Sei sulla pagina 1di 2

Il borgo è nato attorno all'approdo, poi divenuto porto da pesca, e si è sviluppato

grazie a quest'ultima attività, molto praticata ancor oggi, dotandosi anche di una
tonnara, tra le più importanti della Sicilia. La tonnara di Marzamemi risale al
tempo della dominazione spagnola in Sicilia nel 1600 sotto il regno di Filippo IV
che nel 1655 venne venduta al barone Simone Calascibetta di Piazza Armerina.

Nel 1752 furono ultimate la costruzione del palazzo, della tonnara, della chiesa
dedicata alla Beata Maria Vergine di Monte Carmelo e delle casette dei marinai, per
opera dei baroni Calascibetta. Anche la nascita della vicina Pachino nel 1760,
voluta dagli Starrabba, aveva impresso un nuovo impulso a Marzamemi con la
costruzione dei magazzini che si trovano lungo la via principale e che servivano
per custodire sia le botti di vino, da spedire poi via mare in Liguria e in
Francia, sia le oltre trecentomila tonnellate di sale, prodotte dalle due saline di
Morghella e Marzamemi. Verso la fine del XIX secolo Antonio Starrabba, che fu per
due volte Presidente del consiglio dei ministri, fece costruire un grande palmento,
mentre i Villadorata realizzarono un mulino a vapore che fu poi convertito in
distilleria[2].

Nel 1843 moriva senza eredi Salvatore Calascibetta e la tonnara fu ereditata dalla
nipote Giovanna Antonia Calascibetta. I debiti accumulati dalla famiglia sin dal
1795 comportarono vari contenziosi giuridici; tale occasione permise, dunque, a
Corrado Nicolaci principe di Villadorata - già gabelloto di tonnara - di acquisire
a poco a poco la maggioranza dell'impianto.

Con il passaggio della tonnara dai Calascibetta ai Nicolaci ha inizio la "storia


contemporanea" di Marzamemi. Il borgo marinaro, in quel momento, non era ancora ben
collegato con i vicini centri abitati e fu così che l'intendenza borbonica fece
costruire la ferrovia Marzamemi-Pachino (1847-1853), con l'auspicio di far
progredire il commercio marittimo. Il nuovo asse, infatti, migliorò il collegamento
con l'area portuale favorendo così il rilancio dell'economia, che ebbe ricadute con
la costruzione del Porto Fossa nel 1855.

Nel 1912 fu costruito a Marzamemi uno stabilimento per la lavorazione del tonno
salato e in seguito del tonno sott'olio. La pesca della tonnara infatti fu
abbondante fino al primo dopoguerra. A Marzamemi si effettuavano due mattanze ogni
giorno: una al mattino e una nel primo pomeriggio. La camperia era lo stabilimento
conserviero addossato alla loggia ed al palazzo del Principe, i ruderi del quale
sono riconoscibili per l'alto fumaiolo (ora a rischio di crollo); in origine i
fumaioli erano due, ma il più maestoso crollò il 12 giugno del 1943, pochi giorni
prima dello sbarco alleato, quando la tonnara venne mitragliata dalla RAF[3]. Lo
stabilimento nell'ultimo periodo funzionava per conto dell'industria per la
conservazione del pesce di Angelo Parodi di Genova. Addetti alla lavorazione erano
specialisti genovesi (come per le altre tonnare della zona) come genovese ne era il
direttore, per il quale nell'ambito dello stabilimento stesso fu costruito un
alloggio al primo piano. Le scatolette di diverse dimensioni, prodotte a Marzamemi,
venivano commercializzate con il marchio di fabbrica "AP Angelo Parodi Genova -
Tonno all'olio puro di oliva - Lavorazione sul posto di pesca”. Lo stabilimento,
che chiuse nel 1926 per mancanza di materia prima, risorse nel 1937 per opera della
nobile Preziosa dei Baroni Bruno di Belmonte di Ispica. Per un lungo periodo tutto
il pescato della tonnara toccava in esclusiva ai siracusani Cappuccio. Dopo la
morte di Ottavio Nicolaci, nessuno dei Villadorata soggiornò nel palazzo e la
tonnara chiuse definitivamente nel 1969.

Nel secondo dopoguerra fu costruita nella piazza, per volere di papa Pio XI, una
nuova chiesa dedicata a san Francesco di Paola[4].

Nel 1959 un pescatore del luogo, Alfonso Barone, scoprì casualmente a circa un
chilometro dalla costa di Marzamemi il relitto di un'antica nave mercantile
bizantina, presumibilmente risalente al VI secolo durante il regno di Giustiniano,
naufragata mentre trasportava elementi architettonici e decorativi prefabbricati
per la costruzione di una chiesa. Il sito fu oggetto di ricerche da parte
dell'archeologo tedesco Gerhard Kapitän e di Pier Nicola Gargallo[5].

Potrebbero piacerti anche