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Sbobina 3- Farmacologia- Prof.Clementi-11.03.

2022

INTERAZIONE TRA FARMACO E RECETTORE


Il concetto di legame farmaco-recettore è piuttosto recente perché fino all’800, in assenza di strumenti di
studio che potessero validare ipotesi, nessuno pensava che ci fossero delle interazioni tra i due.
Lo studio molecolare dei recettori è piuttosto recente e si basa sul fatto che il legame tra farmaco e recettore
avviene su grandi molecole, le quali possono avere più siti di legame per un unico farmaco o per farmaci
diversi: è il caso del recettore GABAA che ha un canale per il Cl- e permette l’interazione con GABA,
benzodiazepine, bicucullina e altre sostanze, ognuna delle quali riconosce e lega un proprio sito di legame.
Inoltre, molti farmaci agiscono su più di un recettore, spesso e volentieri la loro efficacia dipende proprio dal
fatto che sono in grado di attivare più molecole recettoriali e legarsi a esse.
Alcuni farmaci invece sono attivi pur non legando un bersaglio molecolare specifico:
- Acqua ossigenata ha azione disinfettante per via delle sue generali proprietà ossidanti
- Bicarbonato (es. Maalox) agisce come tampone

CARATTERISTICHE DEI RECETTORI

Legame reversibile e irreversibile


Il legame tra farmaco e recettore può essere reversibile o irreversibile. Nella maggior parte dei casi è
reversibile in quanto, siccome più facilmente modulabile, permette di gestire meglio la terapia. Tuttavia, ci
sono anche alcuni farmaci che devono la loro proprietà terapeutica al fatto di legarsi in maniera irreversibile.
Tra questi si ricordano gli inibitori della pompa protonica che bloccando la pompa protonica aumentano il pH
gastrico e portano a guarigione dell’ulcera; l’aspirina che acetila irreversibilmente la ciclossigenasi (al
contrario dell’ibuprofene che invece si lega in maniera reversibile); i veleni.
I farmaci non creano un effetto ma modulano lo stato funzionale del recettore al quale si legano, solitamente
agiscono inibendo o amplificando un meccanismo biologico già esistente e rappresentato da molecole
endogene che fisiologicamente già si legano al recettore.

Legame specifico e aspecifico


Il legame tra farmaco e recettore può essere specifico o aspecifico. L’interazione farmaco-recettore
reversibile è generalmente mediata da legami chimici deboli (attrazioni di van der Waals, interazioni
idrofobiche) che sono anche aspecifici quindi per poter avere invece un legame specifico è necessario avere
un numero elevato di legami deboli che possano garantire una sufficiente forza di legame.
La presenza di tanti legami induce un aumento dell’affinità, cioè della capacità del farmaco di legarsi al sito.
La specificità o affinità è legata alla capacità di poter riconoscere nella maniera più univoca possibile il sito di
legame. Quindi un farmaco è tanto più specifico tanti più legami è in grado di formare con il sito recettoriale.

Saturabilità
Il numero di recettori disponibili per il legame con il farmaco è finito (non è infinito).

CARATTERISTICHE DELL’INTERAZIONE FARMACO-RECETTORE

Costante di dissociazione
La formazione del complesso farmaco-recettore possiede una costante detta costante di associazione o di
affinità (Ka) che indica quanto la reazione è spostata verso la formazione del complesso.
[𝐹𝑅]
𝐾𝑎 =
[𝐹][𝑅]
Per semplicità, come indice dell’affinità di un farmaco per il suo recettore è più spesso usata la costante di
dissocazione (Kd) data dal rapporto tra la concentrazione del farmaco e del recettore liberi e la
concentrazione del farmaco legata al recettore.

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[𝐹][𝑅] 𝐼
𝐾𝑑 = =
[𝐹𝑅] 𝐾𝑎
La costante di dissociazione misura la capacità del farmaco di legare un recettore all’equilibrio e corrisponde
alla concentrazione del farmaco alla quale questo è legato alla metà dei recettori.
Questa costante è indicata per tutti i farmaci ed è molto utile a fini terapeutici. Ad esempio considerando gli
antipsicotici la Kd per i recettori della serotonina si misura in nM mentre quella per i recettori della dopamina
in μM. Questo significa che lo stesso farmaco può essere utilizzato come antidepressivo o come antipsicotico
a seconda della sua concentrazione: a basso dosaggio si lega solo con i recettori della serotonina e quindi ha
un effetto antidepressivo mentre ad alto dosaggio si lega anche ai recettori della dopamina e quindi l’effetto
è antipsicotico.
La costante di dissociazione si può anche ottenere dal rapporto tra le costanti cinetiche che sono le costanti
di velocità della reazione diretta (formazione del complesso), KON, e inversa (scissione del complesso), KOFF.
𝐾𝑂𝐹𝐹
𝐾𝑑 =
𝐾𝑂𝑁
Le costanti cinetiche regolano i tempi dell’interazione farmaco-recettore: KON è un indice del tempo
necessario per raggiungere l’equilibrio, mentre KOFF è correlata alla stabilità del complesso stesso. KON
dipende in parte dalla facilità di accesso del farmaco al sito di legame e KOFF dipende in gran parte dal numero
di legami chimici deboli che si stabiliscono nel complesso farmaco-recettore in quanto maggiore è la
complementarità e più lenta è la dissociazione.

Isoterma di Langmuir
Gli elementi fondamentali per poter avere l’interazione tra farmaco e recettore sono ovviamente il farmaco
e il recettore. Per avere una corretta risposta farmacologica non basta che ci sia affinità tra farmaco e
recettore ma serve anche che siano presenti sufficienti recettori. In assenza di recettore il farmaco non può
esplicare la propria funzione; mentre in presenza di un numero aumentato di recettori è plausibile che il
farmaco possa avere un effetto maggiore. Se una terapia farmacologica non funziona la prima cosa da
verificare è che il soggetto assuma il farmaco in quanto l’aderenza alla terapia rappresenta un elemento
critico. Tuttavia, in presenza di una corretta concentrazione ematica del farmaco questo dovrebbe svolgere
correttamente la propria funzione, perciò, se questo non avviene, è necessario andare a verificare la
popolazione recettoriale. Le popolazioni recettoriali sono molto variabili da individuo a individuo quindi
spesso la mancata o eccessiva risposta alla terapia può essere dovuta a variazioni di questa.

Nel grafico in cui si considera la concentrazione del farmaco sull’ascissa e la concentrazione del farmaco
legata al recettore sull’ordinata, si descrive l’interazione farmaco-recettore attraverso una curva chiamata
isoterma di legame o isoterma di Langmuir.
RT corrisponde alla densità dei siti di legame e quindi al numero totale di siti di legame specifici per il farmaco,
Kd equivale alla concentrazione di farmaco libero che satura il 50% di tutti i siti presenti.
All’aumentare della concentrazione di farmaco, aumenta il legame al recettore fino al momento in cui si
raggiunge la saturazione.

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Si può quindi affermare che, in condizioni di equilibrio, l’interazione farmaco-recettore (B) presenti notevoli
analogie con l’interazione enzima-substrato, descritta dall’equazione di Michaelis-Menten.
[𝐹][𝑅]
𝐵=
𝐾𝑑 + [𝐹]
Il prodotto di una reazione dipende dalla quantità di substrato (F), dal numero di recettori (R) e dalla capacità
del substrato di legarsi al recettore (Kd).

Effetto dell’interazione farmaco-recettore


L’efficacia di un farmaco è sicuramente correlata all’affinità perché se un farmaco non si lega non può
neanche essere efficace, inoltre più si lega e più risulta efficace. Sostenere però che l’effetto di una sostanza
sia direttamente proporzionale all’interazione farmaco-recettore non è completamente corretto.
Fondamentalmente esistono tre condizioni:
- Il numero di legami è direttamente proporzionale all’effetto
- Il numero di legami dà un effetto maggiore di quello atteso in linea teorica
- Il numero di legami dà un effetto minore di quello atteso in linea teorica
Per esprimere questo concetto si può utilizzare un grafico riportando la concentrazione del farmaco
sull’ascissa e l’effetto dello stesso sull’ordinata.

Si può dire che l’effetto farmacologico dipenda dalla concentrazione del farmaco, dall’effetto massimo e dalla
capacità del farmaco di indurre l’effetto e quindi dalla sua EC50 (concentrazione di farmaco alla quale si ha la
metà dell’effetto massimo).
[𝐹]𝐸𝑚𝑎𝑥
𝐸=
𝐸𝐶50

Considerando EC50 e Kd si possono descrivere tre


situazioni diverse:
- EC50=Kd
- EC50<Kd
- EC50>Kd

EC50 = Kd
È una condizione non frequente ma possibile. In questo caso più il farmaco è presente maggiore è l’effetto,
quindi, esiste un rapporto di proporzionalità diretta tra i due ma è necessario che il legame sia reversibile
perché si verifichi.

EC50 < Kd
In questo caso (grafico A) per ottenere un grande effetto è sufficiente legare pochi recettori. Questa
situazione si può verificare in presenza di meccanismi di amplificazione del segnale.

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EC50 > Kd
In questo caso (grafico B) perché si possa osservare l’effetto è necessario avere un grande numero di legami
quindi, al contrario della situazione precedente, si ha una deamplificazione del segnale.
Questo meccanismo si osserva quando è presente un inibitore del recettore. Nel momento in cui si ha
un’interazione tra farmaco e recettore si attiva una cascata di eventi nella quale il prodotto di una reazione
diventa il substrato di un’altra e così via e in questi casi è sempre presente almeno un enzima limitante che
limita la velocità di reazione agendo a monte nelle fasi iniziali. In questo caso il farmaco agisce a monte
dell’enzima limitante. Ad esempio, se l’enzima limitante fa passare 10 elementi mentre il recettore è in grado
di farne passare 100, è necessario inibire la funzione del recettore di almeno il 90% prima che si riesca a
osservare l’effetto del farmaco.

Un esempio pratico di quanto è stato detto finora si può fare con i farmaci diuretici ricordando che il
riassorbimento dell’urina avviene per la maggior parte a livello dell’ansa di Henle mentre è scarso a livello
del TCP.
Somministrare un diuretico dell’ansa è molto efficace perché in questo tratto il riassorbimento è massimo e
di conseguenza un farmaco che ha la funzione di inibire il riassorbimento funziona bene (EC50=Kd).
Somministrare invece un inibitore dell’anidrasi carbonica, un diuretico che agisce sul TCP, è molto meno
efficace perché a valle si ha il compenso da parte dell’ansa di Henle (EC50>Kd). Lo stesso inibitore dell’anidrasi
carbonica può però essere molto utile nel trattamento del glaucoma perché la Kd è la stessa di quella presente
nel TCP ma a livello oculare EC50=Kd, di conseguenza il farmaco è molto efficace nel ridurre la pressione
endoculare.

Farmaci agonisti e antagonisti


I farmaci si possono distinguere in:
- Agonisti e antagonisti puri che rispettivamente stimolano e inibiscono il recettore
- Agonisti parziali che invece hanno un’azione intermedia e rappresentano la maggior parte dei farmaci
Nel grafico si osservano tre condizioni diverse:
- Agonista puro (rosso) con EC50=Kd
- Antagonista puro (viola) con EC50=Kd dove la curva è piatta in quanto non si ha alcun effetto
- Agonista parziale (giallo) in cui si possono avere una serie di condizioni intermedie a seconda del
rapporto tra l’attività dell’agonista e quella dell’antagonista, in
questo caso l’effetto totale non sarà mai sovrapponibile a quello
dell’agonista puro.

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Ovviamente se si considerasse l’effetto di inibizione invece che quello di stimolazione, l’antagonista puro
avrebbe il massimo effetto, l’agonista puro avrebbe una curva piatta e quello parziale una condizione
intermedia.

I grafici esaminati non prendono in considerazione il fattore tempo perché indicano situazioni all’equilibrio
ma se si introducesse questa variabile si osserverebbe un aumento dell’effetto nel tempo.

Farmaci competitivi e non competitivi


Dire che un farmaco è competitivo equivale a dire che è reversibile o sormontabile, un farmaco non
competitivo è invece irreversibile o insormontabile.

In presenza di farmaci antagonisti competitivi e non competitivi le curve precedenti si modificano:


- Con un antagonista non competitivo a dose fissa (grafico C) si ha una riduzione del numero di
recettori disponibili per il legame con l’agonista e di conseguenza una riduzione dell’effetto massimo
ottenibile anche in presenza di concentrazioni elevate dell’agonista.
- Con un antagonista competitivo a dose fissa (grafico A) aumentando a sufficienza la concentrazione
di agonista, si può generare lo stesso effetto massimo ottenuto in assenza dell’antagonista.
NB. Somministrare elevate dosi di farmaco per aumentarne l’efficacia va bene ma occorre prestare
attenzione agli eventuali effetti off target.

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Potenza ed efficacia dei farmaci


La potenza indica la comparazione tra due farmaci per i quali lo stesso effetto è ottenuto a valori di EC 50
differenti. Un farmaco è più potente di un altro se ottiene lo stesso effetto ad una EC50 minore. La potenza si
definisce quindi in funzione dell’EC50.
NB. Il concetto di potenza si basa su una comparazione tra farmaci, non esiste un farmaco potente in assoluto.

L’efficacia indica la comparazione tra due farmaci tali per cui il farmaco è più efficace se raggiunge un effetto
massimo maggiore dell’altro.
Tornando all’esempio dei diuretici che hanno effetto ipertensivo, l’inibitore dell’anidrasi carbonica è meno
efficace di un inibitore dell’ansa di Henle che a sua volta è meno efficace di un tiazidico.

Nella scelta di un farmaco tendenzialmente si sceglie quello più efficace. Nei pazienti che hanno in
prescrizione tanti farmaci però si opta per un farmaco potente a costo di non raggiungere l’efficacia massima
per non andare a sovraccaricare il fegato che si occupa del loro metabolismo.

Teoria dell’occupazione
La teoria dell’occupazione ipotizza che l’effetto di un farmaco sia proporzionale al grado di occupazione del
recettore. Come già riportato, è possibile esprimere l’effetto di un farmaco attraverso un’equazione simile a
quella di Michaelis-Menten:
[𝐹]𝐸𝑚𝑎𝑥
𝐸=
𝐸𝐶50

Se invece si volesse esprimere l’effetto di un farmaco in funzione della Kd l’equazione sarebbe:


[𝐹]𝐸𝑚𝑎𝑥
𝐸= 
𝐾𝑑

Dove  è un fattore di correzione che varia da 0 a 1:


-  = 1 nel caso di un agonista puro
-  = 0 nel caso di un antagonista puro
-  assume valori intermedi tra 0 e 1 nel caso di un agonista parziale

Indice terapeutico e margine di sicurezza del farmaco


L’indice terapeutico indica la distanza tra la dose di farmaco necessaria per avere l’effetto farmacologico e
la dose che provoca un effetto tossico. Tanto più sono distanti
queste due dosi e tanto più sicuro è il farmaco. Questa distanza
è espressa in termini di concentrazione tra le rispettive EC50
dell’effetto farmacologico e tossico. Farmaci come gli
antiepilettici, che presentano un indice terapeutico ristretto,
sono sottoposti a monitoraggio terapeutico. Il monitoraggio può
essere eseguito anche per farmaci con un indice terapeutico
ampio al fine di ottimizzare la terapia. Inoltre l’indice terapeutico
può variare in base a caratteristiche individuali del soggetto.

Il margine di sicurezza indica invece la distanza, in termini di


concentrazione, tra la concentrazione che dà l’effetto massimo e
quella che dà i primi effetti tossici (0-5%).

Modello recettoriale
I recettori si possono trovare in tre possibili stati funzionali: inattivo, attivo e de-sensitizzato, in equilibrio
tra loro. Il farmaco agonista mostra una maggiore affinità per lo stato attivo, favorendo la formazione del
complesso farmaco-recettore. L’agonista inverso mostra invece una maggiore affinità per lo stato inattivo.

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Gli antagonisti puri infine non influenzano l’equilibrio tra le conformazioni perché hanno uguale affinità per
lo stato attivo e inattivo. La de-sensitizzazione indica la perdita della capacità da parte del recettore di
rispondere all’agonista, nonostante la sua continua presenza.
In condizioni basali, l’equilibrio è nettamente spostato verso lo stato inattivo mentre lo stato attivo è
difficilmente rilevabile. Al contrario, nei recettori costitutivamente attivi l’equilibrio è spostato in modo più
o meno marcato verso lo stato attivo e pertanto è possibile osservare un effetto biologico rilevante anche in
assenza di ligando.

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