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Costruito tra il 1676 e il 1678 per iniziativa del conte Giovanni Girolamo
Galleani, fu uno dei primi impianti di produzione della seta del Ducato di Savoia e
di tutta Europa. Ospitava tutta la filiera produttiva del filato, dalla
coltivazione nelle campagne circostanti dei gelsi per l'allevamento dei bachi da
seta alla lavorazione e alla realizzazione del prodotto finito, diventando il
capostipite insieme al coevo impianto di Venaria di un sistema di filande sorte in
Piemonte nei decenni successivi.
Dopo anni di abbandono e di degrado dal 1999 stato acquisito dal Comune di
Caraglio e, in seguito a un lungo restauro, stato completamente recuperato per
ospitare il Museo del Setificio Piemontese ed eventi culturali di riferimento per
il territorio.
Nel 1857 i discendenti della famiglia Galleani vendettero il filatoio alla famiglia
di banchieri Cassin, a seguito di una prima crisi dovuta all'epidemia di pebrina
che colp le coltivazioni di gelso e gli stessi bachi da seta in tutta Europa e che
spinse alla ricerca di nuovi bozzoli in Estremo Oriente;[9] fu probabilmente in
questo periodo che l'intero edificio assunse il colore rosso delle pareti, da cui
il nome filatoio rosso.[10]
Grazie al sostegno economico della Regione Piemonte, della Compagnia di San Paolo,
della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e di vari istituti di credito locali,
il Filatoio Rosso di Caraglio stato completamente ristrutturato diventando il pi
antico setificio d'Europa ancora conservato[2] e uno dei pochi in Italia a essere
stato recuperato per finalit museali;[2] esso sede della Fondazione Artea che
promuove eventi culturali di riferimento per il territorio e ospita il museo del
Setificio Piemontese, che vanta un completo corredo di fedeli riproduzioni di
macchinari lignei funzionanti ricostruiti sulla base di fonti documentarie
conservate negli archivi storici di Cuneo e di Torino.[2]
Dal 2002 il Filatoio Rosso di Caraglio entrato a far parte del sistema Castelli
Aperti[3] del Basso Piemonte.