FOGLIA DI SPINACIO
La fotosintesi clorofilliana è un processo chimico grazie al quale le piante verdi ed altri organismi
producono sostanze organiche – principalmente carboidrati – a partire dall'anidride carbonica
atmosferica e dall’acqua, in presenza di luce solare. Durante la fotosintesi la luce solare permette di
convertire sei molecole di CO2 e sei molecole di H2O in una molecola di glucosio (C6H12O6), zucchero
fondamentale per la vita. Come sottoprodotto della reazione si producono sei molecole di
ossigeno, che la pianta libera nell'atmosfera attraverso gli stomi che si trovano nella foglia. La
fotosintesi clorofilliana è il processo di produzione primaria di composti organici a partire da
sostanze inorganiche ed è l'unico processo biologicamente importante in grado di raccogliere
l'energia solare, da cui, fondamentalmente, dipende la vita sulla Terra.
L'energia luminosa può essere utilizzata dai sistemi viventi solo se prima viene assorbita. Una
sostanza in grado di assorbire la radiazione luminosa la cui lunghezza d’onda appartiene ad un ben
preciso intervallo entro lo spettro del visibile è definita pigmento. Alcuni pigmenti assorbono tutte
le lunghezze d'onda della luce e perciò appaiono neri, altri assorbono solo certe lunghezze d'onda,
trasmettendo o riflettendo le lunghezze d'onda che non assorbono.
Per esempio la clorofilla, il pigmento che rende verdi le foglie, assorbe le lunghezze d'onda del
violetto, del blu e anche del rosso, ma, poiché riflette la luce verde, appare verde.
Negli organismi eucarioti fotosintetici (piante e alghe) la clorofilla a è il pigmento direttamente
interessato alla trasformazione dell'energia luminosa in energia chimica (pigmento fondamentale).
Molte cellule fotosintetiche contengono anche un secondo tipo di clorofilla, la clorofilla b, oltre ad
altri pigmenti chiamati carotenoidi, (presenti nei batteri, nelle alghe e nelle piante), detti pigmenti
accessori poiché concorrono all'assorbimento della luce aumentando l'efficacia del sistema. I
carotenoidi comprendono i caroteni, di colore giallo-arancio e le xantofille di colore giallo. In
genere, nelle foglie i colori dei carotenoidi sono mascherati dal verde delle clorofille, che sono i
pigmenti più abbondanti; invece, in alcuni tessuti, come quelli del pomodoro maturo, o nelle
cellule delle foglie quando in autunno cessano di sintetizzare la clorofilla, i colori dei carotenoidi
predominano.
Nelle foglie sono quindi contenuti diversi pigmenti. Mediante una tecnica nota come
cromatografia, è possibile separarli ed identificarli.
Per estrarre i pigmenti dalle foglie, in genere, si sceglie la pianta di SPINACIO, perché le foglie
larghe e carnose si possono frantumare facilmente.
Inizialmente, si spezzetta la foglia con una forbice; i pezzetti di foglia vanno posti in un mortaio e
pestati (con un pestello) per rompere le pareti cellulari. La presenza di un solvente quale etanolo
consentirà di estrarre i pigmenti fotosintetici dalla foglia ottenendo una miscela di colore verde.
L’operazione suddetta può essere sostituita utilizzando direttamente l’estrattore elettrico di cui
disponiamo.
Attraverso l’utilizzo della cromatografia su strato sottile sarà possibile separare ed identificare i
differenti pigmenti di cui è composta la miscela.
Al termine della corsa cromatografica sarà possibile vedere l’effettiva composizione dei differenti
pigmenti fotosintetici. Le bande corrispondenti alle due clorofille a e b saranno grattate dalla
lastrina, estratte dal gel di silice con etanolo e verranno caratterizzate mediante l’utilizzo dello
spettrofotometro, una strumentazione che ci consente di studiare le caratteristiche proprietà di
assorbimento della luce dei pigmenti fotosintetici in soluzione.
1,5 cm