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Guida di Psicologia della Famiglia


1. LE ORIGINI DELLA PSICOLOGIA DELLA FAMIGLIA
A) A Partire dagli Sviluppi della Psicoanalisi
Psicoanalisi Classica (Freud): nella psicoanalisi classica si rileva la presenza di un nucleo relazionale all’interno
del concetto del complesso di Edipo, il quale si compone di uno stretto legame che permette la formazione della
personalità in base anche alle vicende familiari. Nonostante la presenza di tale tema, Freud non se ne occupò mai
più di tanto, concentrandosi invece sugli aspetti intrapsichici. Successivamente a Freud, nacque l’interesse per lo
studio delle modalità con cui il bambino interiorizza le relazioni familiari, non guardando ancora non alla
dinamica relazionale vera e propria ma iniziando a considerare la famiglia come un’entità alle spalle del bambino.
Psicologia dell’Io (Hartmann): si distacca dal pensiero di Freud e compie un movimento verso l’ambiente. Quindi
afferma l’esistenza del conflitto tra Io ed Es e la forza delle pulsioni, sposta l’attenzione sul conflitto tra l’Io e il
mondo esterno, ossia la relazione tra i bisogni dell’Io, non per forza inconsci, e le richieste dell’ambiente. Tale
spostamento apre la porta ad una concezione diversa della patologia, che ora può anche avere una causa
ambientale e nascere dal mancato adattamento all’ambiente o dalle relazioni con gli altri e dal confronto con i
ruoli sociali.
Teoria delle Relazioni Oggettuali (Klein): pone definitivamente al centro dell’attenzione il concetto di relazione,
dato che nella sua teoria il bambino non interiorizza più un oggetto o una persona ma l’intera situazione
relazionale, caratterizzata da un vissuto emotivo, un modo di sentire sé stessi e un modo di sentire l’altro. Questi
tre aspetti possono essere connotati positivamente, e costituire un oggetto buono, o negativamente, e costituire un
oggetto cattivo.
Teoria dell’Attaccamento: Bowlby elabora la teoria dell’attaccamento che riguarda la separazione del bambino
dalla madre. Se il rapporto tra i due subisce una qualche lesione, tutto ciò avrà delle conseguenze sulla formazione
del carattere dell’adulto. Se invece la relazione di attaccamento risulta essere positiva, sarà per il bambino una
solida base che gli permetterà di sperimentare il mondo esterno, e di tornare ad essa nei momenti di difficoltà. Il
comportamento di attaccamento rimane attivo lungo tutto il ciclo di vita ma le figure di attaccamento cambiano
e si diventa sempre più indipendenti rispetto ad esse. Il matrimonio può essere letto come una relazione di
attaccamento. La qualità della relazione di attaccamento funge da stampo per le relazioni affettive future.
Modello Interpersonale: Sullivan e Fromm sono occupati dell’universo relazionale. Sullivan afferma che lo
sviluppo del bambino dipende sostanzialmente dal suo bisogno di essere approvato dalle persone per lui
significative che lo circondano, in modo da interiorizzare un senso di sicurezza. Se tale approvazione non c’è, il
bambino prova un malessere che lo porta a costruire un sistema del Sé caratterizzato dall’angoscia di base e ad
attuare un sistema difensivo evitante.
B) Le Ricerche sulla Famiglia in Psicologia Sociale
Lewin parlava della Teoria di Campo affermando che l’individuo è collocato al centro di un campo di forze
ambientali che lo modificano e che, contemporaneamente, egli modifica. Il comportamento del soggetto è quindi
il risultato dell’interazione tra fattori personali e fattori ambientali. In questo modo, però, alla famiglia non veniva
riconosciuta la sua specifica entità, i suoi comportamenti abituali e la caratteristica che tutti i membri condividono
una storia comune. È quindi stato Asch a cominciare a parlare delle specifiche caratteristiche della famiglia,
menzionando l’interazione basata sulla reciprocità e il tipo di rapporti face-to-face, e da quel momento la famiglia
è stata considerata come l’emblema del gruppo naturale o primario, con una sua storia, una sua struttura e dei suoi
fini specifici.
C) L’Incontro della Famiglia con la Teoria dei Sistemi
1. Teoria Generale dei Sistemi di Von Bertalanffy: secondo tale teoria ogni organismo è un Sistema, inteso
come una totalità composta di parti interagenti tra di loro e tendenti all’equilibrio. Tra le parti c’è un rapporto
circolare cosicché il cambiamento di una influenza tutte le altre. Si passa così dal vecchio modello causale lineare,
basato su causa-effetto, a quello circolare.
2. Cibernetica (Wiener): principio cardine della cibernetica è quello di feedback e retroazione, secondo il quale
una parte dei dati in uscita da un sistema aperto rientrano nel sistema sotto forma di informazioni riguardo
all’uscita dallo stesso sistema. La famiglia può essere considerata un sistema aperto in continuo scambio con
l’ambiente. Il concetto di retroazione si ritrova anche nella comunicazione tra i membri della famiglia dove, a ciò
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che viene comunicato da parte di un membro, corrisponde sempre un messaggio di ritorno da parte degli altri che
tende a modificare il comportamento dell’emittente;
3. Bateson e il Gruppo di Palo Alto: Bateson afferma che quando gli individuo si mettono in comunicazione
rivelano informazioni su sé stessi, sulla propria identità e sul proprio modo di vedere quella relazione. Il problema
nascerebbe però dalle Comunicazioni a Doppio Legame, in cui il contenuto della comunicazione è paradossale e
contradditorio, le quali sarebbero responsabili di disturbi psicologici più o meno gravi.
D) Verso un Approccio Sistemico-Relazionale alla Famiglia
Filoni Separati:
1. Sistemici (o puristi del sistema): concentrano la loro attenzione sulle interazioni familiari nel qui ed ora e, in
particolare, si occupano delle famiglie a transazione schizofrenica, ossia quelle con uno stile di interazione rigido,
basato su una retroazione negativa e quindi su un’assenza di cambiamento.
2. Sistemico-Relazionali: incentrano la loro attenzione sulle relazioni familiari, ossia su ciò che emerge dal
presente ma è legato alla soggettività degli individui e della storia che hanno condiviso. Si guarda ai legami
familiari come costituitisi dalla messa in comune di significati nati dall’interazione.
Tale considerazione nasce dalla Cibernetica di Secondo Ordine teorizzata da Von Foerster. Va infine notato che
il primo psicoanalista aderente a questa corrente, il quale stabilirà le basi per la terapia familiare, fu Nathan
Ackerman con il suo testo “Psicodinamica della Vita Familiare”.
E) L’Attenzione ai Processi Evolutivi della Famiglia
Da tutti gli approcci prima descritti nasce la Prospettiva Sistemico-Relazionale che guarda alla famiglia con una
concezione evolutiva allo scopo di definire le capacità trasformative della famiglia stessa. Centro di interesse,
infatti, non è più la famiglia disfunzionale ma quella normale. L’obiettivo è quindi quello di individuare gli indici
di normalità, in modo da lavorare anche ad un aspetto preventivo e promozionale per il benessere della famiglia.
La comprensione di cos’è che favorisce o interferisce nelle capacità della famiglia di modificarsi sta alla base
degli studi di due Orientamenti Diversi, che partono da punti di vista differenti e poi finiscono per convergere
in un ulteriore modello:
1. Family Stress: si basa sullo studio dei cambiamenti imprevisti. Il primo modello fu il “ABCX” elaborato da
Hill dove per X si intende la crisi, per A l’elemento stressante causa della crisi, per B la capacità della famiglia di
trovare risorse e per C la definizione che la famiglia dà all’evento stressante. La famiglia, quindi, reagisce alla
crisi cercando un nuovo adattamento che consiste in una fase di disorganizzazione prima e di riorganizzazione
dopo che porta al nuovo equilibrio. Tale evento critico non deve però essere sempre visto come negativo, dato
che se la famiglia ha delle buone risorse, il mettere in atto strategie per superare la crisi può aiutarla a raggiungere
un grado di equilibrio migliore superiore e quindi aiutare la sua evoluzione.
McUbbin e Patterson partendo da queste basi, crearono il FAAR Model, secondo cui la famiglia attraversa tempi
di funzionamento ed adattamento diversi intervallati da periodi di crisi funzionale al suo sviluppo. In questo
modello le modalità per far fronte alla crisi sono: assimilazione; evitamento; eliminazione.
2. Approccio dello Sviluppo: è un approccio evolutivo e si basa sui principali eventi prevedibili, come ad
esempio la nascita di un figlio. Si guarda quindi al Ciclo di Vita della Famiglia che viene intesa come un’entità
unitaria ma composta da personalità differenti interagenti tra di loro. Inizialmente ci si concentra su compiti
individuali di genitori e figli, poi Duvall e Hill cominciarono ad individuare dei precisi stadi evolutivi appartenenti
all’intera famiglia.
3. Modello di Olson: Oslo crea il MASCH Modell (Multisystem Assessment of Stress and Health), il quale si
basa sui costrutti di stress, risorse di coping ed adattamento della famiglia, prendendo in esame l’individuo, la
coppia e la famiglia intera. Lo scopo è quello di osservare le varie situazioni, eventualmente stressanti, da tutti i
punti di vista e dimostrare come un evento stressante può essere più facilmente superato grazie alla vicinanza
emotiva, alla flessibilità delle regole e alla capacità comunicativa.
2. L’IDENTITÀ DELLA FAMIGLIA
Famiglia e Forme di Vita Familiari
1. Famiglia Postmoderna: se la famiglia moderna si basava sul perfetto connubio tra amore e matrimonio, con
una forte attenzione e cura per i figli, dagli anni ‘70 si assiste ad una diminuzione del numero di matrimonio e ad
un innalzamento di quello dei divorzi. Nascono quindi nuove forme di famiglie non basate sul matrimonio, dove
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il sentimento amoroso e la qualità della relazione, al contrario, giustificano la separazione della coppia in assenza
di requisiti essenziali. Tale famiglia nasce in base ad alcuni cambiamenti:
- Cambiamenti Socio-Economici: l’industrializzazione avanzata, lo stile di vita nelle città e l’ingresso della donna
nel mondo del lavoro.
- Cambiamenti Culturali: declino dei valori religiosi tradizionali, pluralità ideologica e affermazione dell’ideale
romantico dell’amore.
2. Pluralità delle Forme Familiari: basandosi sulla categorizzazione usata in sociologia e sul concetto di
Household (aggregato domestico), le famiglie possono essere distinte in:
1. Famiglia Allargata: composta da più generazioni, essa corrisponde alla famiglia tradizionale che però è sempre
più in diminuzione. Oggi si assiste piuttosto al fato di vivere in case separate ma vicine tra di loro in modo da non
perdere i legami.
2. Famiglia Nucleare: composta dai coniugi e dai loro figli. È la più diffusa.
3. Famiglia con Coniugi senza Figli: composta dai soli coniugi. I tre casi possibili sono una coppia anziana i cui
figli sono andati via, una coppia giovane ancora senza figli o una coppia che non vuole o non può avere figli;
4. Famiglia di Fatto: si basa solo sull’unione civile e non sul matrimonio. La loro legittimazione si basa quindi
solo sulla convivenza. Legislativamente solo recentemente tale unione è stata presa in esame e il figlio naturale
viene riconosciuto alla pari di un figlio legittimo;
5. Famiglia Monogenitoriale: composta da un solo genitore e i figli. Le cause possono essere diverse, ma oggi la
principale è il divorzio.
6. Famiglia Ricomposta: caratterizzata dalla presenza di figli nati da una precedente unione.
7. Famiglia Multietnica: nata dall’unione di due individui di culture differenti.
H. Famiglia Immigrata: famiglia che vive in un paese diverso rispetto a quello delle proprie origini e caratterizzata
da un particolare modo di adattarsi alla nuova cultura.
8. Famiglia Adottiva: presenza di uno o più figli adottivi. Si parla di famiglia adottiva poiché l’adozione riguarda
l’intero sistema familiare.
9. Coppie Omosessuali: caratterizzate dalla convivenza di due soggetti dello stesso sesso. Legalmente vengono
riconosciuti ancora meno delle famiglie di fatto poiché non corrispondono al modello ideale della famiglia
procreativa.
10. Famiglia Unipersonale: è un concetto paradossale di famiglia poiché comprende un singolo individuo che
evidentemente non condivide il proprio tetto con nessuno.
Lo Specifico della Famiglia
Scabini a partire del paradigma relazionale-simbolico: la famiglia è come quella specifica e unica organizzazione
che lega e tiene insieme le differenze originarie e fondamentali dell’umano, quella tra i generi, tra le generazioni
e tra le stirpi e che ha come obiettivo e progetto intrinseco la generatività.
Rispetto a questa definizione bisogna quindi considerare:
1. Spazio di Incontro delle Differenze: le differenze, secondo Scabini, sono rilevabili in:
Tra i Generi: la famiglia si basa sulla coppia che è composta da individui di genere differente e per questo
complementare.
Tra le Generazioni: nella famiglia convivono almeno due generazioni, quella dei genitori e quella dei figli, che
sono inevitabilmente in comunicazione e continuo confronto.
Tra le Stirpi: nella famiglia si uniscono la stirpe materna con quella paterna e le loro relative caratteristiche.
2. Generatività: con questo termine non si intende soltanto la procreazione vera è propria ma anche la produttività
e creatività spirituale. Una famiglia può essere quindi procreativa anche se adotta un figlio o lo prende in
affidamento. I Livelli di Scambio:
1. Livello Interattivo: l’azione reciproca che si stabilisce tra due o più persone in una precisa sequenza.
Attraverso la dimensione interattiva la famiglia determina la sua struttura, fatta di ruoli, gerarchie e confini. Il
vantaggio consiste nell’osservare le condotte dei familiari mentre lo svantaggio riguarda l’impossibilità di
valutare la qualità dei legami tra di essi.
2. Livello Relazionale: riguarda la dimensione temporale; è tutto ciò che fa parte della famiglia, del suo vissuto,
della sua storia e di tutto ciò che ha acquisito e sviluppato con il tempo. La famiglia, infondo, si regge soprattutto
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sulla comunanza di una storia che ne stabilisce l’identità. Ogni soggetto, anche inconsciamente, è influenzato
dalla storia della propria famiglia e l’interesse è quindi quello di ricostruire tale storia per individuare i tipi di
relazione.
I legami che caratterizzano la famiglia a livello relazionale sono:
A. Legame Coniugale: è il legame fondamentale su cui si fonda e viene creata la famiglia, dato che costituisce
l’unione delle due stirpi dei coniugi.
B. Legame tra Fratelli: è un legame importante è indissolubile.
C. Legame Intergenerazionale: è il legame con le generazioni passate e future.
D. Legame tra Famiglia e Comunità.
3. Livello Simbolico: la dimensione simbolica è la struttura invariante che attraversa le diverse forme storiche di
famiglia ed è specie-specifica, cioè tipica della specie umana e della sua cultura. In sostanza la dimensione
simbolica riguarda la matrice culturale del concetto di famiglia e quelle rappresentazioni mentali universali
attribuite a tale costrutto. La dimensione simbolica recupera, quindi, i significati attribuiti alla dimensione
familiare, e i figli ricevono tali matrici simboliche sotto forma di dono da parte dei loro genitori. Tra essi si
trovano:
▪ Matris Munus: è il dono materno, il dare la vita e garantirla. La madre garantisce la qualità affettiva sotto forma
di speranza e fiducia.
▪ Patris Munus: dono paterno, relativo ad un compito, alla sua responsabilità della trasmissione dei beni, del
riconoscimento e del senso di appartenenza. In questo modo il padre dona la qualità etica sotto forma di giustizia
e lealtà.

3. PROCESSI INTERATTIVI E RELAZIONALI NELLA FAMIGLIA


La Famiglia come Sistema
Dato che secondo la Prospettiva Sistemica la famiglia è un Sistema Aperto in constante interazione con
l’ambiente, bisogna analizzare le principali Proprietà dei Sistemi Aperti:
— Totalità e non-Sommatività: il cambiamento di un membro modifica ed investe tutti gli altri.
— Causalità Circolare: la comunicazione all’interno della famiglia non è mai univoca ma reciproca.
— Equifinalità: se nei sistemi chiusi le condizioni finali sono dettate dalle condizioni iniziali, nei sistemi
aperti le condizioni iniziali non per forza determinano una specifica condizione finale.
— Omeostasi: tendenza del sistema familiare a mantenere la sua coesione e stabilità.
— Morfogenesi: nasce da una retroazione positiva dove i dati che ritornano spingono il sistema a creare un
nuovo equilibrio adattivo che però porta la famiglia ad un livello organizzativo superiore e più evoluto.
La Struttura Familiare
Minuchin afferma che la famiglia è un sistema con una propria struttura. La Struttura Familiare è considerata
come l’invisibile insieme di richieste funzionali che determina i modi in cui i componenti della famiglia
interagiscono. Tra i membri si vengono a creare dei modelli transazionali stabili che servono al sistema per
conservare la propria identità e resistere al cambiamento non funzionale. L’osservazione delle transazioni
permette l’individuazione della Mappa della Struttura Familiare composta da:
1. Sottosistemi: hanno specifiche funzioni e nascono in base a specifiche caratteristiche come l’età e il sesso. I
sottosistemi specifici di ogni sistema familiare sono:
1. Sottosistema Coppia: composto da due adulti di sesso opposto che si uniscono allo scopo di formare una
famiglia. La sua funzione riguarda lo stabilire un rapporto complementare di reciproco accomodamento e
sostegno, nonché la creazione di difese per proteggersi dalle intrusioni di figli, suoceri o amici.
2. Sottosistema Genitoriale: si costituisce nel momento in cui nasce il primo figlio e svolge la funzione di
nutrizione, accudimento e socializzazione del bambino.
3. Sottosistema Fratelli o Sorelle: i figli sviluppano un legame orizzontale che deve essere protetto
dall’intrusione di altri, soprattutto dei genitori. Serve ad accrescere la prioria autonomia e ad individuare i
propri interessi.
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2. Gerarchie e Confini: in ogni sistema familiare esistono specifiche gerarchie che in terapia devono essere
assolutamente individuate. La gerarchia nasce dalla differenziazione delle funzioni e dal riconoscimento reciproco
delle personali competenze specifiche che facilitano il buon funzionamento familiare.
Importanti è la definizione chiara dei confini e quindi dei ruoli, che fanno parte del sistema gerarchico, dato che
permette un buon funzionamento perché ogn’uno sa esattamente cosa e come deve svolgere il proprio compito.
I confini possono essere rappresentai lungo un continuum che va da quelli Rigidi a quelli Diffusi, dove al centro
si individuano i confini Chiari.
o Minuchin, giungendo ad affermare che uno dei parametri per valutare la funzionalità di una famiglia stia nella
chiarezza dei suoi confini, individua quindi tre Tipologie Strutturali di Famiglia:
+Funzionale: i confini dei sottosistemi sono chiari, non ci sono interferenze ma c’è comunque un certo scambio
tra i sottosistemi a seconda del ruolo che si svolge in quel preciso momento;
+Invischiate: confini molto diffusi, con le differenziazioni tendono a scomparire. Non ci sono segreti, l’emozione
provata da uno è provata da tutti e i legami sono molto stretti.
+Disimpegnate: confini molto rigidi che non permettono un passaggio di comunicazione o emotività.
Un altro elemento per definire la struttura familiare sono gli Schieramenti, ossia come le persone si posizionano
rispetto agli altri nel momento in cui si presenta un conflitto. Minuchin ha individuato tre tipologie di
+Schieramento Disfunzionale:
1. Coalizione: due o più persone che creano un rapporto di solidarietà per andare contro una terza. Un esempio è
il genitore che coalizza con il figlio contro l’altro genitore.
2. Triangolazione: una persona viene messa in mezzo da altre due che sono in conflitto e che chiedono di essere
appoggiate. È il classico caso dei genitori che litigano e che pretendano che il figlio prenda una posizione.
3. Deviazione: due persone in disaccordo che orientano il loro conflitto verso un terzo. Es. genitori in conflitto
che per salvaguardare il loro rapporto di coppia deviano la loro rabbia nei confronti del figlio-causa della crisi.
Modelli di Funzionamento Familiare (modelli per la famiglia normale e non quella disfunzionale).
1. Modello circonflesso di Olson: si basa su tre dimensioni:
- Coesione (asse orizzontale): basata sul legame emotivo, segue un continuum che va dal disimpegno, alla
separatezza, alla connessione e fino all'invischiamento.
- Adattabilità (asse verticale): riguarda la capacità di essere flessibile rispetto a regole, ruolo e compiti evolutivi.
Può essere rigida, strutturata, flessibile o caotica.
- Comunicazione (dimensione facilitante della coesione): può essere positiva o negativa.
+L’intreccio delle due dimensioni da vita a sedici tipologie di famiglia di cui:
- 4 Famiglie Estreme: risultato dell’incrocio dei due poli estremi delle due rispettive dimensioni di coesione e
adattabilità. Sono tipologie di famiglia disfunzionale, carenti sia nell’autonomia che nelle capacità organizzative.
- 4 Famiglie Bilanciate: risultano dall’incrocio dei punti medi o comunque più vicini alla media delle due
rispettive dimensioni. Sono tipologie funzionali poiché presentano differenziazione ma senso di appartenenza e
legame affettivo forte.
- 8 Famiglie Intermedie: occupano le posizioni intermedie rimaste e per questo motivo sono famiglie più o meno
funzionali, con qualche carenza o sofferenza ma superabile e comunque non grave. Barnes e Olson (1984) hanno
anche creato uno strumento, il PACS, per valutare la comunicazione tra adolescente e genitori.
2. Modello di Beavers: è un modello bidimensionale che classifica le famiglie in relazione a:
1- Stile (asse verticale): stimato in base ad un continuum che va dallo stile centripeto a quello centrifugo. In mezzo
si trova lo stile Misto che, proprio perché si distanzia dagli estremi, appare come il più funzionale.
2- Competenza Familiare (asse orizzontale): si riferisce alla capacità della famiglia di adattare flessibilmente la
propria organizzazione in base alle esigenze che si presentano di volta in volta. Dall’incrocio di queste dimensioni
vengono fuori nove tipologie di famiglia.
Processi Comunicativi in Famiglia:
+Il Gruppo di Palo Alto, nel tentativo di analizzare la Pragmatica della Comunicazione, ha individuato i 5
Assiomi fondamentali:
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1- Non si può Non Comunicare


2- Nella Comunicazione umana esistono due livelli: Contenuto e Relazione
3- La Natura di una Relazione dipende dalla Punteggiatura delle Sequenze di Comunicazione
4- Gli esseri umani comunicano sia in modalità verbale che in modalità non verbale
5- Lo scambio comunicativo può essere Simmetrico o Complementare.
+ Modalità di Comunicazione Disfunzionale e Patologica:
A- Squalifica: rispondere ad un messaggio in modo tale da ridurne o annullarne il valore.
B- Disconferma: confermando o rifiutando il messaggio, comunque si dà una risposta.
C- Problemi di punteggiatura: i due hanno punto di vista diversi e creazione di punteggiatura differenti tanto che
danno l’uno la colpa all’altro.
D- Difficoltà di Decodifica: spesso a causa dell’incoerenza tra comunicazione verbale e non verbale.
E- Escalation Simmetrica e Complementarità Rigida: portare all’estremo questi due atteggiamenti.
La Prospettiva Trigenerazionale
Osserva la famiglia sotto la dimensione storico-evolutiva, considerando:
- generazione di figli e genitori (livello orizzontale).
- relazione con la propria famiglia d’origine (livello verticale).
Rispetto a questo approccio che considera più generazioni bisogna considerare:
1. Trasmissione Intergenerazionale: ogni famiglia scrive con il tempo una propria storia che verrà trasmessa
alle generazioni future tanto da influenzare nel presente, anche se inconsciamente, i membri della famiglia.
2. Miti, Storie e Rituali Familiari:
*Miti: sono delle credenze condivise da tutti i membri della famiglia che, tramandati insieme alle storie e ai rituali,
vanno a formare la specifica cultura di una famiglia. I miti riguardano i ruoli familiari e le relazioni tra parenti, e
rappresentano una chiave di lettura e di interpretazione di tutta quella che è la realtà familiare.
*Storie Familiari: sono l’insieme dei racconti, delle memorie e dei valori condivisi e trasmessi che permettono di
riconoscere l’identità della famiglia. Il valore delle storie consiste nel connettere tempi, eventi e persone differenti,
riportandoli ad un’unica identità, quella della famiglia.
*Rituali Familiari: sono azoni che ricorrono in tempi e luoghi prevedibili, legati a determinati eventi speciali (ad
es. matrimoni, lutti, nascite e festività) oppure a situazioni di vita quotidiana (ad es. i pasti e il modo di salutarsi).
3. Genogramma Familiare.
Le Relazioni Familiari e il Contesto Socioculturale
La famiglia viene influenzata dal contesto socioculturale in cui è inserita, e a sua volta influenza l’ambiente.
1. Modello Ecologico dello Sviluppo: l’individuo viene posto al centro di una figura composta a cerchi
concentrici che rappresentano i vari sistemi relazioni del soggetto. I cerchi sono:
- Mircosistema: è il sistema in cui il soggetto sviluppa legami intimi, come la famiglia
- Mesosistema: altri ambienti in cui il soggetto entra in contatto (ad es. scuola)
- Esosistema: fatto da ambienti in cui l’individuo entra indirettamente in contatto
- Macrosistema: contiene tutti i sistemi relazioni
2. Ecomappa: si fornisce al soggetto un foglio bianco dove sono disegnati vari cerci vuoti. Quello grande e
centrale corrisponde alla famiglia mentre gli altri sono altri sistemi in relazione con il soggetto. Si chiede quindi
di inserire simboli, nomi e linee specifiche che chiariscono gli individui che fanno parte di tali sistemi e il tipo di
relazione che si ha con essi.

4. IL CICLO DI VITA DELLA FAMIGLIA


Le Caratteristiche del Ciclo di Vita Familiare
Erikson suddivise l’intero arco di vita in otto stadi, caratterizzati ogn’uno da un conflitto o evento critico che deve
essere superato per poter passare alla fase successiva. Ogni fase, quindi, è caratterizzata da un certo numero di
compiti evolutivi che devono essere risolti per proseguire nel proprio sviluppo. Ogni fase prevede un
cambiamento e in questo senso l’evento critico è una risorsa positiva e funzionale perché permette lo sviluppo del
soggetto.
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Con il tempo si è arrivati ad individuare anche un ciclo di vita della famiglia e ci si è resi conto di come
quest’ultimo sia indissolubilmente legato al ciclo di vita individuale dei suoi membri.
I cambiamenti che durante le fasi coinvolgono la famiglia sono:
- Livello Individuale (cambiano i singoli membri)
- Livello Interpersonale (cambiano le modalità di relazione)
- Livello Gruppale (la famiglia può modificare il suo numero e la sua composizione)
- Livello Sociale (cambiamenti economici e sociali dell’ambiente)
Rispetto al ciclo di vita bisogna analizzare tre concetti interconnessi:
1. Fasi Evolutive: il ciclo di vita è scandito da un susseguirsi di fasi che la famiglia deve attraversare dalla sua
formazione alla sua dissoluzione. Ciò che segna il passaggio da una fase all’altra è stato individuato in due fattori:
a) Ingresso/uscita di un membro della famiglia e b) Età dei figli.
2. Eventi Critici: sono rappresentati dalle situazioni problematiche che, se superate, permettono il passaggio alla
fase successiva. Essi richiedono una ristrutturazione della famiglia e delle sue relazioni.
Gli eventi critici possono essere suddivisi in due categorie:
-Eventi Critici Normativi: sono quelli prevedibili, quindi quelle situazioni che la maggior parte delle famigle si
aspetta di incontrare (es. nascita dei figli, crescita e matrimonio)
-Eventi Critici Paranormativi: sono quelli non prevedibili, gli imprevisti, come una malattia, una morte prematura
o la vincita all’enalotto.
3. Compiti di Sviluppo: sono i compiti evolutivi che l’intera famiglia deve svolgere per raggiungere la fase
successiva. Anche se alcuni compiti evolutivi sono e devono essere svolti solo da un membro della famiglia, viene
comunque coinvolta l’intera famiglia che comunque entra in relazione con quel membro che in quel momento si
trova in difficoltà proprio perché sta cercando di risolvere il suo compito evolutivo. Essi dipendono inoltre da tre
ordini di Risorse: - Personali; - della Famiglia; - Sociali.
L’Origine Storica del Concetto “Ciclo di Vita”
+Duvall: individua 8 stadi suddivisi in base a 4 variabili:
1-presenza e assenza dei figli
2-età del figlio maggiore
3-grado di scolarità del figlio maggiore
4-combinazione di età e status della coppia sposata.
In ogni stadio è possibile individuare una particolare conformazione rispetto a tre dimensioni:
- compiti e aspettative di ruoli dei genitori
- compiti e aspettative di ruolo dei figli
- compiti della famiglia in base alle norme culturali e al suo grado di crescita.
+Hill: tiene in considerazione un’ulteriore variabile, quella dell’interdipendenza tra le varie generazioni che
compongono la famiglia. Ogni membro, infatti, è contemporaneamente impegnato in una relazione sull’asse
orizzontale (come coniuge, fratello...) e in una sull’asse verticale (come figlio, genitore, nipote...). Gli stadi
individuati sono 9, con l’inserimento della fase della Famiglia con Giovane Adulto.
Il Modello di McGoldrick e Carter
Focalizzano il loro interesse nell’interazione tra individuo, famiglia e società. Affermano che il ciclo di vita
familiare non può essere compreso se non inserito all’interno del proprio contesto sociale e culturale e in particolar
modo lungo un asse temporale relativa sia al passato che al presente. I 6 Stadi di Sviluppo della Famiglia sono:
1- Giovane Adulto
2- Formazione della Coppia
3- Famiglia con Bambini Piccoli
4- Famiglia con Adolescenti
5- Famiglia in cui i Figli Adulti sono Usciti di Casa
6- Famiglia Anziana
Le Microtransazioni di Breunlin
I cambiamenti avvengono costantemente nella vita quotidiana e nei semplici scambi comunicativi. Per esempio,
il bambino non passa dal gattonare al camminare, ma tale passaggio avviene gradualmente e per oscillazioni.
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Ogni tipo di comportamento di un membro della famiglia ottiene inevitabilmente una risposta, una risposta che
rappresenta una precisa sequenza interattiva. Le Microtransizioni si sviluppano quindi secondo la Teoria
dell’Oscillazione. Breunlin afferma, dunque, di non contestare totalmente il concetto di ciclo di vita, ma che il
passaggio da una fase all’altra è più continuo di quanto possa sembrare.
Disfunzioni e Sintomi nel Ciclo di Vita
Non tutte le famiglie riescono ad affrontare i compiti evolutiti e gli eventi critici, tanto da poter superare solo in
parte la fase o avere un vero proprio blocca evolutivo. Nel primo caso si andrà incontro ad una disfunzione
dell’organizzazione familiare, nel secondo caso si andrà incontro ad un vero e proprio sintomo. In terapia
familiare, di solito, si osserva la famiglia proprio nel momento di passaggio da una fase all’altra, ossia nei momenti
più critici di riorganizzazione. Scopo del terapeuta è aiutare la famiglia a completare i propri compiti, in modo
che la disfunzione e il sintomo possano definitivamente abbandonarli poiché non esiste più la causa dello stress.
Aspetti Critici nell’Attuale Contesto Socioculturale
Rispetto all’Attuale Contesto Socioculturale si nota una certa confusione e insicurezza nell’individuarsi e
costruire la propria vita. La famiglia di oggi è una famiglia maggiormente slegata dalle tradizioni e alle norme
imposte dai genitori: ossia si è più liberi di scegliere alcuni aspetti della propria vita come e tale libertà di scelta,
però, corrisponde anche ad un certo grado di insicurezza e responsabilità da assumersi, che non tutti riescono a
gestire. Inoltre, si assiste sempre di più ad un impoverimento spirituale.
+Aspetti Critici delle Fasi Evolutive:
• Formazione della Coppia: progressiva fragilità della vita di coppia, aumento separazioni e unioni di fatto.
•Famiglia con Figli Piccoli: significativo calo delle nascite e moltiplicarsi dei significati attribuito alla genitorialità
che può essere desiderata, interrotta, negata e adottiva
• Famiglia con Figli Adolescenti: rilevanza della sfera materna ed affettiva rispetto alla sfera paterna normativa.
• Famiglia con Figli Giovani Adulti: i tempi si allungano, per svariati motivi i figli rimangono a casa.
• Famiglia nell’Età Anziana: allungamento della vita con conseguente predominanza di soggetti anziani rispetto
alle nascite. Tale fenomeno può modificare le dinamiche familiari in base a due fattori: essere anziani ma
costituire ancora una risorsa per la famiglia e costituire una maggiore responsabilità per i figli.

5. LA FORMAZIONE DELLA COPPIA


I Significati dello Sposarsi lungo la storia (significati attribuiti al matrimonio):
1. Matrimonio come Alleanza tra Gruppi: Il matrimonio si basava esclusivamente sull’assicurazione l’eredità
da parte del marito e la disponibilità della dote della moglie. I matrimoni venivano quindi stabiliti dal
padre/padrone. Il matrimonio discriminava sia i differenti ceti sociali, che non potevano permettersi di fare affari
visto il dislivello, ma anche i figli e le figlie all’interno di una stessa famiglia. La famiglia poteva permettersi di
far sposare i figli o le figlie solo fino a quando aveva la disponibilità di un’eredità o di una dota. Quando questa
finiva, non poteva più sposare nessuno e la vita migliore che rimaneva era la vocazione sacerdotale.
2. Matrimonio nella “Famiglia Acquisitiva”: si trattava di famiglie allargate, numerose proprio perché
ricoprivano tutti coloro che si occupavano dell’attività lavorativa. Il padre era l’amministratore assoluto.
Progressivamente però, all’interno della società borghese si fa strada il concetto di Famiglia Acquisitiva che nasce
proprio dalla separazione dell’economia domestica da quella dell’impresa familiare. La famiglia borghese diventa
sempre di più una famiglia privata senza alcun interesse nel sociale.
3. Matrimonio e Famiglia come Luogo degli Affetti e delle Relazioni Primarie: nella società postmoderna e
postindustriale la famiglia diventa sempre di più un fatto privato. Inoltre, il maggiore accento sociale e culturale
sulla soggettività fa si che la famiglia e il matrimonio diventino prima di tutto un fattore di realizzazione personale,
per cui il partner si sceglie autonomamente e non in base alla fedeltà verso la famiglia d’origine ma verso se stessi
e verso la propria felicità. La famiglia diventa il luogo della socializzazione e delle relazioni affettive primarie.
L’amore come Legittimazione dell’Attuale Matrimonio
La formazione della coppia si basa oggi sull’Ideale dell’Amore Romantico. Ciò significa che la coppia ha una
sua autonomia rispetto ai parenti. La coppia deve quindi rispondere solo a sé stessa e deve essere basata sulla
parità dei coniugi e sulla reciprocità, soprattutto nel caso della fiducia. Il matrimonio è quindi legittimato
dall’amore ma, proprio per questo, diventa molto più debole rispetto al passato. La coppia coniugale di oggi è
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inevitabilmente più fragile di quella di prima, proprio perché poggia di presupposti diversi che portano
all’insicurezza:
- ci si riferisce al proprio amore e alla propria felicità.
- l’amore viene involontariamente idealizzato.
- l’accresciuto bisogno di autoaffermazione è un punto cardine della cultura attuale.
- la relazione è sbilanciata sul polo affettivo e non su quello etico.
A tale fragilità i giovani rispondono con tanta paura che li porta ad evitare o a ritardare il matrimonio.
Costruire l’Identità di Coppia
L’obiettivo principale della prima fase del ciclo di vita della famiglia è costruire l’identità di coppia. I compiti
evolutivi da portare a termine riguardano la relazione di coppia, la definizione dei confini con le famiglie d’origine
e la relazione con l’ambiente esterno.
Tale strutturazione dell’identità si basa su due prerequisiti fondamentali:
1. Scelta Inconsapevole del Partner: è la prima scelta del partner ed è legata alle proprie esperienze individuali
e familiari, più specificatamente alla relazione vissuta con il proprio genitore di sesso opposto. Dicks individua
due Modalità di Scelta:
- Complementare: avviene per somiglianza rispetto al genitore di sesso opposto.
- Per Contrasto: avviene per le differenze.
La scelta inconsapevole fa parte del processo di innamoramento e si fonda sull’idealizzazione di sé e dell’altro.
Nell’innamoramento la coppia realizza il suo primo contratto o Patto Segreto, su basi inconsce e narcisistiche.
Togliatti ricorre all’immagine dell’iceberg, in cui la parte emersa è costituita da norme esplicite e accordi
consapevoli mentre la parte sommersa è fatta di vincoli non consapevoli di natura affettiva-emotiva.
2. Scelta Consapevole del Patner: la fase di innamoramento nel tempo perde la sua intensità, e la quotidianità
svela l’illusione sottesa alla parte sommersa del primo contratto, mettendo in evidenza i limiti della coppia.
All’illusione segue quindi la disillusione. Questa fase permette il passaggio dall’innamoramento all’amore. Una
coppia funzionale gestisce tale situazione creando un nuovo patto, il secondo contratto funzionale o Patto
Dichiarato, così chiamato poiché coincide con una scelta consapevole del partner in base alle sue vere
caratteristiche. Questo patto è quindi intenzionale e interiorizzato da un punto di vista emotivo e cognitivo.
Compiti di Sviluppo in Riferimento alla Coppia
La relazione di coppia è il luogo di elaborazione ed integrazione dei diversi modelli di coppia appartenenti ai due
partner tramandati dalle loro rispettive famiglie d’origine. Tutto ciò non viene fatto a tavolino, ma necessita di
una lunga negoziazione e contrattazione che viene fatta pian piano nel quotidiano attraverso i problemi che
sorgono. Gli Aspetti Principali riguardano:
1. Accordarsi sui Reciproci Ruoli e Funzioni
2. Comunicare Efficacemente
3. Gestire la Conflittualità
4. Elaborare un Progetto di Coppia
Compiti di Sviluppo in Riferimento alle Famiglie d’Origine
La formazione della coppia coinvolge anche la famiglia d’origine. Gli Aspetti Principali:
1. Integrare le Proprie Storie Familiari: per fondere due culture in una, le Modalità sono tre:
- Negative:
+negare la propria storia
+affermare la validità esclusiva della propria storia
- Positiva: continuare una narrazione iniziata a partire dalle proprie famiglie in modo creativo.
2. Stabilire dei Confini con le Famiglie d’Origine: è importante che si crei un rispetto paritario e di reciproco
rispetto, in modo che i legami intergenerazionali possano essere visti come delle risorse e non come dei limiti.
3. Costruire un Legame tra le Famiglie d’Origine: le famiglie d’origine dovranno costruire nuovi legami con
nuore e generi, dato che tale relazione dell’essere creata per riconoscere l’unione della coppia e darvi sostegno.
Compiti di Sviluppo in Riferimento alla Comunità Sociale
La coppia è inserita in un ambiente, in un contesto sociale e quindi è inevitabilmente portata a creare relazioni
con esso. Gli Aspetti Principali sono:
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1. Condividere tra i Coniugi le Reciproche Reti Sociali


2. Definire dei Confini tra la Coppia e la Realtà Sociale

6. LA FAMIGLIA CON FIGLI PICCOLI


Il Significato dell’Avere Figli Lungo La Storia
Figli nella Società Tradizionale: per molti secoli nelle famiglie il numero dei figli è stato legato all’alta mortalità
infantile e delle donne durante il parto. Il numero dei figli nati e cresciuti non corrisponde sempre al numero dei
figli che la donna ha voluto generare. Inoltre, i figli rappresentavano una grande risorsa come forza lavoro da
impiegare nell’azienda di famiglia, soprattutto per quelle famiglie molto povere.
Figli nella Società Moderna: con la sempre maggiore privatizzazione della famiglia, più basata sugli affetti che
non sulle alleanze, la coppia genitoriale assume il ruolo di educatrice. Nasce la distinzione tra infanzia ed età
adulta e il bambino viene ancora considerato una risorsa che però potrà essere sfruttata solo in futuro, dopo essere
stata educata e istruita alla vita. L’infanzia, quindi diventa il luogo dell’educazione ma anche dell’affetto, ruoli
svolti principalmente dalla madre che quindi viene già da giovane educata da sacerdoti e moralisti per assolvere
tale compito una volta diventata madre.
Figli nella Società Contemporanea: i figli diventano sempre più una scelta. La procreazione viene volutamente
ritardata per accogliere il nascituro in una situazione di coppia più stabile e genitorialmente più competente. È il
periodo dell’attenzione ai bisogni e ai diritti del minore e dell’infanzia in generale, e quindi della procreazione
responsabile. Poi c’è la procreazione come scelta pattuita che apre però anche un nuovo capitolo con le scoperte
della medicina che hanno dato la possibilità di procreare anche a coppie in gravi difficoltà, facendo in modo che
il figlio fosse veramente desiderato e che si mettessero in moto specifiche strategie per ottenerlo.
Tipi di Genitorialità
— Differita: consiste nel rimandare la nascita. Si ricollega all’idea del figlio come desiderio e realizzazione.
— A Tutti i Costi: in base al principio del desiderio, se un figlio è desiderato deve assolutamente nascere, anche
se la coppia è sterile.
— Interrotta: l’aborto è comunque una manifestazione di scelta e desiderio.
— Negata: negarsi la genitorialità poiché in figlio non è visto come propria realizzazione ma come un limite alla
propria libertà.
— Adottiva: oltre a includere il desiderio egoistico di un figlio, la genitorialità racchiude anche un desiderio
altruistico. Adottare deriva dal latino desiderare per qualcuno.
Accogliere la Nascita del Primo Figlio
Obiettivo principale di questa fase è il passaggio dalla diade alla triade familiare. La nascita del primo figlio
implica una ridefinizione dell’identità di coppia per il passaggio dalla coppia coniugale a quella genitoriale. La
nascita del primo figlio ridefinisce anche i legami e i ruoli, dato che mentre il matrimonio può permettere di
sciogliere la coppia coniugale, la coppia genitoriale non potrà ma l’essere sciolta, rimarrà tale per sempre, almeno
in relazione al figlio.
Rispetto alla Fase della Gravidanza bisogna considerare:
- Relazione di Coppia: la gravidanza cambia la relazione di coppia per il semplice fatto che bisogna creare uno
spazio fisico ed affettivo per accogliere un terzo. Tutto ciò porta ad una difficile riorganizzazione sia della
relazione coniugale ma anche di sé stessi. Le trasformazioni corporee permettono alla donna di partecipare
immediatamente all’evento e a sviluppare il senso materno. L’uomo impegna più tempo anche perché l’unico
modo che ha per mettersi in contatto con il bambino è attraverso una buona relazione affettiva e psicologica con
la moglie.
- Relazioni con le Famiglie d’Origine: la gravidanza porta in famiglia un clima di assoluta positività. È come se
si creasse una sorta di tregua, come se si dimenticasse il passato in vista della bontà dell’evento atteso. Questo
clima di pace è funzionale per la preparazione della ridefinizione di ruoli e legami che avverrà con la nascita. Di
solito è la famiglia d’origine della moglie, e soprattutto la futura nonna, ad aiutare la coppia ad affrontare i compiti
organizzati e a dare supporto emotivo.
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I principali Compiti di Sviluppo della Coppia in gravidanza sono:


1) Ridefinire la Relazione Coniugale: al momento della nascita la coppia deve concretizzare quello spazio
fisico ed affettivo preparato durante la gravidanza. È il momento di riorganizzare anche nella pratica la
quotidianità della relazione, nella suddivisione dei ruoli e dei compiti. Inevitabilmente l’arrivo del figlio riaccende
una serie di tensioni e conflitti nella coppia legati all’ansia dello svolgere il ruolo genitoriale, ma il bambino è
anche una grossa risorsa per i coniugi, sia come individui che come coppia.
2) Stabilire dei Confini tra il Sottosistema Coniugale e Genitoriale: altro importante compito di sviluppo
è creare chiari confini tra la relazione coniugale e quella genitoriale. Tale distinzione è essenziale poiché un buon
funzionamento della coppia coniugale porta benefico al bambino. Importante è il concetto di Triangolo Perverso
creato da Haley, in cui un membro di una generazione forma una coalizione segreta con una persona di un’altra
generazione (ad es. figlio che viene usato per screditare l’altro genitore).
3) Acquisire il Ruolo di Genitore: la funziona genitoriale comporta, sul versante materno, il dare affetto e
contenimento e, sul versante paterno, l’offrire un orientamento alla crescita e il rispetto delle norme. È importante
che ci sia un buon equilibrio tra queste funzioni così da non cadere nei casi estremi di iperprotettività o
autoritarismo. Acquisire il ruolo genitoriale significare ridefinire la propria identità aggiungendo un nuovo
aspetto.
4) Contrattare uno Stile Genitoriale Comune: affinché le regole educative siano chiare e non ambigue.
Sono tre i possibili stili educativi distribuiti lungo un continuum:
+Autoritario: si danno regole e punizioni senza motivarle, una semplice imposizione.
+Permissivo: non si danno regole e punizioni, e quando lo si fa sono non chiare ed ambigue.
+Autorevole: si danno regole e punizioni ma con chiare motivazioni.
Due Compiti di Sviluppo in Riferimento alle Famiglie d’Origine(nonni)
1. Maggiore Reciprocità tra Neogenitori e Nonni
2. Riconoscere i Reciproci Ruoli
Compiti di Sviluppo in Riferimento alla Comunità Sociale
Il principale Compito è quello di Ridefinire i Rapporti di Amicizia e di Lavoro, dato che le reti sociali
inevitabilmente si restringono riducendosi alle amicizie più intime che sono quelle che poi danno maggiore
sostegno alla coppia anche dopo il parto. Il lavoro viene addirittura abbandonato per un certo periodo dalla donna
e quindi deve essere assolutamente riorganizzato poi al suo rientro, così come si modificano le relazioni con i
colleghi che potrebbero essere temporaneamente sospese.
Le Relazioni nella Famiglia con Bambini, riguarda vari aspetti:
1. Relazione Padre, Madre e Figli: il compito dei genitori è quello di educare i figli permettergli di diventare
autonome capaci di gestire la propria vita, così come devono essere seguiti nel percorso di socializzazione.
2. Relazione della Coppia Genitoriale: è importante che la relazione coniugale sia buona affinché anche il
rapporto dei genitori con i figli risulti positivo e il clima familiare accogliente.
3. Relazione tra Fratelli: è considerata il primo laboratorio delle relazioni con i coetanei, in cui si possono
sperimentare differenti tipologie relazionali, tra cui cooperazione, competizione e negoziazione. Il legame
affettivo tra fratelli è caratterizzato da una forte intensità legata alla condivisione di esperienze di vita comune.
Spesso ai fratelli maggiore viene assegnato un ruolo di aiuto-genitore, definibile come un ruolo adultizzante che,
se ben gestito, più essere funzionale anche per il ragazzo. Quindi, se la famiglia è in grado di delegare al figlio
solo aspetti organizzativi relativi alla cura dei fratelli minori e non quelli relativi alla loro educazione, il figlio
adultizzato può sviluppare una positiva responsabilità ed autonomia utile per la sua crescita.
+Adler le Posizioni più significative dei figli:
Primogenito: dopo un periodo in cui era figlio unico, tale bambino viene detronizzato dall’arrivo di un fratello.
Secondogenito: non ha mai sperimentato la condizione di figlio unico; quindi, cercherà costantemente di superare
il fratello maggiore.
Più Piccolo: se ha il vantaggio di non sentire la pressione di un fratello più piccolo di lui con cui confrontarsi, il
rischio è però che non sviluppi un adeguata autonomia.
Figlio Unico: svilupperà meno capacità di cooperare con i pari, vista l’assenza di socializzazione con fratelli e
sorelle all'interno della famiglia.
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La Socializzazione del Bambino, il quale inizia in famiglia, segue alcune tappe:


1) Famiglia come Primo “Mondo Sociale”: sin dalla nascita il bambino, secondo Bowlby, nasce
predisposto ad interagisce con l’ambiente sociale in cui nasce e quindi, in primis, con la madre. La relazione di
attaccamento è una strategia di sopravvivenza legata la ricerca della vicinanza di un adulto che si prenda cura di
lui. Sin dalla nascita, quindi, il bambino sperimenta modalità relazionali che con il tempo affinerà. La famiglia
assume un ruolo centrale nella socializzazione primaria, dato che permette al bambino di osservare ed
interiorizzare quei comportamenti e quelle norme che regolano l’interazione tra i soggetti. Inizialmente, infatti, la
famiglia funziona da filtro tra il bambino e il mondo esterno.
2) Mondo della Scuola: il bambino inizia la Socializzazione Secondaria dato che ha la possibilità di
interagire con adulti diversi dai propri familiari e con coetanei diversi dai propri fratelli. La scuola è comunque
un mondo protetto, un mondo intermedio rispetto alla comunità. Nella scuola il bambino sperimenta tipi di
relazione, a livello affettivo e di sostegno, simili a quelli della famiglia ma con soggetti diversi. Compito della
famiglia è quello di collaborare con la scuola, all’interno di un reciproco rispetto dei ruoli, per il benessere del
bambino. Spesso, però, si creano Situazioni Disfunzionali legate ad alleanza tra due soggetti:
1-Genitore-Insegnante: si alleano nel punirlo per i suoi insuccessi
2-Genitore-Bambino: il genitore non convalida le punizioni e le note delle maestre attribuendo a loro gli
insuccessi del figlio, e quindi non rimproverando il figlio per la sua condotta poco seria.
3-Bambino-Insegnante: si alleano nel pensare che il figlio non sia abbastanza seguito dai genitori che sono la
causa dei suoi insuccessi.
3) Relazioni con i Pari: per relazione con i pari si intendono tanti tipi di relazione. La caratteristica comune
è che queste relazioni sono molto importanti perché gli permettono di acquisire la capacità di interagire con
l’ambiente contrattando e sentendosi riconosciuto e accettato dagli altri. Esiste poi il fenomeno del Bullismo. Il
bullo è un ragazzo che, per caratteristiche individuali e per uno sbagliato sistema d’interazione sociale, si
comporta in modo prepotente mettendo in atto delle vere e proprie violenze nei confronti di un compagno-vittima
che non sa ribellarsi e difendersi. Un altro aspetto di preoccupazione delle famiglie è il fenomeno del Ritiro
Sociale, caratterizzato da ragazzi che si sentono rifiutati dagli amici, che hanno un maggiore interesse per gli
oggetti che non per le persone, amano giocare da soli e utilizzano modalità relazionali maldestre.

7. LA FAMIGLIA CON FIGLI ADOLESCENTI


L’Adolescenza: Età Sospesa
L’Adolescenza è la fase del ciclo di vita individuale in cui il ragazzo si prepara per passare all’età adulta. Non è
facile individuare i limiti temporali dell’adolescenza. Di solito si fa cominciare con gli sviluppo biologici legati
alla pubertà, nella fascia 9-14 anni, ma è importante che tale passaggio non sia vissuto solo in base ai cambiamenti
ormonali ma soprattutto in base ai cambiamenti relazioni avvenuti nel proprio mondo esterno, sia con la famiglia
che con gli altri adulti in generale e delle nuove aspettative di cui sono investiti.
La maturità sociale si acquisisce con il tempo in base alle proprie esperienze che permettono di creare una propria
identità. Per creare l’identità, quindi, l’adolescente dovrebbe sperimentarsi in ogni campo possibile per capire per
cosa è più portato e dotato. Nella realtà dei fatti questo non avviene, e il suo unico luogo di sperimentazione è la
scuola, che purtroppo fa ben poco. Gli adolescenti di oggi si trovano in una via di mezzo, ad avere un’identità
imperfetta perché incompiuta, sospesi tra ciò che non sono più e ciò che non sono ancora. L’unico ambito che gli
adolescenti possono sperimentare è il contesto delle relazioni primarie, ed è proprio per questo che aumenta la
consapevolezza e la maturità rispetto al proprio futuro ruolo di partner e genitore.
L’Attuale Famiglia Affettiva
La marginalità sociale dell’adolescente è compensata da una famiglia che tende a proteggerlo al suo interno,
fortemente sbilanciata vero la dimensione affettiva, ed è per questo che viene definita Famiglia Affettiva.
La famiglia affettiva di oggi è una famiglia che impone le sue regole in base al proprio amore e non alla paura
della punizione. I genitori cercano di essere più comprensivi e attenti alle sensibilità dei ragazzi e i ragazzi cercano
di comprendere le preoccupazioni dei genitori cercando di rispettare le loro esigenze, creando un rapporto
maggiormente paritario. L’obiettivo è quello i fare i propri figli felici e fare in modo che la famiglia possa essere
un’utile risorsa per le sfide evolutive dell’adolescenza. In questa tipologia di famiglia, la madre è la figura
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educativa centrale e quella che detiene un maggiore contatto con i figli. Il padre, invece, rimane una figura
marginale, spesso vissuta come lontana e distaccata.
La Costruzione dell’Identità nell’Adolescenza
Obiettivo principale della famiglia nella terza fase del suo ciclo di vita è accompagnare l’adolescente nella
costruzione della propria Identità Personale. L’adolescenza è vissuta sia come una sfida che come una risorsa:
è una sfida a causa degli innumerevoli cambiamenti relazionale, una risorsa perché corrisponde ad una “verifica”
del funzionamento familiare. Costruire la propria identità personale significa innanzitutto individuarsi rispetto ai
propri genitori.
Per raggiungere questi obietti, l’adolescente deve affrontare e superare con successo tre Compiti di Sviluppo:
-Fisico: deve accettare il proprio corpo e riorganizzare la propria identità fisica.
-Cognitivo: passare dal pensiero concreto a quello ipotetico-deduttivo
-Sociale: bisogno di ridefinire alcune relazioni e di passare da un orientamento verso i genitori ad un orientamento
verso i pari.
Tutto ciò lo porterà a costruire la propria identità personale. In realtà, un’identità l’ha sempre avuta, sin bambino,
ma era un’identità riflessa, basata sui giudizi altrui, mentre ora riesce a costruire un’Identità Autoriflessa. La
costruzione dell’identità non finirà qui ma continuerà per tutta la propria vita in una continua ricerca di crescita.
Un’Impresa Evolutiva Congiunta
Il Processo di Individuazione è un processo congiunto che coinvolge sia il figlio che i genitori. Rispetto a questo
bisogna considerare tre elementi:
1. Emancipazione del Figlio dai Genitori: l’uscita dall’adolescenza non coincide con l’entrata nell’età adulta,
ma piuttosto sfocia nella giovinezza ed è durante questa fase che l’individuo acquista una piena autonomia.
2. Emancipazione dei Genitori dal Figlio: anche i genitori sono chiamati a ridefinire la propria identità, non
solo in relazione alla loro età ma anche al ruolo genitoriale e coniugale.
3. Anoressia Nervosa: è una malattia ad insorgenza adolescenziale, legata allo sviluppo sessuale e sociale
presente nella pubertà. La ragazza anoressica, dotata di uno scarso senso di autonomia e individualità, vede il
proprio corpo come se fosse sotto il controllo dei propri genitori e quindi lo utilizza come strumento per rendersi
autonoma e come rivalsa. Può esserci inoltre in lei il desiderio inconscio di non voler diventare adulta. Secondo
Bruch la causa è la madre, che sembra prendersi cura della figlia per rispondere ai propri bisogni più che a quelli
della figlia, così che la ragazza si sperimenta come un’estensione della madre e non come individuo autonomo.
Secondo Selvini Palazzoli i due genitori sono totalmente dediti alla famiglia e in particolare alla figlia, ma
profondamente insoddisfatti di sé e della relazione di coppia. Ogn’uno pensa di sacrificarsi più dell’altro e giudica
l’altro come causa dei problemi familiari, facendo a gara per conquistarsi l’amore della figlia, che così rimane
triangolata. Questa autrice elabora un percorso a sei Fasi del Processo Anoressico:
1-situazione di stallo della coppia coniugale
2-l’anoressica rimane triangolata
3-per i processi adolescenziali la figlia si avvicina di più al padre
4-insorgono problematiche relative al proprio peso e conseguente stress
5-la figlia subisce il voltafaccia del padre e si sente abbandonata;
6-strategie del sintomo in cui la figlia risulta coinvolta in un imbroglio relazionale e vive separatamente una
relazione privilegiata con ciascuno dei genitori.
Compiti di Sviluppo in Riferimento alla Coppia
A livello coniugale si assiste a una crisi di mezza età dei coniugi, che comporta la loro accettazione della perdita
della giovinezza e l’accesso all’età adulta. In questa fase si combinano due Crisi d’Identità:
- Dei Genitori in Senso Involutivo: capacità di accettare un corpo non più giovane che inizia a invecchiare;
- Del Figlio in Senso Evolutivo: il corpo che cresce.
Dal punto di vista genitoriale i partner sono chiamati a modulare il proprio stile genitoriale per andare incontro
alle necessità evolutive del figlio. I Compiti principali sono:
1. Elaborare la Crisi dell’Età di Mezzo: i cambiamenti corporei del figlio, rappresentati dall’adolescente che
esibisce il proprio corpo giovane e sessuato, non può che rappresentare una provocazione per la coppia di genitori
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che deve confrontarsi con la futura perdita di creatività biologica e quindi con una diversa qualità di relazione di
coppia. I genitori devono quindi confrontarsi con un Duplice Lutto:
- separazione dal figlio
- perdita della generatività biologica
2. Curare lo Spazio di Coppia: i coniugi hanno ora bisogno di intensificare il proprio dialogo e di riorganizzare
la propria relazione, in modo da poter superare più facilmente poi l’uscita di casa del figlio. Questo compito è più
difficile per la donna, visto che più del marito si è occupata della crescita del figlio.
3. Rinegoziare la Relazione con il Figlio: è necessario passare da una relazione basata sull’autorità unilaterale
ad una basata sulla negoziazione cooperativa. Il Modello di Rinegoziazione della Relazione Genitori-Figli, di
Cooper, Grotevant e Condon, prevede quattro fattori relativi a due costrutti:
1- Individualità: i fattori sono:
a. affermazione di sé (avere un punto di vista e comunicarlo)
b. separazione (capacità di esprimere le proprie differenze)
2- Coesione: i fattori sono:
a. permeabilità (apertura alla visione degli altri)
b. reciprocità (rispetto per gli altri)
4. Gestire la Conflittualità con il Figlio: oggi l’emancipazione dell’adolescente passa attraverso richieste di una
sempre maggiore indipendenza. Le opposizioni e le contestazioni dell’adolescente sono utili come valore adattivo,
dato che il conflitto genitore-figlio è funzionale all’emancipazione piuttosto che una manifestazione di ostilità
verso i genitori. I genitori non devono comunque rinunciare all’esercizio dell’autorità e non devono avere
atteggiamenti amicali, dato che ciò provoca due Danni:
1- la perdita di sicuri, anche se sgradevoli, punti di riferimento per valutare la realtà
2- la perdita dei genitori, diventati inspiegabilmente amici.
5. Offrire una Protezione Flessibile al Figlio: ossia essere una base di sostegno per i momenti di bisogno. Hanno
quindi il ruolo di agente di promozione orientato all’agevolazione del progressivo distacco.
6. Garantire una Mediazione con il Sociale: la famiglia rimane comunque un punto di riferimento su cui contare,
il che incide sulla capacità di socializzazione, dato che maggiore è il supporto e maggiore sarà la competenza
sociale, con una minore insorgenza di situazioni a rischio o devianza.
7. Mantenere una Comunicazione Aperta con il Figlio: la comunicazione svolge il ruolo di promozione nei
confronti dell’identità e di protezione di situazioni a rischio, soprattutto se vengono usati messaggi chiari e
congrui. Essa funziona anche da contenitore delle paure, aiutando l'adolescente a riflettere.
Compiti di Sviluppo in Riferimento alla Famiglia d’Origine
I principali Compiti relativi alla famiglia d’origine sono:
1. Portare a Compimento il Processo di Differenziazione Senza Nostalgie
2. Accettare e Occuparsi dei Propri Genitori che Invecchiano:
Compiti di Sviluppo in Riferimento alla Comunità Sociale
Dovendosi separare dalla famiglia, gli adolescenti cercano sostegno e conforto affettivo in un altro sistema, quello
del gruppo dei pari, al fine di non sentirsi troppo diversi. Il gruppo è il luogo in cui si può essere accettati per
quello che si è ed il luogo in cui si può essere immaturi come gli altri. Oggi tali gruppi sono di numero ristretto,
con un altro grado di intimità ma con aggregazione fragile e senza una leadership. Anche in questi casi, come
nella famiglia, tende a prevalere l’affettività sulla progettualità e l’obiettivo è lo stare ed il parlare insieme, e non
il fare o l’agire.

8. LA FAMIGLIA CON FIGLI GIOVANI ADULTI


Diventare Adulti Oggi
A volte, però, neanche la giovinezza è sufficiente a raggiungere l’età adulta ed alcuni soggetti entrano anche nella
fase del Giovane Adulto, in cui quest’ultimo è un soggetto di circa 30-32 anni, che abita nella famiglia d’origine
oltre l’età media del matrimonio della popolazione in Italia. È particolare vedere come la definizione di tale
condizione viene data in base al concetto di matrimonio. In Italia, infatti, il matrimonio rappresenta il passaggio
all’età adulta poiché è il modo in cui i figli vanno via di casa, mentre in altri paesi si trovano anche altri modi.
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La condizione di giovane adulto non condiziona solo il soggetto ma anche la famiglia che inevitabilmente continua
ad accoglierlo, modificandosi in Famiglia Lunga del Giovane Adulto. Ai genitori fa piacere avere ancora attorno
i figli e i figli trovano comodo e rassicurante stare a casa pur avendo molte libertà, servizi e poche responsabilità.
Il motivo più diffuso per il quale i figli rimangono a casa è il fatto di aspettare di avere una posizione sociale e
lavorativa maggiormente sicura ed affermata. Si osserva, quindi, come nella nostra cultura l’età adulta sia
rappresentata dall’acquisizione di una posizione sociale e lavorativa di un certo livello di stabilità e
riconoscimento.
Il Fenomeno della “Famiglia Lunga”: Modelli:
- Modello Mediterraneo: prolungamento della fase giovanile e di tutte quelle tappe di transizione all’età adulta
come la conclusione degli studi, l’inserimento nel mondo del lavoro e il matrimonio
- Modello Nordeuropeo: le fasi possono soprapporsi ed avere durata provvisoria. I figli possono uscire di casa e
poi rientrare per esempio alla fine di un ciclo di studi o a causa di una temporanea disoccupazione.
Le ricerche dimostrano come le famiglie prolungate siano maggiormente rappresentate da famiglia con pochi
figli, a reddito elevato e con una buona stabilità di coppia.
Le ragioni che portano i giovani a rimanere in caso sono varie, in quanto possono essere di carattere strutturale
e quindi relative al prolungamento dell’iter di studi e della difficoltà di trovare lavoro, oppure essere di tipo
culturale ed essere legate alla paura di affrontare la nostra realtà sociale fatta di incertezza e precarie, oppure cause
psicologiche di insicurezza di personalità.
Lo Svincolo del Giovane dalla Propria Famiglia
Obiettivo principale di questa fase di sviluppo è lo svincolo dei figli dal nucleo familiare. I Compiti principali
sono:
1. Costruire le Premesse per la Realizzazione di un Progetto di Vita: affinché un giovane adulto possa uscire
dalla famiglia d’origine deve avere prima creato un proprio progetto e la convivenza a casa e quindi funzionale a
trovare lo spazio e le risorse per tale costruzione.
2. Completare il Processo di Individuazione: se l’adolescenza era il periodo del primo tipo di autonomia, di
carattere soprattutto emotivo legato alle scelte personali, la fase del giovane adulto è il periodo del secondo tipo
di autonomia quello relativo alla possibilità di realizzare con le proprie forze i progetti personali, quindi avere
fiducia in sé stessi e compiere una separazione materiale dalla famiglia d’origine.
Bowen spiega come ci possano essere due tipi di Modalità Disfunzionale di Separazione:
- Taglio Emotivo: il giovane adulto e la famiglia non sono ancora maturi per la separazione
- Figlio Cronico: sono quei giovani che al momento del salto generazionale rimangono bloccati allo stadio di
figlio e non riescono.
Compiti di Sviluppo della Coppia
In questa fase, la coppia è chiamata a mediare tra tre generazioni:
- la coppia e la crisi di mezz’età;
- aiutare i figli ad assolvere i loro compiti di sviluppo;
- aiutare propri genitori che diventano anziani e richiedono molte cure. I Compiti principali della coppia sono:
1. Reinvestire sulla Relazione di Coppia: bisogna che la coppia impari di nuovo a conoscersi, a comunicare, a
diventare un sostegno l’uno per l’altra e a trovare interesse ed amicizie in comune in modo da non esplodere a
causa dell’isolamento e di un legame talmente esclusivo da non potere essere retto.
2. Favorire lo Svincolo del Figlio: riconoscendo l’autorità personale del figlio, la sua maturità e instaurando con
lui un rapporto paritario e interdipendente.
3. Accogliere il Partner del Figlio: tale riconoscimento coincide con l’avvenuta separazione del figlio dalla
famiglia, anche perché gli viene riconosciuta la scelta autonoma del partner.
4. Aiutare i Figli nella Cura dei Nipoti: dovendo abbandonare la propria generatività a causa dell’età che avanza,
si passa ad una generatività indiretta legata all’accudimento responsabile dei nipoti che, per i nonni, rappresentano
il segno tangibile della loro famiglia che prosegue nel tempo.
Compiti di Sviluppo in Riferimento alla Famiglia d’Origine
1. Curare i Propri Genitori Anziani: prevede un forte investimento economico ed emotivo
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2. Riconoscere e Valorizzare i Reciproci Ruoli: necessario affrontare i conflitti irrisolti ed esprimere un senso
di riconoscimento reciproco.
Compiti di Sviluppo in Riferimento alla Comunità Sociale
1. Sostenere l’Inserimento Sociale del Figlio
2. Acquisire una Genitorialità Sociale verso i Coetanei del Proprio Figlio

9. LA FAMIGLIA CON GENITORI ANZIANI


L’Invecchiamento della Popolazione
Uno dei tratti caratteristici della società occidentale è ormai l’invecchiamento della popolazione legato al
prolungarsi della vita media. Tutto ciò porta delle inevitabili trasformazioni nella struttura ma anche nei ruoli di
cura nella famiglia. Una particolarità dell’era contemporanea è l’essere figli per un tempo molto lungo, tanto che
contemporaneamente si è figli, genitori e nonni. In realtà, però, le quattro generazioni raramente vivono insieme
ed è per questo che si creano molte famiglie unipersonali, dato che sono gli anziani stessi che preferiscono
mantenere una propria autonomia economica ed abitativa anche dopo la morte del partner, proprio perché
affezionati alla propria casa e alle reti relazionali fino ad allora costruite.
Rispetto alla Cura degli Anziani di solito sono le donne, anche a livello internazionale, ad occuparsi delle cure
e del sostegno emotivo degli anziani. Il problema è che invecchiando la popolazione e diminuendo il numero delle
nascite, parallelamente diminuisce anche il numero di caregivers disponibili, ossia della nascita di nuove figlie e
nuore che potranno poi prendersi cura degli anziani.
Un aspetto positivo, però, è che oggi gli anziani non sono considerati solo come un peso ma anche come una
ricchissima risorsa. Le nuove scoperte scientifiche hanno rivalutato le potenzialità degli anziani e hanno inventato
strumenti che migliorano decisamente la qualità della vita. Anche in età avanzata, quindi, i genitori anziani
possono dare una mano alla famiglia.
La Trasmissione dell’Eredità Materiale e Spirituale
Obiettivo principale dell’ultima fase del ciclo di vita della famiglia è la trasmissione dell’eredità materiale e
spirituale dalla generazione più anziana a quella più giovane, lasciandogli il testimone della conduzione
generazionale. L’evento critico che riassume i difficili momenti che attraverso in questa fase è la morte.
Quest’ultima non deve solo essere affrontata dalla coppia anziana ma viene vissuta da tutta la famiglia.
L’essere prossimi alla morte porta a recuperare la propria storia e fare il bilancio dei successi e degli insuccessi
per attribuirgli un significato, per essere una storia di senso compiuto. Come evidenziato da Erikson l’approccio
che può essere adottato a tale auto giudizio può essere di due tipi:
- Integrità dell’Io: si accettano i successi e gli insuccessi e si pensa che la propria vita non poteva andare in modo
diverso.
- Disperazione: non si è soddisfatti della propria vita ma ci si rende conto che non si ha più abbastanza tempo per
ricominciare e trovare un’altra via per raggiungere l’integrità dell’Io.
Compiti di Sviluppo in Riferimento alla Coppia:
1. Essere Presenti nella Vita dei Nipoti
2. Riconoscere i Figli nel loro Ruolo Genitoriale
4. Affrontare il Pensionamento
5. Affrontare la Malattia e la Disabilità del Coniuge
6. Affrontare la Morte del Coniuge
Compiti di Sviluppo dei Figli in Riferimento alle Famiglie d’Origine
La malattia della coppia anziana obbliga la famiglia a prendersi cura e quindi riorganizzare l’aspetto sia affettivo
ma anche relazionale. La famiglia mette in atto un processo di caregiving, in modo da dare assistenza e sostegno
al familiare che non è più in grado di occuparsi da solo di sé. Esso è però un compito oneroso e prolungato nel
tempo. I principali Compiti sono:
1. Assistere e Sostenere i Genitori Anziani, Malati o Disabili
2. Condividere e Sostenere la Sofferenza e la Morte dei Genitori
3. Reinvestire in Relazioni e Obiettivi Vitali in Continuità con quanto Ricevuto dai Genitori Defunti: nei casi di
morte, in qualsiasi caso, è sempre bene riuscire a rielabora il lutto tramite la Cura del Ricordo.
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Compiti di Sviluppo in Riferimento alla Comunità


L’Accelerazione del processo di invecchiamento unita al fenomeno della diminuzione delle nascite ha condotto
l'attuale società ad un sorpasso demografico degli anziani sui giovani, con una conseguente diminuzione del
numero dei potenziali caregivers per gli anziani. Fino a non molti anni fa solo per gli anziani ammalati gravemente
e per quelli senza famiglia c'erano risposte di tipo assistenziale. È sicuramente importante Collaborare con i
Servizi per gli Anziani presenti sul territorio, soprattutto per far fronte alla diminuzione del numero dei
componenti dell'attuale struttura familiare.

10. LA FAMIGLIA DIVISA


Il Fenomeno dell’Instabilità Coniugale
Evidentemente nei tre anni di separazione legale previsti dalla legge, prima di passare a un effettivo scioglimento
del matrimonio, i coniugi si adattano al nuovo stile di vita e, se non hanno particolari interessi o l’intenzione di
risposarsi, rinunciano al divorzio per questioni economiche e psicologiche. In Italia, quindi, è la separazione a
rappresentare l’evento principale che corrisponde alla fine di un matrimonio.
Rispetto alla Legislazione Italiana sulla Separazione e sul Divorzio bisogna notare come il Divorzio sia regolato
dall'articolo 149 del Codice Civile, dalla Legge 898/1970 e dalla Legge 74/1987. Le cause del divorzio sono varie,
ma la più comune è la separazione coniugale prolungata per più di tre anni.
La Separazione, regolata dagli articoli 150 e successivi del Codice Civile non pone fine al matrimonio e non fa
venir meno lo status giuridico di coniuge. Essa scioglie solo la comunione legale dei beni e fa cessare gli obblighi
di fedeltà e coabitazione, mantenendo però il dovere di contribuire nell’interesse della famiglia, di mantenere il
coniuge più debole e di educare la prole. La separazione, a differenza del divorzio, ha carattere transitorio tanto
che è possibile riconciliarsi senza alcuna formalità. Per rendere formale la riconciliazione, oltre all’accertamento
giudiziario, è necessario recarsi nel comune di appartenenza.
Per ottenere il divorzio invece occorre la separazione, che può essere di due tipi:
- Separazione Consensuale: il marito e moglie di comune accordo decidono di separarsi.
- Separazione Giudiziale: è quella nel caso in cui non vi sia accordo tra i coniugi
- Divorzio Congiunto: con accordo dei coniugi
- Divorzio Giudiziale: senza accordo dei coniugi
Il Processo Psicologico del Divorzio
La separazione e il divorzio sono eventi che si realizzano secondo un lungo processo di elaborazione interiore e
riorganizzazione della struttura familiare.
3 Modelli di processo psicologico del divorsio:
1. Modello di Bohannan: all’interno di una prospettiva psicosociale, l’autore intende il divorzio come un
processo multidimensionale che attraversa sei dimensioni:
-Divorzio Emotivo
-Divorzio Legale
-Divorzio Economico
-Divorzio Genitoriale: ci si separa dal compagno ma non dai figli.
-Divorzio dalla Comunità: abbandonare la famiglia del coniuge e le amicizie in comune.
- Divorzio Psichico: separazione di sé stessi dalla personalità e dall’influenza dell’ex coniuge.
2. Modello di Kaslow: l’autrice mette in relazione le emozioni provate e i comportamenti utilizzati nelle differenti
fasi del processo separativo. Individua tre passaggi, di solito attraversati in due anni, per il superamento della
separazione:
- Fase dell’Alienazione: decisione dei coniugi di separarsi.
- Fase Conflittuale o Legale: non per forza legata alla causa legale di separazione.
- Fase Riequilibrante: riorganizzazione sia individuale che delle relazioni familiari.
3. Modello di Emery: Emery sottolinea la dimensione della perdita legata al divorzio. Quando il matrimonio
finisce contro la propria volontà si vive una vera e propria situazione di lutto, dovuta alla perdita del compagno,
del tempo con i figli, dei propri sogni e aspettative e della fiducia e speranza positiva.
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Emery crea quindi un modello ciclico del lutto in cui individua tre livelli emozionali che devono essere
necessariamente attraversate per superare il lutto stesso:
- Amore: senso di nostalgia per essersi diviso da una persona cara e per l’inconscia speranza di tornarci insieme
- Collera: frustrazione e risentimento, fino all’ira e alla rabbia furibonda
- Tristezza: depressione, solitudine e disperazione anche fino a sviluppare sintomi fisici.
Compiti di Sviluppo della Famiglia Divisa:
1. Ridefinire il Legame di Coppia: riguarda la capacità di ridefinire il rapporto in modo da poter ancora
collaborare per il proprio ruolo genitoriale. Maccoby ha individuato 3 possibili Stili di Co-Genitorialità:
- Cooperativo: i genitori rimangono in contatto
- Disimpegnato: i genitori non rimangono in contatto ma mantengono un buon rapporto con il figlio
- Ostile: il rapporto tra i due rimane ma in maniera ostile, tanto da interferire con la loro genitorialità
2. Ridefinire i Rapporti con la Famiglia d’Origine e con la Comunità Sociale
Conseguenze della Separazione sui Figli
Per i figli è più difficile affrontare l’alta conflittualità tra i genitori che non l’allontanamento di un genitore da
casa. I figli hanno il compito di relazionarsi con una famiglia profondamente mutata da un punto di vista
relazionale ma anche di organizzazione dei ruoli. Per fortuna, si è osservato che nei casi di conflittualità non
eccessiva, i figli hanno buone capacità di resilienza, tanto da non sviluppare problemi psicopatologici durante il
proprio sviluppo.
+I Fattori di Rischio per i figli sono:
1-Perdita di un Genitore: poiché considerato un punto di riferimento importantissimo, la sua lontananza è vissuta
in maniera particolarmente sofferta, come uno sconvolgimento.
2-Conflittualità dei Genitori: la separazione in molti casi è un sollievo per tutti, anche per i figli che non subiscono
più il peso della continua conflittualità.
3- Ricevere meno Cure: spesso lo stress derivante dalla separazione porta i genitori, anche involontariamente, a
concedere meno cure e attenzioni ai figli a mostrarsi meno tolleranti e disponibili.
+I Fattori Protettivi sono invece l’insieme delle relazioni con parenti, amici, fratelli ed insegnanti che possono
facilitare l’adattamento del figlio alla separazione.
È poi fondamentale considerare gli Effetti della Separazione a Seconda dell’Età dei Figli:
- Prima infanzia (0-3 anni): il neonato non è ancora in grado di capire cosa succede ma è molto sensibile alla
separazione, soprattutto dal contatto e dalle cure della madre.
-Seconda infanzia (4-6 anni): il bambino percepisce che sta accadendo qualcosa di grave ma non riesce a capirne
il contenuto.
- Fanciullezza (6-10 anni): il ragazzo si apre al mondo esterno e cerca persona con cui identificarsi per sviluppare
la propria personalità. Inoltre, comincia a capire cosa succede e cerca di non creare problemi per proteggere i
propri genitori (adultizzato).
- Adolescenza (11-18 anni): fase critica perché il ragazzo sta attraversando una doppia separazione dai genitori,
in vista del proprio stadio evolutivo ed in vista della separazione reale da uno di loro.
L’Affido dei Figli ai Genitori
Negli ultimi anni, la legislazione riguardo l’affido dei figli in casi di separazione ha fatto grossi passi in avanti,
passando dell’affidamento esclusivo a quello congiunto.
A) L’Affidamento Esclusivo prevedeva l’affido dei figli ad un solo genitore, di solito la madre, che assumeva
tutti i diritti e le responsabilità riguardo al figlio. Ciò significa intanto escludere l’altro genitore alla vita quotidiana
e dall’educazione del figlio, inoltre, sulla madre incombono tutte quelle responsabilità educative di solito
assegnate alla figura paterna, molto importante soprattutto per i figli maschi.
B) L’Affidamento Congiunto ed Alternato, che però avevano dei prerequisiti troppo discriminativi nel primo
caso e dei ritmi che ledevano la stabilità della vita dei figli nel secondo.
C) L’Affidamento Condiviso che viene preso in considerazione come la prassi normale nei casi di divorzio,
lasciando quello esclusivo come un affidamento per i casi con necessità particolari.
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È importante anche considerare la Sindrome da Alienazione Genitoriale che può sorgere nei figli a causa di
controversie relative all’affidamento. Tale sindrome deriva da una campagna di denigrazione di un genitore nei
confronti dell’altro e prevede alcuni Sintomi principali:
1- Campagna di Denigrazione (imitazione del disprezzo del genitore denigrante)
2- Razionalizzazioni Deboli
3- Mancanza di Ambivalenza
4- Fenomeno del Pensatore Indipendente (non ammettere di essere influenzato)
5- Appoggio Automatico al Genitore Alienante
6- Assenza di Senso di Colpa
7- Utilizzo di Scenari Presi a Prestito (dire cose che il bambino non può sapere)
8- Estensione delle Ostilità alla Famiglia del Genitore Denigrato
La Mediazione Familiare
É un percorso di aiuto alla famiglia prima, dopo e durante la separazione, allo scopo di offrire agli ex coniugi un
contesto strutturato e protetto, al di fuori dell’ambito giuridico, in cui raggiungere accordi concreti per il buon
funzionamento della separazione. La mediazione è gestita da un terzo neutrale, che non manifesta alcuna forma
di potere e autorità ma semplicemente facilita il confronto senza conflitto tra i due ex coniugi. Lo scopo è di
attuare un intervento preventivo per il rischio del disagio dei minori relativo alla separazione.
Tipi di mediazione familiare:
A. Dimensione Negoziale: nasce dall’adozione delle tecniche di negoziazione usate in ambito aziendale e
istituzionale nella mediazione per la separazione.
B. Paradigma Terapeutico: nasce da un approccio terapeutico più basato sull’osservazione dei vissuti personali
relativi alla separazione che potrebbero bloccare lo sviluppo dell’intesa.
È utile analizzare i due modelli vicini al paradigma terapeutico perché derivanti dal modello sistemi-relazionale:
1. Modello di Irving e Benjamin: si basa sulla soluzione degli aspetti emotivi connessi alla vicenda separativa
in modo da poter lavorare su un cambiamento della relazione a livello comunicativo tanto da permettere il
raggiungimento dell’accordo. Il modello individua quattro Fasi:
1- Valutazione: si osserva il livello di conflittualità, la capacità emotiva di affrontare la situazione e lo stile
educativo esercitato sul figlio per capire da cosa si parte.
2- Pre-Mediazione: viene svolta in quei casi in cui è necessario superare delle rigidità che bloccano l’interazione.
3. Fase di Negoziato: vengono definiti e discussi i punti su cui trovare accordo.
4. Fase di Follow-Up: per verificare la stabilità degli accordi presi si fa un nuovo incontro dopo circa sei mesi.
2. Modello Simbolico Trigenerazionale: sottolinea l’importanza di considerare tutte e tre le generazioni della
famiglia per comprendere i meccanismi insiti nel processo di separazione. Affinché i due ex coniugi siano in
grado di superare la conflittualità e quindi trovare un accordo, hanno la necessità di recuperare la propria storia,
quella insieme alle loro famiglie d’origine e quella insieme ai loro figli.

11. LA FAMIGLIA CON UN SOLO GENITORE


Una delle Conseguenze della Separazione-Divorzio
La Famiglia Monogenitoriale (o monoparentale) è sempre esistita ma attualmente è frutto principalmente dei
divorzi, mentre prima era la conseguenza della condizione di vedova/o. Inoltre, sono sempre più spesso le donne
a rimanere sole coi figli perché i giudici tendono a privilegiare fortemente l'affido materno.
La Condizione delle Madri Sole in Italia
Minore è l’età dei figli, più le madri che vivono sole con loro sono separate o divorziate piuttosto che vedove. Le
famiglie monogenitoriali hanno meno figli di quelle in cui è presente una coppia di genitori. Queste donne hanno
maggiori difficoltà economiche e per questo sono alla ricerca di un'autonomia economica attraverso il lavoro o il
supporto della famiglia d'origine. Una risorsa importante per queste donne è la rete informale mentre invece i
servizi sociali sono carenti visti gli elevati costi dei servizi per la prima infanzia in Italia.
Compiti di Sviluppo della Famiglia con Madre Sola
I principali Ostacoli della Famiglia con Madre Sola sono rappresentati da:
-Accettazione della Famiglia a Livello Sociale:
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-Difficoltà di Natura Economica:


-Costruire Rapporti Emotivi e Interpersonali Soddisfacenti
-Ridefinire le Relazioni nella Famiglia:
Compiti di Sviluppo della Famiglia con Padre Solo
Le famiglie monogenitoriali con il padre tendono ad aumentare e tende ad aumentare il numero dei padri che
chiede l’affidamento dei figli. Va inoltre notato come gli adolescenti preferiscano andare a vivere con il padre.
Tuttavia, la maggior parte degli uomini tende a risposarsi piuttosto che a costruire una famiglia da soli. È
necessario ricordare che anche un uomo solo è in grado di adottare comportamenti considerati materni e di
sviluppare un legame affettivo molto forte, anche prima dell’adolescenza.
Gli specifici Compiti di sviluppo sono:
1. Organizzazione della Vita Familiare: l’uomo dovrà conciliare la propria attività lavorativa, la cura domestica
e la funzione genitoriale.
2. Aspetti Emotivi: anche l’uomo attraversa il senso di fallimento, solitudine e sensi di colpa verso i figli.
3. Stile Educativo: anche il padre trova difficoltà a dover ricoprire i due ruoli e cerca di mediare con un
atteggiamento più indulgente basato su una relazione paritaria per evitare di risultare, da solo, troppo autoritario.
Il Rischio della Genitorializzazione
Il genitore affidatario può sviluppare un coinvolgimento o una forma di dipendenza nei confronti dei figli che può
portare ad un’inversione dei ruoli, in cui i confini generazionali vengono confusi e i figli finiscono per prendersi
cura dei genitori da un punto di vista sia pratico che affettivo.
*Teyber individua tre tipi di Genitorializzazione (o Parentificazione):
1. Bambini che Rassicurano i Genitori: vista la situazione problematica e la sofferenza e lo stress dell'adulto, i
bambini si sentono spesso in dovere di rassicurare i genitori offrendo conforto e stabilità.
2. Bambini che Soddisfano i Bisogni di Intimità e di Affetto dei Genitori: che un adulto abbia bisogno di affetto
e di intimità è assolutamente normale, ma deve cercarlo in un altro adulto.
3. Bambini che si Prendono Cura dei Fratelli e della Casa: è normale che i fratelli più grandi si prendano cura dei
fratelli più piccoli e della casa, ma ciò non porta con sé aspetti positivi se la figura genitoriale responsabile manca
del tutto.
Le Conseguenze della Genitorializzazione diventano evidenti nel passaggio dall’età adolescenziale all'età
adulta. Da bambini, infatti, i figli genitorializzati non mostrano alcun sintomo, sembrano anzi perfetti, per la loro
grande maturità che li porta ad essere stimati ed amati. Nell’adolescenza il figlio comincia ad accusare i primi
problemi perché vede soddisfatti i bisogni dei genitori ma non i propri e quindi non ha la possibilità di dipendere
da qualcuno da cui poi differenziarsi. Sarà quindi nell’età adulta che i figli avranno la sensazione di avere sprecato
la propria infanzia e di essere stati usati dai genitori, ribellandosi ora a quest'ultimi. Gli adulti che sono stati figli
genitorializzati sono persone che si prendono cura in maniera ossessiva degli altri, timorosi di essere un peso per
gli altri e vergognosi di esprimere i propri bisogni.

12. LA FAMIGLIA RICOMPOSTA


Famiglia Ricostruita o Famiglia Ricomposta?
Inizialmente nacque il termine Famiglia Ricostituita che si basava sull’idea del ritorno alla famiglia tradizionale.
La famiglia ricostituita era quindi una famiglia formata da una coppia coniugale che non coincide con la coppia
genitoriale che però si basa sull’illusione di poter costituire un nuovo nucleo familiare tradizionale separato da
tutto il resto e quindi dalla personale storia familiare dei due coniugi prima della loro unione.
Nasce quindi il concetto di Famiglia Ricomposta, nata cioè dall’unione di figure differenti appartenenti a
famiglie differenti che non vengono tagliate fuori ma integrate tra di loro. Si tratta quindi di una famiglia che
comprende un insieme di nuclei familiari differenti intesi come sottosistemi di un’unica unità.
Vincoli e Risorse della Famiglia Ricomposta
I Vincoli e Risorse della Famiglia Ricomposta sono:
1-Confini meno Rigidi: sia a livello intergenerazionale che rispetto ai diversi nuclei familiari.
2-Scarsa Coesione e Identità Fragile: inevitabile vista la moltitudine di ruoli, figure affettive e di riferimento, che
soprattutto disorientano i figli specialmente se piccoli.
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3-Maggiori Risorse: tutte queste differenze possono però essere lette anche come risorse, se i figli sono in grado
di avere un buon adattamento e quindi usufruire della disponibilità di nuove e diverse modalità relazioni, di stili
educativi e di ruoli differenti da sperimentare per arricchire la propria personalità ed identità
*Detto ciò, le famiglie ricomposte funzionali sono, di solito, quelle in cui c’è un buon adattamento coniugale, un
legame positivo tra i genitori biologici e i propri figli, non c’è la tendenza ad escludere nessuno e le decisioni
vengono concordate insieme. Le famiglie disfunzionali sono invece quelle in cui è presente un conflitto coniugale,
il genitore affidatario crea una forte coalizione con il proprio figlio tendendo ad escludere gli altri e le decisioni
non vengono discusse insieme.
Il Processo di Ricomposizione Familiare
La famiglia ricomposta implica una riorganizzazione delle relazioni familiari. Carter e McGoldrick osservano la
famiglia ricomposta in una prospettiva dinamica di cinque successive Fasi che richiedono un adeguato tempo di
elaborazione:
1) Stadio dell’Illusione: ogni membro nutre in sé una serie di illusioni come quella di poter ricostituire una
famiglia tradizionale come le altre. Tale fantasia è irrealizzabile proprio perché la loro famiglia si basa su una
perdita e l’unione di soggetti con differenti storie familiari.
2) Stadio della Confusione: nasce proprio dal rendersi conto che le proprie fantasie erano solo illusioni e che
invece la famiglia perfetta non esiste. È un periodo di scontento generale dove vengono fuori i sentimenti prima
negati per cercare di dare una migliore immagine di sé alla famiglia.
3) Stadio della Crisi: all’interno della famiglia si creano dei gruppi contrapposti formati, per esempio dai figli
contro il terzo genitore o dalla madre e i figli contro il partner.
4) Stadio della Stabilità: la famiglia comincia ad acquisire il “senso del noi”. Ci si rende conto bisogna collaborare
per far funzionare la famiglia che comunque rimarrà tale e non tornerà quella di prima.
5) Stadio dell’Impegno: il passato è accolto con tutti i suoi fallimenti in modo che serva da insegnamento per non
sbagliare più. Tutti i membri si impegnano per il bene comune.
Il Ciclo di Vita della Famiglia Ricomposta
Vicher e Vicher individuano i compiti di sviluppo della famiglia ricomposta nei seguenti punti:
1. Costruire un Senso di Appartenenza: in realtà è un compito evolutivo relativo a tutte le famiglie ma di certo
per la famiglia ricomposta è ancora più difficile a causa di storie familiari diverse e all’assenza di legami di sangue
tra tutti i membri. È un percorso che richiede tempo e che può essere portato a termine solo se si sono superate
tutte le fasi del processo di divorzio e del processo di ricomposizione della famiglia.
2. Costruire l’Identità della Nuova Coppia: innanzitutto è necessario che entrambi i partner abbia completato
il processo di separazione, anche psicologica, dal proprio ex coniuge. Successivamente bisogna liberarsi delle
illusioni ed aspettative irrealistiche relative al nuovo partner e alla relazione di coppia. Fatto tutto ciò, è possibile
creare una nuova identità. Spesso, però, tale creazione è influenzata dall’esperienza del matrimonio precedente.
3. Costruire le Relazioni Genitori-Figli: i genitori biologici devono ricostruire la relazione con i propri figli, e
soprattutto proteggerla dalla confusione creata dalla nuova famiglia.
4. Costruire e Ridefinire la Relazione tra i Fratelli: bisognerà poi costruire le relazioni con i fratellastri.
5. Costruire e Ridefinire le Relazioni con le Famiglie d’Origine: bisogna sviluppare buoni rapporti con tutta
la famiglia estesa.
Il “Terzo Genitore”
La relazione che si istaura tra genitore sociale e figlio acquisito si basa non sulla trasmissione dell’eredità biologica
ma sulla trasmissione dell’eredità psicologica tramite la quotidiana convivenza e la condivisione di esperienze
significative, il volersi bene, il parlare apertamente e diventare pian piano un nuovo punto di riferimento per il
ragazzo. I possibili Ruoli del Terzo Genitore possono essere:
1. Amico: condizione ideale perché non interferisce con il genitore biologico e può essere un buon riferimento
per i figli.
2. Confidente: ha il ruolo di ascoltare i figli.
3. Altre Genitore: di solito un ruolo assunto con bambini piccoli quando il genitore biologico è molto assente.
4. Mentore: ha il ruolo di dare consigli e di insegnamenti ai figli acquisiti per prepararli ala vita.
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5. Modello: rispetto al mentore, il genitore sociale offe insegnamenti basandosi sulla propria esperienza,
diventando quindi un modello inconscio per i suoi allievi.
Riorganizzazione del Ruolo Genitoriale Rispetto alla Separazione
I due ex coniugi possono decidere di affrontare il loro ruolo genitoriale condiviso in differenti Modalità:
A) Diade Dissoluta: di solito i casi in cui uno dei due sparisce e quindi taglia definitivamente i contatti sia col
coniuge che con i figli rifacendosi una vita.
B) Amici Perfetti: i due ex coniugi non attuano una adeguata separazione tanto da rimanere molto legati,
condividere riti familiari e momenti di amicizia e saltuariamente occasioni di passione e complicità.
C) Colleghi Collaboranti: si è attuata la separazione coniugale e si è quindi in grado di mantenere rapporti civili
per il bene dei figli, senza creare conflitti di lealtà.
D) Colleghi Arrabbiati: i due non trovano un accordo e sono sempre in conflitto, finendo per applicare due stili
genitoriali distinti e separati.
C) Nemici Furenti: il conflitto è a livelli talmente elevati che non si trova nessun accordo e in più si scarica la
tensione sui figli che spesso vengono strumentalizzati.

13. LA FAMIGLIA ADOTTIVA


Dall’Abbandono all’Accoglienza del Figlio Non Proprio
Lo scopo dell’adozione è quello di dare una casa ai bambini in stato di abbandono, ossia che non presentano alcun
legame con genitori o parenti che potrebbero prendersi cura di lui.
Anche il fenomeno dell’abbandono è cambiato nel tempo, dato che prima i bambini venivano abbandonati per
strada e se fossero stati fortunati sarebbero stati recuperati dagli orfanotrofi. Oggi sono nati provvedimenti per
permettere il parto anonimo in ospedale, ed evitare la morte della madre per parto, o le ruote per poter abbandonare
il bambino in una situazione protetta. È infatti maggiore il numero dei bambini abbandonati dopo qualche mese
o anno a causa delle difficoltà economiche o delle violenze subite in famiglia, che non l’abbandono alla nascita.
I due Compiti che la famiglia adottiva deve svolgere sono:
2. Adozione come Cura del Trauma: il bambino non deve semplicemente colmare il vuoto lasciato dai genitori
con altre figure affettive, ma deve anche rielaborare il lutto e il trauma dell’abbandono. Risulta quindi evidente
la sempre maggiore attenzione alla selezione della coppia di genitori adottivi giusti per quel bambino e giusti per
aiutare il bambino ad assolvere ai difficili compiti di sviluppo che dovrà affrontare. È importante conoscere i
motivi dell’abbandono del minore poiché la sua storia precedente non verrà cancellata, tagliata, come si faceva
in passato, ma dovrà essere ripresa e rielaborata dal bambino con l’aiuto della nuova famiglia adottiva. Così, si
parlerà dei genitori biologici, dei motivi per cui lo hanno abbandonato. I nuovi genitori devono comprendere il
dolore del bambino e rispecchiare e convalidare psicologicamente ed affettivamente le sue esperienze: il bambino
deve essere compreso e capito e deve capire a sua volta di essere protetto e che si trova in un luogo in cui può
acquisire un tipo di esperienza diversa da integrale a quella negativa del passato.
2. Adozione come Supporto nella Definizione di Sé: l’idea di mantenere la continuità della storia del bambino
è spiegata dal fatto che in questo modo non si interrompe ma si riprende il suo processo di definizione di sé. Il
bambino abbandonato ha infatti visto spezzato il suo processo di attaccamento, che lo avrebbe portato a definire
un proprio sé sempre più autonomo grazie al quale si sarebbe potuto differenziare, e quindi individuare, rispetto
ai propri genitori. Questo però non è successo e deve essere ripreso. I bambini abbandonati si sentono molto
insicuri, incapaci e dipendenti da figure di riferimento di cui hanno assoluto bisogno. In questo caso, i genitori
biologici devono essere un valido sostegno, ma devono spronare il bambino a sviluppare la propria autonomia.
Il Ciclo di Vita della Famiglia Adottiva
Scabini e Cigoli l’adozione nasce da una doppia mancanza, quella dei genitori, relativa alla propria sterilità e alla
mancanza delle generatività del figlio idealizzato, e quella del bambino, che desidera una famiglia. Tali mancanze
sono complementari, ma non bastano per la buona riuscita dell’adozione, che deve essere sostenuta da buone
modalità di elaborare ed unire tali mancanze.
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Il ciclo di vita della famiglia adottiva viene suddiviso nelle tre seguenti Fasi:
1. Fase Generativa: all’inizio, come tutte le coppie, i due coniugi si trovano nella fase della creazione della
propria identità di coppia. Tale percorso verrà interrotto dalla scoperta della propria sterilità, che porta ad un
momento di inevitabile crisi. I Compiti evolutivi:
1. La coppia dovrà affrontare ed elaborare la sterilità.
2. Separarsi dal progetto biologico e negoziare un altro tipo di progetto generativo
3. Comunicare la propria decisione alle famiglie d’origine
2. Fase Sociale: dopo il momento della scelta, per la coppia comincia un periodo molto lungo e difficile in cui
deve per forza condividere la sua scelta con il mondo sociale. Compiti di sviluppo che aiutano la coppia a
prepararsi all’ingresso del bambino:
a) Elaborare la scelta adottiva alla luce delle caratteristiche dell’istituto giuridico dell’adozione
b) Scelta dell’adozione nazionale o internazionale
c) Collaborare con i soggetti istituzionali
d) Elaborare l’immagine di un bambino e avvicinarsi alle caratteristiche di un minore in stato di abbandono
e) Accettare l’attesa come momento di preparazione all’incontro adottivo
f) Valutare l’abbinamento e creare uno spazio emotivo per accogliere quel particolare bambino
3. Fase di Formazione della Famiglia Adottiva: l’arrivo del bambino porta la coppia ad entrare in una nuova
fase del proprio ciclo di vita dato che si passa dalla diade coniugale alla triade familiare, oppure, nel caso di figli
biologici, nella fase dell’ingresso di un nuovo figlio. Primo e fondamentale compito, sia dei genitori che del
bambino, è quello di costruire l’identità del proprio ruolo. I genitori non diventano tali in seguito alla sentenza
del tribunale, ma devono innanzitutto sentirsi genitori del bambino legittimando il proprio ruolo, sentire la
“nascita adottiva” ossia il reale ingresso nel proprio spazio emotivo. Stessa cosa dovrà fare il bambino nel sentirsi
figlio di quella coppia e legittimare la propria appartenenza.
Inoltre, mentre una famiglia normale deve unire soltanto le due storie familiari dei coniugi, ora bisognerà
considerare anche l’aggiunta della personale storia de bambino, confronta dosi con le sue diversità. In particolar
modo, le Diversità sono:
- Differenza di Origine
- Differenza di Comportamento e di Personalità
- Differenza Somatica
- Differenza Etnica
- Differenza Culturale
Riconoscere ed integrare tutti questi aspetti significa Stabilire il Patto Adottivo, ossia il singolare incastro dei
bisogni, delle aspettative, dei valori e della storia delle due parti, dei genitori e del bambino.
Fallimenti Adottivi
Le ricerche dimostrano come i Fallimenti Adottivi, in cui il bambino o ragazzo viene restituito, sono un numero
non eccessivo, a dimostrazione che l’iter di adozione può essere portato a termine positivamente. Si osserva inoltre
che le adozioni internazionali hanno le stesse probabilità di riuscita e di fallimento di quelle nazionali.
Volendo guardare, però, ai fallimenti, Galli individua i possibili Fattori di Rischio:
1. Coppie con Disturbi e Funzionamento Psicosomatico
2. Presenza di Malattia Organica o Disabilità nella Coppia
3. Adozione dopo la Morte di un Figlio
4. Rifiuto di Procreare per Motivi Filantropici
5. Adozione da Parte di Famiglie con Figli

14. LA FAMIGLIA AFFIDATARIA


Bambini tra due Famiglie
L’affido familiare è un intervento temporaneo e di sostegno a un minore quando la sua famiglia naturale non è in
grado di garantirgli l’assistenza morale e materiale necessaria. Rispetto all’adozione, è una condizione
temporanea, di durata massima di due anni, in cui vengono mantenuti i rapporti con la famiglia d’origine e si
attivano interventi affinché la famiglia naturale possa recuperare, nel minor tempo possibile, le condizioni
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adeguate al sano sviluppo del figlio, permettendogli quindi di riaverlo con sé. L’affidamento può essere
residenziale, nel caso in cui il minore vive in un’altra famiglia, o part-time ed essere limitato ad alcune ore del
giorno.
I motivi principali che portano all’affidamento sono condotti di abbandono e/o di grave trascuratezza da parte
della famiglia d’origine.
L’Affido come Evento Critico Familiare
L’affido viene vissuto come un evento critico via dalla famiglia naturale che dalla famiglia affidataria. Entrambe
dovranno subire dei cambiamenti dal punto di vista:
- Strutturale (cambiamento nella composizione dei nuclei familiari)
- Emotivo (influenza emotiva tra le due famiglie)
- Organizzativo (organizzazione di tempi e modalità di gestione del minore).
Compiti di Sviluppo in Preparazione all’Affido. Per analizzare i Compiti bisogna distinguere tra:
1. Compiti per la Famiglia Naturale: è difficile accettare l’affido come risorsa per sé e per il figlio.
L’affidamento giudiziale, forzato, viene sempre vissuto come una punizione, un furto e soprattutto come un
fallimento. Le famiglie che volontariamente chiedono aiuto, di solito chiedono un sostengo economico e non
l’affido dei figli, a causa della paura di perderli nonché del confronto con la famiglia affidataria che è stata
riconosciuta idonea per prendersi cura dei figli di cui noi ci sa occupare.
2. Compiti per la Famiglia Affidataria: innanzitutto bisogna condividere la scelta di affido con il partner, con i
figli e con le famiglie d’origine, per cui non può scegliere solo uno di questi soggetti perché inevitabilmente
modifica l’intero sistema familiare. Di solito sono le donne a proporlo al marito che di solito accetta di buon
grado.
Le Motivazioni sono di due tipi:
- Di tipo Espressivo: legate alla sfera personale e ai propri bisogni e desideri di identità e relazione
- Di tipo Altruistico: legate al contribuire e dare il proprio sostegno a quelle famiglie con problemi
Sbattella ha indicato alcuni Criteri Operativi per l’Affido:
1- Favorire uno Spazio Psicoaffettivo di Crescita
2- Diversificare la Posizione di Funzionamento
3- Limitare le Differenze Culturali e Sociali
4- Considerare il Membro più Fragile della Famiglia
5- Rilevare le Preferenze della Famiglia Affidataria
6- Considerare le Motivazioni Funzionali
7- Favorire la Continuità delle Risorse
Compiti di Sviluppo Durante l’Affido Anche in questo caso bisogna distinguere tra:
1. Compiti per la Famiglia Naturale: tra cui:
- Accettare la separazione dal figlio ed elaborare il conseguente lutto
- Collaborare con la famiglia affidataria seppur stabilendo dei confini con essa
- Mantenersi in relazione con il figlio
- Impegnarsi nella soluzione dei problemi familiari che hanno portato alla decisione dell’affido
2. Compiti per la Famiglia Affidataria: tra cui:
A. Riorganizzare le relazioni familiari in modo da accogliere il minore
B. Collaborare con la famiglia naturale e permettere il contatto con il figlio
C. Mantenere un'apertura ai servizi in modo da usufruire del loro aiuto
Compiti di Sviluppo alla Fine dell’Affido
L’affidamento ha una durata che va da pochi mesi ad un massimo di due anni. In questo tempo la famiglia naturale
deve adoperarsi per creare delle condizioni di vita adeguate allo sviluppo del minore. L’affido cessa nel momento
in cui essa abbia raggiunto tali condizioni. Nel momento della fine dell’affido, i compiti di sviluppo delle due
famiglie si invertono:
+la famiglia naturale deve riorganizzare la propria struttura per ricreare lo spazio per accogliere il figlio
+la famiglia affidataria deve accettare la separazione, elaborare il lutto e ridefinire le distanze con il minore e la
sua famiglia.
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15. LA FAMIGLIA CON UN FIGLIO CON DISABILITÀ


L’importanza di guardare alla disabilità in un’ottica relazionale-sistemica, infatti, è dovuta al fatto che esso si
configura nel sistema come l’evento critico per eccellenza, che, come una sorta di cartina di tornasole, mette in
evidenza gli stili di funzionamento familiare, le risorse che la famiglia è in grado di mobilitare, la su adeguatezza
o meno nello svolgimento dei compiti di sviluppo associati alle varie fasi del suo ciclo di vita e le modalità
attraverso le quali essa si rapporta all’ambiente che la circonda.
Uno sguardo sulla disabilità
La disabilità può essere data in seguito ad un deficit che esordisce alla nascita o, comunque, entro la prima
infanzia, oppure a causa di un deficit che esordisce successivamente, in particolare in seguito a traumi da traffico
e malattie invalidanti, la cui prevalenza aumenta esponenzialmente in relazione agli anni di vita.
La famiglia nell’ottica strutturale di Minuchin si può notare come le posizioni intermedie sono quelle che più
facilmente si adattano alle molteplici richieste della disabilità, piuttosto che i funzionamenti estremi. La famiglia
invischiata, infatti, apparirà iperprotettiva nei confronti del figlio con disabilità e faticherà a vederne le risorse
evolutive, limitandolo nell’esplorazione con il contagio della propria ansia. Nell’altro estremo, invece, la famiglia
disimpegnata tenderà a sottovalutare le difficoltà del soggetto con disabilità, lasciandolo solo di fronte ai suoi
limiti e cercando di espellerlo.
Il ciclo evolutivo della famiglia con un figlio con disabilità
1) Il momento della diagnosi
2) Il momento in cui un eventuale fratellino e sorellina sorpassano il figlio con disabilità nella qualità e quantità
delle prestazioni e delle competenze
3) La ricerca di un istituto per accogliere il bambino con disabilità
4) Il momento della pubertà in cui emerge la sessualità
5) La ricerca ulteriore di un istituto per adulti, quando i genitori non potranno più occuparsi della disabilità del
figlio.
La coppia prima della disabilità
All’interno della diade coniugale i due partner devono innanzitutto costruire la nuova identità di coppia, che
consiste in un reciproco prendersi cura delle “differenze” e devono negoziare sui vari aspetti della vita quotidiana
che caratterizzeranno la loro nuova unione. Pertanto, il momento in cui nasce la coppia è fondamentale per i
processi che seguiranno la comparsa della disabilità, ovvero l’accettazione, l’adeguamento e la riorganizzazione
familiare. Infatti, nel momento in cui appare la disabilità di un figlio verranno messe in discussione sia la relazione
che la lealtà coniugale e verranno rese maggiormente difficoltose le relazioni intergenerazionali con le rispettive
famiglie di origine, che a loro volta di fronte a tale evento dovranno riorganizzarsi di conseguenza.
L’arrivo di un figlio con disabilità
Il figlio con disabilità trasforma la nascita, di solito prevedibile e scelta, in un evento non prevedibile e non scelto.
Il momento più difficile da affrontare per i genitori è quello in cui vengono a conoscenza del fatto che il figlio
non è perfettamente sano. È allora che le aspettative sul figlio ideale si scontrano brutalmente con la realtà del
figlio attuale. L’arrivo del figlio con disabilità getta le premesse di un arresto evolutivo: i genitori hanno difficoltà
a pensare alla propria famiglia in una prospettiva futura e ad anticipare mentalmente le fasi dello sviluppo.
Inoltre, il figlio con disabilità compromette fortemente la coppia, dal momento che si inserisce da subito come
“perpetuo terzo”, ovvero come un figlio che non si emanciperà mai da loro e che leverà molto spazio e molte
aspettative allo spazio di coppia, soppiantato dal ruolo di genitori. La coppia, infatti, è chiamata a costruire una
nuova alleanza in grado di affrontare l’evento critico senza modificare le loro posizioni reciproche e evitando di
fare rinunce intollerabili sul versante dell’autorealizzazione, ma dividendosi i compiti, affidandosi a un servizio
di cura, affidandosi anche alle proprie famiglie di origine.
La famiglia del figlio con disabilità durante l’adolescenza
Il figlio con disabilità dovrebbe aver raggiunto una condizione di maggiore autosufficienza tale da non dover
essere accudito costantemente dai genitori. Eppure, in questo periodo le speranze di miglioramento per la
disabilità del figlio vengono sempre meno e, contemporaneamente, la fiducia negli interventi riabilitativi entra in
crisi. Inoltre, il figlio con disabilità termina la scuola e trascorre più tempo in casa, creando non poche ansie e
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angosce nei genitori che, sfiduciati nelle prospettive future del figlio, spesso decidono a quest’età di portarlo in
una struttura residenziale extrafamiliare.
Il problema della differenziazione, che diventa particolarmente difficile nelle situazioni di disabilità. La
fusionalità e l’iperprotezione a cui i genitori sono stati costretti nell’accudimento del figlio, diventano dei vincoli
che non permettono di crescere. L’autonomia è espressa dai ragazzi con disabilità e dai genitori con profonda
sofferenza. Il ragazzo con disabilità emergono interessi e problematiche di natura affettiva e sessuale, che
necessitano un sostegno dai genitori, che spesso reagiscono evitando e ignorando i cambiamenti del figlio.
La fratria può rivestire un ruolo di grande importanza, sia in termini di modelli da imitare, sia in termini di
accompagnamento e di supporto con modalità differenti, probabilmente meno invischianti e meno autoritarie di
quelle genitoriali.
Quando il figlio con disabilità diventa giovane adulto
L’età adulta per i soggetti con disabilità è normalmente un traguardo che segna ulteriori difficoltà per i genitori,
che si percepiscono sempre meno adeguati ad occuparsi del figlio in un futuro prossimo in cui subentrerà la loro
malattia e la loro morte. Nella disabilità l’autonomia psichica e l’autonomia fisica sono parzialmente o per nulla
raggiungibili e lo sviluppo segue linee irregolari difficili da prevedere.
Pertanto, la famiglia si trova vincolata nella progettualità propria di ogni nucleo familiare. L’età cronologica perde
di valore e il tempo viene scandito, come abbiamo visto, dai lenti cambiamenti che si verificano a livello fisico.
Pur dipendendo da altre persone, un con disabilità può sentirsi realizzato, vivo e funzionante.
La famiglia con disabilità con genitori anziani
Nel caso in cui il figlio con disabilità non sia stato ricoverato in una struttura residenziale o non sia morto
prematuramente, i genitori non sperimenteranno la situazione del nido vuoto, e non potranno aspettarsi dal figlio
di ricevere le cure necessarie nel momento in cui si ammaleranno. Né tantomeno possono aspettarsi che il figlio
coltivi la cura del loro ricordo dopo la loro morte.
La presenza di altri figli può rivelarsi molto importante in questa fase per tranquillizzare i genitori sui loro vissuti
di svalutazione in seguito alla loro genitorialità “imperfetta” e per rasserenarli sul fatto che il figlio con disabilità
non sarà solo.
L’annuncio della malattia
Normalmente chi si occupa di dire alla famiglia il problema del figlio è l’équipe medica. Alla luce di quanto è
stato detto finora sull'importanza del momento dell’annuncio, è facile capire il senso di smarrimento e isolamento
della famiglia e l’imbarazzo dei professionisti che non sono in grado di rispondere ai numerosi quesiti che
vengono loro posti, visto che nella maggior parte dei casi nessuno può sapere con quali tempi e in che modo
evolverà la situazione. Questa incertezza contribuisce a creare angosce insopportabili e a paralizzare il tempo,
nell’impossibilità di andare con l’immaginazione oltre il presente.
Per quanto riguarda l’evoluzione delle reazioni dei familiari di fronte alla diagnosi di disabilità De Ajuriaguerra
identifica tre momenti:
1. Un periodo di shock iniziale per tutti i membri della famiglia, in particolare per la madre
2. Un periodo di lotta contro la malattia
3. Un periodo di riorganizzazione e di adeguamento
Compiti di sviluppo in relazione al contesto sociale
Con la nascita del figlio con disabilità la coppia deve essere in grado di gestire e di organizzare il tempo in modo
da dedicarsi alla cura e alla riabilitazione del figlio. Dovrà anche gestire emotivamente e, talvolta, anche
praticamente, la stigmatizzazione sociale e l’autosvalutazione, in modo da potersi rapportare al contesto sociale
in cui è inserita e di creare legami relazionali intensi con persone al di fuori della famiglia.

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