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Il Dictionnaire universel de commerce dei Savary e la fondazione


dell'autonomia del discorso economico (1723-1769)

Article · January 2001

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Rosario Patalano
University of Naples Federico II
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Storia del pensiero economico, ISSN 15938603 (online) ISSN 15938565 (print)
n. 41, 131-163, 2001, Firenze University P ress

Il Dictionnaire universel de commerce dei Savary e


la fondazione dell’autonomia del discorso economico
(1723-1769)

Rosario Patalano
Università degli Studi di Napoli “ Federico II”

Le langage d’un peuple donne son vocabulaire


et le vocabulaire est une table assez fidèle de
toutes les connaissance de ce peuple: sur la seule
comparaison du vocabulaire d’une nation en
différents temps, on se formerait une idée de ses
progrès

Denis Diderot, voce “ Encyclopédie”, in Encyclo-


pédie, ou Dictionnaire raisonne…, vol. V,
Briasson, David, Le Breton, Durand, Paris, 1755.

1. Savary e l’e re dità de l “colbe rtismo”

Nel 1723 uscivano i due grossi volumi in-folio del Dictionnaire


universel de commerce (Savary J. – Savary P.L. 1723), opera che
era stata annunciata fin dal 1713 sul “ Journal des Savants”1 e che si
presentava al pubblico francese come la più completa e rigorosa
summa del sapere commerciale.
Jacques Savary des Bruslons, l’ideatore di questa opera
monumentale destinata ad avere grande influenza nella letteratura
economica del XVIII secolo, era morto sette anni prima, nel 1716, e
il lavoro di redazione era passato nelle mani di suo fratello il

1
Cfr. “Journal des savants”, 1713, p. 446.
62 Rosario Patalano

canonico Louis Philémon, che alle soglie dei settant’anni


raccoglieva il successo dell’iniziativa editoriale. Ma per poco, perché
neppure lui sopravvisse al completamento definitivo dell’opera: il
terzo volume di Supplément, su cui aveva lavorato lungamente,
uscirà solo tre anni dopo la sua morte, nel 1730 (Savary J. –
Savary P.L. 1730). Queste particolari circostanze biografiche hanno
fatto dire che l’opera dei Savary è «una pubblicazione due volte
postuma» (Perrot 1992, p. 99).
L’impresa dei Savary ha del grandioso, tuttavia sarebbe riduttivo
limitarla ai due soli fratelli, in fondo la loro opera si presenta
innanzitutto come un lavoro di sintesi di documenti che provengono
da diverse fonti e nello stesso tempo è una fortunata iniziativa
editoriale, assecondata dagli opportuni appoggi politici. T utti questi
elementi li ritroviamo nelle complesse vicende che hanno costituito
la sua genesi.
I Savary sono “ figli d’arte”, figli di Jacques (1622-90), mercante,
poi fermier des douanes e infine membro della commissione
costituita da Jean-Baptiste Colbert per preparare l’ordonnance du
commerce del 1673, cioè il primo moderno codice di commercio.
L’accesso ai documenti ufficiali, l’esperienza accumulata
nell’attività commerciale inducono Jacques a scrivere nel 1675 un
manuale di commercio, il Parfait négociant, destinato ad avere
grande fortuna e ad essere tradotto nelle principali lingue europee.
Ma non si tratta di iniziative dirette alla pura erudizione, la Francia è
spinta dalla politica colbertiana a promuovere ed incrementare le
attività commerciali, e tutto è subordinato a questo scopo, anche la
stessa vita intellettuale2 . Un’iniziativa come quella di Jacques Savary
non poteva quindi non ricevere l’appoggio e l’incoraggiamento di
Colbert, una delle principali autorità di governo dopo Luigi XIV.
Il grande prestigio di cui gode ormai la famiglia Savary, permette
a Jacques figlio di ottenere giovanissimo, nel 1686 a soli ventinove
anni, un incarico prestigioso nella burocrazia francese, quello di
ispettore della dogana di Parigi. In questa veste egli è costretto a fare
i conti con il rapido sviluppo delle attività commerciali francesi:
ce fut – come si racconta nella “ P réface” – pour se mettre en état de se mieux ac-
quitter de son emploi et pour être plus facilement au fait de tout ce qui regarde

2
La stessa Accademia delle Scienze fondata nel 1766 è « incaricata di favorire il progresso
delle scienze con lo scambio delle informazioni [ed] è soprattutto invitata [...] ad interessarsi
particolarmente delle scienze utili e ad incoraggiare ogni iniziativa in settori come l’astronomia,
la geografia, la chimica e la botanica» (Mandrou 1998, p. 186).
Il Dictionnaire universel de commerce 63

les manufactures, et les diverses sortes d’ étoffes, et de marchandise qui se fabri-


quent en France, et qui passent par la Douane de P aris, qu’ il conçut la
première idée de son Dictionnaire, mais alors seulement pour son propre usage,
et pour le familiariser pour aussi dire, avec une profession, où tout, jusqu’ aux
termes les plus communes, lui était inconnu [...] Il mit donc en ordre
alphabétique les mots qui avaient rapport au commerce et aux manufactures, à
mesure qu’ il les apprenait, ou pour les factures, les acquits, les déclaration, les
lettres de voitures, et tous les autres papiers qu’ on lui présentait sans cesse;
ou dans les conversations qu’ il était obligé d’ avoir avec le marchands et les
manufacturiers (“ P réface”, in Savary J. – Savary P .L. 1723, p. XV).

Intorno a questo primo nucleo, una sorta di promemoria dei


termini commerciali in uso, Jacques aggiunge poi
quelques explications, ou si l’ on veut quelques définitions. Excité ensuite par
l’ utilité qu’ il en retirait presqu’ à chaque moment, il se fit un espèce de
bibliothèque de tous le livres de commerce imprimés en France et dans le pays
étrangers qu’ il pût ramasser et qui lui fournissent de quoi augmenter
considérablement son Manuel Mercantile, comme il avait coutume de le
nommer (ibidem).

A questo aggiungerà i documenti ufficiali emanati dalle autorità fran-


cesi sulle materie commerciali (editti, ordinanze, regolamenti, statuti
ecc.).
Verso il 1690, in questa forma, il manoscritto di Savary circola
tra gli addetti ai lavori e le reazioni sono così positive da sollecitare
una pubblicazione dell’opera sotto forma di dizionario:
dans un temps – così si scrive ancora nella “ P réface” – que le Dictionnaires
sur toutes sortes de matières étaient si fort à la mode, un Dictionnaire de
Commerce serait un présent qui probablement ne serait pas désagréablement
reçû (ibidem).

È soprattutto il luogotenente di polizia D’Argenson 3 a formulare


tale proposta, appoggiato poi dal consigliere di commercio

3
Marc-René de Voy er de Paulmy , marquis d’Argenson, fu lieutenant de police e avversario
del Law, passato poi all’incarico di ministro delle finanze. I suoi figli sono ancora più famosi:
René-Louis de Voy er de Paulmy , marquis d’Argenson (Parigi 1694-1757). Ministro degli esteri
nel 1744-47, espresse nei suoi scritti (Considérations sur le gouvernement de la France,
postumo, 1764) una critica radicale al regime feudale propugnando riforme sociali. Fu anche
autore di un progetto di federazione degli Stati italiani in funzione antiasburgica. Marc-Pierre de
Voy er de Paulmy comte d’Argenson (Parigi 1696-1764). Ministro della guerra nel 1743,
contribuì alle vittorie francesi nella guerra di successione austriaca. Diderot e d’Alembert gli
dedicarono l’Encyclopédie.
64 Rosario Patalano

d’Aguesseau4 , che è interessato a regolamentare la materia del


commercio estero e intende avere a sua disposizione uno strumento
scientifico su cui poter basare le sue decisioni (e che permetterà la
consultazione dell’archivio dei documenti reali). Il patrocinio di
certi gruppi politici interessati allo sviluppo delle attività
commerciali favorisce il coinvolgimento dell’editore Jacques
Estienne di Parigi che mette a disposizione di Savary le opere sul
commercio che via via vengono pubblicate in Europa.
Intorno al 1700 il progetto editoriale è ormai definito e con
Jacques collabora il fratello Louis Philémon, che si specializza nella
redazione delle voci sui prodotti di lusso, sulle istituzioni
commerciali e sui problemi monetari.
L’obiettivo dei Savary è quello di fornire ai mercanti uno stru-
mento
pour leur faciliter les moyens de faire heureusement [le] Commerce, tant au de-
dans qu’ au dehors du Royaume, et pour aider les Français à profiter des grands
avantages qu’ ils ont de ce côte-là, sur toutes les autres Nations (ibid., p. XIV) .

L’opera dei Savary si costruisce intorno ad un triplice intento:


essere uno strumento per facilitare e diffondere l’arte del
commercio; essere un’opera di rigore scientifico e, infine, di servire
a scopi politici.
Si è detto che il nucleo fondamentale del dizionario proviene dai
bisogni e dalle necessità pratiche del commercio; quest’aspetto
continua ad essere un elemento fondamentale delle fonti utilizzate
per la redazione dell’opera. I Savary si servono largamente di
Mémoires inviate dagli intendenti di commercio da tutta la Francia,
di rapporti commerciali, di relazioni dei consoli francesi presenti in
tutto il mondo, di corrispondenza delle compagnie commerciali
francesi, e persino di documenti degli ambasciatori sul commercio
inglese e olandese. L’interessamento dell’autorità politica facilita ai
Savary il reperimento dei documenti ufficiali (dalle ordinanze, ai
codici colbertiani, ai regolamenti e statuti delle corporazioni) che
così vengono opportunamente divulgati, allo scopo di facilitare lo

4
Henry -François d’Aguesseau (Limoges 1668-Parigi 1751). Discendente di una famiglia di alti
funzionari, fu avvocato generale e poi procuratore generale del Parlamento di Parigi. Dal 1717
al 1750 fu cancelliere, pur con lunghe interruzioni dovute a urti con il reggente Filippo
d’Orléans. Gallicano, influenzato dai giansenisti, sostenne il Parlamento in lotta con Luigi XIV e
si oppose alla pubblicazione della bolla Unigenitus contro il giansenismo che tuttavia registrò poi
senza riserve nel 1720 in qualità di cancelliere. Lavorò all’unificazione dei codici e alla
soppressione delle giurisdizioni straordinarie, redigendo molte ordinanze importanti.
Il Dictionnaire universel de commerce 65

svolgimento dell’attività commerciale. T utto questo materiale è


sintetizzato secondo uno stile chiaro, come conviene,
à un ouvrage qui devrai passer par toutes sortes de mains, et dans lequel le
plus jeune apprentif et l’ artisan le plus grossier devaient trouver de quoi
s’ instruire, en même temps que le savant ou le curieux y trouveroient, l’ un de
quoi s’ occuper, et l’ autre de quoi se divertir (ibid., p. XIX) .

L’intento divulgativo non sacrifica, infatti, il rigore scientifico


della trattazione. I Savary vogliono pubblicare un Dictionnaire; il
loro intento è puntare al grande pubblico, poco interessato alla
limitata visione di un manuale mercantile, ma nello stesso tempo
tener presente anche le esigenze di informazione del ceto dei
mercanti. Le voci saranno quindi redatte con un certo rigore,
consultando un’enorme quantità di documenti: dalle memorie
scientifiche dell’Accademia delle scienze, ai trattati di medicina per
l’uso e la natura delle spezie, alle memorie di viaggio e ai dizionari di
geografia, alle opere di commercio (più di 100 volumi, tra i quali
spicca Le négoce de Amsterdam di J.P. Ricard).
Prendendo questa strada i fratelli Savary s’incontrano con lo
spirito del loro tempo: dalla fine del XVIII secolo, soprattutto in
Inghilterra e Francia, vengono redatti numerosi dizionari, che hanno
prevalentemente carattere specialistico, linguistico o erudito, ma
che nello stesso tempo sono dominati da un intento di divulgazione
scientifica, e talvolta, come nel caso del Dictionnaire historique di
P. Bayle, di aperta polemica con l’autorità costituita.
L’esigenza di una “ sistemazione scientifica” della materia
commerciale è alla base della scelta di Savary di tener distinta la loro
opera dal fortunato manuale mercantile redatto dal loro padre,
decidendo di non fondere quest’ultimo nelle loro voci, ma di citarlo
semplicemente rinviando così il lettore all’originale. L’aspirazione è
dunque quella di redigere una sintesi quanto più completa possibile di
tutta la materia commerciale, da qui il termine universel di cui il
dizionario si fregia; materia commerciale e non economica, il
termine œconomie sta ad indicare nella Francia dell’inizio del XVIII
secolo l’aristotelico “ governo della casa”, con questa accezione il
termine appare nel Dictionnaire œconomique, redatto da Noel
Chomel nel 1709 (Chomel 1709). Il termine di œconomie politique
seppur coniato fin dal 1615 dal francese Montchrétien
(Montchrétien 1615) era quindi del tutto dimenticato in quel tempo
e la scelta dei Savary cade così sul termine di commerce, parola che
esprime bene la sintesi cercata tra esperienza e scienza. Anche grazie
66 Rosario Patalano

al grande successo del Dictionnaire il termine si consolida in Francia


e sul continente per gran parte del Settecento: l’opera di François
Melon, apparsa anonima nel 1734, pochi anni dopo la pubblicazione
del dizionario, si intitolerà appunto Essai politique sur le commerce,
e anche Essai sur la nature du commerce en général, scritto in
quegli stessi anni da Richard Cantillon, conferma l’uso diffuso e
consolidato del termine; bisognerà attendere l’Encyclopédie e Rous-
seau perché il termine di economia politica sia reintrodotto nel lin-
guaggio comune, ma ancora nel 1754 la prima cattedra d’economia,
quella napoletana di Antonio Genovesi, assumerà il nome di
“ Meccanica e commercio”, ciò a testimonianza del successo e
dell’uso consolidato del termine a livello europeo.
Fin qui l’aspetto pratico e teorico del Dictionnaire, ma
l’elemento politico è ancora più caratterizzante.
Il Dictionnaire viene pubblicato appena tre anni dopo il crollo
del système de Law ed è decisamente influenzato dal clima che aveva
alimentato e sostenuto quel progetto. Law, infatti, non solo voleva
risanare le finanze del Regno, ma mirava soprattutto a rafforzare
l’attività industriale e commerciale francese, non a caso il perno
centrale del suo sistema era la Compagnia delle Indie e la capacità di
sfruttare le presunte enormi ricchezze della foce del Mississippi. Né
la politica rigidamente mercantilistica di Colbert, né le avventure
spregiudicate di Law erano riuscite a dare alla Francia solide basi
commerciali, ancora nel 1726 i mercanti francesi si lamentavano
della concorrenza olandese e circa i tre quarti del commercio estero
francese erano nelle mani degli intermediari delle Province Unite
(cfr. Wilson 1982, p. 38).
La Francia aveva quindi una forte necessità di entrare nella gara
commerciale, ma non più attraverso una politica aggressiva che
aveva dissanguato la nazione, senza portare ad alcun risultato
decisivo, occorreva invece approfittare di un periodo di pace per
potersi ristabilire dai disastri economici prodotti da quasi un secolo di
guerra interrotta. Fu questa la politica che il cardinale Fleury
condusse dal 1726 al 1743, puntando prevalentemente
all’espansione del commercio e dell’industria francese e insediando il
primato commerciale della Gran Bretagna e delle Province Unite. Le
sorti della politica commerciale furono affidate al marchese de
Gournay 5 , presidente del Consiglio del commercio; ma anche il

5
Michel-Jean Amelot marquis de Gournay (? 1655-Parigi 1724). Ambasciatore in Portogallo e
in Svizzera, fu dal 1699 presidente del Consiglio del commercio. In Spagna (1705-1709) svolse
Il Dictionnaire universel de commerce 67

marchese d’Argenson padre e il cancelliere d’Aguesseau, membri


influenti del governo, svolsero un ruolo attivo nel favorire e nel
facilitare ogni attività diretta a questo obiettivo.
Il Dictionnaire di Savary è pienamente dentro questa
prospettiva: il commercio si legge nella “ Préface” è la base del
potere e della forza degli Stati, anche quelli più potenti
militarmente; la storia della civiltà è stata scandita più dal primato
commerciale, che dalla potenza delle armi. La Francia è rimasta
indietro rispetto alle altre nazioni, nonostante la sua ricchezza
naturali e le sue risorse umane, perché non ha saputo sviluppare le
attività commerciali ed industriali, per contro Olanda e Inghilterra,
paesi poveri di risorse, hanno saputo sviluppare il commercio di
intermediazione su lunga distanza (commerce de long cours) e
ricavare enormi guadagni. Atti di navigazione e una potente marina
da guerra hanno garantito la protezione delle attività commerciali,
mentre la Francia non ha sviluppato per scelte politiche militari una
flotta di guerra degna di difendere la marina mercantile in caso di
minaccia agli interessi della nazione. Si trattava quindi di riprendere
il nucleo più genuino del colbertismo, approfittando della politica di
pace seguita alla guerra di successione spagnola.

2. L’”arche ologia” 6 de ll’autonomia de ll’e conomico

Un dizionario non è altro che una raccolta di “ parole” e se le


“ parole” esprimono, non in modo neutrale, la “ struttura della men-
talità” di una società o di un particolare gruppo al suo interno, un
dizionario si presenta come una fonte inesauribile di indizi per lo
storico, così come i reperti di uno scavo archeologico possono
rivelare a duemila anni di distanza lo stile di vita di una comunità
umana estinta.
E in questa “ ricerca archeologica” il Dictionnaire dei Savary non
è uno scavo inutile; l’opera è rivelatrice della mentalità della
borghesia francese in ascesa, già così affermata da poter tessere
alleanze con i ceti aristocratici che detengono ancora il potere in
modo esclusivo, ma non ancora così forte da poter esprimere una

un ruolo di primo piano durante la guerra di successione spagnola. A lui è dedicato il


Dictionnaire.
6
Mutuiamo con qualche licenza il termine coniato da Michel Foucault per indicare la sua meto-
dologia storica.
68 Rosario Patalano

sicura egemonia sull’intera società. Da qui la necessità di vincere


questa subalternità politica sul piano culturale7 ; obiettivo che si
esprime con lo sforzo di introdurre nuovi concetti e di modificare a
proprio favore il significato di quelli in uso, nell’intento di divulgarli,
farli circolare il più possibile e trasformarli in patrimonio comune. È
un’operazione sostanzialmente diversa da quella che caratterizza le
opere dei grandi intellettuali, in questo caso le nuove idee sono
rivolte ad un pubblico ristretto di savants; ed è ancora diversa dal
pamphlet (anche nella forma dell’articolo di giornale, già diffusi
all’inizio del Settecento) che ha un linguaggio polemico, troppo
legato al contingente e per questo effimero. La possibilità della
circolazione più ampia e duratura delle nuove idee deve essere affi-
data a strumenti che possano incontrarsi con la vita quotidiana e per
questa via raggiungere il più vasto pubblico, ma nello stesso tempo
essi devono rivestire almeno formalmente un carattere di neutralità.
Il Dictionnaire presentandosi come uno strumento di consultazione,
raggiungeva innanzitutto i ceti borghesi nella loro attività
quotidiana, cementando così la loro mentalità su un linguaggio
comune, e nello stesso riusciva ad esercitare un’egemonia su quei
settori sociali incapaci di proporre modelli alternativi, perché
lontani da quella “ realtà” commerciale di cui le “ parole” erano
soltanto il riflesso.
Nel Dictionnaire emerge quindi il problema di una “ dimensione
politica” delle lingua8 , questione già posta nel pensiero filosofico so-
prattutto da John Locke, che chiude il III Libro (Of Words) del suo
Essay Concerning Human Understanding (Locke 1971[1700],
p. 569), parlando di «negligenze deliberate» (ibidem) 9 , di ostacoli
posti alla comprensione della realtà da un uso consapevolmente

7
Tutto questo è analogo alla vicenda dei rapporti tra borghesia e proletariato, si pensi al ruolo
della stampa socialista.
8
Cfr. il lavoro di Lo Piparo (1979) che ha avviato in Italia questo tipo di studi. Il punto di riferi-
mento per questo approccio sono le importanti note gramsciane dei Quaderni, in cui si sostiene
che « i linguisti precisamente studiano le lingue in quanto non sono arte, ma materiale, dell’arte,
in quanto prodotto sociale, in quanto espressione culturale di un dato popolo […] La storia delle
lingue è storia delle innovazioni linguistiche, ma queste innovazioni non sono individuali (come
avviene nell’arte), ma sono di un’intera comunità sociale che ha innovato la sua cultura, che ha
progredito storicamente» (Gramsci 1950b, pp. 209-210).
9
Locke osserva: « Oltre all’imperfezione che si trova naturalmente nel linguaggio e all’oscurità
e confusione che è così difficile evitare nell’uso delle parole, ci sono parecchi errori e
negligenze deliberate di cui gli uomini sono colpevoli in questo mezzo di comunicazione, e che
rendono questi segni meno chiari e distinti nel loro significato di quanto è naturalmente
necessario che siano» (ibidem).
Il Dictionnaire universel de commerce 69

distorto della lingua10 ; ma nel momento in cui invocava la verità11 ,


il filosofo inglese indicava implicitamente al nuovo ceto anche la
strada per avvalersi delle stesse armi di persuasione e di
condizionamento. Questa lotta si conduceva nell’alta sfera della
filosofia così come sul terreno più modesto della vita quotidiana, e
coinvolgeva
non solo [le] opere di intellettuali minori ma anche una serie di materiali
troppo spesso ignorati: piani di studio, archivi notarili, schedari catastali,
testi dell’ istruzione laica e religiosa, stampa minore, manuali di galateo,
catechismi e formulari confessionali, atti processuali e legislativi, documenti
dell’ organizzazione burocratica, grammatiche e dizionari, etc. (P ennisi 1987,
p. 17).

Non deve meravigliare quindi che l’ideatore del Dictionnaire,


Jacques Savary des Bruslons, fosse un funzionario pubblico (ispettore
di Dogana), non un grande intellettuale e neppure un mercante; in
questo caso vale più di tutto l’esistenza di una “ coscienza esterna”
per comprendere certi fenomeni di dinamica sociale. Savary era
comunque un funzionario di estrazione borghese, non bisogna
dimenticarlo, e di fatto incarnava la subordinazione assoluta (spesso
anche accettata di buon grado) del ceto borghese agli interessi della
monarchia francese, ma nello stesso tempo era cosciente della sua
crescente importanza sociale; due elementi di contraddizione che
finiranno prima o poi per sfociare in aperto conflitto.
Il Dictionnaire si propone quindi di consolidare una “ lingua”,
quella dei “ mercanti”, nata ai margini della società aristocratica, ma
che nello sviluppo tumultuoso dei traffici nel XVIII secolo non può
più essere ignorata. Mentre certa parte della cultura francese si

10
Locke chiamava queste distorsioni abusi del linguaggio; un tipo di « abuso del linguaggio con-
siste nell’affettazione dell’oscurità [che si ottiene] o applicando parole vecchie a significati
nuovi e insoliti o introducendo termini nuovi e ambigui senza definirli o ancora mettendoli
assieme in modo da confondere il loro significato» (ibid., p. 572).
11
« Quest’ignoranza artificiale e questo dotto gergo hanno prevalso di gran lunga in questi ultimi
tempi. per mezzo degli interessi e dell’artificio di chi non trovava via più facile verso il culmine
di autorità e dominio, che hanno raggiunto, fuor quella di divertire ignoranti uomini d’affari con
parole difficili e di impegnare gli ingegnosi e gli oziosi in dispute intricate intorno a termini in-
comprensibili, mantenendoli così sempre aggrovigliati in un labirinto senza fine. Inoltre, non c’è
via migliore per far riconoscere e difendere dottrine strane e assurde, quanto il circondarle di
un baluardo di innumerevoli parole oscure, dubbie e indefinite. Ciò, tuttavia, rende queste difese
più simili a covi di briganti o a tane di volpi che non a fortezze di veri guerrieri; infatti, se è
difficile farne uscire qualcuno, non è per la loro robustezza, ma per i rovi e le spine e l’oscurità
della sterpaglia che lo circonda. Poiché la non verità è inaccettabile allo spirito dell’uomo, non
c’è altra difesa per l’assurdità che l’oscurità» (ibid., pp. 573-574). Il rimedio era affidato al
recupero del « significato delle parole nel senso in cui sono usate» (ibid., p. 595).
70 Rosario Patalano

chiude nel moralistico disprezzo del mondo e nella rievocazione


nostalgica di un’antica età eroica12 – così come appare nell’opera
Les aventures de Télémaque del precettore del Delfino di Luigi XIV,
il vescovo di Cambrai Fénelon – il compito di fornire una lettura
della realtà in movimento è affidato alle produzioni intellettuali, che
pongono al centro dell’attenzione proprio la comprensione della
“ lingua dei mercanti” e quindi della stessa vita economica della
nuova società mercantile.
È un’operazione intellettuale esattamente opposta a quella che è
compiuta dalla cultura tradizionale che fugge dalla realtà perdendone
la stessa consapevolezza; qui si tratta all’opposto di catturarla, al
fine di assumere coscienza di una propria identità sociale; laddove la
cultura tradizionale si muove su un piano “ metafisico-teologico”,
quella dei nuovi ceti è “ empirista”13 . T uttavia per non restare ad un
livello frammentato ha bisogno di generalizzazioni, di sintesi, di
sistemazioni. Il Dictionnaire si pone ad un livello “ intermedio” in
questo percorso di generalizzazione, si colloca tra la “ vita
quotidiana”, di cui è un utile strumento di lavoro (non
dimentichiamo che la maggior parte dell’opera è dedicata alla descri-
zione delle merci, dei documenti e delle operazioni che
caratterizzano l’attività mercantile), e la “ nuova riflessione
sociale”, che proprio allora sta prendendo corpo come branca
dell’arte di governo e che è il nucleo su cui si costruisce la moderna
scienza economica.
Il Dictionnaire cerca innanzitutto di rispondere a tutte le fonda-
mentali esigenze di conoscenza che si pongono nell’attività
mercantile; infatti «pour qu’un marchand soit réputé véritablement
habile homme, et capable d’entreprendre et de faire toute sorte de
commerce soit de terre soit de mer, il doit savoir plusieurs choses»

12
« Di solito – osservava Gramsci – quando una nuova concezione del mondo succede a una
precedente, il linguaggio precedente continua ad essere usato, ma appunto viene usato
metaforicamente. Tutto il linguaggio è un continuo processo di metafore. e la storia della
semantica è un aspetto della storia della cultura: il linguaggio è insieme una cosa vivente e un
museo di fossili della vita e della civiltà» (Gramsci 1950a, p. 146). « Il linguaggio si trasforma
col trasformarsi di tutta la civiltà, per l’affiorare di nuove classi alla coltura, per l’egemonia
esercitata da una lingua nazionale sulle altre, ecc. e precisamente assume metaforicamente le
parole delle civiltà e culture precedenti» (ibid., p. 148).
13
Non dimentichiamo che questa matrice empirica è presente anche nell’opera di Diderot e
d’Alembert che appunto si chiama Encyclopédie, ou Dictionnaire raisonne des sciences, des
arts et des métiers par une société de gens de lettres. Tutti gli illuministi dedicarono particolare
attenzione ai problemi della lingua e con particolare attenzione quelli che tra loro si occuparono
soprattutto di questioni sociali.
Il Dictionnaire universel de commerce 71

(Savary J. – Savary P.L. 1723, vol. I, col. 648-649): dalla tenuta dei
libri contabili, alla conoscenza dei cambi e delle monete, alla
legislazione e ai regolamenti che regolano l’attività commerciale nei
vari paesi, alle lingue straniere più usate nei commerci (l’italiano, lo
spagnolo, il tedesco), e «enfin quoiqu’il ne soit pas nécessaires qu’un
marchand soit bien savant, il est cependant à propos qu’il sache en
peu d’histoire, la géographie, l’hydrographie, la science de
navigation» (ibid., col. 649).
Questo suo carattere sarà, come vedremo, prima il volano e poi
il freno del suo sviluppo.
Se questi sono i fondamenti intellettuali dell’opera dei Savary, si
tratta ora di comprendere quale “ struttura di mentalità” è sottintesa
a quelle “ parole” poste col carattere della neutralità, ma
intrinsecamente cariche di politicità.
Cominciamo dal termine-chiave di “ Commerce”:
Se dit – così recita il Dictionnaire – de tout échange, vente, achat, trafic, ou
négoce de marchandise; même de celui qui se fait seulement ou en argent, ou en
papier. La nécessité le fit naître, le désir de la commodité l’ augmenta, et lui
donna des forces; enfin la vanité, le luxe, l’ avarice, l’ ont poussé jusqu’ à sa
perfection, peut-être même beaucoup au delà des justes bornes qu’ il devrait
avoir (ibid., col. 830).

La definizione descrive i lineamenti di una società in cui il com-


mercio ha di fatto un ruolo essenziale e preminente, e tanto da
travalicare addirittura i suoi stessi limiti naturali; ma si tratta solo di
una compiaciuta constatazione lontana da ogni implicazione morali-
stica. Questo è dimostrato dal richiamo a quei vizi (avarizia, lusso e
vanità) che hanno portato alla perfezione le attività commerciali
nate sul fondamento di necessità; la “ nuova morale sociale”14 è
ormai semplicemente accettata come un dato di fatto; invano, a
dimostrazione ulteriore, troveremo nel Dictionnaire la voce “ Luxe”,
in quanto è una materia cara ai moralisti à la Fénelon.

14
Riprendiamo il termine caro a P. Hazard che nel processo di revisione e di critica della
mentalità tradizionale condotta da nuove impostazioni filosofiche dalla fine del XVII secolo,
individua il sorgere di una nuova morale, « d’une nouvelle morale […] qui n’avait rien d’inné,
pas même l’idée du bien, pas même l’idée du mal; mais qui était légitime et nécessaire,
puisqu’elle avait la charge de maintenir notre existence collective […] Car il y a un amour-
propre légitime, qui maintient la vie du groupe; l’égoïsme ne devient vicieux que quand il
menace le groupe et donc l’individu lui-même, en tant qu’unité inséparable du tout. Le bien
moral n’est pas une matière d’opinion, comme la renommée, les richesses, les plaisirs, mais
une nécessité vitale: il consiste à maintenir l’humanité» (Hazard 1935, vol. II, p. 78).
72 Rosario Patalano

Sotto i loro occhi si pone una “ società mercantile” in cui il


profitto (“ Profit”) scaturisce solo dalle attività commerciali,
l’ avantage, gain, bénéfice, qu’ on retire d’ un négoce, soit par l’ achat, soit par
l’ échange, soit par la vente des marchandise, dont en fait commerce. Il y des
grandes coups à faire dans le commerce de mer; les risques sont grands, mais les
profits sont quelquefois immenses, il vont souvent à plus de 100 pour 100
(Savary J. – Savary P .L. 1723, vol. II, col. 1223).

Anche il capitale (“ Capital”) è definito soprattutto in rapporto al


commercio:
se dit parmi les marchands, négociants, et banquiers, du fonds que chacun ap-
porte de son chef dans une société, au moment qu’ elle se commence. Il se dit
aussi de la somme d’ argent qu’ un marchand met d’ abord dans son commerce,
lorsqu’ il s’ établit pour son comte particulier. Le mot capital est opposé à
celui de gain, ou profit, quoique souvent le gain augmente le capital, et
devenue capital lui-même, lorsqu’ il est joint au première capital (Savary J. –
Savary P .L. 1723, vol. I, col. 477).

Leggendo il Dictionnaire viene di credere che l’unica forma di arric-


chimento sia dovuta al commercio su lunga distanza, il rischio è la
giustificazione stessa dei grandi profitti. T utte le altre forme di
ricchezza esistono solo se “ valorizzate” attraverso il mercato (è lo
stesso concetto di «profit upon alienation» di James Steuart)
(Steuart 1805[1767], vol. I, p. 244), e non troveremo perciò un
particolare approfondimento per l’attività manifatturiera nelle voci
che brevemente la richiamano (“ Atelier”, “ Fabrique”,
“ Manufacture”, “ T ravailleur”)15 e a disprezzo del settore agricolo,
chiamato solo a produrre consistenti sovrappiù per il mercato
estero, non troveremo neppure la voce “ Rendita”.
Se le attività commerciali rivestono un ruolo essenziale nella so-
cietà, allora
le commerce, est une profession non moins honorable qu’ utile. En France même
il en est parti, et il en sort encore de quantité de famille qui se distinguent avec
honneur, dans l’ Épée e dans le Robe. Ce n’ est cependant que du commerce du
mer, et de celui qui se fait en gros, qu’ il est permis à la Noblesse françois de se

15
Tuttavia la voce “Manufacture” è impostata in termini corretti: « Lieu où l’on assemble
plusieurs ouvriers ou artisans pour travailleur à un même espèce d’ouvrage, où à fabriquer de
la marchandise d’une même sorte. Depuis plusieurs années il s’est établi en France un nombre
de manufactures ou inventées ou imitées des Etrangers» (Savary J. – Savary P.L. 1723, vol. II,
col. 628).
Il Dictionnaire universel de commerce 73

mêler, sans craindre la dérageance (Savary J. – Savary P .L. 1723, vol. I,


col. 831).

T uttavia si era ancora lontani dal «coutume qui s’observe en Angle-


terre», che non poteva essere «moins sage», perché
permet au cadets de plus grands maisons de laisser dormir leur noblesse […] et
de s’ enrichir par toute sorte de commerce licite, pour soûtenir un nom, qui sans
cela leur deviendroit à change: inconvénient qui ne le fait sentir que trop
souvent chez une nation voisine, plus savant, à ce qu’ elle croit, sur le point
d’ honneur, mais moins intelligente sur son véritable intérêt (ibid., col. 832).

Insieme ai soldati e ai lavoratori,


les négociants sont donc un troisième ordre de personnes dont la France a
besoin; et le commerce [est] une profession sans laquelle tout languiroit dans
le Royaumme (“ P réface”, in Savary J. – Savary P .L. 1723, p. XII).

I Savary per rafforzare questo concetto inseriscono anche la


voce “ Profession mercantile”, definita nel modo più preciso come
«la condition, état de marchand, de celui qui fait marchandise,
commerce, négoce ou trafic» (Savary J. – Savary P.L. 1723, vol. II,
col. 1223). È questa l’occasione per ribadire che «la profession
mercantile doit être regardée comme noble et indépendante»
(ibidem) 16 , esprimendo il sentito auspicio che i mercanti francesi
possano essere
aussi persuadés que les Etrangers de l’ excellence de la profession mercantile;
et s’ ils étoient assez sages, suivant en cela les intentions du Roi et l’ exemple
des autres Nations, pour ne point quitter si légèrement le négoce lorqu’ ils s’ y
sont enrichis: la fortune des particuliers en serait plus grands et plus assurées;
le commerce deviendroit de jour en jour plus florissant, et les entrepris
importantes se soutiendroient plus facilement et aussoinet de plus heureux
succès; au lieu que l’ empressement qu’ ont la plûpart des Négociants de se
tirer du commerce pour y faire entrer leur enfants, arrête non seulement la source
de toute leur richesse, mais les épuisent souvent de telle sorte, que de
marchands très à leur aise, et qui le pouvaient devenir davantage, il deviennent
et restent tout leur vie des Officier et des Magistrates très incommodes (ibid.,
col. 1223-1223).

È quindi ben chiaro ai Savary che il ceto mercantile francese non


ha ancora una coscienza del suo status e della sua importanza nelle
16
In Francia, fin dal 1669, era concesso ai nobili l’esercizio dell’attività commerciale senza la
perdita dello status giuridico di nobiltà, ad eccezione della Bretagna dove il divieto permaneva e
chi tra i grands voleva dedicarsi ai commerci doveva, come si diceva allora, laisser dormir sa
noblesse, cioè perdeva tutti i suoi privilegi di status.
74 Rosario Patalano

società; e proprio su questo punto emerge il carattere più esplicita-


mente politico della loro impresa editoriale.
La “ Profession mercantile” è del tutto rispettabile perché è
basata sulla virtù e non sulla frode. Per questo i Savary tendono a
distinguere sempre il “ lecito” dall’“ illecito”. Questo vale
innanzitutto per il commercio del denaro (“ Commerce d’argent”),
che è utile «soit pour l’État, soit pour les particuliers, lorqu’il se fait
avec honneur, et avec fidélité» (Savary J. – Savary P.L. 1723,
vol. I, col. 835), ma che diventa odioso se è «négoce usuraire è […]
que sans aliéner le fond, l’on prêtes à gros intérêt» (ibidem); così
pure il “ Commerce de papier” (biglietti di stato o di banca, lettere di
cambio, ordini, azioni di compagnie, ecc.) può divenire illecito (ed
«en France se nomme agiotage»), se
consiste à acheter à moitié, et au trois quarts de perte, quelquefois davantage,
ces papiers que les besoins de l’ État n’ introduisent que trop souvent; et de le
redonner pour leur prix entier à ceux que la malheureuse situation de leurs
affaire, ou le seul libertinage, obligent d’ avoir recours à ce moyen ruineux
d’ avoir de l’ argent. C’ est ce un honteux commerce que a été si justement puni,
et noté d’ infamie par la chambre de Justice (ibid., col. 835-836).

La virtù del mercante sta nel rischio (risque) che egli affronta
per avviare le sue imprese (entreprises); l’entreprendre è proprio il
caricarsi «de la réussite d’une affaire, d’un négoce, d’une
manufacture, d’un bâtiment» (ibid., col. 1827), rischio che può
essere assunto individualmente o in condivisione con altri (sociétés e
compagnies), con esso il mercante espone «ses bien, sa marchandise
et sans crainte de la perdre, dans l’espérance d’un grand profit»
(ibid., col. 1405). Ma la sua virtù non sta solo in questo “ esporre” le
ricchezze, altrimenti non vi sarebbe alcuna differenza tra il mercante
e il libertino che le gioca sul tavolo verde, sta nel “ giudizio del
rischio”, nel “ calcolo” oculato:
si l’ on ne peut faire de grosses fortunes sans un peu risquer, il faut au moins
que ce soit avec quelque espèce de jugement que l’ on s’ expose à la perte dans
l’ espérance du gain; car il y a de l’ imprudence de risquer lorsque le péril
paroît trop évident (ibidem).

E quella tendenza a rischiare «trop volontiers [les] biens dans


l’espérance de faire une grosse fortune» (ibid., col. 1404) va quindi
limitata. La fortuna ben conseguita incoraggia negli altri un processo
di émulation, in sostanza una rudimentale idea di concorrenza,
spingendoli ad inseguire le migliori occasioni di profitto, e
Il Dictionnaire universel de commerce 75

incrementando in questo modo lo sviluppo delle attività


commerciali17 .
Questo convinto richiamo alla dignità e alla virtù del ceto
mercantile non cade nel vuoto, ma si accompagna alla più che decisa
rivendicazione dell’“ autonomia” della sfera dei rapporti economici.
Questa rivendicazione appare chiara nella definizione di privilège,
che «ne devroient s’accorder que rarement, à cause du préjudice
qu’ils apportent ordinairement au commerce, en ôtant l’émulation
qui le fait fleurir» (Savary J. – Savary P.L. 1723, vol. II, col. 1218);
a conferma di questa visione la voce “ Monopole” è concepita solo
in termini negativi. È definito:
1) come «trafic illicite et odieux que l’on fait de quelque
marchandise que ce soit, dont on s’est rendu tout seul le maître,
afin de l’enrichir à sa volonté; tout le monde par la rareté dont
elle devient étant obligé de passer par les mains de l’Usurier qui
l’a achetée» (ibid., col. 781);
2) come i «privilèges exclusifs de vendre seuls d’une certaine sorte
de marchandise; monopole d’autant plus funeste pour le
commerce, que celui qui le fait échappe à la sévérité de la loi,
sous la protection surprise de celui qui est l’auteur de la loy»
(ibidem);
3) ed infine «est encore une intelligence frauduleuse et criminelle
qui est quelquefois entre le marchand ou artisans d’un même
corps et communauté, pour altérer leur marchandise, ou les
enchérir et ne le donner qu’à un certain prix» (ibidem). Il
privilegio insomma annulla il rischio e quindi la “ giustificazione
virtuosa” per l’arricchimento, e nello stesso tempo impedisce
l’emulazione.
L’autonomia della sfera economica è presente anche nella
concezione della moneta il cui valore non è solo dato
dall’intervento dell’autorità politica, ma anche dalla consuetudine
(coutume) e dall’usanza (usage), e quindi dal mercato. È vero il
valore delle monete può «augmenter ou baisser suivant la volonté du
Prince», ma esso non dipende che
de leur poids et du titre du métail. C’ est ordinairement sur cette valeur
intrinsèque des espèces qu’ elles sont recûës dons le pays étrangers, bien que

17
Anche Boisguillebert considera l’emulazione il volano dello sviluppo economico
(« l’émulation devenant générale par le désespoir de s’enrichir autrement, tous les arts se
perfectionnent, et l’opulence est portée au plus haut point où elle puisse être» [Boisguillebert Le
Pesante 1843 [1707], p. 404]).
76 Rosario Patalano

dans les lieux où elles ont été fabriqué et où l’ autorité souveraine leur donne
cours, elles soient exposées dans le commerce sur un pied bien plus fort (ibid.,
col. 1839).

È quindi espresso chiaramente il concetto che il principe non può


imporre valori che non siano riconosciuti dal mercato, e che il
valore della moneta deve essere stabilmente legato ad esso; poiché se
c’è differenza tra il valore legale imposto dalla legge e quello
stabilito dal mercato, allora «une partie de la différence de ce deux
valeurs [est] comme arbitraire, et l’autre en quelque sort naturelle»
(ibidem), e da questo «dépend l’inégalité des changes qui haussent ou
qui baissent, suivant que le prix pour lequel une espèce a cours,
s’approche ou s’éloigne du juste prix du métal dont elle est faite»
(ibidem) 18 .
Seguendo una linea di sviluppo affermatasi nella cultura francese,
nell’ultimo periodo del regno di Luigi XIV – si pensi soprattutto agli
scritti di Boisguellebert – i Savary contestavano le politiche di
stretto dirigismo economico; i privilegi sono
justes et nécessaires en certain cas, puisqu’ ils sont comme une espèce de
récompense de la peine que donne l’ invention des Manufacture, des ouvrages
et des machines utiles au public, ou des grandes entrepris de commerce. Il
arriverait même assez souvent que les inventeurs s’ étant engagés dans des
choses dont l’ exécution ne coûte quelquefois presque rien, ne se l’ hâteroient
pas de la rendre publique si un privilège exclusif ne leur ôtaint la craindre de
l’ imitation, et ne leur donnait l’ espérance de se rembourser (Savary J. –
Savary P .L. 1723, vol. II, col. 1218).

Anche i privilegi sul commercio estero dovevano essere limitati alle


seguenti condizioni:
1° pour de choses qui viennent des lieux fort éloignes, où l’ on ne peut aller
sans courir de grands risques, et qui servent plutôt aux commodités superfluës
qu’ aux nécessité absoluë de la vie. 2° Que le privilège ne soit pas perpétuel,
parce qu’ il restreint la liberté naturelle, mais qu’ il soit limité à un certain
temps proportionné pour que les privilégiés puissent amplement s’ indemniser.
Ce temps est aisé à connaître par la vûe du commerce qu’ on entreprend, et des
lieux où il doit le faire. 3° Qu’ il ne soit pas permis à ces privilégiés de
monopoliser, c’ est à dire, de hausser le prix de leur marchandise à leur fantaisie

18
Ciò è ribadito anche dal ruolo della moneta immaginaria, nata proprio per neutralizzare
questi continui mutamenti (« en les dressant [les comptes] toûjours sur une pieds fixe, et qui ne
change pas comme les monnoy es qui ont cours, que l’autorité du Souverain peut augmenter ou
diminuer à sa volonté, suivant les besoins de l’Etat» [Savary J. – Savary P.L. 1723, vol. II,
col. 766]).
Il Dictionnaire universel de commerce 77

mais que la vente en soit proportionnée aux armements, et frais, aux avances et
intérêt d’ avance, aux prix des achats sur les lieux, aux risques de la mer, et au
gain qui se peut légitimement faire, toutes considérations balancées. 4° Que
les privilégiés secourent l’ Etat dans ses besoins sur les gains considérables
qu’ ils font, et cela à la décharge des autres contribuables qui sont privés par
l’ exclusion de part qu’ ils auraient pû avoir à ce gain. 5° De remettre au
publique la liberté de ce commerce aussi-tôt que le temps est expiré sans le
prolonger, à moins qu’ il n’ y ait des nécessités pressants et intéressants pour
l’ Etat, afin que tous les citoyens puissent partager à une gain légitime, et
qu’ un petit nombre n’ accumule pas des richesses immenses, qui quelquefois
portent à la désobéissance et à la révolte (ibidem).

Se per il commercio estero si ammette la necessità di privilegi,


questi non sono mai accettabili per quello interno:
Il y a – si scrive nel Dictionnaire – un nombre infini d’ Ordonnance, d’ Édits,
de Déclarations et d’ Arrêt tant du Conseil que du P arlement, qui défendent en
France ces monopoles, non seulement capable de causer la ruine totale d’ un
Etat (ibid., col. 781).

Era necessario rimuovere soprattutto


les monopoles des bleds [qui] sont surtout les plus révérent défendus, et l’ on
ne peut se souvenir qu’ avec une espèce d’ horreur de l’ extrémité où ils
réduisirent le Royaumme en 1693 et 1709 (ibidem).

Il monopolio è considerato quindi un fenomeno “ innaturale”,


limitato a particolari circostanze economiche o deciso in
conseguenza di interessi politici; un fenomeno eccezionale che
danneggia innanzitutto i consumatori bloccando il naturale processo
di formazione dei prezzi, poiché
le prix des marchandises dépend ordinairement de leur abondance et de la
rareté de l’ argent, quelquefois de la nouveauté et de la mode […] plus souvent
de la nécessité et du besoin qu’ on en a, mais par rapport à elles-même leur prix
véritable et intrinsèque doit s’ estimer sur ce qu’ elles coûtent au marchant, et
sur ce qu’ il est juste qu’ il gagne, en égard aux différent dépenses où il engage
par les négoces qu’ il en fait (ibid., col. 1219).

Solo il mercato può quindi naturalmente assicurare la giustizia dei


prezzi, un’eco dell’affermazione coniata dal Boisguellebert «qu’on
laisse faire la nature» (Boisguillebert Le Pesante 1843[1707],
p. 409), e che sarà alla base di una lunga elaborazione teorica che
condurrà al grande système della Physiocratie.
Lo stesso mercato giustifica il profitto; il Dictionnaire distingue
tra un profit permis et légitimé e un profit illicite et odieux, il primo
78 Rosario Patalano

è «celui qui se fait dans une commerce juste et qu’on exerce avec
probité» (Savary J. – Savary P.L. 1723, vol. II, col. 1223), il
secondo è «celui qui se fait de mauvaises voies et dans une négoce
défendu par les loix, comme sont les prêts sur gages et les prêts à
usure» (ibidem).
Anche la concezione dell’interesse (intérêt) cerca di muoversi su
un terreno autonomo, abbandonando le giustificazioni sui cosiddetti
titoli estrinseci19 ; esso è definito come
l’ accroissement du sort principal, qui se fait par la somme que paye le débiteur
pour l’ usage d’ une plus grande somme prêtée, ou bien la somme que paye
chaque année un emprunter à celui de qu’ il a emprunté de l’ argent. Les intérêts
ne sont licites que quand on les paye au taux du Roy, c’ est à dire, sur le pied
fixé par les Ordonnance, qui augmente ou qui diminue suivant les besoins de
l’ État et les circonstances des affaires, mais jamais autrement que pour
l’ autorité du P rince (ibid., col. 430).

L’espressione è tanto ambigua che pur attribuendo all’autorità della


legge il ruolo di supremo regolatore del tasso massimo, lega
l’emissione di ordonnance ai bisogni del commercio insieme a quelli
dello Stato. Un altro difficile compromesso con le esigenze della
monarchia e che esprime, rispetto alle formulazioni teoriche date da
J. Locke oltre un trentennio prima (Locke 1691), un milieu sociale
più arretrato. Ma non troveremo nel Dictionnaire, nonostante
qualche rimando esplicito, la voce “ Usure”, a testimonianza di una
certa difficoltà a trattare la materia.
Il ceto mercantile francese è affamato di capitale da investire
nella grande gara commerciale, gli alti tassi interessi impediscono la
mobilitazione e la disponibilità di risorse per le imprese commerciali;
gli alti tassi di interesse sul debito pubblico scoraggiano inoltre gli
impieghi rischiosi, gli unici capaci di assicurare grandi profitti e
impediscono alle assicurazioni (assurances) e alla compagnie di
raccogliere capitali necessari a promuovere le imprese più rischiose.
Per questo è sostanzialmente positivo il giudizio sull’attività
della Banque royale di Law, perché il suo fine principale era quello
di aumentare al circolazione del denaro e ridurre il debito pubblico e
le usure (Savary J. – Savary P.L. 1723, vol. I, col. 240)20 . Compito
assolto con l’emissione di billets, la cui funzione nel sistema

19
E che sostanzialmente si identificavano nella poena conventionalis (nel caso degli interessi
per mora), il damnum emergens e lucrum cessans e la carentia pecuniae. Cfr. De Roover
(1971, pp. 88-90).
20
Per questo fine essa è paragonata alla Banca di Amsterdam; cfr. ibidem.
Il Dictionnaire universel de commerce 79

economico è considerata positiva entro i limiti, perché «quand on


veut abuser; et de l’autre, les avantages qu’ils peuvent apporter dans
le commerce, quand on en use suivant les réglés et de la probité»
(ibid., col. 344).
Questa nei suoi tratti essenziali la “ struttura” che emerge dalla
lettura della prima edizione del Dictionnaire.

3. La le nta costruz ione de ll’“e piste me ” e conomico

Il successo del Dictionnaire è testimoniato dalle varie edizioni


che rapidamente vengono pubblicate. L’opera dei Savary colma una
lacuna di conoscenze e così incontra le esigenze di tutti coloro, e
non solo borghesi, che sono interessati alla materia economica, alla
nuova langue du commerce. E si tratta di una diffusione europea,
grazie alla conoscenza pressoché generale della lingua francese tra le
classi colte del continente. Il suo successo anticipa quello
dell’Encyclopédie e senza dubbio trova le stesse spiegazioni: la
necessità di costruire nuovi modelli intellettuali, nuovi sistemi di
sapere, sul crollo di quelli tradizionali, abbattuti da un secolo e più di
critiche serrate; e in questo nuovo sistema l’economia ha un ruolo
fondamentale.
Così nel 1726, nel cuore della grande “ repubblica mercantile”
delle Province Unite, l’editore Janson di Amsterdam pubblica una
nuova edizione del Dictionnaire seguita nel 1732 dall’uscita del
Supplément (Savary J. – Savary P.L. 1726). Anche lo stesso editore
Estienne pubblica nel 1742 una seconda edizione del Dictionnaire; il
tentativo di aumentare la base di informazioni fallisce di fronte alla
difficoltà di raccoglierle, nonostante che il controllore generale Orry
l’abbia appoggiato sollecitando direttamente le risposte dei mercanti
e dei funzionari; l’unica novità sarà la fusione nel corpo del testo del
Supplément (Savary J. – Savary P.L. 1741) e l’aggiornamento degli
articoli su “ Commerce” e “ Compagnie”, sistemati in un volume a
parte. Altre tre edizioni si susseguono presso l’editore Estienne tra il
1748 e il 1750, ma il testo non subirà alcuna modificazione
(Savary J. – Savary P.L. 1750). Saranno invece gli editori svizzeri
Frères Philibert a riuscire nell’impresa di promuovere, nel 1741-42,
un’edizione arricchita del Dictionnaire (Savary J. – Savary P.L.
1741-42).
80 Rosario Patalano

Il loro obiettivo è quello di riprendere il progetto dei Savary imi-


tandone il metodo di lavoro. Essi ritengono necessario aggiornare
«un Ouvrage de cette importance e de cette utilité», aumentandola e
correggendola «selon les temps e les circonstances, par des
Mémoires plus récents et par des pièces curieuses et intéressants»
(Savary J. – Savary P.L. 1741, p. XXXVII), ma senza «se donner
cette liberté qu’avec beaucoup de précautions, et non sans bien
examiner et sentir si l’on a saisi le système et l’ordre d’un auteur,
qu’on veut suivre et imiter» (ibidem). Innanzitutto intendono
raccogliere informazioni riguardo al commercio di altri paesi, perché
il Dictionnaire «s’est attaché principalement au Commerce de la
France» (ibidem). A questo scopo si avvalgono di memorie di
viaggio, soprattutto quelle di Garcin sulle Indie Orientali, ma anche
di studi di botanica, di scienze naturali (tra cui il saggio di
Woodward), di geografia fisica e
de plus on eu soin d’ extraire des meilleurs ouvrages les plus récents, comme
avaient fait Mr. Savary, tout ce qui a rapport au commerce et l’ on a presque tou-
jours cité ses auteurs pour garants (ibid., p. XXXVIII).

Non poteva quindi sfuggire l’opera di Jean-François Melon, Essai


politique sur le commerce (Melon 1734[1736]), pubblicato pochi
anni prima, considerato «ouvrage profond en ce genre» (Savary J. –
Savary P.L. 1741, p. XXXVIII).
La presenza di Melon è dimostrata dall’aggiunta all’articolo
“ Commerce”, che è ora definito come «l’échange du superflu pour le
nécessaire», secondo appunto la definizione dell’«auteur de l’Essai
politique sur le commerce» (Savary J. – Savary P.L. 1723, vol. III,
col. 5); un libro che
ne regarde pas le commerce des particuliers entre eux, mais la manière dont le
Législateur peut procurer à sa Nation les facilités de se servir à son avantage
de toutes les productions de son territoire (ibidem).

È quindi uno strumento politico, «plus propre a conserver, et même


à agrandir un État que les armes» (ibidem).
Nel Dictionnaire si trova anche un’eco delle polemiche sul-
l’augmentation della moneta:
Mr. Melon avait avancé que le prix des Monnoyes était indifférent, et que sou-
vent il était avantageux de l’ augmenter. Le but de Mr. Melon, en posant ce
principe, était de justifier le Système de Mr. Law, qui avait pour base
l’ augmentation des Monnoyes, et pour tout soutien, leur variation continuelle
(Savary J. – Savary P .L. 1723, vol. II, col. 1388).
Il Dictionnaire universel de commerce 81

Opinione respinta da Dutot (Dutot De Fenare 1843[1736]) che


aveva «soutenu que la saine politique ne permet pas que l’on admet
cette dernière proposition», considerando la mutazione della moneta
solo come l’ultima soluzione per far fronte ai problemi dello Stato.
Infine si riportava l’opinione degli autori dell’Examen
(Deschamps – Paris-Duverney 1740), che si muovevano su una linea
di compromesso tra gli opposti, stabilendo che il diritto di fissare il
prezzo della moneta era nelle prerogative della Corona e che il
ricorso alle mutazioni era stato il tradizionale soccorso dello Stato in
difficoltà. T uttavia i principi avevano ben chiaro che una moneta
forte costituiva il mezzo più sicuro per la «tranquillité de l’État»
(Savary J. – Savary P.L. 1723, vol. II, col. 1389).
Gli editori Philibert avevano così intelligentemente risolto il
problema dell’aggiornamento del Dictionnaire21 pur senza mutare
l’impianto generale dei Savary: l’addition alla voce permetteva
infatti di tener conto in qualche modo dei rapidi progressi che la
science du commerce andava compiendo in Francia soprattutto. Era
una sorta di porta sempre aperta per recepire i contributi esterni; e
questi non dovevano mancare negli anni seguenti.
T ra il 1751 e il 1759 intorno al nuovo intendente di commercio
Vincent de Gournay 22 si riunì un gruppo di giovani intellettuali
interessati ai problemi economici e che ebbe il grande merito di fare
«della Francia il centro più vivo di discussione che allora esistesse in
Europa su questa materia» (Venturi 1970, p. 153). Vi troviamo
innanzitutto François Véron de Forbonnois23 , poi Herbert 24 , Butel-

21
Nel 1750 fu pubblicata una seconda edizione ginevrina che sostanzialmente ricalcava quella
del 1741 con l’aggiunta di un quarto volume che conteneva un’edizione del Parfait négociant di
J. Savary padre.
22
Jean-Claude-Marie Vincent de Gournay (1712-1759) fu mercante in Spagna e viaggiò in In-
ghilterra, Olanda e Germania. Nel 1751 fu nominato Intendente per il Commercio e s’impegnò
nell’attuazione di importanti riforme improntate alla lotta ai monopoli (si deve, secondo alcuni,
proprio a lui la diffusione dello slogan laissez faire, laissez passer). Raccolse intorno a lui un
gruppo di studiosi impegnati ad analizzare comparativamente le economie dei paesi europei,
con particolare riguardo alla Gran Bretagna. Su Gournay cfr. Schelle (1897); Diaz (1962,
pp. 29-41); Borghero (1974, pp. XXX- XXXII); Hutchison (1988, pp. 224-225).
23
François Louis Véron de Forbonnais (1722-1800), fu uno dei membri più influenti del gruppo
riunito intorno a Gournay ; erede di una ricca famiglia di industriali, era stato ispettore generale
della Zecca; tra i collaboratori dell’Enciclopedia aveva scritto gli articoli: “Change”,
“Concurrence”, “Culture des terres” ed “Espèce”; lavori che formano capitoli della sua opera
più importante Eléments du commerce (Forbonnais 1754).
24
Claudes-Jacques Herbert (1700-1758), direttore delle carrozze pubbliche di Bordeaux si legò
al gruppo di de Gournay e sostenne la proposta di liberalizzazione del commercio dei grani.
82 Rosario Patalano

Dumont 25 , Plumard de Dangeuil26 e il giovane T urgot, tutti


impegnati a comprendere le ragioni del successo britannico in campo
commerciale e a predisporre gli strumenti per poter superare il gap,
appoggiando i tentativi di riforma fiscale ed economica avviati dal
controllore generale delle finanze Machault 27 . Ma il loro orizzonte
d’analisi è ancora più interessante perché non si restringe al
confronto Francia-Gran Bretagna: essi guardano oltre i Pirenei, alla
Spagna in decadenza e alle proposte di riforma che vengono
formulate dagli economisti spagnoli e guardano con attenzione
anche all’Italia.
Insomma tutta la migliore letteratura economica europea
passava per Parigi: Forbonnais, oltre a pubblicare i suoi Éléments du
commerce, traduceva l’opera di Charles King, The British Merchant,
a cui aggiungeva il Discours préliminaire e il saggio Idée générale du
commerce de la Grande Bretagne28 e il trattato dello spagnolo
Geronimo de Uztàriz, Theorica y practica de commercio y
marina 29 ; Plumard de Dangeul aveva tradotto l’opera di un altro
riformatore spagnolo Bernardo de Ulloa, Restablecimiento de las
fabricas y comercio español30 , e, sotto il nome di John Nickolls,
aveva pubblicato l’importante confronto tra l’economia inglese e
quella francese (Nickolls 1753); Butel-Dumont aveva tradotto
l’opera di John Cary An Essay on the State of England 31 e insieme a
de Gournay quella di Josiah Child, A Discours about Trade32 ; il figlio
di Montesquieu (Jean Baptiste de Secondat) traduceva il libro di

25
George-Marie Butel-Dumont (1725-1788), avvocato, censore reale e segretario
d’ambasciata Pietroburgo.
26
Louis-Joseph Plumard de Dangeul (1722-1777), che visitò Genovesi a Napoli.
27
Jean-Baptiste de Machault d’Arnouville fu controllore generale delle finanze tra il 1745 e il
1754. A lui si deve il progetto di risanamento delle finanze francesi dissestate dalle enormi
spese sostenute durante la guerra di successione austriaca. Subito dopo la pace di Aquisgrana,
approfittando del periodo di pace, Machault propose l’istituzione di una nuova imposta, il
vingtième, che doveva essere pagata da tutti i ceti, compreso il clero e la nobiltà. I parliaments
e il clero si opposero all’applicazione di questa imposta e la politica di compromesso di Luigi XV
finì per abbandonare ogni serio progetto di riforma fiscale.
28
King (1753); la traduzione è condotta sulla terza edizione inglese (King 1748).
29
Utzàriz (1753). Geronimo de Uztariz (1670-1732), pubblicò Theórica y pràctica de comercio
y de marina (Utzàriz 1724).
30
Ulloa (1753). Bernardo de Ulloa (? -1740), Restablecimiento de las fabricas y comercio
español… (Ulloa 1740). Attraverso la mediazione francese non passava quindi solo la
produzione inglese, ma anche quella spagnola.
31
Cary (1755). John Cary (? -1720), An Essay on the State of England… (Cary 1695). La tradu-
zione fu condotta in collaborazione con Vincent de Gournay .
32
Child (1754). Josiah Child (1630-99) aveva pubblicato A Discours about Trade (Child 1690).
Il Dictionnaire universel de commerce 83

Joshua Gee, The Trade and Navigation 33 , e infine Claude-Jacques


Herbert pubblicava il suo Essai sur la police générale des grains
(Herbert 1753).
I lavori del gruppo di de Gournay si legarono naturalmente
all’iniziativa intellettuale più importante del Settecento francese, la
pubblicazione dell’Enciclopédie, avviata nel 1751 e alla quale i suoi
esponenti più in vista collaborarono attivamente fino a quando non
furono soppiantati dalla nuova scuola fisiocratica di Quesnay.
Nel quadro detto Système figuré des connaissances humaines,
che compare nel primo volume dell’Encyclopédie, la science de
l’homme è dominata dalla raison così come lo è la science de la
nature, mentre l’histoire è posta nel campo della mémoire. In questa
sistemazione appare la science œconomique come ramo della
science morale particulier o della science des loix ou jurisprudence,
accanto alla science politique e alla scienza del diritto naturale; la
materia economica è distribuita tra la Jurisprudence naturelle (i
doveri dell’uomo isolato), la Jurisprudence politique (l’uomo in
società) e la Jurisprudence œconomique («la science des devoirs de
l’homme en famille»). Pur se ancora definita in rapporto alla
morale, l’economia si guadagnava così un posto nell’“ albero della
conoscenza” illuministico; era questo il primo passo verso il
riconoscimento di una dignità scientifica per la materia
economica34 .
Agli editori Philibert non restava che recepire nel loro
Dictionnaire queste innovazioni innestandole ancora una volta
sull’impianto dei Savary. Nasce con questa struttura l’edizione di
Copenhagen, pubblicata in cinque volumi dal 1759 al 1765
(Savary J. – Savary P.L. 1759-65), e destinata prevalentemente al
mercato dell’Europa nordoccidentale (che aveva già mostrato un
certo interesse pubblicando la prima traduzione del Dictionnaire in
tedesco); infatti circa il 70 per cento dei sottoscrittori dell’iniziativa
editoriale saranno residenti nell’area del Mare del Nord e del Baltico
(Paesi-Bassi, Germania, Paesi scandinavi, Russia), il resto sono
francesi, svizzeri o residenti in paesi del Mediterraneo 35 , ben pochi,

33
Gee (1749). Joshua Gee, The Trade and Navigation of Great-Britain (Gee 1738).
34
L’articolo “Économie politique” era stato redatto da J.J. Rousseau e poi pubblicato a parte
come Discours sur l’œconomie politique nel 1758. Tuttavia, osserva J.-C. Perrot, il significato
attribuito da Rousseau al termine è ancora legato all’« économie domestique des Grecs» e
tratta « de l’économie familiale aux aspects constitutionnels de la société en négligeant tout
macro-économie» (Perrot 1992, p. 67).
35
Cfr. su questi calcoli Perrot (1992, p. 102).
84 Rosario Patalano

a dimostrazione che le edizioni precedenti del Dictionnaire sono


state già ampiamente diffuse in queste aree.
L’edizione di Copenhagen è particolarmente importante perché
ci mostra anche il grado di diffusione “ sociale” raggiunto dal
Dictionnaire. Oltre il 30 per cento dei sottoscrittori sono
aristocratici e questo mostra il grande interesse per la nuova langue
du commerce ed è il segno più evidente di un’egemonia culturale
ormai raggiunta.
Nella “ Préface” gli editori Philbert spiegano la loro scelta edito-
riale come un risultato del rapido progresso della scienza
commerciale:
Les objets auxquels ce Dictionnaire est consacré reçoivent tous les jours de
nouveaux accroissements, par les lumières qu’ on s’ efforce à l’ envi de répandre
sur le Commerce et sur les Arts. Nous avons, pour perfectionner cette Édition,
tâché de puiser dans les meilleurs sources. Le célèbre Dictionnaire
Encyclopédique, et le Journal Œconomique, renferment des richesses dont
nous nous sommes fait un devoir de profiter36.

Nello stesso tempo essi estendevano e approfondivano le


informazioni sul commercio dei Paesi del Nord, ai quali era destinata
l’edizione.
Il Dictionnaire veniva così integrato con gli articoli
dell’Encyclopédie, ma le esigenze editoriali non permettevano di
seguire completamente le tappe dell’evoluzione dell’opera di
Diderot, e l’ultimo volume dell’edizione di Copenhagen usciva nel
1765, fermandosi a recepire i primi sette volumi fino alla lettera
G37 . T uttavia l’edizione registrava l’incontro tra i philosophes
dell’Encyclopédie e le teorie fisiocratiche38 .
Il metodo scelto dai Philemon per aggiornare il loro
Dictionnaire non fu accolto senza critiche. Nel giugno del 1763 gli
editori Estienne di Parigi attaccarono le aggiunte contenute
nell’edizione di Copenaghen sul “ Mercure de France”,
considerandole un inutile plagio 39 degli articoli dell’Encyclopédie, in
quanto

36
Ediz. Copenhague, Avis non paginato. Il mensile “Journal œconomique” era stato fondato nel
1751.
37
I primi sette volumi dell’Encyclopédie furono pubblicati tra il 1751 al 1757, gli altri dieci fu-
rono pubblicati dal 1766 al 1772.
38
Cfr. Diaz (1962, pp. 380-395). Gli articoli “Fermiers” e “Grains”, furono pubblicati
rispettivamente nel VI (1756) e VII (1757) volume dell’Encyclopédie.
39
L’accusa di plagio, lo ricordiamo, fu una delle cause che portarono al sequestro dei primi vo-
lumi dell’Encyclopédie e all’arrêt del gennaio 1752.
Il Dictionnaire universel de commerce 85

ce plagiat des éditeurs de Copenhague rend leur ouvrage inégal depuis l’ A


jusqu’ au G, inclusivement, c’ est-à-dire, en sept Lettres il y a quinze-cent
articles ajoûtés ou changés, et deux volumes et demi; tandis que depuis H à Z,
c’ est-à-dire en seize Lettres de l’ Alphabet, il n’ y a que cinq-cent articles
environ, et un volume et demi seulement (Savary J. – Savary P .L. 1759-65,
vol. V, Avertissements des éditeurs, non paginato).

Inoltre
l’ Encyclopédie, d’ où l’ on a tiré ces additions, n’ étant pas achevé, les articles
que les éditeurs de Copenhague en ont empruntés ne forment pas à beaucoup
près un corps complet de doctrine et de principes (ibidem).

Infine l’opera appariva ancora insufficiente da un punto di vista


della ricezione delle fonti: «On a négligé de consulter les meilleures
sources Melon, Cantillon, Hume, Child, Jean de With, le Négociant
Anglois, et les ouvrages anglois» (ibidem) 40 .
Nonostante la loro strumentalità, queste critiche rivelavano che
il sistema delle integrazioni non poteva più soddisfare; l’editore
Estienne, infatti, prendeva un’altra strada annunciando il progetto
per la pubblicazione di un Nouveau dictionnaire de commerce, che
affidava all’abate Morellet.
4. L’ipostatiz z az ione de lla langue du commerce: il proge tto
de ll’abate More lle t

I Philibert nonostante il successo della loro iniziativa non


potevano evitare che anche il Dictionnaire cadesse sotto i colpi
della critica dell’Illuminismo.
La costruzione di un “ sistema” del sapere è stato il primo
impulso del progetto enciclopedico; esso è stato anticipato dal Traité
des systèmes di Condillac (Condillac 1749) e ha trovato il suo
manifesto programmatico nel Discours préliminaire di d’Alembert
alla stessa Encyclopédie (d’Alembert Le Rond 1751). Di questa
esigenza di sistematicità si fa portatore sul terreno della nuova
scienza economica l’abate André Morellet.
Incaricato, come abbiamo visto, fin dal 1763 dall’editore
Estienne di curare una nuova edizione dell’opera dei Savary, che
potesse tener conto di tutte le grandi innovazioni e progressi
compiuti dalla scienza del commercio, Morellet invece sposta il

40
Gli editori si difendevano da queste accuse ricordando che avevano sempre citato le fonti e
che avevano tenuto sempre conto, fin dall’edizioni ginevrine, dei progressi della scienza del
commercio.
86 Rosario Patalano

progetto su un piano più alto e definisce i lineamenti di quella che


dovrebbe essere, almeno nelle intenzioni, l’Encyclopédie del sapere
economico e che sono tracciati in un lungo Prospectus d’un
nouveau Dictionnaire de commerce pubblicato nel 1769 (Morellet
1769).
Per Morellet la scienza economica è giunta ormai ad uno stadio
di maturità:
un nombre considérable de faits ont été mieux connus et mieux constatés; on en
a recherché les causes avec sagacité, la pratique s’ est étendue et la théorie
s’ est perfectionnée. Il est temps de réunir ces connaissances et de les déposer
dans un Ouvrage qui par son étendue et par sa forme puisse les répandre et
peut-être en accélérer le progrès (ibid., p. 2).

Si tratta di legare insieme un grande numero di fatti particolari e una


ristretta quantità di principi generali che ne risultano, ed è solo in un
dizionario che «le faits peuvent être constatés les uns par les autres,
comparés aux principes, et qu’on peut éprouver les principes eux-
mêmes en les rapprochant» (ibid., p. 7).
Per questo scopo, secondo Morellet, il Dictionnaire dei Savary è
uno strumento insufficiente, perché:
– ha un difetto di piano e d’ordine espositivo: nell’opera dei
Savary si trovano «des faits locaux ou particuliers à un état
politique placé sous des articles généraux, et réciproquement des
faits généraux sous des articles particuliers; un ouvrage qui porte
le titre d’Universel où l’on montre presque uniquement la
France, Paris et quelquefois la boutique du Marchand, sans
embrasser le commerce des nations; des détails minutieux qui ne
peuvent intéresser ni le commerçant ni l’homme d’état; des
descriptions d’histoire naturelle, lorsqu’il ne faudrait donner que
des notions premiers et mercantiles des substances qui sont les
objets du commerce; des descriptions d’arts incomplètes,
inexacte et toujours étrangers à un Dictionnaire de Commerce;
en un mot, un édifice irrégulier dont les parties n’ont aucune
proportion, aucune symétrie, aucune liaison» (ibid., p. 15);
– non ha rigore espositivo in quanto omette un grande numero di
fatti anche rilevanti, «l’auteur et l’éditeur paroissent avoir oublié
entièrement l’agriculture, cet objet le premier et le plus
intéressant de ceux qui doivent entrer dans le tableau du
commerce» (ibid., p. 16) e si dilunga su fatti, come la minuziosa
descrizione dei minerali, delle spezie o di altre materie prime che
Il Dictionnaire universel de commerce 87

non rientrano propriamente nel campo della scienza del


commercio;
– le voci sono redatte con grande inesattezza: «au temps où
M. Savary écrivoit, l’état du commerce étoit bien exactement
tel qu’il nous le peint […] son Dictionnaire a été commencé vers
la fin du siècle dernier; les mémoires sur lesquels il a été fait,
doivent être rapportés à cette époque» (ibid., pp. 16-17), ma in
quasi ottant’anni lo stato del commercio è mutato e la teoria ha
fatto grandi progressi, «un grand nombre de causes ont fait
prendre à la science du commerce une face toute nouvelle»
(ibid., p. 17);
– manca di una “ teoria generale del commercio” e i pochi articoli
di carattere generale sono troppo legati a fatti empirici per
contenere massime generali.
Questi difetti non sono stati superati né dalle versioni inglesi di
Postlethwayt, che conserva sempre l’impianto dei Savary, né
dall’edizione di Copenaghen; infatti, il rimedio utilizzato dagli
editori Philibert è stato quello di prendere dall’Encyclopédie gli
articoli generali di economia politica, ma questi ultimi non risolvono
tutte le questioni della teoria del commercio, né del resto si tratta di
opinioni incontraste ed accettate pacificamente; del resto il loro
inserimento nel corpo del Dictionnaire non fa che aumentare il suo
carattere disorganico e contraddittorio, con l’accostamento
pericoloso di vecchio e nuovo; infine il legame con l’opera di
Diderot si è fermato al settimo volume alla lettera G e sono state
escluse le voci pubblicate nei volumi successivi, anche quelle più
importanti come “ Luxe”, “ Population”, “ Prohibition”.
Tel est le jugement – osservava in conclusione Morellet – que nous sommes
forcés de porter de l’ ancien Savary [et] le Dictionnaire de Commerce avoit
besoin d’ être refait en entier dans son plan et dans ses détails, et pour établir
la nécessité d’ un nouveau travail (ibid., p. 20).

Il piano di Morellet prendeva però l’avvio proprio da un’analisi


delle voci del Dictionnaire di Savary, queste apparivano riconducibili
a tre materie:
articles de Géographie commerçante et de noms de Lieux […] articles traitant
d’ objets et matières du Commerce et de noms de Substances, productions de
la nature et de l’ industrie; des articles concernant la théorie du Commerce et
de se opérations et des termes abstraits et généraux. D’ après cette
distinction, on voit quel le Dictionnaire de Commerce doit contenir trois
grandes masses de connoissances; connoissances de la Géographie
88 Rosario Patalano

commerçante, connoissance des objets et matières de Commerce,


connoissance de la théorie du Commerce et de ses opérations en général (ibid.,
p. 26).

Questa divisione è secondo Morellet completa perché permette di


comprendere tutti i “ fatti” e i “ principi” che riguardano la scienza
del commercio.
P our Géographie commerçante d’ un pays – precisava ulteriormente – nous
entendons le connoissance que veut acquérir celui qui cherche a s’ instruire
sur l’ état du Commerce d’ une telle Nation, d’ une telle province, d’ une telle
ville […] P ar objets ou matières du Commerce, nous entendons toutes les
productions de la nature et de l’ art qui sont la matière des échanges de la vente
et de l’ achat, en un mot du Commerce […] La théorie générale du Commerce et
de ses opérations, comprend les connoissances qui ont pour objet le
Commerce en général; les moyens qu’ il employe, les opérations qu’ il fait, les
principes d’ après lesquels il doit être conduit (ibid., pp. 26-27).

Il suo dizionario sarebbe appunto stato diviso in tre parti (tre


vocabolari) destinate ad accogliere le tre materie e avrebbe separato
nettamente i “ fatti” dai “ principi”: «les Faits dans la Géographie
commerçante, et dans les définitions des objets ou matières du
commerce, les Principes dans la théorie du commerce et de ses
opérations» (ibid., p. 26).
Ad un livello più basso è posto il “ fatto particolare”, ciò che
appare abbondantemente nel vecchio Dictionnaire dei Savary, in cui
se si cerca
quelque terme relatif à la science du Commerce en général et de ses opérations,
et comme Assurance, Banque, Compagnie, et au lieu d’ y trouver des notions
générales de ces divers établissements, de leur nature, de leurs procédés, de
leurs effets, etc. y trouve des détails purement locaux et particulier à quelque
états politiques. C’ est ainsi l’ Article Banque on trouve l’ histoire et les
règlements des Banque d’ Angleterre, de France, de Venise, etc. (ibid., p. 25).

Ma il fatto “ non ha intelligenza” occorre spostare lo sguardo più in


alto verso quella conoscenza delle leggi che regolano il commercio:
pour qu’ on puisse entendre, à l’ Article Angleterre, les faits qu’ on doit y
recueillir sur le monnoies, sur son change, ses banques, etc. il faut qu’ on sache
ce que la Monnoie en général et ses fonctions, le Change en général et sa
nature, les Banques en général et leurs usages, etc. (ibid., p. 28).

Vi è certo legame tra fatto e principio, «mais ces même, malgré leur
liaison et leurs rapports, sont assez distincts pour qu’on puisse les
séparer» (ibidem).
Il Dictionnaire universel de commerce 89

Il metodo di Morellet può essere ben rappresentato dall’articolo


“ Monnoie”. La parola moneta è nota a tutti – osserva Morellet –
essa indica «une pièce d’un certain métal, d’une forme déterminée,
marquée d’une certaine empreinte, et qui s’échange dans le
commerce contre le choses vénales […] Le mot Monnoie, dans cette
acception, n’a point une signification abstraite et générale» (ibid.,
p. 91), è un fatto che abbiamo sotto gli occhi e che quindi non può
lasciare equivoci. T uttavia se spostiamo lo sguardo ad altre epoche
della storia o ad altri popoli vedremo che la moneta non è sempre il
“ fatto” che abbiamo sotto gli occhi, «on trouve dans l’Histoire et
dans les Voyageurs que le bestiaux chez les Grecs et chez les anciens
habitants du Latium; que les nattes chez des peuples de la côte
occidentale d’Afrique; que certaines coquilles en plusieurs pays de
l’Asie et de l’Afrique; que le poisson dans le Groenland» (ibid.,
pp. 91-92) sono serviti come moneta e «on voit que l’idée des
métaux n’entre plus dans cette acception du mot Monnoie»
(ibidem). Dal singolo “ fatto” si deve quindi procedere ad una
generalizzazione più ampia che tenga conto anche di quello che pur
non essendo sotto i nostri occhi esiste comunque; la moneta sarà
quindi qualsiasi strumento che possa servire da “ misura” dei valori e
da “ pegno”, “ strumento” nello scambio (gage),
mai d’ après cette seule observation, il se présente une foule de questions,
qu’ il est nécessaire d’ éclairir, si l’ on veut entendre ce que c’ est que la
Monnoie dans toutes les significations que ce mot reçoit dans la langue du
commerce. Qu’ est-ce-que la valeur? Comment les hommes ont-ils employé pour
désigner et mesurer les valeurs? Comment s’ est formé, étendu et complété l’ art
de l’ évaluation? Comment une chose est-elle le Gage et le Moyen de
l’ acquisition de toutes les autres? Quelle causes ont rendu les métaux Mesure
et Gage des valeurs les plus communément et presque universellement
employés? Comment s’ est établie la Monnoie proprement dite? Comment les
Monnoie de compte, de banque, les Papiers de crédit, etc. L’ examen de toutes
ces questions entre nécessairement dans la Théorie générale du commerce et
ses opérations; et nous nous en occuperons aux articles Valeur, P rix,
Monnoie, etc. (ibid., p. 96).

I fatti che costituiscono la langue du commerce sono elementi


necessari alla costruzione scientifica: questo distingue il movimento
illuministico dalle altre impostazioni filosofiche che hanno eretto si-
stemi senza fondarli sull’esperienza, ma è pur vero che il
movimento dei “ Lumi” pur
90 Rosario Patalano

rinunciando all’ esprit de système […] e combattendolo esplicitamente […]


non perciò rinuncia all’ esprit systématique, ma intende farlo valere e agire in
un modo diverso e più energico. Invece di chiudere la filosofia entro i limiti di
un dato edificio dottrinario, invece di legarla a determinati assiomi, stabiliti
una volta per sempre, e alle deduzioni che se ne possono trarre, la filosofia
deve svolgersi in libertà e schiudere in questo suo processo immanente la
forma fondamentale della realtà, la forma di tutto l’ essere sia naturale che
spirituale (Cassirer 1973, p. 10).

È appunto la costruzione di un esprit systématique sul terreno


particolare della nuova scienza economica che costituisce il
programma di Morellet. I principi della théorie du commerce – così
scriveva –
s’ élevant au-dessus des faits locaux et au-dessus même des opérations de
commerce communes à tous les pays, recherche[nt] la nature du Commerce en
général; étudie[nt] en grand, et abstraction faite de tous les détails, les sources,
les matières, les loix, les moyens et les effets du Commerce; descend[ent] des
causes aux effets et tâche[nt] de remonter des effets aux causes; s’ efforce[nt] de
déterminer les meilleurs loix par lesquelles on peut diriger au plus grand
bonheur des société le Commerce (Morellet 1769, p. 326).

E sottolineava che essa «est moins faite pour le commerçant que


pour le Philosophe et l’Administrateur. Un Négociant habile peut
posséder la T héorie des opérations du Commerce, sans avoir porté
ses regards et ses réflexions sur la science du commerce en général»
(ibidem), la conoscenza scientifica «ne lui est pas nécessaire pour la
conduite du commerce le plus étendu» (ibidem).
La separazione tra fatti (“ arte”) e principi (“ scienza”) è quindi il
“ cuore” del piano di Morellet 41 ed essa va ben oltre l’esigenza di una
“ sistemazione” enciclopedica della materia commerciale; ormai la
langue du commerce è penetrata a fondo nella società francese, è
diventata l’oggetto di studi specifici, ha trovato il suo spazio
autonomo come parte della scienza del governo ed essa spingerà
sempre più in avanti questa sua autonomia; occorre quindi fare una
necessaria operazione di “ purificazione”, affinché quella langue
possa perdere ogni carattere contingente e diventare universale. Il
processo di “ purificazione” è quindi diretto ad assumere e
consolidare un’autonomia, recependo i progressi teorici compiuti
nello spazio di venti anni, non a caso oltre il 70 per cento delle

41
Non a caso Morellet indica la sua futura opera come “Dictionnaire d’art et de science”
(1769, p. 343).
Il Dictionnaire universel de commerce 91

opere di economia che figurano tra le fonti del progetto di Morellet


sono state pubblicate tra il 1750 e il 1768, oltre il 70 per cento di
questi titoli è in lingua francese ed inglese42 , cioè sono produzioni
intellettuali dei due paesi in cui la società commerciale è più
avanzata.
Morellet recepisce così l’esigenza che è già stata avanzata ben
dieci anni prima dal suo amico T urgot, di trasformare il commerce
in philosophie, di
découvrir les causes et les effets cachés de cette multitude de révolutions,
remonter aux ressorts simples dont l’ action toujours combinée et quelquefois
déguisée par les circonstances locales dirige toutes les opérations du
commerce, reconnaître ces lois uniques et primitives […] saisir ces rapports par
lesquels il s’ enchaîne avec toutes les branches de l’ économie politique
(Turgot 1759).

A T urgot e poi a Morellet il discorso economico sembra giunto ad


uno stadio così avanzato che è possibile esigere la sua
“ sistemazione” definitiva.
È un passo decisivo, Morellet lo compie con le tutte le
implicazioni e giustamente affronta la discussione sulla “ verità” delle
parole nell’ambito dei problemi legati alla redazione della teoria
generale del commercio.
Le plus grand service qu’ on puisse rendre aux sciences est de bien définir le
mots. La Grammaire philosophique est le principe le plus puissant de progrès
de connaissance humaine, parce qu’ elle seule peut préparer et avancer ceux que
la Logique dont l’ imperfection arrête continuellement la marche de l’ esprit
humain vers la vérité. Dans la science de l’ économie politique en particulier, il
nous semble que beaucoup d’ incertitudes et d’ obscurités enveloppent encore
la plus grande partie des termes. Les Ouvrages économiques ne nous
présentent guère que des acceptions vagues et confuses des mots Commerce,
Richesse, Circulation, Luxe, etc., rarement des définitions nettes et un emploi
constant et univoque (Morellet 1769, p. 351).

La definizione della “ verità” delle parole «ne pouvant pas être


semblable e sur le même plan, comme celles des objets de
Commerce» (ibidem); il progetto dei Savary è qui esattamente
rovesciato, non è la pratica empirica che è la base del significato
oggettivo delle parole, è invece l’astrazione scientifica a dare loro
quel necessario carattere di generalità che permette di distinguere la
verità scientifica dall’opinione e dal senso comune.

42
Per questi dati cfr. Perrot (1992, pp. 111-112).
92 Rosario Patalano

L’ambizione di Morellet di espellere l’opinione dalla scienza


economica andrà subito spenta: Dupont de Nemours recensendo il
Prospectus sull’organo della fisiocrazia Éphémérides du citoyen
accuserà l’abate di metafisica, mostrando diffidenza per tutte quelle
definizioni a cui Morellet ha solo appena accennato nel suo lavoro.
Il suo Nouveau dictionnaire non sarà mai pubblicato.
Al di là del risultato concreto e delle ambizioni frustrate di
Morellet, resta il suo metodo; con esso gli elementi della langue du
commerce finiscono per essere “ ipostatizzati”, trasformati in
categorie astratte svincolate dalla vita reale economica; è vero, c’è
la lingua dei mercanti che è utilizzata nella vita quotidiana e che è la
base di partenza, ma essa non può fornire i principi generali, che
invece vanno costruiti su “ ordinamenti concettuali”, gli unici in
grado di costituire un processo di conoscenza43 . Quel contatto con la
vita reale che era il cuore del Dictionnaire dei Savary viene reciso da
Morellet, ma l’abate non fa che riprodurre sul suo terreno specifico
una tendenza che si è affermata con la fisiocrazia e che Condorcet
consoliderà con la sua “ mathématique sociale”. Allo sbocco di questo
processo troveremo le grandi concettualizzazioni dell’economia
classica, come il valore, il profitto, la rendita, il capitale, e tutte
saranno svincolate dalla loro esistenza reale e considerate come
categorie pure.
È insomma il metodo che lo stesso Marx riconosce come la
strada per la fondazione del discorso scientifico in economia:
Gli economisti […] incominciano sempre dall’ insieme vivente la popolazione,
la nazione, lo stato, più stati ecc., finiscono però sempre con l’ individuare
attraverso l’ analisi alcune relazioni astratte e generali determinanti, come la
divisione del lavoro, il denaro, il valore, ecc. Appena questi singoli momenti
furono più o meno fissati e astratti, sorsero i sistemi economici che dal
semplice come il lavoro, la divisione del lavoro, il bisogno, il valore di
scambio risalirono fino allo stato, allo scambio tra le nazione e al mercato
mondiale (Marx 1978, p. 25).

Se la strada per Marx è corretta non lo è però l’uso che poi si fa


delle categorie così definite, perché
anche le categorie più astratte, sebbene siano valide – proprio a causa della
loro astrazione – per tutte le epoche, in ciò che vi è di determinato in questa

43
Accade nel campo del discorso economico quel “rovesciamento” che nel campo della
filosofia sarà compiuto da Kant (“rivoluzione copernicana” nella sua terminologia) e che
favorirà lo sbocco dell’Illuminismo nell’idealismo tedesco.
Il Dictionnaire universel de commerce 93

astrazione stessa sono il prodotto di condizioni storiche e hanno piena


validità soltanto per e all’ interno di tali condizioni (ibid., p. 30).

Il problema della scienza economica sorge nel momento in cui le


categorie vengono assunte sub specie aeternitatis, come verità.
Con Morellet e i suoi contemporanei, il discorso economico si è
appunto riconosciuto come “ episteme” e le “ parole” hanno perso il
loro significato politico acquistando la valenza di “ verità”.
Bisogna attendere la critica dell’economia politica di Marx
perché a quelle parole possa essere restituito un “ contingente
significato politico”.

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eminent and judicious merchants of the city of London, concerning the
trade and commerce of these kingdoms; more particularly that which re-
lates to France, Spain and Portugal. And illustrated with notes and
maxims useful to trade in general. Originally compos’d by a body of mer-
chants (whose names are mention’d in the preface) and publish’d by mr.
Charles King, in three larges volumes octavo, at one guinea and a half,
Tho. Osborne, [London].
__________ (1753), Le négociants anglois ou traduction libre du livre inti-
tulé The British merchant contenant diverses mémoires sur le commerce
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Morellet A. (1769), Prospectus d’un nouveau Dictionnaire de commerce par
M. l’abbé Morellet en cinq volumes in-folio proposés par souscription,
Estienne, Paris.
Nickolls J. (pseudonimo di Plumard De Dangeul L.-J.) (1753), Remarques
sur les avantages et les désavantages de la France et de la Grande-
Bretagne par rapport au commerce et aux autre sources de la puissance
des états. Traduction de l’anglois du chevalier John Nickolls, troisième
édition, augmentée d’un Essai sur la police et le commerce des grains,
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Paris.
Savary des Bruslon J. – Savary de Bruslon P.-L. (1723), Dictionnaire
universel de commerce: contenant tout ce qui concerne le commerce qui se
fait dans les quatre parties du monde... l’explication de tous les termes
qui ont rapport au négoce... les monnoyes reeles d’or, d’argent de billon,
de cuivre, d’estain...: le detail du commerce ce de la France en général...
les édits, déclarations, ordonnances, arrests, et reglemens donnéz en
matière de commerce, ouvrage posthume du sieur Jacques Savary des
Bruslon; continué sur les mémoires de l’auteur, et donné au public par
Philemon-Louis Savary, 2 voll., Chez J. Estienne, Paris.
__________ (1726), Dictionnaire universel de commerce: contenant tout ce
qui concerne le commerce qui se fait dans les quatre parties du monde...:
l’explication de tous les termes qui ont rapport au négoce...: les
96 Rosario Patalano

monnoyes reeles d’or, d’argent de billon, de cuivre, d’etain...: le detail


du commerce ce de la France en général...: les édits, déclarations,
ordonnances, arrests, et reglemens donnéz en matière de commerce /
ouvrage posthume du sieur Jacques Savary des Bruslons; continué sur les
mémoires de l’auteur, et donné au public par Philemon-Louis Savary,
Chez les Jansons à Waesberge, Amsterdam.
__________ (1730), Dictionnaire universel de commerce: contenant tout ce
qui concerne le commerce qui se fait dans les quatre parties du monde...
l’explication de tous les termes qui ont rapport au négoce... les monnoyes
reeles d’or, d’argent de billon, de cuivre, d’estain...: le detail du
commerce ce de la France en général... les édits, déclarations,
ordonnances, arrests, et reglemens donnéz en matière de commerce,
ouvrage posthume du sieur Jacques Savary des Bruslon; continué sur les
mémoires de l’auteur, et donné au public par Philemon-Louis Savary...
Tome troisième pour servir de Supplément aux deux premier volumes,
composé en partie sur les Memoires de Sieur Jacques Savary des
Bruslons... et perfectionné par M. Philemon-Louis Savary, chez Jacques
Estienne, Paris.
__________ (1741), Dictionnaire universel de commerce: contenant tout ce
qui concerne le commerce qui se fait dans les quatre parties du monde,
par terre, par mer, de proche en proche, & par des voyages de long
cours, tant en gros qu’en d’etail: l’explication de tous les termes qui ont
rapport au négoce... les édits, déclarations, ordonnances, arrests, et
reglemens donnés en matière de commerce / ouvrage posthume du sieur
Jacques Savary des Bruslons...; continué sur les mémoires de l’auteur, et
donné au public par M. Philemon-Louis Savary..., La veuve Estienne,
Paris.
__________ (1741-42), Dictionnaire universel de commerce, d’histoire
naturelle, & des arts & metiers: contenant tout ce qui concerne le
commerce qui se fait dans des quatre parties du monde... l’explication de
tous les termes qui ont rapport au negoce... les edits, declarations,
ordonnances, arrets, et reglemens donnés en matiére de commerce /
ouvrage posthume du Sieur Jaques Savary des Bruslons... continué sur
les memoires de l’auteur, et donné au public par M. Philemon-Louis
Savary, Héritiers Cramer et frères Philibert, Gèneve.
__________ (1750), Dictionnaire universel de commerce, d’histoire naturelle,
& des arts & métiers: contenant tout ce qui concerne le commerce qui se
fait dans les quatre parties du monde, par terre, par mer, de proche en
proche, & par des voyages de long cours, tant en gros qu’en d’etail:
l’explication de tous les termes qui ont rapport au négoce... les édits,
déclarations, ordonnances, arrêts, et reglemens donnés en matière de
commerce / ouvrage posthume du sieur Jacques Savary des Bruslons...;
Il Dictionnaire universel de commerce 97

continué sur les mémoires de l’auteur, et donné au public par M.


Philémon-Louis Savary..., La veuve Estienne, Paris.
__________ (1759-65), Dictionnaire universel de commerce, d’histoire
naturelle, & des arts & metiers: contenant tout ce qui concerne le
commerce qui se fait dans des quatre parties du monde... l’explication de
tous les termes qui ont rapport au negoce... les édits, déclarations,
ordonnances, arrêts, et reglemens donnés en matière de commerce /
ouvrage posthume du Sieur Jaques Savary des Bruslons... continué sur
les memoires de l’auteur, et donné au public par M. Philemon-Louis
Savary, Chez les frères Cl. & Ant. Philibert, Copenhague; di questo
dizionario fu anche pubblicata una édition portatif (Copenhague, 1761-62,
7 voll.).
Schelle G. (1897), Vincent de Gournay, Guillaumin, Paris.
Steuart J. (1805), An Inquiry into the Principles of Political Economy: Being
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Turgot A.R.J. (1759), Éloge de Vincent de Gournay, in “ Mercure”, août.
Ulloa B. (1740), Restablecimiento de las fabricas y comercio español: errores
que se padecen en las causales de su cadencia, quales son los legìtimos
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Dedicado al Rey nuestro señor, Antonio Marin, Madrid.
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Utzàriz G. (1724), Theórica y pràctica de comercio y de marina, Imprenta de
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traduction libre sur l’espagnol de Don Geronymo de Uztàriz, sur la
seconde édition de ce livre à Madrid en 1742, Veuve Estienne et fils,
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