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MATERIALI DENTALI

PROGRAMMA

- Relazione iatrogene all odontoiatria


- Generalità sui materiali
- Proprietà dei materiali
- Classificazione dei materiali
- Mat. di uso clinico
- Mat. di uso clinico e di laboratorio
- Mat. da laboratorio
- Mat. gessosi
- Vernici e rivestimenti per cavità
- Cere
- Polimeri sintetici:

a) introduzione
b)polimerizzazione
c)metodi di lavorazione

- Polimeri per basi protesiche


- Condizionatori tissutali e mat. da ribasature
- Mat. da impronte: classificazione e requisiti
- Mat. da impronta elastici
- Mat. da impronta non elastici

- Idrocolloidi
- Mat. da impronta elastici
- Elastomeri sintetici

- Cementi dentali e requisiti


- Cementi a base di acido fosforico
- Cementi a base di compositi metallorganici chelati
- Cementi a base di acidi polialchinolici- Cementi al silicato
- Amalgama
- Oro e leghe auree
- Leghe di metalli non nobili

- Materiali da otturazione a base di resine


- Compositi
- Strumentario
- Cementi jonomerici
- Cemento chirurgico
- Materiali sigillanti per solchi e fossette dello smalto
- Mat. per rifinitura e lucidatura
- Ceramiche dentali
- Titanio

La scienza dei materiali dentali comprende lo studio della composizione e delle proprietà di queste
sostanze ed il modo con cui esse interagiscono con l’ ambiente in cui si trovano.
Questi mat. andranno in contatto con i liquidi orali e saranno sottoposti a cambiamenti ambientali
dovuti a variazioni di PH, temperatura, sollecitazioni meccaniche; dovranno quindi avere
caratteristiche chimico- fisiche importanti.
Fisiologicamente la temperatura all’ interno del cavo orale varia tra i 32°C ed i 37°C, a seconda che
la bocca sia aperta o chiusa. Può variare da 0° a 70°C con l’ingestione di sostanze fredde o calde.
Il PH varia da valori normali di 4-8,5 a valori da 2 sino a 11 per l’assunzione di sostanze acide o
basiche.
Per quanto riguarda le sollecitazioni meccaniche durante la masticazione su 1 mm2 di denti od
otturazioni si può produrre un carico di molti Kg.

Carichi di masticazione

Incisivi: 10-25 Kg\mm2


Canini: 15-35 Kg\mm2
Premolari: 25-45 //
Molari: 80-150 //

Criteri di scelta dei Materiali

Per arrivare alla scelta di un materiale è necessario:


1) analizzare la situazione che richiede l’uso di un dato materiale. P.e. di fronte ad una cavità è
importante considerarne la profondità, la sollecitazione dei carichi masticatori, la posizione (se essa
è visibile o meno).
2) tendere la lista di requisiti che il materiale dovrà avere, se cioè deve sopportare carichi particolari
od essere solamente estetico.
3) Si dovranno valutare i materiali disponibili.
Infine viene effettuata la scelta che normalmente è subordinata all esperienza dell’ operatore.

Classificazione dei Mat. dentali

Possono essere classificati a seconda della loro composizione oppure a seconda dell’uso, clinico, di
laboratorio od entrambi.

Mat. di uso clinico

- Amalgama
- Mat. per restaurazioni estetiche
- Mat. per chiudere e sigillare le fessure nello smalto dei denti
- Mat. per implantologia
- Mat. per otturazioni canalari
Amalgama
Leghe costituite dall’ unione di mercurio con altri metalli. questi materiali sono estesamente e da
lungo tempo impiegati come materiali da otturazione.

Mat. per restaurazioni estetiche


Sotto questo nome si raccolgono materiali di varia natura che vengono primariamente impiegati
applicandoli direttamente nelle cavità preparate nei denti.
A questo gruppo appartengono i cosiddetti cementi al silicato, le resine autopolimerizzanti da
otturazione e le resine composite. Queste ultime si stanno dimostrando sempre più adatte agli scopi
citati e tendono a sostituire gli altri materiali.

Mat. per chiudere e sigillare le fessure dello smalto


Sono impiegate al fine di prevenire le carie occlusali e vengono utilizzate per sigillare piccolissime
fessure a volte presenti nel fondo delle fosse occlusali.
Tali fessure possono comunicare con la dentina ed in esse tendono a ristagnare residui di cibo
potenzialmente cariogeni.

Mat. da implantologia
Sono mat. impiegati per effettuare impianti nel cavo orale.

Mat. da otturazione canalare


- Guttaperca: mat. più diffusamente usato. Termoplastico, viene prodotto con il lattice coagulato di
alberi tropicali, ossido di Zn e cera bianca. Viene inoltre reso radioopaco con l’ aggiunta di solf. di
bario
- Coni in Ag: vengono utilizzati in associazione con i cementi canalari.
- Cementi canalari: sono in genere cementi all’ ossido di Zn con eugenolo e disinfettanti.

Mat. di uso clinico e di laboratorio


- Mat. da impronta
- Cere dentali
- Leghe d’oro in fili
- Acciai inossidabili
- Leghe al cromo cobalto nichel e cromo nichel
- Resine sintetiche per protesi
- Cementi
- Mat. per finitura e lucidatura
- Mat. per pulizia delle protesi

Mat. da impronta
Mat. che hanno lo scopo primario di rilevare le impronte dei denti e tessuti orali ai fini di costruire
riproduzioni delle zone orali interessate.

Cere dentali
Uno degli impieghi principali è la costruzione di modelli di protesi. I modelli verranno poi sostituiti
con materiali opportuni.
Protesi ottenute con colata a cera persa o protesi in resina sintetica come basi di dentiere, gengive
artificiali, faccette di corone, etc. Altri impieghi consistono nel facilitare varie operazioni di
laboratorio durante la costruzione delle protesi.

Leghe d’oro in fili


Non sono destinate ad esser fuse ma vengono impiegate per costruzione di ganci ed apparati
ortodontici.

Acciai inossidabili
Sono acciai speciali resistenti alla corrosione.
Vengono forniti sottoforma di fili e lamine ed il loro impiego primario si ha nella costruzione di
apparecchi ortodontici.

Leghe al Cromo-Cobalto-Nichel e Cromo-Nichel in fili


Vengono impiegate in campo ortodontico.

Resine sintetiche per protesi


Composti organici appartenenti al gruppo dei polimeri e vengono impiegate per protesi e loro
componenti. Si possono classificare in base alla loro natura chimica ed al loro impiego.

Cementi
Impiegati principalmente per fissare vari tipi di protesi ed otturazioni. Sono un gruppo vario sia per
le caratteristiche fisiche che per la natura chimica..

Mat. per finitura e lucidatura


Sono mat. abrasivi e vengono impiegati per rifinire e lucidare le protesi. Ne esistono di diversi tipi.

Mat. per pulizia delle protesi


Vengono impiegati per mantenere le protesi pulite ed esenti da depositi che potrebbero generare
corrosioni ed alterazioni dei materiali oltre che condizioni non igieniche del cavo orale.

Materiali per uso di laboratorio


- Mat. gessosi
- Mat. da rivestimento
- Leghe d’oro da colata
- Leghe al Cromo\Cobalto\Nichel
- Leghe per metalceramiche
- Leghe tecniche da laboratorio
- Leghe da apporto
- Porcellane dentali

Mat. gessosi per modelli dentali


Il principale costituente è il gesso, vengono impiegati per costruzione dei modelli che riproducono
denti e tessuti orali.

Mat. da rivestimento
Hanno lo scopo di creare una forma nella quale viene colata la lega liquida nei procedimenti di
costruzione di protesi. Vengono classificati in base alla loro composizione ed in base alle leghe che
in essi vengono accolti.

Leghe d’oro da colata


Sono leghe nobili con elevata percentuale di metalli nobili e vengono impiegate per la costruzione di
protesi metalliche mediante il procedimento a cera persa.

Leghe al Cromo-Cobalto-Nichel
Leghe non nobili la cui resistenza alla corrosione si esplica grazie al fenomeno della passivazione.
Passivazione significa che alcuni metalli, sottoposti all’azione di un ossidante, si ricoprono di uno
strato di ossido compatto ed insolubile che ne protegge la superficie sottostante dall’ attacco di
agenti corrosivi.

Leghe per metalceramiche


Vengono impiegate nella costruzione di protesi metalliche ricoperte parzialmente o totalmente da
ceramica dentale.

Leghe tecniche da laboratorio


Si suddividono in due tipi: a bassa e ad alta temperatura di fusione. Le prime servono per la
costruzione di monconi metallici e le seconde per la costruzione di protesi di studio a scopo di
esercitazione.
Leghe da apporto
Vengono impiegate per saldature. Il materiale fuso viene applicato tra le due parti metalliche da
saldare. Sono leghe d’apporto d’oro o d’argento.

Porcellane dentali
Mat. di natura vetrosa, vengono impiegate per la costruzione di denti artificiali, copertura di corone
metalliche, per corone ed altre limitate applicazioni.

Proprietà dei materiali dentali


- Durante l’immagazzinamento: metodo di distribuzione.
- Durante la miscelazione: tempo di miscelazione, viscosità.
- Durante l’indurimento: a)Tasso di indurimento
b)Tempo di lavorazione
c)Tempo di indurimento
d)Variazione termica durante l’indurimento
e)Variaz. dimensionale ad indurimento avvenuto

-A materiale indurito: a)proprietà meccaniche


b)Propr. fisiche
c)Propr. chimiche (solubilità)
d)Propr. termiche (conducibilità)
e)Propr. biologiche (tossicità)
f)Propr. tecnologiche
Proprietà dei materiali induriti

1)Fisiche: sono quelle la cui determinazione non provoca trasformazione della materia stessa (p.e.
ghiaccio=H2O ).

2) Chimiche: sono quelle inerenti alla trasformazione cui va incontro la materia per cui perde la sua
struttura (p.e. fiammifero che brucia)

3) Meccaniche: sono quelle legate alla resistenza del mat.

4) Tecnologiche: legate alla lavorabilità.

5) Biologiche: sono quelle che rendono compatibile un materiale nei confronti dell’organismo di chi
lo riceve e di chi lo lavora.

Proprietà fisiche dei mat. dentali


- Colore
- Peso specifico
- Densità
- Variazioni di dimensioni
- conducibilità termica

- Colore : i materiali devono avere proprietà cromatiche (assorbimento e riflessione della luce) per
integrarsi naturalmente con i tessuti biologici del cavo orale.

- Peso: P. assoluto cioè della sua unità di volume (cm3 H2O \ 1 gr ------- 1 cm3 H2O \ 19,36 gr)
P. relativo cioè il rapporto tra il peso dell’unità di mat. e la stessa quantità di acqua
distillata a 4°C.

- Variazioni di dimensioni: contrazione delle impronte, ritrazione resine.

- Conducibilità: attitudine dei corpi a trasmettere il calore attraverso la loro massa.

Proprietà meccaniche
- Durezza: è la resistenza che i mat. oppongono alla scalfittura, alla penetrazione, alla abrasione.

-Elasticità: proprietà di un corpo di deformarsi se sollecitato e di riprendere la configurazione


primitiva al cessare della sollecitazione.

- Resilienza: è la resistenza che un materiale oppone alla rottura per urto.

Test per misurare la durezza dei metalli:

- Brinnel (BHN)
- Knoop
- Vickers
- Rockwell
- Shore A e B (utilizza to per misurare la durezza di gomme e plastiche morbide.
- Scala relativa delle durezze di Mohs: si trova l’intervallo tra due durezze definite da campione (uno
di durezza inferiore ed uno superiore), dal talco al diamante.

- Usura: è il logoramento dei materiali dovuto al loro sfregamento con altri mat..
Si manifesta con: riduzione dello spessore del mat. per distacco di particelle di superficie;
deformazione della struttura interna del solido stessa ( nei metalli).

Proprietà tecnologiche
- Malleabilità: proprietà di un mat. di lasciarsi ridurre a lamine sottili per effetto della compressione.

- Duttilità: proprietà a lasciarsi ridurre in fili sotto l’effetto della trazione.

- Fusibilità: proprietà per cui un metallo fonde a temperatura facilmente raggiungibile con forni
fusori ed allo stato liquido presenta un alto grado di fluidità.

- Saldabilità: proprietà grazie alla quale due pezzi dello stesso mat., riscaldati e premuti l’uno contro
l’altro, rimangono uniti in un unico pezzo.

- Temprabilità: il mat. metallico si dice temprabile se esso modifica la sua durezza in seguito a
riscaldamento a temperatura opportuna e di un successivo raffreddamento.

- Rugosità: irregolarità di superficie di un mat., più il mat. è levigabile o levigato tanto più sarà
igienico, più resistente ai fenomeni corrosivi e all’adesione della placca e conseguenti fenomeni
patogeni come gengiviti e carie.
La rugosità di un materiale è inversamente proporzionale alla resistenza del restauro al lavoro ed alla
resistenza all’ usura dato il maggior attrito contro altri mat. Infine, un mat., più è rugoso più
facilmente sarà attaccabile dalla corrosione chimica e dagli elettroliti.

Proprietà chimiche
- Solubilità
-Erosione
-Percolazione dei componenti
-Corrosione

-Solubilità
Proprietà per cui un mat. si scioglie in un fluido.
-Erosione
Accompagna il processo chimico della dissoluzione con una lieve azione meccanica. P.e. lo strato
superficiale di un mat. si indebolisce per la dissoluzione e viene del tutto allontanato da una lieve
abrasione.

-Percolazione
E’ il processo per cui componenti di un mat. si perdono nei fluidi orali per diffusione. La
percolazione può essere pericolosa se si ha la trasformazione del mat. in altre sostanze nocive. P.e. la
lenta percolazione della quantità di plastificante presente nelle resine morbide che servono ad
ammorbidire la base delle protesi.

-Corrosione
Fenomeno caratteristico dei metalli e delle leghe per la loro reattività chimica.
Requisito di un metallo usato in bocca è la resistenza alla corrosione.

Proprietà biologiche
Un mat. deve essere: Atossico
Non cancerogeno
Non irritante
Non allergenico

Requisito primario di un qualsiasi mat. dentario è la sua innocuità sia per il Pz che per chi lo
manipola o lo produce.

La valutazione viene condotta su tre livelli:

1)Semplici esami di screening per valutare la tossicità acuta e sistemica, il potenziale di irritazione e
cancerogenicità.

2)Impiego limitato in animali da laboratorio( scimmie, furetti).

3)Prove chimiche controllate su soggetti umani volontari.

IL DENTE

E’ una struttura altamente specializzata costituita da uno strato esterno di smalto ed interno di
dentina. Essi sono i due tessuti di sostegno del dente che racchiudono al loro interno la polpa (senza
importanza meccanica ma di enorme interesse biologico), riccamente vascolarizzata e fornita di
abbondante rete nervosa.
Alla base (zona radicolare) il dente è avvolto nel tessuto gengivale ed incastonato nell’osso alveolare
tramite uno strato di cemento con l’interposizione di un legamento periodentale.

Da un punto di vista biomeccanico i tessuti che ci interessano sono lo smalto e la dentina.


Essi contengono, in percentuali diverse, mat. organico ed inorganico.
La porzione meccanicamente valida di smalto e dentina è costituita da cristalli di idrossiapatite.
La componente organica è costituita da una matrice di natura proteica mentre l’inorganica da
cristalli di idrossiapatite.

Nello smalto i cristalli sono circa il 96-97%, sono lunghi da 160 a 1000 micron e larghi 2,5; non
sono avvolti da mat. proteico.

Nella dentina i cristalli sono circa il 75%, lunghi 20-100 micron, larghi 3 e sono avvolti da
abbondante tessuto proteico (connettivo e collagene).
L’associazione organico- non organico riduce la fragilità della struttura ma la presenza dell’organico
aumenta però il rischio di insorgenza di carie.

Forze occlusali
Sono quelle che si sviluppano reciprocamente tra gli antagonisti grazie alla forza dei muscoli.
Variano da individuo ad individuo con differenze dovute al sesso, all’età etc.

Molari: 400-900 Newton


Premol.: 225-450
Canini: 137-337
Incisivi: 88-245

Nei portatori di protesi questi valori, a livello dei molari, crollano a 90-110 N.

Reazioni iatrogene
-Uso scorretto dei materiali dentari
-Uso scorretto degli strumenti durante le diverse lavorazioni.
Si potranno avere danni ai tessuti dentali(polpa paradonto), od ai tessuti molli (gengive-lingua-
guance).
Per quanto riguarda il dente il danno più frequente è quello alla polpa dovuto principalmente a:

-Uso scorretto delle turbine (300.000 giri\min) che provoca il surriscaldamento della cavità.
-Eccessiva asciugatura della dentina esposta della cavità, con questa manovra esagerata si asciugano
i fluidi dei tubuli dentinali schiacciandoli verso la profondità.
-Uso di mat. tossici o irritanti durante la disinfezione o la chiusura della cavità cariosa.
I danni arrecati alla polpa possono sfociare nella necrosi pulpare.
.
Meccanismo del danno alla polpa
Cementi dentari

Il cemento per uso odontoiatrico è un mat. composto da una polvere più il liquido che mescolati
insieme formano una pasta.
I cementi utilizzati sono i seguenti:
-Cem. di sottofondo
-Cem. di fissaggio
-Cem. endocanalari
-Cem. chirurgico.

Cem. da sottofondo
Servono per isolare le cavità e devono formare una barriera contro l’attacco chimico, dallo shock
termico e da effetti galvanici.
Devono presentare i seguenti requisiti:

1)Avere un tempo di presa che ne consenta la miscelazione e l’applicazione in cavità.


2)Avere rapido indurimento

3)Deve rimanere intatto durante la collocazione del mat. da otturazione.

L’integrità del cem. da sottofondo dipende da:

-grado di indurimento raggiunto al momento dell’otturazione


-resistenza del materiale indurito e suo spessore
-tipo di cavità
-pressione esercitata durante l’applicazione del mat. da otturazione
-grado di sostegno fornito dalle strutture circostanti
- scelte di tecniche operatorie corrette.

Cem. da fissaggio
-Non devono essere irritanti
-Devono fornire buon isolamento termo-elettrico
-Devono avere alta ritenzione tra dente e manufatto
-Devono avere bassa solubilità nei fluidi

Caratteristiche di indurimento:
-Tempo sufficiente per impasto ed applicazione del manufatto
-Bassa viscosità ed essere pseudo elastico per poter scorrere il meglio possibile tra dente e
manufatto.

-Vernici per cavità


Mat. che si applicano sul fondo delle cavità, se sono profonde, per proteggere ed isolare la polpa da
irritazioni chimiche, termiche, elettriche.
Quando la dentina è colpita da carie si manifesta un dolore pulpare perchè essa è vitale (tessuto
cellulare).
Le vernici per cavità sono composte da: gomma naturale (coppale) o resina sintetica
solvente organico (acetone, cloroformio, etere)
Quando la vernice viene applicata evapora ed il soluto rimane sulla superficie della cavità formando
una sottile pellicola resinosa.

Modalità d’uso:
Essa deve essere applicata in un sottile strato continuo.
Si immerge la pallina di cotone nella soluzione e se ne elimina l’eccesso.
Si strofinano le pareti della cavità.
Si esegue una seconda operazione dopo 15\20” aggiungendo periodicamente solvente per evitare la
concentrazione del prodotto.
Queste vernici vengono utilizzate PRIMA dell’applicazione di:

-cementi di fosfato di Zn
- \\ di Zn silicofosfato
- \\ silicati
-amalgama
-foglia d’oro
-compositi resinosi

e DOPO l’applicazione di:

-preparati contenenti idrossido di Ca


-cementi all’ossido di Zn eugenolo
-cementi carbossilati
perchè questi composti non ledono la polpa.

Vengono quindi utilizzate per sigillare tubuli dentinali scoperti e per proteggere la polpa
dall’irritazione di agenti chimici presenti nel mat. da otturazione e che possono filtrare attraverso i
processi odontoblastici.
La pellicola si comporta in modo semipermeabile ed impedisce il passaggio di alcuni ioni che
potrebbero creare irritazione.
Il PH di questi tipi di cemento (I gruppo) rimane basso per periodi prolungati quindi, non usando la
vernice; l’acido penetra attraverso i tubuli provocando irritazione.
Nelle otturazioni in amalgama la vernice impedisce l’assorbimento del mercurio.
Riducono l’infiltrazione tra i margini dell’otturazione e tessuto dentale, riducendo la potenziale
infiltrazione di elementi irritanti e la sensibilità post operatoria.
Le vernici non vanno usate sotto restauri in composito perchè interferiscono con la
polimerizzazione.
L’utilizzo di copertura delle otturazioni ha il significato di difenderle dall’eccesso di umidità nelle
prime 24 h. Quando si effettuano restauri in silicato è necessario rimuovere la vernice dallo smalto
per sfruttare l’effetto anticariogeno del fluoro liberato dal cemento. L’applicazione delle vernici
inoltre ha senso nella prevenzione dello shock galvanico.
La vernice non sempre funziona da isolante perchè è difficile ottenere una superficie continua.
Ha inoltre importanza come isolante elettrico, quando si utilizzano utensili chirurgici elettrici nei
pressi di protesi metalliche (sulle quali la vernice viene applicata).

Rivestimenti di cavità
Mat. usati per difendere la polpa da insulti chimici

Esistono in due forme: liquidi e pastosi.

Liquidi: costituiti da resina naturale o sintetica in forma liquida nella quale è sospeso idrossido di Ca
o ossido di Zn.
Al momento dell’applicazione sulle pareti dalle cavità il solvente evapora e rimane così una sottile
striscia a protezione.

Pastosi: il sistema pasta più pasta è composto da pasta base (idrossido di Ca) e catalizzatore,
mescolandoli si ottiene un prodotto fluido che viene inserito nella cavità ed indurisce
spontaneamente
Nel sistema a pasta premescolata (idrossido di Ca in metilcellulosa) il solvente evapora e resta la
pasta nella cavità.
L’uso dei rivestimenti liquidi è simile a quello delle vernici inerti, proteggono inoltre dall’ H3PO4
dei cementi zinco-silico-fosfati, zincofosfati e silicei.
Essi vanno applicati solo alla dentina e non allo smalto perchè lascerebbero microfessure a livello
dei margini a causa della loro solubilità nella saliva.
I rivestimenti pastosi stimolano la formazione di dentina e formano una barriera contro gli agenti
fisici. L’effetto è dovuto all’idrossido di Ca. Essi sono il mat. di I scelta nell’incappucciamento della
polpa (esposizione della stessa od otturazione ai limiti).

Azione dell’idrossido di calcio


-forma un ponte di calcio che sigilla i tessuti.
-provoca una retrazione del tessuto pulpare
-nella dentina provoca una sclerosi dei tubuli dentinali
-è alcalino(PH 12) quindi neutralizza l’acido fosforico.

I rivestimenti con ossido di Zn ed eugenolo sono i meno irritanti tra i mat. usati.
Esso non viene utilizzato sotto i compositi perchè interferisce con i processi di polimerizzazione.
I rivestimenti pastosi vengono utilizzati in cavità profonde per aver maggior spessore. Lo spessore in
quelli liquidi varia da 0 a 40 micron, nei pastosi da 0,1 ad 1 mm. Non vanno posizionati sui margini
perchè lascerebbero microfessure. Hanno un effetto terapeutico sulla polpa.
I pastosi hanno una resistenza meccanica equivalente a 1100 psi, i liquidi di 750 psi.
Entrambi, se utilizzati ad uno spessore di almeno 0,5 mm costituiscono un buon isolante termico.

Le Cere
Sono polimeri organici composti da idrocarburi e loro derivati (estesi acidi grassi superiori associati
ad alcoli superiori).
Hanno la proprietà di rammollirsi e diventare sempre più plastiche sino alla liquefazione sotto
l’azione del calore.
Sono formate da: cere naturali
cere sintetiche
resine naturali
olii
grassi

Classificazione delle cere

A) Cere naturali
B) Cere sintetiche

B________________________ 1)di polietilene 2)di glicole 3)idrogenate


4)di poliossietilene 5)di idrocarburi alogenati
Cere di origine animale
1) Cera d’api: ricavata dagli alveari. Poco stabile, punto di fusione 63-70° C. Viene aggiunta a
molte altre cere per la sua fluidità a livello orale.
2)Grasso di bue ( o nearina): poco usata, ha punto di fusione molto bassa.

Cere di origine vegetale


Carnauba: si ricavava da una polvere ottenuta da foglie di palma tropicale.Ora si ottiene dal petrolio.
E’ resistente e solida, ha punto di fusione di 65-90°. Viene utilizzata per aumentare la durezza delle
altre cere.

Candelilla: viene ricavata da erbe. Ha punto di fusione di 65-69° e viene impiegata per aumentare la
durezza delle altre cere

Cere di origine animale


Paraffina: si ricava dal petrolio grezzo. Ha punto di fusione di 50-70°, è abbastanza soffice e si
addiziona con carnauba e candelilla per aumentare la propria durezza.
Ceresina: si ricava dal petrolio. Viene aggiunta alla paraffina per aumentare il punto di fusione. E’
poco usata.

Cere sintetiche
Si ottengono da particolari monomeri, hanno alto grado di purezza. Vengono usate come additivi
alle cere naturali per modificarne le caratteristiche, quelle derivate da poliossiacetilene hanno punto
di fusione tra i 35 ed i 60°.

Proprietà generali delle cere

- Espansione termica
- Intervallo di fusione (o di rammollimento)
- Scorrimento viscoso
- Tensioni residue
-Proprietà meccaniche (resistenza alla compressione ed elasticità)

Espansione termica
Variazione dimensionale di una sostanza conseguente al variare della temperatura. Il coefficiente di
espansione termica indica il cambiamento di dimensione di un metro di mat. per ogni variazione di
un grado.

Intervallo di fusione
E’ l’intervallo di tempo durante il quale sostanze formate da mat. diversi passano dallo stato solido a
quello liquido.

Scorrimento viscosoE’ la proprietà per cui un mat. continua a deformarsi sotto l’azione di una forza
(p.e. il suo stesso peso) anche se questa non aumenta nel tempo.
Tensioni residue
Sono forze intermolecolari presente all’interno del modello in cera che possono deformarlo nel
tempo. Sono dovute a: mancanza di omogeneità,
struttura della massa,
tipo di manipolazione,
metodo di costruzione del modello,
durata e temperatura alle quali si eseguono le operazioni.

Classificazione delle cere secondo il loro impiego


Cere per modelli: Per intarsi
Per fusioni
Per placche di base

Cere da lavorazione: Da inscatolamento


Da utilità
Adesive
Cere da impronta: Correttive
Da registrazione

Cere per modelli da intarsi


Tipo A -dure per tecniche indirette, a basso scorrimento viscoso.
Tipo B -medie per tecnica diretta (per modello di intarsio in bocca)
Tipo C -tenere per tecnica indiretta.

Sono composte da: 60% paraffina,


25% carnauba
10% ceresina
5% cera d’api + altri coloranti

Requisiti
Tecnica diretta -tipo B-
Questo tipo di cera deve lasciare un residuo non superiore allo 0,1% del peso iniziale dopo
riscaldamento a 500° C.
Devono presentare elevato scorrimento viscoso a temperatura leggermente superiore a quella orale
in modo da non dare problemi alle mucose del Pz. L’elevato scorrimento permette inoltre a queste
cere di penetrare accuratamente nelle cavità preparate per l’intervento.
Devono presentare un’espansione termica non superiore allo 0,2% tra i 25° ed i 30° e non superiore
allo 0,6% tra i 30° ed i 40° per evitare che il modello, la cui cera si contrarrebbe eccessivamente con
il brusco raffreddamento provocato dal passaggio dalla temperatura orale all’ambientale,non sia
preciso.

Cere per modelli per fusione


Vengono utilizzate per la costruzione di scheletri metallici per protesi parziali.
Il modello in cera viene costruitosu di un modello in mat. da rivestimento, ultimato il modello in
cera si fissano su di esso i perni di colata facendoli confluire in uno principale che comunica con
l’esterno e vi si cola il rivestimento. Con il riscaldamento si elimina la cera e si cola la lega liquida
nella cavità.

Cere per modellazione


Vengono fornite sottoforma di bastoncini da 30 gr., in tronchi di cono, in scatolette.

Cere per placche di base


I) Tenere -utilizzate per modellare faccette
II) Medie -utilizzate in climi temperati
III) Dure -utilizzate in climi caldi

Composizione
80 % ceresina,
12 % cera d’api,
2,5% carnauba
2,5% cere sintetiche
3 % resine naturali

Requisiti
Devono presentare sapore ed odore gradevole per il Pz., non devono irritare i tessuti ne’ contenere
sostanze tossiche, non devono contenere coloranti oltre i 3gr\kg.
Devono potersi ammorbidire senza sfaldarsi e lasciarsi scolpire e tagliare facilmente a 23°, devono
presentare superfici liscie a lieve riscaldamento.
Non devono lasciare residui sui denti di resina o porcellana, devono possedere elevato scorrimento
viscoso e l’espansione termica deve essere minore di 0,8% tra 25° e 40°.
Si presentano in fogli di 75 x 150 x 1,25 mm di colore rosa. Hanno grande adesione per fornire
un’eccellente ritenzione ai denti.

Cere da lavorazione
A) Cere da inscatolamento. Sono usate come contenitori di pezzi di fusione.
B) Cere da utilità. Usate in laboratorio.
C) Cere adesive o collanti. Servono per unire p.e. i frammenti di un’impronta in gesso o parti di
protesi fratturate, per applicare perni di colata ai modellati in cera.

Cere da impronta (propriamente dette)


Sono poco utilizzate, servono per prendere impronte in zone edentule.

Le cere da correzione vengono usate a pennellature per registrare dettagli di tessuti orali.
Le cere per morso o masticazione sono utilizzate per riprodurre il morso.

Gessi

Applicazioni in odontoiatria
- Mat. da impronta
- Stampi e monconi per fusioni
- Impronte per montaggio di modelli in articolatore
- Modelli per creare manufatti in resina
- Agente legante nei mat. da rivestimento a legante gessoso

Il gesso naturale viene estratto dalle cave ed ottenuto per calcinazione.


Ca SO4 + 2H2O = Solf. di calcio biidrato
Ca SO4 + 2H2O = Solf. di calcio semiidrato

Gessi usati in odontoiatria


Tipo1 : poroso, o pasta di Parigi. Usato come gesso da impronte
Tipo2 : gesso da modelli
Tipo3 : gesso duro od Alabastrino
Tipo4 . g. extraduro

Metodi di calcinazione
-In contenitori aperti, cioè in presenza di umidità atmosferica si ottengono gessi di tipo 1 e 2.
-In ambiente saturo di vapore si ottengono gessi di tipo 3 e 4.

Nel primo caso si ottengono sostanze le cui particelle mantengono sostanzialmente la forma porosa
ed irregolare del gesso naturale. Addizionandolo al gesso di Parigi sostanze accelleranti o ritardanti
il processo di solidificazione si ottengono gessi di tipo 2.
Tra il tipo 1 ed il 2 varia il rapporto acqua-polvere, quindi anche la resistenza finale.

Nel secondo caso (tipo 3 e 4), calcinando il gesso in ambiente saturo di vapore, si ottiene una
sostanza le cui particelle hanno minor volume dei primi due tipi e ciò confluisce maggior resistenza
all’abrasione e compressione.
Noti come Hydrocal, contengono sostanze accelleranti o ritardanti in quote non superiori al 2-3%.
Continuando il processo di calcinazione sottovapore, si ottiene un ulteriore rimpicciolimento delle
particelle della polvere dell’emiidrato, cioè gesso di tipo 4. Questi gessi sono noti come Densite ed
Crystocal.

-Criteri d’uso
-Tipo1 : impronte in bocche edentule; impronte di singoli elementi privi di sottosquadri
-Tipo2 : modelli di studio, muffole per fusioni e riparazioni modelli.
-Tipo3 : costituente di mat. da rivestimento per leghe nobili da colata.
-Tipo4 : modelli per preparare monconi sfilabili. Questo gesso non viene abraso o scalfito dagli
strumenti che scolpiscono il modello in cera durante la lavorazione.

-Miscelazione
Si usano scodelle di gomma e spatola. La superficie della scodella deve essere liscia e la spatola
deve adattarsi ad essa. Si pone l’acqua nella scodella e si aggiunge lentamente la polvere evitando di
formare grumi.
Le bolle d’aria sono il maggior problema anche durante la miscelazione e la colata visto che
altererebbero la morfologia del modello. A questo scopo si utilizza un vibratore dotato di un piano di
appoggio e soggetto a vibrazione di piccola ampiezza ed elevata frequenza. Appoggiandovi la
scodella del gesso per alcuni secondi si portano in superficie le bolle d’aria che vengono eliminate.
Il tempo ottimale di miscelazione è di 1 o 2 minuti.
Con la miscelazione si uniscono solf. di Ca emiidrato con acqua,cioè l’inverso della calcinazione e
si ha una reazione esotermica con indurimento del gesso (presa).
Il processo di indurimento è continuo, dall’inizio miscelazione al termine della reazione di presa.
L’indurimento avviene in tre fasi:
1- liquido viscoso pseudoplastico
2- la miscela diviene plastica con superficie lucida per la presenza di continua fase acquosa
superficiale
3- aspetto rigido e solido della massa con perdita della lucentezza per richiamo dell’acqua all’interno
della massa.

La colata va effettuata tra la fase 1 e la fase 2

Il tempo di presa si distingue in tre fasi:


1- Tempo di lavorazione con mat. malleabile
2- Tempo iniziale di presa con mat. con basso grado di resistenza
3- Tempo finale di presa con mat. completamente indurito.
Il T. iniziale di presa si misura con il primo ago di Gillmore ( 100 gr con punta di 2 mm)
Il T. finale di presa, che corrisponde al processo di indurimento si misura con il secondo ago di
Gillmore (500 gr e punta da ..... mm ).
Il sistema di Vicat utilizza un solo ago da 300 gr.

I fattori che influenzano la reazione di presa sono:


-rapporto acqua-polvere
-temperatura ambiente
-metodo di spatolazione
-additivi aggiunti
-qualità del prodotto e stoccaggio.

La quantità di acqua impiegata è diversa a seconda della polvere considerata:


-Tipo 1: 100 gr gesso \ 50-60 gr acqua
-Tipo 2: 100 gr gesso \ 50-70 gr acqua
-Tipo 3: 100 gr gesso \ 28-32 gr acqua
-Tipo 4: 100 gr gesso \ 23-25 gr acqua

Gli additivi si dividono in accelleratori e ritardanti.


Gli accelleratori sono:
-solf. di K
-tartrato di K sodico (o acqua di rochelle)

I ritardanti invece:
-citrato di Na
-borace

Al gesso inoltre possono essere aggiunte alizarine che colorano il gesso in modo che i vari tipi
possano essere distinti facilmente tra loro e sostanze aromatiche per rendere il contatto con i tessuti
orali del Pz più gradevole.

Cementi dentali

1- Cementi al fosfato di Zn
2- C. al fosfato di Zn modificato
3- C. silicofosfati
4- C. all’ossido di Zn-eugenolo
5- C. all’ossido di Zn-eugenolo rinforzato
6- C. E.B.A. (acido orto-etossibenzoico)
7- C. al policarbossilato
8- C. di resine acriliche
9- Mat. in resina composta
10- C. allo ionomero di vetro
1- Cementi al fosfato di Zn
Utilizzato per la fissazione di corone e bende ortodontichee come sottofondo.
Costituito da polvere e liquido:

Polvere: ossido di Zn
ossido di Mg (10%)

Liquido: acido fosforico concentrato


acqua (40%)
fosfato Al (2%)

La reazione di indurimento è costituita dall’unione dell’acido fosforico con l’ossido di Zn ottenendo


fosfato di Zn amorfo

Proprietà: resistenza alla compressione di 12-16.000 PSI


// // Trazione di 700 PSI

Tempo di indurimento 4’-9’, a seconda dei prodotti.


Per ottenere la consistenza desiderata, durante la preparazione si aggiunge la polvere al liquido in
piccole parti su piastre di vetro raffreddata e perfettamente asciutta. sono generalmente maneggevoli
ma fragili, solubili negli acidi e nei fluidi orali, mancano di adesione alle strutture del dente.

-2 Cementi al fosfato di Zn modificato


Esistono al Cu e Ag ed al fluoro
I C. al rame nero contengono ossido rameico (CuO), quelli al rame rosso contengono ossido
rameoso (Cu2O). I C. all’argento contengono piccole quantità di sali d’argento.
I C. al fluoro contengono 1-3% di fluoro stannoso
-3 Cementi silicofosfati
Per cementazione di restauri fissi ,bende ortodontiche,come mat. da otturazione provvisorie per
denti posteriori.
La polvere è un miscuglio di ossido di Zn (10-20%) e vetro al silicato.
Il liquido è una soluzione di acido fosforico concentrato contenente 45% acqua e 2-5% di sali di Al
e Zn.
Nella reazione di indurimento l’ossido di Zn\vetro silicato si combina con l’acido fosforico con la
formazione di gel fosfato di Al silicato di Zn.
La resistenza alla compressione è 20-25.000 PSI
// // trazione è di 900 PSI
La solubilità negli acidi e liquidi organici è minore che per i C. al fosfato di Zn.

-4 Cementi all’ossido di Zn eugenolo


Per cementazione temporanea di restauri, come sottofondo per cavità profonde, mat. da otturazioni
provvisorie.
La polvere è ossido di Zn, il liquido è eugenolo purificato più piccole quantità di acqua.
L’ossido di Zn si combina con l’eugenolo e l’acqua costituendo l’eugenato di Zn.
La resistenza alla compressione è molto bassa, da 100 a 1000 PSI, quella alla trazione è molto bassa
mentre è molto alta la solubilità. Il tempo di indurimento va da 2’ a 10’.
Dopo aver bagnato la polvere con il liquido si deve impastare il composto con spatolazione lunga e
vigorosa. Questi C. hanno un blando effetto sedativo sulla polpa e buona capacità di sigillare i
margini. Bassaa resistenza all’abrasione e tendenza allo sgretolamento.

-5 Cementi all’ossido di Zn eugenolo rinforzati


Utilizzato come agente cementante per restauri, sottofondo per cavità e protettore della polpa, mat.
da otturazioni provvisorie.
La polvere è costituita da ossido di Zn (10-40%), resine naturali o sintetiche finemente suddivise
(p.e.polistirene, policarbonati, polimetilmetacrilati).
Il liquido da eugenolo più resine disciolte.
La resistenza alla compressione va da 5.000 a 8.000 PSI, alla trazione tra 700 e 900 PSI.
Nell’indurimento la reazione è simile alle precedenti. Le resine acide possono reagire con l’ossido di
Zn rinforzandone la matrice.

-6 Cementi E.B.A.
Per cementazione di corone, restauri ,intarsi, per otturazioni provvisorie, come sottofondo e
protettore della polpa.
La polvere è costituita daossido di Zn (20-30%) e ossido di Al.
Il liquido da acido etossibenzoico(50-60%) ed eugenolo.
La reazione di indurimento è sconosciuta, sembra che implichi la formazione di sale chelato tra
EBA, eugenolo ed ossido di Zn.
La resistenza alla compressione è 8.000-10.000 PSI,
// // trazione 500-800 PSI.
Le altre proprietà sono simili ai C. all’ossido di Zn-eugenolo.

-7 Cementi al policarbossilato
Cementi per restauri in leghe metalliche e porcellane, per cementazione bande ortodontiche per il
loro buon legame con l’acciaio, come sottofondo e mat. da otturazione temporanea.
La polvere è ossido di Zn + ossido di Mg (1-5%) + ossido di Al od altro riempitivo (10-40%).
Il liquido è una soluzione acquosa al 40% di acido poliacrilico.
L’ossido di Zn si combina con l’acido poliacrilico indurendosi in poliacrilato di Zn.
La resistenza alla compressione è 9.000-12.000 PSI,
// // trazione 800-1.000 PSI,
è meno solubile dei C. al fosfato di Zn. Possiede buona adesione sia sullo smalto che sui metalli.
Viene preparato mescolando i componenti su piastra di vetro e spatolato per 30-40’’. L’impasto va
utilizzato quando è ancora liquido e non a polimerizzazione iniziata.
La polvere ed il liquido vanno conservati in ambienete fresco e tenuti chiusi, infatti la perdita di
umidità del liquido porterà all’ispessimento del prodotto.

-8 Cementi alle resine acriliche


Per cementazione temporanea di restauri e corone,di faccette, come base di sostegno di una cavità.
La polvere è costituita da polimero di metilmetacrilato finemente suddiviso e perossido di benzoile
come attivatore.
Il liquido è mononmero di metilmetacrilato con un accelleratore amminico.
La reazione di indurimento si ottiene attraverso la reazione di polimerizzazione tra il monomero ed
il polimero, sfruttando iradicali liberi provenienti dall’interazione tra ammine e perossido.
Hanno le stesse proprietà delle resine acriliche che induriscono a freddo.

-9 Mat. in resine composte


Per cementazione di restauri e per bande ortodontiche.
La polvere è costituita da...................silicato e perossido (come iniziatore). Il liquido da miscuglio
di BIS-GMA od un dimetil-metacrilato aromatico ed un alchil-dimetil-metacrilato (che contiene un
promotore della polimerizzazione).
La resistenza alla compressione è 30.000-40.000 PSI,
// // trazione è 6.000-8.000 PSI,
la solubilità negli acidi è molto bassa (0,05%). Possono provocare un danno pulpare (effetti
biologici) e quindi necessitano di sottofondo protettivo.

-10 Cementi allo ionomero di vetro


Per restauri di denti anteriori.
La polvere è formata da vetro acido-solubile finemente macinato,
esempio tipico:
38% Silice (Si O2 )
30% Allumina (Al2 O3)
4% Fluoruro di Ca (Ca F2)
28% Fluoro alluminizzato di Na (Na3 Al F6) ,
Il liquido è una soluzione tamponata di acido fosforico, ad esempio:
40% Acido fosforico (H3 P O4), 2
18% fosfato di Al e Zn (Al P O4 oppure Zn3[P O4] )
40% acqua.
La polvere ed il liquido vanno mescolati su piastra di vetro molto velocemente, è bene usare una
spatola rigida di plastica, stellite od agata per evitare l’assorbimento di microparticelle di acciaio
provenienti dalla spatola durante l’impasto.
Per la messa in cavità bisogna usare una matrice in cellulosa. Subito dopo l’indurimento il mat.
dovrà essere rivestito da lubrificante o da vernici contro l’umidità.
La rifinitura di questo mat. viene effettueta in due tempi: quella iniziale 15’ dopo l’operazione,
quella finale 48 h dopo l’operazione.
Le cavità riempite con C. al silicato vanno sempre protette con sottofondo per prevenire pulpiti
anche gravi.

Cementi chirurgici

Vengono introdotti da Ward nel 1928 con due funzioni principali:


-Proteggono il coagulo dall’ambiente settico della bocca permettendogli di organizzarsi e guarire.
-Eliminano o limitano il disagio post-operatorio del Pz.

Si possono dividere in due gruppi:


A) con eugenolo:
1)Wonder Pack (Ward)
2)Kirkland Kaiser
3)Nobetic (Reichbam)

B) senza eugenolo

1)Peripack
2)Col-Pack
3)Periopack (Goldmann)

Composizione (con eugenolo)


Wond’r Pack:
polvere: 63% ossido Zn
31% Colofonia
6% amianto
liquido:
80% eugenolo
20% olio d’oliva
tracce di anilina rossa
Questo cemento ha buona adesività, resistenza e durezza ed è ben tollerato dal Pz.

Kirkland Kaiser
-polvere:
ossido di Zn.........
colofonia.............
acido tannico......
amianto.............
-liquido:
olio d’arachidi............
eugenolo............
colofonia............
coloranti...............

Ha buona resistenza, sufficiente adesività ed è ben tollerato.

Nobetec
-polvere:
ossido di Zn
fibre di terrilene
-liquido:
eugenolo
eugenolato di Zn

E’ un cemento poco utilizzato.

B) Senza eugenolo

Peripack (Muhllerman)
E’ presentato in pasta pronta per l’uso costituita da:
Solf. di Ca 68%
Ossido di Zn 6,4%
Solf. di Zn 1%
Acrilato 24%
Olio romatico in tracce
Presenta manipolazione ideale,è ben tollerato, poco adesivo, discretamente resistente e duro. E’
contrindicato in casi con poca ritenzione interdentaria.

Coe-Pack
E’ il più usato. Si presenta in due tubi contenenti due paste che si mescolano tra loro al momento
dell’uso. Può essere a presa normale ed a presa rapida.
1° tubo: ossidi metallici imprecisati
teratidolo (funghicida)

2° tubo: acido carbossilico


clorotinolo (germicida)
Si spatola facilmente, aderisce molto alle mani quindi è necessario inumidirle con acqua e sapone, è
molto liscio e morbido quindi ben tollerato, è poco adesivo ma la sua consistenza plastica gli
permette di penetrare negli spazi interdentali.

Perio-Pack
E’ composto da polvere e pasta gelatinosa.
La polvere è costituita da :
colofonia 50%
ossido di Zn 45%
amianto 5%
La gelatina invece da:
ossido di Zn
olio di semi di cotone.
E’ poco adesivo, necessita di lunga manipolazione, è gradito al Pz.

Indicazioni all’ uso dei Cementi Chirurgici

Vengono utilizza ti in tutti gli interventi chirurgici in cui non si ha la completa chiusura dei lembi,
che guariscono quindi di seconda intenzione. Quindi :
-negli innesti liberi di gengiva
-nella gengivectomia a bisello esterno
-nella gengivoplastica
-nella chirurgia ossea ricostruttiva.

Dopo l’applicazione di un impacco chirurgico si consiglia al Pz l’uso di colluttorio alla clorexidina


e, non appena rimosso l’impacco, si deve consigliare l’immediata ripresa dell’igiene orale, in modo
delicato ma costante.

Cementi Vetro-ionomeri
I cementi vetro-ionomeri sono la moderna evoluzione dei vecchi cementi ai silicati. I CVI sono stati
ideati da Smith, egli ha utilizzato la polvere dei C. ai silicati e, anzichè miscelarli con acido
fosforico, li fece reagire con acido poliacrilico ottenendo così un C. che aderiva ai tessuti dentali ma
non stabili dal punto di vista idrolitico, con tempo di presa lungo e lavorabilità scarsa.
Nel 1974 Wilson & Co. aggiunsero un chelante co-monomerico ( acido tartarico) ottenendo una
formazione di tartarati metallici che ne migliorarono la manipolazione ma soprattutto ne
accellerarono la velocità di reazione ottenendo così il primo CVI utilizzabile: ASPA II (Alluminio-
silicato-poliacrilico).Con l’aggiunta di acido itationico si abbassò ulteriormente il tempo di presa e si
ottennero così i CVI di ultima generazione gli ASPA IV.
Oggi esistono anche C. fotoindurenti con tempo di lavorazione e di presa minore.
Il termine CVI viene sostituito dal termine Cemento vetro polialchenoato ( i polialchenoati sono sali
di acido carbossilico, polimeri con ioni di metallo liberati da vetri silicati) CVP che riflette con più
evidenza le caratteristiche principali, cioè la loro composizione, vetro e ac. polialchenoici, ed il loro
meccanismo di indurimento (per salificazione).

Composizione

1) Componenti organici: ac. polialchenoici e ac. idrossicarbossilici


2) Componenti inorganici: vetri complessi di Al silicati con liberazione di ioni
3) Mezzo di reazione: acqua.

Componenti organici
Acidi polialchenoici: si ottengono per polimerizzazione, per addizione di ac. alchenoici
(monomeri). Gli ac. alchenoici, dopo essere stati liofilizzati vengono aggiunti alla polvere di vetro.
Acidi idrossicarbossilici: fungono da accelleratori, tipico esempio è l’acido tartarico che, oltre ad
accellerare la reazione, ha la proprietà di favorire la liberazione di ioni metallici dai vetri silicati.
Anch’esso viene aggiunto alla polvere dopo essere stato liofilizzato.

Componenti inorganici
Vetri alluminio silicati che liberano ioni, si ottengono per fusione di quarzo finemente macinato
(Si O2) e corindone (Al2 O3) a temperature di 1100°-1500°C.
La capacità di reazione tra i vetri silicati e gli acidi dipende dal rapporto Si O2 / Al2 O3 che esiste
all’interno del vetro. Durante la fusione si aggiungono, oltre alla calce fluorata(Ca F2) che favorisce
la capacità di reazione del vetro con gli acidi polialchenoici, altri additivi quali: fosfato di Al (Al P
O4), creolite (Na3 Al Fe), trifluoruro di Al (Al F3) che migliorano le proprietà di lavorazione,
resistenza del cemento ed il suo aspetto traslucido simile allo smalto.
Il processo di fusione è seguito da brusco raffreddamento in acqua della massa e da un trattamento
di macinazione, che varia a seconda dell’utilizzo previsto, in grana medio-fine e grana medio-grossa.
La grana fine viene usata per C. di fissazione. Non essendo radiopachi, a questi cementi vengono
aggiunti (al posto del Ca) bario o stronzio.

Reazione di indurimento
Dalla miscelazione degli acidi polialchinoici con i vetri alluminio silicati si produce una reazione
acido-base. Il processo può essere suddiviso in 3 fasi:
A) Fase iniziale
B) Fase di indurimento primario
C) Fase di indurimento secondario

L’adesione dei CVP si basa su forze meccaniche e chimiche. Le forze meccaniche sono date dalle
ritenzioni prodotte dall’operatore e dalla scabrosità delle pareti in grado di portare ad una
compenetrazione tra le due superfici e dal fatto che il mat. passa da uno stato liquido ad uno solido.
I CVP sono in grado di formare un legame chimico con l’idrossiapatite dello smalto ed il collagene
della dentina. Benchè non ci sia noto l’esatto meccanismo si ritiene che i CVP formino dei legami
ionici con il Ca presente nell’idrossiapatite.
I CVP aderiscono alla dentina anche in presenza di fango dentinale, tuttavia il trattamento con acido
poliacrilico della dentina migliora l’adesione.
Hanno una azione cariostatica dovuta al rilascio di fluoro che deriva dai mat. tipo creolite, Ca
fluorato, trifluoruro di Al che si aggiungono per abbassare l’intervallo di fusione del quarzo e del
corindone da 1300°C a 1100°C.
Il contenuto del fluoruro sul vetro raggiunge anche il 22,7% della massa totale. Grazie a questa
caratteristica il CVP è in grado di liberare fluoro per lunghi periodi rendendo il mat. come il più
cariostatico tra quelli utilizzati in odontoiatria conservativa. Recentemente è emerso che i CVP
possono essere addirittura ricaricati con applicazioni di fluoro.
I C. al polialchenoato si dividono in: -C. da fissazione
-C. da restauri

Utilizzo
1) C. a presa rapida per la chiusura di fossette e solchi non cariati.
2) C. da otturazione di colore simile al dente: -a presa normale (maggiore di 3’ a 37°C)
- a presa rapida (minore di 3’ a 37°C)
3) C. da ricostruzione per corone gravemente danneggiate.
4) C. da otturazione a presa rapida a consistenza: liquida o dura.
5) C. per fissazione di ponti e corone
6) C. per fissazione di bande ortodontiche (soprattutto per l’azione cariostatica).

Composizione dei CVP


Polvere:
29% Si O2
16,6% Al O3
34,3% Ca F2
7,3% Al F3
3% Na F
9,9% Al P O4

liquido (soluzione acquosa al 50%):


70% ac. poliacrilico
5% ac. itationico
25% ac. tartarico.
Ionomeri cermet

Sono mat. ionomerici dove il riempitivo è costituito da composizioni sinterizzate di vetro metallo
dette cermets. I mat. ionomeri cermets sono preparati sinterizzando a 800°C masse sferoidali
compresse di polvere di metallo e vetro. Questa massa sinterizzata viene quindi ridotta in particelle
in cui il metallo ed il vetro sono fusi insieme e si ottiene così la polvere che si fa reagire con il
poliacido.
Il liquido è costituito da ac. maleico, ac. tartarico, ac. acrilico.
Sono mat. più resistenti all’usura rispetto alle miscelazioni ionomeriche-metalliche ed ai mat. d
restauro vetro-ionomerici perchè, nei cermets, è migliorato il legame tra riempitivo in metallo e
polvere di vetro (per effetto della sinterizzazione).
I metalli più idonei sono oro ed argento.
Clinicamente il mat. contenente oro ha caratteristiche più favorevoli perchè non presenta il problema
dell’ inscurimento dello stesso, inconveniente presente invece in quelli con l’argento (dovuto alla
formazione di ossido di argento).
I cermet sono indicati come:
1) sottofondo,
2) restauri di piccole preparazioni occlusali,
3) // // // a tunnel,
4) sigillante per solchi,
5) ricostruzione di monconi,
6) restauri denti decidui.

Amalgama

Sono costituiti da una combinazione di mercurio ed una lega d’argento e stagno polverizzata. A
questi possono essere aggiunti Cu e Zn in percentuali minori. Per modificarne alcune proprietà
meccaniche e diminuirne la corrosione vi si possono aggiungere inoltre piccole quantità di oro,
palladio, indio.

Sono composti da:


65-73% Ag (in peso)
18-30% Sn
3-4,5% Cu
0-2% Zn
L’indio ed il palladio vi conferiscono maggior durezza.
L’Ag forma la massa metallica con il Hg che ne aumenta la resistenza alla corrosione. Lo Sn tende a
ridurre l’espansione degli amalgami durante l’indurimento incrementandone però anche la
resistenza, concorre inoltre a limitare la fase gamma.Lo Zn riduce al minimo l’ossisazione degli altri
metalli presenti e consente una minor porosità e scabrosità di superficie, tuttavia rende l’amalgama
molto sensibile all’umidità e ne determina un’esagerata espansione in ambiente umido.
La morfologia delle particelle della lega e la composizione della stessa determinano il diverso
comportamento fisico, meccanico e chimico di vari tipi di amalgami. Al microscopio a scansione la
lega si dimostra composta di particelle riconducibili a quattro modelli fondamentali:
1)Lega contenente particelle in trucioli
2) // // // sferiche
3) // // // sferoidali
4)Leghe miste (trucioli e sferiche)
Il mercurio è un metallo liquido a temperatura ambiente, ha peso specifico 14,
punto di fusione di -38,87°C
punto di ebollizione 356,5°C
A 39° inizia l’emissione di vapore. Allo stato liquido viene assorbito per lo 0,01 per via intestinale
mentre il vapore per l’80% per via polmonare.Viene eliminato per via renale e riesce ad attraversare
la barriera emato-encefalica.
Ag e Sn sono i principali componenti di queste leghe, essi formano composti intermetallici di
formula Ag 3Sn (detta fase gamma) ed Ag 4Sn (fase beta).
I composti intermetallici o fasi sono una struttura cristallina nuova.
Una parte della fase gamma della lega, unendosi all’Hg forma altre due fasi: la gamma1 (Ag2 Hg3) e
la fase gamma2 (Sn+8 Hg). Queste rappresentano la matrice all’interno della quale si trova la parte
di lega non trasformata nella reazione. In definitiva l’amalgama indurito risulta costituito dalle
particelle originali di lega inglobate in una matrice cristallina formatasi nella reazione tra il Hg e gli
atomi di metallo diffusi in esso.
La fase gamma costituisce la parte “forte” dell’amalgama, mentre la fase gamma2 ne è la parte
“debole” cioè la parte più corrodibile e meno resistente alla pressione.
Per ridurre al minimo questa fase negativa è stato aumentato il contenuto di Cu, che si lega allo Sn
sottraendolo al legame con il Hg formando la fase eta (Cu6 Sn5) e la fase epsilon (Cu3 Sn),
meccanicamente più stabili e chimicamente più resistente.
Si deve inoltre ricordare che è necessario differenziare due tipi di amalgama, quello a basso
contenuto di Cu (5-10%) detto anche tradizionale, e quello ad alto contenuto di Cu (13-45%).

Fase gamma
La principale componente della polvere dell’amalgama è la lega Ag-Sn (Ag5 Sn) detta fase gamma.
Durante l’indurimento si formano due nuove fasi metalliche che sono:
-fase gamma 1 (Ag3 Hg4)
-fase gamma 2 (Sn7 Hg).
L’amalgama indurita è costituita da particelle di fase gamma collegate da una matrice cristallina
costituita da gamma 1 e gamma 2.
Qust’ultima è la fase più instabile per eccesso di ioni Sn. Si è cercato di ridurre la fase gamma 2
creando amalgami ad alto contenuto di Cu, sottoforma di Cu Ag, in mdo che il rame si leghi allo
stagno in eccesso dando maggior stabilità.
cioè: Sn7 Hg + (Ag / Cu) = Ag2 Hg3 + Cu6 Sn5.

Proprietà fisiche
1) Il valore massimo di deformazione statica (creep%) indica il cambiamento di lunghezza del mat.
tra 1 e 4 ore sotto uno sforzo specifico espresso in percentuale.
2)La resistenza alla compressione viene valutata dopo un’ora dall’indurimento quando un campione
cilindrico di amalgama viene compresso con un valore di 0,25 mm/min.
3)Le variazioni dimensionali sono comprese entro valori di +/- 20 micron/cm e vanno valutate tra i
primi 5’ e le 24 h dall’indurimento.

Proprità termiche
L’amalgama ha un valore relativamente alto di diffusività termica nei confronti della dentina (78
contro 2) ed un coefficiente di espansione termica 3 volte più alto (25 contro 10).
La proporzione nella lega del Hg varia dal 53,7 al 43%, un eccesso di Hg porta all’aumento delle
fasi gamma 1 e 2.
Vengono miscelati utilizzando miscelatori meccanici e capsule predosate. E’ necessario rispettare i
tempi e le proporzioni indicate.
Con le leghe a scaglie si usa condensatore piccolo (1 o 2 mm), applicando una forza verticale per
eliminare l’eccesso di Hg.
Con le leghe sferiche si usa un condensatore largo per migliorare l’adattamento alle pareti.

Vantaggi nell’uso della capsula


1)Protezione dai vapori di Hg
2)Separazione del Hg dalla polvere
3)Facilità di attivazione
4)Certezza di attivazione (con uso del vibratore).

Vantaggi nell’uso dell’amalgama


1)Facile adattabilità: in prima fase è plastico e si adatta facilmente.
2)Durezza: sopporta carichi di 80 Kg /cm3 come sui molari in masticazione.
3)Tossicità scarsa
4)Basso costo
5)Lunga durata del restauro: resiste ad agenti chimici e fisici.

Limiti dell’amalgama
1)Colore metallico, quindi poco estetico.
2)Mancanza di adesività: necessita di cavità ritentive quindi id una preparazione più demolitiva
3)Elevata conducibilità termica: necessita di sottofondo
4)Fessure marginali: si creano per inadeguata preparazione dei margini.

Indicazioni all’uso dell’amalgama


1)cavità di 1° classe: superfici occlusali
2)cavità di 2° classe: superfici interprossimali di molari e premolari
3)cavità di 5° classe: terzo gengivale di superfici vestibolari, linguali o palatali (colletti)
4)fori ciechi degli incisivi superiori.

Tipi di amalgama
Esistono vari tipi distinti in base alla grandezza delle particelle costituenti la polvere:
- a grana grossa e media. Un tempo le più usate, danno superfici molto irregolari
- a grana fine. Non superano i 75 micron, sono più plastiche ed adattabili, danno superfici più lisce
-a particelle sferiche. Non superano i 30 micron, hanno minor quantità di Hg, ottima adattabilità e
plasticità ma tempo di indurimento più lungo e sono più costose
-non gamma 2. Ad alto contenuto di Cu (13%), hanno maggior resistenza alle fratture e ottima
levigatura.

Per introdurre l’amalgama in cavità si usano spingiamalgama e portamalgama i quali introducono la


giusta quantità da condensare sino a completare il riempimento.
I condensatori possono essere: -a testa piatta
-a sezione circolare
-a sezione quadrangolare (romboidale-trapezioidale)
La condensazione si esegue con ripetuti movimenti di compressione verticale ed obliqua.
Il diametro e la forma dei condensatori dipendono dalle dimensioni della cavità e dal tipo di
amalgama.

Modellatori di amalgama
-Cleioide: inizia la modellazione dei piani cuspidali
-Discoide: asporta gli eccessi oltre i margini occlusali
-Spatola tagliente ed appuntita: per l’asportazione degli eccessi sino a ritrovare le cuspidi
-Bisturi interprossimale: per l’asportazione degli eccessi oltre il gradino cervicale e per la
modellazione interprossimale
-Brunitori: si usano per levigare e compattare la superficie dopo l’indurimento dove essa presenta
forme appuntite, sono utili per la modellazione anatomica.
Secondo studi condotti in Nuova Zelanda le operazioni di brunitura si dovrebbero eseguire 48h dopo
la modellazione.

Brackets

Attacchi ortodontici formati da due parti:


-base: con retina di ritenzione che presenta una curvatura trasversale per l’adattamento della corona
in senso mesio-distale.
-corpo: percorso da un solco (slot) in cui alloggerà il filo o l’arco metallico. Esso presenta quattro
alette ritentive.
Esistono brackets in acciaio, ceramica, resina. I B. in ceramica o resina stabiliscono anche legami
chimici con il dente quindi non hanno una retina ritentiva.
I B. hanno una diversa inclinazione e forma a seconda della tecnica ortodontica scelta.
Ad ogni dente corrisponde un tipo di attacco (le basette per canini e premolari sono più curve).
Anche sui molari si possono utilizzare attacchi diretti che presentano una canula per l’arco e non
hanno nè slot nè alette. Sui molari si possono montare le bande sagomate sulla corona: sono sup. od
inf., dx o sn a seconda della posizione della canula e della forma dell’anello.
In aggiunta si può avere una seconda canula ed un gancetto.
I movimenti dentali avvengono quando si introduce il filo nella slot, assicurandole con legature
metalliche od elastiche.
Esistono fili diversi a seconda delle fasi della terapia. Nella fase di allineamento si usano fili molto
elastici, 3 o 5 fili intrecciati a sezione tonda a diametro crescente.
Successivamente si usano fili al nichel-titanio super elastici con memoria, in seguito fili in acciaio
tondi ed infine fili a sez. tonda in lega d’acciaio.
Ogni filo è disponibile in barrette di 30 cm od in archi standard preformati.

Compositi

Il nome indica un prodotto composito di resine organica (matrice) ed inorganica (filler).


La storia dei compositi inizia ufficialmente con la scoperta di Bowen di una resina attivabile per
semplice addizione. Come si può vedere questa resina presenta due gruppi che si possono definire
speculari rispetto ad un punto centrale, da ciò il nome di bisGMA.

Partendp da questa resina sono stati sviluppati tutti i composti. Questa resina può avere tre difetti:
-Bassa resistenza all’abrasione
-Alto assorbimento di acqua
-Riduzione volumetrica durante l’assorbimento

Sono una combinazione tridimensionale di due o più materiali chimicamente differenti legati da
un’interfaccia che ne separa i componenti.
Tale combinazione offre delle proprietà chimico-fisiche superiori a quelle dei singoli componenti.

Sviluppo dei filler


I primi compositi (macroriempiti) incorporavano particelle inorganiche (cristalli di quarzo) di 40-
100 micron, la quantità di resina superava il 60% del volume; il risultato estetico era discutibile e si
avevano problemi di retrazione della resina stessa.
Successivamente vennero creati i microfiller, con particelle inorganiche in media di 0,4 micron. In
questo modo venne risolto il problema estetico, infatti ogni particella aveva dimensioni minori se
comparate alla lunghezza d’onda della luce visibile con l’impossibiltà di notare ad occhio nudo i
punti a colorazione diversa. Venne però esasperata la retrazione in quanto risultava aumentata la
quantità di resina.
Nell’intento di diminuire questa massa si inserirono dei blocchetti di resina prepolimerizzata in
laboratorio mediante alte pressioni ed alte temperature.
Si ottenne quindi un composito con maggior quantità di riempitivo (50-55% in volume). Questi
composti però non poterono essere utilizzati per denti posteriori data la loro scarsa resistenza
all’abrasione.
Vennero infine modificati utilizzando tecnologie nuove che hanno portato ad inserire nella massa e
negli interstizi delle particelle di filler più grandi con lo scopo di sosituire, in volume, la resina.
Questi composti sono i cosidetti ibridi, nei quali il contenuto di resine si aggira intorno al 25%.
La grandezza delle particelle determina differenti proprietà:
-Particelle più piccole (maggior estetica) utilizzate per denti anteriori
- // più grandi (maggior resistenza meccanica) per denti posteriori

I filler stessi hanno subito un’enorme evoluzione, dai cristalli di quarzo macinati alla silice
pirogenica, ottenuta per fusione del silicio e successivo raffreddamento per espulsione ad alta
pressione. Questo trattamento determina una forma in sferule, quindi con superficie minore e minore
quantità di resina utilizzata.
Riempitivo in volume: macro 50-60%
micro 19-35%
micro 2gm 30-55%
Hyb 8-78%

La prima resina impiegata, quindi, fu la bisGMA che non presentava sufficiente fluidità per
penetrare negli interstizi tra le particelle di riempitivo. Si rese quindi necessario l’impiego di resine
con la funzione di fluidificante. Fra queste le più note sono le Tegdma.

Successivamente si provò ad usare resine a base metanica il cui vantaggio era quello di possedere
una maggior fluidità intrinseca ( con minor richiesta, quindi, di altri fluidificanti). La più comune è
la UAMA.

Vi sono ancora oggi prodotti in commercio con questo tipo di resine, ma la maggior parte di
compositi continua ad utilizzare derivati del bisGMA.
Nel 1987 si cominciarono ad usare particolari miscele di resine. Il problema maggiore era costituito
dal fatto che tutte le resine impiegate presentano 2 gruppi funzionali, la struttura che si viene a
formare si poteva schematicamente rappresentare con un piano, lo si può vedere come un foglio di
plastica con buona durezza ma estremamente flessibile, flessibilità che tende a far scomparire ogni
elasticità.

Si deve alla Kuraray il merito di aver realizzato la prima resina a quattro monomeri funzionali che, a
solidificazione avvenuta, non presenta alcuna flessibilità ma eccellente elasticità: le UTMA, che
lasciano comunque alcuni problemi insoluti. La soluzione sta nel creare miscele di resine diverse a
seconda del risultato finale che si intende realizzare.

L’attuale miscela di resine della Kuraray presenta doti di resistenza all’abrasione pari a quello dei
primi compositi e può essere utilizzata per i denti posteriori.

Per quanto riguarda gli agenti di accoppiamento, il problema più grosso fu quello di legare il filler
alla resina, infatti, se il legame non è più che stabile si arriva alla rottura di legami con conseguente
sbriciolamento della massa polimerizzata.
Il più comune agente di accoppiamento è il silano, ma il processo di silanizzazione è tenuto segreto
da ogni produttore.

Classificazione fine ‘800

Classe I : Posteriori superfici occlusali


Classe II: Post. superf. occlusale+1
// mesio-occlusale
// mesio-occlusale-distale
// distale-occlusale
Classe III: Anteriori, pareti interprossimali
ClasseIV: Anteriori, suprfici incisali
ClasseV: Ant. e post., superfici linguali-vestibolari in prossimità della gengiva (parte cervicale).

Uso dei compositi


1)In tutti quei casi in cui prevale l’estetica (III, IV, V classe, fratture delle corone anteriori)
2)Difetti dello smalto e copertura delle superfici vestibolari degli incisivi
3)Fissaggio di attacchi ortodontici e di mantenitori di spazio.
4)Bloccaggio di gruppi di denti affetti da malattie paradontali (splintaggio).

La polimerizzazione può essere attivata :

1)Chimicamente: -sistema a due paste


-sist. polvere + liquido
-mat. pasta + liquido
-mat. incapsulati
Si mescolano i componenti che contengono, una l’attivatore e l’altro l’iniziatore.

2)con luce U.V. o visibile:


questi mat. fotoattivabili sono presenti in sottoforma di una singola pasta che contiene:
- monomeri
-comonomeri
-riempitivo
-iniziatore instabile (il più uasto è l’etere metilbenzoico).
Questo mat. assorbe le radiazioni e subisce una decomposizione eterolitica formando radicali liberi
che iniziano la polimerizzazione.
Gli svantaggi sono rappresentati da:
-durata nel tempo inf. all’amalgama (5 anni),
-la superficie tende a macchiarsi,
-i monomeri impiegati sono potenzialmente nocivi per la polpa (che va protetta con idrossido di Ca
senza eugenolo),
-pretrattamento dello smalto con acido (mordenzatura).

Sigillanti

Sono mat. fluidi impiegati ai fini di prevenire le carie occlusali e sono utilizzati per sigillare
piccolissime fessure a volte presenti nel fondo delle fosse occlusali del dente, tali fosse possono
avere ramificazioni in contatto con la sottostante dentina ed in esse tendono ad accumularsi residui
di cibo con la formazione di colonie batteriche cariogene.
Già dagli anni ‘70 la sigillazione di solchi e fossette veniva fatta con resine composite seguendo la
tecnica adesiva della mordenzatura.
I sigillanti attualmente in uso possono essere divisi in due gruppi:
-mat. resinosi
-cementi vetroionomerici

Materiali resinosi
Possono essere divisi in altri sottogruppi in base alla presenza di più o meno riempitivo inorganico
(biossido di silicio e bario).
Possiamo avere:
1)Mat. resinosi non riempiti
2)Mat. resinosi modicamente riempiti (5 10%)
3)Mat. resinosi altamente riempiti (20-67%)

1) Hanno maggior fluidità, maggior diffusibilità, minore resistenza alle sollecitazioni meccaniche,
maggior contrazione di polimerizzazione

2-3) Maggiore resistenza alla compressione ed alla trazione, scarsa contrazione di polimerizzazione,
elevata viscosità (svantaggio).

I mat. resinosi possono essere colorati o trasparenti, i colorati contengono ossido di titanio.
-Giallo: sono ben controllabili all’applicazione ed ai controlli successivi (ogni 6 mesi), sono
antiestetici.
-Bianco: sono ben controllabili all’applicazione ed ai controlli successivi ma rendono impossibile il
controllo per eventuali preocessi cariosi sottostanti.
-Trasparenti: buona estetica, risulta difficile il controllo dello strato di mat. al momento
dell’applicazione e nei controlli successivi, danno altresì la possibilità di tenere sotto controllo i
solchi e le fessure sottostanti.

I mat. sigillanti contengono normalmente bisGMA rinforzati con più o meno particelle di quarzo.
Possono essere di tre tipi:
A) Ad attivazione chimica (autopolimerizzanti)
B) Ad attivazione mediante U.V.
C) Ad attivazione mediante luce visibile

A) Sono formati da pasta base e catalizzatore contenente perossido di benzoile (iniziatore) ed


un’ammina (attivatore).
B) Contengono composto sensibile agli U.V. che fa da iniziatore alla reazione.
C) In questi mat. sono presenti un dichetone ed un’ammina. Questi due componenti, colpiti dalla
luce, reagiscono tra loro liberando radicali liberi.

Sigillanti ai cementi vetroionomerici

Sono costituiti da due componenti: polvere di Al sottoforma di particelle ottenute con processo di
calcinazione a freddo.
I liquido è una soluzione acquosa di polimeri e copolimeri dell’acido poliacrilico.

Possiedono forte adesione a smalto e dentina, liberano fluoro dopo l’applicazione, necessnualità
complessa ed hanno una minor durata di permanenza.

Individuato il dente si inizia con:


-controllo dell’occlusione con carta colorata d’articolazione
-pulitura per mezzo di pietra pomice e risciaquatura del dente
-apposizione di diga per proteggere il dente dall’umidità
-mordenzatura con acido fosforico o citrico della parte da trattare
-risciaquatura per un minuto ed asciugatura
-applicazione della resina con pennellino.

Una volta avvenuto l’indurimento si esgue un controllo della sigillatura con una sonda e si controlla
l’occlusione.

Indicazioni
- sui molari di persone tra i 6 ed i 10 anni
-in presenza di fessure profonde e colorate
-in denti ipoplasici nei quali l’igiene è normalmente scadente
-in presenza di carie iniziali non evidenziabili con Rx.

Controindicazioni
-denti già otturati o che presentano carie interprossimali o coronali già avanzate
-ragazzi che non presentano ancora carie occlusali.

Cementi endodontici

Sono mat. utilizzati per chisure canalari, mentre in passato si eseguivano otturazioni solo con
cementi o paste, oggi il cemento ha solo la funzione di collante per il riempitivo solido
(guttaperca).

Requisiti dei cementi endocanalari


-devono essere facilmente introducibili nel canale
-devono sigillare il canale sia apicalmente che lateralmente
-non devono subire alterazioni di volume con il passare del tempo
-devono essere radioopachi
-devono essere impermeabili
-non devono interferire con i tessuti dentali
-non devono irritare i tessuti apicali
-devono essere sterili
-devono essere facilmente rimossi dal canale in caso di necessità.

Classificazione
1) con eugenolo
2) privi di eugenolo
3) medicati

Con eugenolo

-Pulp canal sealer (Kerr)


Polvere: ossido di Zn Ag, oleoresine, ioduro timolo
Liquido: olio di garofano, balsamo del Canada

-Tubuli seal (Kerr)


Base: ossido Zn 59%
Solf. di Ba 4%
ioduro timolo 2,5%
resine oleose 13,3%
olio 8%
Catalizzatore: modificatori 3%, eugenolo 9,5%
-Argoseal (Ogna)
Polvere: polvere di Ag, ossido di Zn, resine naturali, diiodio timolo
Liquido: eugenolo bidistillato, oleoresina.

-Bioseal (Ogna)
Polvere: idrossiapatite 16%
solf. di Ba 20%
diiodio timolo 4%
resina naturale 16%
idrossido di Ca e ossido di Zn q.b. a 100
Liquido: eugenolo bidistillato 78%
oleoresine 22%.

-CRCS (Hygienic)
Polvere: Ossido di Zn, esteri resinati, solf. di Ba, idrossido di Ca, subcarbonato di bismuto.
Liquido: eugenolo, eucaliptolo.

Senza eugenolo

-Cloroperca
Cloroformio + guttaperca. Dà problemi di retrazione.

-AH 26 (dentisply)
Polvere: Ag 10%
biossido di Bi 60%
biossido di Tn 5%
esametilene tetramina 25%
Liquido: bisfenol-diglisidil etere 100%

Medicati

Contengono corticosteroidi e disinfettanti chimici. Se i principi della preparazione radicolare


vengono rispettati non esiste alcun vantaggio nel loro utilizzo.

-N2 (Sargenti)
Polvere: prednisolone 0,21%
idrocortisone 1,20%
Solf. di Ba 3%
Biossido di Tn 4%
paraformaldeide 6,5%
Subcarbonato di Bi 9%
ossido di Zn 60%
tetraossido di Pb 11%
Liquido: eugenolo 100%

-Endomethasone (Septodent)
Polvere: ossido di Zn, subnitrato di Bi, desametasone, idrocortisone, ioduro di timolo,
paraformaldeide.
Liquido: eugenolo.

-Pasta iodoformica
Utilizzata molte volte impropriamente come otturazione canalare definitiva, soluzione non valida
perchè essa si riassorbe con il tempo non sigillando i margini. E’ più adatta come medicazione
intermedia.
Polvere: iodoformio
Liquido: paraclorofenolo, canfora, mentolo.

-Idrossido di Ca
Possiede spiccata attività osteogenica, notevole potere antibatterico e notevole capacità di
espansione (270%).
Utilizzato nelle medicazioni endodontiche come: apecificazioni, terapia delle perforazioni iatrogene,
riassorbimento radicolare esterno e riassorbimento interno perforante, fratture radicolari,
disinfezione canalare.
Gli svantaggi sono costituiti dalla possibilità di calcificazione, necessità di molte applicazioni, non
viene riassorbito oltre apice.
Si impasta la polvere ed il liquido su piastra sterile. L’impasto è ottimale quando, sollevando la
spatola dalla piastra, risulta di consistenza filamentosa.

Strumentario

Sonde endodontiche
Strumenti non standardizzati a sezione tonda o quadra, molto sottili e flessibili. Il loro compito è
individuare gli imbocchi del canale e di iniziare il cateterismo.

Fresa Z endo
Fresa a lama di carbonio- tungsteno conica non tagliente in punta. trova impiego nell’asportazione
completa del tetto della camera pulpare per eliminare le eventuali interferenze canalari all’azione
degli strumenti. La punta arrotondata non tagliente consente l’appoggio sul pavimento della camera
pulpare per poterne seguire il perimetro.

K Files (limerick)
Sono fabbricati torcendo un filo di acciaio inossidabile a sez. quadrata che dà origine ad un elissoide
con serie di scanalature a lama tagliente a passo molto ravvicinato. Viene prodotto in dimensioni
standardizzate (da 0,6 a 80) con lunghezza dai 21 ai 31 mm.
Lo si deve usare con movimento di “va e vieni”. Ha azione di raschiamento delle pareti dentinali,
viene usato con tre finalità:
-penetrazione iniziale dei canali
-courettage parietale
-allargamento del canale.

Reamers (allargacanali)
Sono fabbricati torcendo filo a sez. triangolare che dà origine ad un elissoide con scanalature a lame
taglienti meno ravvicinate di quelle dei Files. la piramide con cui termina la lama è triangolare ed
appuntita. Le dimensioni sono quelle dei Files. Si usano con movimento rotatorio in uscita di 1\4 di
giro nei canali dritti e nella corzione canalare diritta dei canali ricurvi. Ha azione di raschiamento
della dentina quando lavora in rotazione, il debole angolamento delle lame in rapporto all’asse
maggiore dello strumento assume poca efficacia nel movimento longitudinale.

Tiranervi
E’ uno strumento a sezione rotonda in acciaio inossidabile trafilato ed incrudito. Lo stelo è lavorato
alla barra e tagliato in quattro facce da una lama che solleva delle piccole spine di metallo molto
acuminato e disposte sino alla punta dello strumento.
E’ prodotto in dimensioni normalmente di 21-28 cm di lunghezza. Si usa solo in canali molto larghi
e mai contro le pareti, infatti, se si avverte la parete del canale è necessario tornare indietro. L’azione
principale del tiranervi è di separare la polpa dalla parete canalare e di eliminarla grattando.
I rischi nell’uso di questo strumento sono la facile rottura dello stesso e la formazione di tacche sulla
parete del canale.

Frese di Gates-Ghidden
Sono frese che lavorano con le superfici laterali delle lame e non tagliano in punta. Vengono
prodotte con diametro di 0,5 - 0,7 - 0,9 - 1,1 - 1,3 - 1,5 mm e con lunghezza di 32 mm.
vengono usate dopo che si è già strumentato il canale con frese di una certa dimensione (20 - 25)
con movimento apico-coronarico e centrifugo a velocità molto bassa, senza impegnare
assolutamente la fresa nel canale.

Spingipasta (spirale di lentulo)


Strumento rotante da montare sul contrangolo micromotore.
E’ formato da un filo molto sottile attorcigliato a spirali molto larghe. Prodotto in misure standard
(da 25 a 70), con lunghezza di 21, 25, 29 mm. Viene utilizzato per spingere il cemento di otturazione
nei canali.
Spreaders
Strumento non standard destinato a condensare la guttaperca a freddo lateralmente mediante
l’introduzione nel canale a fianco del cono di guttaperca. Strumenti simili a questo sono i portatori
di calore che vengono prodotti con manico destinato ad essere scaldato per rammollire la guttaperca
e permetterne la condensazione.

Plugger
Strumenti non standard destinati a condensare verticalmente la guttaperca rammollita dal calore.
Sono per lo più conici e possono recare tacche per il controllo della profondità durante l’azione.

Guttaperca
Lattice che viene estratto dalla corteccia di alberi che crescono in Malesia (Isonandra gutta).
Alla temperatura ambiente è dura. In commercio si trova sottoforma di bastoncini o coni di colore
bianco o rosa (la rosa è più dura). Non viene usata allo stato puro ma associata ad ossido di Zn,
silice, cera bianca, acidi grassi per facilitarne la manipolazione.
Un tempo veniva utilizzata come otturazione provvisoria.
Il bastoncino si riscalda a fiamma o nell’acqua calda (80° C), se ne preleva la quantità voluta con
spatola in acciaio inossidabile e la si applica in cavità.
Si modella mentre indurisce con una pallina. Per rimuoverla si riscalda l’otturatore a pallina, lo si
affonda nell’otturazione e, una volta raffreddato, si estrae la guttaperca che risulta solidale con
l’otturatore.
Viene utilizzata per otturazioni canalari, i coni sono di calibro uguale a quello del canale. Si
condensa con strumenti caldi, non si riassorbe ed è radioopaca. Può essere condensata a freddo dagli
spreaders, a caldo da strumenti portatori di calore.

Polimeri sintetici
Sono molecole ad elevato peso molecolare ed a forma di catena.
L acatena di un polimero non è formata da un insieme casuale di atomi ma è una ordinata ripetizione
di gruppi atomici che costituiscono piccole molecole o monomeri. I monomeri si uniscono a formare
i polimeri attraverso un processo detto di polimerizzazione.

Polimerizzazione
Per addizione, quando le molecole del monomero si combinano senza la formazione di un
sottoprodotto.
Per condensazione, quando l’unione è accompagnata dall’eliminazione di piccole molecole ( acqua,
ammoniaca, alcol, etc.).

Fasi della polimerizzazione


1-Attivazione
2-Iniziazione
3-Propagazione
4-Terminazione

1- Attivazione
Questa fase richiede energia termica o luminosa o chimica per formare radicali liber, per l’apertura
di legami insaturi delle molecole di monomeri.
I radicali liberi si congiungono con i radicali liberi del monomero adiacente legandovisi.

2- Iniziazione
Quando la polimerizzazione è attivata si aggiunge una sostanza relativamente instabile, detta
iniziatore, che agisce sui legami insaturi del monomero e siottiene la II fase.

3- Propagazione
L’iniziatore si decompone formando radicali liberi i quali, in tempi successivi, aprono i legami
insaturi del monomero così da permettere la propagazione o formazione di catene.

4- Terminazione
La propagazione, o formazione di catene, continua sino a quando nessun radicale è disponibile.

Applicazione dei polimeri in odontoiatria


-Mat. macromolecolari da impronta (alginati, polisolfuri, siliconi)
-Polimeri per basi protesiche (resine a caldo, a freddo)
-Pol. per ricostruzioni
-Polimeri usati come sigillanti per fossette o fessure dello smalto
-Cementi a base di resine
-Stimolatori di difesa delle mucose
-Mat. da ribasatura

Polimeri per basi protesiche


Le resine utilizzate sono tutte acriliche e ssi dividono in:
-polimerizzabili a caldo
-polimerizzabili a freddo (con attivazione chimica)
Le resine acriliche sono fornite sottoforma di polimero in polvere + monomero liquido.

polvere: granuli di polimeri (p.e. polimetilmetacrilato) che hanno incorporato circa 1% di:
-catalizzatore (perossido di benzoile)
-plasticizzante (butilftalato)
-appropriato pigmento (Ti O2, rosso cadmio)
Liquido: metilmetacrilato ed inoltre:
-inibitore (idrochinone)
-agenti polimerizzanti (etil-glicol-metacrilato)

Il procedimento a freddo contiene un attivatore, in genere amine terzierie aromatiche (dimetil-para-


toluidina)

Lavorazione delle resine acriliche


Il metodo a caldo si divide in tre fasi:
1-Formazione pasta
2-Inzeppatura
3-Indurimento

1-Si mescola polvere e liquido in ragione di 1:3 in volume, la trasformazione in gel avviene in 4
distinte fasi:
-sabbioso o granulare, in questo stadio il monomero bagna l’esterno dei granuli.
-filamentoso, gli strati esterni dei granuli si dissolvono e diventano plastici
-completamente pastoso, i granuli si uniscono mediante grovigli di catene di polimeri
-gommoso, quando il monomero è penetrato al centro dei granuli.

Il tempo di lavorazione è quello nel quale il mat. rimane pastoso e si presta ad essere stampato.
Il tempo di formazione della pasta è quello necessario a raggiungere lo stato pastoso.

2-Zeppatura della pasta in eccesso in uno stampo di gesso bivalve pretrattato con isolante e
contenuto nella muffola.
Chiusura di prova della muffola in modo da poter formare l’eccesso di pasta (bava).
Riapertura della muffola ed eliminazione della bava.
Chiusura definitiva a pressione per mezzo di pressa da banco filettata. L’uso in difetto di resina o
pressione porta alla cosidetta porosità di contrazione.

3-Normalmente l’indurimento delle resine a caldo viene effettuata passando la muffola con morsa in
bagno d’acqua o forno ad aria.
I fattori che condizionano la formazione di un polimero lineare ad alto peso molecolare senza
porosità sono:
-lento riscaldamento
-basse temperature
-trattamento post-polimerizzazione a 100°
Lento riscaldamento perchè la rottura dell’iniziatore (perossido di benzoile) è rapida sopra i 65°,
quindi riscaldando lentamente a 60° si producono radicali formando così un polimero a più elevato
peso molecolare e lineare.
La bassa temperatura perchè la reazione di polimerizzazione è esotermica. Il metilmetacrilato bolle
a 108° C quindi la pasta deve essere tenuta al di sotto di questa temperatura (circa 100° C) per
evitare porosità (bolle o porosità gassose).
A polimerizzazione completata si fa un post trattamento a 100° per ridurre al minimo la quantità di
monomero residuo.

Trattamento a freddo (resina fluida)


L’incontro tra il perossido di benzoile (catalizzatore) contenuto nella polvere e l’iniziatore (amina
terziaria) danno inizio alla polimerizzazione. Questi prodotti raggiungono lo stato pastoso molto
rapidamente e rimangono lavorabili per breve tempo.
Queste resine a freddo si usano per riparazioni e ribasature.
Per le riparazioni si usa una miscela molto fluida, infatti l’eccesso di monomero assicura un’efficace
bagnatura dei frammenti.

Resine colabili
Servono talvolta per costruire basi protesiche. Questi mat. sono molto fluidi, il rapporto polvere-
liquido è 1:2. Vengono versati nello stampo e lasciati indurire a temperatura ambiente.

Condizionatori tissutali (o stimolatori delle difese delle mucose)


Permettono una distribuzione più diffusa delle forze esercitate dalla masticazione sulle mucose che
sostengono la protesi facendo tornare i tessuti lesi alla normalità. Sono mat. morbidi ed elastici.
Sono composti da:
-Polvere: polimetilmetacrilato
-Liquido: esteri aromatici misti con alcol etilico (30%) come solventi.
Rapporto polvere-liquido 1,25:1. L’unione della polvere e del liquido forma un gel.
Il gel si pone sulla base della protesi e, con l’evaporazione del solvente, il mat. si indurisce perdendo
l’elasticità, specie nei primi tre giorni.
La protesi si rimuove dalla bocca dopo 7-10 minuti. Questo mat. viene di nuovo rimosso e sostituito
dopo 3 giorni.

Mat. per ribasature di protesi dentarie


Può essere:
-elastico
-duro
Il tipo elastico si divide in due tipi:
-a polimerizzazione nella cavità orale
-a polim. in laboratorio

Applicazioni in odontoiatria
Per pz con protesi vecchia, in attesa di nuova
Per migliorare l’adattabilità di una protesi vecchia
Per compensare le rientranze di una protesi
Per pz che hanno difficoltà di adattamento alla protesi

Composizione (a polim in bocca)


Polvere: polietilene metacrilato più perossido
Liquido: metilmetacrilato + esteri aromatici + etanolo + amine terziarie

Composizione (a polim. in laboratorio


1-Resine acriliche plasticizzate
Polvere: copolimero acrilico + polietilene metacrilato + benzoilperossido
Liquido: monomero acrilico o plasticizzatori tipo dibutilftalato.

2-Siliconi: polimero di siloxano + perossido

Mat. da ribasatura
Si dividono in: a polimerizzazione in bocca
a polim. in laboratorio
Vengono utilizzati quelli a polimerizzazione in bocca quando non è possibile utilizzare gli altri.
Vengono usati per migliorare l’adattabilità della protesi (quando troppo larga) per breve tempo.

Composizione
Polvere: polimetilmetacrilato + perossido
Liquido: metilmetacrilato + plasticizzanti + amine terziarie.
La reazione è esotermica, in bocca si ha un aumento della temperatura sino a 79° C, quindi la protesi
deve essere tolta dalla bocca del pz dopo pochi minuti per evitare abrasioni alle mucose.
Le ribasature con mat. polimerizzabili in laboratorio sono più soddisfacenti e durature. Per questo
tipo di ribasature si usano gli stessi tipi di mat. usati per il confezionamento di basi protesiche.

Muffola
Possiamo considerare una muffola come una scatola apribile in diversi punti e che delimita uno
spazio sempre uguale e ben definito. Serve per sostituire la cera con la resina, dopo aver terminato
la ceratura delle basi delle protesi.
Devono essere in ottimo stato, pulite da ogni residuo di gesso e resina, in particolare a livello dei
bordi di chiusura e degli incastri, devono essere ben oliate. Le loro superfici, sopratutto lungo i
margini di chiusura devono essere lisce.
Devono essere aperte solo con martello di gomma.
Prima di posizionare il modello è opportuno isolare la muffola con vaselina o silicone per facilitare
poi il distacco del gesso a polimerizzazione avvenuta.
La prima operazione da fare consiste nel togliere il modello dall’articolatore cercando di non
rompere le tacche di incastro. Si immerge il modello in acqua e sapone, o vaselina, o altro isolante,
per isolarlo dal gesso delle muffole.
Si posiziona il modello nella parte inferiore della muffola detta controstampo, facendo attenzione
che il gesso (extraduro) non invada il bordo della muffola.
Sulla superfice del gesso che va dal bordo della protesi al bordo interno della muffola si stende uno
strato di cera di 1\2 mm che serve per creare uno spazio libero per la resina eccedente, in modo da
ridurre il rialzo dell’occlusione.
Si pennella la cera della base della protesi con un riduttore di tensione superficiale per favorire il
contatto l’aderenza con il gesso.
Si effettua quindi la costruzione di un guscio di gesso extraduro per monconi dello spessore di 3-5
mm che ingloba i denti e la base,ancora in cera. Questo strato di gesso potrà essere pennellato sulla
protesi e sui denti per evitare il formarsi di possibili vuoti, inoltre questo strato di gesso extraduro ha
il compito di esercitare una salda presa ai denti ed una superfice resistente alla pressione delle
resine.
Il gesso viene lasciato prendere per circa 10’.
Per il rimpimento si potrà impiegare un normale gesso per muffola.
Dopo che il gesso extraduro ha fatto presa si posiziona la porzione superiore della muffola, detta
stampo, e si controlla che la chiusura dei bordi sia perfetta.
Il riempimento avverrà in due fasi:
A-Tenendo ben serrata la muffola si colerà il gesso sino a raggiungere il livello di gesso extraduro.
B-Passati 10’ di presa si riempe completamente la muffola con altro gesso.
Applicato il coperchio si presserà la muffola per fare uscire il gesso in eccesso e quindi lo si lascerà
indurire.
Per eliminare la cera si mette la muffola in acqua calda a 65° per 5 o 6’. Si apre la muffola cercando
di non danneggiare il modello e di non spostare i denti dalla loro posizione. Se le operazioni
precedenti sono state fatte in modo corretto i denti non si muoveranno perchè bloccati dal gesso
extraduro.
La cera viene eliminata con uno strumento smusso e deve essere rammollita e non fluida. Tolta la
cera, la muffola viene lavata con un getto di acqua bollente.
A questo punto si è creata un’intercapedine per la resina.
Si isola il gesso. Si lascia raffreddare la muffola e si dà uno strato di isolante resina-gesso sulla
parete della muffola che contiene il modello, la sezione che contiene i denti viene isolata con acido
alginico di Na o K, applicati con pennellino sopratutto nella zona degli interstizi tra i denti.
L’acido alginico agisce unicamente sul gesso, quindi i denti ed i ganci, non essendo isolati, potranno
avere una buona adesione alla resina.
Si lascia asciugare il tutto e poi si asporta l’eccedenza con un getto di acqua fredda.
Viene miscelata la resina e, ottenuto l’impasto pastoso, si preleva e lo si depone nell’incavo
contenente i denti comprimendo leggermente con le mani.
Si posiziona quindi il controstampo e si pressa lentamente. Si fanno le chiusure di prova, cioè si
pone prima un foglio di polietilene sulla resina in modo che esso non aderisca alla parte inferiore
della muffola.
Le due parti vengono accostate con pressione crescente, in modo che la resina si distribuisca
omogeneamente nella cavità, quindi si separano le due parti della muffola e viene asportata la resina
in eccesso. A questo seguono una seconda chiusura ed apertura per eliminare la restante resina in
eccesso.
Dopo la seconda apertura si elimina il foglio di polietilene, si chiude e si comprime con pressa
idraulica (manometro regolato a 200Kg\cm2).
La muffola viene tenuta chiusa e sotto pressione sino a polimerizzazione avvenuta.
Per astrarre la protesi si utilizza un martello di gomma per non danneggiare la struttura della muffola
nel separarla così dal blocco di gesso contenente la protesi polimerizzata. Questa operazione può
essere facilitata dall’uso di strumenti smussi non metallici facenti leva sulle tacche di apertura. Altri
strumenti utili possono essere scalpelli pneumatici od apposite pinze.
Si effettua una verifica dell’occlusione, cioè si ripongono i nostri modelli con la nuova protesi
sull’articolatore e si controlla l’occlusione facendo le debite correzioni dei contatti occlusali che
inevitabilmente si saranno formati durante la formazione delle placche di base.
Si passerà infine alla rifinitura della protesi.
Materiali da impronta

Vengono usati per creare riproduzioni delle strutture orali. Tutti i mat. da impronta devono essere
allo stato plastico o fluido nel momento in cui lo si utilizza.
Dopo che il mat. ha fatto presa è possibile distinguerli in due classi:
-elastici (o plastici)
-non elastici (friabili).

Mat. da impronta non elastici


-Gesso da impronta
-Masse composte da impronta (masse termoplastiche)
-Cere da impronta
-Pasta da impronta all’acido di Zn-eugenolo
Il fattore limitante è rappresentato dalla loro inadeguatezza a registrare accuratamente i sottosquadri.

Gesso da impronta:
Solfato di Ca semiidrato che con aggiunta di acqua diventa Solf. di Ca biidrato.

Masse composte da impronta:


Composti termoplastici, usati caldi a 45° e raffreddati in bocca a 37°.
Sono composti da:
-resine naturali 40% (spesso gommalacca)
-cere 7%, riducono le proprietà termoplastiche
-acido stearico 3%, agisce come lubrificante e plasticizzante
-eccipienti inerti e pigmenti organici 50% (terra di diatonee, steatite o talco.

Il composto viene ammorbidito mediante riscaldamento su fiamma o bagno d’acqua. Il


raffreddamento avviene per mezzo di uno spruzzo d’acqua a temperatura ambiente, indirizzato
sull’impronta in bocca al Pz.

Cere da impronta
Si usano raramente per registrare impronte complete ma per correggere imperfezioni in altre
impronte. Sono formate da mescolanza di paraffine a basso punto di fusione e cera d’api in rapporto
di 3:1.

Pasta da impronta all’ossido di Zn-eugenolo


Viene utilizzata per impronte di precisione di bocche edentule con sottosquadri assenti o molto
limitati.
Viene usato con portaimpronte a base di pasta termoplastica o di acrilico.
Esiste sottoforma di sistema a due paste e sistema polvere-liquido.
Sistema a due paste:
-1° pasta base: ossido di Zn, olii, resine idrogenate
-2° pasta accelleratore: 12 % di eugenolo, olii, resine, eccipienti come caolina o talco.
Le paste sono di colore diverso per poterne controllare il punto di mescolamento.
Sistema polvere-liquido:
-polvere: ossido di Zn
-liquido: eugenolo, olii, accelleratori e coloranti.

Vengono usate quantità di pasta o di polvere-liquido uguali con spatola rigida su lastra di vetro.
Il composto ottenuto viene posto su una impronta preliminare presa con pasta termoplastica o su
cucchiaio portaimpronta acrilico.
Il tempo di presa è di circa 5’

Materiali da impronta elastici

Colloidi:
-reversibili , idrocolloidi a base di agar
-non reversibili , idrocolloidi a base di alginato
Elastomeri:
-polisolfuri
-polieteri
-siliconi, divisi in convenzionali e vinilpolisilossani

Idrocolloidi a base di agar


L’idrocolloide è un sistema colloidale nel quale la fase liquida è acqua.
L’agar è un materiale estratto da alghe marine sottoforma di polisaccaride.

Composti da:
-Agar 12-15%, utilizzato come gelificante
-Borace 0,2%, per migliorarne la resistenza
-Solf. di potassio 1-2%, per fornire buone superfici sul modello
-Alchilbenzoati, come preservanti
-Tracce di sostanze coloranti ed aromi

Questi mat. vengono utilizzati per:


-impronte totali
- // di quadranti
- // singole
Il mat. viene fornito come gel, la sua trasformazione in sol si ottiene mediante riscaldamento,
viceversa il raffreddamento lo trasforma da sol in gel

Oltre che dalla temperatura la trasformazione dipende anche dal tempo.


La temperatura di liquefazione e di gelificazione sono diverse, l’effetto viene chiamato ISTERESI.
Questi mat., essendo altamente elastici (98,8%) e sufficientemente flessibili, sono adatti per
impronte accurate di denti con sottosquadri.

Modalità d’uso
1-Fase di riscaldamento
Si riscalda in acqua a 100° per 8-12’, si pone su portaimpronte a 65° e si condiziona in acqua a 45°
per 2’ prima di prendere l’impronta.

2-Fase di raffreddamento
Dopo aver collocato in bocca il portaimpronte, provvisto di spirali di raffreddamento, si raffredda lo
stesso per mezzo di passaggio di acqua a non più di 13°, sino al verificarsi della solidificazione.

3-Trattamento dell’impronta
Dopo aver lavato bene l’impronta si asciuga soffiando via l’acqua affinchè essa non interferisca con
la presa del gesso.
Un effetto negativo può essere rappresentato dallo shock termico che si ha dalla fase calda alla
fredda.

Vantaggi
-Elevata accuratezza
-mat. di consumo poco costoso
-inodori e non irritanti
-altamente idrofili (non richiedono il campo asciutto)

Svantaggi
-Proprietà fisiche modeste
-costo iniziale molto elevato
-equipaggiamento complesso
-indispensabile la colatura immediata
-scarsa resistenza alla lacerazione
-modesta stabilità dimensionale
-si deformano facilmente
-gli sbalzi di temperatura sono sgradevoli per il Pz.

Idrocolloidi a base di alginato


Composizione
-Alginato di Na 12-15% come reagente
-Solfato di Ca biidrato 8-12% come reagente
-Fosfato di Na e carbonato di Na 2% come ritardante
-Eccipienti di rinforzo 70%, p.e. terra di diatonee per controllare la consistenza del gel indurito.
-Tracce di fluoruro di Zn alcolico per fornire buone superfici su modelli di gesso idrato
-Tracce di sostanze coloranti ed aromatiche

La polvere viene impastata con acqua. Il fosf. di Na reagisce con il solf. di Ca per consentire
adeguato tempo di lavorazione.

Dopo che il fosfato di Na ha reagito, il restante solf. di Ca reagisce con l’alginato di Na insolubile
che con l’acqua forma un gel.
La reazione si può abbreviare con la temperatura oppure aumentando la quantità di polvere rispetto
all’ acqua.
La polvere viene fornita in barattoli. La miscelazione (1:1) avviene all’interno di una scodella di
materiale plastico flessibile con una spatola di acciaio o teflon.
Il tempo di miscelazione è di circa 1’ e la temperatura ideale alla quale la reazione deve avvenire è
di circa 21°. Per favorire la ritenzione del mat. gelificato sul portaimpronte si usano cucchiai
traforati.
Eseguita l’impronta, questa deve essere colata immediatamente perchè l’alginato tende rapidamente
a disidratarsi con conseguente contrazione volumetrica.

Elastomeri a base di polisolfuri


Questi mat. possono essere utilizzati per:
-impronte singole
-impronte di quadrante
-impronte complete

Sono disponibili sottoforma di due paste. La pasta base (normalmente bianca) è un insieme di:
-Polimero di polisolfuri 80%, a basso peso molecolare aventi gruppi terminali mercaptani (-SH)
come pure gruppi mercaptani liberi vicino al centro del polimero.
-Eccipienti come il biossido di titanio e silice

La pasta accelleratrice o catalizzatore è formato da:


-Biossido di Pb (catalizzatore)
-Zolfo (promotore)
-Acido stearico (aiuta la polimerizzazione)
-Olii non reattivi come il dibutilftalato (plasticizzante)

Il biossido di Pb catalizza la condensazione dei gruppi (-SH) mercaptani terminali con quelli delle
altre molecole dando luogo ad allungamento e ramificazioni. Durante la reazione il mat. si trasforma
da una pasta ad una gomma.

Uguali quantità di pasta base e catalizzatore vengono poste su un apposito blocco di carta da
mescolamento.
I due componenti vengono spatolati con spatola rigida sino a quando i colori delle due paste
diventano indistinguibili.
Il tempo di lavorazione è di circa 3’, quello di modellazione è di circa 45-60’’.

Vantaggi
-economici
-elevata resistenza alla lacerazione

Svantaggi
-odore e sapore sgradevoli
-stabilità dimensionale di breve durata, occorre colarli immediatamente
-si deformano facilmente
-tossici
-sgradevoli e difficili da miscelare
-bolle da spatolamento
-tempi di lavorazione lunghi
-materiale sporco.

Gomme a base di silicone


Sono disponibili sottoforma di pasta e catalizzatore, che può essere in pasta o liquido. La viscosità
della pasta è controllata dalla quantità di riempitivo inerte.
Son disponibili 4 tipi di mat.:
-Light bodies
-Regular bodies
-Heavy bodies
-Putty bodies (pasta molto viscosa che serve come prima impronta)

Servono per:
-Impronte complete
- \\ a quadranti
- \\ singole

La pasta è formata da:


-polimetilsilossano che ha gruppi terminali idrossilici
-ortoalchilsilicato, utile nella formazione dei legami trasversali
-catalizzatore, estere organometallico come octoato di Sn o Stagno dibutildilaurato e diluente.

Anche in questo caso si miscela la pasta base con il catalizzatore. Se il catalizzatore è liquido 1 gtt
ogni 2-3 mm di pasta, se è in pasta in eguale quantità.

Siliconi a condensazione
Vantaggi
-economici
-inodori, gradevoli
-tempi di lavorazione controllabili

Svantaggi
-stabilità dimensionale di breve durata, occorre colarli immediatamente
-bassa resistenza alla lacerazione
-bolle da spatolamento
-il catalizzatore liquido è tossico
-scomodi da miscelare e da pulire
-richiedono campo rigorosamente asciutto

Vinilpolisilossani
Vantaggi
-stabilità dimensionale a lungo termine
-inodori, insapori, non irritanti
-proprietà fisiche eccellenti
-puliti
Svantaggi
-richiedono campo asciutto
-bolle da spatolamento
-scomodi da miscelare e pulire
- si ha molto spreco
-sono costosi
-non si possono colare immediatamente

Elastomeri a base di polietere


Servono per:
-impronte singole
- // a non più di tre denti
Poichè l’elastomero che si ottiene dalla reazione è molto rigido è può essere difficoltoso da estrarre
dalla bocca del Pz.
Sono formati da due componenti:
-pasta base, polieteri a basso peso molecolare con gruppi terminali etilenaminici (N-CH2-CH2)
-catalizzatore, estere aromatico dell’acido solforico.
La reazione converte la pasta in gomma. La manipolazione è simile a quella dei polisolfuri e
siliconi.

Polieteri
Vantaggi
-Stabilità dimensionale
-Non occorre colarli immediatamente
-Un solo sistema per la presa dell’impronta
-Abbastanza compatibili con l’umidità

Svantaggi
-Odore e sapore sgradevoli
-Irritanti per le mucose
-Mat. sporco
-Relativamente costoso
-Formazione di bolle da spatolamento
-Impronte molto rigide
-difficoltosa rimozione dal cavo orale

Leghe

Mat. costituiti da due o più elementi dei quali almeno uno è un metallo. Questi elementi devono
essere solubili tra loro allo stato liquido. Si ha quindi un metallo base (con funzione di solvente) più
rappresentato nel quale si trovano miscelati gli altri componenti delle leghe (i soluti) che prendono il
nome di alliganti.
Lo scopo delle leghe è quello di migliorare le proprietà del metallo puro.
I metalli presentano le seguenti caratteristiche:
-liberano cationi se immersi in un solvente
-sono solidi a temperatura ambiente (eccetto Hg).
-sono duttili, malleabili e resistenti
-sono buoni conduttori termici ed elettrici
-chimicamente formano ossidi, idrati, sali
-generalmente hanno molecole monoatomiche
-hanno una lucentezza, appunto, metallica

Possiamo dire anche che l’interazione che si realizza tra i vari atomi all’interno di un metallo puro o
di una lega è forte ed è dovuta al cosidetto legame metallico. Questo tipo di legame determina le
caratteristiche meccaniche elettriche e termiche.
Allo stato solido tutti i metalli posseggono una struttura cristallina che si contraddistingue ma che
può variare con l’aumento della temperatura, tale fenomeno si chiama allotropismo.
Questi reticoli cristallini scompaiono quando il metallo fonde. Quando il metallo o la lega fusi
vengono lasciati raffreddare il processo di solidificazione avviene in punti specifici detti nuclei di
cristallizzazione.
Questi nuclei si sviluppano dando origine a particolari forme arboriscenti dette dendriti di
cristallizzazione. Quando il mat. è solidificato tutti i dendriti di cristallizzazione vengono a contatto
formando dei cristalli più grandi detti grani o granuli di cristallizzazione.
Il numero e la taglia dei granuli si possono variare controllando il raffreddamento della fusione.

-Raffreddamento lento: grani più grandi e nuclei meno numerosi


-Raffreddamento veloce: grani più piccoli e nuclei più numerosi

La disposizione degli atomi nei reticoli cristallini può avvenire in 14 modalità differenti definite
reticoli di Bravois (ottenuti grazie alla rifrazione ai raggi x).
Le leghe da noi trattate cristallizzano solo nei seguenti reticoli:
-cubico a corpo centrato
-cubico a facce centrate
-esagonale compatto
Nel reticolo cubico a corpo centrato la cella elementare è un cubo in cui otto atomi occupano i
vertici ed uno il centro (scarsa compattezza).
Nel reticolo cubico a facce centrate la cella è un cubo in cui 14 atomi occupano i vertici ed il centro
delle facce (reticolo molto compatto).
Nel reticolo esagonale compatto la cella elementare è ..................... Viene generalmente considerato
il più compatto.
Le leghe metalliche si possono classificare in base a quattro criteri:
-N° di elementi che le costituiscono (leghe binarie,terziarie, etc.)
-Mat. predominante sulla lega
-N°di fasi che si trovano allo stato solido ( leghe mono-bi-trifasiche)
-Struttura interna vera e propria

Si dividono in :
1-Soluzioni solide
2-Miscugli eutetici
3-Composti intermetallici
Soluzioni solide
Sono le leghe vere e proprie, caratterizzate dalla solubilità dei componenti anche allo stato solido.
Possono essere di sostituzione o interstiziali.

Si hanno soluzioni solide di sostituzione quando, durante la solidificazione, si genera una struttura
nella quale gli atomi degli elementi aligandi si sostituiscono parzialmente a quelli del reticolo
cristallino del metallo base. Possono essere ordinate o disordinate.

Le sol. solide interstiziali si hanno quando gli atomi alliganti (soluto), grazie alle loro piccole
dimensioni, si collocano negli interstizi tra gli atomi di un reticolo cristallino del metallo base.
In campo dentale queste leghe sono poco usate.

Miscugli eutetici
Vi troviamo elementi solubili allo stato liquido ma non allo stato solido. Hanno la caratteristica di
fondere ad una determinata temperatura, al contrario delle altre leghe che fondono in un intervallo di
temperatura.
La temperatura di fusione delle miscele eutetuche risulta più bassa di quella dei singoli elementi che
le compongono. Vengono usate per saldo brasature.

Composti intermetallici
Si hanno quando due elementi con affinità chimica, a precise concentrazioni, interagiscono, dando
origine alla formazione di una struttura cristallina che li contiene entrambi. In odontoiatria i
composti intermetallici sono utilizzati in conservativa, amalgami d’argento.

Classificazione delle leghe odontoiatriche in base alla loro composizione


-Leghe ad alto contenuto in oro, dette leghe preziose, che possiedono una percentuale in oro
maggiore od uguale a 18K e titolodi 750/1000.

-Leghe a ridotto contenuto in oro, con elevato contenuto in palladio dette semipreziose, con
percentuale in oro minore di 18K e titolo di 500/1000

-Leghe a basso contenuto in oro ed elevato contenuto in argento e palladio delle semipreziose, con
percentuale in oro minore od uguale a 12K e titolo di 500\1000.

Leghe vili non preziose in nichel-cromo o cromo-cobalto con assenza di oro. Esse vengono
suddivise in : leghe per porcellane
leghe per metalli e resine

Composizione delle leghe preziose e semipreziose


Oro: Au, metallo giallo, struttura cristallina cubica a facce centrate,
Peso specifico 19,3 g/cm3
Temperatura di fusione1063° C
Durezza Brinnell 25 Kg/cm2
Aumenta la duttilità, il peso specifico e resistenza alla corrosione della lega, le conferisce il tipico
colore giallo.
Rame: Cu, colore rosso, sistema cristallino cubico a facce centrate,
P.S 8,8 g/cm3
T. di fusione 1083°C
D. Brinnell 35 Kg/cm2
La sua presenza superiore al 12% migliora la durezza della lega, ne consente la tempra, ne rende il
colore più intenso, aumenta la T. di fusione ma ne diminuisce la resistenza alla corrosione
elettrochimica.

Argento: Ag, bianco sistema cristallino cubico a facce centrate,


P.S. 10,4 g/cm3
T di fusione 960,8°C
D. Brinnell 26 Kg/cm2.
E’ un metallo malleabile, più duro e resistente dell’oro, quindi aumenta la resistenza della lega ma
ne diminuisce la resistenza alla corrosione.

Platino: Pt, colore bianco azzurro, sistema cristallino cubico a facce centrate,
P.S. 21,45 g/cm3
T di fusione 1769,5°C
D. Brinnell 45Kg/cm2.
Nnelle leghe d’oro la concentrazione di platino non supera il 10%. Ne aumenta di molto la durezza,
la resistenza alla corrosione ed ossidazione, la temperatura e l’intervallo di fusione. Tende a dare un
colore grigiastro alla lega.

Palladio: Pd, bianco, sistema cristallino cubico a facce centrate,


P.S. 12,02 g/cm3
T di fusione 1550°C
D. Brinnell 50 Kg/cm2
Metallo duttile, malleabile, viene unito alle leghe al posto del platino per il suo minor costo. Ne
aumenta la durezza, la resistenza alla corrosione ed ossidazione. Tende ad aumentare l’intervallo di
fusione della lega. Schiarisce la lega, infatti è il principale costituente delle leghe d’oro bianco.

Zinco: Zn, sistema cristallino esagonale compatto,


P.S. 7,15 g/cm3
T di fusione 419,5°C
D. Brinnell 35 Kg/cm2
Abbassa l’intervallo di fusione della lega, ne aumenta la fluidità allo stato fuso facilitandone le
operazioni di colata e saldatura, riduce l’ossidazione degli altri metalli ossidandosi per primo ed il
suo ossido formatosi galleggia sulla fusione.

Costituenti minori
Gallio: Ga, reticolo cristallino ortorombico,
P.S. 5,9 g/cm3
T di fusione 29,8°C e si mantiene liquido sino a 2000°C
Metallo duro e fragile, viene utilizzato per termometri per alte temperature e di leghe bassofondenti.
Si usa nelle leghe per ceramica per aumentare il legame metallo-ceramica.
Iridio: reticolo cristallino cubico a facce centrate,
P.S. 22,4 g/cm3
T di fusione 2410°C.
Colore bianco splendente, puro è il metallo più resistente agli agenti chimici. Viene usato in piccole
percentuali per migliorare la struttura della lega diminuendo la taglia dei grani.

Indio: reticolo tetragonale,


P.S. 7,3 g/cm3
T di fusione 157°C.
Diminuisce l’ossidazione della lega, la durezza , la resistenza alla corrosione, migliora il legame
ceramica-metallo

Radio: Rh, reticolo cubico a facce centrate,


P.S. 12,4 g/cm3
T di fusione 1966°C
Metallo duro resistente all’usura ed agli acidi. Viene utilizzato nelle leghe per aumentarne la
durezza, riduce la corrosione favorisce la rifinitura ed il mantenimento della lucentezza.

Rutenio: Ru, reticolo esagonale,


P.S. 12,4 g/cm3
T di fusione 2310°C.
Migliora la struttura delle leghe, in particolare la taglia dei granuli.

Stagno: Sn, reticolo cristallino tetragonale, T di fusione 232°C, riduce l’intervallo di fusione ed
ossidazione delle leghe diminuendo però anche la resistenza alla corrosione.

Principali costituenti delle leghe non preziose


Cromo: Cr, reticolo cubico a corpo centrato,
P.S. 7,19 g/cm3
T di fusione 1903 +/- 10°C
D Brinnell 95 Kg/cm2
La sua principale caratteristica è la passività, proprietà per cui alcuni metalli si ricoprono di uno
strato compatto insolubile, generalmente ossido, che protegge il metallo sottostante dalla corrosione.
Alle leghe Cromo-Cobalto-Nichel il Cr impartisce elevata resistenza alla corrosione se è presente in
percentuale di almeno il 20%.

Cobalto: Co, sistema cristallino eagonale compatto,


P.S. 8,9 g/cm3,
T di fusione 1493°C,
D. Brinnell 130 Kg/cm2.
Nelle leghe Cr-Co-Ni aumenta il modulo di elasticità, la durezza e la resistenza ma ne limita di
molto la duttilità e malleabilità.

Nichel: sistema cristallino cubico a facce centrate,


P.S. 8,9 g/cm3,
D. Brinnell 90 Kg/cm2.
Possiede caratteristiche meccaniche elevate. Nelle leghe Cr-Co-Ni può sostituire del tutto il Co, ciò
comporta una diminuzione della durezza e del modulo di elasticità, ma ne aumenta duttilità e
malleabilità.

Classificazione delle leghe ad uso odontoiatrico secondo specifiche A.D.A. (in base alla durezza)

Tipo1 = tenere
Tipo2 = medie
Tipo3 = dure
Tipo4 = extradure

Durezza Vickers
Viene determinata applicando un carico di 1 Kg su di un penetratore piramidale con angolo al
vertice di 136°, a base quadrata di diamante, agente sulla superficie levigata del campione di lega in
esame.

Tipo 1
Sono molto malleabili e duttili per l’alta percentuale in oro. Durezza Vickers compresa tra 50 e 90.
Vengono utilizzate per intarsi di piccole dimensioni ad una sola superficie.

Tipo 2
Durezza Vickers 90-120, vengono usate per intarsi a 2 o 3 superfici.

Tipo 3
Durezza Vickers 120-150, utilizzate per la costruzione di corone e ponti, possono essere soggette a
trattamento di tempra e stempra.

Tipo 4
Vengono utilizzate per protesi parziali (ferule e scheletrati), sono stati quasi del tutto rimpiazzati da
leghe Cr-Co-Ni di basso costo e con peso specifico più basso, quindi con manufatti di minor
ingombro e minor peso.

Leghe per ceramiche


Vengono impiegate esclusivamente per travate sulle quali verrà successivamente modellata la
ceramica.

Leghe d’oro da colata


Utilizzate per:
-intarsi e corone (parziali o totali)
-perni, travate, selle, barre (linguali e palatali)
-ganci, scheletri per protesi
Requisiti
-Devono sopportare i carichi di masticazione
-Resistere a sbalzi termici
-Resistere alla corrosione
-Non essere tossiche, possedere cioè alto grado di biocompatibilità.

Leghe semipreziose
Sono state sviluppate per presentare proprietà simili alle leghe d’oro da colata e sono utilizzabili per
gli stessi scopi. Il loro nome è leghe d’oro bianco e si dividono in due gruppi:

-1° Gruppo
Leghe ad elevata concentrazione d’oro (500/1000) che contengono Pt e Pd in concentrazioni tali da
schiarirle completamente. Necessitano di modalità di lavorazione più accurate perchè L’Ag ed il Pd
hanno la tendenza ad includere gas allo stato liquido, per cui si ha maggior pericolo di avere porosità
nelle protesi.
Per ovviare a questo inconveniente queste leghe devono essere fuse a colata sottovuoto. Le leghe
Ag-Pd con basso contenuto in Au, presentano un costo che è circa la metà delle leghe d’oro e peso
specifico di circa 2/3.

2° Gruppo
Sono leghe meno costose con bassa concentrazione d’oro ed alta di Ag e Pd.
Sono chiamate leghe Ag-Pd dato che, in alcune leghe palladiate, l’oro è completamente assente.
Di queste leghe se ne possono avere una vasta gamma, tutte differenti per composizione.

Leghe non preziose


Le più usate sono due: le Ni-Cr e le Cr-Co.
Le Ni-Cr sono normalmente impiegate per fusioni di corone e ponti, le Cr-Co per fusioni di ossature
metalliche di protesi parziali.
Le leghe Cr-Co-Ni si possono classificare in:
-Tipo 1, ad alta temperatura di fusione (minimo 1300°C)
-Tipo 2, a bassa temperatura di fusione (massimo 1300°C)

Devono avere una concentrazione non inferiore all’85% in peso di Cr-Co-Ni ma contengono anche
altri componenti: carbonio, molibdeno, manganese, silicio, ferro, alluminio, tungsteno, rame,
berillio, titanio, boro e gallio.
-Composizione Cr-Co: Co 40-65%
Cr 20-30%
Ni 0-30%

- // Ni-Cr: Ni 70-80%
Cr 10-25%
Inoltre sono presenti : Carbonio e molibdeno (3-6%) che ne aumentano la durezza, Manganese e
silicio che ne aumentano la fluidità e colabilità e prevengono l’ossidazione; berillio che ne aumenta
la durezza.

Caratteristiche delle leghe non preziose


- Temperatura di fusione tra i 1250° ed i 1450° C, motivo per il quale si usano fonditrici elettroniche
e fusioni sottovuoto.
- Visto che le leghe Cr-Co-Ni presentano una riduzione dimensionale dal 2,05% al 2,33%
necessitano di un rivestimento con maggior espansione rispetto a quello per leghe d’oro, cioè a
legame fosfatico o siliceo.
- Peso specifico basso (8-9 gr/cm3), circa la metà di quello dell’oro da colata, per cui sono
vantaggiose nel caso di protesi di elevate dimensioni.
- Durezza maggiore di 1/3 rispetto a quelle d’oro del IV tipo, quindi miglior resistenza alla
scalfittura.
- Vengono rifinite e lucidate con lucidatura elettrolitica.
- Limite di elasticità di 42 Kg/mm2, valore simile a quello delle leghe d’oro.
- Secondo l’ADA, la deformità plastica massima sotto l’azione di un carico variabile tra 3,5 e 4,2
Kg/mm2 deve essere di 0,025 cm per cm, per evitare eccessive deformazioni permanenti specie nei
ganci delle protesi parziali.
- Resistenza alla torsione di 65 Kg/ mm2
- Sono inossidabili perchè si forma sulla loro superficie una pellicola di sesquiossido di Cr (Cr2 O3)
che rende la fusione impermeabile alla diffusione di anioni e cationi.
- Nichel e berillio sono stati ultimamente chiamati in causa per la loro tossicità.

Porcellane

I materiali ceramici trovano utilizzo in campo edilizio, domestico, nucleare (combustibili), come
abrasivi, come isolanti termici, in campo medico (ortopedia, odontoiatria).

Ceramiche dentali
Nel gruppo dei ceramici si collocano tutti i materiali solidi inorganici non metallici.
Le ceramiche si possono presentare come:
-vetri
-vetroceramiche
-cristalli monolitici
-sistemi policristallini

In odontoiatria si usa la ceramica feldspatica (feldspati, quarzo, caolino).


I componenti sono miscelati e fusi a formare la “fritta”.
La fritta viene frantumata facendola cadere calda in acqua fredda, in seguito viene macinata
ottenendo così una polvere pronta all’uso.
Durante questo processo i componenti perdono la loro struttura disordinata tipica del vetro e, per le
ceramiche dentali, si forma la fase cristallina detta leucite.

La classificazione delle polveri o fritta che si ottengono viene fatta secondo:


-traslucidità del materiale finale
-intervallo di fusione
-coefficiente di dilatazione.
A proposito della traslucidità abbiamo a disposizione:
-opaco, per coprire il metallo
-dentina, strato intermedio
-smalto, traslucido per il rivestimento finale.

Componenti della fritta


-Formatori: ossatura del prodotto, cioè vetro.
-Modificatori: fanno variare le caratteristiche del vetro stesso (per esempio abbassando la
temperatura di rammollimento).
-Sostanze anfotere (allumina), che possono fungere sia da formatori che da catalizzatori.

Proprietà delle ceramiche


1) Resistenza chimica, buona, non risente delle variazioni di pH del cavo orale.
2) Viscosità, buona
3) Proprietà fisiche, buone
4) Proprietà termiche, buone, ottimi isolanti, validi per sostituire grandi quantità di smalto e dentina
anche avendo un minimo spessore della stessa.
5) Coefficiente di dilatazione, compatibile con quello delle leghe.
6) Caratteristiche estetiche, ottime.
7) Proprietà meccaniche, buone, specie se la ceramica è migliorata con allumina e supportata da
metallo.

Allumina
La porcellana che la contiene è detta porcellana alluminosa. L’allumina aggiunta in polvere riduce la
fragilità della ceramica perchè essa frena la formazione e propagazione delle incrinature sulla
superficie della ceramica. Questo avviene perchè allumina e ceramica hanno valori armonici di
coefficiente di espansione termica e modulo di elasticità.
La porcellana alluminosa ne contiene circa il 40%, è però opaca e può essere usata solo per il nucleo
interno della corona.

Componenti delle ceramiche

modificatori:
-Ossido di Na
- // K
- // Li
- // Ca
- // Ba
- // Mg
- // Zn
-Fluoro
-Ittrio

1) Ossido di Na: rende compatibile il coefficiente di dilatazione della ceramica con quello del
metallo innalzandolo più di ogni altro componente.
2) Ossido di K: innalza il coefficiente di dilatazione termica della ceramica
3) Ossido di Li: conferisce in cottura ottima fluidità prevenendo la formazione di bolle tra ceramica
e metallo perchè aumenta lo scorrimento delle masse ceramiche. Ottima resa estetica ma aumenta il
rischio di devetrificazione.
4) Ossido di Ca: formando il silicato di Ca aumenta la resistenza alla frattura delle corone.
5)Ossido di Ba: limita la retrazione del manufatto in fase di raffreddamento dopo la cottura.
6 Ossido di Mg: in combinazione con l’ossido di Ca si disperde per primo nel cavo orale.
Contribuisce ad aumentare la durezza del manufatto dopo la cottura.
7) Ossido di Zn: durante la cottura dà al manufatto buona fluidità.
8) Fluoro. è un gas, viene introdotto come fluoruro di Ca e ne aumenta la brillantezza in
autolucidatura.
9) Ittrio: aumenta la viscosità del materiale ceramico e quindi la fluidità, inoltre, per effetto dell’alta
temperatura, si lega con gli ossidi che si formano sulla superficie del metallo migliorando il legame.

Formatori
- Ossido di silicio
- Ossido di zirconio
- Biossido di titanio
- Anidride borica

1) Ossido di silicio: base del composto ceramico vetroso, il reticolo per la formazione del vetro è Si-
O, i suoi legami covalenti danno all’impasto stabilità e resistenza alla devetrificazione.
2) Ossido di zirconio: abbassa il coefficiente di dilatazione conferendo un ottimo legame tra metallo
e ceramica e ne migliora le caratteristiche meccaniche.
3) Biossido di titanio: in parte sostituisce come comportamento la silice, migliora la resistenza agli
attacchi chimici, innalza il coefficiente di dilatazione del mat. ceramico. Favorisce la
devetrificazione, limita il ritiro della ceramica in fase di raffreddamento post cottura.
4) Anidride borica: favorisce il rammollimento del mat. ceramico. Il boro sostituisce la silice come
formatore di reticolo. Le ceramiche ad elevato contenuto di boro rammolliscono e fondono a
temperatura molto inferiore rispetto a quelle contenenti silicio, quindi sono ceramiche a più basso
punto di fusione.

Avremo quindi due tipi di ceramiche dentali:


1) Ad alta temperatura di fusione (1300°-1400°C)
2) A bassa temperatura di fusione (850°-1100°C).

Metallo-ceramiche

Per i restauri in metallo-ceramica si devono unire le buone proprietà meccaniche delle leghe dentarie
con quelle estetiche (eccellenti) delle ceramiche.

Requisiti della lega


- La lega, una volta colata, deve sopportare la cottura della porcellana, quindi deve avere un alto
punto di fusione.
- La lega di supporto alla ceramica (che è fragile) deve avere giusta rigidità.
- Non si deve avere distacco tra ceramica e lega.
- Lega e ceramica devono avere simile coefficiente di espansione termica.

Leghe da porcellana
Sono di quattro tipi:
1)L. ad alto contenuto in oro
2)L. a basso contenuto in oro
3)L. argento- palladio
4)L. nichel-cromo

Leghe ad alto contenuto in oro


Composizione: - oro 85%
- palladio 3%
- platino 10%
- argento 1%
- stagno 0,5%
- indio 0,5%
Si differenziano dalle leghe non da ceramica per l’alto contenuto in palladio e platino, assenza di
rame e presenza di metalli base come stagno ed indio in piccole quantità.
L’alto contenuto in platino aumenta la temperatura di fusione con avvicinamento del coefficiente di
espansione termica tra metallo e ceramica.
Il rame non si usa perchè dà una sfumatura verde allo strato di ceramica.
La presenza di minime quantità di metalli base promuove il legame tra metallo e ceramica durante la
cottura per la formazione di ossido sulla superficie della lega.
Gli svantaggi sono rappresentati da:
- Temperatura di fusione ancora bassa
- Modulo di elasticità non ideale.
- Necessità di bordi spessi che non flettano sotto la porcellana che si spezzerebbe.

Leghe a basso contenuto in oro


Composizione: - oro 50%
- palladio 30%
- argento 10%
- indio / stagno 10%
Proprietà meccaniche simmili alle precedenti, miglior modulo di elasticità, costo inferiore.

Leghe argento-palladio
Composizione: - argento 30%
- palladio 60%
- indio e stagno 10%
Possiedono maggior valore di modulo, più alta temperatura di fusione. Sono una buona alternativa
alle precedenti. Possibilità di difetti ed inclusione di gas durante la fusione.

Leghe nichel-cromo
Composizione: - nichel 70-80%
- cromo 10-25%
- piccole quantità di tungsteno, berillio, molibdeno.
Il legame con la ceramica è dovuto all’ossido di cromo che si forma durante la fusione.
I vantaggi sono l’alto modulo ed alta temperatura di fusione, gli svantaggi dall’alto ritiro
volumetrico non compensato dal rivestimento, hanno minor forza di legame con la porcellana.
Titanio

Quarto gruppo del sistema periodico,


Num. atomico 22,
Peso atomico 47,9
Peso specifico 4,5 gr/cm3 (molto leggero)
Punto di fusione 1668°C
E’ il quarto metallo dal punto di vista della diffusione sulla terra dopo Al, Fe, Mg.

Il metallo isolato non si può ottenere dai metalli grezzi (rutilio, ilmenite) mediante riduzione con
carbonio per la sua grande affinità con quest’ ultimo, in quanto si otterrebbe un metallo molto
carbonato, quindi fragile.
La maggior parte del titanio viene estratto come biossido di Ti (Ti2 O3) che è un pigmento bianco
molto usato nelle vernici.
Il metallo puro al 99,8% si ottiene riscaldando il minerale in presenza di Cl e C, riducendo poi il
tetracloruro di Ti (Ti Cl4) ottenuto con Na liquefatto. Con questa metodica si ottiene la spugne di Ti
che, sottovuoto od in presenza di argon, viene fusa ottenendo dei lingotti.
Dato che il Ti presenta notevoli problemi a temperatura di fusione ed i suoi vapori, a temperatura
elevata, possono dare origine ad esplosioni, i manufatti in Ti vengono (venivano) per lo più ottenuti
mediante tornitura da barre grezze, motivandone l’alto costo.

Leghe di titanio
1- Alfa
2- Beta
3- Alfa+Beta
Queste dipendono dalla capacità del titanio di generare diverse forme del reticolo cristallino a
seconda della temperatura.A temperatura ambiente esso ha struttura esagonale compatta (alfa). Si
presenta come un mat. duttile, resistente e saldabile ma non suscettibile di trattamento termico.
Ad 882°C la struttura cristallina è cubica a facce centrate (beta), esso è fragile ma sottoponibile a
trattamento termico.
In implantologia dentaria si usano specialmente le leghe alfa-beta, esse infatti possono essere
sottoposte a trattamento termico, possiedono ottima resistenza meccanica ed alla corrosione e sono
facilmente lavorabili.
Nel contesto delle leghe il formarsi delle fasi è determinato da alcuni elementi detti induttori, essi
sono:
Fase alfa = Al, Deuterio, Carbonio, Boro, Azoto
Fase beta= Silicio, Cromo, Ferro, Manganese, Nichel.

Una delle leghe più usate in implantologia orale è la lega alfa-beta che contiene il 6% di Alluminio
ed il 4% di Vanadio (Ti Al6 V4).
Questa lega, in presenza di Ossigeno, presenta il fenomeno della passivazione, cioè in 1/1000 di
secondo si ha la formazione di vari ossidi dello spessore di circa 10 nm o 100 A (angstrom), essi
sono il monossido di Ti (Ti O), il biossido di titanio (Ti O2) ed il sesquiossido di Ti (Ti O3), tra
questi il più stabile è il biossido di titanio.
Questo strato previene la corrosione degli strati più profondi.
Oltre al Ti, presentano forme di passivazione anche il Cr, Al, Ni.
Se si crea per un qualsiasi motivo un varco nella pellicole , questa si auto riproduce immediatamente
per ossidazione del metallo sottostante.
Dato che il Ti viene inserito nei tessuti viventi sottoforma di Ti O, esso ha le caratteristiche dei suoi
ossidi, comportandosì cioè da non metallo, esso è infatti un cattivo conduttore di calore ed elettricità
come la ceramica.
La solubilità nei fluidi organici è estremamente bassa, pur tuttavia è stato osservato un accumulo di
Ti sugli organismi (fegato, cervello, reni) di animali in cui era stato innestato un impianto.
Peraltro l’accumulo di Ti nell’ organismo non produce alcun tipo di danno clinicamente ed
istologicamente rilevabile, in quanto questo metallo è annoverato tra i materiali bioinerti.
Dei 70 metalli presenti nel sistema periodico, solo 5 vengono tollerati dalle cellule senza avere
alcuna reazione da corpo estraneo.
Essi sono: Titanio, Zirconio, Tantalio, Platino, Niobio.
Sono atossici anche i loro ossidi ed i loro prodotti di corrosione.
Vengono invece considerati tossici: Cobalto, Nichel, Rame, Vanadio.
I prodotti di corrosione di questi metalli causano danno cellulare.
L’azione antibatterica del Ti è stata dimostrata in vitro, infatti, messo a contatto con vari batteri in
colture diverse, ne ha soppresso la crescita.
Questa azione antibatterica è comune con Al, Cr, Co, Fe, Au, V.

Caratteristiche del titanio


-Non tossico
-Ben tollerato dai tessuti viventi
-Azione antibatterica
-Resistenza alla compressione e corrosione
-Modulo di elasticità (simile a quello dell’osso umano)
-Antimagnetismo // //
-Bassa conducibilitè termo-elettrica // //
-Omogeneità strutturale
-Duttilità, che consente la costruzione di manufatti anche molto piccoli quali aghi, viti, fili
ortodontici.
- E’ insapore
-La recente messa apunto della macchina fonditrice per Ti ne ha reso più facile e meno costosa la
lavorazione.
Inoltre, essendo il peso specifico del Ti 4 volte inferiore a quello dell’oro, darà origine a dei
manufatti che peseranno circa 1/3 dei tradizionali in lega aurea.

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