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- Interpretare le norme in luce dei valori fondamentali e del loro obiettivo tipico significa attuare la
legge nel caso concreto
- Strumenti processuali mirano attraverso al verifica della fondatezza dell’imputazione ad assicurare
l’effettività della sanzione penale nei confronti dei colpevoli di un reato → il processo è strumentale
al diritto penale, il cp individua i reati e le sanzioni corrispondenti, mentre il cpp ci indica le regole
da seguire per attuare le previsioni di diritto penale sostanziale
- Chi verifica la fondatezza dell’imputazione = ipotesi di colpevolezza ? Il pm
- Le decisioni giurisprudenziali concorrono insieme agli interventi legislativi a produrre le norme
vigenti
- Oggetto del processo penale è il celere accertamento da parte del giudice del dovere di punire,
deve garantire l’esecuzione della pena e liberare gli innocenti dall’accusa a loro carico
Scopo ideale del processo penale è la condanna del colpevole e l’assoluzione dell’innocente, anche
se NON vi può mai essere certezza assoluta
→ il reato è un evento che riguarda il passato, rimangono delle tracce che il giudice deve
raccogliere, proceder per deduzione, ma ciò non porta mai ad una verità certa
→ La verità processuale non è certa e assoluta
Però, mentre la sentenza di condanna richiede un accertamento positivo della colpevolezza, per
l’assoluzione è sufficiente la mancata prova della colpevolezza → canone della presunzione
dell’innocenza
Oltre alla valutazione del materiale probatorio il processo penale Ha una seconda anima, implica
l'uso della forza, esercita violenza, compie azioni che effettuate altrove sarebbero reato: ispezione
personale, ispezioni domiciliari, perquisizioni, sequestro, intercettazioni, riprese visive, custodia
cautelare
La procedura penale è intesa anche come limite del potere a salvaguardia dei diritti individuali
come previsti dalle costituzioni, disciplina attività degli organi giudiziari che limita la libertà
dell’individuo, disciplina rapporti tra individuo e autorità
Sistema inquisitorio
- Si forgia negli stati continentali a partire dal 12 sec, tanto in ambito ecclesiastico tanto in abito
laico
Caratteri:
• Basato sul cumulo delle funzioni processuali in capo al giudice: la sovrapposizione del potere di
accusa, il giudice instaura il processo (investigava e raccoglieva le prove) e prende la decisione
finale
• Segretezza: in quanto l’assunzione delle deposizioni viene svolta in segreto, senza la dialettica
contrapposizione tra le parti, in contrasto con diritto di difesa e il principio di pubblicità
• Disparità di poteri tra giudice accusatore e imputato che non può ricercare le prove ma solo
sollecitare l’acquisizione
• Imputato è ristretto nella sua libertà → carcerazione preventiva intesa nel senso di anticipazione
della pena (si scontra con principio di presunzione d’innocenza)
→ l’imputato non è inteso come soggetto titolare di diritti ma come oggetto di investigazione, è
depositario di una verità che deve essere ottenuta anche a prezzo di pressioni fisiche e psicologiche
- Interrogatorio e confessione conseguente è il fine ideale
Sistema accusatorio
- si inizia ad elaborare l’idea nell’illuminismo, come unico modello in grado di difendere i diritti e
le libertà del cittadino
- base ispiratrice fondamentale è il principio di legalità: è il primato della legge ad assicurare che le
debite formalità vengono osservate dai giudici tenuti a seguire il disposto alla lettera
- ovviamente non riesce nel concreto a radicarsi questo modello con il regime fascista, ma soltanto
dopo la Costituzione
- il paradigma di riferimento diventa il processo ad adversary di stampo anglosassone: processo
imperniato sulla fase del dibattimento ove le parti si confrontano in modo diretto presentando
contestualmente al giudice le rispettive ragioni
- prende ufficialmente piede nel 1988 con il nuovo codice di procedura penale
Caratteri:
• si ispira alla separazione delle funzione processuali: ogni soggetto svolge una sua funzione
autonoma e diversa
- in particolare l’iniziativa nell’instaurazione del processo e nella definizione dell’oggetto del
processo spetta al pubblico ministero (in origine spettava alla persona offesa)
- esclusione di ogni potere del giudice nella raccolta delle prove, perchè devono essere fornite
dalla parte accusatrice che deve chiederne l’ammissione al giudice → giudice terzo e imparziale
• Pubblicità del processo: l’udienza, fase del processo che si svolge di fronte al giudice è pubblica,
risponde ad un’esigenza di trasparenza
• Principio di oralità: gli atti del processo si svolgono attraverso la voce
• Principio di immediatezza: gli atti sono compiuti al cospetto del giudice e delle parti e si
susseguono in un tempo ristretto
• Principio del contraddittorio
Nel corso del tempo il sistema accusatorio è stato sabotato, e i canoni dell'oralità e del
contraddittorio, architravi del modello prescelto furono attaccati e spesso non applicati
→ sono due gli indirizzi in voga nel periodo recente volti ad affievolire i diritti della persona
accusata:
• La prima direttrice punta alla riscoperta della vittima, mettendola al centro del processo penale
dopo che la concezione pubblicistica dell'interesse alla base della pretesa punitiva l'aveva relegata
per lungo tempo ai margini
• L'altra corposa tendenza va ascritta al predominio dell'ossessione securitaria, si è accentuata a
dismisura la pulsione a tramutare gli strumenti del processo penale che colpiscono la sfera dei
diritti fondamentali in altrettanti dispositivi utili a combattere i fenomeni della criminalità
organizzata
⇒ Il nostro sistema nasce come accusatorio ma nel tempo si è contaminato con l’inquisitorio →
sistema misto
Casi di contaminazione:
Procedimento ordinario, composto da tante fasi
- accanto a questo possono esserci procedimenti semplificati o speciali che eliminano alcune delle
fasi. Ex. Ladro colto in flagranza → Si va direttamente al dibattimento
- il legislatore ha previsto degli strumenti come il patteggiamento, in cui si propone all’imputato di
tagliare alcune garanzie, come saltare la fase dibattimentale concedendo un taglio della pena
NB. Obbligatorietà dell’azione penale: apertura di un numero altissimo di procedimenti, quindi
abbiamo un carico giudiziario molto pesante, questi strumenti servono a deflazionare
⇒ procedimenti ispirati al sistema inquisitore perchè tutto si svolge nelle indagini
Il sistema odierno
Distinzione tra processo e procedimento
• Procedimento: sequenza di fatti che inizia dalla notizia di reato iscritta al registro delle notizie di
reato e termina con l’emissione della sentenza conclusiva definitiva
• Processo: ha inizio al termine della prima fase procedimentale, la fase delle indagini preliminari
Procedimento:
1. Fase: indagini preliminari:
- notizia di reato acquisita dalla polizia giudiziaria e poi dal pm, iscrizione nel registro delle
notizie di reato
- Il PM e la polizia giudiziaria procedono con le indagini preliminari
- Se le indagini non portano a nulla il pm in alternativa può richiedere l’archiviazione, quindi non
si ha il processo
- Se le notizia di reato risulta fondata il PM deve esercitare l’azione penale: formula
l’imputazione chiedendo il rinvio a giudizio
2. Fase: Udienza preliminare:
- precede il giudizio vero e proprio, serve da filtro tra le indagini e il vero giudizio
- è pensata per deflazionare il carico giudiziario
- il timone torna in mano al giudice per l’udienza preliminare (gup)
- udienza camerale
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Fonti ordinarie:
• cpp 1988: codice che è nato, al contrario del cp nato in un periodo autoritario, in epoca
repubblicana
- detto codice dei professori, perchè le commissioni ministeriali che lo hanno redatto
comprendevano gli accademici
- codice rivoluzionario, molte polemiche
- nel tempo ha subito notevoli modifiche, quindi sicuramente era molto diverso
• Leggi ordinarie
• Decreti legge e decreti legislativi
La procedura penale rientra nella competenza esclusiva della sovranità statuale: non potrebbe
trovare la sua disciplina nella legge regionale
Fonti sovraordinate:
Nazionali:
• Costituzione
- ci sono disposizioni con carattere immediatamente percettivo, che contengono regole
immediatamente applicabili nel cpp
Fonti sovranazionali
Spiccano due grandi sistemi di produzione giuridica:
• Consiglio d'Europa composto da 47 Stati membri: adotta la convenzione europea dei diritti
umani: una fonte di norme internazionali pattizia che è stata recepita dal nostro ordinamento
• Unione Europea formata da 27 Stati membri
Fonti internazionali:
• Trattati
• CEDU art 72, 34: è una fonte di norme internazionali adottata dal Consiglio d’Europa che è stata
recepita dal nostro ordinamento e che contiene diverse prescrizioni rilevanti nei processi penali.
(ricorsi individuali alla corte da parte di chi si ritiene vittima di una violazione dei precetti
contenuti nella CEDU quando tutte le garanzie interne si sono esaurite)
Fonti UE:
• TFUE: conferisce all'Unione Europea il potere di legiferare tramite direttive in tema di
cooperazione giudiziaria, ossia in merito alle attività di assistenza reciproca fra gli Stati volte a
reprimere i reati a dimensione sovranazionale
Art 82. I competenti organi dell'Ue hanno il potere di dettare direttive contenenti norme minime
finalizzate a stimolare l'armonizzazione delle varie discipline nazionali in una serie di aree:
l'ammissibilità reciproca delle prove tra gli Stati, i diritti della persona nella procedura penale…
• Carta di Nizza: possiede lo stesso valore giuridico dei trattati è destinato ad interferire sul modo in
cui le garanzie processuali dovranno essere modellate pure a livello interno
⇒ nella gerarchia delle fonti interne come si collocano?? Risposta offerta dalla corte costituzionale
con due sentenze gemelle 2007: la normativa della CEDU pur distinguendosi dalla costituzione
assume un rilievo costituzionale in forza dell’art 117 comma I della cost: La potestà legislativa è
esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti
dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali
- Le fonti sovranazionali si collocano tra la costituzione e la legislazione ordinaria quindi non
devono contrastare la costituzione ma allo stesso tempo il cpp deve rispettarle
- Il giudice non potrà disapplicare automaticamente la norma interna in contrasto con fonti
sovranazionali, ma dovrà sollevare con un ordinanza di rinvio questione di legittimità alla corte
costituzionale
- La corte deve condurre il suo scrutinio per valutare se ci sia effettivamente il contrasto o meno con
la norma sovranazionale e verificare se le norme sovranazionali siano in contrasto o meno con la
costituzione, se cosi fosse non possono trovare applicazione
Giurisprudenza
- Nel tempo ci stiamo avvicinando sotto alcuni aspetti ai i sistemi di Common law caratterizzati dal
vincolo del precedente giurisprudenziale
- per il nostro ordinamento le decisioni dei giudici di merito, della corte di cassazione e la corte
costituzionale non costituiscono fonti dotate di rango formale
- stesso discorso vale per la corte europea dei diritti dell'uomo alla quale assegnato la competenza
decidere su tutte le questioni che riguardano l'interpretazione della CEDU
Anche se il diritto giurisprudenziale non ha valore formale, spesso le interpretazioni operate dalla
giurisprudenza risultano indispensabili per tradurre le norme dettate dal legislatore che spesso sono
incomplete e eccessivamente astratte
Tutelato nella:
• Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo art. 11
• CEDU art 6. in cui la presunzione di innocenza rappresenta una specificazione della nozione di
equo processo al primo comma, ne deriva che i profili relativi alla violazione della presunzione di
innocenza devono essere intesi come violazioni dell'equo processo
• Patto internazionale dei diritti civili e politici
• Costituzione art 27 comma II: L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna
definitiva
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Diritto di difesa
Art 24 II, III cost: La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento.
Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni
giurisdizione.
La difesa è un diritto inviolabile: a differenza degli altri diritti inviolabili non è una situazione di
fatto ma di diritto, artificiale, un prodotto del legislatore → il legislatore dovrebbe darci una
definizione
- Non ci dice nulla sulle singole garanzie, è troppo generale, non ha un contenuto vero ne una
definizione
La difesa può essere efficace solo in un processo che rispetti due fondamentali regole:
• Netta separazione tra giudice e parti: titolarità azione penale dinanzi al pm
• Principio di parità tra le parti
Autodifesa
Diritto dell'imputato di essere presente nel processo che lo riguarda e di contribuire personalmente
alla funzione difensiva fornendo argomenti in proprio favore
Implica il diritto di presenza al processo
Per potermi difendere è essenziale: sotto questo profilo il nostro ordinamento era carente
Esisteva (dal 2006 abolito) la contumacia: se non si riusciva a rintracciare l’imputato il processo si
poteva comunque svolgere
MA oggi esiste l’istituto dell’assenza
Difesa tecnica
Consiste nell’assistenza giuridica fornita all’accusato da un difensore il quale svolge la propria
attività a fianco del difeso che comunque può continuare ad agire in nome e per proprio conto
→ fondamento è che per svolgere la difesa occorrono nozioni giuridiche che l’imputato non
conosce
- Presenza del difensore non è garanzia esclusiva dei sitemi accusatori ma anche quelli ad alto tasso
di inquisitorietà vedeva la presenza del difensore ma che non ha gli strumenti per difendere
effettivamente, e anzi è un alibi per lo stato che finge che esista una garanzia che non c’è → il ruolo
dell'avvocato tende a configurarsi come prevalentemente retorica
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- il sistema accusatorio il difensore ha più poteri e maggiore responsabilità: può ricercare e chiedere
l'ammissione delle prove
- Il difensore ha l’obbligo di svolgere la sua funzione antagonistica con l’accusa, deve sempre
essere di parte e fare gli interessi del cliente
Il diritto di difesa è effettivo se accessibile a tutti: istituti che permettono di garantire la difesa
tecnica i non abbienti → istituto del gratuito patrocinio
- la difesa tecnica a differenza della difesa personale è obbligatoria: se l'imputato non ha un
difensore di fiducia gli viene nominato un difensore di ufficio (art 97) → indefettibilità
dell’assistenza tecnica
→ Sollevamento legittimità costituzionale: la corte costituzionale afferma che nel contrasto tra
diritto individuale e collettivo doveva prevalere il collettivo, quindi la garanzia oggettiva della
presenza di un difensore, la garanzia di difesa non è disponibile
• La difesa: svolge la funzione di rilevanza pubblica, la protezione dei diritti dell'accusato ma sulla
base di un incarico di natura privatistica.
- Il difensore dovendo agire per conto del proprio cliente non è tenuto a concorrere alla
realizzazione dell'interesse collettivo perseguito dal pubblico ministero
- È inevitabile che la difesa non abbia poteri paragonabili a quelli dell'organo di accusa
⇒ fisiologicamente intesa la parità deve servire a compensare gli squilibri fra accusa e difesa, non
non deve assicurare una perfetta uguaglianza ma un controbilanciamento: ai poteri dell'accusa
devono corrispondere garanzie difensive che nelle varie fasi del processo siano capaci di moderare i
primi
Perché possa esplicarsi al meglio implica l’oralità e la contestualità: il dibattito deve tenersi davanti
al giudice, quindi si dispiega nell’unità di tempo e di luogo dell’udienza
Essenziale ad un autentico confronto è anche la parità tra le parti, in inscindibile connessione col
principio di contraddittorio
Il fondamento del contraddittorio è duplice:
• Etico-politico: gli ordinamenti liberal-democratici aprono il dibattito al pubblico (collegato quindi
alla contestualità e oralità)
• Riguarda la teoria della conoscenza e quindi il rapporto tra contraddittorio e prova: viene accolta
l’idea che il convincimento del giudice risulti meglio fondato se si giova del contrasto di opinioni
mosso dalle parti
Il contraddittorio nella formazione della prova
Art 111. IV cost: Il processo penale è regolato dal principio del contraddittorio nella formazione
della prova. La colpevolezza dell'imputato non può essere provata sulla base di dichiarazioni rese da
chi, per libera scelta, si è sempre volontariamente sottratto all'interrogatorio da parte dell'imputato o
del suo difensore
La prova, quando non preesiste al processo, prima va assunta e poi valutata → il contraddittorio
concorre alla nascita della prova
→ ovviamente si fa riferimento alle prove che per loro natura si costituiscono nel processo
(testimonianza, esame di imputati…)
- Si pensa che la tecnica più perfetta di formazione della prova risieda nell’esecuzione diretta della
persona, depositaria di un certo sapere, ad opera delle parti medesime (ex. Esame di esperti
condotto da chi ha interesse a vedere confermata la propria tesi tramite le dichiarazioni in risposta a
domande scelte e formulate a quel preciso scopo)
- ciò porta al divieto di fondare l’accertamento penale su conoscenze che siano state ottenute senza
passare per il confronto dialettico tra le parti
- la fase del dibattimento deputata a risolvere la questione della colpevolezza deve essere al sicuro
dal flusso di tutti i dati provenienti dalle altre fasi, poiché di norma non contemplano l’esercizio del
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diritto al contraddittorio (ex. Atti acquisiti durante la fase delle indagini preliminari dal pm o dalla
polizia giudiziaria)
⇒ Il principio del contraddittorio esprime un'elementare esigenza di giustizia, per la quale nessuno
può essere costretto a subire gli effetti di una sentenza senza avere avuto la possibilità di partecipare
al processo per far valere le proprie ragioni di fronte al giudice ed influire sul suo convincimento
→ serve all’esercizio del diritto di difesa
Eccezioni tollerate
Art 111. V cost.: La legge regola i casi in cui la formazione della prova non ha luogo in
contraddittorio per consenso dell'imputato o per accertata impossibilità di natura oggettiva o per
effetto di provata condotta illecita
• Consenso dell’imputato: l’imputato può scegliere di rinunciare al diritto al contraddittorio ed a
conferire valore di prova per la decisione sulla responsabilità penale ad atti formati senza
l’impiego dialettico. L’intento del legislatore era quello di salvaguardare la legittimità dei riti
alternativi al dibattimento (giudizio abbreviato…) dove la componente negoziale è alla base di
una semplificazione delle forme processuali che sacrifica in primo luogo il contraddittorio.
• Impossibilità oggettiva di formare la prova nel contraddittorio delle parti: fa riferimento alle cause
che escludono la realizzazione del contraddittorio, o per motivi congeniti (documento,
intercettazione telefonica…), oppure in virtù di circostanze accidentali che le parti non fossero in
grado di prevedere (morte o infermità mentale della persona da esaminare)
• Provata condotta illecita: atti che derivano dall’esercizio di pressioni sul dichiarante per indurlo a
a tacere di fronte alle domande rivoltagli o a rilasciare dichiarazioni false caso in cui il
dichiarante, sottoposto a pressioni o che dice il falso
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La motivazione è:
• Indisponibile: essendo garanzia oggettiva di giurisdizione: le parti non possono rinunciarvi
• Pubblica
• Completa: imposti standard qualitativi e quantitativi
Va evidenziato che l'articolo 111 si riferisce in generale ai provvedimenti sulla libertà personale: la
cassazione può censurare non solo i provvedimenti restrittivi, ma anche le pronunce di rigetto di
domande cautelari avanzate dal pubblico ministero o di richieste di scarcerazione presentate dalla
difesa
- intende proteggere interesse della vittima e della collettività ad una conclusione sufficientemente
rapida della vicenda processuale inibendo la previsione di norme che determinino inefficienze o che
consentono all'accusato di adottare tattiche dilatorie
→ la ragionevole durata comporta un non agevole bilanciamento tra esigenze di tutela delle
garanzie difensive, la realizzazione delle finalità cognitive del giudizio e l'efficienza processuale
In linea teorica, questo principio consentirebbe di dichiarare l'illegittimità delle norme che
prevedono tempi eccessivamente lunghi, passaggi procedimentali inutili o formalità superflue →
non ha mai sortito questo esito, poiché la gestione di tempi processuali e materia che la corte
costituzionale tende riservare alla discrezionalità legislativa
- inoltre in molti casi la durata dei processi si allunga non a causa di norme, ma per colpa di fattori
organizzativi o comunque umani in rapporto ai quali non è agevole individuare dei rimedi legislativi
Il discorso cambia quando si adotta la prospettiva della CEDU considerandolo un diritto soggettivo:
la corte europea ha il potere di sindacare la durata di ciascun procedimento in base ad una serie di
parametri, e la violazione di tale principio ha permesso ai giudici di Strasburgo di condannare
l'Italia in numerose occasioni
Tre indici:
- complessità del caso
- comportamento dell'interessato
- comportamento dell'autorità competenti
Diritti fondamentali NEL processo penale: diritti che entrano in tensione nel processo penale
La libertà personale
Rappresenta un pilastro del sistema
Art 13 cost.: la libertà personale è inviolabile
- Inviolabilità interpretata come clausola normativa volta sottrarre i diritti inviolabili al
procedimento di revisione costituzionale
- È un diritto indisponibile: la spontanee sottoposizione appena restrittiva della libertà personale non
è ammissibile
- l'interprete è obbligato ad individuare fra più soluzioni interpretative consentite da un testo
normativo quella che riduca al minimo sacrificio la libertà personale
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II. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi
altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'Autorità giudiziaria e nei soli
casi e modi previsti dalla legge.
III. In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l'autorità di
Pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro
quarantotto ore all'Autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore,
si intendono revocati e restano privi di ogni effetto.
IV. È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà.
V. La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.
⇒ Questi commi successivi sono quelli con marcato contenuto processuale
II. → stabilisce la triplice garanzia della riserva assoluta di legge, della riserva di giurisdizione e
dell'obbligo di motivazione
Riserva di legge
Necessità della previa individuazione legale dei casi e modi dell'eventuale restrizione della libertà
personale: tassatività delle ipotesi restrittive
Riserva di giurisdizione
L’espressione autorità giudiziaria è da intendersi come riferito alla sola autorità giurisdizionale e
quindi al giudice e non al pm
La riserva di giurisdizione esige che l'autorità investita del potere di limitare la libertà di una
persona sia indipendente dal potere politico e dall'esecutivo
Creata la riserva di giurisdizione è la garanzia dell'obbligo di motivazione del provvedimento
limitativo della libertà personale che assolve una duplice funzione:
- la motivazione propizia al controllo dell'opinione pubblica sul provvedimento coercitivo il quale
amministra la giustizia in nome del popolo
- l’enunciazione delle ragioni di fatto e di diritto che giustificano la coercizione personale è
funzionale a consentire il sindacato giurisdizionale sul provvedimento medesimo
III. → disciplina e poteri coercitivi della polizia, eccezionali, provvisori e sempre assoggettati al
successivo controllo giurisdizionale
IV. → vieta ogni violenza fisica e morale sulle persone ristrette
V. → impone limiti massimi alla durata della carcerazione preventiva, da intendersi quale misura
cautelare eventualmente disposta nei confronti dell'accusato
Carcerazione preventiva → custodia cautelare
È una eccezione come estrema ratio
MA quali ragioni potrebbero giustificare la restrizione della libertà di una persona che nemmeno è
stata raggiunta da un giudizio di condanna?
- Risposta facendo leva sull'articolo 27 II L'imputato non è considerato colpevole sino alla
condanna definitiva
→ da tale previsione si ricava una regola di trattamento, il divieto di trattare l'imputato come il
colpevole: tale regola va combinata con l’art. 13 quale vincolo negativo posto a legislatore in
materia di misure restrittive della libertà personale
→ l'antinomia fra presunzione di innocenza e la previsione di una detenzione preventiva è solo
apparente: è proprio la prima a segnare in negativo i confini di ammissibilità della seconda →
affinché le restrizioni della libertà personale siano compatibili con la presunzione di non
colpevolezza è necessario che assumono connotazioni differenziate da quelli della pena
- Ragioni che giustificano la custodia cautelare sono:
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Libertà di circolazione
Art 16 cost.: Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio
nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di
sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.
Qui non abbiamo ne riserva di giurisdizione ne obbligo di motivazione, ma una riserva di legge
rinforzata
MA logicamente la libertà di circolazione rientrerebbe nella libertà personale, come si distinguono
gli ambiti di applicazione dell’art 13 e 16?
Un criterio è offerto dall’art 16 dove afferma “limitazioni che la legge stabilisce in via generale”
(ex. Divieto di accesso ad una zona interessata da n alluvione imposto dal sindaco)
→ quando il divieto di accesso in un luogo, o l'obbligo di residenza, riguardi esclusivamente una
persona determinata e non una generalità indefinita di individui viene in rilievo la libertà personale
dell'individuo con tutto ciò che ne consegue e non la libertà di circolazione
• la scelta è motivata da un moto di reazione verso il sistema anteriore dove si era fatto un uso
massiccio delle intercettazioni telefoniche piegandole ai fini di sorveglianza politica (regime
fascista)
• Inoltre ispezioni e perquisizioni spesso toccano un unico soggetto, invece quando si controlla una
comunicazione le persone coinvolte sono come minimo due, spesso di più: si fa sentire l'esigenza
di proteggere i diritti dei terzi
• Ispezioni e perquisizioni sono atti palesi, nel senso che l'interessato può esserne a conoscenza sin
dal momento in cui vengono compiuti, al contrario intercettazioni devono essere eseguiti
all'insaputa del destinatario
- l'articolo 15 protegge soltanto le comunicazioni riservate
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V. I soggetti
Così è intitolato il libro di apertura del codice di procedura penale: Libro I “i soggetti”
Libro dedicato ai soggetti processuali
Il giudice
Art 1 cpp: La giurisdizione penale è esercitata dai giudici previsti dalle leggi di ordinamento
giudiziario secondo le norme di questo codice
- Giudice: colui che esercita la giurisdizione penale
- Giurisdizione: funzione esercitata da organi statali qualificati formalmente come giurisdizionali,
diretta a dichiarare con forza vincolante quale sia la legge penale da applicare nel caso concreto
- Funzione giurisdizionale è indeclinabile: il giudice non può declinarla, poiché solo attraverso
quella si può applicare la sanzione penale. E poi perchè un giudice, una volta attivato il
procedimento, non può declinare la sua funzione, non può evitare di emanare una decisione
2. Terzietà:
Art 111 II cost: Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità,
davanti a giudice terzo e imparziale.: riguarda lo status ordinamentale, organizzativo degli uffici del
giudice la sua collocazione istituzionale, la sua equidistanza dalle parti
- Il suo status ordinamentale deve esser strutturato in modo tale da rendere lo stesso giudice
soggetto solo alla legge, deve essere indipendente dal potere politico cosi come dalle parti
3. Indipendenza:
Art 101 II. Cost: i giudici sono soggetti soltanto alla legge
→ emerge il principio di indipendenza dei giudici: solo la legge costituisce la fonte, il limite, la
misura dei loro poteri
L’indipendenza si rivolge:
• all’esterno: verso gli altri poteri, soprattutto esecutivo. Art 104 cost: La magistratura costituisce
un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere.
Vengono in considerazione
- la regola sull’inamovibilità (art 107 I cost.),
- la composizione e le funzione del CSM (art 104,105,107 cost.) art 105 cost Spettano al
Consiglio superiore della magistratura, secondo le norme dell'ordinamento giudiziario, le
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Art 25 I cost. Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge
Il giudice oltre che precostituito deve essere anche naturale:
Naturalità del giudice: principio secondo cui il diritto e la giustizia devono riaffermarsi proprio nel
luogo in cui sono stati violati → la costituzione esprime l’esigenza di mantenere una corrispondenza
tra luogo di commissione del reato e del giudice: diritto ad essere giudicato da chi è in grado di
cogliere compiutamente il significato di una condotta criminosa spiegabile alla luce di regole e
valori diffusi in un determinato contesto sociale
incardinare tempestivamente la questione davanti al suo giudice naturale. Gli atti non sono
restituiti al pm, ma trasmessi al pm istituito presso il giudice ritenuto competente
1. Giudice di pace: magistrato non di carriera ma onorario, nominato dal ministro di giustizia
- competenza individuata solo per alcuni titoli di reati (elencati nell’art 6), i c.d. reati bagatellari,
punibili nella maggior parte dei casi con pena pecuniaria
- non può erogare pene detentive ma ha uno specifico apparato sanzionatorio: multa, ammenda,
permanenza domiciliare e lavoro di pubblica utilità
- può estinguere reato per effetto di condotte riparatorie dell’imputato
- può attuare la cd giustizia riparativa → sistema di risposta alternativa alla sanzionatoria
2. Tribunale
- Competenza individuata in via residuale dall’art 6 (reti che non appartengono alla competenza
della corte d’assise e del giudice di pace)
- Maggioranza dei reati
Può essere:
• Collegiale: 3 membri togati, reati più gravi o da accertamento complesso. Come si individuano i
reati gravi? In base al quantum della pena stabilita dal legislatore. Come si individuano i reati da
accertamento complesso? Elenco tassativo art 33 bis comma I cpp
• Monocratico: un giudice reati di minore gravità con massimo edittale 10 anni
Presso ogni tribunale è istituito:
• il GIP: presiede alla fase delle indagini preliminari, fase del procedimento che inizia con
l'acquisizione della notizia di reato e con l'iscrizione nell’apposito registro.
- Tale fase permette al p.m. di compiere le sue scelte in ordine all'esercizio dell’azione penale, e
solo al termine delle investigazioni si giungerà al processo.
- Tuttavia questa fase non può essere impermeabile alle garanzie della giurisdizione, perché in
essa si possono compiere degli atti che incidono sulla libertà personale della persona sottoposta
alle indagini.
- In questi momenti interviene il g.i.p., che è il garante della fase delle indagini → misure
cautelari, intercettazioni, mezzi di ricerca della prova che vanno ad incidere sulle libertà
personali.
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• il GUP: presiede all'udienza preliminare, che si innesta dopo che il p.m. ha esercitato l’azione
penale e dunque si apre il processo. L’udienza preliminare ha la funzione di filtro per verificare
l'utilità del dibattimento.
Tra i giudici del dibattimento, il presidente del tribunale ne nomina tre che formeranno:
Il tribunale del riesame, a cui spetta il compito di decidere sulle impugnazioni avverso le misure
cautelari personali o reali.
- Questo organo ricopre un ruolo importante in funzione di garanzia: le misure cautelari per la loro
natura di provvedimenti straordinari vengono emesse senza contraddittorio nel caso di pericolo
provato per il processo (fuga, inquinamento probatorio).
- Il g.i.p. decide esclusivamente sulla base degli atti presentati dal p.m., dunque le garanzie
difensive operano necessariamente a posteriori → impugnazione davanti al tribunale del riesame.
- Questo strumento deve essere esperito subito, il tribunale del riesame decide in tempi molto rapidi.
- Si tratta dunque di un binario parallelo, eventuale, rispetto all'accertamento del reato.
Corte d’appello
È un giudizio di secondo grado, ma soltanto eventuale perché le parti hanno un diritto disponibile
ad impugnare le sentenze emesse in primo grado con il mezzo dell'appello.
- competente a riesaminare nel merito di sentenze di condanna o proscioglimento emesse dal
tribunale
- Per giudizio nel merito (≠giudizio di legittimità) si intende quel giudizio che riguarda il fatto e la
responsabilità dell'imputato (piano sostanziale) e che si forma attraverso la valutazione delle prove
- 3 membri scelti tra magistrati togati con almeno 8 anni di esperienza
3. Corte d’assise
- Composta da 2 membri togati e 6 popolari
- I membri popolari al contrario dell’ordinamento anglosassone, non decidono la colpevolezza MA
c’è supremazia dei togati → forma blanda, è controllata della parte popolare
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L’attribuzione dei reati alla corte d’assise si basa sia su un profilo qualitativo che quantitativo: reato
con pena prevista oltre i 24 anni o ergastolo, delitti dolosi o preterintenzionali dai quali deriva la
morte di una persona, a sfondo politico o genocidio
4. Cassazione
Giudice di legittimità ≠ corte di merito
Controllo corretta applicazione della legge da parte dei giudici
Ha una funzione nomofilattica: vigila sulla corretta e uniforma applicazione della legge su tutto il
territorio nazionale → risponde all’esigenza di uguaglianza
- controlla anche la corretta struttura della motivazione
- composta da 7 sezioni da 5 componenti ciascuna
- ha sede a Roma
- è stata istituita una settima sezione, che ha il compito di filtro, in quanto giudica circa
l’ammissibilità dei ricorsi, dichiarando inammissibili quelli prima facie manifestamente infondati.
- Al suo interno troviamo un supercollegio: Collegio delle sezioni unite: per esprimersi su questioni
dubbie anche tra le varie sezioni, composta da 9 giudici che appartengono alle sezioni semplici che
ruotano
- Le sezioni unite hanno una particolare autorevolezza, ma non sempre riescono a dire l'ultima
parola, perché nel nostro sistema le decisioni della cassazione si impongono nella singola
controversia non costituendo un orientamento vincolante per gli altri giudici.
- la vincolatività può derivare solo dall’autorevolezza della fonte di quella pronuncia e dalla
ragionevolezza di quelle decisioni in punto di diritto
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1. Caso di connessione: riguardo fatto di reato commesso da più persone in concorso colposo, o una
vicenda criminosa in cui l'evento sia stato determinato da più persone in condotte indipendenti
2. Più reati commessi da una stessa persona con una sola azione od omissione (concorso formale) o
compimento di azioni o omissioni legate da un medesimo disegno criminoso (reato continuato)
3. Si realizza quando taluni reati sono stati commessi per eseguire o per occultare gli altri
Negli articoli successivi sono stabiliti i criteri per individuare l'unico giudice competente per i fatti
connessi
• Preferenza per il giudice superiore nel caso in cui i più reati siano attribuiti a giudici di grado
diverso
• La competenza spetta al giudice territorialmente competente per il reato più grave o a quello
competente per il reato commesso per primo il caso di fare gravità, quando i diversi reati connessi
siano attribuiti allo stesso giudice competente per materia collocato presso sedi territoriali diverse
Il pubblico ministero
PM: organo pubblico dell’apparato statale, che appartiene all’ordine della magistratura, incaricato
di vegliare sull’osservanza delle leggi.
Art 73 dell’ordinamento giudiziario (legge che disciplina gli aspetti organizzativi dell’ordine
giudiziario: promuove la repressione dei reati e l'applicazione delle misure di sicurezza; fa eseguire
i giudicati ed ogni altro provvedimento del giudice
Promuovere la repressione dei reati: eseguire le indagini per costruire l’accusa e esercitare l’azione
penale, ma anche rappresentare al meglio le ragioni dell’accusa in tutte le fasi e i gradi del processo
- Attribuzione del potere di accusa: polemiche e critiche nei confronti dei PM, perchè il potere di
accusa è esercitato attraverso un attività che non può essere regolata se non parzialmente dalla legge
(≠ dall’attività del giudice), sfugge ad una puntuale disciplina legislativa → scelte discrezionali che
si traducono in scelte di politica criminale
- Il pm non è chiamato a rispondere davanti ai cittadini delle proprie scelte politiche, perchè non è
un organo politico e gode delle stesse garanzie di indipendenza del giudice, quanto a reclutamento,
trasferimento della sede, e controllo da parte solo del CSM
Art 190 dell’ordinamento giudiziario: La magistratura, unificata nel concorso di ammissione, nel
tirocinio e nel ruolo di anzianità, è distinta relativamente alle funzioni giudicanti e requirenti.
- Il ministro della giustizia al contrario da altri paesi NON è tenuto a rispondere delle scelte dei pm
- Il pm non è responsabile, ma con il tempo si cerca di responsabilizzarlo, soprattutto con la riforma
Cartabia (vedi dopo)
Procura generale
- le funzioni del pm nei giudizi di impugnazione sono esercitati dalla procura generale presso la
corte d'appello o presso la corte di cassazione
- composta dal procuratore generale, da uno o più avvocati generali e da sostituti procuratori
generali
- alla procura generale presso la corte d’appello competono anche funzioni di controllo sull’operato
delle procure della repubblica → per verificare il rispetto dell’obbligo dell’esercizio dell’azione
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penale, e nel caso si registrino inerzie il procuratore generale ha il potere dell’avocazione delle
indagini: assume il potere di svolgere indagini che di norma spetterebbero alla procura della repub.
- procura generale presso la corte d’appello esercita la propria funzione nel proprio distretto che
all’interno ha più circoscrizioni dei tribunali (di norma un distretto corrisponde ad una regione e la
corte d’appello ha sede nel capoluogo)
- Tra il capo dello ufficio e i suoi sostituti esiste un rapporto di dipendenza gerarchica → infatti il
titolare dell’ufficio è l’unico titolare dell’azione penale e fissa i criteri per l’assegnazione delle
indagini
- Il capo esercita un penetrante controllo sull’attività dei sostituti, e sull’uso delle tecnologie
- I sostituti godono di autonomia al momento dell’udienza
- Solo il procuratore capo rappresenta l’ufficio all’esterno
- Limitazione temporale delle funzioni de procuratore capo → dirigenti devono ruotare, possono
essere capi di quell’ufficio per massimo 4 anni → attenuare questa forte supremazia
Indagini preliminari
Ha lo scopo di presentare prove per dimostrare la colpevolezza dell'imputato aldilà di ogni
ragionevole dubbio
Il pm non ha poteri restrittivi, tranne il fermo
Il pm ha nella fase delle indagini ha poteri molto maggiori della difesa
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Azione penale
Il giudice NON può procedere di sua iniziativa → il giudice non sarebbe terzo e imparziale
MA il pm deve attivare la giurisdizione
L’azione penale: meccanismo attraverso il quale il pm attiva la giurisdizione, da l’input al processo,
fissa l’oggetto del processo, svolge un attività per influenzare la decisione del giudice, per
propiziare un determinato esito
Numero chiuso di atti di promovimento dell’azione penale che corrispondo con quelli che danno
avvio al processo: richiesta di rinvio a giudizio che contiene l’imputazione
(Altri atti possono contenere l’imputazione ad esempio quando si prosegue con procedimenti
speciali)
- Stesso atto che determina l’assunzione di qualità di imputato
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- Nella prassi l’obbligo è violato: le risorse sono limitate e perciò impiegate per alcune indagini a
discapito di altri che sono accantonati → poi vanno incontro a prescrizione
- Cosa è accaduto fino ad oggi? I titolari degli uffici dettano criteri di priorità: i sostituti devono far
il modo che tutte le risorse siano impiagate in determinate indagini
- Questi criteri si traducono in un potere discrezionale e quindi nell’esercizio di un potere politico in
capo alle procuratore delle repubbliche
NON sono tenuti a spiegare le scelte e la violazione del principio di obbligatorietà
- Inoltre ogni uffici può darsi i suoi criteri di priorità: violazione principio di uguaglianza
→ Sono definiti un male necessario
Però devono essere istituiti da un organo politico chiamato a rispondere davanti ai cittadini
Art 1 comma 9 lettera legge Cartabia
Il legislatore deve prevedere che gli uffici del pubblico ministero, per garantire l’efficace e uniforme
esercizio dell’azione penale, nell’ambito dei criteri generali indicati dal Parlamento con legge,
individuino criteri di priorit trasparenti e predeterminati, da indicare nei progetti organizzativi delle
procure della Repubblica, al fine di selezionare le notizie di reato da trattare con precedenza rispetto
alle altre, tenendo conto anche del numero degli affari da trattare e dell’utilizzo efficiente delle
risorse disponibili; allineare la procedura di approvazione dei progetti organizzativi delle procure
della Repubblica a quella delle tabelle degli uffici giudicanti;
- l’ufficio del pm per garantire l’efficacia e l’uniformità dell’azione penale deve darsi dei criteri di
priorità per selezionare le notizie di reato basandosi su criteri generali imposi dal parlamento per
TUTTI
- Non sono criteri selettivi che ne privilegiano alcuni e accantonano altri, ma solo regolativi che
semplicemente danno precedenza ad alcuni reati rispetto ad altri
→ questo però in pratica spesso non è cosi, c’è un sovraccarico di lavoro per i pm
La polizia giudiziaria
È l'organo di cui dispone il pm ai fini dell'espletamento delle sue prerogative istituzionali e che il
codice disciplina tra i soggetti, dopo il giudice e il pm → non è un corpo autonomo ma ausiliario
- la polizia giudiziaria è così qualificata per distinguerla dalla polizia amministrativa o di
prevenzione, il cui compito è quello di impedire la commissione di illeciti penali o amministrativi
- p. giudiziaria interviene successivamente la commissione del reato svolge le funzioni individuate
nell’art. 55 I cpp: La polizia giudiziaria deve, anche di propria iniziativa, prendere notizia dei reati,
impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori, ricercarne gli autori, compiere gli atti
necessari per assicurare le fonti di prova e raccogliere quant'altro possa servire per l'applicazione
della legge penale.
II. Svolge ogni indagine e attività disposta o delegata dall'autorità giudiziaria.
• Funzione informativa: ricevere notizie di reato
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à
Organizzazione interna dell’ufficio di polizia: art 57 cpp: Salve le disposizioni delle leggi speciali,
sono ufficiali di polizia giudiziaria …
- I comuni uffici della polizia di Stato, nel comando dell'arma dei carabinieri e della Guardia di
Finanza, il sindaco e qualificato ufficiale di polizia giudiziaria
- le relazioni fra gli ufficiali del pubblico ministero e i servizi della polizia giudiziaria sono di tipo
gerarchico: ex. Polizia di stato → ministro degli interni, guardia di finanza → ministro
dell’economia, arma dei carabinieri → ministro della difesa
→ vincolo di dipendenza burocratica rispetto all’esecutiv
Il legislatore costituente ha adottato una soluzione di equilibrio, non imponendo un autonomo corpo
di p.g. all'esecutiva dipendenza della magistratura sia per limitare i poteri della magistratura sia per
rendere più efficace l’azione di ciascun corpo: La p.g. agisce sotto una doppia dipendenza
Tali rapporti sono disciplinati all’art. 56 c.p.p. secondo vari livelli di intensità (rapporto tra p.m. e
p.g. varia a seconda dei diversi apparati amministrativi con cui si instaura):
1. Servizi di polizia giudiziaria: unità costituite presso le strutture amministrative di appartenenza
(non presenti nelle procure, ma nelle questure, comandi dei carabinieri e della guardia di
finanza).
- Essi svolgono in modo prioritario e continuativo le funzioni di p.g..
- Vi sono poi i servizi centrali ed interprovinciali, corpi specializzati, che hanno il compito di
assicurare il collegamento dell'attività investigativa nell’ambito dei delitti di criminalità
organizzata, in quanto estesi su gran parte del territorio (SCO, servizio centrale operativo presso
la polizia di stato; ROS, raggruppamento operativo speciale, SCICO). Tali reparti sono
funzionalmente dipendenti dalla magistratura penale: periodicamente dev’essere comunicato al
procuratore della repubblica (unico titolare potere disciplinare) il nome dell’ufficiale preposto,
che ex art. 59.2 c.p.p. è responsabile personalmente davanti al procuratore della repubblica.
2. Sezioni di p.g istituite presso ogni procura della repubblica: al fine di garantire uno stretto
rapporto con il p.m. che dirige le indagini → massimo grado di dipendenza.
- Ogni Procura della Repubblica dispone della relativa rispettiva sezione di polizia giudiziaria,
mentre la Procura generale presso la Corte d’appello dispone di tutte le sezioni istituite presso il
distretto (58.1) (non c’è filtro dell’amministrazione).
- La dipendenza funzionale è accompagnata da una dipendenza organizzativa di tipo gerarchico
tra p.m. e i servizi della polizia giudiziaria
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L’imputato
- Nel sistema italiano il processo non si instaura immediatamente a seguito della notizia di reato,
bensì al termine delle indagini preliminari.
- L’assunzione della qualifica di imputato avviene con la formulazione dell’imputazione, vale a dire
la formale attribuzione ad una persona di un fatto reato concreto da parte del p.m., cioè con
l’esercizio dell’azione penale da parte del p.m.
- Imputazione assume il senso di una presa di posizione del pm circa il merito dell’ipotesi
accusatoria
- Imputazione è contenuta normalmente nella richiesta di rinvio a giudizio ma anche in altri atti
come la richiesta di giudizio immediato, di decreto penale di condanna, di applicazione della pena a
norma dell'articolo 447 comma 1, nel decreto di citazione diretta a giudizio e nel giudizio
direttissimo
Prima di questo momento si può parlare solo di addebito provvisorio (può essere contenuto
nell’informazione di garanzia).
- L’addebito provvisorio contiene gli elementi minimi in punto di fatto, requisiti storici, data e luogo
del fatto, e diritto, qualificazione giuridica, norme che si intendono violate.
- Esso ha un carattere instabile dato il carattere fluido delle indagini, dal momento che in fase di
indagine il capo d’accusa non è ancora definito: è suscettibile di evoluzione.
L’elevazione di un’accusa a carico di qualcuno porta con sé che la persona accusata sia posta nelle
condizioni di difendersi.
- La qualifica di imputato si permane per tutta la durata del procedimento, finché si concluda con un
provvedimento conclusivo definitivo, cioè che abbia forza di giudicato e sia intangibile.
→ Deve essersi conclusa la vicenda penale in tutti i suoi stati e gradi.
- Ciò avviene solo quando vengono esperiti tutti i mezzi di impugnazione, o comunque scadono
tutti i termini per impugnare.
- La forza di giudicato implica che la sentenza potrà essere eseguita coattivamente.
La qualifica di imputato si riacquista:
• Eventualmente a seguito della sentenza passata in giudicato, con la c.d. impugnazione, nel caso
della revisione esperibile in presenza di gravi ingiustizie, oltre all’eventuale sospensione
dell’esecuzione della pena.
• Mediante la revoca della sentenza di non luogo a procedere: l’udienza preliminare può
concludersi tanto con il decreto di rinvio a giudizio, tanto con una sentenza di non luogo a
procedere, quando allo stato degli atti non vi siano gli elementi idonei a sostenere l’accusa.
È una sentenza che non riguarda tanto il tema della colpevolezza, ma che dichiara la superfluità
del dibattimento: p.m. non ha le chances di successo per ottenere la condanna. Proprio per questo
carattere di contingenza, tale sentenza non diventa definitiva, ma guarda solo a quel frangente
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temporale, in cui il p.m. non ha le prove necessarie; il procedimento potrà riaprirsi in un secondo
momento, se il p.m. raccogliendo prove potrà sostenere l’accusa in giudizio → revoca e dunque si
riacquista la qualità di imputato.
I diritti dell’imputato:
• Presunzione di innocenza → regola di trattamento, per cui la persona deve essere trattata come se
fosse innocente per tutto il corso del processo; regola di giudizio, si può condannare l’imputato
solo se la colpevolezza è provata al di là di ogni ragionevole dubbio;
• Se è onere del p.m. dimostrare la colpevolezza, non compete all’imputato dimostrare la propria
innocenza: nessun onere collaborativo grava sull'imputato → diritto al silenzio;
• Diritto al silenzio nonostante la formale equiparazione fra imputato e persona sottoposta alle
indagini, l'assunzione delle dichiarazioni della persona a cui risulta addebitato il fatto di reato
risponde a regole diverse a seconda che si tratti dell'indagato dell’imputato
- nel giudizio è l'imputato a decidere se sottoporsi ad esame oppure no e proprio per questo, una
volta manifestato la propria volontà favorevole all'esame e li perde la possibilità di esercitare la
strategia del silenzio
- l’indagato può liberamente scegliere se rendere dichiarazioni oppure no senza che pregiudichino
no la sua posizione
- a garanzia della volontarietà della scelta della persona sottoposta alle indagini sono banditi
metodi e tecniche idonei ad influire sulla libertà di autodeterminazione o ad alterare la capacità di
ricordare e di valutare i fatti
• Diritto di difesa
Regole del codice su come devono essere assunti i contributi dell'imputato: art. 62 a 65.
→ Art. 62 e 63: oggetto comune, riguardano le dichiarazione rese da imputato, persona sottoposta
alle indagini, o soggetti che a seguito delle dichiarazioni possono assumere la qualità di imputati e
indagati; scopo comune, mirano ad assicurare un livello di lealtà e civiltà giuridica tra dichiarante e
autorità procedente adeguato al giusto processo e al sistema accusatorio.
1. Art. 62 cpp: Le dichiarazioni comunque rese nel corso del procedimento dall'imputato o dalla
persona sottoposta alle indagini non possono formare oggetto di testimonianza → divieto di
testimonianza sulle dichiarazioni dell’imputato
- è un divieto probatorio: divieto posto al giudice di fare entrare quella prova in processo.
- L’ambito del divieto comprende le dichiarazioni comunque rese, tanto sollecitate dall'autorità
giudiziaria, quanto quelle spontaneamente rese dall’imputato.
- Inoltre sono comprese le dichiarazioni rese da altre persone abilitate a riceverle, si pensi alle
notizie che il perito può ricevere o richiedere all’imputato.
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- Il divieto vale nei confronti di chiunque abbia inteso le dichiarazioni rese dall’imputato nel
compimento di un qualsiasi atto collocato all'interno del procedimento (escluse le dichiarazioni
rilasciate prima o al di fuori del procedimento, c.d. res gestae).
⇒ La ratio del divieto si rinviene nel tentativo di far entrare nel processo dichiarazioni solo
attraverso i canali che garantiscono determinate garanzie, primi tra tutti il diritto di difesa e al
silenzio.
2. Art. 63 I cpp: Se davanti all'autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria una persona non
imputata ovvero una persona non sottoposta alle indagini rende dichiarazioni dalle quali
emergono indizi di reità a suo carico, l'autorità procedente ne interrompe l'esame, avvertendola
che a seguito di tali dichiarazioni potranno essere svolte indagini nei suoi confronti e la invita a
nominare un difensore. Le precedenti dichiarazioni non possono essere utilizzate contro la
persona che le ha rese → le c.d. dichiarazioni indizianti
- è necessario interrompere il colloquio, avvertire del passaggio di status da persona informata
sui fatti ad indagato, invito a nominare il difensore.
- Le dichiarazioni precedentemente rese in quanto testimone non possono essere usate contro di
lui
- L'operatività di queste disposizioni è garantita dalla sanzione processuale, conseguenza
negativa nel caso di omesso adempimento dell’obbligo: divieto di utilizzabilità relativa delle
dichiarazioni rese prima dell’avvertimento (inutilizzabilità relativa perché colpisce l’uso solo
nei confronti della persona che si è autoincriminata, non di altre persone chiamate in causa).
- Si intende tutelare il diritto al silenzio e le altre garanzie, perché se la persona fosse stata
conscia del proprio status avrebbe potuto esercitare diritti diversi (il testimone ha l’obbligo
penalmente sanzionato di rispondere veridicamente alle domande dell'autorità, l’imputato ha il
diritto al silenzio).
3. Art. 63 II cpp: Se la persona doveva essere sentita sin dall'inizio in qualità di imputato o di
persona sottoposta alle indagini, le sue dichiarazioni non possono essere utilizzate.
Nel comma precedente niente si poteva rimproverare all'autorità procedente, che aveva
interpellato una persona informata sui fatti, mentre nel caso descritto al secondo comma
l’autorità realizza un comportamento contra legem perché sapeva che quel soggetto veniva
sentito in qualità di imputato/indagato → inutilizzabilità assoluta, le dichiarazione non
possono essere utilizzate neanche nei confronti di altri imputati.
Tali disposizioni impongono un modello di acquisizione delle informazioni informato alla lealtà
processuale.
Nel primo atto del procedimento in cui è presente la persona sottoposta alle indagini o l’imputato,
l’autorità giudiziaria invita tale soggetto a dichiarare le proprie generalità allo scopo di identificarlo
ammonendolo delle conseguenze penali del rifiuto di dare le proprie generalità o delle dichiarazioni
di generalità non corrispondenti al vero
Il giudice può disporre di una perizia per accertare le condizioni di infermità mentale dell’imputato
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- nel caso in cui sia ravvisata il giudice sospende il procedimento e nomina un curatore speciale
- dopo 6 mesi il giudice dispone nuovi accertamenti, e se la situazione è mutata revoca l’ordinanza,
altrimenti il controllo avverrà dopo 6 mesi e così via
- se il giudice constata che lo stato mentale dell'imputato è irreversibile provvede alla revoca
dell'ordinanza che pronuncia sentenza di non luogo a procedere
- si ritiene che a fronte dell'irreversibilità delle condizioni di salute che impediscono la
partecipazione al processo il pm deve procedere alla formulazione della richiesta di archiviazione
per mancanza di una condizione di procedibilità
Interrogatorio
È l’atto attraverso il quale, nella fase delle indagini e dell'udienza preliminare, l’autorità procedente
assume il contributo della persona sottoposta alle indagini o imputato.
- Gli art. 64 e 65 dettano uno schema generale valido prescindere dall'autorità che vi proceda (atto
del p.m., della p.g. se delegata dal p.m., talvolta del g.i.p.).
- Nell’ambito del dibattimento, il contributo dell'imputato si assume attraverso l’esame, che è un
mezzo di prova, mentre l'interrogatorio è atto di indagine: modalità di acquisizione diverse,
dibattimento nel contraddittorio, sottoposizione a domande sia del p.m. che del difensore;
nell'interrogatorio manca la dialettica, è come ogni atto d'indagine un atto unilateralmente computo.
- Il difensore vi assiste, ma non partecipa.
- Nella fase dell’indagine, il p.m. potrà interrogare la persona sottoposta a misura cautelare,
l’arrestato, il fermato e chi si trova a piede libero invitandolo a presentarsi
- nel caso in cui non si presenti il p.m. può disporre l’accompagnamento coattivo dietro
autorizzazione del g.i.p., che però viene criticato fortemente, perché consente una forma di
intimidazione fisica e psicologica, comprimendo così il diritto a non collaborare.
- L’interrogatorio non è atto necessario durante il corso delle indagini: nell’impianto originario del
codice il pubblico ministero non aveva alcun obbligo di interrogare di propria iniziativa l’indagato,
il che limitava i diritti dell’indagato in quanto l'interrogatorio è uno strumento di difesa.
→ A seguito dell'introduzione dell’avviso di conclusione delle indagini ex art. 415-bis, avviso che il
p.m. invia al termine delle indagini quando ritiene di esercitare l’azione penale, la presa di contatto
e il confronto con il p.m. sono diventati oggetto di un diritto dell’indagato.
- Ricevuto l'avviso, l’indagato può presentarsi al pubblico ministero per rilasciare dichiarazioni
oppure può chiedere di essere interrogato e in questo secondo caso il pubblico ministero ha
l'obbligo procedere all’interrogatorio (a pena di nullità della richiesta di rinvio a giudizio art. 416.1).
- Quando il p.m. invia l’avviso all'indagato, deve contestualmente depositare tutti gli atti di
indagine, di conseguenza la garanzia del diritto di difesa dell'indagato è più ampia.
- D’altra parte, il rischio è che l'interrogatorio, proprio perché doveroso solo nella fase conclusiva
dell'investigazione, trovi la sua collocazione esclusiva in questa fase, quando il contributo
dell'inquisito allo sviluppo delle indagini potrebbe risultare ormai poco efficace.
- Anche il g.i.p. può procedere all’interrogatorio del soggetto indagato, deve farlo obbligatoriamente
subito dopo aver applicato una misura cautelare, potendo anche revocarla all’esito
→ all'interrogatorio svolto dal p.m. si attribuisce carattere investigativo, perché finalizzato a
scegliere se esercitare l’azione penale o meno
→ all'interrogatorio svolto dal giudice si attribuisce significato di garanzia, perché mira a verificare
se ci sono i presupposti per applicare la misura restrittiva della libertà personale.
Dal punto di vista delle modalità di svolgimento, l'interrogato è disciplinato in modo da assicurare
la natura di strumento di difesa → assistenza tecnica, presenza del difensore, avvisato del
compimento dell’atto.
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In alcuni casi la sua assenza non impedisce il corretto svolgimento dell'interrogatorio, in altri la
presenza è condizione di validità (interrogatorio nell'udienza di convalida dell’arresto o del fermo):
l’interrogatorio è nullo, nullità assoluta → vizio più grave, lo si può far valere in tutti i gradi del
procedimento, tutti gli atti che gli conseguono sono nulli, il procedimento regredisce al momento in
cui si è compiuto l’atto nullo.
Disciplina generale
Schema secondo il quale devono essere ricevute le deposizioni dell’indagato, promuove la
partecipazione libera e cosciente dell’indagato → art. 64 e 65:
• art. 64 I cpp: l'indagato deve intervenire libero all’interrogatorio e consapevole dell’esistenza del
procedimento a suo carico, anche se è sottoposto ad una misura cautelare → regola a protezione
della personalità affinché la sua volontà non venga coartata;
• art. 64 II cpp: nel corso dell’interrogatorio non possono essere impiegati neppure con il consenso
(principio indisponibile, civiltà giuridica) dell’interrogato “metodi e tecniche idonei ad influire
sulla libertà di autodeterminazione o ad alterare la capacità di ricordare e di valutare i fatti” del
soggetto che sta per rendere le sue dichiarazioni.
- Per tecniche si intendono strumenti come ipnosi o narcoanalisi, a prescindere da ogni
considerazione in ordine alla loro efficacia e/o all’interesse dello stesso soggetto a sottoporvisi
volontariamente.
- Per metodi ci si riferisce alle modalità di svolgimento dell'interrogatorio, in cui deve mancare
ogni condizionamento psicologico (es. modalità che porta allo sfinimento) → questo principio
vale per tutti i mezzi di prova e per l’esame
- se si trova in stato di detenzione e l’interrogatorio non si svolge in udienza, l’atto deve essere
integralmente documentato con mezzi di riproduzione fonografica o audiovisiva.
• art. 64 III cpp: nucleo essenziale della disciplina sul diritto al silenzio. Prima che abbia inizio
l’interrogatorio, la persona deve avere un triplice avvertimento:
‣ le dichiarazioni rese potranno sempre essere utilizzate contro di lui;
‣ salvo l’obbligo di dichiarare le proprie generalità, il soggetto ha la facoltà di non rispondere ad
alcuna domanda senza che ciò lo pregiudichi;
‣ art. 64 III cpp: l’autorità procedente deve avvertire la persona chiamata che se renderà
dichiarazioni su fatti che concernono la responsabilità di altri, assumerà, in ordine a tali fatti,
l'ufficio di testimone, salve incompatibilità.
L'inosservanza di tale avvertimento determina l’inutilizzabilità relativa nei confronti degli
interessati.
→ Al fine di garantire effettività a queste regole processuali, il legislatore ha comminato
l'inutilizzabilità assoluta delle dichiarazioni eventualmente rese in violazione dei primi due
avvertimenti: tale sanzione priva gli atti della loro efficacia probatoria, le dichiarazioni rese non
sono utilizzabili dal giudice nel formare il proprio convincimento
Nasce dalla necessità di introdurre un’apposita disciplina nell’ipotesi di coimputati, soggetti simili
all’imputato → l’imputato che depone su fatto altrui non è equiparabile al testimone: l'imputato
gode del diritto al silenzio, garanzia incompatibile con l’ufficio di testimone, che è invece obbligato
a deporre secondo verità.
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- le singole procure della Repubblica svolgono le indagini che vengono attribuite ad un singolo
tribunale, dunque avremmo l’ufficio del p.m. presso quel tribunale → può accadere che vi sia la
necessità che più uffici del p.m. procedano ad indagini collegate, cumulative, in virtù del
collegamento dei reati per i quali si stanno svolgendo le indagini.
→ Casi di connessione plurisoggettiva (quando ci sono più imputati in uno stesso procedimento)
Ipotesi di collegamento fra le indagini:
- in caso di reati dei quali gli uni sono stati commessi in occasione degli altri o per conseguire o
assicurare al colpevole il profitto, il prezzo, il prodotto, o che sono stati commessi da più persone in
danno reciproco le une delle altre ovvero se la prova di un reato o di una circostanza influisce sulla
prova di un altro reato o circostanza = in questi casi sarà possibile svolgere indagini collegate.
⇒ Gli imputati coinvolti dai processi legati da questi vincoli di connessione e collegamento sono
tutti assistiti dall’incompatibilità a testimoniare e dal correlato diritto al silenzio, non sono tenuti e
obbligati a deporre neppure sul fatto altrui.
All’imputato è sempre riconosciuto il diritto al silenzio, ma questa garanzia si perde dopo alcuni
accadimenti:
• c’è una differenza importante tra il diritto riconosciuto sul fatto proprio e il diritto al silenzio
riconosciuto sul fatto altrui:
- se il coimputato, in sede di indagini, e in particolare in sede di interrogatorio, sceglie di
rispondere in ordine al fatto altrui e di non avvalersi del diritto al silenzio: il legislatore opera un
bilanciamento tra necessità di riconoscere diritto al silenzio e la necessità dell’accertamento delle
dichiarazioni.
- L’imputato che, debitamente avvertito dall'autorità procedente, sceglie di rendere dichiarazioni a
carico di altri, perde il diritto al silenzio e l'incompatibilità a testimoniare → imputato diviene
testimone, anche all’interno del proprio procedimento e dovrà deporre anche in dibattimento,
come testimone e non si potrà avvalere del silenzio.
→ Detto in un altro modo: evento estintivo dell’incompatibilità a testimoniare è rappresentato
dall’art. 64.2, rinuncia al diritto al silenzio.
MA 526.1-bis → la colpevolezza dell’imputato non può essere provata sulla base di dichiarazioni
rese da chi, per libera scelta, si è sempre volontariamente sottratto all’interrogatorio da parte
dell’imputato o del suo difensore.
- Il giudice, quindi, non può provare la colpevolezza dell’imputato sulla base di queste
dichiarazioni, rese da chi si sia sempre sottratto al controesame dell’imputato e del suo difensore.
- È quello che viene chiamato il diritto a guardare negli occhi il proprio accusatore, previsto anche
della CEDU.
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La ratio è duplice: questa disposizione si pone a tutela del diritto di difesa, il difensore deve essere
in grado di contro esaminare chi ha reso quelle dichiarazioni nel segreto investigativo, ma anche a
tutela dell’attendibilità dell’accertamento.
- Si vuole che l’attendibilità della fonte e la genuinità delle dichiarazioni di natura accusatoria, siano
verificate attraverso il contraddittorio tra le parti, nell’esame “incrociato”.
- Le dichiarazioni del coimputato sono uno strumento probatorio particolarmente insidioso, perché
il coimputato non è una fonte di prova disinteressata, anzi egli potrà avere interesse a rendere delle
dichiarazioni in cambio di vantaggi.
Il difensore che assiste l’indagato in questo momento ha un compito molto delicato, deve
consigliare, alla luce di tutte le conseguenze che posso esserci, se avvalersi o meno della facoltà di
non rispondere.
Il difensore
La Costituzione afferma che la difesa è un diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento
(art. 24 C.) → fa riferimento alla difesa tecnica e all’autodifesa, ma quando si parla di di difensore
si rientra nella difesa tecnica
Sono titolari del diritto di difesa alcuni dei soggetti del procedimento: l'imputato e la persona offesa.
I connotati del difensore
- Il difensore è un professionista munito di particolari conoscenze tecniche e giuridiche, adeguate ad
assistere la persona coinvolta
- l’avvocato è iscritto all’albo
- riveste anche determinate qualifiche di tipo privatistico e processuale.
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Efficacia ed effettività della difesa dipendono dalla libertà del difensore → il cpp prevede che siano
assicurate in ogni stato e grado del procedimento garanzie per la libertà del difensore
- Un primo aspetto riguarda la riservatezza: la persona assistita non deve avere timore che quanto
riferito al proprio avvocato possa in qualche modo filtrare nella disponibilità della sua vita
precedente, in modo da assicurare la miglior difesa
→ È vietato tendenzialmente effettuare sequestri, perquisizioni e intercettazioni concernenti luoghi,
cose, documenti riferibili ai difensori → evitare che l'attività investigativa effettuata nei confronti
del difensore costituiscono strumento per trovare elementi a carico dell’assistito
- Chi sia sottoposto a custodia cautelare, o sia in stato di fermo, di arresto ha il diritto di conferire
con il difensore non oltre sette giorni dal momento in cui è stato eseguito il provvedimento
limitativo della libertà
- L’art. 96 prevede che l’imputato possa farsi assistere da non più di due difensori a sua scelta,
chiamati difensori di fiducia, scelti dall’imputato; quando però egli non abbia scelto il suo difensore
di fiducia, o ne sia rimasto privo, il Codice prevede l’istituto della difesa d’ufficio (art.96).
- I rapporti tra cliente e difensore hanno una natura fiduciaria: prima dell'accettazione del mandato,
il difensore può rifiutare la nomina ed è sufficiente che il rifiuto venga immediatamente comunicato
a colui he ha effettuato la nomina e all'autorità procedente; il difensore è libero.
- La non accettazione ha effetto dal momento in cui è comunicata.
- la nomina consiste nell'instaurazione di un rapporto contrattuale fra difensore e assistito
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- Dopo che ha accettato il mandato, il difensore può rinunciare allo stesso, ma questa rinuncia non
può tradursi in un abbandono della difesa: essa non ha effetto finché la parte “abbandonata” non
risulta assistita da un nuovo difensore → prevale l’esigenza di assicurare comunque l’effettività
della difesa tecnica, è necessario che un altro difensore, entro un termine di 7 giorni, sia pronto a
sostituire colui che ha rinunciato al ruolo.
Difensore d’ufficio
- L’imputato non può esercitate un’autodifesa esclusiva, neppure se fosse lui stesso un avvocato,
perché non avrebbe una serenità tale da valutare adeguatamente la situazione e scegliere la strategia
difensiva.
- La designazione del difensore d’ufficio è disciplinata da una legge ad hoc (d.lgs. 6/2015).
- il difensore d'ufficio svolge un ruolo sussidiario rispetto a quello del difensore di fiducia, tant'è che
cessa dalle funzioni non appena sei stata effettuata la nomina del difensore di fiducia
- L’avvocato che ne abbia fatto richiesta viene inserito negli elenchi del Consiglio nazionale
forense, elenco riservato ai difensori di ufficio.
- Per assicurare la competenza degli avvocati d'ufficio sono previsti requisiti rigorosi, si richiede un
corso di aggiornamento propedeutico all’iscrizione con superamento di un esame finale, oppure la
pregressa esperienza professionale in materia penale: il difensore deve dimostrare di avere la
capacità tecnica imposta dalla legge, per la necessità di assicurare l’effettività della difesa
- Il difensore d'ufficio viene nominato quando il giudice, la p.g. o il p.m. devono compiere un atto in
cui è prevista la presenza di un difensore, deve chiedere all’imputato di nominarlo e, in caso sia
privo dello stesso, essi chiederanno il nominativo del difensore d'ufficio all’elenco del Consiglio
forense locale, situato in ciascun capoluogo di corte d’appello, in modo che il difensore sia
immediatamente reperibile
- La funzione del difensore d’ufficio non è una funzione di assistenza sociale, non è volontariato;
anche il difensore di ufficio ha diritto ad un’adeguata remunerazione, retribuzione.
- Nel caso in cui l’imputato non abbia condizioni economiche adeguate per retribuire il difensore,
interviene un istituto, il Gratuito patrocinio, a tutela del diritto alla difesa → il giudice poi liquiderà
il compenso del difensore.
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! Normalmente danneggiato e persona offesa coincidono, quindi è più una divisione concettuale, ma
non sempre (omicidio)
Il codice del 1988 presenta una disciplina estesa ed articolata molto più avanzata rispetto
all'impianto del 1930, arricchendo il catalogo dei diritti che spettano alla persona offesa, che nel
1930 si riduce ad un numero chiuso di facoltà esercitabili solo in fase istruttoria, non potendosi
ammettere la sovrapposizione di soggetti diversi in una funzione delicata come l’azione penale.
Nel 1988 il p.m. diventa parte pubblica, di qui la minore resistenza a concepire interferenze dei
privati nell’esercizio dell'azione penale, che può ben ammettere il coinvolgimento di terzi interessati
al corretto esplicarsi delle funzioni di accusa
- Negli ultimi anni in particolare vi è la tendenza di valorizzare il ruolo della vittima, soprattutto nel
procedimento cautelare e nel diritto probatorio.
- Alla persona offesa in quanto tale sono riconosciuti la legittimazione in ogni stato e grado del
procedimento a presentare memorie e con esclusione del giudizio di cassazione a indicare elementi
di prova.
- Inoltre, le sono riconosciute i molteplici diritti e facoltà espressamente previsti da specifiche
disposizioni di legge (90 e 91cpp).
• Art. 90, che riconosce un nucleo minimo di facoltà e diritti, ma rimanda ad altre disposizioni
codicistiche, che configurano dei diritti. Art 90 comma I cpp: La persona offesa dal reato, oltre ad
esercitare i diritti e le facoltà ad essa espressamente riconosciuti dalla legge [….c.p.p.], in ogni
stato e grado del procedimento può presentare memorie e, con esclusione del giudizio di
cassazione, indicare elementi di prova.
• Art 90 comma III cpp: Qualora la persona offesa sia deceduta in conseguenza del reato, le facoltà
e i diritti previsti dalla legge sono esercitati dai prossimi congiunti di essa o da persona alla
medesima legata da relazione affettiva e con essa stabilmente convivente → attraverso una fictio
iuris si creano due nuove figure: ai prossimi congiunti e conviventi e agli enti o associazioni senza
scopo di lucro (reati ambientali) si attribuisce lo stesso trattamento processuale accordato
all’offeso, ruolo di stimolo ed ausilio alle attività riconducibili all'azione penale.
Tra questi diritti e facoltà in generale previsti dall’art 90 rientrano una serie di poteri previsti dal cpp
Questi poteri si possono ricondurre alle funzioni di:
• Sollecitazione probatoria: funzione di stimolo e cooperazione nell'elaborazione della prova
- la persona offesa può promuovere l’incidente probatorio: una parentesi processuale all’interno
del procedimento, per cristallizzare la prova che rischia di essere dispersa, cioè in concreto la prova
viene raccolta durante le indagini con le modalità dibattimentali
- Indagini difensive: anche il difensore della persona offesa nel corso delle indagini può svolgere
indagini difensive
• Impulso dell’azione penale: poteri che tutelano interesse al tempestivo inizio dell’azione penale
- Opposizione alla richiesta di archiviazione: laddove le indagini si concludano con
l'archiviazione, questo contrasta con l'interesse della persona offesa, dunque le si conferisce il
potere di contrastare la volontà del p.m. di richiedere l'archiviazione. La persona offesa può
presentare opposizione alla richiesta di archiviazione indicando che il convincimento del p.m. è
erroneo. Se viene presentata un'opposizione amministrabile, il gip deve obbligatoriamente
interpellare la persona offesa indicendo un’udienza e dunque innestando un contraddittorio
sull'opportunità della prosecuzione del processo.
- La persona offesa può chiedere che le indagini vengano prolungate e può chiedere al procuratore
generale di disporre l’avocazione superato il termine di scadenza entro le quali la procura della
repubblica doveva svolgere le indagini
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Riforma cartabia
Possibilità di avvalersi da parte dell’offeso degli strumenti della giustizia riparativa
Le nuove prerogative concesse alla persona offesa sono finalizzate a proteggere la vittima dal
processo, perché la vittima è vista come una fonte di informazione ma è soggetta alla c.d.
vittimizzazione secondaria: persona vittima di reati particolarmente efferati costretta a deporre e
ricordare determinati fatti dolorosi → esigenza di proteggere la vittima sia da eventuali ritorsioni
(extra processuali), sia dallo stesso processo.
La direttiva europea nel configurare una serie di tutele per la vittima ha però limitato le garanzie
previste per l’imputato (prospettiva vittimo-centrica).
Il processo penale cerca di equilibrare l’esercizio del potere punitivo dello Stato nei confronti di un
individuo: in realtà la parte debole del processo è l’imputato, se ci si dimentica ciò l'equilibrio
dell'assetto accusatorio viene meno.
• L’art. 190-bis, diritto alla prova dell'imputato: ristretto quando si tratta di esaminare un testimone
minore nell’ambito di procedimenti per particolari categorie di reati e la persona offesa
maggiorenne c.d. testimone vulnerabile.
• In materia di restrizione della libertà personale la p.g. deve curare l’immediata comunicazione
alla persona offesa di provvedimenti di revoca della misura applicata e la richiesta di revoca o
sostituzione (arresti domiciliari, divieto di non frequentare determinati luoghi, divieto di espatrio)
presentata dalla difesa della persona ristretta deve essere notificata a pena di inammissibilità
presso il difensore della persona offesa la quale può presentare memorie o richieste.
- La persona offesa può interloquire in merito a misure che riguardano la libertà dell’imputato →
logica di rottura di un fondamento del processo penale in cui il titolare dell'interesse repressivo è
lo Stato, non la parte privata.
- Il coinvolgimento della vittima in questo genere di decisioni porta all’uso distorto della misura
cautelare.
- Per bilanciare, la vittima non può mai influire sulla decisione del giudice riguardo all’an e al
quantum della pena. Se si superasse questo limite si prospetterebbe il rischio di un processo
servito ad istanze vendicative.
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Parte civile
L’art. 74 c.p.p. prevede che l'azione civile per le restituzioni e per il risarcimento del danno possa
essere esercitata nel processo penale dal danneggiato danno ovvero dai suoi successori universali,
nei confronti dell'imputato e del responsabile civile → costituirsi parte civile
- Il danneggiato diventa parte civile
- Si tratta però di una parte eventuale, perché può scegliere se costituirsi come parte civile o meno.
- A differenza della persona offesa è necessariamente titolare di una pretesa civile restitutoria o
risarcitoria derivante dal reato.
- L’oggetto del processo si allarga anche al tema del danno derivante dal reato.
- Il danneggiato sceglie se esercitare l’azione in ambito civile o penale, e inoltre l'azione intentata
davanti al giudice civile può essere trasferita davanti a quello penale prima che il giudice
originariamente adito abbia pronunciato sentenza di merito
- in ambito penale l’azione esercitata dal danneggiato assume carattere accessorio e subordinato a
quella penale.
→ Si parla di principio di autonomia dei rispettivi giudizi: la tendenziale separazione dei giudizi
civili e penali infatti testimonia la preminenza dell'esigenza di speditezza del processo penale
rispetto all'interesse del danneggiato di esperire la propria azione davanti allo stesso giudice che
accerti i presupposti per la punizione
Conformemente a quanto previsto per il processo civile, la parte civile non può stare in giudizio
personalmente, ma può rivestire il ruolo di parte nel processo penale soltanto attraverso il ministero
di un difensore munito di procura speciale: la parte deve rilasciare una procura ad lite al proprio
difensore
- una volta effettuata la costituzione, il danneggiato del reato partecipa al processo in tutti i suoi
gradi, compreso l'eventuale giudizio di rinvio, senza dover assumere ulteriori iniziative →
principio di immanenza.
La costituzione di parte civile può essere revocata in ogni stato e grado del processo
• Revoca esplicita: con dichiarazione fatta personalmente dalla parte o dal suo procuratore speciale,
o con un atto scritto depositato nella cancelleria del giudice e notificato alle parti
• Revoca implicita: la mancata presentazione delle conclusioni scritte comprensive dell'espressa
richiesta di risarcimento dei danni specificamente determinato nel suo ammontare, oppure in caso
di promovimento dell'azione davanti al giudice civile
- La costituzione di parte civile presuppone l’avvenuto esercizio dell’azione penale e non può avere
luogo nelle indagini preliminari.
• La dichiarazione può essere presentata per l’udienza preliminare (dopo l’instaurazione, e prima
del suo inizio)
• Nel corso della predetta udienza
• Nel giudizio: anteriormente al complimento per la prima volta dell'accertamento della regolare
costituzione delle parti
- Se presentata fuori udienza, occorre notificarla alle altre parti.
- Qualora non sussistano i requisiti per la costituzione di parte civile il giudice ne dispone con
ordinanza l'esclusione prima della dichiarazione di apertura del dibattimento
- l'ordinanza di esclusione a carattere meramente processuale, quindi non pregiudica l'esercizio
dell'azione civile nella sede propria
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- Nella prospettiva di una costituzione di parte civile della persona offesa, che per lo più coincide
col danneggiato, spetta alla persona offesa la notifica dell’atto introduttivo dell’udienza preliminare
e del giudizio, a pena di nullità.
- Alla luce di questa disciplina possiamo definire la persona offesa all'interno del processo come
svolgente un ruolo di accusa sussidiaria: la persona offesa sarebbe scomparsa una volta che il
processo si fosse avviato, e dunque ella poteva partecipare solo costituendosi parte civile, facendo
valere una pretesa meramente risarcitoria.
→ rapporto tra persona offesa e parte civile: rapporto di complementarietà: lo spazio istituzionale
dell’offeso è nelle indagini, quello della parte civile nel processo, perché si è cercato di creare una
linea di confine tra i due interessi, per non inquinare con interessi civili lo svolgimento delle
indagini che sono dirette ad acquisire gli elementi che servono al p.m. per esercitare l'azione penale.
Oltre che nei confronti dell’imputato, l’azione per le restituzioni e il risarcimento del danno può
essere intentata nei confronti del responsabile civile, quale persona fisica o ente tenuto a rispondere
per il fatto dell’imputato sulla base delle regole sulla responsabilità aquiliana previste dalle legge
civile.
Il responsabile civile è obbligato in solido con l’imputato e può intervenire volontariamente nel
processo, o esservi citato a richiesta della parte civile (o p.m.), nel caso in cui il danneggiato sia
incapace per infermità di mente o per età minore e l’azione civile nel suo interesse sia stata
esercitata dal p.m. a causa di assoluta urgenza.
La presenza del responsabile civile resta legata a quella della parte civile: il suo intervento
presuppone la previa costituzione del danneggiato nel processo penale e la sua estromissione è
collegata all’eventuale revoca o esclusione civile.
→ le regole dettate da tutti e tre i commi dell'art. 75 c.p.p. escludono nella maniera pi assoluta
che la stessa azione civile di danno da reato possa esercitarsi contemporaneamente nel giudizio
penale ed in quello civile.
- Art 75 III cpp: Se l'azione è proposta in sede civile nei confronti dell'imputato dopo la
costituzione di parte civile nel processo penale o dopo la sentenza penale di primo grado, il
processo civile è sospeso fino alla pronuncia della sentenza penale non più soggetta a
impugnazione
- Qualora il processo penale si concluda per primo, è prevista l’efficacia vincolante della
decisione penale nel processo civile, ma ad una condizione: deve trattarsi di un giudicato di
condanna, ossia una decisione favorevole al danneggiato
- Un’efficacia vincolante è prodotta altresì dal proscioglimento irrevocabile per particolare tenuità
del fatto.
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ù
VI. L’atto processuale
La procedura penale può essere intesa come scienza dei limiti del potere dell'amministrazione della
giustizia penale.
- Le regole processuali disciplinano i rapporti tra individuo ed autorità, regolando gli ambiti e le
modalità di esercizio del potere di quest’ultima.
- Esiste infatti uno stretto legame tra forma degli atti, intesa come struttura degli atti predeterminata
ex lege, ed esigenza di limitare i poteri dei soggetti del processo (specialmente dell’autorità
procedente) → la forma si atteggia a garanzia.
Il libro degli atti contempla regole per l’intero procedimento: fase preprocessuale e processuale.
- La disciplina di questo libro è formata dagli atti che si formano in questi procedimento
- La fase delle indagini preliminari crea una sequenza di atti del procedimento, mentre ciò che segue
alle indagini preliminari fa parte del processo.
- La differenza tra le due parti attiene anche all'assetto strutturale: nella fase delle indagini manca un
giudice investito del procedimento in senso proprio, mentre il processo si caratterizza per la
giurisdizionalità piena degli atti.
NB. Distinzione tra atto e fatto giuridico: l’atto è una specie del fatto, perché se sono entrambi
accadimenti, l’atto si distingue da esso per la presenza di una componente psichica, ossia la
volontarietà.
- Il nucleo dell’atto è la condotta, ossia un comportamento umano comprensivo delle dichiarazioni
comunicate verbalmente, per iscritto e delle operazione, esperimenti, ispezioni.
⇒ Sono quindi riconducibili alla categoria di atti del procedimento tanto gli atti anteriori
all’esercizio dell’azione penale, quanto quelli successivi (NON quelli di un altro procedimento →
detti documenti).
- Gli atti contenenti l’informazione sulla commissione di un reato, come la denuncia o la querela,
sono ontologicamente anteriori alla nascita del procedimento e quindi non si possono considerarsi
atti.
- “Atto” e “documento” si distinguono in base al momento di formazione: in seno al (atto) o al di
fuori (documento) al procedimento penale.
Il primo atto processuale sarà quello immediatamente successivo alla ricezione della notizia di reato
da parte di p.g. o p.m. → tutto ciò che precede non è atto processuale
• Se la notizia è acquisita dal p.m., l’atto iniziale è dunque l'iscrizione della notitia criminis
nell’apposito registro
• Se questa è ricevuta dalla p.g.,ella ne deve informare il p.m. nel più. breve tempo possibile, ma
prima di trasmetterla compie delle prime attività (ex. Congelamento scena del crimine), è questo
sarà il primo atto
• Atto finale: se l’iter di indagine sfocia nell’archiviazione sarà questo l’ultimo atto, se invece
l’azione penale viene esercitata, il momento finale sarà la sentenza definitiva irrevocabile (es.
decorrenza dei termini di impugnazione) o decreto di condanna.
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Atti di parte
La disciplina è piuttosto frammentaria, e predispone soltanto alcune clausole generali
• A tutela della regolarità degli atti è prevista la figura dei testimoni ad atti del procedimento: la
legge esclude per inidoneità gli infraquattordicenni, gli infermi di mente, chi sia in stato di
ubriachezza o intossicazione da stupefacenti o chi è sottoposto a misure di sicurezza detentive
• Le parti possono in ogni grado e stato del procedimento accedere al giudice che procede mediante
deposito in cancelleria di memorie o richieste scritte
→ si allude in senso lato sia alle istanze volte a ottenere un provvedimento, una decisione
(richieste), sia scritti difensivi di carattere argomentativo miranti a supportare le ragioni di parte,
sia in fatto che in diritto (memorie)
• La procura che consente che è un determinato atto sia compiuto per mezzo di rappresentante deve
essere rilasciata per atto pubblico o scrittura privata autenticata a pena di inammissibilità, e deve
contenere le determinazioni dell'oggetto per cui è conferita e dei fatti cui si riferisce
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- massima espressione del potere giurisdizionale ed sono pronunciate in nome del popolo italiano
e sono sempre motivate.
Si distingue in sentenze di merito e sentenze processuali.
‣ Sentenza di merito: quando risolve le questioni afferenti al dovere di punire → sentenze di
condanna e assoluzione, nonché l'estinzione del reato (prescrizione).
‣ Sentenza di condanna (art. 533 cpp): come uno degli esiti tipici del dibattimento, ma anche
del giudizio abbreviato
‣ Sentenze di assoluzione (proscioglimento)(art. 530 cpp): attiene sempre al merito: guarda
art 129 giù
‣ Sentenza processuale: non delibera sul merito, ma risolve meri profili processuali →
improcedibilità dell'azione (es. mancanza di querela, per quei reati procedibili a querela), sulla
competenza.
→ Tale sentenza non dice niente sul tema della colpevolezza: il processo è male instaurato e si
deve chiudere.
‣ Sentenza di non doversi procedere (proscioglimento):
- sentenza in cui rimane aperta ogni altra questione sul merito, si limitano a statuire su
aspetti processuali quali il dubbio sull'esistenza di una condizione di procedibilità o
sull'esistenza di una causa di estinzione del reato
- oppure sussiste un bis in idem: esprime un principio di civiltà che garantisce che non
possa esserci, per uno stesso fatto, un nuovo procedimento nei confronti di un imputato,
prosciolto o condannato, già giudicato in via definitiva.
• Ordinanze: servono a governare l'andamento del processo con la soluzione delle questioni
incidentali, cioè non servono a concludere l’iter procedimentale ad ex. con ordinanza il giudice
stabilisce se accogliere o respingere la costituzione di parte civile (tranne l'ordinanza di
inammissibilità dell'impugnazione o che chiude il procedimento di archiviazione) → sono
revocabili ed inoppugnabili, devono essere sempre motivate
• Decreti: esprimono un comando dell'autorità e hanno natura prevalentemente amministrativa,
sono emanabili anche dal p.m. Sono revocabili, motivazione solo in casi previsti dalla legge. Ex.
il decreto di archiviazione
Come sceglie il giudice se usare una forma od un’altra? La scelta è demandata al legislatore (art.
125 cpp: La legge stabilisce i casi nei quali il provvedimento del giudice assume la forma della
sentenza, dell'ordinanza o del decreto.)
• Di regola, le ordinanze sono emanate a seguito di un contraddittorio → l’ordinanza e la
sentenza devono essere sempre motivate: bisogna capire perché il giudice ha privilegiato una
richiesta invece che un’altra.
Ex. Quando sulla base degli atti il g.i.p. non è convinto, fissa un'udienza in camera di consiglio a
cui partecipa il p.m., l'indagato e la persona offesa al termine della quale il giudice decide.
L'eventuale archiviazione sarà emanata con ordinanza
• Quando il giudice decide de plano, senza contraddittorio, allora emana un decreto che non deve
essere neanche motivato.
- Ex. il p.m. chiede l'archiviazione, il giudice studiati gli atti di indagine potrà convincersi delle
ragioni del p.m → il giudice decide subito, senza formalità, con un decreto di archiviazione, ha la
forma di un decreto motivato.
3. Art. 125 III cpp: un importante requisito della sentenza e dell’ordinanza è la motivazione, a pena
di nullità.
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4. Art. 125 cpp disciplina la deliberazione del giudice: Il giudice delibera in camera di consiglio
senza la presenza dell'ausiliario designato ad assistere le delle parti. La deliberazione è segreta.
- la decisione viene presa in camera di consiglio, cioè il luogo dove il giudice si ritira per
deliberare.
- Valgono in questa fase le regole del libero convincimento.
- il codice detta la regola dell’immediatezza rispetto alla chiusura della trattazione, il giudice
deve decidere nel più breve tempo possibile.
- È prevista l'immutabilità dei giudici che hanno partecipato alla trattazione: il giudice che emana
la sentenza deve essere lo stesso che ha partecipato al processo
- La deliberazione è segreta, regola tutelata penalmente.
- È prevista eccezionalmente la stesura di un verbale sommario nel caso di opinione dissenziente
di un componente del collegio, conservato in plico sigillato presso la cancelleria dell'ufficio.
6. Art. 129 cpp: immediata declaratoria delle cause di non punibilità: in ogni stato e grado del
processo, il giudice, il quale riconosce che il fatto non sussiste o che l'imputato non lo ha
commesso o non è previsto dalla legge come reato ovvero che il reato è estinto o che manca una
condizione di procedibilità, lo dichiara di ufficio con sentenza → la situazione contemplata è
quella che dagli atti emergono subito le condizioni per prosciogliere l'imputato (favor rei).
Si riconoscono due macrocategorie di forme di proscioglimento,
• in fatto: si riconosce l'insussistenza del fatto storico e dunque l’innocenza piena dell’imputato
(è più vantaggioso per l’imputato)
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• in diritto: nel secondo si riconosce che il processo è male instaurato (meno vantaggiose
perché non entrano nel merito).
Gerarchia delle formule di proscioglimento, quelle in fatto precedono quelle in diritto:
• il fatto non sussiste (quell'accadimento storico in realtà non esiste)
• L’imputato non ha commesso il fatto
• che il fatto non costituisce reato → il fatto è stato commesso, ma esiste una causadi
giustificazione o manca una componente della fattispecie diversa dalla condotta;
• non è previsto dalla legge come reato ovvero che il reato è estinto → risulta infondata l’ipotesi
giuridica formulata dall’accusa es. depenalizzazione di quel reato;
• manca una condizione di procedibilità → querela, proscioglimento meno vantaggioso perché il
giudice non si esprime sul tema della colpevolezza.
→ Nei gradi di impugnazione il 129 è applicabile d’ufficio, dunque si deroga all’effetto
parzialmente devolto dell’appello e al carattere di giudizio di legittimità della cassazione.
7. Art. 129 II.: Quando ricorre una causa di estinzione del reato ma dagli atti risulta evidente che il
fatto non sussiste o che l'imputato non lo ha commesso o che il fatto non costituisce reato o non
è previsto dalla legge come reato, il giudice pronuncia sentenza di assoluzione o di non luogo a
procedere con la formula prescritta → tiene conto della gerarchia tra cause di proscioglimento,
offre una risposta al problema dei rapporti tra formule di proscioglimento.
- Se concorrono due possibili cause assolutorie, una meno favorevole e una più favorevole
(quella che tocca il tema della colpevolezza), come ad es. l'asserto reato è estinto ma dagli atti
risulta evidente che il fatto non sussiste o che l'imputato non l’ha commesso.
→ In applicazione del favor rei il legislatore dà la priorità la proscioglimento del merito → si
stabilisce però una regola istruttoria tale per cui la prova circa la sussistenza del presupposto per
il proscioglimento nel merito deve poter essere facilmente constatata dagli atti.
- L’imputato può sempre rinunciare ad avvalersi della causa di estinzione del reato per ottenere
una causa più favorevole, nel merito (ratio del favor rei), perché quella formula di
proscioglimento non dissolve un alone di sospetto.
L’art. 129 è richiamato nell’ambito del patteggiamento: con il patteggiamento l'imputato chiede
che gli sia applicata una determinata pena senza andare al dibattimento, il giudice fonda il
proprio convincimento sugli atti di indagine.
- Prima di applicare la pena il giudice dovrà verificare che sussista la responsabilità
dell’imputato (nulla poena sine iudicio), ma in realtà manca una norma che preveda
espressamente che il giudice accerti la responsabilità.
- È l’art. 129 che impone al giudice di verificare se non sussistono circostanze di fatto e di diritto
che portano al proscioglimento, se esse sussistono il giudice non deve irrogare la pena su
richiesta delle parti.
Le invalidità
L'atto processuale è perfetto se risulta conforme alla fattispecie prefigurata dal legislatore
Le invalidità sono degli errori nell’applicazione della norma.
Possiamo distinguere:
• errores in procedendo, vizi processuali ossia difetti operativi
• errores in iudicando, errori attinenti all'applicazione di norme sostanziali.
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I vizi processuali si hanno quando l’atto processuale si discosta dalla sua fattispecie legale (nel
processo penale tutti gli atti sono a forma vincolata)
- Partendo dalla nozione di fattispecie legale, ossia il complesso degli elementi necessari e
sufficienti al prodursi di un determinato effetto giuridico: si dirà che l’atto conforme alla fattispecie
è valido ed efficace, mentre la mancanza di elemento prescritto non dovrebbe a rigore consentire il
prodursi di effetti.
-Tuttavia l'ordinamento non decreta l'invalidità e l’inefficacia di tutte le difformità, perché alcune
sono considerate irrilevanti sul piano processuale: si parla a riguardo di mere irregolarità, sanzione
disciplinare.
- La differenza tra invalidità e irregolarità è legata al principio di tassatività delle invalidità: per
parlare di invalidità, essa deve essere espressamente prevista dal legislatore, cioè deve esserci una
precisa prescrizione legislativa che sanziona quella violazione di forma con l'invalidità.
- Quasi mai però l’atto invalido è del tutto inefficace, perché prevalgono ragioni di economia
processuale: per il principio di conservazione degli atti imperfetto, l’atto invalido produce effetti
precari, che potranno essere travolti dalla declaratoria di invalidità, con la quale verranno meno gli
effetti ex tunc.
- Tuttavia potrebbe anche intervenire una sanatoria dell'atto: l'invalidità può essere fatta valere
entro un determinato termine, decorso il quale l’atto è sanato, è valido → essa dunque consolidano
gli effetti dell’atto.
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- In tale classe figura l'inosservanza di una serie di opzioni che concerne: giudice, p.m.,
indagato, altre parti private, difensori, citazione in giudizio della persona offesa e del
querelante:
Art 178 cpp: È sempre prescritta a pena di nullità l'osservanza delle disposizioni concernenti:
a) le condizioni di capacità del giudice e il numero dei giudici necessario per costituire i
collegi stabilito dalle leggi di ordinamento giudiziario
b) l'iniziativa del pubblico ministero nell'esercizio dell'azione penale e la sua partecipazione al
procedimento
c) l'intervento, l'assistenza e la rappresentanza dell'imputato e delle altre parti private nonché la
citazione in giudizio della persona offesa dal reato e del querelante.
Classificazione secondo il regime di trattamento:
Le nullità di ordine generale sono:
• Assolute (art. 179): si caratterizzano per la loro insanabilità fino alla sentenza definitiva.
- Sono rilevabili d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento.
- sono insanabili
Il contenuto della categoria si ricava dall'art. 179 cpp, il quale indica tra quelle di ordine
generale le nullità assolute
Sono insanabili e sono rilevate di ufficio in ogni stato e grado del procedimento le nullità
previste dall'articolo 178 comma 1 lettera a), e quelle concernenti l'iniziativa del pubblico
ministero nell'esercizio dell'azione penale e quelle derivanti dalla omessa citazione
dell'imputato o dall'assenza del suo difensore nei casi in cui ne è obbligatoria la presenza
a) quelle riguardanti la capacità del giudice e il numero dei giudici necessari per costituire i
collegi,
b) per il p.m. sono assolute solo quelle concernenti l’esercizio dell’azione penale (spesso
modifiche all’imputazione per reato concorrente o fatto nuovo non precedute da una formale
contestazione da parte del p.m.) e le capacità e legittimazioni del p.m. (concernente l’azione
penale);
c) per le parti private, sono assolute quelle derivanti dalla omessa citazione (vocatio in
iudicium) a giudizio sia nell’udienza preliminare che nel dibattimento (vizi di notificazione);
d) per quanto riguarda il difensore, nullità assoluta rispetto all’assenza del difensore nei casi
in cui la sua presenza è obbligatoria. Nell’ambito delle indagini preliminari il difensore deve
assistere a determinati atti (ex. interrogatorio) dunque bisogna avvisare entro un termine.
Qualora il difensore previamente e debitamente avvertito non si presenti per motivi legittimi,
l'interrogatorio non è affetto da nullità assoluta. Vi sono dei momenti processuali in cui la
presenza del difensore è indefettibile, come il dibattimento, in cui il difensore di fiducia
avvertito che non si presenti deve essere obbligatoriamente sostituito dal difensore d'ufficio
→ in caso contrario il dibattimento è affetto da nullità assoluta. Il procedimento regredisce al
momento di emanazione dell’atto nullo. La nullità assoluta colpisce anche il soggetto non
abilitato all’esercizio della professione, come anche in situazioni di incompatibilità,
NB, Oltre a quelle previste dal catalogo generale, ci sono altre nullità assolute: art. 179 II.
nullità definite assolute da specifiche disposizione di legge (nullità assolute speciali) → il
codice ne conosce una sola, art. 525 II la sentenza deve essere deliberata dagli stessi giudici
che hanno partecipato al dibattimento, a garanzia del principio dell’immediatezza e del
contraddittorio.
• Intermedie:
- Si individuano tra quelle che residuano dall’art. 179cpp dopo aver sottratto le nullità assolute.
- Il loro regime è dettato all’art. 180 cpp: Salvo quanto disposto dall'articolo 179, le nullità
previste dall'articolo 178 sono rilevate anche di ufficio, ma non possono più essere rilevate né
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dedotte dopo la deliberazione della sentenza di primo grado ovvero, se si sono verificate nel
giudizio, dopo la deliberazione della sentenza del grado successivo
- sono rilevabili d'ufficio
- sono sanabili in un momento anteriore alla irrevocabilità della sentenza, devono essere
dedotte entro termini perentori ma più ampi rispetto alle nullità relative
→ se il vizio dell'atto si realizza prima del giudizio le nullità non possono essere dedotte ne
rilevate dopo la deliberazione della sentenza di primo grado: la parte le deve dedurre prima
della chiusura del dibattimento, mentre il giudice è tenuto a rilevarle nel momento della
deliberazione
Ex. per quanto riguarda il p.m., sono assolute tutte le nullità che riguardano l'esercizio
dell'azione penale, sono intermedie quelle che riguardano la partecipazione del p.m., cioè gli
atti mediante i quali si realizza il contributo dialettico del pm (pareri richieste, conclusioni)
- Sono dette intermedie perché il loro regime giuridico è mediano tra quelle assolute e quelle
relative.
Le nullità speciali:
• Relative,
- si ricavano per esclusione rispetto alle categorie previste dall’art. 178
- disciplina prevista all’art 181 cpp.
- relativa e necessariamente speciale, risultando espressamente comminata dalla legge, MA non
ogni nullità speciale necessariamente relativa
- alcuni esempi sono:
‣ Omessa notificazione al difensore dell'imputato e omessa comunicazione al pm dell'udienza
preliminare ai quali non faccio seguito la comparizione della parte
‣ Omessa notifica dell'udienza preliminare alla persona offesa
- le nullità relative possono essere dichiarate soltanto su eccezione delle parti, il giudice non
può rilevare d'ufficio
- si devono attivare entro termini perentori più stringenti, scaduti questi termini le nullità sono
sanate → per evitare che il potere di eccezione delle parti venga strumentalizzato ai fini dilatori
compromettendo la durata ragionevole del processo
‣ Le nullità che riguardano le indagini preliminari, l'incidente probatorio e gli atti dell'udienza
preliminare devono essere eccepite prima che sia pronunciata la sentenza di non luogo a
procedere o il decreto che dispone il giudizio
‣ Quando manca l’udienza preliminare le nullità concernenti le indagini preliminari e l'incidente
probatorio vanno recepite subito dopo la costituzione delle parti in giudizio
‣ Per le nullità che si verificano nel giudizio le eccezioni che riguardano si convertono in motivi
di impugnazione della sentenza
Gli effetti della dichiarazione di nullità sono disciplinati dall’art. 185 cpp
Il provvedimento del giudice riveste la forma dell'ordinanza o della sentenza, ha efficacia
costitutiva e determina la caducazione ex tunc degli effetti dell'atto viziato
Triplice profilo:
• Nullità derivata: la nullità di un atto rende invalidi gli atti consecutivi che dipendono da
quello dichiarato nullo → effetto estensivo della dichiarazione di nullità.
- Affinché operi occorre che gli atti consecutivi siano legati sul piano giuridico dell'atto
dichiarato nullo da un nesso di causalità necessaria: occorre che l’atto nullo costituisca un
presupposto giuridico necessario per il successivo→ atti propulsivi, atti che spingono in
avanti il procedimento (ex. domanda, citazione, avvisi, la nullità della richiesta da rinvio a
giudizio si estende al decreto che dispone il giudizio).
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- Non sempre esiste un nesso giuridico, esso manca sempre per gli atti probatori, che sono
eventuali e dunque non precedono necessariamente gli altri.
- Può intercorrere piuttosto un nesso di natura logica da riscontrarsi in concreto: una prova
affetta da nullità vizia la sentenza che ne abbia fatto uso (non a prescindere).
• Rinnovazione: dell’intero atto nullo, Mira a ripristinare la corretta struttura formale dell'atto in
perfetto
- solo se necessaria (sempre riguardo atti propulsivi) e possibile (atto probatorio ripetibile)
- giudice gode di ampia discrezionalità;
• Regressione: del procedimento allo stato o al grado in cui è stato compito l’atto nullo, salvo si
tratti di nullità riguardante le prove.
4. Inutilizzabilità: colpisce soltanto le prove
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- Il giudice deve ricostruire il fatto sulla base delle tracce che permangono del passato: queste sono
le prove.
- Il conoscere del giudice non è un'attività di coscienza interna, ma deve essere razionalmente
controllabile.
- L’attività del conoscere giudiziale deve essere regolata dal codice, perché ci sono esigenze etiche,
riguardanti i diritti dell'individuo ed esigenze politiche, di attendibilità dell’accertamento.
→ Si parla a riguardo di legalità della prova
- il codice del 1988 ribalta l'impostazione di quello precedente, in cui si rinunciava a disciplinare
l’iter conoscitivo del giudice, vigeva il principio del libero convincimento del giudice che finiva per
sconfinare nell’arbitrio.
- Il libro III costituisce un vero e proprio sottosistema normativo, autonomo, caratterizzato da
unitarietà e portata estesa all'intero procedimento → il fatto che vi sia dedicato un intero libro
significa che il legislatore vuole mettere in risalto la materia, e superare il carattere disorganico
strumentario del vecchio codice
Il libro si apre con le disposizioni generali, che rappresentano un catalogo di principi da osservarsi
in materia probatoria, a cui seguono i titoli II e III rispettivamente dedicati a mezzi di prova e mezzi
di ricerca della prova.
• I mezzi di prova: sono volti ad assicurare la formazione della prova in sede processuale, le c.d.
prove costituite (la testimonianza, l’esame delle parti, la perizia), si caratterizzano per l'attitudine
ad offrire al giudice prove direttamente utilizzabili in sede di decisione → attenzione legislativa si
concentra sulle modalità
- queste disposizioni fanno in genere riferimento al giudice
• I mezzi di ricerca della prova: sono diretti a consentire l’acquisizione di elementi probatori
precostituiti al processo, che nascono fuori dal processo e che bisogna introdurre all’interno di
esso (atti fondati sulla sorpresa, perquisizione, intercettazioni, sequestri), non sono di per sé fonte
di convincimento ma rendono possibile acquisire tracce dotate di attitudine probatoria (sommarie
informazioni)
- spesso disposti durante le indagini
- con queste disposizioni il legislatore si riferisce all’autorità giudiziaria → attenzione legislativa
si concentra sulle modalità di individuazione ed ingresso nel processo degli elementi preesistenti.
- queste prove hanno natura non ripetibile → confluiscono in un fascicolo, il fascicolo del
dibattimento: perchè il giudice potrà fondare su di esso il suo convincimento
La sfera di operatività delle disposizioni del libro terzo costituisce un'importante questione. Sono
applicabili anche in fase di indagini?
• Le disposizioni generali devono senz’altro applicarsi tanto nella fase di matti mentali che nella
fase preliminare, entro i limiti consentiti dalla natura e dalle finalità delle indagini, perché esse
dettano dei principi etici che devono necessariamente valere anche durante le indagini (divieto di
usare tecniche lesive della libertà del soggetto - divieto di torturare le persone chiamate a rendere
una dichiarazione → art. 188 c.p.p.)
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• La disciplina dei mezzi di prova si applica solo alla fase dibattimentale, perché si tratta di
conoscenze destinate a formarsi in sede di contraddittorio, la cui natura è nettamente distinta dalle
omologhe attività del p.m. mediante una differente nomenclatura (accertamenti tecnici vs perizie,
individuazioni vs ricognizioni, assunzione di infima vs testimonianze);
• La disciplina dei mezzi di ricerca della prova si applica alle indagini, e anzi, è specificamente
rivolta ad esse: si riferisce a mezzi di prova che si formano durante le indagini preliminari perché
sono atti per loro natura irripetibili.
Disposizioni generali
Distinguiamo usano l’esempio della testimonianza:
• Fonti di prova: soggetto
• Elementi di prova: testimonianza
• Risultati di prova: conclusione che il giudice trae dall’elemento di prova
Ammissione
1. Art. 190 I. cpp, il diritto di prova:
Le prove sono ammesse a richiesta di parte. Il giudice provvede senza ritardo con ordinanza
escludendo le prove vietate dalla legge e quelle che manifestamente sono superflue o irrilevanti.
- Opera nella fase dell’ammissione, le parti esercitano il loro diritto alla prova chiedendo che una
prova si ammessa: il giudice è sfornito di potere istruttorio
→ Norma bandiera del sistema accusatorio: ribalta l’impostazione del vecchio sistema, in cui era
il giudice ad andare alla ricerca della prova;
Casi in cui la prova non è ammissibile:
• Prove vietate dalla legge: ovvero quelle prove per cui esiste un espresso divieto in ordine al
soggetto o all'oggetto della prova, oppure in ordine alla procedura di acquisizione della stessa
→ derivano dall'esigenza di proteggere valori extra processuali come i diritti di libertà, e valori
processuali come il bisogno di garantire l'attendibilità dell’accertamento
• Prove irrilevanti: non pertinenti all’oggetto di prova
• Prove superflua: quando mirano a dimostrare un argomento dimostrato da altre prove già
ammesse , prove sovrabbondanti
Ex. Documenti anonimi
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pericolo della fragilità e/o dell'usura psicologica collegata alla eventualità di reiterate deposizioni
sugli stessi temi, cui si aggiunge specialmente nel caso di procedimenti per delitti di criminalità
organizzata anche l'esigenza di evitare che queste persone siano esposte a ripetuti rischi o disagi
personali.
La valutazione
1. Art.192, valutazione (“peso”) della prova: Il giudice valuta la prova dando conto nella
motivazione dei risultati acquisiti e dei criteri adottati.
- Si recepisce il principio del libero convincimento del giudice, con esclusivo riferimento al
momento della valutazione e non anche ai momenti anteriori del procedimento probatorio.
- Dunque tale valutazione può avere ad oggetto solo le prove legittimamente ammesse ed
acquisite e dunque utilizzabili.
- Il momento valutativo deve essere assistito dal principio di legalità, perché il libero
apprezzamento non può sfociare in arbitrio: il giudice deve pertanto dare conto dei risultati
acquisiti e dei criteri adottati per valutare le prove (razionalità dell’itinerario conoscitivo).
- Raccordo tra il momento valutativo e la motivazione → funzione eso- ed endo-processuale,
controllo esterno da parte dell'opinione pubblica ed interno delle parti.
La storia del principio del libero convincimento è segnata da due gravi equivoci.
• Il primo riguarda la diffusione di una concezione irrazionale del principio, che vi sarebbe una
discrezionalità incontrollata e incontrollabile.
- Invece, gli elementi di prova devono essere valutati secondo le comuni regole della logica,
della scienza e dell’esperienza. Infatti, ex 192.1 il giudice deve motivare il giudizio sul fatto
dando conto dei risultati acquisiti e dei criteri adottati.
• Il secondo riguarda la libertà del giudice, che è stata intesa come espressione di un potere
refrattario a qualsiasi limitazione normativa (ammettendo anche prove inutilizzabili).
Infatti, il libero convincimento si può dispiegarsi soltanto sulle prove che la legge consente di usare
(validità delle prove).
- Delicati problemi riguardano la valutazione della perizia o della prova scientifica, ad es. prova
DNA prova decisiva.
- Vi è il pericolo che il giudice, non avendo le conoscenze tecniche, non sarebbe più lui a decidere,
ma un soggetto che non sempre offrono le necessarie garanzie di indipendenza.
- L’unico rimedio passa attraverso un percorso di crescita intellettuale dei magistrati, che li porti ad
una cultura dei criteri (non impossibile cultura tecnica)
L’art. 192 prevede due espresse eccezioni al principio del libero convincimento:vengono dettate
dalle regole di valutazione.
Di regola, il giudice non è vincolato a nessun parametro se non quello della razionalità nel valutare
le prove, ma per due categorie probatorie il legislatore circoscrive la sfera del libero convincimento
dettando due cautele, il rispetto delle quali deve comparire in motivazione.
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Inutilizzabilità
Art. 191, prove illegittimamente acquisite: si tratta della quarta specie di invalidità prevista dal
codice: l'inutilizzabilità, sanzione processuale dedicata esclusivamente alle prove.
- Le prove devono essere raccolte seguendo l’iter probatorio, ossia tutte quelle attività volte
all’ingresso, formazione e valutazione della prova, che è normativamente disciplinato, specialmente
nella fase c.d. oggettiva, della raccolta, dell'ammissione e dell’acquisizione probatoria, e di quella
soggettiva della valutazione.
- questa forma di invalidità priva di efficacia persuasiva quelle prove
- A tutela di questo principio è posta l’inutilizzabilità della prova: questa figura sanziona le prove
acquisite in violazione di regole che disciplinano le modalità di ammissione (an), cioè l’ingresso
della prova in processo, e le modalità di assunzione (quomodo) della prova → principio di legalità
della prova, prove contra legem.
- Tale categoria è stata prevista per l'inadeguatezza delle tradizionali specie invalidità, a causa
dell'istituto della sanatoria che consentiva l’ingresso della prova valida.
- L’inutilizzabilità mira a sfornire di attitudine probatoria la prova invalida e quindi far sì che non
possa essere utilizzata dal giudice.
Regime giuridico: le prove acquisite in violazione dei divieti stabiliti dalla legge non possono essere
utilizzate. L’inutilizzabilità è rilevabile anche di ufficio in ogni stato e grado del procedimento. →
regime analogo a quello delle nullità assolute.
Ulteriore distinzione:
• Inutilizzabilità assoluta: queste prove non possono essere mai utilizzate
• Inutilizzabilità relativa: queste prove non possono essere usate solo in determinate condizioni, o
in determinati sedi (ex. dichiarazioni autoindizianti art 63 cpp)
acquisire documenti anonimi. Il giudice deve dichiarare inammissibile l’entrata di tali prove in
processo. In questo modo si restringe l’ambito di applicazione dell’art. 191.
- non è suscettibile di sanatoria
- oltre a l'inutilizzabilità generale, ve ne sono altre previste da specifiche disposizioni di legge
disseminate all’interno del codice, che collegano l'inutilizzabilità a particolari violazioni di norme
che regolano l'iter probatorio.
• Si parla a riguardo di inutilizzabilità speciale: l’inutilizzabilità non riguarda solo l’an, ma anche
regole che attengono al quomodo, alle modalità di formazione della prova. Ex. Intercettazioni
Art. 63, l'inutilizzabilità va a colpire le modalità di formazione della prova, si colpisce il fatto che
l'autorità procedente non abbia adottato le forme dell’interrogatorio;
Dall’art. 191 discende che il divieto probatorio stabilito “dalla legge” deve trovare la propria fonte
in ambito legislativo (fonte primaria!)
- Ci si riferisce solo alla legge processuale o anche ad altra fonte legislativa (soprattutto legge
penale sostanziale e la Cost.)?
- Si ritiene che l'inutilizzabilità abbia carattere processuale e dunque non possa discendere da una
norma sostanziale e in specie da una fattispecie incriminatrice perché si parlerebbe a quel punto di
prove illecite.
Le prove illecite, ossia raccolte con un’azione vietata da una fattispecie incriminatrice (reato), non
rientrano nel 191
- Ma se la valutazione di ammissione della prova si basa solo su norme processuali allora una prova
acquisita con un reato dovrebbe essere ammessa
- Proprio perché investono un fenomeno processuale, le valutazioni di invalidità non possono essere
dedotte da fonti che non regolano il processo.
Esempio: testimonianza resa rilevando, senza giusta causa, un segreto professionale: sul piano
sostanziale il silenzio costituisce un atto dovuto (622 c.p.), sul piano processuale è oggetto di una
mera facoltà (200) → testimonianza penalmente illecita e processualmente valida.
- Non si può qualificare come inutilizzabile il materiale probatorio conseguito a prezzo della
commissione di un reato.
- Affinché tali prove siano bandite dalla scena del processo non basta che l’attività di ricerca e
ammissione abbia violato regole del diritto penale, ma la valutazione di ammissibilità utilizza criteri
squisitamente processuali e dunque è necessario che sia il codice di rito ad imporre espressamente
l’esclusione delle prove ottenute con azione illecita
Le prove incostituzionali, ossia ottenute attraverso modalità, metodi e comportamenti realizzati “in
dispregio dei fondamentali diritti del cittadino” (prassi: soprattutto art. 13-15 C.).
- Alcuni ritengono che anche la violazione della Cost. non avrebbe ricadute nel processo
analogamente alla prova illecita → questo parallelismo costituisce un punto debole: qui si parla di
subordinazione gerarchica di una fonte inferiore ad una superiore.
- Inoltre, dove la struttura della norma costituzionale è sufficientemente completa per poter valere
come regola di casi concreti, essa deve essere utilizzata direttamente da tutti i soggetti
dell’ordinamento giuridico.
- Per queste ragioni, l’opinione più diffusa e convincente è nel senso che il giudice debba dichiarare
inutilizzabili le prove incostituzionali.
Operatività dell'art. 191: la giurisprudenza aveva per un lungo tempo sostenuto che la sanzione
dell'inutilizzabilità non operasse in fase di indagine.
- In particolare il quesito si era posto rispetto all'inutilizzabilità rispetto alle intercettazioni, cioè per
quelle informazioni non utilizzate nel dibattimento ma solo a fini cautelari.
- Questo orientamento è stato sconfessato dalle Sezioni Unite, dunque oggi l'inutilizzabilità opera
anche in fase d’indagine e colpisce tutti i risultati consuntivi formati illegittimamente. Vi sono
infatti i mezzi di ricerca della prova che si formano proprio in fase di indagine.
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2. Si seguono gli schemi tipici di nullità: la propagazione del vizio dipende dal fatto che fra l’atto
nullo ed i successivi possa ravvisare un nesso di dipendenza (185.1). Non ogni prova scoperta
grazie ad una conoscenza inutilizzabile è invalida. Si devono distinguere due gruppi di prove:
• quelle che possono essere disposte liberamente, gratuitamente, cioè non subordinate ad alcun
requisito, ad es. il p.m. non ha bisogno di giustificare la convocazione in procura di una persona
informata sui fatti → dichiarazioni rilasciate da quella persona sono valide.
• quelle che la legge àncora a presupposti, ad esempio si può mettere sotto controllo un telefono
soltanto se vi sono gravi indizi di reato, quindi la legge aggancia certe prove alla necessaria
sussistenza di informazioni pregresse, informazioni cd. utilizzate nel senso giuridico → il
fondamento dell’intercettazione è viziato e quindi ne consegue l’invalidità.
La prova viziata è inutilizzabile anche in bonam partem? È preferibile distinguere in base
all’interesse di volta in volta salvaguardato. Se l’inutilizzabilità obbedisse esclusivamente
all’esigenza di proteggere determinati diritti dell’imputato, il giudice potrebbe effettivamente
usare la prova favorevole. Se invece dipendesse da una radicale mancanza di attendibilità, allora
la prova sarebbe inutilizzabile.
La testimonianza
La disciplina della testimonianza è racchiusa nel libro III sulle prove, nei mezzi, che mirano alla
funzione della prova nel processo.
- Essa ha un contenuto narrativo, cioè è una prova dichiarativa, il cui oggetto è descritto dall’art.
194.
- Il testimone è esaminato sui fatti specifici e pertinenti all’oggetto di prova (altrimenti si tratterebbe
di testimonianza non rilevante)
- Le domande possono estendersi anche alle circostanze il cui accertamento è necessario per
valutare la credibilità del testimone.
- La dinamica complessiva dell'escussione testimoniale segue uno sviluppo ternario:
• Esame diretto: riservato alla parte che ha introdotto la prova, volta ad avvalorare le proprie
affermazioni sui fatti di causa;
• Controesame: dedicato alle domande che la controparte ha la facoltà di porre al fine di incrinare
l'attendibilità (fase eventuale);
• Riesame: dove la parola torna a chi aveva cominciato per permettergli di risollevare, tramite
nuove domande la tesi indebolita dal controesame (fase eventuale).
→ il giudice vigila sul corretto andamento
Art. 196, capacità a testimoniare: Ogni persona ha la capacità di testimoniare. Qualora, al fine di
valutare le dichiarazioni del testimone, sia necessario verificarne l'idoneità fisica o mentale a
rendere testimonianza, il giudice anche di ufficio può ordinare gli accertamenti opportuni con i
mezzi consentiti dalla legge
→ spetta a tutti, cd. principio di universalità dell’obbligo testimoniale, anche ai minori e degli
infermi di mente o alcolizzati cronici. Starà al giudice valutare l'attendibilità.
- tutela meno forte che nel caso rispetto ai coimputati, dove non si perde mai l’incompatibilità
c) il responsabile civile e la persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria;
≠ La persona offesa può essere citata come testimone: la parte civile non è incompatibile
Questo crea una forte asimmetria nel rapporto fra la parte civile e l’imputato: la parte civile
potrebbe essere costretta a rendere dichiarazioni pregiudizievoli, ma l’obbligo di dire la verità
finisce per rendere le dichiarazioni della parte civile più credibili rispetto a quelle dell’imputato.
d) coloro che nel medesimo procedimento svolgono o hanno svolto la funzione di giudice, pubblico
ministero o loro ausiliario, nonché il difensore che abbia svolto attività di investigazione difensiva e
coloro che hanno formato la documentazione delle dichiarazioni e delle informazioni assunte
3-bis. L'inosservanza delle disposizioni di cui al comma 3, lettere a) e b), rende inutilizzabili le
dichiarazioni rese dalla persona interrogata. In mancanza dell'avvertimento di cui al comma 3,
lettera c), le dichiarazioni eventualmente rese dalla persona interrogata su fatti che concernono la
responsabilità di altri non sono utilizzabili nei loro confronti e la persona interrogata non potrà
assumere, in ordine a detti fatti, l'ufficio di testimone
63
→ dichiarazioni autoindizianti (art 63): se nel corso di un esame il testimone rilascia delle
dichiarazioni autoindizianti le autorità devono interrompere l’esame e le dichiarazioni rese sono
utilizzabili solo nei confronti di terzi
3. Art. 201 segreto d’ufficio: disciplina analoga a quella dettata per la facoltà di astensione dei
titolari di un segreto professionale risulta estesa anche ai pubblici ufficiali, ai pubblici impiegati
ed agli incaricati di un pubblico servizio, con la variante che ad essi compete non tanto la facoltà,
quanto “l’obbligo di astenersi dal deporre” su fatti conosciuti per ragioni del loro ufficio “che
devono rimanere segreti”
- se il soggetto infrange il segreto d'ufficio la prova non sarà utilizzabile perché ha violato
l'obbligo di non deporre prescritto dal codice di procedura penale
- Anche a questo proposito sono fatti salvi, tuttavia, i casi in cui tali soggetti “hanno l’obbligo di
riferirne all’autorità giudiziaria, sicché si deve ritenere che, in simili eventualità (ad esempio
nelle ipotesi di denuncia obbligatoria ex art. 331).
4. Art. 497.2 bis deroga l’obbligo di declinare le generalità: gli ufficiali ed agenti di polizia (anche
stranieri), i dipendenti dei servizi segreti, nonché le persone di cui si siano avvalsi nel corso di
un’operazione sotto copertura, non indicano le generalità autentiche, ma quelle di copertura.
Questo protegge l’agente dal rischio di ritorsioni e garantisce che possa essere impiegato anche
in futuro.
Consentendo la testimonianza anonima, si rende più difficile l’esercizio del diritto della difesa,
perché la testimonianza difficilmente può essere inquadrata in un contesto.
Inoltre, l’audizione dell’agente infiltrato si svolge secondo modalità che indeboliscono il
contraddittorio, perché l’esame è quasi obbligatoriamente a distanza e il viso dell’agente viene
schermato. La Corte di Strasburgo finora l’ha accettata, però chiedendo che almeno il giudice
abbia conoscenza delle generalità autentiche.
→ l'ufficio testimoniale prevale: se qualcuno domanda di sentirla in tale abito la parte civile sarà
esaminato come testimone, se nessuno le chiede la testimonianza potrà, se vuole, sottoporsi
all'esame
MA
La scelta dell’imputato di sottoporsi all’esame o meno non è del tutto libera dal punto di vista delle
conseguenze difensive perchè se ha reso nel corso dell’interrogatorio delle dichiarazione e nel
dibattimento si rifiuta di sottoporsi ad un esame quando richiesto dall’altra parte le dichiarazioni
rese nel corso dell’interrogatorio possono venire lette al dibattimento e diventare prova → art 513
Non si viola il principio del contraddittorio nella formazione della prova?
Probabilmente il legislatore ha ritenuto che in questa situazione l’imputato integri delle deroghe al
contraddittorio: nel momento in cui l’imputato non si sottopone all’esame rinuncia al
contraddittorio nella formazione della prova e quindi legittima a recuperare quanto detto
nell’interrogatorio (deroga del consenso dell’imputato al contraddittorio)
Art 195: regole sulla testimonianza indiretta →si applica solo all’esame delle parti eventuali, perchè
solo l’imputato può riferire informazioni apprese da altri tacendone la fonte; e solo lui può riferire
notizie confidenziali di cui sia venuto a conoscenza dal titolare di un segreto professionale o di
ufficio.
Dopo l’esame dei testimoni, periti e consulenti tecnici, vengono esaminate le parti che ne abbiano
fatto richiesta o che vi abbiano consentito (art. 503) → presupposto è il consenso.
Art. 501. Esame dei periti e dei consulenti tecnici
1. Per l'esame dei periti e dei consulenti tecnici si osservano le disposizioni sull'esame dei testimoni,
in quanto applicabili.
1.bis Almeno sette giorni prima dell’udienza fissata per il suo esame, il perito autorizzato ai
sensi dell’articolo 227, comma 5, deposita in cancelleria la propria relazione scritta. Nello
stesso termine la parte che ha nominato un consulente tecnico deposita in cancelleria
l’eventuale relazione scritta del consulente.
1-ter. Fuori dai casi previsti al comma 1-bis, la parte che ha chiesto l’esame di un consulente
tecnico deposita l’eventuale relazione almeno sette giorni prima l’udienza fissata per
quell’esame.
→ non diventano prove scritte ma questi esami scritti servono a rendere più efficace la loro
testimonianza perchè hanno competenze tecniche che non hanno il giudice e le parti
2. Il perito e il consulente tecnico hanno in ogni caso facoltà di consultare documenti, note scritte e
pubblicazioni, nonché le relazioni depositate ai sensi dei commi 1-bis e 1-ter, che possono essere
acquisite anche di ufficio.
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Indagini preliminari
Disciplinate dal libro V del codice
- Si tratta della prima fase del procedimento (non del processo)
- Affidata alla gestione del pm con l’ausilio della p.g
- Il giudice interviene solo incidentalmente: l'intervento del giudice è solo eventuale.
- La finalità delle indagini è quella di consentire al p.m. di raccogliere elementi necessari a decidere
se esercitare l'azione penale oppure se chiedere l’archiviazione.
L’art. 326 cpp: p.m. e p.g. svolgono nell'ambito delle proprie attribuzioni le indagini necessarie per
le determinazioni inerenti all'esercizio dell’azione penale.
- L’aspetto importante dell’art. 326 sta in ciò che non dice: le indagini servono solamente
all’esercizio dell’azione penale, NON al dibattimento e alla deliberazione della sentenza: le indagini
preliminari stanno fuori dal processo.
- Le indagini dunque non servono a raccogliere gli elementi di prova.
- Constatato che al termine delle indagini vi è la sostenibilità dell’ipotesi accusatoria, il p.m. chiede
rinvio a giudizio, che contiene l'imputazione.
La conseguenza di questo assetto predisposto dal nostro legislatore:
• natura preprocessuale delle indagini
• il destinatario delle attività di indagine non può definirsi imputato, ma solo persona sottoposta
alle indagini;
• non si acquisiscono prove, ma solo elementi di prova (ed è per questa ragione, che il legislatore
attribuisce nomi diversi agli atti di indagine → testimonianza è nelle indagini assunzione di
informazioni da persone che possono riferire circostanze utili alle indagini)
La struttura della fase delle indagini preliminari è influenzata dalle sue finalità.
Poiché gli atti di indagine non sono destinati ad assumere rilevanza in sede decisoria, gli atti si
caratterizzano per:
• l’informalismo (la forma è posta a presidio delle garanzie, e dunque assume valenza durante il
processo),
• l'unilateralità, gli atti di indagine sono compiti unilateralmente dal p.m., ed è molto ridotto il
numero di attività da compiersi in presenza del difensore.
Basandoci sul postulato secondo il quale le indagini preliminari stanno fuori dal processo e servono
solo per formulare l’imputazione
→ Nel 1988 le indagini preliminari erano concepite come una fase che “non conta e non pesa”,
prevedevano una documentazione ridotta all'osso, non tutelavano i bisogni di prova dell'indagato
⇒ È intervenuta la Corte costituzionale con tre clamorose decisioni nel 1992 abbattendo la diga che
separa le indagini dal dibattimenti poiché praticamente tutte le informazioni raccolte affluiscono al
dibattimento e possono esservi usate.
Nel biennio 1999-2001 viene costituzionalizzato il principio del contraddittorio nella formazione
della prova e ricostruita la barriera fra indagini e dibattimento, ma al contrario di quanto si possa
pensare il legislatore non torna indietro, al contrario continua a rinforzare i diritti dell’indagato
Anche se nelle indagini preliminari in linea di massima non si raccolgono prove utilizzabili per
l'emanazione della sentenza dibattimentale….
• ci sono comunque molte eccezioni: ex. alcune sentenze dibattimentali possono basarsi
sull’interrogatorio quando il soggetto si rifiuta di rilasciare dichiarazioni durante il processo
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• Sugli atti formati nella fase preliminare si celebrano riti speciali, uno dei quali (giudizio
abbreviato) può condurre anche a condanne molto severi
• sulla base del materiale raccolto vengono disposti atti che incidono pesantemente sui diritti di
libertà: Sulla base di tali informazioni il giudice impone misure cause cautelari e autorizza le
intercettazioni ecc..
• la fase preliminare può avere ripercussioni pesanti sulla posizione lavorativa, sulla reputazione,
sulla vita sociale della persona che vi è sottoposta.
• Un altro aspetto su cui è intervenuta la Corte costituzionale è l’obbligatorietà dell’azione penale:
la scelta di spostare in avanti rispetto al modello processuale anteriore l'esercizio dell'azione
penale, facendo nel punto di arrivo della fase preliminare, non può comportare che tutto quanto
precede quel momento sia sottratto al principio di legalità → occorre diagnosticare il Principio
della completezza delle indagini con lo scopo di garantire che la domanda di archiviazione sia
giustificata dalle carenze nelle investigazioni (e non dall'effettiva infondatezza della notizia di
reato) e di scongiurare un esercizio apparente dell’azione penale
- Come abbiamo visto la disciplina delle prove si estende agli atti di indagine
- Non si giustifica più la limitazione dello spazio della difesa durante le indagini→ si introduce la
disciplina investigazioni difensive
Investigazioni difensive
- dopo moltissime polemiche a causa dello squilibrio tra accusa, che poteva investigare in tutta la
fase preliminare, e difesa che non aveva anche alcun potere investigativo nel 2000 furono
configurate le investigazioni difensive
- L’indagine privata si distingue da quella pubblica dal fatto che il pm si trova in una posizione di
forza e può compiere alcuni atti che la difesa non può compiere, e dispone inoltre della polizia
giudiziaria
- il pm è una parte, ma anche un organo pubblico quindi non può trascurare elementi favorevoli alla
persona sottoposta alle indagini, al contrario l'avvocato ha lo scopo di individuare elementi di prova
esclusivamente in favore del proprio assistito, e quindi non è obbligato a comunicare elementi a
favore
- Con le modifiche introdotte nel 1999 l’udienza preliminare cresce e il giudice che la governa viene
chiamato ad esercitare valutazioni penetranti, che spingono fino al punto di valutare le circostanze
di reato e di effettuare il relativo giudizio di comparazione.
- Per instaurare il giudizio abbreviato non occorre più il consenso del p.m., cosicché l’imputato
diventa titolare di una sorta di diritto potestativo: il processo si può chiudere senza dibattimento
all’interno dell’udienza preliminare con una sentenza sul merito (condanna/proscioglimento) →
Perciò le investigazioni devono essere svolte in modo esaustivo, a tal punto da poter reggere un
accertamento sul merito dell’imputazione.
Notizia di reato
Le indagini prendono avvio con l'iscrizione della notizia di reato nell'apposito registro, chiamato
appunto registro delle notizie di reato (art. 335 c.p.p.) custodito presso l'ufficio del p.m.
- (se l’acquisisce la p.g) La polizia comunica al p.m. gli elementi essenziali “del fatto”, non “del
reato”.
- Il p.m. è tenuto ad iscrivere al registro delle notizie di reato immediatamente dopo aver acquisito
la notizia di reato.
- Contestualmente va annotato anche il nome della persona alla quale il reato è stato attribuito; se
parte contro ignoti, il nome dovrà essere iscritto non appena risulti (335.1).
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- È dall'iscrizione nominativa del reato che iniziano a decorrere i termini, in particolare i termini di
conclusione delle indagini preliminari (405.2).
Definizione di notizia di reato: (fino alla lege cartabia non c’era un una definizione del codice) art
335 cpp: il pm iscrive immediatamente nell’apposito registro “ogni notizia che gli perviene o ha
acquisto di propria iniziativa: notizia contenente la rappresentazione di un fato determinato e non
inverosimile riconducibile in ipotesi ad una fattispecie incriminatrice”…
- P.m. e p.g. possono ricevere le notizie, ma possono anche svolgere attività di ricerca della notizia
di reato
- Questa possibilità però viene criticata perché andrebbe secondo alcuni in collisione con il
principio di legalità e di obbligatorietà dell’azione penale, visto le discrezionalità che si annidano
inevitabilmente.
- Si intende comunque che in questa specie di “pre-indagine” non possono essere compiuti gli atti
che comportano una compressione di diritti costituzionalmente garantiti, per i quali la notizia di
reato deve essere già stata acquisita.
Ex. Quindi il p.m potrà ascoltare una persona informata sui fatti, non potrà disporre una
perquisizione o un sequestro.
Cosa fa scattare l’obbligo di iscrizione? Non sono notizie di reato le c.d. non-notizie o pseudo
notizie: rappresentazioni di fatti palesemente leciti, manifestamente inverosimili perché contrari a
leggi logiche o scientifiche o per inconciliabilità con fatti noti. Simili informative non vanno iscritte
nel registro ex art. 335, ma confluiscono nel c.d. modello 45, perché non si cestinano ma va
verificato che appartengano effettivamente a quella categoria di notizie di reato.
Le notizie di reato non rientrano nell’ambito degli atti processuali, dunque non si applica la
disciplina del codice (nullità, invalidità).
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Ex. inizialmente la p.g. poteva eseguire rilievi sulle cose esposte al rischio di modificazioni soltanto
quando il p.m. non poteva intervenire tempestivamente, oggi anche quando “non ha ancora assunto
la direzione delle indagini”.
- Con l’obbligo di notificazione al p.m. il legislatore fa si che esso si può “impadronire” del caso e
di assicurare la “tenuta” della disciplina sui termini della fase preliminare (di competenza del p.m.).
PM
• Una volta investito il p.m. può indagare personalmente
• Nel dirige le indagini il p.m. dispone direttamente della p.g. → art. 109 C., dipendenza
funzionale della p.g. dal magistrato inquirente. Tale vincolo si traduce nel potere di impartire
direttive alla p.g. e delegare determinati atti di indagine.
≠ La direttiva indica indirizzi generali dell’investigazione ed obiettivi da raggiungere, mentre la
delega incarica di un atto specifico restringendo i margini di manovra della polizia, affidandole
compiti meramente esecutivi.
• Il p.m. compie ogni attività necessaria ai fini delle indagini preliminari, ma svolge anche
accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini (358): ciò
sembra mettere in discussione il ruolo di parte del p.m., ma in realtà la norma non significa che
svolge attività di difesa, ma che il p.m. deve estendere la propria attenzione anche ad elementi che
possono scagionare l'indagato, altrimenti l’accusa sarebbe poco solida perché agevolmente
confutabile della difesa. Le funzioni di p.m. sono esercitate nel rispetto delle norme del libro I.
P.G.
• Anche l’interrogatorio ed i confronti a cui partecipi la persona sottoposta alle indagini possono
essere commissionati alla p.g., l’indagato però deve essere libero e l’assistenza del suo difensore è
obbligatoria (370.1).
• Quando procede su delega la p.g. deve applicare le disposizioni sui diritti difensivi e sulla
verbalizzazione che varrebbero per gli atti del p.m.
• Anche dopo l’intervento del p.m. la p.g. può continuare a svolgere attività di propria iniziativa.
- Corte costituzionale e legislatore sono ulteriormente intervenuti prevedendo che in vari casi l’atto
potrà essere recuperato nel dibattimento anche se compiuto dalla p.g. → p.m. dirige le indagini,
però non è più il dominus indiscusso immaginato nel 1988 e nemmeno un controllore giuridico (a
parte alcune ipotesi).
Il g.i.p. è un magistrato del tribunale nel cui circondario è stato commesso il reato, appartenente
all'apposita sezione istituita presso il tribunale ordinario. Sulla base degli stessi criteri si individua
anche il g.u.p., che non può mai essere la medesima persona fisica del g.i.p., causa di
incompatibilità perché il g.i.p. è chiamato a decidere in merito agli indizi di colpevolezza (es.
applicazione di una misura cautelare), quindi è un giudice pregiudicato.
Soggetti privati
• persona sottoposta alle indagini: titolare delle medesime garanzie che l’art. 60 riconosce
all’imputato;
• persona offesa: titolare dell’interesse protetto dalla norma giuridica violata, come ausiliario della
funzione di accusa.
- Quanto al contenuto si ritiene che sia quello prescritto per le denunce di pubblica provenienza.
Divieto delle denunce anonime: anonima è la denuncia che non sia possibile attribuire ad un
soggetto determinato, sottoscritta con un nome di fantasia o non firmata.
- Il divieto che risponde ad elementare principio di civiltà giuridica, perché non si possono
attribuire reati su segnalazione di chicchessia.
- Tuttavia per quanto non sia classificabile come notizia di reato e non può dare avvio alle
indagini, deve essere comune annotata in un registro diverso, modello 46, perché può essere
usata come spunto di attività investigativa.
- Il difensore non ha l’obbligo di denunciare reati dei quali abbia conoscenza nel corso delle
indagini difensive.
2. Referto: denuncia che va obbligatoriamente presentata da chi esercita una professione e
abbia prestato la propria assistenza in un caso che possa presentare i caratteri di un delitto per il
quale si debba procedere d’ufficio.
- Obbligo penalmente sanzionato che deve prevalere anche sul segreto professionale.
- Non deve tuttavia essere osservato quando la presentazione del referto esporrebbe la persona
assistita al procedimento penale, art. 365.2 c.p.p., perché in caso contrario il diritto all’assistenza
sanitaria di chi abbia commesso un reato subirebbe una intollerabile restrizione (es. prestare
assistenza a persone che non hanno il permesso di soggiorno, dovere deontologico di prestare
assistenza a chi ha bisogno).
3. Condizioni di procedibilità: una delle caratteristiche dell'azione penale è l'ufficiosità (il libro la
chiama così?), cioè il fatto che venga esercitata senza che sia necessaria la domanda di parte.
- Per alcuni reati il legislatore prevede che l'esercizio dell’azione sia subordinato al realizzarsi
della condizione di procedibilità, che coincide con una dichiarazione di volontà di un soggetto
privato o pubblico - che non contrasta con l’obbligo di esercizio dell’azione penale, che non ha
carattere assoluto, ma sta a significare la legalità processuale, cioè che il p.m. esercita l’azione
quando sussistano i requisiti stabiliti dalla legge, senza spazi di discrezionalità.
- Il p.m. può non esercitare l’azione quando la legge glielo concede: come nel caso delle
condizioni di procedibilità.
- Peraltro il legislatore non ha mano libera nel sottoporre l’azione penale a condizioni, dunque
ciò può avvenire solo quando si fondi nella tutela di interessi alternativi all’esigenza di dare
attuazione alla legge penale.
- Le condizioni di procedibilità non sono notizie di reato, a meno che non sia il primo atto con
cui il p.m. viene a conoscenza del reato.
- Altre volte la notizia si acquisisce attraverso altre fonti, in tal caso l’assenza della condizione di
procedibilità non impedisce l’avvio delle indagini., ma si tratterà di indagini sottoposte ad un
regime restrittivo.
- La sua iniziativa produce comunque l’effetto di provocare una sentenza da parte e giudice
(l’azione penale è irretrattabile, il procedimento si avvia dunque si deve concludere con una
decisione del giudice): se questi si rende conto che manca la condizione di procedibilità riscontra
un vizio processuale e dunque emana una sentenza di non doversi procedere → proscioglimento
in diritto.
Le condizioni di procedibilità sono: querela, istanza, richiesta, autorizzazione a procedere.
• querela: istituto disciplinato dal c.p. Si tratta di una dichiarazione con cui la persona offesa,
ossia il titolare dell'interesse protetto dalla norma penale violata, manifesta la volontà che il
p.m. proceda in ordine ad un fatto di reato che la legge penale vieta di perseguire in assenza di
querela, art. 336 c.p.p.
- La differenza rispetto alla denuncia si riscontra tanto sul piano dei contenuti che degli effetti:
la denuncia è una semplice dichiarazione di scienza, la querela è sì una dichiarazione di
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I termini
La fase delle indagini è sottoposta a rigide scansioni temporali, termini perentori, scaduti i quali
scatta la sanzione dell'inutilizzabilità per gli atti di investigazione tardiva, o l'eventuale
avocazione delle indagini da parte del procuratore generale, per superare gli stalli e l’inerzia del
p.m.
- La previsione dei termini risponde a diverse esigenze:
• ridurre, in ottemperanza al principio della ragionevole durata del processo, i tempi dell’indagine
preliminare;
• contenere i costi umani che essa comporta per chi è sottoposto; il processo reca di per sé un
pregiudizio per la persona sottoposta alle indagini,
• garantire l'osservanza del principio di obbligatorietà fissando in anticipo il momento nel quale
dovranno essere attivati i controlli di tipo gerarchico e giurisdizionale.
- I termini sono indicati dall’art 405 cambiato dalla legge cartabia: allungamento tempi
dell’indagine in ottica dell’accelerazione del processo: Il termine è di sei mesi, se si procede per una
contravvenzione e di un anno e sei mesi se si procede per taluno dei delitti indicati
- in determinati casi tassativi l’indagine può arrivare a 2 anni. Superato il limite, gli atti investigativi
diventano inutilizzabili (407.3)
- La legge cartabia inoltre accentua poteri di controllo del giudice del rispetto dei termini da parte
del pm
- Decorrono dal momento in cui la notizia di reato viene iscritto il nome della persona alla quale è
attribuito il reato nel registro (può coincidere con l’iscrizione della notizia di reato ma anche no.
- Se è necessaria la querela, l'istanza o la richiesta di procedimento, il termine decorre dal momento
in cui queste pervengono al pubblico ministero.
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- Si tratta di un dies a quo problematico, perché da un lato la notizia di reato non si manifesta
sempre con chiarezza → ma quando si eseguono verifiche di natura amministrativa, tributaria,
contabile; ma anche in ambienti di criminalità organizzata e terrorismo si parla di notizia di reato a
formazione progressiva.
- Il lasso di tempo tra la ricezione della notizia di reato e l'inserimento nel registro può essere ampio
e cioè tanto per ragioni fisiologiche, (es. quando la notizia di reato sia stata ricevuta dalla p.g.,
anche se in ogni caso ciò deve avvenire di regola senza ritardo, termine elastico affinché la p.g.
svolga le sue indagini) tanto patologico, quando la p.g. non comunichi al p.m. la notizia o quando
via sia un'omissione da parte del p.m., che potrebbe tenere questo comportamento a causa del
sovraccarico nelle procure.
→ ciò causa spesso ritardi
Bisogna pertanto analizzare i rimedi previsti dal codice dal codice rispetto a questa fase di stallo.
Ci si è chiesti in particolare se il g.i.p. nel momento in cui si rendeva conto che la notizia di reato
non era stata iscritta nel tempo necessario nel registro e dunque era già scaduto il tempo delle
indagini (→ inutilizzabilità degli atti di indagine), potesse retrodatare l'iscrizione della notizia di
reato e quindi il termine iniziale di decorrenza delle indagini preliminari al momento in cui
l'iscrizione avrebbe dovuto essere effettuata
→ Le Sez. Un. hanno negato questo potere del g.i.p., ritenendo che siano poteri solo tassativi.
L’istituto risponde a due esigenze:
1. formare la prova nel dibattimento è possibile solo se il dibattimento non dista troppo dal fatto
(oralità e contraddittorio);
2. le investigazioni non sono una fase neutra (ripercussioni sulla reputazione).
NB. Riforma cartabia: il gip può retrodatare se l’iscrizione era stata omessa ingiustificatamente
La riforma Orlando del 2017 ha ritenuto opportuno disciplinare le ipotesi di stallo, imponendo al
p.m. di chiedere l'archiviazione o esercitare l'azione penale entro un ulteriore termine di tre mesi
dalla scadenza del termine massimo comprensivo delle proroghe.
Accadeva infatti che il termine decorresse, ma il p.m. non facesse proseguire l’iter: Per disciplinare
le ipotesi in cui il p.m. ha compiuto le indagini ma poi si è fermato e non ha richiesto un atto
conclusivo
- si è previsto che raggiunti i termini massimi egli dovrà darne comunicazione tempestiva al
procuratore generale presso la Corte d’appello e questi dovrà disporre l’avocazione con decreto
motivato, svolgerà le indagini e formulerà le sue richieste entro trenta giorni dal decreto di
avocazione (unico modo in cui la procura generale può svolgere le indagini).
Rimedio dell’avocazione nella prassi non funziona perchè le procure generali non sono strutturate
per svolgere le indagini → queste avocazioni non erano attivate
La legge cartabia: il legislatore af anca al rimedio dell’avocazione il controllo del gip dandogli
poteri, apre delle nestre giurisdizional
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Art. 335-quater
1. La persona sottoposta alle indagini pu chiedere al giudice di accertare la tempestivit
dell’iscrizione nel registro di cui all’articolo 335 della notizia di reato che la riguarda e del suo
nome, con richiesta di retrodatazione, che indichi, a pena di inammissibilit , le ragioni che la
sorreggono e gli atti del procedimento dai quali desunto il ritardo
2. La retrodatazione disposta dal giudice quando il ritardo inequivocabile e non giusti cato
3. La richiesta di retrodatazione deve essere proposta, a pena di inammissibilit , entro venti giorni
da quello in cui la persona sottoposta alle indagini ha avuto facolt di prendere conoscenza degli atti
che dimostrano il ritardo nell’iscrizione
4. La richiesta proposta al giudice che procede o, nel corso delle indagini preliminari, al giudice
per le indagini preliminari
6. Salvo che sia proposta in udienza, la richiesta depositata presso la cancelleria del giudice, con la
prova dell’avvenuta noti cazione al pubblico ministero. Il pubblico ministero, entro sette giorni,
pu depositare memorie e il difensore del richiedente pu prenderne visione ed estrarne copia.
Entrambe le parti hanno facolt di depositare ulteriori memorie entro i sette giorni successivi.
Decorso tale ultimo termine, il giudice, se ritiene che non sia necessario un contraddittorio orale,
provvede sulla richiesta; altrimenti, ssa la data dell’udienza in camera di consiglio, dandone avviso
al pubblico ministero e al difensore del richiedente. All’udienza, il pubblico ministero e il difensore
sono sentiti se compaiono. La decisione adottata con ordinanza
8. In caso d’accoglimento della richiesta, il giudice indica la data nella quale deve intendersi iscritta
la notizia di reato e il nome della persona alla quale il reato stesso attribuito
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Art 406 I (modificato dalla legge Cartabia) Il contiene l'indicazione della notizia di reato e
pubblico ministero, prima della scadenza, può l'esposizione dei motivi che la giustificano.
richiedere al giudice, per giusta causa quando 2. La proroga non può essere autorizzata per
le indagini sono complesse, la proroga del più di una volta, né per un tempo comples-
termine previsto dall'articolo 405. La richiesta sivamente superiore a sei mesi.
Atti di indagine
La disciplina degli atti tipici è contenuta prevalentemente nel titolo III del libro III dedicato alle
prove e non nel V dedicato alle indagini → sono collocati lì per sottolineare l'impatto sul
dibattimento perché costituiscono i mezzi di ricerca della prova.
Nel libro V sono regolate le attività investigative del pm assimilabili ai mezzi di prova.
Il legislatore riserva a queste attività investigative, i cosiddetti atti omologhi di indagine, una
definizione diversa rispetto a quella attribuita ai corrispettivi mezzi di prova:
- la perizia, ossia la prova scientifica, si trasforma in accertamento tecnico del p.m.,
- la ricognizione nella individuazione,
la testimonianza nella assunzione di sommarie informazioni
- l’esame dell’imputato nell’interrogatorio;
- solo il confronto mantiene la stessa denominazione nei diversi contesti.
Tre diversi atti hanno la funzione di ricevere le dichiarazioni della persona sottoposta alle indagini:
interrogatorio, sommarie informazioni raccolte dalla polizia giudiziaria, dichiarazioni spontanee.
Della p.g.
Oltre a svolgere le funzioni investigative nel periodo di tempo che va dal reperimento della notizia
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di reato alla comunicazione al p.m., la p.g. continua a svolgere attività d’indagine autonome, in
attesa delle direttive del p.m. (dominus delle indagini).
- Specifico compito della p.g. è raccogliere ogni elemento utile alla ricostruzione del fatto e
all'individuazione del colpevole, procedendo alla ricerca di cose e tracce attinte al reato, alla
conservazione dei luoghi e alla ricerca di persone informate sui fatti.
- La p.g. può avvalersi di persone con competenze scientifiche, c.d. ausiliari della p.g., diversi dal
consulente del p.m. e dal perito nominato dal giudice (ormai spesso anche la stessa p.g. ha soggetti
al suo interno specializzati in queste attività)
- Dopo l'intervento del p.m., la p.g. deve svolgere specifici atti delegati dal p.m. (c.d. attività
delegata di indagine) e eseguire le direttive impartite dal p.m. (c.d. attività guidata), inoltre
svolge di propria iniziativa tutte le successive indagini necessarie rispetto ad elementi emersi
successivamente.
- L’attività di indagine della p.g. può essere:
• tipica, cioè coincidere con gli atti investigativi espressamente regolati dal libro quinto
(identificazione della persona nei cui confronti si solve l'inganno e persone informate, sommarie
dichiarazioni delegato, sommarie dichiarazioni delle persone informate, perquisizioni in flagranza
di reato, acquisizione di plichi e corrispondenza, accertamenti tecnici, spesso atti irripetibili)
• Ci si chiede se possa svolgere anche un'attività atipica, cioè non disciplinata dal codice. La
risposta è affermativa, le indagini atipiche possono essere ad esempio:
- il pedinamento elettronico (attività investigativa innominata)
- riprese visive (senza audio, perchè altrimenti sarebbero riconducibili alle intercettazioni)
effettuate di nascosto dalla polizia
- captatori informatici, cd. trojan virus (basta il vuoto degli art. 348 e 189 per ritenere legittime
queste pratiche come dice la Cassazione).
Il problema si pone quando queste attività atipiche risultino lesive di diritti inviolabili
dell’individuo → compatibilità sul piano costituzionale, secondo una certa giurisprudenza, il
compimento di questa attività comporta l’inutilizzabilità degli atti di p.g., come nel caso di
videoriprese domiciliari di comportamenti non comunicativi.
L’attività atipica non può trasformarsi in atti per aggirare l’osservanza della legge per quanto
riguarda gli atti tipici
La presa di contatto tra pg e indagato può avvenir e in 4 diverse forma:
Identificazione: atto tipico attraverso il quale la polizia accerta l'identità di una persona
Le sommarie informazioni dalle persone che possono riferire circostanze utili: sono l’ptto
omologo alla testimonianza
Interrogatorio
Compiuto dall’ufficiale di pg su delega del pm → interrogatorio delegato
Consentito solo se l’interrogato è assistito dal difensore e in libertà
Sommarie informazioni dalla persona nei cui confronti vengono svolte le indagini:
Quando la pg agisce di sua iniziativa non può eseguire l’interrogatorio ma un’altro istituto che è un
atto simile all’interrogatorio, che però viene eseguito dalla p.g. di iniziativa.
La disciplina delle modalità del colloquio tra p.g. e indagato è dettata dall’art. 350:
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I. Gli ufficiali di polizia giudiziaria assumono, con le modalità previste dall'articolo 64, sommarie
informazioni utili per le investigazioni dalla persona nei cui confronti vengono svolte le indagini
che non si trovi in stato di arresto
→ Le informazioni vanno assunte con le modalità indicate dall’art. 64, avviso del diritto al silenzio
di deposizioni su fatto altrui, ma non si richiama e dunque non si applica l’art. 65, cioè la
contestazione dell’addebito → dunque si parla di quasi interrogatorio.
Possono essere ricevute solo da ufficiali (non da agenti), solo se l’indagato non si trovi in stato di
arresto o di fermo né sia stato allontanato d’urgenza dalla casa familiare, solo in presenza del
difensore.
II. Prima di assumere le sommarie informazioni, la polizia giudiziaria invita la persona nei cui
confronti vengono svolte le indagini a nominare un difensore di fiducia e, in difetto, provvede a
norma dell'articolo 97 comma 3.
III. Le sommarie informazioni sono assunte con la necessaria assistenza del difensore, al quale la
polizia giudiziaria dà tempestivo avviso. Il difensore ha l'obbligo di presenziare al compimento
dell’atto.
IV. Se il difensore non è stato reperito o non è comparso, la polizia giudiziaria richiede al pubblico
ministero di provvedere a norma dell'articolo 97, comma 4.
La principale differenza tra interrogatorio delegato e quasi interrogatorio sta sul piano
dell’utilizzabilità dibattimentale: per volontà del legislatore le dichiarazioni assunte dalla p.g.
nell’ambito dell’interrogatorio delegato possono acquisire il valore di prova in dibattimento, mentre
le sommarie informazioni raccolte su iniziativa della p.g. sono limitate solo a sondare l'attendibilità
del dichiarante, utilizzo in negativo, non sono utili a fondare il convincimento del giudice come
prova piena
Spontanee dichiarazioni:
Art 350 VII. La polizia giudiziaria può altresì ricevere dichiarazioni spontanee dalla persona nei cui
confronti vengono svolte le indagini, ma di esse non è consentita la utilizzazione nel dibattimento,
salvo quanto previsto dall'articolo 503 comma 3.
→ L’indagato si rivolge alla p.g. per rendere spontanee dichiarazioni: possono provenire anche da
persona ristretta nella libertà, sia dinanzi agenti che ufficiali di p.g. e senza il difensore, senza i
preventivi avvisi di cui all’art. 350.1 e 2→ cadono tutte le garanzie. La caratteristica fondamentale,
ossia di non essere “provocate”, fonda una disciplina molto leggere sul piano dei diritti difensivi.
- Non assumono valore di prova nel dibattimento ma negli altri riti (abbreviato, patteggiamento)
- possono essere rilasciate anche davanti al p.m. (guarda giù)
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Del p.m.
Anche l’attività del p.m. può svolgersi in forme tipiche o atipiche.
Le sommarie informazioni dalle persone che possono riferire circostanze utili: sono l’atto
omologo alla testimonianza
Interrogatorio
Guarda pag 31
DIFFERENZA con pg è: la presenza dell’avvocato non è obbligatoria, il soggetto ha il diritto di
avvalersene oppure no, il pubblico ministero può procedere all'interrogatorio dell'arrestato o del
fermato
Invito a presentarsi per quegli atti che richiedo la presenza dell’indagato (anche confronto o
un’individuazione non solo interrogatorio): Art 375 cpp
Il pubblico ministero invita la persona sottoposta alle indagini a presentarsi quando deve procedere
ad atti che ne richiedono la presenza.
2. L'invito a presentarsi contiene:
a) le generalità o le altre indicazioni personali che valgono a identificare la persona sottoposta alle
indagini;
b) il giorno, l'ora e il luogo della presentazione nonché l'autorità davanti alla quale la persona deve
presentarsi;
c) il tipo di atto per il quale l'invito è predisposto;
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Dichiarazioni spontanee
art. 374 cpp: I. Chi ha notizia che nei suoi confronti sono svolte indagini, ha facoltà di presentarsi al
pubblico ministero e di rilasciare dichiarazioni.
- le garanzie rispetto all'interrogatorio sono minori: anche senza il difensore
II. Quando il fatto per cui si procede è contestato a chi si presenta spontaneamente e questi è
ammesso a esporre le sue discolpe, l'atto così compiuto equivale per ogni effetto all'interrogatorio.
In tale ipotesi, si applicano le disposizioni previste dagli articoli 64, 65 e 364.
- La persona indagata può apprendere in qualsiasi maniera di essere sottoposta ad indagini →
l'istituto in questione è destinato quindi a sopperire alle formalità di una vera e propria
convocazione, ma non significa che il pubblico ministero sia obbligato a rivelare dettagli
dell’indagine.
- Il pubblico ministero può semplicemente limitarsi a raccogliere le dichiarazioni spontanee ma, può
accadere che valuti in positivo l'opportunità di contestare all'indagato il fatto, e quindi si applica
la disciplina dell'interrogatorio, con le guarentigie di cui agli articoli 64, 65
- Conseguenza immediata dell'applicabilità delle norme sull'interrogatorio consiste nel fatto che le
dichiarazioni potranno in tal caso essere utilizzate per le contestazioni a norma dell'articolo 503
L'incidente probatorio
- può essere richiesto soltanto dal pm e non dalla pg sia nella fase dell’indagini dinanzi al gip , ma
anche nella fase dell’udienza preliminare
- Nasce per quelle prove che ho sono raccolte subito, fin dall'indagini preliminari pure scompaiono
(persona in fin di vita).
- L’incidente probatorio è una specie di parentesi, un frammento del futuro Dipartimento trapiantato
all'interno della fase investigativa
- I casi in cui si può ricorrere sono tassativi
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2. Informazione di garanzia
È possibile che nel corso delle indagini il p.m. debba compiere un atto a cui il difensore
dell’indagato ha diritto di assistere (interrogatorio, ispezione, confronto, accertamento tecnico
irripetibile, perquisizione, sequestro, prelievo coattivo di campioni biologici). In questo caso, alla
persona sottoposta alle indagini e alla persona offesa deve essere inviata la informazione di
garanzia, contenente
• l’indicazione delle norme di legge che si assumono violate;
• l’indicazione della data e del luogo del fatto (non la sua descrizione, neppure in termini
sommari);
• la comunicazione del diritto di accedere al registro delle notizie di reato;
• l’invito a esercitare la facoltà di nominare un difensore di fiducia
- L’informazione di garanzia va inviata per posta, in plico chiuso raccomandato con ricevuta di
ritorno.
- Il mancato invio all’indagato determina la nullità di ordine generale dell’atto investigativo
garantito (lesione del diritto di difesa).
- L’informazione di garanzia deve essere inviata solo quando deve compiere un atto investigativo
garantito (testo originario prevedeva in qualunque momento): la modifica lascia emergere una crisi
di identità funzionale dell'istituto, ma che in concreto si è rivelato più dannoso della reputazione
dell'indagato che favorevole all’esercizio del diritto di difesa.
→ Finché l'indagato non conosce dello svolgimento delle indagini a suo carico, l'opinione pubblica
non sa, mentre quando arriva l'informazione di garanzia cade anche i segreto investigativo esterno.
- La reputazione del soggetto è compromessa, pertanto il legislatore ha cercato di limitare i casi in
cui il p.m. invia questa informazione.
- Tuttavia questa previsione ha leso in qualche modo il diritto di difesa.
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Spicca, in particolare, il riferimento alla nomina del difensore d'ufficio e l’indicazione dei diritti che
la legge riconosce alla persona sottoposta alle indagini (369 bis co.2).
5. Archiviazione
Possibilità che l'indagato ne abbia conoscenza solo quando le indagini si concludono nel caso di
archiviazione, quindi quando il pm non intende esercitare l’azione penale
Guarda giù
Si noti come tutti questi modi con cui l’indagato può venire a conoscenza delle indagini a suo carico
non garantiscono che l’indagato in concreto sia effettivamente informato
Garanzia nelle indagini preliminari, che devono essere bilanciate con l’efficace svolgimento delle
indagini:
1. nomina del difensore, la persona sottoposta ad indagine deve essere assistita nel corso della fase
investigativa da un avvocato difensore (almeno uno e massimo due).
L’art. 369- bis introdotto nel 2001 prevede che al compimento del primo atto a cui il difensore ha
diritto di assistere, e comunque prima dell’invito a presentarsi per rendere interrogatorio, il p.m.
deve a pena di nullità notificare alla persona sottoposta alle indagini la comunicazione della
nomina del difensore d’ufficio.
Questa comunicazione deve contenere l'informazione della obbligatorietà della difesa tecnica nel
processo penale, il nominativo del difensore d'ufficio, l'indicazione della facoltà di nominare un
difensore di fiducia, l'indicazione delle condizioni per l’ammissione al patrocinio a spese dello
Stato.
2. l’assistenza del difensore, il diritto alla difesa tecnica può esplicarsi per prima cosa
nell’assistenza del difensore agli atti investigativi della polizia giudiziaria o dal p.m., per
controllare il rispetto delle regole processuali. Nelle indagini infatti la funzione della difesa non
fa altro che tutelare le forme previste dal codice di rito, ma non partecipa alla formazione degli
atti
3. svolgimento di investigazioni difensive, anche con l’ausilio di investigatori privati
4. attraverso la presentazione di memorie e richieste al p.m. (367) o al giudice (121) per le
indagini preliminari. L'assistenza del difensore agli atti è posta a presidio della regolarità formale
e dei diritti fondamentali dell'individuo.
5. Gli atti compiuti in fase di indagini devono essere depositati, il che è funzionale alla
conciliabilità di essi e dunque a rendere effettivo il diritto di difesa. I verbali degli atti compiuti
da p.m. e p.g. sono depositati nella segreteria del p.m. entro il terzo giorno successivo al
compimento dell'atto, con facoltà per il difensore di esaminarli ed estrarne copia nei cinque
giorni successivi.
- Per quanto riguarda un atto coperto da segreto il deposito sarà posticipato alla conclusione delle
indagini. Anche il deposito in segreteria degli atti può essere procrastinato dal p.m. con decreto
motivato per gravi motivi sino ad un massimo di 30 gg.
- Il deposito ha una funzione diversa a seconda che il difensore fosse o meno presente: nel primo
caso permette al difensore di verificare la correttezza della documentazione prodotta; nel
secondo gli consente di apprendere e controllare ex post i contenuti. Al difensore è notificato
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Il codice distingue gli atti di indagine classificati sotto il profilo del diritto di difesa in:
• Atti che l’indagato conosce perché li vive in prima persona, ad esempio le sommarie
informazioni che la p.g. raccoglie da lui sul luogo e nell’immediatezza del fatto.
• atti cui il difensore ha l’obbligo di presenziare, come l’interrogatorio o il confronti a cui
partecipi l’indagato, quando sono eseguiti dalla p.g. su delega del p.m, le sommarie informazioni
che la p.g. raccoglie dall’indagato.
• atti a cui il difensore ha diritto di assistere con diritto a ricevere un preventivo preavviso del
loro compimento. Rispetto agli atti del p.m. il difensore con preavviso è previsto per
l'interrogatorio, ispezione e confronto. Il difensore deve essere preavvisato almeno 24 ore prima.
A queste regole si può derogare nei casi di assoluta urgenza. Nel caso in cui il difensore che
debitamente avvisato non si presenti senza addurre un legittimo impedimento, l’atto può essere
validamente compiuto senza necessità di sospendere o rinviare l'esecuzione né di designare un
sostituto del difensore, perché il diritto di assistere all’atto non significa obbligatoria presenza del
difensore (che viene raramente prevista dal codice, es. sommarie informazioni dall’indagato).
• atti a cui il difensore ha diritto (non obbligo) di assistere senza preavviso, atti c.d. a sorpresa,
senza che l’indagato venga avvisato perché altrimenti perderebbero di efficacia. Questi atti tra
quelli del p.m. sono la perquisizione o il sequestro.
- La difesa è garantita perché il p.m. mentre pone in essere questi fatti chiede alla persona
sottoposta a indagine se è già assistita dal difensore, in mancanza dev’essere designato un
difensore d’ufficio.
- L’indagato qualora sia presente al compimento dell’atto deve essere avvertito della facoltà di
farsi assistere dal difensore, ma secondo giurisprudenza consolidata il p.m. e la p.g. non hanno
uno specifico dovere di sospendere o ritardare l’esecuzione fino all’arrivo del difensore, la cui
facoltà di assistere sarebbe da intendere subordinata alla condizione di pronta reperibilità.
Caso speciale è l’ispezione, dove il preavviso è dovuto, ma potrebbe andare a ledere l’efficacia
investigativa. Infatti l’art. 364.5 permette di ometterlo quando vi è ragione di temere che le tracce
o gli altri effetti materiali del reato possano essere alterati. Qui ricadono anche alcuni atti urgenti
quali gli accertamenti della polizia e l’apertura del plico disposta dalla p.g. su autorizzazione del
p.m.
• atti a cui il difensore non ha diritto di assistere, ciò vale per l’assunzione di informazioni dalle
persone che possono riferire circostanze utili ai fini dell'indagine, per l’interrogatorio
dell'imputato, perché chi assiste non è il difensore dell’indagato ma della persona che sta
rendendo dichiarazioni (ossia il difensore del coimputato) → atti coperti dal segreto (329.1). Il
segreto non si può protrarre oltre alla chiusura delle indagini preliminari, in particolare, l’atto che
realizza una completa discovery è l’avviso di conclusione delle indagini (415 bis). A questa
disciplina “statica” se ne affianca una “dinamica”, che regola manovre correttive chiamate
segretazione e desegretazione.
‣ Attraverso la prima viene prolungato il regime di riserbo che avvolge un atto. Il p.m. la può
disporre quando l’imputato lo consente o quando la conoscenza dell’atto può ostacolare le
indagini riguardanti altre persone (329.3 lett. a)). Il p.m. può pure con decreto motivato vietare
alle persone di comunicare a terzi (ad es. al difensore che stia conducendo un’investigazione
privata) i fatti e le circostanze oggetto dell’indagine di cui abbiano conoscenza. Il divieto non
può durare più di due mesi e la sua violazione è penalmente sanzionata (379 bis c.p.). Tutti gli
atti vengono emessi dal p.m., soluzione discutibile, perché vi sono due interessi in conflitto
(l’efficacia investigativa ed il diritto di difesa): la decisione di sacrificare il secondo viene presa
dal titolare del primo.
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‣ La seconda compete anche al p.m., però la decisione di consentire la pubblicazione di atti che
pure sarebbero segreti o comunque non pubblicabili viene infatti presa quando è necessaria per
la prosecuzione delle indagini (329.2).
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b) l'enunciazione, in forma chiara e precisa, del fatto, delle circostanze aggravanti e di quelle che
possono comportare l'applicazione di misure di sicurezza, con l'indicazione dei relativi articoli di
legge;
→ chiarezza evita l'ambiguità, dunque è necessario esporre le circostanze del fatto evidenziato il
loro rilievo accusatorio e il contesto nel quale si inseriscono; la precisione richiede invece
l'esposizione di tutti i profili del fatto relativi alla condotta, mezzi esecutivi, luogo e tempo
dell'evento così che risulti impossibile confonderlo con un altro fatto.
⇒ lettere a) e b) identificano il nucleo della richiesta nell'identificazione dell'imputato e
nell'enunciazione dell’imputazione: questi sono autentici requisiti indefettibili dell’atto, in coerenza
con la loro funzione, non può esserci un processo senza imputato e ed oggetto
- L'imputazione generica infatti non consente l’effettività della difesa.
→ la loro mancanza determina nullità assoluta di tipo generale ex art. 179
- Tuttavia la giurisprudenza non è d'accordo, ritenendo che l’art. 417 lett. b non sia assistito da
alcuna sanzione e che l’atto del giudice che dichiari la nullità della richiesta di rinvio a giudizio sia
abnorme. Il meccanismo individuato dalle Sez.
- Un. per rimediare a queste falle è stato di attribuire al g.u.p. il potere-dovere di emettere
un'ordinanza motivando in fatto e in diritto l’esistenza del vizio di imputazione e sollecitando il
p.m. a provvedere.
- Solo nel caso di inerzia dell'organo di accusa il g.u.p potrà trasmettere gli atti al p.m. per un nuovo
esercizio dell’azione penale, regressione del processo alla fase delle indagini preliminari.
c) l'indicazione delle fonti di prova acquisite;
d) la domanda al giudice di emissione del decreto che dispone il giudizio;
e) la data e la sottoscrizione.
E ovviamente l’imputazione
→ questo costituisce la res iudicanda che, conclusa l'udienza preliminare, è destinata a transitare al
dibattimento e poi ad approdare alla sentenza trasformandosi in res iudicata
- a supporto della propria richiesta il pm non deve non deve decidere alcuna motivazione, ma
limitarsi all'indicazione delle fonti di prova acquisite, non del corredo degli elementi di prova
acquisiti ed adottati a supporto della propria valutazione
- a chiudere la richiesta di rinvio a giudizio e la domanda al giudice di emissione del decreto che
dispone il giudizio
- una volta formulata va depositata nella cancelleria del giudice
- con essa il pm trasmette anche il fascicolo di indagini che contiene: la notizia di reato, la
documentazione dell'indagini svolte e verbali degli atti compiuti eventualmente innanzi al gip
- la richiesta di rinvio a giudizio è nulla quando è omesso l'invio dell'avviso di conclusione delle
indagini, oppure quando avvenuto l’invio dell'avviso, l'indagato abbia chiesto entro i termini per
scritti di essere interrogato e non sia stato invitato a presentarsi (nullità speciale a regime
intermedio)
II Il pubblico ministero esercita l’azione penale o richiede l’archiviazione entro tre mesi dalla
scadenza del termine di cui all’articolo 405, comma 2, o, se ha disposto la noti ca dell’avviso della
conclusione delle indagini preliminari, entro tre mesi dalla scadenza dei termini di cui all’articolo
415-bis, comma 3 e 4.
Istituto nuovo: Diritti e facoltà dell’indagato e della persona offesa in caso di inosservanza dei
termini per la conclusione delle indagini preliminari
Art. 415-ter.
1. Salvo quanto previsto dal comma 4, alla scadenza dei termini di cui all’articolo 407-bis, comma
2, se il pubblico ministero non ha disposto la noti ca dell’avviso della conclusione delle indagini
preliminari, né ha esercitato l’azione penale o richiesto l’archiviazione, la documentazione relativa
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alle indagini espletate è depositata in segreteria, con facoltà della persona sottoposta a indagini e
della persona offesa che, nella notizia di reato o successivamente, abbia dichiarato di volere essere
informata della conclusione delle indagini, di esaminarla ed estrarne copia
→ deposito automatico risultati delle indagine perchè le parti devono capire il contenuto delle
indagini per comprendere le mosse che il pm potrebbe fare
Alla persona sottoposta alle indagini e alla persona offesa è altresì immediatamente noti cato
avviso dell’avvenuto deposito, con indicazione delle facoltà loro spettanti.
II. Quando, decorsi dieci giorni dalla scadenza dei termini di cui all’articolo 407-bis, comma 2
(termini di riflessione), non riceve la comunicazione prevista al comma 1, se non dispone
l’avocazione delle indagini preliminari, il procuratore generale ordina con decreto motivato al
procuratore della Repubblica di provvedere alla notifica dell’avviso di cui al comma 1 entro un
termine non superiore a venti giorni.
III. Se dalla notifica dell’avviso indicato al comma 1 o del decreto indicato al comma 2 è decorso
un termine pari a un mese senza che il pubblico ministero abbia assunto le determinazioni
sull’azione penale, la persona sottoposta alle indagini e la persona offesa possono chiedere al
giudice di ordinare al pubblico ministero di provvedere.
→ un’altra finestra giurisdizionale aperta dalla riforma
La richiesta di rinvio a giudizio costituisce la forma ordinaria di esercizio dell'azione penale che
vale ad innescare la fase processual
MA esistono altre forme di esercizio dell’azione penal
Art 405 cpp elenca gli atti di esercizio dell’azione penale, il cui elemento comune è sempre la
formulazione dell’imputazione
1. Applicazione della pena su richiesta delle parti c.d. patteggiamento: la richiesta proviene
dall'imputato e si colloca nel corso dell'indagini preliminari, il consenso sono prestato dal
pubblico ministero deve contenere imputazione, in modo da attivare la fase processual
2. Giudizio direttissimo: l'esercizio dell'azione penale sia con l'emissione dell'atto di citazione,
contenente l'imputazione, per l'imputato libero, e con la contestazione orale dell'imputazione in
udienza per l'imputato detenuto
3. Giudizio immediato: l'atto di esercizio dell'azione è la richiesta di immediato, in cui deve
trovare posto la formulazione dell'imputazion
4. Procedimento per decreto: l'azione esercitata con la richiesta di emissione del decreto penal
Manca il giudizio abbreviato, poiché si innesta solo in udienza preliminare, cioè in una fase dove c'è
già a monte la richiesta di rinvio a giudizi
Archiviazione
Il pm deve svolgere tutte le attività necessarie al ne delle sue scelte in ordine all’azione penal
- Ha due opzione: archiviazione o esercizio dell’azione penal
- Se mancano le condizioni necessarie all’esercizio dell’azione penale manifesta la propria volontà a
non esercitare l’azione penale in ordine ad una data notizia di reato
- L’esercizio avventato dell’azione penale non è controllato: attiva il processo che si deve
necessariamente concludere con una decisione del giudice
- Richiesta di archiviazione per infondatezza della notizia di reato: la notizia di reato è infondata
quando gli elementi sono inidonei a sostenere l’accusa
Quando sono inidonei? Gli indizi che ha in mano il pm sulla base di un giudizio prognostico non
sfociano in una condanna
Quando il quadro probatorio è insufficiente o contraddittorio: (presunzione di innocenza solo
quando gli elementi sono univoci, quindi il giudice deve assolvere) il pm può richiedere
l’archiviazione oppure deve esercitare? Riforma cartabia risponde art 408 cpp Quando gli elementi
acquisiti nel corso delle indagini preliminari non consentono di formulare una ragionevole
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previsione di condanna o di applicazione di una misura di sicurezza diversa dalla confisca, il
pubblico ministero presenta al giudice richiesta di archiviazione.
→ Pm prima era legittimato a chiedere archiviazione se riteneva che il dibattimento non poteva
essere utile a colmare le lacune nelle prove → favor actionis
→ la fase delle indagini preliminari acquista sempre più importanza, tutto sembra giocarsi in questa
fase
- l'archiviazione avviene anche quando manca una condizione di procedibilità, il reato è estinto o il
fatto non è previsto dalla legge come reato
Può avvenire l’archiviazione anche per speciale tenuità del fatto
Il 131 parla di esclusione di punibilità per speciale tenuità del fatto: il giudice evita di irrogare la
sanzione penale anche se sussiste un fatto tipico di reato perchè ha una modesta capacità offensiva
(non inesistente, infatti non si può avere un proscioglimento in fatto) → in coerenza si è ritenuto
opportuno che non sei non ci sono alla pena, ma addirittura al processo
Si basa sui
• Principio di proporzionalità: manca il bisogno di pena
• Esigenza di alleggerire il carico giudiziario
In pratica però le procure non perseguono i reati bagatellari quindi si crea una cifra oscura di cui
fanno parte tutti quei reati che le procure abbandonano e che sono destinati alla prescrizione, senza
che si venga a conoscenza degli stessi
- Consentire l’archiviazione è volto a ridurre la cifra oscura dell’obbligatorietà dell’azione penale
→ i pm hanno uno strumento per chiudere il procedimento senza ledere l’obbligo di azione penale
→ si rendono chiare queste ipotesi
Come si valuta la specifica tenuità? Per ridurre la discrezionalità il legislatore detta indici legali art
133 cp
- La tenuità può essere valutata anche sulla base di condotte che seguono il reato → condotta
riparativa
Art 133 I. modificato riforma cartabia: Nei reati per i quali è prevista la pena detentiva non
superiore nel massimo a cinque anni minimo a due anni
- quando viene richiesto l'archiviazione il pubblico ministero deve darne avviso all'indagato (che
normalmente invece non viene informato) e alla persona offesa → entrambi entro 10 giorni possono
presentare opposizion
- L’indagato ha interesse ad impugnare questo tipo di archiviazione, in primis perché se ritiene di
non essere il responsabile sarà ovviamente più favorevole una sentenza di proscioglimento, che è
irrevocabile, e poi il fatto di fruire dell'archiviazione per speciale tenuità del fatto, ne precluderà la
fruizione in futuro (fruibile una sola volta
- il giudice se non è stata presentata alcuna opposizione, procede de plano se condivide la richiesta
del pm e dispone l'archiviazione con decreto motivato, in caso contrario respinge la richiesta e
restituisce gli atti al pm
- in caso in cui sia presentata opposizione ammissibile deve ssare un'udienza camerale e sentire le
parti: all’esito provvederà con ordinanza di archiviazione o di restituzione degli atti al pm
Procedimento:
- Essendo obbligatoria l’azione penale il giudice opera un controllo sulla decisione del pm di non
esercitare l’azione penale svolto dal gip
- Richiesta di archiviazione presentata al gip, al quale viene trasmesso anche il fascicolo
dell'indagini contenente la notizia di reato, la documentazione relativa all'indagini svolte
Il giudice può decidere tramite due diversi schemi:
1. Accogliere la richiesta sulla base degli atti deposti de plano → decreto motivato di archiviazione
409 comma I cpp: Fuori dei casi in cui sia stata presentata l'opposizione prevista dall'articolo
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Invalidità e controlli
Fino a poco tempo fa l'unico strumento era l'impugnazione dell'ordinanza di archiviazione mediante
ricorso per cassazione per violazione delle norme preposte a garantire l'instaurazione lo
svolgimento del contraddittorio → la persona offesa poteva impugnare l'atto nei casi in cui suo
diritto a partecipare al contraddittorio camerale fosse stato violato (ex. quando non fosse stato
avvisato della richiesta di archiviazione)
Il 2017 è stato introdotto l’art 410bis cpp:
Il decreto di archiviazione è nullo quando:
• sia stato immesso in mancanza degli avvisi alla persona offesa
• sia stato emesso prima che sia scaduto il termine assegnato all'offeso per presentare opposizione
• L'opposizione sia stata presentata, ma il giudice l'abbia ignorata, omettendo di pronunciarsi sulla
sua ammissibilità, oppure l'abbia dichiarato in ammissibile fuori dei casi previsti dalla legge
- Quanto all'ordinanza di archiviazione la nullità come l'assetto previgente e legata alla violazione
delle norme preposti a garantire instaurazione e svolgimento del contraddittorio
- Le modalità con cui gli interessati possano far valere la nullità è il reclamo entro 15 giorni dalla
conoscenza del provvedimento al tribunale in composizione monocratica
- a seguito del reclamo il tribunale procede dando avviso dell'udienza fissata 10 giorni dopo, per
dare il tempo di presentare memorie
- a quel punto il tribunale decide con ordinanza non impugnabile se reclamo è fondato e quindi
annulla il provvedimento, altrimenti può dichiarare inammissibile reclamo e confermare la
decisione impugnata
Ulteriore controllo è quello dell'avocazione delle indagini generale presso la corte d'appello
- Il caso classico di avocazione è quello in cui il pm è inerte e quindi non esercita nell'azione ne
richiede l'archiviazione nei termini previsti
- Ma può succedere che ci sia un inerzia non palese, quando il pm richiede l'archiviazione e il
giudice non accede immediatamente alla richiesta de plano → si tratta di situazioni dubbie in cui si
potrebbe nascondere un atteggiamento in attivo del pm
- Così è previsto che il gip nel momento in cui fissa l'udienza in camera di consiglio sulla richiesta
di archiviazione di avviso al procuratore generale il quale potrà disporre l’avocazione
- ex. nel caso di imputazione coatta → avocazione perchè c’è il rischio che il pm non troppo
convinto formuli un imputazione non corretta
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L'udienza preliminare nasceva udienza cartolare (paura di riproduzione del giudice istruttore,
accusatore), non ha mai funzionato nel modo in cui il legislatore si era prefisso: ci sono molte poche
sentenze di non luogo a procedere, di contro si dice che se non ci fosse probabilmente le richieste
infondate del p.m. sarebbero di più, dunque ha una sua funzione dissuasiva.
⇒ Il legislatore è intervenuto nel 1999 potenziandone il ruolo di filtro, sia in vista della sentenza di
non luogo a procedere che in vista dei riti alternativi (che si innestano proprio in questa sede, in
cui l’imputato può scegliere di rinunciare al contraddittorio dibattimentale) → l’art. 415-bis svolge
proprio una funzione propedeutica all’udienza preliminare, perché con l'instaurazione del
contraddittorio tra accusa e difesa anteriore all'esercizio dell’azione penale si assicura la
completezza delle indagini: l’indagato può sollecitare il p.m. a svolgere determinate indagini, al
fine di costituire una piattaforma probatoria in vista dei riti alternativi.
Legge Carotti sempre allo scopo di potenziare il ruolo deflattivo dell’udienza preliminare si
pongono in mano al giudice poteri istruttori: aveva concesso al giudice di ampliare il panorama
probatorio, imponendo ulteriori indagini al pm
- L’udienza preliminare può essere oggetto di rinuncia da parte dell’imputato, e costituisce altresì la
sede per domandare il giudizio abbreviato, la messa alla prova, e il patteggiamento.
⇒ L'udienza preliminare è prevista per i reati di competenza del Tribunale collegiale, della Corte
d'Assise e del Tribunale per i minorenni; nonché per i reati di competenza del Tribunale
monocratico, ma solo ove si tratti di delitti puniti con pena superiore ai quattro anni di reclusione.
- a prescindere dalla gravità del reato il sistema rinuncia all'udienza preliminare in alcune situazioni
probatorie particolarmente pregnante, tali da rendere inutile lo svolgimento: la flagranza del reato e
la confessione, che permettono la celebrazione del giudizio direttissimo, e alla evidenza probatoria
che consente al pm di domandare giudizio immediato
Lo svolgimento dell’udienza
1. (Dopo aver avvisato chi di dovuto) Si ha allora la verifica della costituzione delle parti, art.
420.
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- Vi sono tanto parti necessarie, come difensore e p.m., tanto parti eventuali, come la parte civile,
(questo è l’unico momento in cui può costituirsi).
- Se il difensore di fiducia manca, il giudice deve provvedere alla nomina a meno che l’assenza
non sia dovuta ad assoluta impossibilità di comparire per legittimo impedimento (come comune
impegno professionale), nel qual caso il giudice deve rinviare l’udienza. Ciò accade per rendere
effettivo il diritto di difesa in quanto il difensore d'ufficio è meno efficace e conosce meno gli atti
del procedimento.
2. Devono essere acquisite le eventuali prove precostituite raccolte dall'accusa della difesa che il
giudice ritenga ammissibile in quanto rilevanti, non superflue e non vietate dalla legge (ad
esempio le prove documentali)
3. L’imputato è libero di partecipare o meno, ma ha diritto a partecipare, il che rende indispensabile
verificare se la sua mancata comparizione sia realmente frutto di una libera scelta o dipenda da
altre ragioni.
- se l’imputato rinuncia espressamente a partecipare al processo, logicamente si ha la certezza
della conoscenza del procedimento a suo carico, quindi il giudice procede in sua assenza
I problemi si pongono quando l’imputato non è reperibile:
Fino alla l. 67/2014 l'ordinamento accettava il rischio che l’udienza preliminare e il dibattimento
si svolgessero all'insaputa dell’imputato.
→ Al giudice era infatti consentito procedere previa dichiarazione di contumacia dell'imputato
anche in casi di incertezza circa la volontà di presenziare o meno al processo.
- Era infatti sufficiente la probabilità che l’imputato avesse avuto effettiva conoscenza
dell’avviso di fissazione (ciò avveniva nell’ipotesi in cui l'imputato fosse risultato irreperibile).
- L’Italia è stata condannata dalla corte EDU e ha dovuto eliminare l’istituto della contumacia,
che infatti si scontra con esigenze di economia processuale perché si potrebbe svolgere l’intero
processo senza l'imputato e la sentenza di condanna non possa poi eseguirsi.
- La disciplina che risale al 2014, prevede che il processo sia sospeso (420 quater e quinquies)
quando è assente l'imputato e non vi sia la ragionevole certezza che l'imputato abbia avuto
conoscenza dell'esistenza del processo a suo carico. Solo quando questa ragionevole certezza vi
sia, il rito prosegue contro l'imputato (420 bis); viceversa non si va oltre nel processo.
Riforma elimina la sospensione, e il giudice pronuncia sentenza inappellabile di non doversi
procedere per mancata conoscenza della pendenza del processo da parte dell’imputato
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Si incide cercando di potenziare l’udienza preliminare come controllo sulla corretta formulazione
dell’imputazione, perchè se l’imputazione non è formulata correttamente, questi vizi sfociano nel
dibattimento in sentenze di proscioglimento, l’imputazione deve essere chiara e precisa altrimenti
viola il diritto di difesa
- sempre in un ottica di deflazione processuale
Ulteriore controllo: Art 423 aggiunto comma 1-bis. Se rileva che il fatto, le circostanze aggravanti e
quelle che possono comportare l’applicazione di misure di sicurezza non sono indicati
nell’imputazione in termini corrispondenti a quanto emerge dagli atti o che la definizione giuridica
non è corretta, il giudice invita il pubblico ministero a operare le necessarie modificazioni. Se la
difformità indicata permane, sentite le parti, il giudice dispone con ordinanza, anche d’ufficio, la
restituzione degli atti al pubblico ministero.
Art 421 II. Il p.m. espone sinteticamente i risultati delle indagini preliminari e gli elementi di prova
che giustificano la richiesta di rinvio a giudizio. L'imputato può rendere dichiarazioni spontanee e
chiedere di essere sottoposto all'interrogatorio, per il quale si applicano le disposizioni degli articoli
64 e 65 Su richiesta di parte, il giudice dispone che l'interrogatorio sia reso nelle forme previste
dagli articoli 498 e 499. Prendono poi la parola, nell'ordine, i difensori della parte civile, del
responsabile civile, della persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria e dell'imputato che
espongono le loro difese. Il pubblico ministero e i difensori possono replicare una sola volta.
- Nell’udienza preliminare non c'è assunzione di atti, la discussione avviene dunque sugli atti già
raccolti dal p.m. ed inclusi nel fascicolo: si escludono acquisizioni probatorie (discussione cartolare)
ad eccezione di quanto detto
III. Il pubblico ministero e i difensori formulano e illustrano le rispettive conclusioni utilizzando gli
atti contenuti nel fascicolo trasmesso a norma dell'articolo 416 comma 2 nonché gli atti e i
documenti ammessi dal giudice prima dell'inizio della discussione.
→ prima di questo momento vanno acquisite le eventuali prove precostituite raccolte dall’accusa o
dalla difesa, che il giudice ritenga ammissibili in quanto rilevanti, non superflue e non vietate dalla
legge.
- Se il giudice ritiene di poter decidere allo stato degli atti del fascicolo e sulla base di atti e
documenti ammessi prima dell’inizio della discussione (prove documentali, investigazioni
difensive), dichiara chiusa la discussione e procede subito dopo alla decisione.
- La ratio è la stessa: evitare l'elusione del principio di obbligatorietà dell’azione penale, che in
presenza di indagini lacunose sarebbe rispettato solo apparentemente (Corte cost. 190/1991).
- In questi casi dunque il g.u.p. indicherà delle nuove indagini al p.m. indicandone anche il termine.
- Questo non significa che il processo regredisce alla fase delle indagini ed infatti il giudice fissa sin
da subito la udienza preliminare successiva.
- Dà inoltre comunicazione al procuratore generale, affinché possa operare l'avocazione delle
indagini.
- Questa disposizione configura quindi una sorta di potere tutorio nei confronti del p.m., in quanto il
giudice gli si sostituisce. Ciò sembra mettere però in pericolo la terzietà del giudice, pertanto questo
potere va usato in modo oculato.
La decisione
- Dopo la chiusura della discussione il giudice deve emettere la sua decisione sulla base degli atti di
indagine e delle eventuali integrazioni disposte ai sensi dell’art. 421 bis o 422.
- L’alternativa è fra decreto che dispone il giudizio o la sentenza di non luogo a procedere.
- A questo riguardo è necessario comprendere quale sia la regola di giudizio (criterio suscettibile di
indicare sulla base dei risultati della valutazione del materiale conoscitivo raccolto quale alternativa
decisoria vada prescelta, esso dipende dal modo in cui la legge configura il thema probandum)
- Il decreto di rinvio a giudizio dovrebbe essere emesso in tutte le altre situazioni specularmente
opposte riaspetto alla sentenza di non luogo a procedere, quindi è come se dalla regola di giudizio si
sottrae se tutte quelle situazioni di cui all'articolo 425 si consente la pronuncia della sentenza di non
luogo a procedere
94
- La regola di giudizio va oltre: la valutazione del giudice consiste in una diagnosi (accertamento
del reato sulla base degli elementi conoscitivi in quel momento disponibili) e in una prognosi
(potenziale esito del dibattimento).
Riforma cartabia
Si incide sulla regola di giudizio ex art 425 III decreto di rinvio a giudizio o sentenza di non luogo
a procedere Il giudice pronuncia sentenza di non luogo a procedere anche quando gli elementi
acquisiti risultano insufficienti, contraddittori o comunque non idonei a sostenere l'accusa in
giudizio non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna.
Prima il criterio decisorio dovrebbe impegnarsi sull'utilità del dibattimento, ovvero delle superiori
risorse cognitive che solo il contraddittorio è in grado di offrire, quindi si faceva affidamento sul
dibattimento per colmare le lacune
- il giudice valutava allo stato degli atti se le lacune presenti potevano essere colmate nel
dibattimento
→ ciò portava ad un allargamento dell'ambito applicativo del rinvio a giudizio e quindi maggior
carico giudiziario
- essendo la riforma carta abbia volta ad una deflazione del carico giudiziario, non si può più fare
basare la decisione del giudice sull’affidamento sul dibattimento per colmare lacune
MA il giudice fa un giudizio allo stato degli atti
→ si spera che ci sia un maggior filtro contro le imputazioni azzardate facendo diventare la
decisione del giudice sempre più nel merito
→ rischio di anticipare a questa fase la decisione di condanna → il baricentro del processo si sta
spostando sempre di più nella fase anteriore la dibattimento
- I mezzi utilizzabili sono l’appello e quando la sentenza venga confermata a seguito di
quest’ultimo, il ricorso in cassazione.
- termine per l'impugnazione è di 15 giorni
- legittimati ad impugnare sono o il procuratore generale, e l'imputato che non sia stato prosciolto
con formula pienamente liberatoria
Revoca
- la sentenza è appellabile, ove non impugnata diventa esecutiva, ma non irrevocabile.
- La revoca costituisce una forma di impugnazione straordinaria, in quanto risulta esperibile nei
confronti della sentenza non più impugnabile in cassazione.
- Essa ha come fine non la rivalutazione degli stessi elementi conoscitivi che hanno giustificato la
pronuncia della sentenza, bensì la rimozione della sentenza qualora sopravvengano nuovi
elementi (dopo la pronuncia di sentenza; già acquisiti e ancora da acquisire) in grado di portare al
rinvio a giudizio
- La decisione sulla domanda di revoca è pronunciata in camera di consiglio con le forme dell’art.
127 e la relativa ordinanza è impugnabile in cassazione in caso di inammissibilità o di rigetto (437).
- Qualora il p.m. sia in possesso di elementi già acquisiti, debba domandare, oltre alla revoca, anche
il rinvio a giudizio.
- Se gli elementi sono ancora da acquisire, si deve allegare una domanda di riapertura delle
indagini.
- La disciplina della revoca dimostra che la sentenza di non luogo a procedere essa possiede
un'efficacia preclusiva: qualora un pubblico ministero inizi un nuovo procedimento per il medesimo
fatto attribuito al medesimo imputato, il giudice ha l’obbligo di pronunciare sentenza di non luogo a
procedere (udienza preliminare) o di proscioglimento per improcedibilità (dibattimento)
96
⇒ Si tratta dunque di un pilastro del sistema accusatorio, perché impedisce che il giudice del
dibattimento possa essere influenzato dal contenuto degli atti di indagine preliminare.
La tecnica di formulazione è fondata su di un catalogo che non censisce però direttamente i singoli
atti meritevoli di inserimento, ma li distingue in classi.
Nel dettaglio, il fascicolo del dibattimento contiene (art. 431):
• Atti di impulso processuale: gli atti relativi alla procedibilità dell'azione penale (querela);
• Atto di costituzione di parte civile
• verbali degli atti non ripetibili compiuti dalla p.g.; (irripetibilità originaria)
• verbali degli atti non ripetibili compiuti dal p.m. e dal difensore (gli atti non ripetibili sono quelli
che non possono assumersi nel contraddittorio tra le parti perché nascono irripetibili → deroga al
contraddittorio per la prova all’art. 111.5 C. oggettiva impossibilità di formare la prova nel
contraddittorio tra le parti);
• i verbali degli atti assunti nell'incidente probatorio, serve ad assumere subito le prove nella fase di
indagini con le forme del contraddittorio quando c’è il pericolo che l’oggetto di prova deperisca;
• il certificato generale del casellario giudiziario, necessità di conoscere i precedenti penali
dell’imputato, e gli altri documenti indicati nell’art. 236 (sentenze irrevocabili di altri processi o il
rapporto con il trattamento rieducativo del detenuto sottoposto ad osservazione, come le cartelle e
tenute dagli organismi pubblici del servizio sociale dove si trovano diagnosi sul soggetto).
• il corpo del reato e le cose pertinenti al reato (di regola tali oggetti sono vincolati mediante
sequestro agli scopi del processo);
• I verbali dell'incidente probatorio: l'accesso al fascicolo appartiene alla piena fisiologia del
sistema poiché la ratio originaria dell’istituto e di anticipare la formazione di prove durante la fase
delle indagini con lo scopo di salvaguardare prova al rischio di diventare irripetibili
• le parti possono concordare l'acquisizione al fascicolo per il dibattimento di atti contenuti nel
fascicolo del pubblico ministero, nonché della documentazione relativa all'attività di
investigazione difensiva, anche durante tutto il processo → patteggiamento sulla prova, deroga al
contraddittorio, per consenso (legittima costituzionalmente).
- il consenso prestato non comporta alcuna rinuncia ad esercitare il diritto al contraddittorio,
potendo comunque le parti cioè dell'assunzione in dibattimento del mezzo di prova
99
I caratteri del procedimento probatorio dibattimentale sono espressione del modello accusatorio:
essi sono:
• Il contraddittorio
• L’oralità: non segna solo la prelazione per la parola detta a viva voce ed ascoltata in udienza, ma
rimanda all'esigenza che il contraddittorio esaminando le fonti di prova non resti soffocato
dall’uso in giudizio di verbali di dichiarazioni raccolte durante le fasi preliminari.
• L’ immediatezza: entra in sinergia con i due analizzati poc'anzi poiché postula una relazione
diretta tra il giudice dibattimentale e le persone sottoposte all’esame in funzione probatoria: il
convincimento del giudice matura sulle impressioni genuine ricevute grazie al contatto con la
fonte di conoscenza, elementi che il verbale non potrebbe mai riprodurre (titubanze, espressioni,
tremori) → corollario di questo principio è l'immutabilità del giudice, ossia la necessaria identità
di composizione personale tra organo che sovrintende al dibattimento e quello chiamato ad
emettere la sentenza (a pena di nullità assoluta) e l'esigenza che quel giudice abbia assistito in
prima persona alla formazione delle prove (un’eccezione all’immediatezza è l’incidente
probatorio).
• La concentrazione: rappresenta la manifestazione temporale dell'immediatezza e impone che il
dibattimento si voglia a ritmo sostenuto e sia subito seguito dalla fase di deliberazione della
sentenza.. Per realizzarlo, sarebbe ideale la successione ininterrotta di atti compiuti in unità di
tempo e spazio, affinché il giudice possa ricordare impressioni prodotte dalla prova (→ se ciò non
fosse verrebbe meno anche il vantaggio dell’oralità): predeterminazione legale della durata del
dibattimento (che la legge vorrebbe concluso in una sola udienza).
→ profili strettamente interdipendenti.
100
- il giudice (se si tratta di collegio del presidente) emana un decreto che autorizza la citazione dei
soggetti citati e ne rende obbligatoria la comparizione
- le parti possono anche prescindere dal provvedimento autorizzativo, quando confidi nella
presentazione spontanea della persona convocata
- La citazione può essere negata solo per le testimonianze vietate dalla legge e per quelle
manifestamente sovrabbondanti, superflue o irrilevanti.
- Il provvedimento non pregiudica la decisione sulla ammissibilità delle prove che avverrà dopo
l’apertura del dibattimento → se nel corso del dibattimento emerge ex post che una prova al tempo
considerata ridondante potrebbe essere preziosa per acclarare un fatto, essa potrà essere ammessa
revocando il provvedimento di esclusione e viceversa se si dimostrasse superflua, perché un fatto è
già stato accertato, se ne potrà revocare l'ammissione.
• Liste che contengono prove precostituite come verbali provenienti da procedimenti penali diversi
rispetto a quello di cui si tratta
- l’ammissibilità di queste prove consegue al mancato tardivo deposito della lista e, ma sì chi aspira
a vedere ammessa in dibattimento la prova un po' dimenticata può eventualmente dimostrare il
carattere incolpevole dell'omissione
- ciascun interessato dopo aver verificato tramite la lista disponibile in cancelleria quali sono i piani
dell'altra parte, potrà elaborare la propria controffensiva, organizzarsi per resistere alle richieste di
prova dell'antagonista argomentandole l'inammissibilità sia nella scelta delle domande da rivolgerà
al soggetto chiamato a deporre dalla parte avversaria, sia adducendo prove contrarie
→ L’esercizio del diritto alla prova contraria è sottratto alle regole sul deposito delle liste, in
quanto ciascuna parte può ottenere la citazione di testimoni, periti e consulenti tecnici sulle
circostanze introdotte dalla controparte senza averli in precedenza indicati nelle liste
L'esordio dell'udienza non coincide con l'apertura del dibattimento, preceduta dagli atti introduttivi:
- il primo compito del giudice consiste nel controllo sulla costituzione delle parti
- appena di decadenza vanno sollevate e le questioni preliminari precluse una volta oltrepassato la
soglia del dibattimento con la dichiarazione d'apertura
- il giudice risolve il dubbio immediatamente con ordinanza
- l'onere di proporre la questione prima dell'apertura del dibattimento tende infatti ad evitare che si
trascinino a dibattimento errori procedurali commessi nell'attività precedente e in grado di condurre
alla regressione
- questo è il termine finale ad esempio per eccepire:
• l'incompetenza territoriale
• l'errata devoluzione della causa ad un giudice superiore
• per eventuali nullità relative verificatesi nella fase anteriore al giudizio (quando non ci sia
l’udienza preliminare o se riguardano il decreto di rinvio a giudizio)
• Questioni riguardanti la formazione del fascicolo per il dibattimento
Nella fase predibattimentale può intervenire una decisione giurisdizionale che anticipa l’epilogo
processuale.
Essa è affidata all’organo giudicante e si tratta dell'immediato proscioglimento dell'imputato per tre
sole cause:
• improcedibilità dell’azione penale per mancanza originaria o sopravvenuta della condizione
necessaria, non tocca il merito perché attesta la difettosa instaurazione del processo;
• estinzione del reato, assume la commissione del fatto solo in via ipotetica, in quanto anche se la
responsabilità fosse dimostrata, prevarrebbe comune la causa estintiva (ma se in concorso con
formule più favorevoli, è inibita) → declaratoria di non doversi procedere.
101
• particolare tenuità del fatto: particolarità perché viene dichiarata con declaratoria di non doversi
procedere, ossia mediante decisone sul rito, anziché di assoluzione del merito come avverrebbe al
termine del dibattimento.
In ogni caso l'imputato può rinunciare al proscioglimento anticipato: primato del favor innocentiae
dell'economia processuale.
3. Dibattimento
Il giudice dichiara solennemente aperto il dibattimento
- si svolge la fondamentale attività dell’esposizione introduttiva.
- La sua importanza si comprende facilmente considerando che il giudice non conosce nulla delle
indagini preliminari ad eccezione dell’imputazione e di quel numero limitato di atti che sono
contenuti nel fascicolo per il dibattimento.
- Allo stesso modo, il decreto che dispone il giudizio non è motivato e contiene solo la nuda
indicazione delle fonti di prova e dei fatti cui esse si riferiscono.
- Le parti devono dunque far conoscere al giudice dei temi che vogliono provare: devono esporre
l’ipotesi ricostruttiva della vicenda, i fatti e la ricostruzione che propongono, che sarà supportata
dalle prove di cui chiedono l’ammissione.
102
Riforma cartabia
495 4-ter. Se il giudice muta nel corso del dibattimento, la parte che vi ha interesse ha diritto di
ottenere l’esame delle persone che hanno già reso dichiarazioni nel medesimo dibattimento nel
contraddittorio con la persona nei cui confronti le dichiarazioni medesime saranno utilizzate, salvo
che il precedente esame sia stato documentato integralmente mediante mezzi di riproduzione
audiovisiva. In ogni caso, la rinnovazione dell’esame può essere disposta quando il giudice la
ritenga necessario sulla base di specifiche esigenze.
→ si mira a tutelare il principio di immediatezza che verrebbe compromesso quando il giudice che
decide è diverso da quello che ha assistito alla formazione della prova
Art 525: Alla deliberazione concorrono, a pena di nullità assoluta, gli stessi giudici che hanno
partecipato al dibattimento. Se alla deliberazione devono concorrere i giudici supplenti in
sostituzione dei titolari impediti, i provvedimenti già emessi conservano efficacia se non sono
espressamente revocati → caso di nullità speciale
- Il giudice poteva decidere se era necessaria o meno la riassunzione delle prove perchè riassumerle
sempre stonerebbe col principio di economia processuale → lede palesemente principio di
immediatezza
- Viene fatto una sorta di bilanciamento con il nuovo comma
103
I. Il presidente, anche su richiesta di altro componente del collegio, in base ai risultati delle prove
assunte nel dibattimento a iniziativa delle parti può indicare alle parti temi di prova nuovi o più
ampi, utili per la completezza dell'esame. Può rivolgere domande ai testimoni, ai periti, ai
consulenti tecnici, ed alle parti già esaminate, solo dopo l'esame e il controesame.
- Il giudice dunque interviene solo in via residuale, solo dopo che le parti hanno già concluso
l’esame e hanno già posto le loro domande.
- Il giudice può intervenire in due modi: o indicare dei temi che non sono stati sufficientemente
chiariti durante l'esame; oppure può egli stesso porre domande, ma solo in coda alle parti.
- Questa disciplina è stata prevista in rapporto al sistema accusatorio, ma in aula di giustizia questa
disposizione è disattesa, perché i giudici erano abituati a condurre l’esame, tende ad essere un
intervento quasi istitutivo delle parti.
Art 507 cpp Ammissione di nuove prove: Terminata l'acquisizione delle prove, il giudice, se
risulta assolutamente necessario, può disporre anche d'ufficio l'assunzione di nuovi mezzi di prova.
Potrebbe infatti accadere che le parti non adempiano adeguatamente all’onere probatorio e quindi il
giudice si troverebbe nell’impossibilità di decidere.
- il codice prevede due condizioni: l'ammissione d'ufficio è disposta solo una volta terminata
l'acquisizione delle prove introdotte dalla parti e solo se assolutamente necessario.
- L’attività del giudice assume quindi carattere accessorio e meramente integrativo,
subordinandola da un lato a quanto già emerso in via prioritaria dalle prove addotte dalle parti,
dall'altro ad un criterio assai più stretto dell'ordinario canone (art. 190, la prova viene esclusa solo
se non pertinente), perché non basta un nesso con il thema probandum, ma occorre che la prova
serva a colmare eventuali lacune rappresentative. (es. due testimoni hanno fornito versioni
contrastanti dello stesso fatto, entrambe prive di difetti logici e compatibili con i segni materiali del
reato si sarà davanti ad un dubbio probatorio. Se fosse emerso che l'episodio ha assistito anche altra
persona mai sentita, il giudice potrebbe ammetterla come nuova testimonianza).
- Diversa l'interpretazione delle Sezioni Unite, che in relazione ad alcuni casi limite, hanno stabilito
che il giudice può sostituirsi all'iniziativa delle parti, quando queste non abbiano assolutamente
adempiuto all’onere probatorio, cioè non abbiano assolutamente chiesto l’ammissione di prove.
→ Potere non integrativo, ma sostitutivo.
- In questo quadro, assume maggiore ampiezza il concetto di novità dei mezzi di prova introducibili
dal giudice: non solo elementi non emersi, ma potenzialmente ogni prova non ammessa → La
decisione si fonda sul binomio di verità e giustizia, che sembra esser fine primario del processo
tanto da non tollerare ostacoli irragionevoli (oggetto del processo penale NON è disponibile).
- Tuttavia non deve sfuggire che nel processo penale l’onere della prova grava sull'accusa: se il p.m.
non si attiva per raccogliere prove a carico, sarà lui a soccombere (regola di giudizio).
- Esercitando questo potere, il giudice è sempre più un supplente dell’inerzia della parte pubblica,
gravando con la sua attività sull’imputato.
- Questo per garantire la legalità processuale, ma a discapito della terzietà.
- Le prove vengono così raggruppate e distinte in funzione di chi ha voluto che fossero assunte: ne
segue che la difesa giocherà le sue carte solo dopo che l’accusa abbia esaurito l'escussione delle
prove a carico.
- Questa distinzione risulta fondamentale ai fini dell’esame incrociato perché consente di tenere
separato l'esame diretto, ossia l'esame della parte che ha chiesto la prova, dal controesame, condotto
dalle altre parti.
- Il codice detta la disciplina dello svolgimento dell’esame.
- l'unico mezzo di prova che sfugge rispetto a questa divisione tra prove assunte dal pm e dalla parte
è l'esame delle parti private da svolgersi ove l'interessato accetti di sottoporsi non appena esaurita
l'assunzione delle prove a carico dell'imputato
- la sua collocazione a metà evita che costui ascolti le disposizioni dei testimoni a discarico e ne
approfitti per orientare le proprie dichiarazioni
Prima dell'inizio dell’esame: art 497 II: Prima che l'esame abbia inizio, il presidente avverte il
testimone dell'obbligo di dire la verità. Salvo che si tratti di persona minore degli anni quattordici, il
presidente avverte altresì il testimone delle responsabilità previste dalla legge penale per i testimoni
falsi o reticenti
Lo invita quindi a fornire le proprie generalità → in attuazione del principio che vieta le
testimonianze anonime.
L’esame si svolge secondo la tecnica dell’esame incrociato, (art 498) ossia dell’alternarsi a ritmo
serrato delle domande rivolte direttamente a turno da ciascuna delle parti alla persona interpellata e
delle risposte date da quest'ultima al cospetto del giudice affinché un medesimo tema sia sottoposto
a verifica da prospettive antagonistiche. → immediatezza, contestualità spazio-temporale.
- La legge prevede che l’esame sia condotto in prima persona dal p.m. e dai difensori, riservando al
presidente, oltre alla direzione e alla vigilanza, soltanto poteri suppletivi.
- Il metodo, oltre ad essere ritenuto più efficace, corrisponde ad un’esigenza logica, dal momento
che il giudice, a differenza delle parti, non conosce le precedenti dichiarazioni della persona da
esaminare.
- l’esame diretto viene condotto prima dalla parte che ha chiesto l’esame del testimone, alla quale
dunque spetta di porre le domande per prima, successivamente
- le altre parti effettueranno il controesame, per far emergere altre circostanze o sottolineare
contraddizioni.
- riesame: Al termine del controesame, chi ha chiesto l’esame può porre altre domande.
- questa disciplina di derivazione anglosassone è divenuta emblema della rottura epocale con il
1988 rispetto alla tradizione inquisitoria precedente dove il giudice esaminava in prima persona i
testimoni, mentre le parti che volessero rivolgere domande erano costrette a passare attraverso la
sua mediazione
evitare il flusso narrativo del testimone (non sono consentite domande come “racconti quello che
si ricorda”), in quanto spesso tali modalità agevolano la possibilità di versioni concordate da
ripetere a memoria.
Esempio: non ammissibile, stiamo discutendo dei fatti avvenuti il 12 novembre in piazza
Garibaldi. Può dirci cosa accadde quella sera? → correttamente impostazione graduale: lei si
trovava in piazza Garibaldi la sera del 12 novembre? per quale motivo? su quale lato della piazza?
fuori o dentro il bar? poteva vedere il fondo della piazza? cosa notò? quante persone?
abbigliamento e corporatura? ecc.
• le domande debbono essere pertinenti, ossia devono essere aderenti all’oggetto di prova, cioè i
fatti oggetto dell’imputazione.
- A questo fine il giudice ha anche il potere di escludere domande non pertinenti.
- La parte che presenta una prova ha l'onere di indicare preventivamente il perimetro dell’esame,
per evitare le prove a sorpresa.
- Tuttavia è ben più difficile delimitare i confini del controesame, che non può essere ristretto alle
sole circostanze toccate dai quesiti dell’esame diretto, ma non può neanche spingersi oltre la
confutazione della tesi avversaria, esplorando temi del tutto autonomi.
• dev’essere garantita la genuinità delle risposte e di conseguenza la lealtà dell’esame, la
correttezza delle contestazioni. Sono quindi espressamente vietate le domande che possono
nuocere alla sincerità delle risposte.
- Fra le domande nocive alla sincerità della risposta, ossia domande capaci di indurre il testimone
a dichiarare qualcosa di diverso da quanto vorrebbe, si annovera ad esempio la tendenza del p.m.
a fare pressione sul testimone, paventando la sottoposizione a procedimento penale per falsa
testimonianza, al fine di provocare in lui ripensamenti e cambi di rotta rispetto alla verità dei fatti.
Particolare trattamento è riservato alle domande suggestive (quelle, cioè, che tendono a
suggerire le risposte, perché contengono già l'informazione richiesta - es. Erano in tre?
Indossavano il passamontagna?), le quali sono vietate solo nell’esame diretto, perché si presume
che la deposizione sarà favorevole a chi l’ha voluta, non nel controesame, proprio perché è un
mezzo per saggiare l’attendibilità del testimone.
• limite invalicabile è il rispetto della persona, la cui tutela deve essere curata dal presidente: si
tratta di una norma quanto mai opportuna, specie se guarda agli eccessi cui può giungere, almeno
negli Stati Uniti, la cross examination, mira a screditare il testimone screditando la persona.
• particolari cautele sono prescritte quando il testimone è un minorenne: in tal caso l’esame viene
condotto di regola dal presidente, il quale può avvalersi dell’ausilio di un familiare del minore o
di un esperto in psicologia infantile (facoltà, non obbligo). In ogni caso, su richiesta di parte o
d’ufficio, l’esame del minore e del maggiorenne infermo di mente può svolgersi con le modalità
particolari previste dall’art. 398 comma 5-bis, uso di un vetro specchio unitamente ad impianto
citofonico, il testimone non è presente, si trova altrove, anche in luogo diverso dal tribunale.
• quando si procede per i delitti di pedofilia e di violenza sessuale o concernenti la tratta delle
persone nonché per il reato di atti persecutori, ovvero anche di maltrattamenti contro familiari e
conviventi, il minore vittima del reato ovvero il maggiorenne infermo di mente vittima del reato
vengono esaminati, su richiesta loro o del loro difensore, mediante queste particolari modalità e il
giudice deve assicurare che l’esame sia condotto anche tenendo conto della particolare
vulnerabilità della stessa persona offesa (vittimizzazione secondaria).
• Il giudice ha un potere di controllo e correzione garantendo la conformità alla legge, quindi può
intervenire per bloccare i quesiti non nocivi e suggestivi prima che il testimone dia la risposta
• Anche le parti sono abilitate a sollecitare l'esercizio del potere inibitorio del giudice attraverso lo
strumento dell'opposizione all'altrui condotta
106
• se sia ammessa la contestazione di fronte alla risposta “non ricordo”, avvalorato dal tempo
trascorso fra l’episodio e il dibattimento, laddove in fase di indagine la persona aveva risposto. La
quesitone è risolta positivamente dalla giurisprudenza nella consapevolezza dell’alto costo
probatorio altrimenti pagato all’eccessiva durata dei processi → si può rammentare al teste cosa
avesse raccontato.
- il problema attiene all'esito della sollecitazione: quando il test recupera la mente l'esperienza
passata che conduce l'esame può approfondire la ricostruzione con ulteriori domande, al contrario
se si limita a ribadire di aver dichiarato quello che viene contestato il discorso finisce
Art 500 III. Alla tutela del contraddittorio si ispira anche il divieto d’uso qualora il dichiarante si
rifiuti di sottoporsi al controesame di una delle parti, nei confronti di questa parte non possono
essere utilizzate le dichiarazioni rese all’altra parte: le dichiarazioni del testimone che si sottoponga
all'esame del p.m. ma si sottragga al controesame del difensore dell'imputato non sono utilizzabili
nei confronti dell’imputato.
accordo delle parti le dichiarazioni contenute nel fascicolo del pubblico ministero
precedentemente rese dal testimone sono acquisite al fascicolo del dibattimento.
Si tratta dell'ennesimo caso di prova negoziata (quelli previsti in sede di formazione dei due
fascicolo processuale, la richiesta di ammissione della prova al dibattimento), ma stavolta il patto
non mira a sostituire in toto i verbale alla deposizione orale, ma ad affiancare le due versioni
differenti. Occorre infatti la previa escussione del dichiarante.
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- Il secondo aspetto di diversità attiene alla misura del acquisizione: nella contestazione si
acquisiranno i singoli brani divergenti dalle risposte date in dibattimento, nelle letture si acquisirà
l’intero contenuto narrativo del verbale.
- Dal momento che si tratta di atti non formatisi in dibattimento, la lettura è consentita solo in casi
eccezionali e vietata in tutti gli altri (art. 514) (diametrale capovolgimento di impostazione rispetto
al codice Rocco, in cui era permessa la lettura di ogni atto che non fosse vietata).
- In luogo della lettura, si può dare semplicemente indicazione dei singoli atti destinati ad essere
utilizzati per la decisione finale (prassi del dare per letto).
Seconda della collocazione dell'atto sul quale ricade, la lettura si presenta come l'esito finale
dinamiche processuali tra loro differenti, tanto da suggerire la distinzione della lettura in due
sottocategorie:
1. Letture perfettive: concerne la documentazione conferita sin dall'origine nel fascicolo per il
dibattimento. Permane la priorità dell'esame orale rispetto ai verbali già allegati al fascicolo e in
predicato di lettura: ex. se si dispone l'incidente probatorio per le dichiarazioni di un soggetto in
procinto di morire, ma al momento del dibattimento il soggetto può ancora testimoniare, si
predilige era l'esame orale
2. Letture traslativi concerne gli atti rimasti custoditi nel fascicolo delle parti.
Art 512: Il giudice, a richiesta di parte, dispone che sia data lettura degli atti assunti dalla polizia
giudiziaria, dal pubblico ministero, dai difensori delle parti private e dal giudice nel corso
dell'udienza preliminare quando, per fatti o circostanze imprevedibili, ne è divenuta impossibile
la ripetizione → irripetibilità sopravvenuta
- impraticabilità materiale di carattere assoluto, non essendo sufficiente la mera difficoltà
- imprevedibile: altrimenti il pm avrebbe dovuto richiedere l'incidente probatorio
- impossibilità oggettiva: non derivante dalla volontà
Art 512 bis: dichiarante che risiede all'estero la lettura è ammessa soltanto se l'esame
dibattimentale non risulta assolutamente possibile, deve essere esperito ogni tentativo di
sottoporre all'esame in contraddittorio attraverso forme di assistenza dello Stato estero (rogatoria
internazionale)
Art 513 lettura delle dichiarazioni rese dall’imputato: I. Il giudice, se l'imputato è assente ovvero
rifiuta di sottoporsi all'esame, dispone, a richiesta di parte, che sia data lettura dei verbali delle
dichiarazioni rese dall'imputato al pubblico ministero o alla polizia giudiziaria su delega del
pubblico ministero o al giudice nel corso delle indagini preliminari o nell'udienza preliminare,
ma tali dichiarazioni non possono essere utilizzate nei confronti di altri senza il loro consenso
→ inutilizzabilità relativa
- si presuppone un consenso alla rinuncia del contraddittorio da parte dell’imputato MA non per
gli altri soggetti
II Se le dichiarazioni sono state rese dalle persone imputate in procedimenti connessi, il giudice,
a richiesta di parte, dispone, secondo i casi, l'accompagnamento coattivo del dichiarante o
l'esame a domicilio o la rogatoria internazionale ovvero l'esame in altro modo previsto dalla
legge con le garanzie del contraddittorio. Se non è possibile ottenere la presenza del dichiarante,
ovvero procedere all'esame in uno dei modi suddetti, si applica la disposizione dell'articolo 512
qualora la impossibilità dipenda da fatti o circostanze imprevedibili al momento delle
dichiarazioni. Qualora il dichiarante si avvalga della facoltà di non rispondere, il giudice dispone
la lettura dei verbali contenenti le suddette dichiarazioni soltanto con l'accordo delle parti
- imputati in procedimenti connessi che non hanno rinunciato al diritto al silenzio al momento
delle indagini preliminari: devono essere esaminate
110
- sono soggette ad accompagnamento coattivo: per tali aspetti sono trattate come testimoni.
- ma godono del diritto al silenzio e sono obbligatoriamente assistite da un difensore, il quale può
partecipare all’esame, formulando domande e, più in generale, vigilando sul rischio di incaute
autoincriminazioni: per tali aspetti sono trattate come imputati.
MA se il coimputato si sottrae volontariamente all’esame, le sue dichiarazioni non possono
essere lette ed entrare nel fascicolo del dibattimento ex 526 1 bis
Le formule di proscioglimento
La sentenza liberatoria è pronunciata quando non sia stata verificata l'ipotesi di responsabilità
penale formulata nell'impostazione, e può essere una sentenza di non doversi procedere o di
assoluzione (art 129)
111
La prima ripartizione è legata al segmento del rito ordinario che i vari modelli elidono:
• la fase dibattimentale: giudizio abbreviato, patteggiamento, messa alla prova, procedimento per
decreto
• l'udienza preliminare: giudizio immediato e giudizio direttissimo, procedimento per decreto
Un'altra distinzione si fonda sulla posizione dell'imputato rispetto alla scelta del rito
• Riti consensuali o a base negoziali: per la cui instaurazione è necessaria una manifestazione di
volontà espressa dall'imputato che rinuncia alle particolari garanzie offerte dalla sequenza
ordinaria (giudizio abbreviato patteggiamento, sospensione con messa alla prova e procedimento
per decreto
- si basano su uno scambio tra imputato e ordinamento: il primo rinuncia alle garanzie processuali
collegate all'iter completo, in cambio di una riduzione della pena e altri benefici aggiuntivi
- Sono espressione di una giustizia consensuale e sono stati recepiti ad imitazione degli
ordinamenti di common law (problemi di adattamento, perché in questi sistemi non vige principio
di legalità).
- Sono quelli più problematici nel nostro ordinamento, perché implicano che le parti dispongano
del diritto alla prova ed influiscano sulla determinazione della pena → tensione con i capisaldi
112
della legalità della pena (negoziazione non è legalità), obbligatorietà dell’azione penale,
presunzione di innocenza e in generale con principio indisponibilità del processo penale.
- Non esiste quindi uno schema monolitico di processo cui l'ordinamento conferisce una “patente
di costituzionalità”, ma tanti schemi quante sono le variabili dipendenti dalle scelte delle parti.
- Dato che il sistema è ingolfato la difesa tendeva a non accettare i procedimenti abbreviati cosi
da ottenere la prescrizione del reato
• Riti autoritativi: si fondano su un'iniziativa della parte pubblica, suscettibile di spostare l'iter del
procedimento su un binario alternativo senza che l'imputato vi consenta, l'imputato subisce la
contrattura della sequenza potrei processuale senza poterla inibire e non ottiene vantaggi di sorta
(giudizio immediato e giudizio direttissimo)
- Sono espressione di una giustizia conflittuale, appartenente alla nostra tradizione, la
semplificazione si giustifica in forza di predeterminati requisiti processuali, asseriti dal p.m. e
verificati dal giudice. Si fondano su una presunta facilità di accertamento legata ad un’evidenza
probatoria.
Si pone però il problema di permettere all'imputato di accedere comune ad un rito premiale, anche
quando il p.m. abbia scelto un diverso iter, perché sarebbe costituzionalmente censurabile un
sistema che precludere all'imputato la scelta di un percorso con diverse garanzie, per mera scelta
della controparte → meccanismi di trasformazione dei procedimenti in riti premiali a base
consensuale.
Il patteggiamento
L’applicazione della pena su richiesta delle parti o patteggiamento, art. 444 ss., è il più controverso
tra i riti speciali di tipo premiale.
- Si tratta di un rito a vocazione deflattiva e a base consensuale, fondato sull’accordo tra imputato
e p.m. sull’entità della pena applicabile in concreto.
- Il rito è innescato dalla richiesta rivolta dalle parti all'organo giurisdizionale, di emettere una
sentenza di condanna alla pena che concordemente elle propongono.
- Entrambe ne trarranno un vantaggio: il p.m. ottiene immediatamente una decisione di condanna, e
quindi il risparmio di risorse (La scelta del p.m. però è guidata da parametri oggettivi e non da
valutazioni di opportunità, perché egli è pur sempre un magistrato soggetto alla legge e non un
organo politico.), l'imputato ricava una riduzione fino ad un terzo della pena che altrimenti gli
verrebbe applicata.
- Esso ha una forte potenza deflattiva, in quanto si conclude con una sentenza di condanna senza
che si debba arrivare al dibattimento o addirittura si potrebbe collocare nella fase delle indagini
risparmiando addirittura l’udienza preliminare.
- Si tratta, come detto sopra, di una giustizia negoziale: oggetto del negozio è la pena che le parti
concordano per il fatto descritto nell'imputazione e chiedono poi al giudice di applicare (negozio
processuale).
Evidentemente è un rito non nelle corde del nostro sistema processuale, infatti è di derivazione
anglosassone che è un ordinamento dove non c’è obbligatorietà di azione penale, quindi ci può
essere una negoziazione a 360 gradi, da noi non funziona: difficoltà di armonizzarsi con il principio
di obbligatorietà dell’azione penale e con l’indisponibilità dell'oggetto del processo.
- Inoltre il rito sottende una trattativa sulla sentenza e sui suoi contenuti che evocano non solo un
accordo sulla pena, ma una ricostruzione negoziata della verità dei fatti.
- A differenza della versione anglo-americana la richiesta dell'impatto non è subordinata
all'ammissione di responsabilità, si introdurrebbe infatti una fattispecie di prova legale, in
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contrasto con il libero convincimento (il giudice deve essere libero di valutare, egli è soggetto solo
alla legge e non può essere vincolato ad una dichiarazione), si tratta semplicemente di una rinuncia
al diritto alla prova e al contraddittorio nella formazione della prova, perché la decisione si fonda
sugli atti di indagine.
- Gli effetti della richiesta dell'imputato si producono solo sul piano processuale, determinando
l'innesto del procedimento speciale, ma non si proiettano sul piano del merito, restando ininfluenti
in ordine alla questione sul dovere di punire.
Dati i profili di criticità, l'istituto era stato originariamente previsto per un numero ristretto di reati,
ossia quelli bagatellari, per i quali è applicabile in concreto una pena non superiore a due anni di
reclusione.
L’originaria disciplina è stata integrata con una legge del 2003, che ha esteso moltissimo l’ambito
del rito, per estendere gli effetti deflativi ed ha introdotto oltre al tradizionale il patteggiamento
allargato che però prevedeva un grande ridimensionamento dei benefici (guarda giù)
- Ha stesso iter processuale, ma differenze rispetto a presupposti di accesso ed effetti della sentenza
conclusiva.
Lo schema tradizionale era destinato all'accertamento di reati non gravi, che andavano a d un
massimo di due anni calcolati in concreto, mentre il modello allargato si applica invece ad
imputazioni più gravi, fino a cinque anni determinati in concreto
MA
Per evitare che la forma allargata potesse far tracimare gli istituti verso una negoziabilità della
sanzione criminale intollerabile per l’opinione pubblica, si sono previsti dei presupposti applicativi
stringenti. limiti oggettivi e soggettivi di accesso → art. 444 e 444.1-bis:
1. pena pecuniaria o detentiva che applicate le circostanze e la diminuzione fino ad un terzo
prevista per il rito non superi i cinque anni;
2. nel caso di patteggiamento allargato l’accesso al rito è negato quando si tratti di reati
particolarmente gravi (reati di stampo mafioso, pornografia minorile, violenza sessuale, atti
sessuali commessi con un minorenne),
3. nonché rispetto ad imputati dichiarati delinquenti professionali, abituali, per tendenza, pluri-
recidivi;
4. nei reati come peculato, concussione, corruzione nell’esercizio delle funzioni l'ammissibilità
della richiesta è subordinata alla restituzione integrale del prezzo o del profitto del reato.
Ambito del patteggiamento: reati identificabili attraverso il riferimento alla sanzione in concreto
applicabile, pena pecuniaria, sanzioni sostitutive o pena detentiva non superiore a cinque anni
(anche congiunta con pena pecuniaria)
La pena si determina calcolando in concreto la pena, diminuendo sulla base di eventuali attenuanti e
sottraendo fino ad 1/3 → alla fine di questo processo al massimo si può arrivare a 5 anni
Sono così ammessi al patteggiamento reati punti i astratto con pene ben superiori ai cinque anni
(ossia pena base fino ad undici anni, rapina aggravata, omicidio).
Procedura
1. Accordo e presentazione della richiesta
- Presupposto essenziale è l'accordo: il patteggiamento si fonda sulla convergenza delle volontà di
imputato e p.m. in ordine ad un’ipotesi di condanna cui al giudice viene chiesto di aderire
- le parti possono presentare al giudice una richiesta congiunta di applicazione della pena o una
richiesta di parte corredata nel consenso scritto dell'altra: il giudice fissa con decreto l'udienza per la
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decisione
- la richiesta peraltro potrebbe anche provenire solo da una parte senza il preventivo coinvolgimento
dell'altra che quindi dovrà essere il giudice a sollecitare: il giudice con decreto fissa al termine
all’altra parte per manifestare il proprio consenso o dissenso, se presta in seguito il suo consenso
allora sarà fissata l'udienza
- Il consenso del p.m. non dev'essere motivato, ma il dissenso sì, perché con il suo veto il p.m.
impedisce all'imputato di usufruire di benefici sul piano sanzionatorio. La motivazione fa si che il
giudice posso controllarla, se cosi non fosse l'indipendenza del giudice di merito di fronte al p.m.
Ex. se il patteggiamento viene richiesto in sede di udienza preliminare e il p.m. dissente, l'imputato
potrà presentare richiesta al giudice del dibattimento, che qualora ritenga non sufficientemente
motivato il dissenso del p.m. può applicare la pena richiesta dall’imputato → diritto dell'imputato
all’accesso ai benefici sanzionatori.
- i termini: dato che si tratta di un giudizio deflattivo, può essere richiesto già nelle indagini
preliminari, e il termine ultimo per presentare la richiesta al giudice e nel caso del procedimento
ordinario la conclusione dell'udienza preliminare, mentre nel caso della citazione diretta, il decreto
di citazione contiene l'avviso che l'imputato può chiedere di patteggiare prima della dichiarazione di
apertura del dibattimento
- requisito indispensabile è la volontarietà. Si tratta di atti negoziali dispositivi di diritti. Il giudice
può d'ufficio verificare la volontarietà, disponendo la comparizione personale dell'imputato. Un
vizio della volontà renderebbe invalida la dichiarazione e sarebbe un
motivo di inammissibilità del rito.
- l’istanza e il consenso sono atti personalissimi, quindi la volontà dell'imputato dev’essere espressa
personalmente o tramite procuratore speciale;
- la richiesta viene presentata in forma orale in udienza, scritta negli altri casi.
- Le parti preparano quello che si chiama un progetto di sentenza (le parti si sostituiscono al
giudice) che deve contenere il fatto contestato all’imputato così come compare nell'imputazione, la
qualificazione giuridica del fatto, l'applicazione delle circostanze, il calcolo della riduzione premiale
fino ad un terzo, a seconda di come andrà la negoziazione con il p.m., e lo presentano al giudice.
- la parte nel formulare la richiesta di patteggiamento può subordinare l'efficacia alla concessione
della sospensione condizionale della pena
- Negoziazione è extra processuale: problema di legalità, si giostra un po a piacimento la situazione
ex si concedono circostanze attenuanti che non ci sono ecc..
innocente. Il giudice assolve quando emergano le cause di non punibilità, ma non vale la regola di
giudizio ex art. 27 C., cioè rispetto a quadri probatori insufficienti o contraddittori il giudice non
assolve. La giurisprudenza è giunta ad affermare che il patteggiamento non postula accertamento
sull'esistenza del fatto e sulla responsabilità dell'imputato. Il consenso si sostituisce
all’accertamento → tensione con principi costituzionali, presunzione di non colpevolezza, nulla
poena sine iudicio, indisponibilità della libertà personale, contrasti accentuati rispetto al
patteggiamento allargato
- il giudice valuta la congruità della pena richiesta.
- Se non ricorrono le condizioni per accogliere la richiesta, il giudice la respinge, quand’anche
considerasse carente uno solo dei requisiti.
- trattandosi di un accertamento, ancorché sommario e incompleto, la motivazione deve esserci ma
molto semplificata
- inoltre se la richiesta era subordinata all'applicazione della sospensione condizionale della pena, se
il giudice ritenga che la sospensione non vada concessa deve respingere per intero l'istanza di
applicazione della pena
- l’imputato che sia visto respingere l’istanza può rinnovarla prima della dichiarazione di apertura
del dibattimento. Se il giudice dibattimentale la ritiene fondata pronuncia immediatamente sentenza
di condanna a pena patteggiata, altrimenti la richiesta non è più rinnovabile dinanzi ad altro giudice.
3. La sentenza patteggiata
- L’accoglimento della richiesta di patteggiamento comporta la pronuncia di una sentenza di
condanna, che è una soluzione negativa per l'imputato da un punto di vista oggettivo, ma l'imputato
patteggia in base ad una valutazione strategica: lo fa nella misura in cui prevede che il rito ordinario
si concluderebbe comunque con una condanna però non diminuita
La disciplina delle impugnazione è volta ad evitare che vengano compromessi gli obiettivi di
economia processuale.
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- L’appello non è possibile, essendo il patteggiamento fondato su una rinuncia al dibattimento, salvo
che da parte del p.m. che era dissenziente.
- Si ritiene che una volta che le parti abbiano dato il loro consenso ad accedere al rito, queste
rinuncino all'impugnazione in Corte d’appello.
- Sino al 2017 si ammetteva ricorso in Cassazione per errori in punto di diritto, sulla scorta dell'art
111.7, tutti i provvedimenti che riguardano la libertà personale sono ricorribili per Cassazione →
la cassazione era ingolfata da ricorsi.
- Tuttavia era altamente incoerente permettere di censurare la sentenza patteggiata per vizi di
motivazione, in quanto l’assetto motivazionale è stringato e dà atto di una ricostruzione che le parti
per prime rinunciano a controvertere.
- Un’importante modifica legislativa del 2017 ha accolto i dubbi e i limiti che la giurisprudenza
aveva circa la ricorribilità per Cassazione → art. 448.2-bis, si restringono fino quasi ad escludere i
casi di ricorso avverso la sentenza di patteggiamento
→ Il p.m. e l'imputato possono proporre ricorso solo per motivi attinenti all'espressione della
volontà dell’imputato (non voleva davvero), difetto di correlazione tra richiesta e sentenza (giudice
applica pena non richiesta), erronea qualificazione giuridica del fatto, illegalità della pena o della
misura di sicurezza.
- Manca ad esempio il vizio di motivazione → antitesi al giusto processo, alle garanzie.
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I vantaggi sono notevolmente minori perchè nel tradizionale la sentenza tende sfociare in una
sentenza che non pesava essendo che erano escluse le misure di sicurezza personali, le pene
accessorie ed è possibile richiedere la sospensione condizionale della pena
→ nel patteggiamento allargato questi vantaggi non ci sono, quindi non erano cosi evidenti i
vantaggi, infatti non funziona
Altro profilo critico è che si rischia non essendo il patteggiamento obbligatorio, esso venga scelto
da quegli imputati più deboli e meno assistiti (ci sono addirittura difensori che applicano parcelle
diverse a seconda che si scelga o meno il patteggiamento).
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Presupposti:
• Limiti oggettivi, procedimenti riguardanti reati di gravità medio-bassa, reati puniti con la sola
pena pecuniaria o con pena detentiva non superiore nel massimo a quattro anni, sola o congiunta e
si vieta la concessione per più di una volta;
• limiti soggettivi, si esclude l'applicazione dell'istituto ad imputati dichiarati delinquenti abituali,
professionali o per tendenza.
La richiesta verrà accolta solo quando il programma di trattamento sia reputato idoneo in base ai
parametri di cui all’art. 133 c.p. e quando il giudice ritiene che l'imputato si asterrà dal commettere
ulteriori reati.
Iter:
1. L'imputato presenta al giudice, oralmente o per iscritto la richiesta o tramite procuratore
speciale, di sospensione del procedimento, atto personalissimo, entro le conclusioni nell'udienza
preliminare, o nel caso di citazione a giudizio diretta, deve essere contenuta nel decreto
(deflazione, non si va al dibattimento).
2. La richiesta non può mai essere presentata dal pm, anzi non è neanche necessario il suo
consenso, tranne nel caso in cui la richiesta venga fatta nella fase dell'indagini preliminari:
L'indagato invio la richiesta al giudice che trasmette gli atti al pm che entro cinque giorni deve
esprimere il consenso o il dissenso (motivato)
3. Alla richiesta è allegato il programma di trattamento, elaborato d’intesa con l’ufficio di
esecuzione penale esterna (servizi sociali, che operano e sostengono il reo e il detenuto nelle
misure alternative, che racchiude le prescrizioni di cui consta la prova): attività che l’imputato
si impegna a svolgere Deve necessariamente comportare la prestazione di un lavoro di pubblica
utilità, attività di volontariato, osservanza di prescrizioni relative ai rapporti con il servizio
sociale, o prescrizioni relative alla dimora, la libertà di movimento, il divieto di frequentare
determinati locali.
4. Inoltre la messa alla prova indica la prestazione di condotte volte all'eliminazione delle
conseguenze dannose o pericolose derivanti dal reato, o se possibile il risarcimento del danno
⇒ Differenza rispetto alla pena tradizionale che comporta una passività, che implicano un'attività
propositiva del reo, volontaria finalizzata alla riparazione → giustizia riparativa.
5. La giurisprudenza ritiene che il giudice al fine di stabilire l'ammissibilità dell'istanza di messa
alla prova può anche modificare la qualificazione giuridica del fatto
6. Il giudice è tenuto a valutare il programma di trattamento, sia nella sua durata, che non può
superare i due anni per i reati puniti con pena detentiva e l’anno per quelli puniti con pena
pecuniaria, sia nella sua idoneità, sia alla luce della non recidività dell’imputato (si asterrà dal
commettere nuovi reati). Egli può intervenire modificandolo e integrandolo.
Al fine di decidere sulla concessione della messa alla prova, il giudice può condurre
un’indagine autonoma avvalendosi di p.g. e servizi sociali.
7. Ulteriore presupposto per l'ammissione è che il giudice non debba prosciogliere ex art. 129: se
da un lato la messa alla prova postula un imputato meritevole di intervento trattamentale e
dunque responsabile, dall’altro potrebbe fruire di esiti più favorevoli rispetto alla messa alla
prova. L'imputato pertanto ha diritto ad una decisione proscioglitiva immediata: l'accertamento
della responsabilità nella messa alla prova è svolto solo in negativo, non accertando la
colpevolezza ma verificando l’inesistenza di prove che attestino l’innocenza.
8. Se tali cause di proscioglimento mancano e sussistano tutti gli altri presupposti, il giudice è
tenuto ad assicurare un contradditorio tra le parti coinvolgendo anche la persona offesa.
9. Al termine di questa udienza, il giudice decide con ordinanza
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10. Contro l'ordinanza che decide sull'istanza di messa alla prova possono ricorrere per cassazione
l'imputato e il pubblico ministero
11. In caso di rigetto dell'istanza l'imputato richiedente alla possibilità di riproporla in giudizio
prima della riapertura del dibattimento
12. In caso di accoglimento il processo è sospeso e inizia la prova, ossia la realizzazione delle
misure volte a riparare le conseguenze del reato. L’attività processuale entra nella quiescenza e
il segmento di prova si svolge in sede amministrativa, affidato alla gestione e supervisione dei
servizi sociali, i quali sono tenuti relazionare periodicamente sull’andamento della prova. La
quiescenza processuale è interrotta solo dall'acquisizione di prove potenzialmente idonee a
determinare la chiusura immediata del processo.
13. L'ordinanza sospensiva è trasmessa all’ u.e.p.e. (L'Ufficio di Esecuzione Penale Esterna) Deve
prendere in carico l'imputato e supervisionare lo svolgimento del programma
14. Informa periodicamente il giudice dell'attività svolta del comportamento dell'imputato e, e
potrebbe accadere che si registrino rapidamente dei risultati positivi che quindi non debba
protrarsi per il periodo originariamente stabilito o al contrario sia prolungata
15. Il giudice fissa un termine assai più breve per l'adempimento degli obblighi di natura riparativa
o risarcitoria, in modo da assicurare in tempi più rapidi l’esecuzione degli obblighi di natura
satisfattiva a favore di vittima e danneggiato.
16. La prova potrebbe dimostrarsi irrimediabilmente fallimentare, e dover essere revocata: in
particolare si revoca in caso di grave o reiterata trasgressione al programma o alle prescrizioni
imposte; quando l'imputato rifiuti di prestare il lavoro di pubblica utilità; ove questi commetta
un nuovo delitto non colposo o reato della stessa indole.
17. Decorso il termine di sospensione, il giudice fissa l’udienza per la valutazione dell'andamento
della prova, acquisendo preventivamente la relazione conclusiva dei servizi sociali. L’esito della
prova è valutato in base a due parametri concorrenti: il complessivo comportamento
dell'imputato e il rispetto delle prescrizioni stabilite nel programma. Se la prova ha buon esito,
il giudice dichiara estinto il reato. In caso di esito negativo, il giudice dispone che il processo
riprenda il suo corso e cessa l’esecuzione degli obblighi prescritti.
Riforma cartabia
Giustizia riparativa: non risarcimento monetario, ma va altre alla riparazione materiale
Il valore sta nella volontarietà di riconciliazione, risponde ad esigenze della vittima
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Le impugnazioni
L’impugnazione È un rimedio attivabile dalla parte per rimuovere un provvedimento giurisdizionale
sfavorevole che considera errato
- il compito di rimuovere l'errore è affidato al giudice di grado superiore nei confronti del quale si fa
impugnazione
Le impugnazioni si distinguono in:
• Ordinarie: contro decisioni non ancora irrevocabili, quindi prevengono la formazione del
giudicato (appello e ricorso per cassazione)
• Straordinarie: contro decisioni già irrevocabili, quindi mirano a rimuovere il giudicato (revisione,
ricorso per cassazione per errore materiale o di fatto, rescissione del giudicato)
Corte d’Appello:
Giudizio di merito verte sulla situazione giuridica in cui risiede l'oggetto del processo, quindi il
giudice decide sulla fondatezza dell'imputazione
- È un mezzo di impugnazione libero, non ci sono dei motivi tassativamente elencati
- il giudice d'appello può risolvere la questione di merito confermando riformando la decisione
appellata, o in alternativa disporre la regressione del processo quando rilevi una causa di
annullamento
- la cognizione del giudice d’appello è limitata dai punti addotti da chi impugna
- per questioni di economia processuale l'accertamento in appello e prevalentemente cartolare, si
fonda sui verbali delle prove acquisite in primo grado, infatti le parti possono direttamente adire la
corte di cassazione
Corte di cassazione
Giudizio di legittimità verte sul rispetto delle condizioni che assicurano la regolarità del processo e,
sull'applicazione della
- È un mezzo di impugnazione esperibile per i soli vizi di legittimità tassativamente elencati dalla
legge
- il problema di distinzione tra legittimità emerito è sempre un punto di discussione: forte l'idea che
la cassazione non possa sostituire i propri criteri valutativi a quelli presenti nella decisione
impugnata Pena il rischio di trasformarsi in un giudice del fatto → è una pretesa eccessiva
- Dal punto di vista funzionale la cassazione presenta ambiguità e risolte: oscilla tra il modello della
corte suprema a cui spetta il compito di fornire l'interpretazione della norma più fedeli alla volontà
legislativa (funzione nomofilattica), il modello della corte di terza istanza che risolve un caso
concreto
- funzione nomofilattica solo tendenziale: il precedente non è vincolante
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Esecuzione
Trova la sua disciplina nel libro X È il codice: è quella fase procedimentale finalizzata all'attuazione
dei dispositivi contenuti nelle decisioni finali divenute definitive
- l'esecuzione muove dall'esistenza di un titolo esecutivo: una decisione di un giudice penale passata
in giudicato acquisendo il crisma dell'irrevocabilità
- il pubblico ministero ha il dovere di iniziare la cosiddetta azione esecutiva che consiste
nell'emissione dell'ordine di esecuzione (il contenuto varia a seconda della tipologia di pena da
irrogare
Al giudicato formale si affianca il giudicato “sostanziale” e si identifica con gli effetti che nascono
dalle decisioni divenuti irrevocabili e che si concretizzano in una serie di vincoli
Ne bis in idem: (processuale) la persona già giudicata non può essere di nuovo sottoposta a
procedimento penale per il medesimo fatto neppure se questo viene diversamente considerato per il
titolo, per il grado per le circostanze; (sostanziale) Mira ad impedire che il medesimo fatto possa
essere inquadrato sotto più titoli di reato nella misura in cui questi ultimi si trova in una situazione
di concorso non effettivo ma solo apparente (chi è punito per peculato non potrà essere punito per
furto)
Cosa si intende per medesimo fatto: è necessario distinguere tra nuovo e diverso
- Diverso: il mutamento concerne gli elementi secondari
- Nuovo: il fatto subisce una variazione in merito elementi essenziali
→ Con il medesimo fatto è da ritenersi semplicemente il fatto diverso, mentre non è il medesimo
quando è nuovo
Ex. Reato complesso: reato che ha in sé due o più fatti che da solo integrerebbero il reato, come la
rapina → la decisione irrevocabile sul reato complesso impedirebbe un nuovo giudizio sui singoli
reati che lo integrano, ma non è vero il contrario
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