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Fig. I. - Pirancsi, Veduta delle Terme Diocleziane.

S. MARIA DEGLI ANGELI E LE TERME DJOCLEZIANE

Piano parziale di sistemazione.

FFER\\IA Ottavio Pailciroli (I) che tra gli antichi ruderi


delle Terme Diocleziane, fu dapprima eretta « una
chiesuola sacra a S. Ciriaco martire col titolo di car-
diilale prete ». Ma la graude chiesa di S. Maria degli
Angeli la volle Pio IV, creato pap:l ileI 1559 e morto
nel dicembre del 1565.
Ascanio Condivi scrive semplicemente: « La chiesa
di S. Maria degli Angeli nelle Terme Diocleziaue fu in-
trapresa colla direzione di Michdagnolo, in concorrenza
dei principali architetti Ji Roma » (2). Ma il Vasari, COli
maggiore ampiezza racconta cbe « per far la nuova
chiesa di S. Maria degli Angioli nelle Terme Diocleziane, per ridurle a tempio a
liSO di Cristiani, prevalse llll disegllo, che Michelaugelo fece, a molti altri fatti da
eccellenti architetti, con tante belle cousiderazioni per comodid de' frati Certosini,
che l'hanno ridotto oggi quasi a perfezione; che fe' stupire Sua Santità e tutti i
prelati e signori di corte JelIe bellissime consiJerazioni che aveva fatte con giu-
Jizio servendosi di tutte l'ossature di quelle terme: e se ne vedJe cavato un tempio
bellissimo, ed lilla entrata fllor Jella opinione di tutti gli architetti; dove ne re-
porto lode ed ollore infinito l) (3).
Abbreviando il cammino fra le molte citazioni che si potrebbero fare, sen-
tiamo quanto dice l'editore Jdla Guida del Titi, il quale, dopo aver vista la chiesa

(I) Homa sacra e moderna, Roma 1725, pago 151. Edizione di Frane. Posterla.
(2) Vita di M. BUOlltl1TOti, Firenze, 1858, pago 157.
(3) Vite, VII, Firenze, 188 1, pago 261.
~o - Boli. d' Arte.
come l'aveva concepita Michelangelo, ebbe la sventura di vederla nel 1749 come
l'aveva alterata il Vallvitelli! (I).
Egli iII fa tti, appena dieci o dodici anni dopo, scriveva: « Per ridu r la pa rte
maggiore a questo uso sacro, Pio IV ne incaricò il Bonarroti, che col suo gran-
dissimo ingegllo ridusse il maggior cavo, e più saldo, di queste roville a una delle
più maestose e proporzionate chiese, e insieme più regolari che sia iu Roma. Questo
grand'uomo . . . . . . trovò tra questi avanzi rovinosi una gran sala (H H) o tri-
buna o basilica che dir vogliamo, fatta in volta, retta sopra otto colonne di gra-

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Fig. 2. - Terme Diocleziane. - Pianta di S. Maria degli Angeli e delle sale adiacenti.

uito orientale, le maggiori che si sien vedute. Era questa tribuna di torma qua-
drilatera o bislunga proporzionatamente, e queste otto colonlle erano quattro da Ulla
parte, e quattro dall'altra, accostate al muro, ma in isola ed equidistanti tra loro.
Tra l'una e l'altra colonna rimallevano sei archi slIlisurati, due nelle estremità (L'
e due nel mezzo (I), i quali !rapassavano altrove, come si dirà. Sotto i detti archi
estremi erauo quattro cavitl, come se fossero quattro gran cappelle (M), al qual
comodo si potevano facilmente ridurre, e sarebbero state come tame competenti

(I) Per maggìor chiarezza aggiungiamo, nella citazione e nel resto dello scritto, i richiami alle
lettere della pianta, da noi pubblicata alla fig. 2.
chiesette. Due simili cavlta erano uell'ingresso (O), e nel fondo (N), o vogliam dire
lle' lati più corti del detto quadrilatero. Per tauto il Bouarruoti, in Ulla di queste,
aperse una soutuosa porta (E), ricca di travertiui, architettati sul buon gusto greco;
la qual porta guardava verso villa Negroui, e per la quale s'entrava iu chiesa alla
pari e ad essa serviva di ricetto interno quella gran cavità descritta di sopra (O).
Nella cavità poi, che le rimaneva dirimpetto (N), cioè sull'altra estrel1lit~\ stretta
del quadrilatero, costitul l'altare t~rincipale (G), lasciando l'altre cavitù (M) rozze per
ridurle a cappelle quando che fosse. E perchè gli spazi tra le quattro coloune erano
sei per parte e i vani suddetti per le cappelle, come si è accennato, eran quattro,
i due spazi di mezzo erano aperti, come sono ancbe al presente, e mettollo allcora, l'uno,
che è a mauo dritta, iu un pezzo di larghissimo corridore (P) e IUllgo che finisce

Fig. ). - s. ~aria degli Angeli. - Facciata del Vanvitelli.

in un mezzo circolo, dove è un piccolo altare della Madonua: l'altro a Sllllstra, e


che rimane t\:rimpetto, mette in una stanza rotonda (B) grande uguale alla chiesa
di S. Bernardo, dove sono alcune cappellette co' suoi altari, e dove alla dirittura
appunto dell'altare della Madonna è una porticella laterale (Q) per cui s'entra in
chiesa, ma con iscendere cinque o sei gradini. Questa porticella rimanendo più a
portata dell'abitato (e perciò trovandosi prima della porta grande (E), per arrivare
alla quale bisognava fare un gran giro, stante la vastità del tempio) era la più fre-
quelltemente usata dalla gente, e stava sempre aperta, dove che l'altra si apriva
solo nelle FUllzioni solenni. In questo stato di cose fu pensato nell'anno 1749 di
aggiuugere a questa chiesa Ulla cappella al beato Niccolò Albergati certosiuo. Si
poteva per far cio prevalersi di uno dei quattro suddetti vani (M) lasciati rozzi da
Michelangelo, ma fu risoluto piuttosto di murare la porta grande e principale (E),
per cui s'entrava in chiesa in piano, e levare i conci di travertino, e quivi piantar
l'altare del beato Niccolò (R) e quella gran cavid (O), che serviva d'ingresso alla
chiesa, ridurla a cappella. Con quest'occasione furono murate le quattro gran ca-
vid (M), che erano tra le colonne, e che erano state destinate dal Bouarroti per
cappelle, sicche rimasero fuori dalla chiesa, e fu dato loro l'ingresso per altra parte,
e destinate ad altro uso, e a tutta la cbie,a fu fatto prendere altra faccia e la par-
ticella (Q) \aterale rimasta unica divenne la porta principale, e il principale al-
tare (F) divenne quello della Madonna, che era prima il più piccolo e il più me-
schino, e l'altare (G) a la cappella di S. Brunolle (N), che pel disegno dì Miche·
langelo era stato fino allor<l l'altare maggiore, divenne laterale, e il corpo tutto
clelia chiesa e divenuto la crociata. E percbe questa crociata è adorna, come si è
detto, delle otto gran coloune di granito, fu stimato bene aggiungere le colonne
eguali, ma di mattoni, al nuovO corpo della chiesa, dando loro una bella vernice,
sicchè compariscono di granito come le altre. Ma tuttavia rimanendo troppo pa-
tente la differenza, fu pensato cii dar la vernice anche a quelle di granito, siccbè

Fig. 4. - Giov. AnI. Dosio.


Sala delle Terme Diocleziane, prima che fosse convertita in S. Maria degli Angeli.
(Disegno nella Galleria degli Uffizi a Fi1·enze).

ora accompagnano e paiono tutte dello stesso materiale. E percbè i nuovi muri (LL),
che chiudevano le nominate cavità, non rimanessero nudi, per renderli in qualche
modo ornati, ad ognuno di essi sono state appese due tavole, dipinte per collo-
care su li altari della basilica vaticalla, o messe giù o che si dovevan mettere in
mosaico» (I).
Il brano riferito ha tutta la chiarezza delle testimonianze dirette, e cbi l'ba
scritto ha saputo, senza attaccar di jronle, mostrare quanta e quale infamia arti-
stica fu COllsumata allora. Anzi, a più disdoro, egli tace i1110me dell'architetto che
si presto ad essa, nome che il Nibby fece e bersaglio ad un tempo: « Questo
strano mutamento fu operato con architettura di Luigi Vanvitelli, e certo fu llll

(I) FILIPPO TIT!, Descrizione delle pitture, sCIIllllre e archilettu1c esposle al pubblico in Roma
con l'aggillTlta di quanto è slato fallo di nuovo fino all'anno presente. Roma, 1763, pp. 285-289.
ardire il suo di porre le mani in una cosa del Buonarroti, e peggiorarla, con disp·ia-
cere universale e danllo delle a rli? » (I).
Eppure erano tempi quelli in cui simili delitti si potevano compiere senza che
nessullo trovasse argomento di alzar la voce, oppure auche tcutasse di farlo, se
in cuor suo biasimava.
Ma cio che fece ii Vanvitelli fu troppo, e la critica sorse allora inesorabile, e
continuo e contillua. Lo . storico dell'Architettuta Italiaua l'allargo allzi ad ogni
lavoro congenere fatto dal Vallvi telli « il quale -- egli dice - con tutta la sua
fama Ilon fece mai cosa buoua inuestando il moderuo COli l'antico, sconcio che
incontrarono presso che tutte le chiese di Roma» (2).
Il concetto di Michelangelo era quale poteva uscire dalla' meute di grande ar-
tista; quello del Vauvitelli, invece, un espediente assolutamellte meschino, sugge-

Fig. 5. - Giov. Ant. Dosio.


Sala delle Terme Diocleziane, prima che fosse convertita in S. Maria degli Angeli.
(Disegno nella Galleria degli Uffizi a Firenze).

rito da comodid esteriori o topografiche, allzi che da rispetto all'arte. E le risultanze


furono di conseguenza meschine. A parte la mascheratura d'un'abside termale (A)
ridotta a facciata, con incrocio singolarissimo di linee orizzouta li e verticali cbe la
faullo parere Ulla gabbia (Fig. 3), è inevitabile notare quale sconcio nella soleune
linea monumentale costituisca la lallterua della cupola ddla sala (B) riullovata e
convertita a vestibolo, finendo per oltraggiare, di stucchi e pitture, una delle più
iuteressallti parti delle Terme, e la povertà del vestibolo stesso, da cui null'altro si
scolge dell'imponeme mole se 1IOU l'abside stretta e bassa (F) attaccata come meglio,
anzi come peggio si poteva, a levaute.
Generalmente, quando visitiamo ed esaminiamo un edificio, alterato nelle sue
linee o nella sua icnografia da precedenti generazioni, per ben poco riusciamo a

(l) ANTONIO NlBBY, 'R..oma nell'anllo M'DCCCXXXV1/I, Parte I, Moderna, Roma, 1839, 332.
(2) AMICO RICCI, Storia dell' archi/el/lira in Italia dal sec. I V al sec. XV 1/ I, Modena, 1858, II, 509.
'O

'"

Fig. 6. - Giov. An!. Dosio. - Sala delle Terme Diocleziane, prima che rosse convertita in S. Maria degli Angeli.
(Disegno nella Galleria degli Uffizi a Fi?·erzze) .
valutare il danno compiuto. Abituati, talora sin dall'infanzia, a veder l'edificio nel
nuovo aspetto, per quanto lo studio delle piante e dei disegni ci metta in grado
di conoscere quale fosse il suo aspetto primitivo e quali i lavori d'alterazione suc-
cessivamellte compiuti, 1Ion possiamo llullameno aver più la misura illtera del
da1l1l0. Cosi oggi 11011 possiamo certo averla per S. Maria degli A1Igeli, quale
l'ebbero coloro che dalla chiesa di Michela1lgelo passarono a quella del Vau-
vitelli. Uomo al certo di valore ancbe costui, si differenziava però dal primo
per quanto l'ingegno si differenzia dal genio. All'alta concezione del primo, di
rinnovare nella grandiosità dell'effetto una sala interna dell'antico glorioso monu-
mento, egli so;titui l'idea di fare una chiesa più comoda per chi amava entrarvi da

~r II<1kn'"" 1);D,L-ft(,,,, l",? .r~m"Ar"m ~"M


1.1" tn,ri,J"r rul' i àl ..
+4 .

Fig. 7. - Giov. AnI. Dosio. - Veduta delle Terme Diocleziane, da ponente.


(Da una stampa del 1569).

pOllellte e più comoda pei religiosi che esigevano più vasto coro e più larghi
stalli! E il Vallvitelli, senza tener conto ch'ei si metteva a cangiare e a rovinare
cosa uscita da « un cervello divino», corrispose agli ordilli, anzi alle insemate
ordinazioni dei frati, e compi, accademicamente illalterato, il SllO delitto artistico.
Ora, però, che, dopo la legge dell'I I luglio 1907, siamo ad espropriare e a
demolire molte delle aggiunte, anzi delle misere croste aderite in tempi relativa-
meute moderni, ed anche di recente, alle ossa dell'enorme colosso; ora che siamo
a studiare la sistemazione definitiva dei ruderi, ci par giunto il momento per redi-
mere anche, in quanto è possibile, la chiesa michelangiolesca e provvedere all'ef-
fetto esterno delle Terme.
Perchè, francamente, crediamo cbe nOl! vi sia oramai più persona cosÌ invasa
dalla frenesia dell'edilizia moderna, che riconosca possibile, nel giorno in cui le


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Terme si liberano da ogni e~terna superfetazioue, attaccarvi una facciata nuova, fosse
pure la più bella e per sè stessa piacente. Spendere somme ingenti iler isolare il
monumento da quanto lo cinge, e ri mettersi tosto a ricoprirlo, per molto o per
poco, è tale llU controsenso da non poter più sorgere uella mellte di cbi abbia
pure il più modesto rispetto dell'arte e della storia.
Non era egli uomo da ideare e da ~lzare facciate Michelangelo? Eppure egli ·
non la progetto, e nelllmeno ,la penso per S. Maria degli Angeli, cosiccbè, pel suo
concetto e ne' suoi lavori, le gigalltescbe mura rimasero all'esterno solennemente
nude nel loro torvo secolare aspetto, con le cave abside grezze, gli enormi piloni
obliqui, le poderose volte su cui Francesco Petrarca era salito ripetutamente con
Giovanni Colonna mirando ROllla largamente adagiata sui colli e meditando la sua

Fig. 8. - Alò Giovannoli. - Veduta parziale delle Terme Diocleziane, da ponente.


(Da una stampa Jel 1616).

storia e il suo a\ venire (I). Non maschere bianche ed urtanti al sole, dovette peli-
sare il Buonarroti, su tale solellllid di ruderi e di memorie; e si confinò dentro,
e vi cerco e vi trovo la sala dove cantar la gloria di S. Maria degli Angeli.
Quale essa fosse, fu descritto e si vede in parecchi disegni. Non è infatti possibile
dire quanto, dalla Rillascenza in poi, gli artisti .lbbiano studiato il celebre monumento
Appena ci siamo messi a cercare i documenti grafici, questi sono apparsi in
ogni parte d'Europa e iu tal numero da formare certo piò d'uno e di due volumi.
A dare uullameuo una idea delle parti da noi finora esaminate, ne riprodurremo alcuni.
Tre disegni di Giovanni Antouio Do,io, scultore e architetto nato nel 1533 a
S. Gimignano, preparati da lui per trame le stampe pubblicate nel 1569, riprodu-
COllO la grande sala prima che tosse convertita in chiesa da Michelangelo, vista
da nord (Fig. 4), da sud (Fig. 5i e come spaccato (fig. 6) (2).

(I) Epistola e j,wliliares, VI, 2.


(2) Galleria degli Uffìzi di Firenze. Disegni architettonici. n. 2545, 2549 e 2579, rceto. - l. A.
00510, UTilis Romae aertijiciartll/l illus/1'illlll quae SllperSl/II/ ?"eliquiae. Roma, 1569. - Il dOI t. "1"om-
maso Ahsby l11ise gentilmente a nostra disposizione le stampe di topografia rOl11an~, raccolte Ilella
Scuola Britannica di Roma.
Pur del Dosio sono il disegno e la stampa che ci mostrano quanto ancora del-
l'insigne monumento esistesse a' suoi tempi dalla parte rigu,ndante a pOllente (fig. 7)'
In primo piano, a sinistra, sorge la sala circolare convertita in chiesa di S. Ber-
nardo; poi s'incurva la grande esedra oggi scomparsa sotto i palazzi, aperta
in mezzo da ruina che sembra un crepaccio di monte, dove nell'aullo 1600 circa
fu eretta la chiesa di S. Caterina a San Bernardo, e dove da un terzo di secolo
passa via Nazionale; più lungi (oltre due altissimi corpi di fabbrica oggi inte-
ramente scomparsi, tra i quali si svolgeva ancora parte di colonnato in curva )
l'abside (A) che il Vanvitelli maschero convertendola in facciata della cbiesa. E tale
abside, con allcora la sua alltica porta, vediamo ill altre stampe, quali ulla di Alo
GiovallIloli del 1616 (fig. 8 ) (I ), e un'altra del Grassi, dello stesso secolo (fig. 9 ).

rigo 9. - Grassi. - Veduta parziale dell e Terme Diocleziane, da ponente.


( Da lIna stampa del sec XVII).

Ma v'ha di più. Alculli disegni e stampe ci mostrano il primo ingresso dato


a S. Maria degli Angeli da Michelangelo (E) e la forma della sua stessa porta. E
fra queste, pure, scegliamo Ulla veduta del Dosio quantunque con orielltamento errato
(fig. IO), ulla del Giovanlloli (fig. I I), nOllcbè un elegantissimo schizzo all'acquerello,
della prima meLI del settecento (fig. 12).
È impossibile, guardando questi ultimi documenti grafici, sottrarsi a un senso
di maraviglia per la grandiosa concezione di Michelangelo, quella che fece escla-
mare al Vasari: esser « fuor della opinioue di tutti gli architetti, dove ei ue ri-
porto lodi ed onore infinito ». Nel muro esterno della sala (D), dal sec. XVIII
convertita in magazzino, ma allora usata per vestibolo della chiesa, due alti pie-
dritti (C) salivallo a sostenere l'arco doppio di rinfianco alla volta della sala, in
modo da costituire un gigantesco protiro, in fondo al quale si apriva la porta

(I) Vedute degli (/lIlic!Ji v,'stigi di ROl/la. Ro ma, 1616.


47 - Boli. d ' ArIe.
- 37°-

fiancheggiata di svelti stipiti e incoronata da timpano angolare poggiame agli


estremi su due mellSole allungate, forma cosi cara al Buonarroti. Ora a nessuno
che ben riguardi sfuggid, che, di poco modificata, è la porra che il Vanvitelli ap-
poue alL1 sua facciata riguardante oggi a via Nazionale (fig. 3).
Giunti a questo punto ci pare cbe la via da tellere nella sistemazione di questa
parte delle Terme si presenti cosi chiara, cosi evidente, cOSI imperiosa, da lIon con-
sentire esita:t.ioni di sorta. In due parole: bisogua, torualldo al cOllcetto di Michelan-
gelo, ridare all'abside di Pi'l:t.za Termini (A) il suo aspetto antico, col levare la
maschera appostavi dal Vanvitelli, e riap rire l'ingresso principale della chiesa (E)
dalla parte cbe oggi riguarda la stazione ferroviaria, nella sala che ora si espropria (D).
Chi pellsa alle felici risultauze che verrallno da cosi semplice lavoro?

Fig . IO. - Gio v. Ant. Dosio. - Primo ingresso di S. Maria degli Angeli.
(Da una stampa del 1569).

L'esterno delle Terme, liberato da ogni aggiunta più o meno recellte e da


iiidecorose invasioni, riapparir.) tutto nel suo grandiosissimo aspetto monumentale,
emergente, di tra il verde degli alberi, con le ciclopiche sue rovine. Della cupola della
sala termale (B), che oggi serve da vestibolo a S. Maria degli Angeli, basted le-
vare la misera lanterna percbè una nota di presulltuosa povertà cessi di turbare il
profilo del monumento. La mura tura recentissima ;q che chiude esternamente la
sala, dove Michelangelo mise l'ingresso, dovl"Ù demolirsi ili modo che il gigantesco
protiro s'incurvi di lIUOVO sopra alla porta,. che dovrà riaprirsi apponendovi senz'altro
gli stipiti e l'architrave di traverrino che oggi sono nella facciata del Vanvitelli.
Per r,lggiL:ugere tutto ciò non sarà necessario che trovare nell' interuo della
chiesa, Ull diverso posto, all' altare del beato Niccolò Albergati (1\), altare miser-
rimo costrutto di mattoni intouacati e timeggiato a fimi marmi.
Che alcu~li anni or sono (quando nessuno pensava o credeva possibile la de-
molizione di tutte le case, casupole e llluriccilloli che fasciano le Terme) potesse
sorgere l'idea d'apporre lIna più ricca facciata a S. Maria degli Ange]j, può ca-
- )7 1 -
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pUSI; ma U011 si capirebbe og gi, cbi, al momeuto della liberazioue e della siste-
mazione archeologica dei cospicui avauzi, volesse nasconderne una delle parti più belle
e più importanti quale è appullto, <1uche all'esterno, la sala termale (B) COli le sue
uicchie rettangolari (5) e la sua torretta scalaria (T), per la quale, a traverso tanti
secoli, si s,Ili ai t~lstigi del monumeuto.
Cosi elitrando nel tempio dalla riaperta porta che Michelangelo volle, non si
avrà più la meschina veduta d'una bassa abs ide (F), al di U di Ulla più bassa aper-
tlIra arcbitravata Ipur quando l'lIua e l'altra restino illtatte ), ma l'immediata g ran-
diosa vista della sala magg iore delle Terme i n tutta la sua lunghezza, fiancheg-
g iata, come una basilica, dalle gigantesche coloune.

Fi g. 12. - F. F. ? - l'rimo ing resso di S. "Iaria d.:gli .\ngcli.


(Disegllo del se~. X VIli, nel Gabinetto dell e stampe e dise;,ni presso la lt Galleria ~az. di l{oma ).

A tal punto, il nostro compito sarebbe esaurito; ~e noucbè ci piace aggiun-


gere cbe alla cOstruzioue della facciata essendosi giù destinate ragguardevoli somme,
nacquero, ue si spensero, aspirazioni di lavoro. Ma col IlUOVO progetto questo uou
verd a mancare. La sistemaziolle del nllovo vestibolo e la costruzione dell' altare
del beato Niccolò Albergati e di quello mOllullleutale di 5. BruI10ne cbe (doveu-
dosi vedere di fronte al rinuovato ingresso) uon dovd più avere lilla meschina
architettura dipinta , colllpeuseranuo il di smesso lavoro d'una t;lcciata che sarebbe
beu singolare costruire a nocllmento dei gloriosi ruderi, per la sola ragione che si
hanuo o si possono avere i mezzi per farla.
Così le Terme, liberate dalle mescbine croste che v'apposero meschini tempi,
torneranllO a grandeggiare nella lorO cupa severi d, imponendo subito al forestiere
che entra in Roma il rispetto per la sua potenza e per la sua storia.
CORRADO RICCI.
Fig. I. - Terme Dioclezianc. Facciata ad ovest dell,l Piscina (da una stal1lpa dci sec. XVI).

ISOLAMENTO E SISTEMAZIONE
DELLE TERME DIOCLEZIANE

II.

grande facciata dei cosidetti « avauzi supenorl »


A
delh.: Terllle DioclezialH:, volta a levante c rispon-
dente in amico sulla piscina, si viJe, quantunque
diruta, e s'ammiro in tutta la sua vastid e e>aran-
diosità, fino alla med del sec. XVIII.
Gi~\ da Illolto tempo, allora, larghissime parti
del graude mOllllmellto, speciallllente a Hord, lungo
l'attuale via Cernaia, erano rovinate naturalmeutc,
oppure (come altre verso sud, a destra dell'attuale fac-
ciata di S. Maria degli Angeli ) cadute sotto il piccone
demolitore. Ma 1'insieme della gigalltesca bcciata,
come quello che appariva dei più conservati e solenni
e maguillci, era sopravvissuto ad ogui idea di demolizione e di diminuzione.
Quale fosse nel primo cinquecento i: dimostrato da diverse stampe, tra le
quali ci piace indicare un' incisione che il La11ciani crede edita dal Lufreri (I );
e, meglio ancora, da lIllO schi7.z0 misurato e dubitosallleute assegnato 11ella Galleria

(I) Fig. I. - Cfr . HOllOI.FO L\NCL\N I, Stor ia degli SCal'i di 1(0111(1, II (Homa, 1903), pago 149.
51 - Bo/l. d'Arie.
- 402-

degli Uffizi a Giuliano da Sangallo (,). Lo stato del mOLlum ento, in quella froute,
era allora aucor tale da conseutire ad ll11 anonimo una f.1cile e ragionevole rico-
struzione gratica, come prova llII secoudo disegno che si conserva nella stessa Gal-
leria (2 ).
V e rso la mcd. del secolo XVIII da qu ella parte del cospicuo edit1cio erano
precipitati molti marmi oruam entali e molti anche erano stati levati. Inratti più
neSSUlla delle numerose coloune disposte ill tre serie sovrapposte ved evasi al suo
posto; e parecchi timpani delle niccbie, gi;\ adorne di statue, erano CHluti urtando
e spezzando cornici e mensole . Comunque, la graude facciata rimaneva, e, nel suo
colllpiesso, costituiva una maravigliosa scet/vgra}l:rl che il genio di G. B. Piranesi arrivo
appena ad eternare in una pode rosa stampa (t1g. 5). Non era più il monumento conser-
vato come il Pantheon, ma nou e ra nemmeno il monumento spoglio d'ogni sua traccia
oruamentale, come le T erme di Car.lcalla che, uella loro s.lenicata e nuda gran-
dezza, sembrano piuttosto rupi che ruderi. L'occhio dell'artista e del dotto trovava
quel che bastava per ricostruire anche mentalmellte il gi gaute! E Michelan gelo
aveva ri~pettata quella fronte, orientando la chiesa di S. Maria degli Angdi da sud
a 110nl come s'è visto nella precedente nostra memoria; e per due altri secoli ancora
era stata rispettata sino a che Luigi Vanvitelli nel 1749 volle illfranta la grande
e secolare armonia delle nicchie e dei pilo11i, insinuandosi in essi con la sconcia
mole del nuovo presbiterio e della lIllOva abside della chiesa. L'antica nicchia di
mezzo fu rovinata del tutto e coperta; e le altre furono disgiunte cosi da perdere
ogni effetto ed ogni chiarezza prospettica. Poi, esternamente, al presbiterio e al-
l'abside cominciarono ad attaccarsi case, casupole, tettoie per magazzini e per
lavalHlerie, soffocando tutto, mentre nelle vaste sale del resto del mouum ento si
trova vallo g i.i molltagne di carbolle e di legname, osterie, stalle e peggio.
Sul gigante morto brulico cosi il doloroso e ripugna11te lavorio dei piccoli
verm i !
Una stampa di Luigi Rossini del 1823 (fig. 6), mostra quallte misere costru-
ziolli s'addossassero gi;ì allora all'edificio del Vanvitelli e all'amica facciata descritta.
La s talll pa del Pi rallesi fu co Ille i I cauto f ullebre destinato a celeb rare ulla
bellezza che nella sua imegrid 1I0ll si sarebbe mai più veduta. La stampa usci
intorllo al 1770, nel secondo volume delle Vedute di Roma, e se si pensa al IUlIgo
tempo impiegato dall'artista nel preparare, diseguare e incidere le lIlirabili vedute
si potd indurre ch'ei ritrasse gli « avanzi superiori» delle Diocleziane poco prima cbe
il Va11vitelli consumasse interamente il suo delitto ora IlOll più redimibile cbe in parte.
AlIzitutto è chiaro cbe oggi nOll è lecito pensare a demolire il presbite rio
e l'abside ch'ei costrusse. Ma se anche alcullo ardisse abbattere, con gli a~rre s chi
del Dalliel e d'Antonio Bicchierai, gli stucchi del Ludovisi, e rimuovere i g randi
quadri del Domellichino e del Maratta, mdla più si verrebbe a scoprire, pcrocchè
l''lddizioue del Vallvitelli valse l'intera mina dell'autico lIiccbiolle di meZl'o.
Compito quindi del restauratore è oggi di non toccare quella tauto discussa
parte della chiesa e di liberare, invece, i prossimi avanzi originali delle Terme
(6gg. 7- 12), d,llle luride catapecchie aggrappate alle loro gam be.
E luride catapecchie sono in genere quelle che hanno invasa l'area della sala
gd a tre vòlte e a tre archi aperti, che t1allcheggiava la piscina dal lato di mezzo-
giorno (vedi, nella piauta allegata, le lettere A, E, e, D). Restano d'essa gli al-

(j) Fig . 3. - Disegni di architettura, Il. 1546 redo.


(2) Fig. 2. - Disegni di archilellura, n. 1862.
- tj°l -

tissimi muri a sud e ad ovest e parte ancora di quelli opposti, si che le demolizioni
varranno a liberante e a precisarne l',imbito e a mostrame la forma e la gran-

..

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Fig. 2. - Terme Diocleziane. Ricostruzione gratica della facciata ad ovest della Pis~il1a
(da un disegno del sec. XVI nella Galleria degli Uffizi, a Firenze).

d<.!7.7.a. E luride catapecchie sono anche quelle che da E ad F e a G prospetta ilO il


primo Ilicchiollc rcttangolare X. Appena Ulla sala di qualche vastit:\ è quella circo-

Fig. l. - Terme Dioc1t:ziane. - Facciata ad ovest della Piscina


(disegno attribuito a Giuliano da Sangallo nella Galleria degli Uffhi, a Firenze).

scritta da f, G, H, [; ma, come si sa, moderna e senza nessuna cosa d'arte .che
possa consigli:lrne il rispetto e distogliere da quella demolizione che, conducendo a
scoprire il secondo enorme nicchiolle (L ) di forma semicircolare, ricco ancora di molte
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ornameutazioui marmoree, metter;! in grado di collegare il giro del Museo Nazio-


n:de, COll quello di tutto il lato sud del monumento: al che baster:\ rimettere in
coIllunicazione fra di loro le sale 1\1, N, O, P, Q, R, S, subito che venga COllsell-
tito dalle espropriazioni autorizzate dalla legge dell'Il luglio 1907.
Il nicchione L e la sala M, pressoche rimasta iutatta, appartengono ora alb
chiesa di S. Maria degli Angeli; ma oltre che restano separati dalle parti d'es'ia
consacrate al culto, si mostrano oggi: la sala convertita in negletto e scomposto
magazzino, e il nicchioue in Ull cortiletto umido, sicuro ospizio d'erbe, di rottanli
e di topi.
Nella pianta, le demolizioni, che consigliamo di tare e di far presto, oltre che

rigo 4. - Ex-Monastero di S. Maria deKli Angeli. - Chiostro della fine del sec. XVI.

dalle lettere A, B, C, D, E, F, G, H, 1, SOIlO indicate da llll tratteggio. CosI e:


facile vedere che il chiostro minore dell'ex-Monastero, verd totalmellte rispett:lto.
Gi:\ gli ambienti superiori di due lati d'esso sono tenuti dal Museo, il quale
cosÌ potd estendersi uegli altri due occupando auche tutta la loggia illferiore adat-
tatissima a contenere statue, sarcofagi e altri marmi (l ). Per due ragioni, oltre che
per quella di fIl' posto al Museo in continuo incremento, il chiostro e: da conser-
vare: prima, perche: di bella architettura vignolesca dello scorcio, forse, del sec. XVI
(fìg. 4); sccondo, perche 110n copre alcuna parte delmOllUI1lCllto primitivo, insistendo
esso laddove :lllticamente era la conca della piscina. Il suo giardino allietato di fìori
e di alberi saLi un altro luogo di riposo pei visitatori che sentono :ld ora ad ora

(I) La prima o.:cupa7.innc delle Termc c la prima sistcmazionc del ~[usco si do\'ettero, intorno
al 1890, all'azione tenace e com'inta di Felice I:larnabei.
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FiG. 6. - Terme Diocleziane. - Gli « Avanzi superiori» IleI I ~2 3

'(da lilla stampa di LUIGI Rossl!-il ).


hl;, /., - Terme l>iocle:7.iane « A\'anzi superiori» - \ 'l:J uta ge ll crale,
F i l •. X. -- Te rm e Ili oclez ian c « Avanzi s upe riori »
FIG . 9. - Termc nioclcz ianc I( h -anzi superiori )) - :\ iL.: hi( lIlC rc tt:lllg o h n: ;\ ' lid .
Piaut:!, letto X/,
hG . l U. - Terme Diocleziane le }\yanzi superiori il - P:l rtiCl)b rc Jcluicchitìm: rCllan:;o larc a sud.
\Piaut<l, lett. A-D e X}.
F il; . l l . T erme I>iocle7.ian e (o A , 'anz i su periori " . ;\i.:.:hi olll: l: lll i.:ir(o !:t:c:1 lIo rd .
Piaut,l , le tto .-\ .\.
!-l e;. 12. Terme Diocleziane ( Avanzi s upel-iori » - Xil:c hioll c retta ngo lare a nonI.
(P ia Il t;~, letto Y,.
TE R M L.
PIA N O E R R E NO

,/

EE DI)

PIAZZA DI TE.RMINI
Inrlirwz!rHli'
Costruzioni 3111/l'h,'
id ,.l'fJslrl'tf",; mi r!Plnolirp
- 4°5 -

il bisogno di raccogliersi ili pace e riunire le idee tra le impressioni che ulla tolla
di oggetti d'arte desta sempre ili chi li contempla COlt qualche intensid o curiosid.
La parte dclle Termc a nord, quella cioi: cbe sorg e verso via Cernaia,
1I01l avd altrettanto sollecita sistemazione come l'opposta. Ma sin d'ora è da

prevedere che si dovranllo redimere le grandi sale T, BB e CC (di cui restano


i muri perimetral i), occupa te og gi dal COI/viI/o femminile Vittoria Colollua e dal-
l'Istitl/to Superiore di Magistero fClIllllùlile, nonchi: quella EE, benissimo conser-
vata, con l'avanzo vicino J)J), dove ora si trova la Palestra della SCI/ala 1/orlllale
gÙtIllIstica. Finalmellte le salc U, V e Z potranllo esser facilmente liberate dagli
uteusili della Nettezza Urbaua, e si potrà allora, aprcmlo una porta ltella sala Z,
comunicare COli l'antico nicchione estemo AA (lìg. Il ), bastando, per includere
questo lIelia parte mOllumentale, separarlo COli Ulla cancellata dal cortiletto della
sagrestia di S. Maria degli Angeli.
Questo 11ostro }Hogetto di sistema " iolle nOll presenta difficoltà di sorta, poiche
tutto, ili quel mOllumento, si designa chiaro e distiuto, allche a dimostrare che il
solo danllo, per molto irreparabile, è quello arrec1togli llel 1749 dal Vanvitclli.
Crescer;! poi, altC1>ra, la sua belleua artistica, tostochè si discenda COli lo
scavo, ili tutti gli alllbieuti, al piano primitivo, e gli enormi archi siallo riaperti,
cosÌ' da rinllovare, specialmente all' estemo, la vecchia pittoresca alternativa di
membr,t è di vani, di luci e di ombre, scomparse quando tutto si chiuse con
l1luri, e steccati per utilizzare ogni sala agli usi, indegni per quel luogo, che
abbiamo ricordato. Una cosa pero sad da mantenere, anz i da riprodurre e da
estendere: la copertura rustica a grandi travi, stesa laddove le volte sono dinne
o forate. Meutre sarebbe stolto pensare a ricostruirle, quella rozza copertura si
sposa cosi bene al greve e poderoso rudero da parerla immaginata dal terribile
cervello di Giov. Battista Piranesi, il quale, nelle vedute di Roma, ogui forma
antica e IlUOva, ricca e povera, seppe mirabilmente fondere in un solo selltill1ento
di magnificenza scenografica.
Cosi, nell' insieme, l'edilìcio apparid come uno de' più cospicui di Roma,
riunendo in un gruppo solo i giganteschi avanzi dell'opera di Diocleziano, la su-
perba chiesa di Michelangelo e, lIei magnilìci chiostri e nelle sale circostanti, il
Mliseo Nazionale, al cui spleudore ha proprio in questi giorni portato tanto incre-
mento, con la sua bellezza, la « Fanciulla d'Anzio l) .

CORHAlJO RICCI.

5~ - Boli . d ' Arte,

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