Parlare di relazioni familiari significa parlare di aspetti basilari→ non si basano sul ruolo che ha la
persona ha. È una relazione di base primaria. Nelle relazioni familiari tutti siamo figli→ quando
parliamo di famiglia parliamo di qualcosa che tutti conoscono bene. Abbiamo un bagaglio di cosa
voglia dire essere famiglia→ esperienza molto intensa.
Conflitto è un termine essenziale quando si parla di famiglia→ deriva spesso dal fatto che io non
sono l’altro. Le relazioni stanno insieme per tensione e la dimensione di conflitto c’è ed è insita nella
relazione, sempre.
Sono necessari strumenti per ammettere e comprendere che la famiglia è anche conflitto→ bisogna
dirlo.
La dimensione macro della società entra anche nella famiglia→ società e famiglia entrano in
contatto. Molte teorie moderne si sono eccessivamente concentrate sulla dimensione micro→
invece, molti contesti ed eventi hanno un’influenza sulle relazioni familiari.
I metodi e gli strumenti della psicologia permettono di esporsi senza esporsi→ lavori come la mappa
mentale permettono di proteggere il singolo dall’esposizione.
Per parlare di famiglia abbiamo bisogno di pensare a come le relazioni familiari si siano modificate
attorno ai cambiamenti della società.
Di Nicola→ nelle società primitive il concetto di famiglia era molto assimilabile al conetto di clan;
quindi clan e famiglia erano assorbiti della società tribale (nel clan fanno parte anche persone che
non sono parte della stessa famiglia). Alcuni legami erano più importanti o strettamente intrecciati
con i legami di sangue. Nella società pre-moderna la famiglia era un concetto molto allargato (si
parla di household, aggregato)→ esempio: la servitù faceva parte dalla famiglia, il confine tra chi
fosse dentro e chi fosse fuori era labile.
Nella società moderna la famiglia è da intendersi come house→ coppia-figli è famiglia. Il resto sono
parenti, famiglia allargata. Si parla di famiglia nucleare.
Nella società contemporanea si è passati dal concetto di house al concetto di home→ home è dove
ci si sente a casa, fa riferimento più alla sfera psicologica. La famiglia è una struttura di pura
comunicazione→ chi penso che sia famiglia, effettivamente lo è.
Spesso la famiglia non coincide con la sua definizione standard→ posso percepire famiglia chi non
è biologicamente legato a me.
N.B. Noi ci muoviamo in un contesto culturale che ha visto questo tipo di cambiamento nella società.
Appropriarci di cosa significhi famiglia nella nostra cultura può aiutare gli altri a capire meglio come
agire all’interno di questo tipo di relazione.
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→ somiglianze
→ differenze
La più grande differenza è rappresentata dal fatto che la famiglia è gruppo naturale, diversamente
dal gruppo ad hoc che ha natura artificiale.
Se il gruppo di lavoro ha uno scopo, si è membri di una famiglia non per uno scopo specifico→ si è
membri in qualità dei legami che si hanno con gli altri familiari.
I teorici dei gruppi hanno trovato nell’idea che la famiglia fosse un piccolo gruppo con storia la
descrizione più adatta→ possiamo agire con la famiglia a partire da questa descrizione. Quindi la
famiglia è:
Gruppo naturale primario
Ha specificità di struttura, fini, dimensione temporale
Teoria dei sistemi
La famiglia comincia ad essere considerata sistema dalla psicoanalisi→ ci si accorge dei limiti del
considerare la sofferenza mentale come esclusivamente intrapsichica e si considerano quelle che
sono le dinamiche familiari→ disagio psichico collocato nel contesto relazionale.
Mettono in luce la dimensione contestuale e cercano di dare un’identità alla famiglia→ la famiglia in
quanto sistema interagisce con l’ambiente esterno. Le parti interagiscono in modo dinamico→ il
sistema coincide con le regole implicite che lo governano e tende ad un equilibrio definibile con il
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concetto di omeostasi.
In particolare:
Feedback positivo→ muove il sistema verso il cambiamento
Feedback negativo→ regolazione omeostatica
Weiner→ focus sui processi, si occupa di comunicazione e controllo
Von Bertalanffy→ espone i concetti che descrivono la struttura del sistema (non sommatività,
causalità circolare, equifinalità, omeostasi, morfogenesi).
Il concetto di morfogenesi fa riferimento al fatto che la famiglia è capace di cambiamenti di diversa
natura e di diversa tipologia.
Un limite della teoria sistemica è che non si riesce a cogliere le specificità del sistema famiglia. Le
caratteristiche descritte possono essere associate anche ad altri tipi di sistemi.
Filone psicodinamico-generazionale→ relazione come matrice entro cui la mente si costituisce e che
implica il legame con le generazioni precedenti. Questo filone affronta la specificità della famiglia e
quindi la sua identità.
Dagli anni ’70 si pone un maggior interesse sul coping piuttosto che sugli eventi stressanti. La
famiglia attraversa fasi di un certo tipo, più o meno stressanti, e queste fasi sono cicliche e
fisiologiche→ ci dicono di come ci si adatta agli eventi; distinguendo tra fasi di funzionamento e fasi
di adattamento. In una fase di funzionamento per far fronte agli eventi stressanti si mettono in atto
strategie di: evitamento (si nega un evento), eliminazione (cercare di minimizzare il significato di un
evento) o assimilazione (si modificano solo parzialmente i pattern interattivi→ piccoli cambiamenti
che non stravolgono le mie strutture).
Quando le sfide eccedono le risorse della famiglia si genera crisi→ nasce la fase di adattamento→
la famiglia diventa consapevole che occorre cambiare (esempi: definizione condivisa dell’evento
stressante, nuova consapevolezza della necessità di cambiare qualcosa, cambiare il modo di vedere
la situazione ecc…)
Questo modello, quindi, si focalizza più sul modo di gestire le situazioni stressanti→ coping.
Perché potrebbe attivarsi il coping?
Senso di coerenza→ convinzione che la situazione si risolverà poiché l’ambiente viene
considerato predicibile. Un evento che accade è spiegabile e gestibile→ ha un significato e
può portare ad un’azione che permetta di gestire bene lo stress. Le abilità di coping sono
rafforzate quanto più i membri condividono scopi ed impegni e hanno una visione ottimistica
e realistica della vita. Il senso di coerenza si apprende in famiglia, idem per lo stile centripeto
e centrifugo. (famiglie centripete→ cercano di trovare tutte le risorse possibili per andare
avanti all’interno della famiglia; considerano il fuori come pericoloso; famiglie centrifughe→
agiscono sull’esterno impegnandosi nel sociale, tendono a emancipare il più possibile)
Sostegno sociale→ insieme delle informazioni, scambiate a livello interpersonale, che
fornisce sostegno emotivo, stima ed aiuto. Esistono reti di sostegno formale ed informale→
l’azione congiunta di queste due reti favorisce l’attivazione di risorse familiari.
A partire dagli anni ’90 si sposta l’attenzione sulla prospettiva relazionale. Coping diadico→ processo
di coping considerato espressione di una reciproca influenza dei soggetti in una relazione. Il coping
diadico può essere considerato:
Interazione tra le strategie di coping dei partner
Insieme di strategie che ciascun partner mette in atto per preservare il benessere dell’altro
Modello dello sviluppo contestuale→ tendenza del coping diadico a modificarsi nel tempo.
Modello sistemico-transazionale→ ogni evento stressante ha influenza su entrambe le persone
coinvolte entro una relazione perché la reazione allo stress ed i comportamenti dell’uno ricadono
anche sull’altro. L’influenza può avvenire in modo diretto (se uno dei due perde il lavoro la mancanza
di guadagno impatta anche sull’altro) e in modo indiretto.
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Family developmental theory→ approccio dello sviluppo
Approccio che parte dall’individuo ma si è poi esteso anche allo studio delle famiglie.
Ha origine alla fine degli anni ‘40→ le famiglie cambiano forma e funzioni nel corso del loro ciclo di
vita in una sequenza ordinata di stadi di sviluppo.
La famiglia è un’organizzazione in continuo cambiamento nell’ottica di questo approccio.
I teorici dello sviluppo hanno individuato stadi di sviluppo→ compiti che, la famiglia o la persona,
devono assolvere per passare allo stadio successivo (se non si assolve il compito qualcosa andrà
storto in un secondo momento).
Mediante 3 criteri Duvall individua otto stadi di sviluppo:
Cambiamenti nelle dimensioni della famiglia per entrata o uscita dei membri
Cambiamenti d’età del figlio maggiore→ per stabilire lo stadio della famiglia per convenzione
si tiene presente il primo figlio
Cambiamenti nello status lavorativo di chi contribuisce al sostentamento
Ogni evento critico fa passare una famiglia da uno stadio a quello successivo.
L’approccio dello sviluppo, dunque, ha provato ad identificare quali siano gli stadi che la famiglia
tenendenzialmente attraversa e con quali criteri li possiamo definire.
Il cambiamento, infatti, implica un cambiamento di ruoli, compiti ecc…
Tre limiti
Il focus di questo filone è centrato sugli eventi e sui ruoli che si verificano all’interno di
ciascuno stadio→ dà strumenti in grado di spiegare la stabilità strutturale piuttosto che i
periodi di cambiamento della famiglia
Utilizzo rigido che viene fatto del concetto di ciclo di vita della famiglia→ quasi fosse un
percorso obbligato
Convinzione che ogni evento critico faccia per forza slittare la famiglia da uno stadio a quello
successivo
Questi limiti sono stati superati grazie:
Teoria dei sistemi
Intervento sociale e clinico con le famiglie
Teoria dello stress and coping
Boss→ integra l’approccio dello sviluppo alla teoria dello stress. Sostiene che la capacità di gestire
l’ambiguità tipica nei periodi di passaggio è il compito evolutivo più importante e difficile per la
famiglia. Questa convergenza di approcci ha favorito lo studio di quegli elementi che rendono
possibile o ostacolano il passaggio da uno stadio all’altro.
La famiglia viene dunque considerata microsistema sociale e plurigenerazionale in evoluzione→ una
famiglia maggiormente competente è quella in grado di reagire allo stress, sia quando è prevedibile
sia quando non lo è.
N.B. La crescita della famiglia è legata al superamento degli eventi critici.
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Olson→ tutte le dimensioni individuate dagli altri autori sono comunque riconducibili alle due variabili
da lui individuate: coesione e flessibilità. Coesione e flessibilità rappresentano una sorta di sintesi di
più di cinquanta concetti.
Due limiti dei modelli individuati in quegli anni:
Banalizzano gli aspetti identitari specifici della famiglia
Esitano in tipologie che necessariamente semplificano la complessità del familiare
Famiglia: “quel corpo sociale che genera un nuovo essere umano, una nuova persona, legando tra
loro, collegando, mettendo in relazione generi, generazioni e stirpi.”
Corpo sociale→ struttura organizzativa della famiglia prende la forma del corpo. Con corpo
ci si riferisce alla condizione strutturale della famiglia come gruppo o sistema e al processo
di incorporazione in una trama viva.
Generare→ nel caso della specie umana vi è una quota di libertà che può essere utilizzata.
Il piccolo dell’uomo, a differenza di altre specie, non continua solamente la specie umana
bensì la rinnova, è qualcosa di unicum. Per il piccolo dell’uomo il riconoscimento sin dalle
origini poggia su una rete di significati a lui preesistenti che gli giungono insieme al patrimonio
genetico. Tuttavia, il riconoscimento si dilata e fuoriesce dalla relazione tra chi genera e chi
è generato. Obbiettivo specifico della famiglia è la generatività.
Legare generi, generazioni e stirpi→ l’incontro tra le due fondamentali differenze che
strutturano l’umano, quella tra generi e generazioni produce il nuovo.
Il simbolico
Con simbolico si intende il senso profondo che attraversa e nutre le relazioni familiari. Il simbolico
scorre sotterraneo, è latente, non facilmente osservabile→ va fatto emergere e riportato alla luce.
Il simbolico si può definire anche come l’anima che alimenta i legami e che fa sì che la relazione
familiare sia riconosciuta e riconoscibile in quanto specificatamente umana.
Il simbolico è fatto di:
Fattori etici→ volere e dovere di rispettare il valore di un legame e, nel caso, riparare
l’ingiusto. Il prototipo della qualità etica è legato al patri-munus→ il dono del padre che guida,
regola, spinge in avanti.
Fattori affettivi→ direzione verso l’altro, atteggiamento duraturo che trascende le più effimere
anche se intense emozioni. Il prototipo della qualità affettiva è legata al matri-munus→ dono
della madre che dà la vita, la protegge e la contiene.
I legami familiari, quindi, sono costituiti da impegni di lealtà e non ci si può sottrarre alle responsabilità
che i membri della famiglia hanno gli uni verso gli altri.
Nella famiglia circola la speranza di bene con la sua forza unitiva, di passione e di compassione e
circola il male con la sua forza disgregante→ la famiglia, infatti, può essere sede di benessere ma
anche di grave patologia.
Transizioni familiari
Transizioni chiave→ passaggi cruciali della storia della famiglia innescati da eventi critici prevedibili
ed imprevedibili. Oltre ai passaggi cruciali, comunque, esistono passaggi più sfumati.
Tutte queste transizioni agitano l’intera organizzazione familiare e ne mettono in discussione gli
equilibri, facendone emergere con chiarezza il tipo di relazioni.
Aspetti delle transizioni del mondo di oggi:
Transizioni denormativizzate→ oggi è molto più facile che i percorsi siano determinati in
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maniera autonoma dai soggetti coinvolti, che decidono quando e come realizzare la
transizione.
Mancanza di ritualità e coralità→ le transizioni vengono rappresentate e vissute soprattutto
in termini individuali e la dimensione della ritualità sociale è lasciata sullo sfondo.
Processo→ il passaggio da momento ritualizzato e normativo diventa un processo di
transizione.
Chiedersi se una transizione è riuscita o fallita, ossia se ha raggiunto o no il suo obiettivo equivale a
dotare di senso i passaggi che la famiglia vive lungo il suo cammino e a rifiutare una visione
meramente processuale dei cambiamenti familiari.
Tre aspetti essenziali delle transizioni familiari:
Lasciar andare qualcosa
Raggiungimento di un obiettivo
Precisi compiti di sviluppo
L’evento critico
Si parla di evento critico perché è un potenziale apportatore di crisi→ eventi salienti e
simbolicamente pregnanti che provocano un passaggio che coinvolge tutto il gruppo familiare.
Ciò che è critico, dunque, provoca un potenziale cambiamento nel sistema familiare→ implica
sempre una perdita (di un ruolo, di una modalità di legame, di una rappresentazione di sé e dell’altro).
Esistono due tipi di eventi critici:
Eventi normativi→ attesi e prevedibili; inglobano i principali avvenimenti che caratterizzano
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ogni fase del ciclo di vita della famiglia→ perdita dei genitori, nascita di un figlio …
Eventi non normativi→ inattesi, difficilmente o per nulla prevedibili→ divorzi/separazioni
Esistono anche le microtransizioni→ eventi più modesti e movimenti di riadattamento che le famiglie
compiono costantemente.
Risorse e coping
Le famiglie raramente si confrontano con un solo evento critico→ spesso devono gestirne molti
contemporaneamente.
Il contenuto e l’entità dell’evento non sono definibili in assoluto ma in funzione delle risorse cui i
soggetti a livello individuale o familiare o sociale possono attingere→ risorse e coping.
Compiti di sviluppo intergenerazionali
La transizione tende ad un obiettivo→ i singoli membri familiari e la famiglia in quanto tale è chiamata
a far fronte all’evento critico attivando le risorse di cui dispone.
L’obiettivo, in particolare, è una meta di sviluppo→ un compito di sviluppo che riguarda:
Problematiche dei singoli membri della famiglia
Problematiche delle varie generazioni compresenti all’interno della famiglia
Proprio per questo sii parla di compiti di sviluppo non solo relazionali, ma soprattutto
intergenerazionali→ collegati alla posizione che ogni persona occupa all’interno dell’organizzazione
familiare estesa.
Il compito ha una valenza affettiva ed etica→ implica sia aspetti di cura sia aspetti di responsabilità
e di lealtà che legittimano l’altrui posizione generazionale.
Capitolo 3: la famiglia e le sue trasformazioni
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La famiglia è un oggetto in perenne trasformazione→ si allarga e si restringe, perde alcune funzioni
e ne acquista altre a seconda della situazione socioculturale.
Possiamo descrivere la famiglia attraverso tra concetti:
Household→ aggregato domesticoLa famiglia, con questo termine, si identifica con l’unità
co-residenziale, cioè include tutti coloro che vivono sotto lo stesso tetto.
House→ unità abitativI membri di una famiglia prima di tutto condividono spazi, interessi ed
affetti non accessibili ad altri→ concetto che indica meglio il distacco dalla parentela e
l’individualizzazione della famiglia nucleare.
Home→ concetto di famiglia intesa come luogo di intimità.
Nonostante queste evidenze, la vita di coppia viene ancora fortemente ricercata→ referente centrale
per la società.
Valorizzare il legame e il suo significato nei momenti di positività e rilanciarlo anche grazie a cadute
e fatiche che si affrontano, permette di realizzare quella generatività di coppia che rappresenta
l’obiettivo fondamentale dei legami familiari.
Capitolo cinque: il legame genitoriale e le sue transizioni
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La nascita di un figlio è l’evento critico più saliente che segna la transizione alla genitorialità.
La coppia genitoriale, nel momento in cui viene alla luce un figlio, rappresenta una generazione
ponte→ raccoglie l’eredità della generazione precedente e deve trasferirla, trasformandola, a quella
successiva.
Le vicissitudini della coppia e le traiettorie che essa successivamente seguirà nel corso della vita
possono esercitare un’influenza molto forte sui rapporti con il figlio→ tuttavia, il figlio si iscrive in una
storia generazionale ed è il frutto della relazione di coppia, ma trascende l’una e l’altra.
La transizione alla genitorialità comporta un periodo di crisi nel rapporto di coppia→ necessità di
riorganizzarsi sia per quanto riguarda l’assetto della personalità sia nell’equilibrio relazionale.
Un’organizzazione sufficientemente paritetica tra moglie e marito oggi risulta più soddisfacente.
Il primo compito essenziale è quello di integrare la dimensione coniugale con quella genitoriale→
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dar vita ad una nuova forma di identità di coppia. Questo aspetto fa emergere a pieni titoli il senso
di coinvolgimento in un progetto comune.
Man mano che il figlio crescerà, comunque, i genitori saranno chiamati a ridefinire i propri obiettivi
dal punto di vista della relazione coniugale e genitoriale.
Il tema della gestione degli spazi e dei confini è considerato cruciale per la salute della coppia e per
il benessere dei figli. Bisogna tenere presente che la dimensione della coniugalità non deve mai
essere fagocitata da quella genitoriale.
Un altro compito è quello di affrontare adeguatamente il salto di posizione che una nuova
responsabilità genitoriale comporta.
Parenting condiviso→ essenziale in quanto risorsa decisiva.
Legittimare l’altro genitore in quanto tale è essenziale→ sostenere l’altro e stimolarlo in quanto
genitore permette alla coppia di affrontare meglio complessità.
Ciò che bisogna raggiungere è una situazione in cui i genitori offrono sostegno e, al tempo stesso,
indicano un percorso di crescita e una strada che valga la pena intraprendere→ unire orientamento
a fiducia. Quando gli adolescenti percepiscono polo affettivo ed etico bilanciati ci sono maggiori livelli
di benessere.
Un aspetto essenziale dei compiti di sviluppo in quanto coniugi è il reinvestire nella relazione di
coppia. La coppia, infatti, liberata dall’onere della cura quotidiana dei figli e delle turbolenze
dell’adolescenza può godere di maggiori spazi e tempi→ può impegnarsi in un rinnovato dialogo e
in una riorganizzazione della vita coniugale.
Si tratta, quindi, di un vero e proprio rilancio del patto coniugale→ si fa più evidente ed urgente una
ridefinizione del patto.
Impegnarsi per il mantenimento della relazione nel tempo e rivivificare gli aspetti etico-affettivi sono
proprio i compiti essenziali dell’età attuale.
N.B. Tutto questo risulta di estrema importanza ma anche estremamente difficile, infatti sono in
aumento i divorzi di coppie con i figli tardo-adolescenti e giovani-adulti.
Le famiglie adottive
Oggi si parla molto di adozione e sono tante le famiglie che optano per questa forma di genitorialità→
è una grande occasione favorevole alla crescita per quei bambini che sono privi di un contesto
familiare adeguato. L’adozione si posiziona nel punto di intersezione tra:
generatività parentale
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generatività sociale
I genitori nell’adozione sono chiamati fin da principio ad accogliere un figlio che è altro da sé→
costruire una comune appartenenza familiare→ la somiglianza e l’appartenenza familiare devono
essere costruire nel tempo. Nel tempo, però, anche i genitori devono fare i conti con la differenza e
riconoscere il figlio come altro da sé.
Nell’adozione la sfida essenziale consiste nel comprendere e valorizzare la differenza di cui il figlio
è portatore.
L’adozione mette in luce un aspetto essenziale della famiglia→ mette in luce la reciproca
connessione della famiglia con il sociale.
L’obiettivo essenziale della transizione alla famiglia adottiva è quello di costruire un patto adottivo→
questa costruzione coinvolge:
I genitori
Il figlio
Il versante etico
Il versante affettivo
Tutto questo comporta un’assunzione delle reciproche mancanze e una trasformazione in un
progetto/impegno generativo che coinvolge sia genitori sia figli.
L’adozione origina da una doppia mancanza:
Mancanza di una famiglia
Mancanza di un figlio nella coppia (di solito)
Le famiglie immigrate
La migrazione è una transizione che:
Si snoda in un arco di tempo lungo
Implica una serie di perdite significative
Ha effetti significativi sia a livello di coppia sia a livello intergenerazionale
L’obiettivo di questa transizione è quello di portare in salvo le origini con il loro patrimonio familiare
e culturale aprendolo al nuovo contesto di vita.
Tale compito è profondamente relazionale poiché implica non solo la famiglia migrante ma anche il
contesto di accoglienza.
Compiti di sviluppo
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La transizione migratoria ha nella coppia migrante il suo snodo critico→ funzione di mediazione
generazionale per la coppia in quanto essa fa da ponte con la storia delle origini e il nuovo contesto
di accoglienza.
POSIZIONE COMPITI DI SVILUPPO
In quanto coniugi -Aiutare il coniuge ad accettare e comprendere
il senso del viaggio migratorio
-Costruire un’identità di coppia che sappia
coniugare realisticamente i modelli del passato
con il contesto sociale di accoglienza presente
In quanto genitori -Rendere il progetto migratorio accessibile al
figlio
-Gestire la trasmissione delle eredità
garantendo la continuità con le origini e dando
fiducia al figlio nella costruzione di nuove sintesi
-Selezionare le priorità valoriali mantenendo
spazio libero di esplorazione
-Accettare la parte straniera del figlio
In quanto figli -Gestire in maniera flessibile il mandato alla
luce anche del nuovo contesto familiare
-Riconoscere il valore della cultura di origine
-Mantenere vivi gli scambi con la famiglia
d’origine
In quanto comunità -Far diventare familiare l’estraneo
La transizione alla fase anziana ha un obiettivo specifico→ passaggio di eredità morali e materiali.
A volte può essere un passaggio molto concreto (passaggio del “testimone” in azienda), un
passaggio di eredità. Questo passaggio è lungo e richiede un lungo lavoro di elaborazione.
In particolare, i passaggi chiave dell’età anziana, o meglio le tappe di questo passaggio, sono:
Diventare nonni
Non tutti gli anziani diventano nonni. Tuttavia, è una transizione importante. È un segno della vita
che passa→ un arricchimento di vita e di prosecuzione di ciò che si è iniziato. Dà l’idea che la vita
vada avanti, che ciò che è stato iniziato ora prosegue. Investe l’anziano di un nuovo ruolo→ definisce
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ancora di più l’identità. Se però rappresenta un segno di invecchiamento, un anziano può vivere non
così positivamente il diventare nonni.
Il legame nonni-nipoti ha una serie di caratteristiche particolari→ è un legame qualitativamente
diverso rispetto a quello genitoriale. I nonni, infatti, hanno un legame molto più libero→ non ha ritmi
frenetici del legame che genitore-figlio. Si può concepire come uno spazio ludico→ si può dedicare
il tempo con il nipote a fare attività di svago o a semplici conversazioni.
Quale tipo di effetto ha la cura dei nonni sui nipoti?
La relazione con i nipoti è piuttosto gratificante. È un fattore protettivo da disturbi comportamentali
ed emotivi. Per i bambini possono essere un modello di relazione positiva, soprattutto quando ci
sono condizioni molto negative nei genitori.
Spesso i nonni possono tirare fuori aspetti del sé con i nipoti mai visti prima→ i genitori del nipote
vedono il proprio genitore con occhi diversi.
POSIZIONE COMPITI DI SVILUPPO
Come genitori e nonni -sostenere i figli nell’esercizio della genitorialità
rispettandone il ruolo
-Riconoscere nei nipoti una nuova generazione
familiare e trasmettere loro un’eredità positiva
Pensionamento
Il pensionamento ci permette di definire cosa sia l’età anziana. Dal punto di vista psico-sociale il
pensionamento risulta un segnale della perdita di centralità produttiva→ per cui l’anziano perde la
propria collocazione sociale. Perdere questa parte della propria identità significa fare i conti con la
perdita dello schema centrale del sé→ vere e proprie ripercussioni sul sé, un passaggio identitario.
La riorganizzazione del tempo è una sfida importante→ riorganizzare le giornate di fronte al tempo
libero non è così semplice. Bisogna abituarsi a tutto il tempo che ci dà la pensione. Alcuni, proprio
per questo, cercano di mantenere una piccola attività lavorativa.
Ci sono una serie di rischi associati al pensionamento→ senso di inutilità, senso di vuoto, mancanza
di senso … Per ristrutturare lo schema di sé è necessario riconoscerne le parti salienti→ bisogna
scoprire chi siamo e capire su cosa investire nella fase anziana della vita. Solitamente la tendenza
è quella di:
o Investire sulle relazioni interpersonali
Quando si sceglie di reinvestire sulle relazioni interpersonali, una di quelle da cui si parte è quella
della fratria. C’è una maggior dedizione alla famiglia o si mantengono buone relazioni amicali. La
rete sociale e amicale si riduce però si investe molto su quelle relazioni significative che si ritengono
importanti.
o Investire sui propri interessi
Investire sui propri interessi significa concentrarsi su attività su cui o già ci si concentrava oppure su
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cui non si è mai riusciti a concentrarsi a causa del lavoro (attività di volontariato ad es.). queste
tipologie di attività, comunque, si possono considerare fattori protettivi.
Il pensionamento si riflette non solo a livello individuale, ma entra in modo significativo anche nella
vita di coppia e nel legame coniugale. Si può reinvestire nel legame coniugale→ non è un passaggio
automatico e può richiedere tanta fatica. Può esserci timore da parte dei partner nel reinvestire sulla
propria coppia→ da pensionati si passa molto più tempo di quanto se ne sia passato in passato. Si
crea uno spazio inedito. Questo richiede una rinegoziazione da parte della coppia→ di spazi, di
equilibri, di potere coniugale e nuova distribuzione dei ruoli. (Bisogna anche considerare che magari
il partner non è ancora in pensione).
I compiti di sviluppo in questa transizione sono:
POSIZIONE COMPITI DI SVILUPPO
Come coppia -Rinegoziare i nuovi spazi di coppia e
legittimarsi dopo il pensionamento nei nuovi
ruolo
Come membri di una comunità sociale -Reinvestire sulle reti amicali e informali
-Mantenere relazioni sociali attive e re-investire
nel sociale le proprie competenze e
conoscenze
Malattia
La gestione della malattia dipende molto dalla malattia che incombe in una persona. La malattia
entra a far parte della famiglia. La malattia dell’anziano, soprattutto quando cronica e inguaribile,
comporta una serie di riorganizzazioni relazionali e psichiche difficili da affrontare.
La malattia implica:
o Riadattamento dei ritmi di vita dell’anziano e della sua famiglia
o Richiama il tema del fine vita e dell’invecchiamento
o Chiama in causa la collaborazione con i servizi alla persona
o Mette alla prova le relazioni familiari e fa emerge potenziali nodi problematici tra le relazioni e
con altre persone.
La malattia può rappresentare anche un’opportunità→ un modo per fare i conti con le fasi della vita.
Se una difficoltà per l’anziano è di riconoscersi in questa fase, la malattia costringe le persone a
riconoscersi in questa fase. Può essere un’occasione di elaborare quell’idea di passaggio del
testimone alla generazione successiva. La malattia è anche un’opportunità per i figli di restituire il
dono della vita e rappresenta la possibilità di riavvicinamento e riappacificazione tra l’anziano e i
suoi cari.
Rapporto famiglia e servizi
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Il rapporto tra famiglia e servizi e la gestione di questo rapporto è un compito fondamentale della
famiglia. Si possono seguire due logiche:
o Logica dell’esclusione→ i servizi escludono il supporto familiare, non ci danno un riscontro
sullo stato dell’anziano ecc…
o Logica dello scambio→ lo scambio e la comunicazione con questo servizio permette una
transizione più positiva (l’operatore che diventa parte integrante della famiglia).
POSIZIONE COMPITI DI SVILUPPO
Come coppia -Prendersi cura del partener malato e
supportarsi reciprocamente
Come genitori -Accettare la cura da parte dei figli
Come membri di una comunità sociale -Instaurare una relazione collaborativa con i
servizi di cura
Morte
L’uscita di membri della famiglia generano importanti transizioni e tantissimo dolore. È un passaggio
simbolicamente importante→ la morte ha delle caratteristiche peculiari.
Una volta la morte era una questione familiare e sociale mentre oggi c’è una privatizzazione
dell’evento morte→ minor coralità, a livello sociale c’è molta meno attenzione a questo passaggio.
Per il partner c’è:
o Diverso percorso per uomini e donne
o Presentificazione della propria fine
La morte di un familiare implica la:
o Condivisione del dolore
o Cura del ricordo
o Mantenere vivi rituali e ricorrenze significative
Infine, ci sono due fattori importantissimi→ qualità della relazione tra i partner e qualità della
relazione tra genitori e figli.
POSIZIONE COMPITI DI SVILUPPO
In quanto coniugi -Affrontare il distacco e la perdita del coniuge e
prepararsi alla propria
-Coltivare la cura del ricordo del coniuge
In quanto genitori e nonni -Condividere con i figli e le loro famiglie
l’esperienza del dolore e la cura del ricordo
In quanto membri di una comunità -Consentire e vivere i riti del ricordo
In queste transizioni tutte le generazioni sono implicate→ in particolare quella adulta e quella
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anziana. La centralità persa dall’anziano viene “assegnata”, ma soprattutto legittimata, all’adulto
della generazione successiva (un figlio ad esempio).
Quindi la generazione anziana e quella adulta hanno due compiti:
Generazione anziana→ investire nella generazione adulta e riconoscerla come capofila
generazionale. Trasmettere la memoria familiare
Generazione adulta→ accettare la posizione di capofila con le conseguenti responsabilità di
cura. Accogliere la memoria familiare
La cura dell’anziano
Le dinamiche con cui ci si organizza per la cura dell’anziano fanno emergere tanti significati→
esempio: chi è il caregiver primario? Come sono le relazioni tra familiari?
Il concetto di caregiving che ritorna alla generazione che una volta accudiva (quasi come se si
ripagasse) mette in scena una serie di dinamiche che possono mettere anche in crisi le relazioni
familiari.
La memoria familiare
La funzione di memoria, il tenere insieme la storia familiare è un altro aspetto essenziale. L’anziano
è un enorme ricchezza da questo punto di vista→ può essere in grado di ricordare elementi non
ricordati da nessun’altro.
Cura della riconoscenza
È un aspetto peculiare della transizione all’anzianità. Richiama al concetto di riconoscere le cure
ricevute da piccoli e proiettare ora quelle cure sull’anziano→ modalità per dar valore a ciò che si è
ricevuto.
Ricambiare e riconoscere è un concetto molto ampio→ esempio: io posso riconoscere il dono della
vita datomi dando io a mia volta alla luce una nuova vita.