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l Filatoio Rosso di Caraglio un edificio storico situato alla periferia di

Caraglio, paese della provincia di Cuneo.

Costruito tra il 1676 e il 1678 per iniziativa del conte Giovanni Girolamo
Galleani, fu uno dei primi impianti di produzione della seta del Ducato di Savoia e
di tutta Europa. Ospitava tutta la filiera produttiva del filato, dalla
coltivazione nelle campagne circostanti dei gelsi per l'allevamento dei bachi da
seta alla lavorazione e alla realizzazione del prodotto finito, diventando il
capostipite insieme al coevo impianto di Venaria di un sistema di filande sorte in
Piemonte nei decenni successivi.

Dopo anni di abbandono e di degrado dal 1999 stato acquisito dal Comune di
Caraglio e, in seguito a un lungo restauro, stato completamente recuperato per
ospitare il Museo del Setificio Piemontese ed eventi culturali di riferimento per
il territorio.

considerato uno degli insediamenti industriali conservati pi antichi d'Europa.


Storia

Il complesso del filatoio nacque dall'intraprendenza del conte Giovanni Girolamo


Galleani che, trasferitosi da Bologna nel Ducato di Savoia nel 1676, import
appositi macchinari tessili con il desiderio di costruire un palazzo per farne un
filatore da seta.[4] La costruzione interess un ampio lotto e venne completata in
soli due anni realizzando un complesso di edifici turriti circondato da mura di
cinta e con due ampie corti interne, dove trovavano posto anche gli appartamenti
padronali della famiglia Galleani.[5]
Uno scorcio della Sala delle Colonne
La ruota idraulica di uno dei due mulini ricostruiti

La scelta di insediare uno stabilimento produttivo sul territorio di Caraglio fu


motivato da tre elementi fondamentali: la materia prima, ovvero la possibilit di
coltivare gelseti nelle vaste campagne circostanti, il fattore umano rappresentato
da maestranze qualificate e la preziosa presenza dell'acqua, individuata nella
sorgente Clleri a poca distanza, che consent la realizzazione con grande spesa e
su autorizzazione ducale[4] dell'apposito canale retrostante per alimentare i
mulini interni allo stabilimento, senza tuttavia privare di risorse idriche le
campagne circostanti, che potevano utilizzare l'acqua reflua.[5]

Il filatoio avvi la sua produzione nel 1678 e si pu considerare un vero e proprio


archetipo di fabbrica,[6] nonch capostipite di una serie di altre filande sorte
successivamente in numerosi comuni del cuneese: Alba, Bene Vagienna, Boves, Busca,
Carr, Cavallerleone, Govone, Manta, Mondov, Monesiglio, Racconigi, Revello,
Villanovetta e la stessa Cuneo.[7] Lo stabilimento di Caraglio, grazie all'energia
idraulica di ben cinque mulini che azionavano i macchinari, ospit tutta la filiera
produttiva: dall'allevamento del baco da seta alla realizzazione del prodotto
finito, garantendo lavoro a circa trecento persone, in gran parte donne di
giovanissima et. Esso si specializz nella produzione dell'organzino piemontese,
un pregevole filato serico doppio ritorto particolarmente apprezzato in Francia,[N
1][2] meta di gran parte delle esportazioni, impiegato per realizzare l'ordito di
pregiati tessuti destinati all'aristocrazia.[8]

Nel 1857 i discendenti della famiglia Galleani vendettero il filatoio alla famiglia
di banchieri Cassin, a seguito di una prima crisi dovuta all'epidemia di pebrina
che colp le coltivazioni di gelso e gli stessi bachi da seta in tutta Europa e che
spinse alla ricerca di nuovi bozzoli in Estremo Oriente;[9] fu probabilmente in
questo periodo che l'intero edificio assunse il colore rosso delle pareti, da cui
il nome filatoio rosso.[10]

La produzione, seppur con costi differenti dovuti all'importazione, prosegu fino


al 1936, anno in cui il filatoio cess definitivamente la sua secolare attivit,
decisione resasi necessaria anche a seguito della nuova politica di autarcha
economica imposta dal regime fascista che promosse la produzione di filati
alternativi come la viscosa e il fustagno, derivato dal cotone coltivato nelle
colonie italiane dellAfrica.[5] Da allora il filatoio vide un declino inesorabile
che culmin con la trasformazione in caserma militare durante il periodo bellico
della seconda guerra mondiale e che lo vide anche bersaglio di bombardamenti aerei
che lo danneggiarono, privandolo di una delle sue sei torri perimetrali.[2]

Malgrado i decenni di abbandono nel 1993 il Consiglio dEuropa defin il filatoio


come il pi insigne monumento storico-culturale di archeologia industriale in
Piemonte[11] e nel 1999 lintero complesso venne acquisito dal Comune di Caraglio
con lintento di recuperarlo.
1. Ingresso principale, biglietteria, bookshop
2. Ala destra con uffici, locali espositivi e appartamenti padronali
3. Ala sinistra che ospita il museo del Setificio Piemontese
4. Corte interna
5. Sala delle Colonne
6. Locali tecnici e magazzini
7. Chiesa
8. Canale idrico e bacino di raccolta
9. Accesso secondario
10. Vecchie scuderie, locali di rimessaggio

Grazie al sostegno economico della Regione Piemonte, della Compagnia di San Paolo,
della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e di vari istituti di credito locali,
il Filatoio Rosso di Caraglio stato completamente ristrutturato diventando il pi
antico setificio d'Europa ancora conservato[2] e uno dei pochi in Italia a essere
stato recuperato per finalit museali;[2] esso sede della Fondazione Artea che
promuove eventi culturali di riferimento per il territorio e ospita il museo del
Setificio Piemontese, che vanta un completo corredo di fedeli riproduzioni di
macchinari lignei funzionanti ricostruiti sulla base di fonti documentarie
conservate negli archivi storici di Cuneo e di Torino.[2]

Dal 2002 il Filatoio Rosso di Caraglio entrato a far parte del sistema Castelli
Aperti[3] del Basso Piemonte.

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