteratura inglese di cui fu studioso e traduttore. Ma i suoi racconti sono anche densi di
riferimenti e allusioni alla cultura classica greca e al cristianesimo. Molti dei suoi testi si presentano infatti come
una rielaborazione di fonti preesistenti: ad esempio Rashomon si ispira alla raccolta del Konjaku monogatari
(Raccolta di storie di un tempo che fu) un classico del XII secolo.
La tecnica tipica dei suoi racconti, di riprendere storie motivi già noti e ricontestualizzarli, crea un effetto di
distanziamento tra autore e testo: il narratore è un raccontastorie che usa materiale già noto come fittizio e
dunque descrive una realtà che già esiste come oggettiva perché già rappresentata. Attraverso questa struttura
egli risolve il problema del rapporto tra l'io e la realtà, allontanandosi così dallo shishosetsu e non confondendo
la realtà con il proprio vissuto. Verso la fine della sua vita cambia posizione e si avvicina a una narrazione più
soggettiva ( fino al dibattito sull'uso della trama con Tanizaki ) ma per quasi tutta la sua produzione resta fedele
a questa scelta originaria del racconto breve e di tema storico-fantastico. Come il suo maestro Soseki,
Akutagawa si confronta con il problema dell'identità e dell'alterità, spesso con sguardo ironico o satirico.
Hana e Kappa sono forse i più famosi per l'effetto del grottesco o del comico che l'autore crea. In entrambi i casi
i personaggi si trovano in situazioni bizzarre e cercano di uscirne.
Nell'ultimo periodo della sua vita Akutagawa si è dedicato alla sperimentazione di quelli che sarebbero diventati
i canoni del modernismo nel decennio successivo.
Kappa ( 1927 )
In Kappa il grottesco e la satira si legano anche al tema del fantastico. Il kappa è infatti un
animale anfibio del folklore giapponese. Il protagonista del racconto cade in un buco e si ritrova
per molto tempo a vivere nel paese dei kappa, in un mondo che sembra simile al nostro ma che
poi rivela a tratti elementi di sovversione. Alla fine la diversità è diventata la norma: quando
ritorna tra gli uomini la sua vita non sarà più uguale a prima. I temi del racconto sono allora la
definizione del sé in rapporto all'altro, all'alieno e al mostruoso, e la satira che si esercita con la
sovversione( = con un mondo visto al contrario= distopia ) serve a riflettere i mali della società
giapponese e contemporanea.
Tanizaki Akutagawa
Tanizaki giustifica il suo interesse per l'intreccio Sostiene che ciò che determina il valore di un romanzo
sostenendo che “la bellezza strutturale è la bellezza non è né la lunghezza della storia né la sua singolarità.
architettonica”. Per manifestarsi deve avere uno La frammentarietà che Akutagawa esalta, prendendo
spazio adeguato e perciò solo il romanzo lungo ad riferimento opere d'arte occidentali, è un altro
consente tale impianto strutturale. -> elemento che evidenza l'influsso del modernismo.
romanzo popolare→ taishu bungaku = shishosetsu→ jun bungaku
Elementi strutturali = suji + omoshiroi (stimolo di Elementi strutturali= hanashi + geijutsutekina (
curiosità che viene suscitato dal lettore) artisticità propria dell'opera; è la capacità dell'autore
di esprimere “lo spirito poetico”)
Con le opere di Rofii e Hakushu, la poesia in lingua letteraria aprì nuove ·risorse alla corrente simbolista, mentre
fu Takamura Kotaro a dare il primo frutto autentico della poesia in lingua parlata, con la sua raccolta Dotei
(Itinerario) , del 1914. Dotei fu la dimostrazione del suo itinerario artistico e spirituale dalla disperazione
decadente alla rinascita di una vita che si accettava positivamente. La sua moderna coscienza dell'individuo,
nutrita durante il soggiorno in Occidente, permetteva al poeta di guardare in faccia se stesso e il mondo che lo
circondava. E questo intenso .fissare gli dettava versi schietti, scritti in una lingua più sincera a sé, cioè
n10derna lingua parlata. Dopo tre anni Tsuki ni hoeru di Hagiwara Sakutaro mise in evidenza la carica
espressiva di quella lingua, come veicolo dei brividi della patologia di un uomo moderno.
La raccolta consta di 57 poesie a cui Hakushu scrisse la prefazione. Fu infatti Hakushu uno dei grandi amori della
vita di Sakutaro che si rivolge al suo mentore con lettere dai famosi toni omoerotici. Dopo l'esordio su
“Zanboa”, nel maggio del 1913, Sakutaro lavorò assiduamente sul proprio stile poetico, maturando
un'evoluzione da tendenze effusive ed esclamatorie a forma di lirismo più spigoloso e allucinato, che
caratterizzano la prima parte di Tsuki ni hoeru. Secondo molti commentatori, un ruolo importante in questa
transizione fu giocato dalla consuetudine con la poesia “ prismista” di Yamamura Bocho.
Confinato nella sua solitudine di Maebashi, vittima di periodici esaurimenti nervosi ( tra cui quello che aveva
fatto seguito alla delusione d'amore patita per una donna che nei suoi racconti chiama Elena ), Sakutaro trovò
una via di salvezza nel contatto con lo shindan. La sua appassionata amicizia per Muro Saisei lo portò alla
creazione di una società poetica denominata Ningyo Shisha ( Società Poetica Sirena ), a cui fu invitato ad unirsi
anche Bocho. Il Ningyo Shisha p ubblicò un dojin zasshi di soli tre numeri. Con Saisei fondò poi “Kanjo”
(Sentimento, 1916-19 ), rivista che durante la grande guerra divenne una delle forze principali della scena
poetica. Anche la sua seconda raccolta di shi: Aoneko ( Il gatto blu, 1923 ) fu salutata dal successo, e consacrò
ulteriormente la sua reputazione di massimo artefice della poesia moderna giapponese.
Verso la metà della raccolta, cioè nelle poesie scritte cronologicamente più tardi, il tono diventa meno acuto,
l'immaginismo visionario cede posto ad uno stile più descrittivo. Anche tematicamente, alla fissazione ossessiva
della propria pena psichica, subentra una struggente ansia di uscita dall'angoscia solitaria, che sfocia nella
confessata tristezza di un'anima tormentata in una vana richiesta d'affetto, nella stanchezza, nella
constatazione della fatale solitudine. È questa, la fase di transizione allo stile di Aoneko, seconda raccolta, che
fu un'ulteriore prova dell'abilità linguistica del poeta.
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Significato: creazione di parole il cui utilizzo rimane confinato in un ambito ristretto o individuale.
In Tsuki ni hoeru spaziano dall'uso di forme verbali inappropriate a usi incongrui della sintassi.
La prima avanguardia giapponese (1915-1926)
Lo shi in quanto genere, si configurò fin dall'inizio come genere d'avanguardia. L'inizio dell'introduzione in
Giappone delle cosiddette “avanguardie storiche” europee viene fatto coincidere con la pubblicazione su
“Subaru”, nel maggio 1909, della traduzione del Manifesto del Futurismo di Marinetti. L'artefice non fu altro che
Mori Ogai, attento osservatore delle ultime perturbazione del mondo culturale europeo. Seguirono negli anni
seguenti, articoli, traduzioni e saggi che presentarono al pubblico giapponese i diversi movimenti d'avanguardia
europei: futurismo, cubismo, espressionismo, imagismo.
A differenza del mondo delle arti figurative che fin da subito fu particolarmente ricettivo reinterpretazione delle
ultime tendenze estere, quello delle lettere accuso un ritardo, in gran parte causato dalle barriere linguistiche.
Una convenzione storica colloca nel periodo successivo al grande terremoto del Kanto del primo settembre
1923 l'esplosione dei movimenti d'avanguardia giapponesi. L'evento che rase al suolo interi quartieri della città
produsse un senso di svolta epocale, una propensione alla riorganizzazione degli spazzi sgombrati dalla
catastrofe. La ridefinizione della città fede da sfondo al periodo di relativo liberalismo noto come “Democrazia
Taisho”.
1. Prima fase dell'avanguardia giapponese ( anni precedenti al 1923 ) chiamata Shinko geijutsu undo
(Movimento dell'arte moderna)
2. Fase più matura dell'avanguardia giapponese in cui si affermò il Modanizumu (movimento
modernista) nel periodo Showa
Hirato non prese mai esplicite posizione in senso filo-marxista ma nemmeno lontanamente condivideva
l'agenda politica nazionalista e bellicista del futurismo italiano. Al contrario egli era caratterizzato da una vasta
circolazione di valori democratici, pacifisti e internazionalisti.
Filantropo non marxista né scienziato e tanto meno materialista, Kenji cercò di articolare nelle sue poesie una
personale visione del mondo. Per quanto riguarda la poesia è caratterizzata dall'uso di un verso libero in lingua
colloquiale, come se riproducesse una sorta di diario o di monologo interiore. Egli utilizza una discontinua
elaborazione retorica che fa parte di un'estetica della sincerità e dell'immediatezza condivisa anche dalla poesia
“populista”. Inoltre sono presenti diversi registri diversi che spaziano da termini scientifici al dialetto della
provincia di Iwate, dal linguaggio dei sutra all'onomatopea. Molte delle sue poesie sono definite da lui stesso
come “schizzi di immagini mentali”. A differenza di autori come Sakutaro, Kenji non ha lasciato una significativa
produzione teorica, sicché non è sempre facile valutare il grado di consapevolezza o di intuitività di alcune sue
scelte espressive.
Nel 1922 perse la sorella minore Toshi a causa di una malattia e alcune delle liriche composte in occasione di
questo lutto sono tra le sue poesie più celebri. E' il caso di Eiketsu no asa ( La mattina dell'ultimo addio ).
Sullo sfondo di quest'opera il Giappone della seconda metà degli anni venti, nel quali movimenti di pensiero
variamente definibili come “ruralisti” conobbero un periodo di grande vitalità. Al di là delle differenze, questi
movimenti condividevano molte delle domande che scandiscono il testo di Kenji:
Posto che fosse necessario dare voce alle classi rurali, in che modo esse avrebbero dovuto esprimersi ?
Che tipo di estetica avrebbero dovuto seguire ?
Che tipo di arte avrebbero dovuto produrre ?
Da questo punto di vista sono stati spesso rivelati i punti problematici del discorso di Kenji:
1. Il fatto di postulare come principale agente una classe di contadini che non prevede ulteriori distinzione
di censo, genere o età
2. L'oscillazione tra una concezione dell'arte contadina come di qualcosa di naturale e spontaneo e
qualcosa di storico e costrutto
3. Il problema rappresentato dalla posizione di un intellettuale che si assume il compito di spiegare ai
contadini ciò che essi dovrebbero naturalmente già saper produrre e la cui identificazione con essi in
“noi” appare romantica e paternalistica
Vi sono anche elementi che differenziano questo testo da altri discorsi ruralisti del tempo. Per esempio il fatto
che l'etica enunciata in apertura dei lineamenti persegua una vita organicamente felice, una “felicità” che per
poter essere veramente tale deve essere collettiva ( influssi del pensiero buddhista moderno ), o che per
raggiungere questo scopo venga riconosciuto il contributo della “scienza moderna”.
Da un punto di vista estetico fa capolino un'estetica relativista, che evita di gerarchizzare le arti, e che riconosce
il valore di quelle abitualmente considerate minori come il giardinaggio o la cucina; un'estetica che contiene una
concezione dell'arte come espressione “inconscia”, ma anche la definizione degli artisti-contadini come
“produttori” e il rifiuto della professionalizzazione della pratica artistica. Anche in questo, come in molti altri
testi di Kenji, è possibile rinvenire una caratteristica coesistenza di elementi appartenenti al patrimonio del
modernismo letterario e filosofico, e di altri provenienti dal pensiero buddhista e dalle sue rivisitazioni moderne
di cui Kenji era fervente devoto. L'immagine forse più rappresentativa del buddhismo moderno è quella della
“quarta dimensione”.
Joryubungaku
Le donne ricoprono sempre un ruolo centrale nella storia della letteratura giapponese.
Tuttavia, dopo un precoce periodo di splendore, pare scompaiano dal panorama letterario
per riemergere soltanto all'alba dell'età moderna, tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX
secolo, ed è proprio in concomitanza con la comparsa di questa giovane generazione di
scrittrici che viene coniato un uovo termine joryu per designare lo stile femminile che si
ritiene caratterizzi in generale tutte le opere scritte da donne. La joryubungaku si colloca ai
margini rispetto alle correnti principali della letteratura e si distingue principalmente per il
lirismo e l'attenzione ai dettagli della vita quotidiana.
E' in epoca Meiji che lo Stato comincia a prestare un'attenzione particolare al ruolo delle donne con un decreto
che esclude le donne dalla partecipazione politica. Passeranno vent'anni prima che nel 1911 le femministe diano
inizio alla loro battaglia per la revoca del bando, e proprio in questo lasso di tempo lo stato arriverà ad una
definizione ufficiale del ruolo della donna. Il suo primo compito era quello di conformarsi al modello di “ buona
moglie, madre saggia “ ( ryosai kenbo ) , esaltando le donne giapponesi a contribuire alla crescita della nazione
attraverso il lavoro, la cura degli anziani e degli ammalati e soprattutto l'educazione dei figli. La donna ideale
era in possesso di una buona istruzione superiore, pronta a dedicare parte del proprio tempo ad attività
patriottiche e in grado di assumersi la responsabilità della gestione anche economica della casa. In questo
contesto socio-culturale le donne che riprendono a scrivere sono per lo più donne di elevata estrazione sociale
che avevano goduto di un'educazione raffinata. Parte di loro si avvicina alla letteratura attraverso l'attività
politica, ma purtroppo spesso trovano difficoltà a travalicare i limiti della propria esperienza personale e le loro
opere sono incentrate sul rapporto di coppia e sulla critica al sistema matrimoniale tradizionale, dove la donna è
ancora sottomessa. Le scrittrici stesse dovevano conformarsi ad un rigido codice morale che le scoraggiava a
scrivere ma solo nella misura in cui le loro opere rientravano negli standard letterari a loro riservati. Il primo
romanzi di fiction scritto da una donna ad essere pubblicato è Yabu no uguiso ( L'usignolo nella macchia, 1888 ) di
Tanabe Kaho.
L'ondata di liberalismo non durò molto a lungo, subito soppiantato dall'ideologia nazionalista e tradizionalista.
Nel momento in cui lo Stato si concentra sull'obiettivo di aumentare la propria forza militare ed economica,
l'interesse già scarso per la letteratura femminile si spegne del tutto e le opportunità per le donne di ricevere
un'educazione progressista o di partecipare all'attività politica si fanno sempre più scarse. La Costituzione aveva
ribadito la centralità della famiglia patriarcale, lo ie ( 家
). Una volta sposata la moglie apparteneva al marito e
come la protagonista di Jusan'ya ( La tredicesima notte, 1895 ) di Higuchi Ichiyo non aveva nessuno a cui
rivolgersi in caso di bisogno. Le donne che iniziavano a scrivere adesso erano animato da una maggiore fiducia
in se stesse ma le loro eroine erano spesso più rassegnate; tratto spesso criticato dalle femministe come
Hiratsuka Raicho che rimproveravano il loro pessimismo. Ancora intrappolate nell'etica dello ie, le donne erano
impotenti contro lo sfruttamento da parte degli uomini. A differenza di molte altre, Higuchi Ichiyo è stata una
delle pochissime scrittrici della sua epoca ad aver visto riconosciuto il proprio talento anche all'interno del
bundan. Alla fine degli anni novanta del XIX secolo le donne scrivevano in un'atmosfera dominata dal
conservatorismo, dove l'istruzione di una ragazza era intesa solamente a prepararla al matrimonio. Tuttavia lo
sviluppo dell'industria editoriale aveva bisogno di aspirati scrittori e qualche donna riusciva non solo a
pubblicare ma anche a guadagnarsi da vivere. Inoltre, soprattutto le giovani, si riunivano e cercavano di dare
voce più apertamente alla propria ribellione ad una società che praticava discriminazione sessuale e le
sottometteva all'autorità del maschio.
Fūkin to uo no machi - La città della fisarmonica e dei pesci ( 1931) ( lettura ISA )
I torimonocho, racconti basati su inchieste ambientate in epoca Tokugawa nati dall'incontro fra
racconto d'investigazione e romanzo storico, conoscono un notevole successo in epoca Taisho.
L'autore più noto è Okamoto Kido che nel 1917 inaugurare una serie di Hanshichi torimonocho
(Le inchieste di Hanshichi). L'ambientazione in periodo Edo, l'ottimismo e l'insistenza sui
principi confuciani renderanno questo genere innocuo agli occhi delle autorità, permettendogli
di sfuggire alla censura. Tra gli scrittori affascinanti del poliziesco ricordiamo Tanizaki che ha
iniziato la sua carriera proprio scrivendo romanzi gialli, che eserciteranno una profonda
influenza su quello che è probabilmente il più famoso autore giapponese di detective story:
Edogawa Ranpo.
Nella formazione di Ranpo un ruolo fondamentale è giocato dall'estetica del decadentismo, da Baudelaire a
Tanizaki. Egli era convinto del valore dell'arte fine a se stessa, svincolata da qualsiasi intento morale od
obiettivo politico. La scienza che egli predilige è la psicologia, il migliore strumento per trovare una spiegazione
alla devianza, ai comportamenti anormali che molto spesso sono alla radice del gesto criminale. Per questo non
sempre le sue storie si sviluppano attorno a un delitto, spesso l'autore presenta situazioni anormali, atmosfere
torbide, nelle cui ombre si muovono personaggi altrettanto ambigui e pericolosi, talvolta maniaci e pervertiti.
Con uno stile sobrio e molto ritmato, l'autore coinvolte il lettore nella narrazione che puntualmente si conclude
con un finale del tutto inaspettato, mentre le vicende rimangono spesso avvolte nel dubbio e nel mistero. I
racconti di Ranpo rivelano la volontà di mettere in discussione le nozioni di identità. Una tale incidenza di
personaggi deviati, incapaci di conformarsi alla realtà, non può non essere ricondotta al desiderio di dare voce al
disagio indotto dal nuovo stile di vita metropolitano nel corso degli anni venti. La città, mix di estranei, mina
l'identità del singolo che, circondato da sconosciuti, sperimenta un senso di isolamento e solitudine. I
protagonisti di Ranpo, psicologicamente invalidi, nel crimine esprimono l'insofferenza verso la società in cui
vivono.
Il crescente successo del tantei shosetsu conosce un brusco arresto durante la guerra del
Pacifico, quando la detective-fiction di origine anglo-americana viene bandita in Giappone.
A segnare la rinascita del genere nel dopoguerra sarà Matsumoto Seicho. La sua
importanza è legata all'esplorazione delle potenzialità storiche e politiche del poliziesco.
Nei suoi lavori i dettagli della vita quotidiana diventano la chiave attraverso la quale il
detective arriva alla soluzione e grazie all'attenzione alla realtà dei problemi sociali
(corruzione, scandali sessuali ecc) la narrativa d'investigazione riflette in modo molto più
immediato le paure e le fantasie della borghesia urbana. Quest'aspetto sociale e
interpretativo era già emerso in Ranpo, Matsumoto, assume un atteggiamento più attivo
riguardo ai problemi con i quali si confronta la società giapponese del dopoguerra.
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La sua interpretazione della fiction poliziesca, è stata sicuramente influenzata dall'hard boiled . I suoi lavori
denunciano:
l'alienazione
la corruzione dilagante
rischi dell'espansione urbana incontrollata
cambiamento sociale
l'ingiustizia
I delitti che l'autore descrive non sono il risultato di un vissuto individuale, ma piuttosto il prodotto di strutture
ingiuste e difettose.
Un altro nome importante per questo genere è quello di Miyabe Miyuki e della sua opera più
importante: Kasha ( Il passato di Shoko, 1992). Questo poliziesco non solo ha consolidato la
posizione della scrittrice come una delle più importanti autrici di mistery contemporanee, ma è
stato addirittura uno dei migliori romanzi del dopoguerra. Kasha è un'analisi delle problematiche
che opprimono il Giappone: il consumismo rampante e i suoi effetti deleteri, e la crisi
conseguente allo scoppio della bolla speculativa. Il romanzo rappresenta anche un punto di
svolta nella storia del genere, in quanto apre la strada a una nuova generazione di gialliste che si
impongono a partire dagli anni novanta. Il boom delle scrittrici di mistery deve molto al mondo in
cui hanno saputo sfruttare la struttura narrativa e le risorse concettuali del genere poliziesco per
dar voce a una critica aggressiva alla società giapponese contemporanea.
Tutte interessate a tematiche di attualità:
consumismo
crisi dell'identità
discriminazione sul luogo di lavoro
violenza e molestia sessuale
il ruolo della donna nel Giappone contemporaneo
Il successo della detective fiction a l femminile si ricollega al suo corrispettivo negli Stati Uniti e in Inghilterra. A
parte l'incredibile successo di pubblico, è indiscutibile l'influenza delle scrittrici anglo-americane hanno
esercitato sulle gialliste giapponesi. In un certo senso il gruppo di scrittrici di mistery è diventato parte del
mainstream letterario, in quanto ormai oggetto di attenzione per la tecnica narrativa e la caratterizzazione dei
personaggi piuttosto che per il semplice fatto di essere donne.
Kirino Natsuo conosce il successo nel 1997, quando il suo romanzo OUT (Le quattro casalinghe
di Tokyo), la storia di un gruppi di amiche, che fanno a pezzi e si sbarazzano del cadavere del
marito di una di loro, affascina i critici e i lettori. Il legame con la detective fiction
anglo-americana è innegabile, ma ciò che distingue OUT è l'enfasi sulla vulnerabilità, anche
materiale ed economica della donna, sulla minaccia rappresentata dalla violenza maschile e
soprattutto sull'isolamento. Una solitudine che sembra che sembra acuirsi con il trascorrere
degli anni, alla quale si aggiunge la difficoltà di affermarsi in una società che ancora vede le
donne come oggetti sessuali, o come madri. La prospettiva di Kirino sul gender, sessualità e
violenza è in questo romanzo più esplicita che altrove, proprio per il ritratto crudo e surreali di
quattro semplici operaie che si dedicano allo smembramento e occultamento di cadaveri.
Qui il mondo per antonomasia maschile del crimine violento diventa luogo della solidarietà e della sfida
femminile, una trasformazione resa problematica dal finale ambiguo del romanzo, dove una delle protagoniste
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Il genere hard boiled rientra nel genere poliziesco o detective fiction e si distingue dal giallo
deduttivo per una rappresentazione realistica del crimine, della violenza e del sesso.
vive il suo violento stupro come momento sessualmente liberatorio.
Se Matsumoto ha rinnovato la prospettiva della narrativa di investigazione, queste scrittrici hanno saputo
avvalersi del potenziale critico del genere per portare all'attenzione del pubblico problematiche associate alla
condizione femminile.
Il modernismo (modanizumu)
Il terribile terremoto del Kanto del 1923 diventa simbolo della trasformazione del tessuto urbano di Tokyo. E il
termine modan (modern) descrive il nuovo stile di vita e la nuova emergente cultura, entrambi legati
all'ambiente metropolitano che si accompagnano al processo di ricostruzione successivo al disastro naturale.
L'esperienza giapponese della modernità si caratterizza per un forte senso di disorientamento culturale che
nasce parallelamente allo sviluppo della nuova Tokyo e alle trasformazioni a livello di vita quotidiana di ruoli
sociali e di genere. Il termine modernismo viene riferito ad una certa produzione artistico-letteraria
storicamente da collocarsi fra gli anni dieci e trenta, che si caratterizzava per la forte carica di sperimentalismo e
rottura rispetto alla tradizione, prima di tutto a livello formale. In Giappone, nello specifico letterario, questo si
traduce nel rifiuto dei canoni linguistici e formali alla base del romanzo moderno. Le opere dei modernisti si
segnalano per la frammentazione a livello sintattico-narrativo e ancora di più per il mix ardito di generi e stili che
da un lato è la risposta alle sollecitazioni prodotte dai nuovi mezzi espressivo (primo fra tutto il cinema) dall'alto
è la traduzione a livello di pratica testuale del rifiuto a riconoscere al romanzo quella centralità ribadita dalla
cultura di massa nel corso degli anni venti. Nascendo dalla frammentazione della dissoluzione dei confini (di
genere e sociali), l'ambientazione prediletta è il paesaggio urbano nella sua evoluzione, nella sua
trasformazione all'insegna della tecnologia e della velocità: fluidità. In questa fluidità anche la soggettività (in
termini di genere, classe e identità nazionale)può essere ridiscussa e non è casuale il legame fra avanguardie e
anarchismo. Il modernismo giapponese prese il via in gran parte dall'assimilazione e dalla rielaborazione delle
risorse testuali dei movimenti d'avanguardia euroamericani. Il modanizumu non costituì un movimento
organizzato paragonabile al futurismo. Il modo più corretto per individuare l'origine della stagione modernista
consiste nell'incrociare gli eventi che marcarono l'evoluzione storica della società giapponese con l'introduzione
e circolazione di conoscenze legate alle più recenti avanguardie storiche: tra queste, il surrealismo, che
cominciò a essere presentato in Giappone nel 1924, ebbe l'impatto più significativo. Parallelamente al flusso di
informazioni e testi verso il Giappone grazie allo sviluppo dei mezzi di trasporto e comunicazione
intercontinentali, Tokyo divenne la capitale asiatica più simile ad una grande città europea. La nuova cultura
materiale urbana era per molti aspetti una riproduzione delle mode dei Roaring Twenties americani. La cultura
popolare statunitense fece presa sui ceti medi urbani, presso cui si diffusero l'ascolto della radio,
l'apprezzamento del jazz e il culto per i divi del cinema di Hollywood. Gli effetti delle crisi economiche di fine
anni e soprattutto la stretta nazionalista seguita all'invasione della Manciuria del 1931 smorzarono i toni più
esuberanti di questa cultura urbana. A differenza dello shinko geijutsu undo, il modanizumu espulse gli aspetti
più radicali dell'agenda rivoluzionaria e si attesto su posizione furono accusate tanto da destra che da sinistra di
“formalismo”. Ed è per questo che spesso gli esponenti di tale corrente sono definiti “formalisti”, specialmente
se contrapposti agli autori del campo “proletario”. Un ruolo importante nello sviluppo e nella caratterizzazione
del movimento fu giocato dalle traduzioni. Tra queste, particolarmente celebri furono quelle a cura di Horiguchi
Daigaku, figlio di un diplomatico, aveva trascorso parte rilevante della sua giovinezza in giro per il mondo.
La ricchezza della scena modernista è testimoniata dal proliferare di pubblicazioni periodiche, in molti casi
puramente amatoriali, che si susseguirono per tutti gli anni venti e trenta.
Lo Shinkankakuha
Verso la metà degli anni venti il simbolo del modernismo in Giappone era lo Shinkankakuha
(Scuola della nuova sensibilità). Si trattava di un gruppi di giovani scrittori che nel 1924
avevano fondato la rivista Bungei jidai, spinti da un generico spirito di ribellione contro
l'establishment letterario all'epoca dominato dai fautori dello shishosetsu e dagli esponenti
della letteratura proletaria. Leader del gruppo erano Yokomitsu Riichi e Kawabata Yasunari.
Fondamentale fu l'influsso dei movimenti dell'avanguardia europea (futurismo, cubismo,
espressionismo, dada, simbolismo e costruttivismo). I primi lavori pubblicati sulla rivista
destarono interesse soprattutto per l'attenzione che avevano per la cultura urbana e i suoi
fenomeni:
velocità
tecnologia
spazio urbano
e per l'uso non convenzionale della lingua, delle strutture grammaticali, per una frammentazione che richiama
la tecnica del montaggio cinematografico. E' proprio lo stile a costituire all'inizio uno dei punti focali sui quali si
concentra la ricerca del gruppo. Le opere di questi scrittori si focalizzano infatti sulla rappresentazione delle
sensazioni spesso attraverso una percezione sensoriale che sfugge alla coscienza umana, quasi come se il
soggetto fosse soltanto un tramite per registrare stimoli esterni. Si ha una sorta di dissoluzione dell'io, che la
critica contemporanea mette in relazione con il senso di ansia e di instabilità che si genera dai troppo veloci
mutamenti sociali. Nel paesaggio urbano di Tokyo, nel periodo fra la distruzione e la ricostruzione dopo il
terremoto del 1923, questi scrittori vedono l'incarnazione di una società in rapida e radicale trasformazione. In
questo contento si afferma l'estetica della velocità, descrittore perfetto di una cultura della meccanizzazione e
dell'accelerazione nella quale si riflette la consapevolezza di un mondo che sperimenta una massiccia
dislocazione sociale e culturale. Il movimento nasce anche dalla ribellione contro il realismo cui era improntato il
mainstream della letteratura contemporanea. Nella realtà “statica” presupposta dagli scrittori naturalisti, lo
Shinkankakuha riconosceva che tutte le cose sono in continuo fluire. La nuova letteratura non nega l'esistenza
di una realtà oggettiva solo ne riconosce la natura fugace e in questo modo rispecchia il senso di instabilità
culturale e sociale di quel tempo.
Nel breve saggio Shinkankakuron (Sulla nuova sensibilità, 1925) Yokomitsu Riichi afferma che obiettivo del
gruppo era creare una cultura che fosse nel contempo moderna e asiatica, nazionale e cosmopolita. Per
Yokomitsu l'obiettivo del gruppo era escludere dall'arte e dalla pagina letteraria le ideologie, per ottenere la
comprensione immediata della realtà attraverso i sensi. Nella sua definizione la sensazione (kankaku) non è
semplice percezione ma la rappresentazione della percezione attraverso segni esteriori, linguaggio, immagini,
musica. Il suo è un tentativo di formulare un'estetica dell'autenticità attraverso la paradossale fusione della
percezione-soggettiva. La problematica modernista relativa alla definizione di una nuova, moderna soggettività
sembra risolversi con l'urgenza di un'esperienza autentica della realtà proprio lì dove il soggetto si sente
smarrito.
Al centro delle opere di Yokomitsu è la città, la cui rappresentazione consente di esplorare la frammentazione
della coscienza e le sensazioni destabilizzanti della cultura moderna. Shanhai (Shangai, 1920-1932) è tutto
questo: la città più cosmopolita di tutta l'Asia diventa l'immagina stessa della modernità e sembra incorporare
ogni possibile contraddizione. Si configura come luogo della disintegrazione dell'identità. L'enfasi sulle
sensazioni fisiche e sulla rappresentazione dello spazio urbano non è mai immune dall'esperienza del grande
terremoto del 1923, catalizzatore del collasso della concezione positivista e totalizzante della modernità. La
riduzione dei fenomeni esterni a frammentate percezioni sensoriali significa che il mondo non può più essere
afferrato dall'intelletto, in quanto eccede ogni capacità di comprensione razionale. Il romanzo si spinge oltre e
problematizza il concetto di soggettività nazionale, discutendo il senso della presenza economica e militare del
Giappone nel continente asiatico.
Con Ryoshu (La malinconia del viaggio, 1937-1946) Yokomitsu si imporrà come uno dei principali sostenitori del
nazionalismo e dell'essenzialismo culturale.
La poesia proletaria
Gli antecedenti della stagione di “poesia proletaria” che si produsse negli anni venti e trenta possono essere
rintracciati in un filone di poesia socialista apparso relativamente presto in Giappone, i cui più noti esemplari
furono le Poesie socialiste (Shakaishugi shishu, 1903) di Kodama Kagai. Il 1911 marcò l'anno zero dei movimenti
di sinistra giapponesi: l'anno in cui sarebbe dovuta iniziare la rifondazione, a seguito delle condanne a morte
comminate a dodici militanti anarchici e socialisti accusati di aver pianificato un attentato all'imperatore. Il
cosiddetto Taigyaku Jiken (Incidente di altro tradimento), nome con cui questo episodio è passato alla storia,
segnò un momento di profonda riflessione per gli intellettuali e chiuse il periodo Meiji. La storia di gruppi
letterari legati ai movimenti socialisti, anarchici e comunisti si intreccia inevitabilmente con quella delle loro
controparti politiche e sindacali. Il periodo Taisho, epoca di relativo liberalismo e permissivismo, fu
caratterizzato da una significativa penetrazione del marxismo presso i membri più giovani delle classi
intellettuali urbane. Nelle lettere ciò portò alla nascita della cosiddetta “letteratura proletaria” (puroretaria
bungaku) che in ambito narrativo recepì i dettami delle poetiche del realismo socialista sovietico, combinandole
con la tradizione dello shizenshugi, con le modalità espressive dello shishosetsu e con spunti modernisti. La
poesia proletaria si assetò in seguito su poetiche riconducibili al realismo socialista. Le vicende dei gruppi
letterari proletari sono particolarmente complesse, caratterizzate non solo dalla pressione delle agenzie
repressive del potere politiche e dalla tendenza al frazionismo ma anche dalle sollecitazioni provenienti da
organismi internazionali. Si ritiene che il movimento ebbe il suo apice tra due date simboliche:
1. 1927: anno del suicidio di Akutagawa Ryunosuke
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1928: momento di maggior unità del fronte proletario con la fondazione della NAPF rimpiazzata poi
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dalla KOPF . Le maggiori riviste del momento furono Bungei sensen e Senki.
2. 1933: anno dell'assassinio da parte della polizia speciale di Kobayashi Takiji, uno dei più talentuosi
romanzieri proletari
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Nippona Artista Proleta Federacio ossia Zen Nihon Musansha Geijutsu Renmei
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Federacio de Proletaj Kultur Organizoj Japanaj ossia Nihon Puroretaria Bunka Renmei
molti esponenti del mondo letterario giapponese.
Il movimento della “letteratura proletaria” di ispirazione marxista muoveva i primi passi, Arishima giunse a
interrogarsi sul ruolo degli intellettuali in rapporto alle “masse” (in particolare il proletariato urbano), che in
Sengen hitotsu vengono designate con la denominazione di “quarto stato”. Nella sua opera più famosa egli
denuncia il proprio peccato originale: quello di essere un borghese. Un borghese che, nonostante
benintenzionato, è un peso morto nel processo di ascesa politica del proletariato in quanto non è un lavoratore
membro del proletariato. Persuaso che la pena di potere del proletariato costituisca una necessità storica di
prossima realizzazione Arishima è ancora più convinto che gli unici legittimi agenti di questa presa di potere
potranno essere solo i proletari. Ciò è naturale come il colore della pelle dei neri che, nell'immagine scelta da
Arishima, non po' mutare per quanto la si lavi.
Un altro importante tema dell'opera è quello della natura dell'arte del proletariato. Arishima accenna al recente
interesse del mondo letterario per una “letteratura del lavoro”. Se Sengen hitotsu è da intendersi come un
“manifesto” è certamente un manifesto piuttosto paradossale, perché il proprio estensore rinuncia proprio a
quella funzione di guida delle “due avanguardie”:quella politica e quella artistica. Quest'opera può essere vista
come una sorta di chiusura del cerchio aperto da uno dei più celebri esemplari di questa tipologia testuale: il
Manifesto del Partito Comunista d i Marx ed Engels.
Lo Shinkankakuha non si è limitato alla letteratura, ma ha visto anche la creazione di una casa
cinematografica indipendente, affascinato dai primi film dell'avanguardia espressionista tedesca.
Dalla collaborazione fra Kawabata e il regista Kinugasa Teinosuke nel 1926 vede la luce Kurutta
ippeiji (Una pagina di follia). Una volta conclusa la parabola dello Shinkankakuha la scrittura di
Kawabata si arricchisce grazie all'incontro con autori come Proust, Joyce e altri.
L'indagine dei processi psicologici e dell'inconscio, e la tecnica del flusso di coscienza hanno un
forte impatto sulla sua produzione successiva. Tuttavia lo scrittore non abbandonerà mai l'idea
della letteratura non come interpretazione e organizzazione del mondo, quanto come
incanalamento del flusso libero dell'esistenza.
Non ha caso egli predilige il racconto breve, indicato più volte come la forma a lui più congeniale.
Lo stile è stato spesso paragonato a quello dello haiku, perché anche questo tipo di composizione si propone di
acuire la percezione: una percezione diversa, più profonda e più partecipe della realtà. La vita è leggera, fluida e
le nostre sensazioni sono sfuggenti, quasi inafferrabili. Per questo anche la pagina scritta fluttua, vaga
ininterrotta soltanto da brevi lampi (“epifanie”) che rivelano l'essenza di una situazione o di un personaggio
riducendo la distanza rispetto al reale. Elementi di modernità che si intrecciano al recupero della poetica
tradizionale.
Il massimo teorico del Nihon romanha fu Yasuda Yojiro, rampollo di una famiglia di possedimenti terrieri e
commercianti dell'area di Nara. Egli fu uno dei principali critici da posizioni reazionarie, antimarxiste e
antilluministe, della modernità giapponese. Durante gli anni quaranta le sue prese di posizione sul “sistema
imperiale” e sulla guerra del Pacifico furono così radicali e compromettenti che dopo il conflitto lo portarono a
essere temporaneamente epurato dalle cariche pubbliche.
Uno dei principali poeti del movimento fu Jinbo Kotaro, germanista e uno dei fondatori della rivista “Nihon
romanha”. In un'epoca in cui la scena letteraria stava risentendo degli eventi in atto nell'ambito
politico-militare, furono molti i poeti che fiancheggiarono la Scuola Romantica o pubblicarono sulle riviste del
movimento, anche senza necessariamente condividerne tutti i postulati ideologici.
Dal punto di vista letterario il Nihon Romanha prediligeva in primo luogo la poesia che
riteneva uno strumento di conoscenza, il più adatto ad esprimere la tensione (giovanile e
rivoluzionaria) all'ideale (spirituale ed estetico) di cui esso si faceva portavoce. La poetica del
Nihon romanha incoraggiava lo studio e la conoscenza di autori di lingua tedesca e contribuì
alla popolarità dei romantici e di altri contemporanei. A questo canone si affiancava la rilettura
dei classici della letteratura giapponese, spesso intesi in una dimensione astratta, spirituale ed
essenzialista. Ovviamente le esperienze delle avanguardie storiche e del modernismo erano
viste con sospetto, mente aperte erano le critiche ai pochi rimasugli di poetiche marxiste degli
anni trenta. Ciò porto alla composizione poesie intrise di riferimenti alla variegata cultura
dell'irrazionalismo di destra e, specialmente durante la guerra, componimenti dai toni nazionalistici, pan-asiatici
e antioccidentali.
Il lirico che ottenne maggiore visibilità dall'esperienza del Nihon Romanha fu probabilmente Ito Shizuo. Di
estrazione piccolo borghese si laureò nel 1929 in letteratura giapponese e in seguito intraprese la professione di
insegnante di scuola secondaria. Pubblicò la sua prima raccolta: Wagahito ni atauru aika (Elegia per la mia
amata) nel 1935, ottenendo grandi elogi dalla critica. Tuttavia sono le raccolte successive a mostrare
maggiormente l'assorbimento dell'estetica del Nihon Romanha:
Natsubana (Fiori estivi, 1940)
Haru no isogi ( La primavera s'appresta, 1943)
Hankyo (Riverberi, 1947)
Ito cercò di documentare nella sua poesia i procedimenti di uno spirito poetico insofferente ai confini della
soggettività “moderna”. La sua poesia predilige uno stile lucido ma fortemente simbolico dai toni spesso
pessimistici ma non esente da una tendenza all'estetizzazione della morte. Il rapporto tra uomo e natura appare
in altre sue poesie. Il tema del “ritorno a casa” è una caratteristica autentica della poesia degli anni tenta e
quaranta.
Durante la guerra (1937-1945) furono molti i poeti che composero talvolta con sincera convinzione, più spesso
cedendo alle insistenze degli editor delle riviste, versi di propaganda in favore delle imprese militari giapponesi
o del governo giapponese. Anche molti poeti di area anarchica e marxista cedettero alla pressione del regime e
furono spesso costretti al tenko (abiura e riconversione ideologica). Solo coloro che si erano defilati per tempo
dalla scena poterono sottrarsi, rifugiandosi al massimo nel silenzio. Il fenomeno denuncia la debolezza e la
scarsa autonomia del campo letterario di fronte al potere pubblico e può essere letto come il fallimento di
un'intera generazione di intellettuali. Dall'altra parte il regime politico fu in grado di assicurarsi la produzione di
testi di propaganda da quasi tutti i poeti accreditati come tali negli anni quaranta con la minaccia della violenza
o con la lusinga di onori.