Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 15
Antonio Di Vittorio*
Resumo: Di fronte alle modifiche nei tradizionali consumi del sale, mentre avanzano
nuove forme di utilizzo di questo nei settori industriali più disparati, si va facendo strada
l‚idea, nell‚ambito di un progetto INTERREG, di utilizzare non il sale, ma la struttura
produttiva del sale, in pratica le Saline, da inserire in un circuito dedicato al patrimonio
industriale marittimo. Il caso presentato è quello di Margherita di Savoia sull Adriatico.
Fig. 1 Carrelli sbilicabili con motrice per raccolta sale (in uso anni ’80-’90 del ‘900).
8. Informazioni acquisite dal Sig. Dellorco, della Direzione delle Saline, che si ringrazia per la proficua
visita che ha consentito di effettuare alle Saline grazie alla sua competenza ed alla passione per l’attività
in essa svolta.
18 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Il sale asportato dal fondo del bacino era portato ad una delle due norie poste
alle estremità della raccoglitrice.
Le norie erano formate da una cabina di comando e da un nastro verticale a tazze
che, prelevato il sale dal nastro trasportatore orizzontale, lo sollevava facendolo
cadere, attraverso un’apertura posizionata in alto, all’interno di una serie di convogli
ferroviari, formati da un locomotore e da un numero variabile (da 8 a 12) di carrelli
sbilicabili di ridotte dimensioni, adibiti al trasporto del sale dal bacino di raccolta ad
una buca di scarico (convogliatore).
Una serie di ulteriori nastri trasportatori provvedevano ad indirizzare il sale su un
carroponte (foto 4), dalla cima del quale cadendo, formava un cumulo alto circa 20
metri e lungo alcune decine di metri.
9. Per la ricostruzione di questo percorso del sale, controllato “in loco”, ci siamo avvalsi, oltre di quanto
appreso dal Sig. Dellorco, già richiamato, di quanto è nel sito www.atisale.com, alla voce “la raccolta del
sale: evoluzione tecnica nel tempo”.
20 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Il sale nella raccolta pluriennale, è portato fuori dal bacino salante ogni 3-5 anni,
a seconda delle necessità del mercato.
La trasformazione del metodo di raccolta è stata occasionata dalla mancanza di
spazio nelle aie di ammassamento in un anno in cui il mercato era instabile. Ciò ha
fatto sì che si pensasse di lasciare il sale deliberatamente nelle caselle salanti. Ne è
conseguito anche un minor impiego di manodopera, necessario per contenere i costi
di produzione, e la possibilità di avere un sale più pulito, in quanto meno esposto
sulle aie di ammassamento.
La raccoglitrice annuale si è dovuta rinnovare: a quella tradizionale e
mastodontica si è passati ad un’altra per la raccolta pluriennale, di concezione e
funzionalità più moderna e confacente alla nuova realtà che si era venuta a creare.
Di dimensioni notevolmente ridotte rispetto alla prima; con ridotto numero di addetti
al suo funzionamento; con possibilità di muoversi sulla incrostazione salina grazie
ai cingoli (foto 5); con la possibilità di caricamento dei camion direttamente nel
bacino salante.
Il sale, prelevato dai camion, di qui è trasportato alla buca di scarico
(convogliatore), per proseguire poi il consueto percorso sul nastro trasportatore e,
passando dal carroponte, finire sull’aia di ammassamento per la formazione delle
“montagne” di sale.
Su tali aie di ammassamento il sale stagiona per un periodo non inferiore a 40
giorni, perdendo così una ulteriore quantità di “acqua madre” in esso contenuta e
con questa una eventuale presenza di cloruro di magnesio, dal sapore amarognolo.
La raccolta pluriennale del sale si è avvalsa di ulteriori miglioramenti. Il continuo
transito dei camion sulla incrostazione salina (con uno spessore variabile dai 50 ai
90 cm.) provocava sprofondamenti tali da impedire la pratica realizzazione del
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 21
trasporto del sale fuori dai bacini, in quanto avveniva la mescolanza tra il sale e
l’argilla di cui è composto il fondo dei bacini, con conseguente raccolta di sale
sporco. I tecnici della salina hanno messo a punto un tipo di raccolta meccanica del
sale chiamata “a travoni di sale” (foto 5). Questa prevede, una volta scaricata “l’acqua
madre” esistente nella incrostazione marina, l’accesso nel bacino salante con un
certo numero di escavatori, procedendo alla formazione di una canalizzazione
perimetrale (foto 5) per permettere un più veloce ed abbondante deflusso delle
“acque madri” presenti sulla incrostazione di sale.
Successivamente viene effettuata la formazione di travoni di sale, operando la
sovrapposizione di non meno di due strati di incrostazione salina (quella esistente,
più una di scavo e riporto), creando, quindi, delle vere e proprie piste sulle quali
operano gli stessi escavatori che caricano i camion di sale (foto 5). Questi provvedono
a loro volta a trasportare il sale e scaricarlo nella tramoggia e da qui alla aie di
ammassamento attraverso l’utilizzo di una serie di nastri trasportatori e del carroponte
(foto 4).
Il doppio spessore realizzato con la formazione dei travoni di sale consente di
sopportare senza cedimenti il continuo passaggio dei camion. Questo tipo di raccolta
è unico al mondo ed è un vanto delle Saline di Margherita di Savoia.
Il sale, prelevato dalle aie di ammassamento, in parte è trasportato all’esterno allo
stato sfuso con appositi camion. Altro è trasferito, sempre con camion, verso
l’impianto di impacchettamento. Qui è fatto passare entro cilindri rotanti, detti
Trommel, tramite i quali si effettua una separazione del sale da inerti eventualmente
presenti.
Successivamente si ha il lavaggio del sale (foto 6) con acqua satura (salata) per
liberare il sale da eventuali altre impurità, come, per esempio, il pulviscolo
22 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
12. Per questo inquadramento tecnico del “magazzino (silos) per la sofisticazione dei Sali” e della “torre
degli impianti” ci siamo rifatti all’opuscolo dell’architetto A. Riondino, Magazzino per la sofisticazione dei
Sali a Margherita di Savoia. Progetto dell’architetto-ingegnere Pier Luigi Nervi, Foggia, Grenzi Editore,
2006.
13. Ibidem.
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 27
1. Introdução
1. DYER, Christopher – Small places with large consequences: the importance of small towns in England,
1000-1540, in “Historical Research”, vol. 75, nº 187 (February 2002), p. 1.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 29
2. VALDEÓN BARUQUE, Julio – Los Trastámaras: el triunfo de una dinastía bastarda. Madrid: Temas de
Hoy, 2001.
3. John Taylor & Wendy Childs, eds. – Politics and Crisis in Fourteenth Century England. Gloucester: Alan
Sutton, 1990.
4. GAUVARD, Claude – La France au Moyen Âge, du Ve au XVe siècle. Paris: PUF, 2004, especialmente
o capítulo “Du XIVe au XVe siècle, une conjoncture de crise”.
5. ALVAREZ PALENZUELA, Vicente Ángel – La crisis de la monarquía papal y el conciliarismo en el tras-
curso del Trescientos al Cuatrocientos, in “Cuadernos de Historia Medieval, 2, 1999.
6. E já não é pouco; sobretudo quando pensamos nas medidas tomadas para proteger esses grupos, de
inegável alcance económico. Recordemos, a título de exemplo, a implementação dos seguros marítimos
e a companhia das naus portuguesa no tempo de D. Fernando. Ou as cartas de franquia e de feira às vi-
las e cidades castelhanas.
7. E assim permanecerão pois não é este o lugar para tratar tão complexo assunto.
8. Impedindo os comerciantes – de fora ou, mesmo, do termo – de escolherem conforme seu arbítrio os
mercados que mais lhes interessasse demandar.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 31
9. A cidade, contudo, nunca pôde baixar os braços. As mesmas deliberações continuaram a ser norma;
acrescidas da nomeação de “olheiros” das cargas, reforço dos poderes dos almotacés e policiamento dos
caminhos, foram uma constante e estenderam-se por todo o período medieval e moderno. Mas com re-
sultados: o levantamento de autos e a cobrança de multas comprovam-no provando, por outro lado, que
o contrabando foi igualmente fenómeno que não cessou.
10. BASTO, Artur de Magalhães – “Vereaçoens”. Anos de 1390-1395. Porto: Câmara Municipal/Gabine-
te de História da Cidade, [1937], p. 355. Salvo indicação em contrário, as citações que nas próximas pá-
ginas farei provêm desta obra.
11. Ver uma nota mais alargada sobre as potencialidades do sal na conclusão deste artigo.
32 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
nesta área nortenha mais peso que o de Setúbal, maioritariamente citado pela his-
toriografia internacional em resultado dos importantes estudos de V. Rau12. Mas de-
vemos ser cuidadosos na hora de abordarmos este tema. O sal, como lembra Peter
Spufford, não era, nestes tempos, objecto de comércio massivo; ou mais correcta-
mente, de transporte massivo. Circulava, sem dúvida, mas as necessidades básicas
das populações europeias satisfaziam-se com o produto da exploração de modestas
salinas e jazidas, existentes um pouco por todo o lado, sujeitando-se à menor qua-
lidade do sal nelas produzido, e à sua disponibilidade, que, geralmente, não era mui-
ta. Temos assim que o sal se evidencia verdadeiramente quando alguém se encarre-
ga de fazer dele objecto de um trato constante, em especial conjugando-o com ou-
tros negócios (os curtumes, por exemplo), devidamente controlado, num lucrativo
jogo de trocas. Isso acontece no entorno portuense.
A pensar nesse negócio florescente, a cidade do Porto aprovou, consecutiva-
mente, dois conjuntos de medidas, restritivas da produção e do comércio, com um
mesmo objectivo: monopolizar a distribuição.
Remonta à época dos Romanos a exploração de marinhas em vários pontos da
Terra de Bouças, nome da circunscrição medieval grosso modo localizada no actual
concelho de Matosinhos. Da amplitude desta actividade no período romano ficam
os testemunhos materializados nos tanques de salga e produção de pasta de peixe
na praia de Angeiras, Lavra13, descobertos há algumas décadas e objecto de estudos
arqueológicos e históricos recentes14. Bouças era terra de pescadores. E esse modo
de vida exigiu sempre grandes quantidades de sal, para preservar o pescado, o que
ficava mais facilitado com a existência e exploração de salinas15. No contexto da es-
trutura produtiva medieva, da posse dos modos de produção e das relações so-
ciais/jurisdicionais sabemos alguma coisa sobre as estruturas de tipo salinas locali-
zadas em propriedades régias (reguengos) e senhoriais (coutos de mosteiros e hon-
ras da nobreza), e quase nada quanto às concelhias e vilãs, sendo as duas primeiras
objecto de arrendamento e emprazamento a favor dos moradores das redondezas.
Era a forma encontrada para alimentar de sal, mais comodamente, as comunidades
marítimas das freguesias de Matosinhos e S. João da Foz, e de outras menos sonan-
tes.
Numa contagem sintética, a partir de Alberto Sampaio e dos Portugalie Monu-
menta Historica, Virgínia Rau16, enumera as seguintes, na zona entre o Leça e o Dou-
ro:
12. Facto que, para certos momentos, terá inflacionado a importância real que ele, na realidade, alcan-
çou. De qualquer modo, para o período moderno, estas afirmações estão sujeitas a revisões resultantes
da avaliação do peso das importações de Setúbal (assim como de Lisboa, Castro Marim, Andaluzia…), para
as quais há dados do século XVI.
13. Com toda a probabilidade seriam maioritariamente usados na produção de garum. Têm muito signi-
ficado. E um significado que ultrapassa em muito o simples marco cronológico romano. Estes postos de
produção devem ter sido muito importantes, ao ponto de terem criado uma tradição de consumo de pas-
ta de peixe – elemento importante numa dieta caracterizada pela fraca condimentação dos alimentos –
que chegou, pelo menos, ao século XVI. Posturas medievais e modernas proíbem a confecção de sail no
interior da cidade, devido à sujidade e mau cheiro, que atentavam contra o bem-estar público. Ora, em
português arcaico, o vocábulo sail significa, precisamente, molho e pasta de peixe, salgados e condi-
mentados, provavelmente ainda à maneira legada pelos Romanos.
14. CLETO, Joel – A Indústria de conserva de peixe no Portugal Romano. O caso de Angeiras (Lavra, Ma-
tosinhos). Matusinus. Revista de Arqueologia, Matosinhos, 1 (1995/96), p.23-45.
15. Ressalvando as devidas proporções, dada a extensão da costa portuguesa e a importância que o mar
detinha no quotidiano das gentes, na alta Idade Média, em todos os povoados costeiros havia salinas –
no Porto, como veremos, vinham até às portas da cidade, já no interior do rio Douro, em Massarelos e
Miragaia – como em todos os pontos do reino havia vinhas.
16. “A exploração e o comércio de sal em Setúbal–Estudo de história económica”, in Estudos sobre a his-
tória do sal português, edição preparada por José Manuel Garcia. Lisboa: Ed. Presença, 1984, p. 56-57.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 33
17. Trata-se das salinas anteriores, vendidas por Benedito, “que as amanhara e explorara”, a esse mostei-
ro.
18. Trata-se das anteriores, doadas pelo referido presbítero.
19. Provavelmente “de Ermesenda”.
20. A mesma “parte de salina” anterior, “discurrente ribulo leza”, que lhe foi vendida por “Pedro Quili-
fonsis”, que a tinha de seu pai.
21. Ou “Lavandaria”?
22. Trata-se das anteriores, doadas pelas referidas irmãs.
23. Por compra.
24. Por compra, junto do talhão adquirido pelo mesmo mosteiro em 1112.
25. Por doação.
26. Por doação. Provavelmente, trata-se dos mesmos talhões atrás referidos.
27. Mosteiro de Leça? Trata-se de salinas de reguengo de que o mosteiro se havia apropriado.
28. Que, apesar de tudo, acredito não deveria ser muito significativa nos finais da Idade Média.
29. Assim como o alistamento em navios mercantes e o deslocamento de algumas unidades navais para
o comércio a média e longa distância têm o mesmo efeito. Sobre a pluriactividade, tema que a História
deve à Geografia, ver os estudos de LE BOUËDEC, Gérard – Gens de mer, sociétés littorales et pluriacti-
vité: l’évolution de la recherche e VARY, Morgane – Pluriactivité et intégration sociale. Le rôle de l’éco-
nomie informelle dans les villes atlantiques au XVIIIe siècle, ambos apresentados ao Colóquio Présence
et représentations du monde atlantique dans les villes d’Europe occidentale du Moyen Ãge au XXe siècle,
Nantes 2003.
34 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
30. O texto está publicado em MAGALHÃES BASTO, Artur de – “Vereaçoens”. Anos de 1390-1395. Por-
to: Câmara Municipal/Gabinete de História da Cidade, 1937, p. 157.
31. Rau, p. 98.
32. Rau, p. 98.
33. Na Península Ibérica ocorreram casos semelhantes, envolvendo outras forças; Pedro IV, o Cerimonioso
(1336-1387) ordenou a destruição das salinas particulares em Valência; em 1486 os Reis Católicos apro-
varam idêntica resolução para todo o reino. Sobre este assunto ver HINOJOSA MONTALVO, José María
– Las salinas del mediodia alicantino a fines de la edad media, in “Investigaciones Geográficas”, 11, 1993,
p. 281.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 35
34. Ver a caracterização do salgado francês na comunicação de Loïc Ménanteau apresentada a este co-
lóquio.
35. HINOJOSA MONTALVO.
36. Transcrito em BASTO, Artur de Magalhães – “Vereaçoens”. Anos de 1390-1395. Porto: Câmara Mu-
nicipal/Gabinete de História da Cidade, 1937, p. 157-160.
36 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
• PÓVOA DE VARZIM
• VILA DO CONDE
Refojos
• TROFA
de
Riba d’Ave
• PAÇOS DE FERREIRA • LOUSADA
Maia
• MAIA
Limite de julgado
Actual sede de Concelho
Rede hidrográfica
• ESPINHO
Projecção de Gauss
Elipsoide Hayford
(Internacional) 0 4,5 km
Datum de Lisboa
Coordenadas Militares
Fonte: Armindo de Sousa, 1995.
Carta Administrativa Oficial de Portugal, escala 1:250.000, IGP, 2004.
ralelamente, estabelecia-se uma zona interior, de uma légua, na qual se proibia o co-
mércio de pescado. Esta segunda medida, para além da evidente tentativa de con-
trolo e concentração da actividade económica, visava outros objectivos: por um lado,
destinava-se a garantir o abastecimento de peixe à população urbana; por outro lado,
propunha-se satisfazer as necessidades dos grandes exportadores de peixe salgado
aqui moradores, a cuja influência não será também alheia a aprovação da postura.
Desconhecemos em pormenor a história económica da cidade entre os séculos
XIV e XV para ajuizarmos sobre a eficácia destas medidas. Que, se no caso do sal
aparentemente resultaram, no do peixe foram muitas vezes desrespeitadas, como se
comprova das repetidas queixas contra as regateiras e os conluios que elas tinham
com os pescadores, numa história de conflitos de interesses que importa aprofundar.
Com maior ou menor eficácia, esta delimitação revela a matriz interventiva da
cidade, sobretudo nos campos jurisdicional e económico, com vista à obtenção de
vantagens consideradas indispensáveis para o processo de afirmação e projecção co-
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 37
mercial. No fundo, do que aqui se trata, e usando a linguagem económica dos nos-
sos dias, é de constatar como que a mudança de velocidade no desenvolvimento do
comércio do burgo: a transição de um modelo de primeira aceleração, de arranque,
para um quadro de segunda aceleração, de consolidação, bastante mais exigente,
mais evoluído, portanto.
Uma última nota para dizer que este processo terá principiado ainda no século
XIII; uma inquirição régia de 1287 refere que os direitos e descargas que os navios
efectuavam em Bouças andavam “sonegados”, dando a entender que isso acontecia
em favor do Porto e em detrimento da jurisdição do mordomo do rei.
37. A conjuntura conturbada então vivida no reino não será alheia a esse processo, ou à resolução de pro-
blemas ou à obtenção de concessões aproveitando a fragilidade dos poderes políticos. Nas próximas li-
nhas seguirei a acta de vereação publicada por FERREIRA, J. A. Pinto – “Vereaçoens”. Anos de 1401-1449.
Porto: Câmara Municipal/Gabinete de História da Cidade, 1980, p. 410-415 e, salvo excepções indica-
das, todas as citações procedem desse documento.
38. Fernão Coutinho, com quem há muito tempo a cidade tinha problemas, no contexto das antigas prer-
rogativas que impediam a residência dos nobres.
38 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
39. E porque o conteúdo é resumido num documento que faria muito mais sentido para quem esteve pre-
sente na sua análise e discussão.
40. Fenómeno medieval que prossegue com grande expressão nos séculos XVI e XVII; a documentação
notarial do Porto é bem elucidativa quanto ao facto de muitos mercadores do Porto possuírem marinhas
em toda essa região e noutras (como Esgueira, “Mondego”, etc.).
41. O transporte por terra não parece compensar. Ainda estamos longe de conhecer a realidade do trans-
porte na história de Portugal. Não conhecemos meios aplicados, taxas de rendimento e custos dos dife-
rentes recursos disponíveis, como acontece noutros espaços europeus (ver, por exemplo, BALLAUX, Bart;
BLONDÉ, Bruno – Transport prices in the long Sixteenth Century. A contribution to pré-industrial price his-
tory, 2004, integrando o projecto “Urban Society in the Low Countries, late Middle Ages-16th century”,
texto pode ser consultado em http: // www. lowcountries. nl/ 2004-4 .pdf). A afirmação que abre esta nota
parece ter sentido quando analisamos róis de pagamentos de taxas sobre mercadorias nas quais as men-
ções a transporte “por terra” são a excepção.
42. Em especial “tranca e madeira”, que contratos da Época Moderna indicam tratar-se de obrigação dos
mercadores e não dos mestres (o mercador deverá dar tranca e madeira ou a tranca e madeira correm por
conta do mercador).
43. Trata-se de uma queixa de mercadores de sal da cidade, datada de 10 de Fevereiro de 1562; ver AHMP
– Sentenças, liv. 1, fls. 357 e sociais.
44. Facto não previsto na postura e indesejado em razão do contrabando.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 39
IRLANDA
INGLATERRA
• PORTO
• AVEIRO FLANDRES
• LISBOA
• SETÚBAL GALIZA
• ALCÁCER DO SAL
• PORTO
0 50 km
45. Recorde-se que a reunião ocorre em Março e, portanto, não é de excluir que também tenha sido mo-
tivada por algum acidente recente. Aquando da já citada queixa de 1562, de Fevereiro, refere-se a perda
de seis navios de sal nessas circunstâncias.
40 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
46. E adicionando o argumento, sempre conveniente nestes casos litigiosos, do acrescentamento das ren-
das do Rei.
47. No século XVI fundamentalmente a do bacalhau na Terra Nova; no século XV, a forte indústria de ex-
portação de pescado seco e salgado.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 41
4. Conclusão
A leitura destes episódios não deixa muitas dúvidas. O que se tratou no Porto dos
séculos XIV e XV relativamente ao sal foi a história da construção de um mercado,
da solidificação de sectores económicos de ponta e da consolidação do perfil mer-
cantil da economia da cidade. E isso decorreu em função dos interesses de um con-
junto de negociantes, empreendedores, donos de navios, investidores em mercado-
rias de lucro, dedicados à exportação de produtos da economia agro-marítima da re-
gião para diferentes quadrantes geográficos europeus, cuja acção se revelou um con-
tributo decisivo para a projecção internacional do burgo.
O sal apresentou-se como mercadoria indispensável, base de muitas actividades
alimentadoras do sector das exportações. O sal avultava no universo económico re-
gional. A sua importância ultrapassava as meras necessidades da população da ci-
dade e do Entre Douro e Minho, que o utilizavam em grandes quantidades, na linha
dos padrões de consumo medievais, procurando um substituto das dispendiosas es-
peciarias, tempero de alimentos incomestíveis sem ele, com destaque evidente para
o pão, condimento que disfarçava o estado de decomposição de certos mantimen-
tos, conservante destes mesmos alimentos sobretudo nos meios rurais onde as car-
nes da matança deviam durar longo tempo, para o penso e outras rações dos animais
e rebanhos, e, claro, para a salga de pescados. O sal, por outro lado, era indispen-
sável para a economia artesanal da região, com aplicação extensa, por exemplo, nos
curtumes, abundantes por toda a província.
48. Marques, J. M. da Silva, Descobrimentos Portugueses, Lisboa, INIC, 1988, vol. I, p. 432.
49. Sabe-se que a cidade viveu momentos conturbados, e alguns partidários do infante D. Pedro foram
bastante enxovalhados. Alguns deles poderiam ser proprietários de salinas e autores de regulamentos mu-
nicipais como este.
42 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Por tudo isto, não admira a grande preocupação tida com o controlo do abaste-
cimento e distribuição de sal, para mais quando ele também integrava os circuitos
comerciais internacionais, uma vez que a generalidade dos salgados europeus não
era capaz de dar resposta à procura geral.
A este panorama genérico devemos acrescentar o contexto específico vivido no
Porto. A dilatação das correntes de sal rumo à cidade vai em paralelo com o primeiro
grande momento de afirmação internacional do seu comércio, ocorrido nos dois úl-
timos séculos medievais. Mas é difícil entendermos isso sem termos noção de todas
as peças que foi necessário reunir para compor esse quadro vasto e complexo. A ci-
dade do Porto assumiu-se como um centro de vocação marítima e comercial. Assu-
miu-se como um centro em que todos “falavam a mesma língua”, não no sentido
“cortesiano” de uma “república ou democracia” urbana, mas no sentido em que to-
dos, ao seu nível, participavam nesse espaço de afirmação marítima e comercial sem
os constrangimentos sociais-jurisdicionais ainda predominantes na generalidade do
reino.
E seja o contexto de formação do seu termo, um vasto e rico termo, diga-se, seja
a estruturação do seu porto de mar, seja a aquisição de privilégios que consagravam
esse modo de vida, estes factores constituíram elementos indispensáveis em todo esse
processo. Um processo que apenas vingou graças aos mercadores. Eis-nos perante
um conjunto, alargado, de homens informados, viajados, sabedores dos meandros
do trato, ambiciosos, que tomaram as rédeas do poder e decidiram os destinos da ci-
dade. Não está aqui em causa que estes homens do trato se tenham transformado,
na prática, num grupo aristocrático, e com tiques aristocráticos, e que tenham vin-
do a enquistar, nos finais do século XV factos que, em boa verdade, nunca os fize-
ram perder a noção daquilo que estava em causa na vida da cidade50. O que importa
é compreender que este terá sido um dos momentos mais brilhantes da história des-
te grupo, que é urgente conhecer. Que este terá sido o tempo em que se delineou
uma política urbana com um objectivo muito claro: fazer da cidade o centro co-
mercial mais importante do norte do reino, sem qualquer rival que disputasse esse
estatuto e sem pontos fracos que o comprometessem.
E é neste pressuposto que devemos enquadrar a intervenção no sector salineiro.
Persistente. Determinada. Bem sucedida. Depois de meados do século XV, o essen-
cial está feito: os clientes existem, o escoamento é garantido, o sal é moeda de tro-
ca para importantes transacções, como os contratos de pesca. O quadro normativo
estabelecido. A partir daí, uma parte do investimento é canalizada para infra-estru-
turas e gestão do negócio, para a implementação de logísticas de apoio, nomeada-
mente a constituição de armazéns de sal ao longo do perímetro ribeirinho da mura-
lha, a concessão de privilégios ao transporte, a construção de estruturas de descar-
ga, e o combate à fraude, a vigilância das cargas, a fiscalização dos navios, a insti-
tuição de uma contabilidade da mercadoria, em especial quando se adopta o cos-
tume da cobrança da imposição, enfim o arrendamento das receitas do comércio de
sal, tudo isto resulta do papel que a mercadoria passou a representar para a econo-
mia da urbe.
Daqui resulta outra reflexão; resulta aquilo não se costuma afirmar para Portu-
50. Refiro-me à sua percepção da necessidade de proteger e fomentar a vida mercantil e marítima da ci-
dade. Isso, evidentemente, não impede que tenham tomado sempre as decisões e posturas mais adequa-
das… Basta pensar nas suas disputas com os mercadores cristãos-novos, em plena Época Moderna, para
questionarmos a eficácia da sua actuação enquanto governantes e negociantes.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 43
Resumo: A nossa comunicação visa dar a conhecer quem foram os mercadores de vi-
nhos do Porto que, ao longo da primeira metade do Século XVIII, se interessaram pelo
negócio do sal. Fizemo-lo sobretudo através dos Livros de Visitas de Saúde às embar-
cações entradas na barra do Rio Douro. Procuramos saber das razões que os levaram
a interessar-se por esta mercadoria e verificamos que a principal motivação se encon-
tra na especialização de algumas companhias em determinados segmentos de negócio,
como o do peixe seco, com destaque para o bacalhau. Tentamos também perceber qual
a origem do sal que fizeram chegar à cidade e avaliar a dimensão das suas actividades
económicas na urbe, sem esquecer a projecção que tiveram em mercados exteriores
Mercadores Nº de barcos com carga de sal Mercadores Nº de barcos com carga de sal
BENJAMIM TILDEN & C.ª . . . . . . . . . . . . . . .15 JORGE HAMÃO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5
DOMINGOS ALVES BRAGA . . . . . . . . . . . . . .3 PEDRO BEARSLEY & C.ª . . . . . . . . . . . . . . . . . .6
FRANCISCO MILNER & C.ª . . . . . . . . . . . . . . .3 PEDRO DUQUER & C.ª . . . . . . . . . . . . . . . . . .3
HENRIQUE BYMES & C.ª . . . . . . . . . . . . . . . . .6 RAIMUNDO RITTE & C.ª . . . . . . . . . . . . . . . . .8
JOÃO CAULLET & C.ª (CLARMONT ) . . . .3 RICARDO AYLUARD & C.ª . . . . . . . . . . . . . . .4
JOÃO CLARQUE & C.ª . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4 RICARDO THOMPSON & C.ª . . . . . . . . . . . .9
JOÃO ESTEVENSÃO & C.ª . . . . . . . . . . . . . .12 SANSÃO ESTUART . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5
JOÃO QUELY & C.ª . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3 THOMAS PHAIRE & C.ª . . . . . . . . . . . . . . . . . .3
JORGE BULLIMORE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8 TOUNSEND VETENAL . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4
de Domingos Alves Braga que recebeu apenas 3 navios com carga de sal, todos os
outros mercadores são de nacionalidade inglesa. Ou seja, o comércio do sal foi,
como sucedeu com outros produtos, um negócio que na cidade do Porto esteve en-
tregue a mãos estrangeiras. As razões da entrega britânica ao trato do sal, residem na
importância que as firmas inglesas alcançaram nos negócios da urbe neste período.
De facto, os ingleses do Vinho do Porto dominaram a economia do Porto, pelo me-
nos até à criação da Companhia Geral da Agricultura das Vinhas do Alto Douro, faz
este ano 250 anos. Como é sabido, ancoraram os seus negócios em vilas como Mon-
ção e em cidades do norte de Portugal como Viana do Lima e claro está o Porto. O
produto âncora dos seus negócios no norte de Portugal a partir de finais do século
XVII foi o vinho que começaram por comprar em toda a Ribeira Lima, voltando-se
num segundo momento, em força a partir de 1718, para a Região do Douro a cujo
desenvolvimento e transformação em área de quase monocultura deram forte im-
pulso.
to. O volume de mercadorias chegadas à cidade em nome dos seus principais de-
tentores ao longo do período, foi, por isso, também muito significativo. Por ano, re-
ceberam em média 23,5 navios. Embora com carga de um leque variado de merca-
dorias, esta firma podemos garanti-lo, especializou-se no negócio do bacalhau oriun-
do da Nova Inglaterra. Para tanto basta atentar na proveniência dos navios consig-
nados a esta Companhia9.
Apesar de ser vasto o leque de produtos alimentares que a Companhia de Tilden
importou, tais como o camarão, a sardinha, o peixe Lynn, manteiga, os queijos da
Irlanda e os vinhos de outras paragens como os Málaga, bem como as passas o azei-
te da mesma proveniência10 vinhos de Alicante11 ou das Canárias12, arroz das Co-
lónias inglesas da América, tabaco brasileiro, o bacalhau figura como produto mais
comercializado. A conservação do peixe seco, implicou naturalmente o uso do sal,
razão pela qual quer Bejamin Tilden, quer Richard Thompson aparecem na lista ini-
cial como principais importadores do produto.
Senhores de um vasto império comercial sobretudo construído por Benjamin Til-
den e os irmãos Richard e John Thompson, os Croft mantiveram interesses em mui-
tas paragens.
Atendendo à origem dos navios carregados com sal consignados a Benjamin Til-
den e a Richard Thompson, somos levados a concluir da sua preferência pelo sal de
Setúbal, já que os 24 navios que chegaram ao Porto com aquela carga destinados a
estes mercadores apenas dois não tiveram como proveniência o porto de Lisboa, um
teve como origem o porto da Figueira da Foz e outro o porto de Exon13.
O bacalhau como já referimos foi o produto âncora dos negócios destes merca-
dores ingleses do Porto e determinou que centrassem nos portos da Nova Inglaterra
as suas atenções comerciais. Contudo, a sua galáxia comercial passou pelos portos
importantes da Itália, como Génova, ou do Sul de Espanha, como Málaga, Gibraltar
e Cádiz, tocou os principais portos portugueses, com destaque para Setúbal, Lisboa,
Figueira da Foz, Aveiro e Viana do Castelo. Mantiveram contacto ainda com alguns
portos das costas Galega e Cantábrica, estendendo os seus negócios aos principais
portos da França, Países Baixos e Norte da Europa, sem esquecer as ilhas atlânticas,
evidenciando uma notável rede comercial para a época, em larga medida animada
pelos vinhos que fizeram sair do Porto.
A exportação de ouro ou prata em barra a partir de Portugal era interdita e as san-
ções contra os prevaricadores eram pesadas. Detectadas as fraudes, os seus respon-
sáveis eram presos e os metais preciosos confiscados, bem como todas as mercado-
rias que estivessem no interior da embarcação a bordo da qual a fraude tivesse sido
cometida. Os ingleses do Porto aventuravam-se por vezes a usar os cascos de trans-
porte de vinhos para o seu país, a fim de dissimularem ouro ou prata resultantes dos
seus negócios em Portugal14. Ora o nome do segundo mais importante mercador in-
9. CARDOSO, António Barros – Baco & Hermes – O Porto e o comércio interno e externo dos vinhos do
Douro (1700-1756) …, Vol. II, p. 317.
10. Na barra do Douro, entrou e foi vistoriado em 9 de Setembro de 1732, o navio A Ana, procedente de
Málaga, carregado com estas mercadorias. Apenas fez escala no Porto já que seguiu para Inglaterra. AHMP,
L.450, Visitas de Saúde, fls. 109v. O mesmo sucedeu em Outubro de 1738 com o navio Bartolo e Diogo,
também procedente de Málaga, carregado com vinhos para Inglaterra. AHMP, L.456, Visitas de Saúde, fls.
135.
11. AHMP, L.450, Visitas de Saúde, fls. 252v.
12. AHMP, L.451, Visitas de Saúde, fls. 47.
13. AHMP, L.451, Visitas de Saúde, fls. 146 v. AHMP, L.448, Visitas de Saúde, fls. 337 v.
14. SELLERS, Charles, o. c., p. 51.
48 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
glês comprador de sal que consta da nossa lista inicial é o de John Stevenson. Está
no Porto entre 1702 e 1734 e encontra-se entre os signatários de uma petição diri-
gida ao Rei de Portugal pelos homens de negócio da cidade, solicitando o fim da-
quela proibição15.
Morador ao Terreiro16, o seu envolvimento no negócio dos vinhos foi também
muito significativo. Em média anual comprou 1619 pipas de vinho, das quais ex-
portou 1496. John Stevenson fez corresponder à saída dos vinhos do Porto pela bar-
ra do Douro por sua conta e risco, a entrada de quantidade variada de mercadorias.
Com a sua firma por consignatária, entraram no Porto entre 1704 e 1735, 290 na-
vios. Desses apenas 12 transportaram carga de sal. A razão principal do fraco inte-
resse pelo sal prende-se com o facto de este mercador ter como principais negócios
os têxteis os cereais e aduelas. A seguir por ordem de importância nos seus negócios
vêm o ferro, o carvão de pedra e o linho e por último alguns produtos alimentares
como o bacalhau, queijos e sardinha. Também negociou com produtos coloniais,
como o tabaco, o pau preto e o açúcar brasileiros adquiridos em Lisboa17.
A geografia comercial deste mercador britânico evidencia por isso um maior vo-
lume de negócios com os portos do sul das Ilhas britânicas, origem da maioria dos
navios de que foi consignatário na cidade do Porto. Relevamos contudo as suas li-
gações comerciais com a Itália, sul de Espanha, Costa Galega, golfo da Biscaia, bem
como a sua inserção no trato com o Brasil18.
Também neste caso parece clara a preferência pelo sal de Setúbal já que dos 12
navios consignados a John Stevenson com carga de sal, 11 tiveram como porto de
origem Lisboa e apenas um foi registado com proveniência do Porto galego de Vigo19.
A casa Taylor é nome conhecido no negócio dos vinhos do Porto. A marca che-
gou até nós. As suas origens radicam na intensidade comercial britânica conhecida
em Viana do Lima ainda no século XVII20. Pelo menos até 1709, o porto da capital
do Minho possuiu todas as condições para receber embarcações de grande tonela-
gem. A partir daquela data há notícias preocupantes sobre a barra do Rio Lima se en-
contrar impenetrável por navios de maior capacidade, devido ao seu assoreamento21.
Nessa altura, entre os signatários de um documento a favor da realização de obras
urgentes de remoção dos inertes acumulados na foz do Lima, aparecem já Thomas
Bearsley e Peter Bearsley. De resto, o britânico John Croft (1788) refere ter sido este
Peter Bearsley o primeiro inglês a interessar-se pelos vinhos do Alto-Douro, era en-
tão cônsul no Porto Walter Maynard e corria o ano de 165922. Ao que tudo indica,
os primeiros Bearsley ter-se-ão fixado em Viana e Monção e os seus interesses co-
merciais assentaram primeiro nas trocas com todo o Alto Minho. Com toda a certe-
za, os “vinhos de Viana”, isto é as produções vinícolas de Monção, e de todo o Vale
do Lima, interessaram estes mercadores britânicos. Infelizmente o primeiro livro de
Visitas de Saúde às embarcações que entraram a barra do Lima, apresenta já uma
data tardia, refere-se a 1708 e encontra-se muito incompleto. Apesar disso nele se
encontra o registo da vistoria do navio Blastont, proveniente de Plymouth, em las-
tro, com 8 tripulantes a bordo, consignado a Pedro Bearsley, vistoriado a 27 de Ou-
tubro daquele ano, a indicar que, muito provavelmente, os vinhos seriam carga de
retorno23.
A entrada dos Bearsley no negócio dos vinhos do Porto parece concretizar-se a
partir de 1720. É esta a data em que, simultaneamente, os Bearsley são referidos nos
registos da Imposição do Vinho24 e nos livros de Visitas de Saúde às embarcações que
entravam a barra do Douro25. Peter Bearsley durante a sua actividade no Porto, com-
prou em média anual 1505 pipas e exportou 1471, valores que o posicionam entre
os principais mercadores ingleses radicados no Porto26. Como se vê na lista inicial
relativa aos britânicos interessados no trato do sal, Peter Bearsley, durante o período
em que se interessou pelo trato dos vinhos na cidade, fez chegar aos cais ribeirinhos
6 navios com carga de sal. Maioritariamente este foi proveniente de Lisboa, ou seja
corresponderia a sal de Setúbal. Apenas uma só carga teve origem diferente, Jersey27.
Haverá correspondência entre a mercadoria de especialização da casa Taylor no Por-
to e o negócio de sal? Tudo indica que não. De facto, os fundadores da Taylor de que
Peter Bersley foi ilustre representante tiveram os cereais como mercadoria de espe-
cialização. Seguiram-se por ordem de importância os têxteis e manufacturas, maté-
rias-primas como as aduelas e só em terceiro lugar figura o bacalhau28, o que expli-
ca o menor interesse pelo trato do sal por parte deste mercador inglês.
O mercador britânico George Bullimore, esteve estabelecido na Rua Nova, pelo
menos desde 171029 e aí se manteve até 1735 em torno do negócio dos vinhos. A
sua média anual de compra e exportação deste produto atingiu respectivamente
743,5 e 688,5 pipas30. Bullimore contou ainda com a colaboração de outros mer-
cadores britânicos que mais tarde se vieram a autonomizar no negócio dos vinhos.
Destacamos entre outros William Swarbreck que, antes de integrar a firma Prust &
Swarbreck, representou Bullimore na Imposição do Porto, nos anos de 1713 e
171431.
Como contrapartida para o negócio de vinhos do Porto, a companhia de Bulli-
more apresenta vasto rol de mercadorias do qual faziam parte, em menor escala, as
farinhas, os arenques fumados, os figos e as passas algarvios, batatas, o biscoito para
apresto dos navios e o arroz da Carolina, isto no que toca a produtos alimentares. En-
tre as matérias-primas de pouco significado quantitativo, podemos apontar o breu,
os tabuados e o alcatrão, destinados a construção naval. O pau de campeche tam-
bém aparece referenciado, bem como o papel, aguardente, garrafas, couros, tabaco,
gengibre, chapéus e gravatas fabricadas em Bristol. De salientar no entanto que o seu
produto de especialização foi o cereal, seguido muito de perto pelo bacalhau, o que
ajuda a explicar as compras de sal que se encontram documentadas em oito navios
que entraram com essa carga a si consignados todos oriundos de Lisboa o que nos
leva a concluir do seu interesse pela produção de Setúbal.
A firma Raimundo Ritte & C.ª estabeleceu-se na Rua Nova no negócio dos vinhos
desde 169332. Em média anual adquiriu 1612 pipas, das quais exportou 1486, en-
tre 1702 e 1727, ano em que deixa de figurar nos registos da Imposição do Vinho33.
Que mercadorias fez chegar ao Porto em troca com os vinhos do Douro que maio-
ritariamente comercializou? Em primeiro lugar as fazendas secas. Igual peso tiveram
os cereais, com destaque para o trigo. Importou também alguma cevada, centeio e
arroz. O grande volume de comércio deste britânico, implicou que a aduela para
confecção do mais variado vasilhame, desde as pipas, aos barris e barricas, ocupas-
se o terceiro lugar nas mercadorias que, com mais frequência aparecem referidas nas
cargas dos navios a si consignadas. O ferro, em arcos ou em barra, ocupa o quarto
lugar. O bacalhau ainda tem alguma expressão já que carregados desse peixe, oriun-
dos da Terra Nova e a si destinados, chegaram ao Porto 27 barcos, em média, mais
do que um barco de bacalhau por ano, o que explica as seis cargas de sal, uma em-
barcada mesmo em Setúbal34 cinco em Lisboa e outra no Mondego, ou seja na Fi-
gueira da Foz35.
Offley, marca ainda hoje conhecida de vinhos do Porto, foi fundada em 171936
por Gregory Bymes. Henry Bymes, foi um dos fundadores desta firma que nos apa-
rece na lista de mercadores estrangeiros que trataram com sal no Porto, a receber 6
navios com carga desta mercadoria. Trata-se de sal de Setúbal, já que todos esses na-
vios apresentam Lisboa como porto de origem. Em média anual, Henrique Bymes &
C.ª adquiriu 1008 pipas de vinho, das quais exportou 931 pipas37.
Os negócios dos fundadores da Offley no Porto, assentaram nos cereais. O ba-
calhau, mercadoria normalmente presente no trato das casas inglesas ligadas ao vi-
nho do Porto, embora não estando ausente, não teve neste caso uma expressão sig-
nificativa. Já no século XIX (1831), entraria para esta firma uma das mais conhecidas
personalidades da história dos vinhos do Porto, Joseph James Forrester (o barão For-
rester) autor dos mapas do “País Vinhateiro do Alto Douro” e do mapa do Rio desde
a fronteira espanhola até à sua foz, isto para lá uma série de estudos pioneiros sobre
agricultura, comércio e combate a doenças da videira como o oídio.
32. Esse é o primeiro ano em que Raimundo Ritte surge nos Livros da Imposição do Vinho. AHMP, L. 1313,
Imposição do Vinho, fls. 70. Manifestou então 261 pipas. Em 1695, os seus movimentos em torno do ne-
gócio do vinho ascendiam já às 315 pipas. AHMP, L. 1314, Imposição do Vinho, fls. 162. No ano seguinte
(1696) o seu manifesto atinge 2380 pipas AHMP, L. 1315, Imposição do Vinho, fls. 27, 140 e 158 e em
1697, 1605 pipas AHMP, L. 1316, Imposição do Vinho, fls. 36 e 161.
33. CARDOSO, António Barros – Baco & Hermes – O Porto e o comércio interno e externo dos vinhos
do Douro (1700-1756), Porto, GEHVID, 2003, 1 vol., p. 408.
34. AHMP, L. 441, Visitas de Saúde, fls. 21v.
35. AHMP, L. 442, Visitas de Saúde, fls. 171.
36. SELLERS, Charles, apresenta o ano de 1720 para a fundação desta firma. o. c., p. 93. Contudo, já em
1719, Gregory Bymes manifestava vinhos na Imposição do Porto. O nome que consta dos registos é o de
Gregório Birne ou Berne. AHMP, L. 1334, Imposição do Vinho, fls. 166.
37. CARDOSO, António Barros – Baco & Hermes – O Porto e o comércio interno e externo dos vinhos
do Douro (1700-1756), Porto, GEHVID, 2003, 1 vol., p. 342.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 51
Mercadorias mais vezes mencionadas nos navios consignados a Vicente Pedro & C.ª
idade. Em relação a Vicente Pedro pai, disse que sempre se tinha tratado com dis-
tinção e o mesmo trato afiançou tiveram os referidos seus avós paternos, possuido-
res de carruagem e servindo os cargos da maior distinção da cidade53.
A terminar
Aurélio de Oliveira*
Resumo: O papel do sal no circuito mercantil do Porto, como actividade vital ao giro
mercantil e a sua evolução na longa duração
I. Considerações prévias:
1. Será uma redundância a afirmação de que o sal, isto é, a produção do sal tem
uma relação directa e próxima com o clima. Não há sal de mar nos climas frios e
húmidos. O sol, as altas temperaturas, os climas secos, com períodos de insolação
alargados ao longo do ano, algo batidos pelo ventos são fadados para uma boa pro-
dução salineira. Fica posta a condição geral basilar.
3. Por outro lado, essas inflexões anuais são de muito difícil verificação sobre o
sal. Ou há registos qualitativos expressos em memórias ou livros de razão (raríssimos
entre nós), ou as variações anuais traduzidas pela oferta ou mesmo pelos preços são
de muito difícil detecção, porque o volume da produção e a quantidade da oferta de-
pendem, aqui, de factores que nada têm a ver com condições climáticas, a saber: a
procura, seu aumento ou diminuição, e o efeito da stokagem que pode suprir, por
anos até, a eventual diminuição da produção natural. Assim, para este produto o pa-
radoxo é claro: relação umbilical com o clima, pouco ou muito pouca relação com
as variações imediatas de muito curta, curta ou média duração. Na longa duração,
o aumento permanente e praticamente sempre avolumado de factores exógenos tor-
na difícil a detecção directa mesmo nos períodos mais alongados ou contrariando re-
cessões provocadas por condições naturais. O alargamento das áreas de produção
pode ser uma resposta à quebra natural e ao menor rendimento por unidade. Na ver-
dade, uma quebra natural pode ser suprida, escondida ou “enganada” por um maior
investimento humano e de mão de obra. Assim, teríamos que pautar os movimentos
* Professor Catedrático da Faculdade de Letras da Universidade do Porto, Doutoramento em História Mo-
derna e Contemporânea. Temas de Investigação: economias e sociedades rurais; comércio; indústria – Épo-
ca Moderna.
56 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
5. Temos vindo a traçar desde 1979, o quadro geral das variações climáticas na-
cionais que tem vindo a receber sucessivamente mais dados e confirmações na base
de elementos directos que o testemunho das fontes, raras e poucas, nos tem pro-
porcionado, recolhendo também o contributo de outros que, sobretudo desde então,
vêm coligindo e anotando as referências sobre o bom ou o mau tempo, essencial-
mente na base do metodologia episódica – que outra não tem sido possível entre nós.
Os dados constam, como temos vindo a revelar e a citar, no trabalho (a publicar)
Clima e colheitas em Portugal. 1500-1850.
É dele que aqui nos servimos em brevíssima síntese que, por sua vez, poderá re-
ceber um contributo de referência de longa duração com o que se possa melhor apu-
rar sobre o sal, sempre com as reticências que aqui apontamos. Na verdade, em tão
largo período de tempo só muito raramente encontrámos referência directa do tem-
po ou do mau tempo para o sal (mas que, por isso também, nos anos ou períodos
em que aprecem, não deixam de ser muito significativas e altamente indicativas,
como já diremos e veremos.
7. Escusamos também de referir que dentro destas modelações surgem curtos pe-
ríodos de sinal contrário, isto é, anos de sinal e comportamento contrários da ten-
dência seca e fria ou quente ou húmida, aos quais há que estar atentos ao nível dos
comportamentos mais curtos ou das afecções anuais, de consequência por vezes
igualmente grandes a nível da colheitas agrícolas e das populações (que não estamos
agora aqui a analisar).
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 57
guesa:
“Logo em 1816 se observou “o singular fenómeno do derretimento do gelo do
Polo Boreal. Enormes massas de gelo convertidas em ilhas flutuantes, algumas das
quais com mais de 200 pés de altura desceram no Atlântico até ao paralelo 40, (es-
palhando uma vaga de frios que atingiu toda a costa portuguesa). Estranho fenóme-
no! “há mais de 400 anos, nunca visto” (e, desde aí, nunca mais observado). Ano frio
atingindo todo o verão. As frutas não amadureceram. A ano de 1817 foi duramente
castigado pela seca “dos mais escassos de quantos es conheceram no reino; os mais
felizes colherão (apenas) a semente”.
Em Lisboa, é raro nevar. Está fora das terras frias. O seu clima é mais mediterrâ-
nico que atlântico ou continental. Pois há testemunhos recorrentes que a neve caiu
aí com frequência neste período de anos. Desde os anos de Noventa e primeiros do
Oitocentos. O ano de 1806, foi muito frio. Os nevões de 1805 foram tão grandes e
persistentes que as neves se demoraram pelas Beiras e terras continentais por meses
queimando definitivamente todas as árvores de fruto mesmo as mais resistentes ao
frio. (Quer dizer, tomando os meses de Abril /Maio e bem possivelmente ainda par-
te de Junho).
Anunciavam-se os piores anos desta curta série: o ano de 1820 seria extraordi-
nariamente frio. Nas Beiras a temperaturas desceram a pontos nunca vistos. Os vi-
nhos chegaram a congelar em tonéis de mais de 80 almudes (c. de 4 pipas). As quan-
tidades de neve caídas na Serra da Estrela foram tão grandes que, por meses, todos
os caminhos se tornaram impraticáveis, interrompidas as já fracas comunicações do
centro e Províncias do norte do Reino.
Novas dificuldades climáticas 1822-23.
Nos anos seguintes continuou a série das intempérie adversas. Assim em
1826–28, com o ano extremamente seco de 1827 para culminar nos anos verda-
deiramente enregelados de 1829 e 1830. Eis um testemunho directo de um nosso pa-
trício: “Desde Dezembro até ao fim chegou o frio a tal intensidade que não lembra
a grandes idades”. Anos, na verdade, verdadeiramente glaciares: o Rio Minho che-
gou a coalhar-se nas suas enseadas e defronte da cidade de Orense chegou a altura
da água congelada a 4 e 5 palmos de altura. Frios continuados pelo ano de 1830. Fi-
nalmente, foi tão excessivo o frio que para navegarem os barcos no rio Minho, e mes-
mo no Douro, era necessário irem homens adiante quebrando o grosso gelo vendo-
se muitos mugens mortos no mesmo gelo. As hortaliças, diversas árvores de fruto fi-
caram queimadas e a falta de moagens e “outros objectos necessários à vida expe-
rimentavam notável danificação nestas terras do Norte”. Em Lisboa morreu-se do ex-
cesso do frio e “em vários sítios, entre eles na cidade da Guarda, o termómetro Réau-
mur desceu bem abaixo dos zero graus” (i. é, -22-23 graus C negativos ou possivel-
mente mais). O Rio Mondego gelou e todos os regatos na Beira Baixa. Gelarão as ba-
tatas, os nabos, os vinhos e, o que é mais, a própria aguardente se congelou! “Gran-
de foi o frio de 1782 mas este de 1830 tem tido uma maior série de dias”.
Ainda, e finalmente, para o ano de 1839: ano de verão muito chuvoso com um
Outono igualmente húmido e frio e de que resultou a perda de produção no Entre
Douro e Minho, deixando na indigência os pobres e muitos lavradores desta Pro-
víncia. O mesmo para Trás os Montes e muitas outras terras do País.
Para conclusão sobre os tempos que aqui nos importam, eis no que poderíamos
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 59
tão já fora dos limites climáticos do Portugal atlântico, definido em termos gerais por
Orlando Ribeiro. E estas com a perda da produção do Norte, em diminuição, refor-
çam a sua produção.
Bem entendido que a produção de sal nunca deixou de fazer-se de meados do
Século XIV a meados do XV, activada também por causas exógenas importantes por
sobre um crescendo que se vem acentuando já bem perceptível durante a segunda
metade do século XV favorecida por circunstâncias favoráveis sejam ordem política,
técnica e económica ou outras, como referimos.
Caídos, mas depois saídos, desse período pouco favorável do ponto de vista cli-
mático, é curioso notar que o grande surto salineiro de Setúbal com Aveiro em gran-
de evidência, emergirá com outra força e outra importância pelos inícios do Século
XVI quando, desencadeado um comportamento inverso do ponto de vista climático
desde os anos sessenta do Século anterior, se atinge uma expressão mais evidente
desse período de aquecimento generalizado: um notório período bem favorável de-
pois de passar ainda por algumas contrariedades pontuais pelos finais do Século XV.
Eis o que se testemunha pontualmente acerca de ano de 1481: ”por las muchas agoas
que ovo en Francia e en Portugal… en causa dello…ovo gran mingoa de sal (cit. em
Rau. 280. nota 3) e se constata ainda (também pontualmente) nos primeiros anos do
Século XVI, em que se testemunha ainda “as salinas, não dão novidade” por causa
das condições climáticas adversas como se diz das de Aveiro nos inícios do Século
XVI, testemunhando, na realidade, uma situação mais generalizada (Rau. 85).
O Século XVI a partir dos primeiros anos marcará de modo claro a nova infle-
xão. O Século XVI é um século da expansão salineira. Vários factores para isso con-
tribuiriam também. Deixemo-los, para considerar a presença um período climático
também altamente propício. Os tempos favoráveis que grandemente beneficiaram as
marinhas do Portugal mediterrânico (novamente, sublinhamos, ainda que acciona-
das por outros mais factores). Pelo Portugal atlântico já se tinha praticamente apagado
produção salineira que sucessivamente se foi tornando mais débil.
O Porto ainda por tempos continuou a fazer sucesso com o trato do sal, mas não
era do sal do seu alfoz. Sim principalmente de Aveiro. E até portuenses houve que
tornaram senhores de salinas, não nas redondezas do burgo, mas por Aveiro e ou-
tras partes. Mais uma vez, fora do coração do Portugal atlântico. E é certo que o mo-
nopólio do Porto sobre o sal (com balizas assaz localizadas e definidas) também veio
acondicionar produção local. Apagando umas que lhe eram insuficientes ou que lhe
provocavam algum estorvo à actividade complementar da salga) explorava e tenta-
va controlar outras “abusando” do seu poder político e económico. Todavia, as gran-
des condicionantes físicas parece que tinham traçado também esses destinos.
Esse surto é claro em Aveiro e zona centro mas é-o também em Setúbal como no
Algarve. Aqui, por 1532, as marinhas - e apenas as pertencentes à Alcaidaria Mor de
Tavira- somavam uma extensão considerável - onde se lavrava, então, muito sal. (Del-
gado da Silva. 1763-1774. 403).
Arriscado ou abusdo, associar o surto salineiro, do século XVI, por todo o lado
verificado, com estas novas condições?
Mas os tempos irão mudar e, desta feita, bem marcadamente. Em Portugal bem
documentados durante o último quarto de Quinhentos.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 61
Uma onda de frio será desencadeada tendo-a os estudiosos definido, até, como
um pequeno surto glaciar em toda a Europa. A little ice age algum efeito terá tido na
produção nacional (e não só) agora nas áreas essencialmente salineiras nacionais. Pa-
rece, até, que em alguns desses anos quase não produziriam para o abastecimento
do próprio mercado interno. Eis um dos raros testemunhos dessa contracção pontual
na produção de sal coincidente com os anos muito adversos do segunda metade do
Século XVI principalmente de 1574-1575 e daí em diante: “Este ano valeo o sal nes-
ta cidade do Porto a 150 reis o alqueire - o que nunca se viu” (Francisco Dias, 22)
confirmado pelas Vereações da mesma cidade ao registarem, em Março de 75, a fal-
ta de sal pela carestia do tempo e pelo trato que dele se fazia para fora da Cidade.
Razão: o muito pouco sal que neste ano se fabricara em Aveiro (por causa do mau
tempo (logo, do ano de 1574) (António Cruz, Doc. p. XXXV). “Visto o muito pouco
sal que ouvera em aveiro e outras partes onde se costuma ffazer” (Idem, XL). Porém,
o ano quente seco de 1577, fez crescer a produção e os preços baixariam em con-
formidade (Idem, CXLV).
Em termos macro, os finais do século XVI, veriam alguns clientes nórdicos a des-
locar-se para os centros mediterrânicos mais a sul, isto é paragens mediterrânicas. E
até Cabo Verde, aparece pela primeira vez buscado por ingleses e holandesas para
abastecimento de sal onde se deparam com inesperada abundância (Rau. 154-155;
162-163). Parece que acentuando a alteração, os anos de 1585 são de falta geral de
sal por todo o lado nas zonas salineiras, afectando sobretudo as zonas atlânticas (Rau.
152-153).
As más condições fizeram escassear o sal em partes várias de França (do Norte
pelos anos de 1596-98 – anos climatericamente muito graves e perturbados). É bem
possível que aqui estejam também algumas das razões para que alguns clientes o vão
procurar e buscar, pela primeira vez às Caraíbas (Idem 174; 235-236, citando Engel
E. Sluiter) que se impuseram cada vez mais os primeiros anos difíceis do Século XVII.
Apenas problemas políticos e estratégicos decorrentes do confrontos e impedi-
mentos de Filipe II? Fruto apenas das legislação filipina e das tributações filipinas?.
O preço subia. Apenas por efeito do bloqueio e outros entraves, aliás, referidos por
contemporâneos mas não atentos às imposições dos factores inertes em História ou
deles se não dando conta, ou também por diminuição efectiva da produção com o
gravame ou a pressão de uma procura crescentes?
Não obstante essas causas circunstanciais, na verdade, importantes, respondam
como quiserem. Os dados aqui ficam. As dificuldades do efectivo agravamento cli-
mático desencadeado por esse pequeno surto glaciar, tinha ensinado já outros ca-
minhos, embora o sal português continuasse ser muito importante. E se as partes me-
diterrânicas portuguesas ainda suportam bem ou, até, lucram com a queda de pro-
dução por alguns lugares, o certo é que outros mais a Norte se viram (sem guerras
nem os entraves filipinos) verdadeiramente afectadas como é o caso estudado da Bre-
tanha (Delafosse - Laveau).
Há problemas políticos e de rivalidades económicas nacionais ou regionais, mas
o cônsul francês em Lisboa confessa por 1585 que “de dez a doze anos a esta par-
te se vinha sentindo a falta de sal pela França do Norte”. (Cit. em Rau. 152) dando
conta de uma conjuntura desfavorável, continuada ou muito repetida. E por outros
locais produtores as safras seriam extremamente baixas como geralmente aconteceu
62 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
nos finais da Década de Noventa (v.g. 1597-99. Rau. 163. Cf. também Michel Mol-
lat).
Falámos das vicissitudes gerais do Século XVII. Passêmo-las. Eis como se refere
Rau, aos tempos do Século XVII: Vicissitudes e decadência do comércio do Sal de
Setúbal (Idem. 162 e segs.). A autora não refere quaisquer parâmetros enquadrantes
desta natureza embora noutro passo reconheça o directo impacto destes agentes: ”A
produção estava sujeita a crises intermitentes da produção motivada quer por maus
anos de safra quer por períodos de colheitas abundantes relacionadas com imprevi-
síveis mutações climáticas” (Rau, Estudos sobre o Sal. 132-133) sem estabelecer, po-
rém, quaisquer quadros de fundo referenciais.
Não sabemos se são apenas motivos de concorrência, se de baixa de produção
e queda dos salários, com a contrapartida de melhores recompensas em outros cen-
tros salineiros, mas as medidas de 1695 e 1696 proibindo a saída de marnoteiros das
marinhas nacionais, “marnoteiros que saiam movidos do leve interesse de alguma
melhoria de salario”; (Andrade e Silva, 364-365 - Lei de 15 de Fevereiro de 1695),
logo complementada. Em 27 de Março de 1696 alargando as medidas e proibindo
a presença de estrangeiros nas labutas das marinhas de sal nacionais, acusando a de-
cadência destas), poderá ser também enquadrado por perdas verificadas. E, na ver-
dade, por 1692 muitas marinhas de Aveiro parece que estavam também sendo ala-
gadas. Ordenava, por isso o monarca diligências e remédios para o mal do abando-
no “por necessidade do sal” (Doc. em Rocha Madahil, Milenário de Aveiro. Colec-
tânea de Documentos Históricos. Aveiro. 1959). E é um facto também que o novo
Regimento do Sal da Setúbal de 1703 (em cima desta mesma conjuntura física), dá
conta de considerável degradação das salinas e do salgado na região. Mais uma vez,
não se buscarão as causas principais nos elementos para os quais estamos chaman-
do a atenção (na verdade, carecem outras explicações), mas, de facto, voltamos a ter
enquadramentos físicos exógenos importantes ou, pelo menos, muito curiosos.
Passemos, sem mais, à ponta final do Antigo Regime. O enquadramento dos fi-
nais do Século XVIII e princípios do XIX aparece como tentador ou mais tentador. Te-
mos várias vezes referido e sublinhado a presença de uma crise generalizada, com
discronias nos vários sectores e gravidades diferentes, consoante as actividade e, por
seu turno, com a afectação muito desigual dos diferentes segmentos sociais.
As causas gerais terão que ser, mais uma vez, buscadas nesse quadro geral glo-
bal de degradação da economia portuguesa que vai estando presente depois de 1785
e se agrava praticamente por todo os sectores depois de 1792 e depois desde os úl-
timos anos do Século, entrando ainda por Oitocentos de modo mais grave.
Uma outra dimensão no sector industrial ou mesteiral situa-se, precisamente, no
sector das indústrias marinhas e poderá, quiçá, ser enquadrada por condicionalismos
físicos específicos bem documentados.
É novamente certo que uma variada gama de factores e circunstancialismos te-
rão de ser, nova e necessariamente, chamados a capítulo para explicar a decadên-
cia verificada e que atingiu sobremodo as pescarias nacionais, frustradas as tentati-
vas de reconversão deste sector tentado pela política pombalina (Vide Oliveira, O Al-
garve e Póvoa de Varzim).
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 63
Conclusão
Foi meu intuito, apenas, chamar atenção para os tempos do sal e para possível
impacto (por leve que tenha sido) decorrente da simultaneidade destas situações dei-
xando-as e pondo-as à reflexão. Sempre, e tão só, como meras sugestões sobre a pro-
dução salineira nacional - actividade de mutações tão lentas, tão sujeito a outras va-
riáveis, tão insensíveis e nas quais o circunstancialismo económico, demográfico e
os “azares” da política como ainda o impacto de outros factores físicos como o as-
soreamento das barras ou dos rios (mas, por sua vez, não totalmente imunes a estes
condicionalismos - como se aceita óbvio), parecem, de facto, terem tido o papel mais
determinante ou também determinante.§
Bibliografia sumária
NB: o enquadramento histórico do dados climáticos com bibliografia alargada, em Clima e colheitas em
Portugal. 1500-1850, onde constam também todas as referências documentais.
Almeida, Carlos Alberto Brochado de, Salinas Medievais entre o Cávado e o Neiva. Em “Bracara Augus-
ta”. Vol. XXXIII. N.º. 75-76.1979
_ A exploração do sal na costa portuguesa a Norte do Rio Ave. Da Antiguidade Clássica à Baixa Idade Mé-
dia. Em “I Seminário Internacional sobre o Sal português”. IHM.UP. Porto. 2005.
Amorim Inês, Aveiro e os Caminhos do Sal. ( Séc. XV-XX). Câmara Municipal de Aveiro. 2001.
Bernardo, H. de Barros, Marinhas ignoradas da Estremadura. As Salinas de Peniche, Em Revista Etbnos.
T. V. 1966.
Barros, Henrique da Gama, História da Administração Pública em Portugal nos Séculos XII a XV. T. IX Ed.
Torquato Soares. Lisboa. 1950.
Barros José Joaquim Soares de, Considerações sobre os grandes benefícios do Sal em particular do sal de
Setúbal. “Memorias Economicas da Academia Real das Sciencias”. Lisboa. T. I. 1789.
Cruz António, Algumas Observações sobre a Vida Económica e Social do Porto nas Vésperas de Alcácer
Quibir. Porto. 1967.
Delafosse (Cl). e Laveau, (M). Le commerce du Sel de Brouage au XVII. siècle. Paris. 1960.
Dias Francisco, Memorias Quinhentistas dum Procurador de El-Rei no Porto. Ed. Magalhães Basto. Por-
64 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
to. 1937
Emmer Pieter C., The Dutch salt and sugar trades. 1585-1650.. Em “I Seminário Internacional sobre o Sal
português”. IHM.UP. Porto. 2005.
Lobo, Constantino Botelho e Lacerda Memória sobre a História das marinhas em Portugal.. Em “Memo-
rias de Literatura Portugueza”. T. V. Lisboa. 1793.
_ Memória sobre as marinhas de Portugal Em “Memorias Economicas da Academia Real das Sciencias”.
Lisboa. T. IV. Lisboa. 1812.
_ Memória sobre a decadência da pescaria de Monte Gordo “Memorias Economicas da Academia Real
das Sciencias”. Lisboa. Lisboa. T. III. 1791.
- Memória sobre o estado das as pescarias da costa do Algarve no anno de 1790. “Memorias Economi-
cas da Academia Real das Sciencias”. Lisboa.. T. V. Lisboa. 1815.
Ladurie, Emmanuel Le Roy - Histoire du Climat depuis l´an mil. Paris. 1967.
Losa António, A extracção de sal a Norte do Douro. Estudos Medievais. Em “Bracara Augusta”. vol. XLVI.
N. º 98/99 1995/96.
Madahil A G. da Rocha, Milenário de Aveiro. Colectânea de Documentos Históricos. Aveiro. 1959.
Mauro, Frédéric, Le Portugal et l´Atlantique au XVII Siècle. 1570-1670. Paris. 1960.
Mollat, Michel, Le Rôle du sel dans l´ Histoire. PUF. Paris.1968.
Hoffmansegg, Conde de, Voyage en Portugal.(1797-1801) rédigé par M. Link. Paris. 1805.
Oliveira Aurélio de, Clima e colheitas em Portugal. 1500-1850. No Prelo.
_ Póvoa de Varzim e os centros de salga na costa Noroeste nos fins do século XVIII. Póvoa de Varzim. 1985.
_ O Algarve no contexto da “guerra do pescado” no tempo de Pombal. Sevilha. 1986.
_ Do Porto a Pontevedra. Os tratos no Noroeste peninsular. (Séc. XIII-XVII). Pontevedra. 2000.
Rau Virgínia, Estudos sobre a História do Sal Português. Lisboa. 1984.
Sampaio, Alberto. Estudos Históricos e Económicos. Lisboa. 1929.
Sluiter Engel E., Dutch-Spanish rivalry in the Caribbean area.1594-1609. Em “The Hispanic American His-
torical Review”. Maio. 1948 Vol. 28. N. 2.
Silva António Delgado da, Colleção de Legislação Portugueza. 1763-1774;.1775-1790; 1791-1801.
Silva J.J. de Andrade e, Collecção de Legislação Portugueza. 1683-1700. Lisboa. 1859.
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 65
O SAL DO ESQUECIMENTO
SALINAS E COMERCIALIZAÇÃO DE SALGADOS NA
FOZ DO RIO LEÇA
Abstract. THE FORGETFULNESS SALT - Salt-works and salt good’s trade in Leça’s estuary
Identified by philologers and investigators as the classical Lethes – the mythological for-
getfulness river -, the Leça’s estuary has had important salt-works for several centuries
(since the 10th to the 19th century, at least). These were in the origin of trade, donations
and conflicts with Porto, the city in the neighbourhood.
Due to the 20th century’s deep landscape and urban changes, originated by he cons-
truction of the Leixões Harbour, on the old estuary, the salt-workers’ activity disappea-
red and was completely forgotten in Matosinhos, making us believe in the “magic” for-
getfulness characteristics that were traditionally pointed to the Leça. Contradicting this
memory’s “sleepiness”, we present a collection of unpublished documents which allow
us to know the salt-works in Matosinhos, as well as its production, owners and carto-
graphy.
The Leça salt-works vanishing, in the late 19th century, did not bring an end to the Ma-
tosinhos’ relation with salt, as the village maintained a significant number of enterpri-
ses producing salazones and salt fish cannery. These were in the origin of the local mo-
dern cannery industry which characterized and made Matosinhos internationally known
all along the last century.
1. Breve introdução
*Mestranda em Estudos Locais e Regionais pela FLUP. Colaboradora do projecto SAL[H]INA: História do
Sal – natureza e meio ambiente – séculos XV a XIX, financiado pela FCT (POCTI/HAR/56381/2004).
66 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
cação do Porto de Leixões no leito do antigo estuário, a actividade salineira dos mar-
notos de Matosinhos desapareceu por completo e foi relegada para o limbo, como
que parecendo querer sublinhar os atributos “mágicos” de esquecimento que na an-
tiguidade clássica poderão ter sido atribuído a este rio. Esquecimento que, curiosa-
mente, acabou por se reflectir de um modo mais evidente sobre os períodos mais re-
centes da produção de sal no Leça, nomeadamente no século XIX, do que sobre pe-
ríodos mais recuados, particularmente na Idade Média, aos quais, apesar de tudo, a
historiografia tradicional tem feito referências.
Contrariando esse “adormecimento” da memória, neste artigo dá-se a conhecer
um conjunto inédito de documentação sobre as salinas de Matosinhos em Oitocen-
tos, fornecendo elementos que nos permitem conhecer melhor a sua produção, os
seus proprietários e a sua cartografia.
O desaparecimento das salinas do Leça, nos finais do século XIX, não significou,
no entanto, o fim da relação de Matosinhos com o sal, uma vez que durante as dé-
cadas seguintes a povoação acolheu um conjunto significativo de empresas que se
dedicaram aos salazones e à produção de conserva de peixe pelo sal, na base da mo-
derna indústria de conservas que caracterizará e “internacionalizará” Matosinhos du-
rante grande parte do século passado.
Hoje inexistente, devido à construção aos longo dos últimos cem anos da gi-
gantesca estrutura portuária de Leixões, o estuário do rio Leça apresentava caracte-
rísticas geomorfológicas únicas que, ao longo de séculos, potenciaram e permitiram
que este fosse um espaço privilegiado para a produção de sal.
Com efeito, não obstante o seu curto e vigoroso traçado que, em apenas 47 qui-
lómetros desce desde os 462 metros de altitude até às águas do Atlântico, apresen-
tando por isso um declive muito inclinado, a verdade é que o curso terminal do Leça
se caracterizava por um estuário calmo, com diferenças de cotas mínimas ao longo
de uma grande extensão, correndo o rio entre os seus próprios sedimentos, deposi-
tados com grande abundância nesta etapa terminal antes da sua foz, entre as exten-
sas praias arenosas de Matosinhos e Leça da Palmeira. Aliás estas mesmas praias, com
as suas vastas e durante muito tempo consolidadas formações dunares, terão con-
corrido também para “travar” o ímpeto das águas fluviais, represando-as e contri-
buindo, deste modo, para a sedimentação e formação do estuário leceiro1.
Deste conjunto de características resultou um interessantíssimo estuário, cor-
rendo o rio em sinuosos e calmos meandros, dando mesmo origem, neste seu troço
final, a vários braços. Aliás, na memória colectiva do século XX está ainda muito viva
(e profusamente documentada em registos escritos, cartográficos e fotográficos) a
existência nesta seu percurso final de dois evidentes braços do Leça, popularmente
designados como “rio doce” e “rio salgado”.
Estas características geomorfológicas da foz do Leça concorreram, portanto, para
uma formação estuarina onde, represadas naturalmente pelas dunas marítimas e pe-
los próprios sedimentos que arrastou ao longo dos milénios para a sua foz, as águas
**Mestre em Arqueologia pela Faculdade de Letras da Universidade do Porto. Chefe da Divisão da Cul-
tura e Museus da Câmara Municipal de Matosinhos. joel.cleto@cm-matosinhos.pt
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 67
3. Antecedentes romanos
A potencialidade do estuário do Leça como local produtor de sal não terá sido
indiferente às mais remotas comunidades humanas de que possuímos registos na re-
gião. Como foi descrito por Brochado de Almeida nas Actas do I Seminário2, o sal
era essencial às populações dos castros que, na Idade do Ferro, no 1º milénio a. C.,
se implantavam no litoral. Ora, não obstante junto ao estuário do Leça se localizar
um dos mais importantes povoados castrejos do litoral norte português – o Castro de
Guifões3 – a verdade é que até hoje não foi possível identificar, nas áreas já escava-
das daquela estação arqueológica ou em toda a área envolvente, qualquer testemu-
nho de salicultura dessa época. Tal, obviamente, não significa que os habitantes des-
te castro não tenham recorrido a tal prática. Numa economia de largo espectro, como
de certo modo era a dos castros do noroeste peninsular, o mais certo é que não te-
nham deixado de explorar este recurso que possuíam mesmo junto às suas muralhas.
Falta-nos é encontrar os documentos, os vestígios materiais, que atestem tal produ-
ção.
O mesmo se passa, de resto, para a época coincidente com o Domínio Romano
durante as primeiras centúrias da nossa era. Neste contexto deverá, contudo, ser va-
lorizada a localização, a norte deste estuário e a não muitos quilómetros de distân-
cia, na Praia de Angeiras, de um complexo industrial de conserva de peixe, datado
do século III d. C. Com efeito, junto ao conjunto de cetárias e de outros tanques es-
cavados nas rochas, foram também detectadas estruturas que vêm sendo interpreta-
das como destinadas à produção do sal que era fundamental para a confecção da sal-
ga de peixe, ou mesmo de garum, que aí seriam elaborados4.
1. Cfr. DIAS, A. J. Guerner; RODRIGUES, Benedito G.; PRAIA, J. Félix – Geologia do Concelho de Mato-
sinhos. Aspectos mais significativos. Matosinhos: Câmara Municipal, 1995. (“Matosinhos. Monografia do
Concelho”; vol.1).
2. ALMEIDA, Carlos A. Brochado de – A exploração do sal na costa portuguesa a Norte do Rio Ave. Da
antiguidade clássica à Baixa Idade Média. Actas do I Seminário Internacional sobre o sal português (Por-
to e Aveiro, Maio de 2004). Porto: Instituto História Moderna da Faculdade de Letras da Universidade do
Porto, 2005, p. 150-151.
3. Cfr. CLETO, Joel e VARELA, José Manuel - O Castro de Guifões (Matosinhos): dos estudos de Martins
Sarmento às investigações da actualidade. Revista de Guimarães. Vol. especial - Actas do Congresso de
Proto-história Europeia (Guimarães, 1999). Guimarães: Sociedade Martins Sarmento, 2000. Vol.2, p.467-
479; CLETO, Joel e VARELA, José Manuel - Castro de Guifões. Al-madam. Almada: Centro de Arqueolo-
gia de Almada. II série, 9 (2000) p.142-144.
4. CLETO, Joel – A Indústria de Conserva de Peixe no Portugal Romano. O caso de Angeiras (Lavra, Ma-
tosinhos). Matesinus. Revista de Arqueologia, História e Património de Matosinhos. Matosinhos: Gabine-
te Municipal de Arqueologia e História. 1(1995/96). p.23-45. Sobre a produção de salga de peixe no Oci-
dente, durante a Antiguidade Clássica, os estudos mais recentes encontram-se em L. LAGÓSTENA; D.
BERNAL; A. ARÉVALO (eds) -.Salsas y salazones de pescado en Occidente durante la antigüedad. Actas
del congreso internacional (Cádiz, 7-9 de noviembre de 2005). 2007. 552 p.
68 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
4. Produção medieval
data…acontecimento…fonte
1032…Venda de 5 talhas de salinas, em Matosinhos, que faz Benedictus ao abade Tude-
leido…Marçal 19887, Gomes 19788
1045…Tanoi Godinho e esposa doam ao mosteiro de Leça cinco talhos de salinas na ma-
rinha de Leça…Marçal 1988, Gomes 1978
1045…3 docs. pelos quais o abade Tudeildus e o mosteiro de Vacariça cedem salinas da
foz do Leça …Marçal 1988, Gomes 1978
1057…Doação, em testamento, de Adefonsus ao mosteiro de Leça, incluindo salinas na
foz do Leça…Marçal 1988, Gomes 1978
1063…Doação em testamento, de Gunsalvo e sua mulher, ao mosteiro de Leça, de sali-
nas na foz do Leça…Marçal 1988, Gomes 1978
1070…Petro Quilifonsis vende salinas próximo do Castro de Guifões (estuário do
Leça)…Marçal 1988, Gomes 1978
1088…Muniu Bellidici permuta prédios e salinas em Guifões…Marçal 1988, Gomes 1978
1090…Ermesindo Moniz lega três talhos de salinas, na foz do Leça, ao mosteiro de Al-
pendurada…Lobo 1793, Marçal 1988
1112…Cristovão Baltariz doa talha de marinha, em Guifões, ao mosteiro de Moreira…Mar-
çal 1988, Gomes 1978
1113…Três proprietários doam ao mosteiro de Paço de Sousa dois talhos da salina, cada
um, em Bouças …Marçal 1988, Gomes 1978
1115…Ermesenda Pais faz doação de um talho de salinas na foz do Leça…Marçal 1988,
Gomes 1978
1117…Gundezindo Gunsalviz doa dois talhos de marinha, em Guifões…Marçal 1988, Go-
mes 1978
1120…Juliano vende um talho de marinha na foz do Leça…Marçal 1988, Gomes 1978
1122…Pelágio Moniz e mulher escambam marinhas na foz do Leça…Marçal 1988, Go-
mes 1978
1139…Carta de venda de marinhas ao Mosteiro de Moreira…Lobo 1793
1144…D. Afonso I doa ao mosteiro de Tarouca “salinas reais” de Bouças …Marçal 1988,
Gomes 1978
1152…Joannes Nausti doa salinas na foz do Leça ao mosteiro de Alpendurada…Marçal
1988, Gomes 1978
1258 …“Inquirições”: embora em decadência a exploração de salinas mantém-se em Ma-
tosinhos…
1392…Ordenação do concelho do Porto proibindo a compra de sal da foz do Leça…Mar-
çal 1988
1432/33…Cortes de Coimbra. Referência implícita à inexistência de produção de sal em
Matosinhos…Marçal 1966
7. MARÇAL, Horácio – As extintas marinhas de sal na foz do rio Leça. Boletim da Biblioteca Pública Mu-
nicipal de Matosinhos. Matosinhos: Biblioteca Pública Municipal. 32(1988), p.11-27.
8. GOMES, António J. – Matosinhos em Textos Medievais (Até D. Afonso III). Matosinhos: Biblioteca Mu-
nicipal, 1978
70 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
9. MARÇAL, Horácio – As extintas marinhas de sal na foz do rio Leça. Boletim da Biblioteca Pública Mu-
nicipal de Matosinhos. Matosinhos: Biblioteca Pública Municipal. 13(1966). p.99-109.
10. LOBO, Constantino Lacerda - Memórias sobre as marinhas de Portugal (…). in Memórias Económi-
cas da Academia Real das Ciências. Vol. II e IV. Lisboa: Academia Real das Ciências. 1790-1793.
11. Cfr. FARIA, Godinho de – Monographia do Concelho de Bouças. Maozinhos, 1899. p.243-245; FEL-
GUEIRAS, Guilherme – Monografia de Matosinhos. Lisboa. 1958
12. SERÉN, Maria do Carmo – O Oitocentismo. Tempos de Liberalismo e de mudança no Concelho. Ma-
tosinhos: Câmara Municipal, 2000. (“Matosinhos. Monografia do Concelho”; vol.5). p. 16.
13. Cfr, entre outros, GALANTE, Domingos – As Margens do Rio Leça e as Antigas Marinhas de Sal. Ma-
tosinhos Ontem, Hoje e Amanhã. Matosinhos: Câmara Municipal, 2005. p.37-40.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 71
data…acontecimento…fonte
1432/33…Cortes de Coimbra. Referência implícita à inexistência de produção de sal em
Matosinhos…Marçal 1966
1462…Afonso V autoriza João Rodrigues de Sá a fazer marinhas nas suas terras de Mato-
sinhos e a vender o sal em Matosinhos, Leça e no Porto…Marçal 1966, Lobo 1793
1641…Aparentemente o “campo das marinhas” não produz sal há já algum tempo…Cos-
ta & Cleto 2008
1793 …“Presentemente não existem (marinhas) algumas nas margens do Rio Leça”…Lobo
1793
Início s.XIX…Família Brito e Cunha relança a actividade nas marinhas do Leça…Costa &
Cleto 2008
1869…As salinas da foz do Leça deixam, definitivamente, de produzir…Felgueiras 1958
Partimos para a análise deste fundo documental com um objectivo: saber se ele
nos revelava efectivamente a existência de produção de sal em Matosinhos, após a
proibição do século XIV alcançada pelo Porto, contrariando assim toda uma tradi-
ção historiográfica que, salvo raras excepções, nos apontava para o contrário. A do-
cumentação aqui apresentada não nos desiludiu, provando-nos que, pelo menos no
século XIX, conforme veremos, houve efectivamente produção de sal na foz do rio
Leça.
Mas antes de avançarmos mais neste aspecto convém descrevermos, em linhas
gerais, o fundo documental em análise.
Assim, este fundo, pertencente a um particular14, é relativo a uma importante fa-
mília oitocentista de Matosinhos, os Brito e Cunha. A maioria dos seus documentos
concerne às propriedades detidas por esta família e podemos dizer que a sua tipo-
logia é variada: correspondência, registos contabilísticos e seus rascunhos, pedidos
de traslados de documentos registados em tabelião (é o caso do documento mais an-
tigo, um emprazamento em três vidas de 6 de Outubro de 1641 e de um auto de pos-
se de 20 de Fevereiro de 1722). A nível cronológico, o conjunto documental distri-
bui-se entre o século XVII e o XIX.
Passando à análise da documentação, começamos por salientar a nossa opção
por fazer um estudo em três vertentes: a evolução de uma paisagem, nomeadamen-
te de uma propriedade cujo topónimo é um bom indicador de produção de sal, o
Campo das Marinhas; a mão-de-obra, sua contratação e respectivo regime de traba-
lho; e, por fim, a produção de sal (em termos quantitativos) aliada à sua comerciali-
zação.
14. Este conjunto documental foi salvo in extremis pelo Eng. Rocha dos Santos, de Leça da Palmeira, que
o adquiriu num alfarrabista que se preparava para o destruir. Os autores agradecem todas as facilidades
de acesso e de estudo que nos foram concedidas pelo actual proprietário deste fundo.
72 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Evolução da paisagem
15. Como vimos anteriormente este topónimo, “Campo das Marinhas”, sobreviverá até meados do sécu-
lo XX quando esta ilha, entre os dois braços (o “doce” e o “salgado”) do Leça, desapareceu com a cons-
trução da Doca nº2 do Porto de Leixões.
16. Tendo em conta as datas da restante documentação com um mesmo tipo de caligrafia.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 73
emprazamento17 de duas ilhas lê-se: “existindo no meio do Rio de água salgada que
ali forma o braço de mar que divide esta povoação de Leça da Palmeira, duas pe-
quenas Ilhas ou juncais incultas e contendo apenas algum torrão e junco, deseja o
Suplicante obtellos a fim de ali mandar cortar o torrão necessário para a reparação
das marinhas que possui junto à ponte da mesma freguesia…”. Este torrão serviria
para fazer os muros ou motas das marinhas, os quais impediam a água de avançar
sobre elas, provando-se, desta forma, a actividade nas marinhas.
Entre a data do primeiro documento que nos prova a existência de produção de
sal em Matosinhos, 1826, e o ano em que as salinas foram arruinadas sob o pretex-
to de saúde pública (por Portaria de 2 de Out. de 186618, encontramos também ou-
tros documentos que nos dão conta do rendimento e venda de sal destas marinhas,
nos anos de 1835, 1836 e 1837, os quais serão analisados adiante.
Mão-de-obra
17. Este documento não apresenta na data o século a que pertence, apenas sabemos que é do ano 30.
Porém, o facto de sabermos pela restante documentação que a produção de sal nestas marinhas se en-
contra activa só no século XIX e de, para além disso, este documento se encontrar no meio de uma série
de outros deste mesmo período, permitiu-nos atribuir-lhe a data de 1830.
18. Aliás, Charles Lepièrre refere também esta destruição: LEPIÈRRE, Charles – Inquérito: A Indústria do
sal em Portugal. Lisboa: Universidade Técnica de Lisboa, 1936. p. 16 e 17.
19. Divisão da produção em 2 metades iguais e divisão das despesas entre o proprietário e o marnoto.
20. AMORIM, Inês – Aveiro e os caminhos do sal: da produção ao consumo (secs. XV a XX). Aveiro: Câ-
mara Municipal de Aveiro, 2001.
74 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
21. GODINHO, Vitorino Magalhães – Preços e conjuntura do século XV ao XIX, in SERRÃO, Joel (dir.),
Dicionário de História de Portugal. Vol. IV. Lisboa: Iniciativas Editoriais, 1971. pp.514-516.
22. Vejamos, um exemplo desta variabilidade, na informação que encontramos em Mappas das medidas
do novo systema legal comparadas com as antigas nos diversos concelhos do Reino e Ilhas, Lisboa, Im-
prensa Nacional, 1868. Assim, são indicadas várias medidas de sal para a zona de Aveiro (p. 25): rasa de
sal de Aveiro - 39 litros, rasa de Ovar - 77 litros, rasa de sal de Ílhavo - 42.5 litros, búzio de sal de Águe-
da - 57 litros. Mas já, no caso do Porto (p.213) o moio de sal é de 2361.600 litros, em Vila do Conde o
moio é de 1697,340 litros (p. 214).
23. SAL(H)INA: História do Sal - natureza e meio ambiente - séculos XV a XIX (SAL(H)INA,
POCTI/HAR/56381/2004).
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 75
500 ................................................................................................................................
400 ................................................................................................................................
300 ................................................................................................................................
200 ................................................................................................................................
100 ................................................................................................................................
0 ................................................................................................................................
Maio 1837
Dez. 1836
Nov. 1836
Ago. 1837
Out. 1836
Out. 1837
Mar. 1837
Abr. 1837
Jun. 1837
Fev. 1837
Jan. 1837
Set. 1837
Jul. 1837
Gráfico 2 Evolução do preço do sal em Matosinhos (Out.1836-Out.1837)
250 ................................................................................................................................
reis por rasa
240 ................................................................................................................................
230 ................................................................................................................................
220 ................................................................................................................................
210 ................................................................................................................................
200 ................................................................................................................................
190 ................................................................................................................................
180 ................................................................................................................................
Maio 1837
Dez. 1836
Nov. 1836
Ago. 1837
Out. 1836
Out. 1837
Mar. 1837
Abr. 1837
Jun. 1837
Fev. 1837
Jan. 1837
Set. 1837
Jul. 1837
600 ................................................................................................................................
rasas de sal
500 ................................................................................................................................
400 ................................................................................................................................
300 ................................................................................................................................
200 ................................................................................................................................
100 ................................................................................................................................
0 ................................................................................................................................
Dez. 1836b
Dez. 1836a
Maio 1837
Nov. 1836
Ago. 1837
Out. 1836
Out. 1837
Mar. 1837
Abr. 1837
Jun. 1837
Fev. 1837
Jan. 1837
Set. 1837
Jul. 1837
76 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
suas equivalências para todo o Reino, entre os séculos XV e XIX, pelo que, decerto,
trará uma nova ‘luz’ a esta problemática.
Voltando à documentação, a análise do rascunho permite-nos ainda verificar,
dentro de cada mês, as parcelas de sal vendidas a meio do mês e no fim dele, seu
preço e respectiva comissão de 5% do intermediário nesta venda de sal, o qual é tam-
bém o autor dos dois documentos, João Coutinho da Costa.
O quadro elaborado a partir do rascunho apresenta-nos o número de rasas de sal
vendidas por mês ao longo de um ano (que tem início em Outubro, provavelmente
porque Setembro costuma ser o último mês de safra de sal). A produção de sal em
1836, segundo o quadro, rendeu 2254 rasas ou razoins de sal, depositadas para ven-
da num Armazém (em local não indicado). Desde logo aferimos que apenas parte da
produção é vendida, mais concretamente, cerca de 85% do total. Neste documen-
to há também uma coluna referente às rasas usadas na casa, o equivalente a 1% do
total, mas, mesmo assim, continuamos a ignorar o destino de cerca de 14% do sal
produzido.
Para examinarmos de forma mais clara a evolução da venda sazonal de sal ao
longo deste ano elaboramos um primeiro gráfico (Gráfico 1) tendo por base este qua-
dro.
A partir deste Gráfico 1 constatamos que estamos perante uma situação de ven-
da sazonal de sal idêntica à que Inês Amorim24 nos apresenta para o século XVIII a
propósito da comercialização fluvial, interna, local, regional de sal de Aveiro. Des-
ta forma, os meses em que se verifica uma maior quantidade de sal vendido, em am-
bos os lugares, vão de Setembro a Dezembro (em Matosinhos a subida começa mes-
mo em Agosto) o que se atribui, em grande parte, a esta ser a época da matança do
porco e sua conserva, bem como da salga das sardinhas, pela necessidade de ar-
mazenamento de alimentos para o Inverno. Mas haverá alguma relação da evolução
desta venda sazonal com a produção de sal? Já vimos que aparentemente esta rela-
ção se verifica quanto ao mês escolhido para iniciar o ano de comércio (Outubro).
Todavia não vamos mais além.
Através da informação, também presente no quadro de 1836, sobre o preço da
rasa de sal construímos um outro gráfico (Gráfico 2), o qual serve para uma análise
comparativa entre a evolução dos preços e a venda de sal (Gráfico 3). Ressalve-se que
o Gráfico 3 corresponde a uma variante do Gráfico 1 diferenciando-se o Gráfico 3
por apresentar dois meses de Dezembro visto que, no dia 26 deste mês o preço da
rasa aumenta, sendo esta informação importante a título comparativo.
Comparando estes dois gráficos apuramos que os meses em que a rasa de sal é
mais cara são praticamente todos os meses em que se vende menos sal, entre De-
zembro e Maio (note-se que em Dezembro, quando o preço sobe, as vendas caiem).
Paralelamente, parece-nos que os preços acompanham a produção, ou seja, os me-
ses em que os preços se apresentam mais altos são os meses em que ainda se estão
a realizar os trabalhos preparatórios nas marinhas, aquando da produção de sal, a
partir de Junho, os preços descem.
Uma análise mais aprofundada deste fundo documental poderá permitir, futura-
mente, obter mais elementos sobre aquela que é, afinal, a última fase da produção
de sal no estuário do Leça. Uma produção que, com efeito, terminaria em 1866. Não
porque estivesse em decadência – os números assim não nos indicam – mas porque
24. AMORIM, Inês – Aveiro e os caminhos do sal: da produção ao consumo (secs. XV a XX). Aveiro: Câ-
mara Municipal de Aveiro, 2001.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 77
dos gregos, italianos e espanhóis que aqui haviam iniciado e desenvolvido a sua ac-
tividade: “Arlindo de Sousa Vinagreiro”, “Botelho & Ojeda”, “Cláudio Schezzi”, “D.
N. Charalampopoulos”, “Famiglia Coco”, “Carlo Américo”, “Giuseppe Campo fu Sal-
vatore”, “Joaquim Ferreira, Pedro Lucas & Filhos”, “Viúva José Pacheco Polónia”,
“Juan Perez Lafuente”, “Olívia Machado”, “Serrats & Luças” e “Francesco Coco”27.
Mas este é já um outro tema a explorar, necessariamente de um modo mais mo-
nográfico, em futuro artigo.
9. Conclusão
27. CORDEIRO, José Lopes – A Indústria Conserveira em Matosinhos. Exposição de Arqueologia Indus-
trial. Matosinhos: Câmara Municipal, 1989. p. 61.
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 79
Sara Pinto*
Resumo: O estudo das relações entre as pequenas vilas portuárias de ambas as margens
do rio Minho, nomeadamente das suas relações comerciais, da forma como se com-
plementam e se articulam, constitui um dos principais pontos de partida para com-
preendermos a articulação da rede portuária do noroeste português, considerando es-
pecializações em determinadas rotas e produtos. O caso de Caminha será especial-
mente paradigmático, no que toca à sua localização na foz do Rio Minho e às suas li-
gações seculares com a Galiza, região onde o desenvolvimento de uma economia as-
sente na pesca se pautou por uma exemplar organização neste sector, incluindo a apa-
nha do pescado, a sua salga e a sua redistribuição. Facilmente podemos concluir so-
bre a enorme necessidade de sal, que o sistema galego de “alfolís” nunca conseguiu sa-
tisfazer na sua totalidade; da mesma forma que a sul do Minho foi sempre incessante
a procura de peixe. Aferir sobre a circulação destes dois produtos entre as margens do
rio Minho constituirá a nossa contribuição para o estudo das rotas do sal.
tava interessada nos produtos algarvios e da região lisboeta - fruta e vinho para con-
sumo e distribuição.
Por esse mesmo facto, o comércio marítimo e fluvial, com outros portos dos dois
reinos, do estrangeiro e, progressivamente, das colónias, constituiu um notável fac-
tor de desenvolvimento urbano, precoce nos casos de Caminha, Viana e Baiona, e
mais tarde, Vigo. As compras e vendas feitas pelos núcleos fluviais foram sobretudo
indirectas: o rio Minho foi navegável até um pouco para montante de Monção, cu-
jas principais correntes de mercadorias englobaram sal, cal, e peixe, no sentido as-
cendente; e cereais, vinhos e couros no descendente.2 Curiosamente, a grande si-
militude de produtos de exportação e importação originou, quer situações de con-
corrência, face aos mercados externos; quer situações em que galegos e portugue-
ses são reciprocamente intermediários no comércio com o estrangeiro. Ambos en-
contravam-se no Mediterrâneo em competição directa, desde finais do séc. XIV e ao
longo de todo o séc. XV. Os portugueses que mais frequentavam os portos levanti-
nos com os seus pescados e couros eram os das vilas do norte: Caminha, Viana, Pon-
te de Lima e Vila do Conde.
Pelo menos desde o séc. XIV (umas vezes confirmada por privilégios régios, ou-
tras vezes resultado de uma prática imemorial) existia entre as vilas a prática da vi-
zinhança dupla: portugueses e galegos desfrutavam indistintamente do estatuto de vi-
zinhos nas vilas do outro lado da fronteira, nomeadamente entre povoações mais pró-
ximas - La Guardia y Goyán com Caminha; Monção com Salvaterra; todos os gale-
gos em Valença; os de Tuy e Bayona em todo o Portugal. Isto significava um comér-
cio franco que se repercutia duramente nas finanças dos recebedores de impostos,
uma vez que, salvo algumas mercadorias de grande distância (como o sal), a maior
parte do tráfego destas pequenas vilas se fazia com as suas vizinhas da frente, com
as quais se saltavam as barreiras fiscais. Não é de estranhar que os oficiais régios e
senhoriais do norte de Portugal estorvem continuamente o movimento de galegos e
portugueses através da fronteira. Um outro aspecto do tráfico extra-oficial, feito en-
tre os dois países, é a redistribuição que os portugueses faziam na Galiza do exce-
dente de panos e outras mercadorias que colhiam na Irlanda, no torna-viagem dos
seus carregamentos de sal, e pela qual lhes faziam pagar sisa como se vendessem
dentro do reino, ainda que uma ordem régia os dispensasse dela nestes casos.3
Se a partir de quinhentos, Viana da Foz do Lima e Vila do Conde rivalizam para
serem a mais importante praça comercial, pelo meio, Fão e Caminha beneficiam des-
sa proximidade, concorrendo ora para uma, ora para outra. Caminha serve de tam-
pão aos espanhóis e alimenta o interior até Melgaço e partir do vale do Coura che-
ga pelo outro lado do vale do Lima às montanhas do Gerês.4 O Minho abastecia, ain-
da, Trás-os-Montes de sal e pescado, peixe fresco, mas principalmente salgado e
seco5.
2. CAVACO, Carminda - A região de fronteira do rio Minho. Lisboa: Centro de Estudos Geográficos/Ins-
tituto de Alta Cultura, 1973, p.54.
3. FERREIRA PRIEGUE, Elisa - Galicia en el comercio marítimo medieval. Galicia: Fundacion “Pedro Bar-
rie de la Maza”, 1988.
4. BAPTISTA, Ivone - Viana na história da pesca do bacalhau. In GARRIDO, Álvaro (coord.) - “A pesca do
bacalhau: história e memória”. Ílhavo: Notícias Editorial, 2001, p.104.
5. OLIVEIRA, Aurélio de - Mercados a Norte do Douro: Algumas considerações sobre a história dos pre-
ços em Portugal e a importância dos mercados regionais. Separata da Revista da Faculdade de Letras, “His-
tória”, II Série, vol. II, 1985. Porto: F.L.U.P., 1985, p.62.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 81
Nos sécs. XII e XIII havia abundância de pescado na Galiza que abastecia o in-
terior peninsular, mas que, ficava muito aquém das suas potencialidades, pelo ele-
vado custo de transporte e por não haver sal barato e abundante. As salinas galegas
de Salnès não eram suficientes e exigiam investimentos demasiado elevados para o
seu rendimento.
Até meados do séc. XIV a principal característica é a escassez do sal, que se tra-
duz em disposições régias ordenando às populações litorais a cura do pescado se-
cando-o ao ar e não salgando-o.6
É curioso como Portugal, exportador de grandes quantidades de pescado com as
mesmas características, importe tanto pescado galego, e precisamente o façam as co-
marcas do Norte, as mais dedicadas à salga. Com efeito, as exportações para a ou-
tra margem do Minho foram sempre a saída natural mais utilizada para a pesca do
sul da Galiza.7
Nos mesmos meses em que as naus portuguesas saem com as suas sardinhas,
congros e pescadas para o Mediterrâneo, navios galegos de pequena tonelagem so-
bem os rios, combinando a venda a bordo e o transporte terrestre e levando o pes-
cado para povoações do interior.
Mais uma vez, Elisa Priegue defende que a pesca seria mais rica em águas es-
panholas, pelo que os portugueses as frequentavam desde muito cedo.8 A salga per-
mitiu aumentar o raio das exportações galegas de pescado e iniciar o transporte ma-
rítimo, pelo este se dirigiu para as costas portuguesas e do sudoeste peninsular. No
séc. XVI os vizinhos de Vigo e outros portos compravam a sardinha no mar por gros-
so e remetiam-na para Portugal já salgada.9 Com efeito, o peixe, é juntamente com
a madeira, a moeda habitual com que os galegos pagam as aquisições de sal na cos-
ta norte portuguesa. Ao mesmo tempo, os pescadores da Galiza tentam defender o
seu sector face aos pescadores estrangeiros: cantábricos, bascos e portugueses que,
tradicionalmente, instalavam as suas pesqueiras temporariamente nas praias galegas,
em operações massivas de pesca e salga, levando o peixe, e consumindo o sal es-
casso dos alfolins.10 O sal indispensável para as capturas provinha da “Baía” e de Por-
tugal, nomeadamente de Aveiro, onde os mareantes galegos o iam buscar directa-
mente.11
6. CASTIÑEIRA CASTRO, Víctor Manuel - El litoral gallego y el abastecimiento de sal a mediados del s.
XVI. In “Obradoiro de Historia Moderna”, nº 8, (1999). Universidade de Santiago de Compostela, 1999,
p. 15.
7. LÓPEZ CAPONT, Francisco - El desarrolo industrial pesquero en el siglo XVIII. Galicia: Fundación Pe-
dro Barrié de la Maza, 1998, p.150.
8. FERREIRA PRIEGUE, Elisa - Galicia en el comercio marítimo medieval. Galicia: Fundacion “Pedro Bar-
rie de la Maza”, 1988.
9. FANGUEIRO, Oscar - Relações pesqueiras e comerciais luso-galegas. In “Colóquio de etnografia ma-
rítima”. Galiza: Xunta de Galicia, [etc,], 1984, p. 251-276.
10. FERREIRA PRIEGUE, Elisa - Galicia en el comercio marítimo medieval. Galicia: Fundacion “Pedro Bar-
rie de la Maza”, 1988.
11. FERREIRA PRIEGUE, Elisa - O desenvolvimento da actividade pesqueira desde a Alta Idade Média ó
século XVII. In FERNÁNDEZ CASANOVA, Carmen (coord.) - “Historia da Pesca en Galicia”, cap. III. Ga-
liza: Serie Galicia, Biblioteca de Divulgácion, 1998, p.83.
82 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Nas várias etapas da história do sal, os séculos XIII e XIV são enquadrados por
Michel Mollat na fase política, na qual o sal assume a sua importância, face ao po-
der régio, enquanto sujeito fiscal e base de poder. Controlo de importações, fixação
de rotas com pontos de portagem e de portos privilegiados de carga e descarga, guer-
ras e litígios por posse das salinas são algumas das características desta etapa. Em
meados do séc. XIV reforçam-se as medidas monopolistas e criam-se impostos es-
pecíficos sobre o sal. Em Castela proclama-se o monopólio régio sobre as salinas e
minas de sal e implanta-se o sistema de alfolins para o sal importado.12 Em 1338 o
“Ordenamento de Alfolíns” converte a produção salineira do reino (salinas e poços
de sal gema) e as suas importações num monopólio régio. Na Galiza, isto significou
que o sal tinha que ser exclusivamente importado através de armazéns – os alfolins
– cedidos a concessionários e pontos de abastecimento obrigatórios para os grandes
e pequenos consumidores. Os alfolineiros tinham, como contrapartida à sua exclu-
sividade, a responsabilidade de se ocuparem da compra e transporte do sal para que
os armazéns estivessem sempre bem abastecidos.13 Porém, o impedimento a uma
fluida circulação do sal era o resultado desta estrutura de distribuição mercantil mui-
to arcaica: o custo elevado de transporte tornava pouco rentável a distribuição a lon-
ga distância deste artigo volumoso, frágil e barato, que era excessivamente agrava-
do pelo preço dos fretes.14 Os arrendatários encarregavam-se da renda às suas cus-
tas, pela quantidade em que a haviam arrendado, arcando com todas os eventuais
prejuízos (devido ao mau tempo ou guerra), mas também ficando com todos os lu-
cros. Isto obrigava-os a actuar com prudência, que às vezes chegava ao esvaziamento
do armazém, quando, por problemas com Portugal ou França, havia perigo de apri-
sionamento dos barcos no mar alto, ou quando um Verão chuvoso causava uma má
colheita e deitava a perder o sal armazenado sem protecção suficiente.15 Os arma-
zéns eram arrendados pela Coroa por períodos de 5 anos aos arrendatários das ren-
das régias. Dois ou três mercadores, dos mais abastados, tomavam cargo das rendas
do armazém em arrendamento ou em fielato. Deviam assegurar que a vila estivesse
abastecida de sal, vendê-lo pelas medidas e preços fixados pela Coroa nos Cuader-
nos de Arrendamiento, supervisionar as importações e vendas que faziam outros mer-
cadores e o pagamento prévio dos direitos de alfolinar e prestar contas ao fim do ano.
Normalmente, o sal era comprado a bordo dos navios e qualquer pessoa o podia fa-
zer mediante o pagamento do direito de alfolim. Ninguém podia vender sal sem li-
12. Inicialmente permitiu-se a criação de alfolies sem controlo régio e a oscilação do preço do sal, mar-
cando-se o território jurisdicional de cada salina, dentro do qual se poderia vender o sal. In CASTIÑEIRA
CASTRO, Víctor Manuel - El litoral gallego y el abastecimiento de sal a mediados del s. XVI. In “Obradoiro
de Historia Moderna”, nº 8, (1999). Universidade de Santiago de Compostela, 1999, p. 11-12.
13. Sobre as condições deste tipo de arrendamento (sistema de armazéns) existe apenas um caderno: o
redigido em Portillo a 10 de Fevereiro de 1452 para o período de 1451-1456, que permite ver o desen-
volvimento dos armazéns: existiam em Tui, importante praça colectora das rotas salineiras do norte de Por-
tugal; nas vilas régias de Bayona, La Coruna e Betanzos; em Ribadeo e Vivero; e nas pequenas vilas pes-
queiras do arcebispo: Pontevedra, Padrón, Noya e Muros. In FERREIRA PRIEGUE, Elisa - Galicia en el co-
mercio marítimo medieval. Galicia: Fundacion “Pedro Barrie de la Maza”, 1988, p.163.
14. FERREIRA PRIEGUE, Elisa - O desenvolvimento da actividade pesqueira desde a Alta Idade Média ó
século XVII. In FERNÁNDEZ CASANOVA, Carmen (coord.) - “Historia da Pesca en Galicia”, cap. III. Ga-
liza: Serie Galicia, Biblioteca de Divulgácion, 1998, p.63.
15. FERREIRA PRIEGUE, Elisa - Galicia en el comercio marítimo medieval. Galicia: Fundacion “Pedro Bar-
rie de la Maza”, 1988, p.164.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 83
16. CASTIÑEIRA CASTRO, Víctor Manuel - El litoral gallego y el abastecimiento de sal a mediados del s.
XVI. In “Obradoiro de Historia Moderna”, nº 8, (1999). Universidade de Santiago de Compostela, 1999,
p. 20 a 21.
17. ARMAS CASTRO, José - Pontevedra en los siglos XII a XV. Configuracion y desarrollo de una villa ma-
rinera en la Galicia medieval. Pontevedra: Fundacion “Pedro Barrie de La Maza”, 1992, p.191.
18. FERREIRA PRIEGUE, Elisa - Galicia en el comercio marítimo medieval. Galicia: Fundacion “Pedro Bar-
rie de la Maza”, 1988, p.657.
19. CASTIÑEIRA CASTRO, Víctor Manuel - El litoral gallego y el abastecimiento de sal a mediados del s.
XVI. In “Obradoiro de Historia Moderna”, nº 8, (1999). Universidade de Santiago de Compostela, 1999,
p. 16.
20. FERREIRA PRIEGUE, Elisa - Galicia en el comercio marítimo medieval. Galicia: Fundacion “Pedro Bar-
rie de la Maza”, 1988, p.166.
21. AMORIM, Inês - Aveiro e os caminhos do sal (sécs. XV a XX). Aveiro: Câmara Municipal de Aveiro,
2001, p. 57.
22. Ribadeo, Viveiro, Ferrol, Pontedeume, Betanzos, A Coruña, Corcubión, Muros, Noya, Pobra do Déan,
Padrón, Vilagarcía, Cambados, Pontevedra, Redondela, Vigo, Baiona, A Guarda, Tui.
84 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
23. CASTIÑEIRA CASTRO, Víctor Manuel - El litoral gallego y el abastecimiento de sal a mediados del s.
XVI. In “Obradoiro de Historia Moderna”, nº 8, (1999). Universidade de Santiago de Compostela, 1999,
p. 22 a 26.
24. CASTIÑEIRA CASTRO, Víctor Manuel - El litoral gallego y el abastecimiento de sal a mediados del s.
XVI. In “Obradoiro de Historia Moderna”, nº 8, (1999). Universidade de Santiago de Compostela, 1999,
p. 20 a 21.
25. CASTIÑEIRA CASTRO, Víctor Manuel - El litoral gallego y el abastecimiento de sal a mediados del s.
XVI. In “Obradoiro de Historia Moderna”, nº 8, (1999). Universidade de Santiago de Compostela, 1999,
p.17 a 19.
26. AMORIM, Inês - Aveiro e os caminhos do sal (sécs. XV a XX). Aveiro: Câmara Municipal de Aveiro,
2001, p. 53.
27. CASTIÑEIRA CASTRO, Víctor Manuel - El litoral gallego y el abastecimiento de sal a mediados del s.
XVI. In “Obradoiro de Historia Moderna”, nº 8, (1999). Universidade de Santiago de Compostela, 1999,
p.28.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 85
- No mesmo ano queixas contra o Administrador Geral das Salinas por não ter
abastecido os alfolins em épocas de cerco.
- Em 1600 carta de Filipe II concedendo a todos os mareantes todo o sal que ne-
cessitassem para a sua indústria.28
São ainda recorrentes as situações em que os mercadores, que não se atreviam
a comprar sal a outras partes, receando a confiscação das mercadorias e as pesadas
multas, pediram muitas vezes a possibilidade de compra em alturas de necessidade.
Outra queixa decorria do facto de que a distribuição do sal se fazia por cabeça, con-
forme o número de fanegas que poderiam corresponder a cada lugar e não olhando
ao consumo.29
A independência portuguesa iniciou uma crise a grande escala da economia ga-
lega, uma vez que as autoridades régias não permitiram a importação de sal portu-
guês. Ainda que se tenham fretado alguns barcos ingleses para carregar sal de Cádiz
para Pontevedra, o abastecimento não era suficiente.30 Ainda assim, o contrabando
permitiu a manutenção das relações, e a prová-lo, estará a facilidade com que se ope-
ram contratos, logo que as tréguas se assinam.31
O sal do Minho
Na sua descrição de Caminha, Pinho Leal refere que “na margem direita da foz
do Coura houve muitas marinhas de sal, mas que por serem de fraca qualidade, es-
tão hoje abandonadas”.32 As chancelarias documentam o mesmo: a 16 de Janeiro de
1411, Álvaro Gonçalves da Maia, escrivão da câmara, requereu e obteve permissão
para fazer três salinas em Caminha.33 O abastecimento de sal nas salinas portugue-
sas da região do Minho deverá remontar, pelo menos, à colonização monástica e
concelhia desta zona. Pela portagem de Tui passava, já antes de 1170, um tráfico sa-
lineiro de certa importância.34 A pequena cabotagem para o transporte deste produto,
assim como a compra de alimentos na Galiza pelos pescadores portugueses em tro-
ca do sal deviam ser já práticas correntes antes da independência nacional, e terá
continuado mau grado as hostilidades medievais.
O séc. XIV trouxe o “boom” da produção salineira nas zonas de Aveiro e Setú-
bal, fornecendo abundantemente, e em boa altura, os alfolins galegos, de sal portu-
guês. Este comércio pautou-se por dois vectores essenciais: o comércio directo com
28. FILGUEIRA VALVERDE, Jose - Archivo de Mareantes. Museo de Pontevedra. Pontevedra: Instituto So-
cial de la Marina, 1946, p.234-236.
29. CASTIÑEIRA CASTRO, Víctor Manuel - El litoral gallego y el abastecimiento de sal a mediados del s.
XVI. In “Obradoiro de Historia Moderna”, nº 8, (1999). Universidade de Santiago de Compostela, 1999,
p.14 a 15.
30. ISRAEL, Jonathan I. - La república holandesa y el mundo hispánico: 1606-1661. Madrid: NEREA, 1997,
p.284.
31. AMORIM, Inês - Aveiro e os caminhos do sal (sécs. XV a XX). Aveiro: Câmara Municipal de Aveiro,
2001, p.69.
32. LEAL, Pinho - Portugal antigo e moderno, vol. 2. Lisboa: Livraria Editora Tavares Cardoso & Irmão,
1874.
33. I.A.N.T.T., Chanc. D. João I, livro 3, fl. 138v.
34. FERREIRA PRIEGUE, Elisa - Galicia en el comercio marítimo medieval. Galicia: Fundacion “Pedro Bar-
rie de la Maza”, 1988.
86 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
35. MARQUES, José - Relações económicas do Norte de Portugal com o Reino de Castela, no século XV.
In “Relações entre Portugal e Castela nos finais da Idade Média”. Braga: Fundação Calouste Gulbenkian
/ JNICT, 1994, p. 11-64.
36. MARQUES, João Martins da Silva (ed.) - Descobrimentos Portugueses. Documentos para a sua histó-
ria publicados e prefaciados por João Martins da Silva Marques…, Vol. I (1147-1460); Supl. ao vol. I (Lis-
boa, 1944); vol. III (1461-1500), Lisboa: [s./n.], 1971, p. 414.
37. MORENO, Humberto Baquero - As peregrinações a Santiago e as relações entre o Norte de Portugal
e a Galiza. In “I Congresso dos Caminhos Portugueses de Santiago de Compostela”. Lisboa: Távola Re-
dondo, 1992, p.78-79.
38. Deve esclarecer-se que existiu, com efeito, uma carta do rei D. Pedro I, datada de 28 de Maio de 1361,
“obrigando a passar por Melgaço todos os que de Portugal se dirigem para a Galiza ou de lá viessem para
Portugal”.
39. DAVEAU, Suzanne - Caminhos e fronteira na Serra da Peneda: Alguns exemplos nos séculos XV e XVI
e na actualidade. In Revista “Geografia”, I série, vol. XIX. Porto: F.L.U.P., 2003, p. 81-96.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 87
Fig 1. SECO, Fernando Álvaro – Portugallia et Algarbia (“Portugal Deitado”) (1561). Amsterdão: Ed. Irmãos
Blaeuw, 1630. Fonte: Instituto Geográfico Português
Fig 2. SECO, Fernando Álvaro – Portugallia et Algarbia (“Portugal Deitado”) (1561). Amsterdão: Ed. Irmãos
Blaeuw, 1630. Fonte: Instituto Geográfico Português
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 89
Fig 3. Extracto do Mapa do Reino da Galiza de Frey Fernando Oxea (finais do séc. XVI). Fonte: BRITO,
Luís Filipe Aviz de - A Desembocadura do Rio Minho nos Tempos Antigos. In “Caminiana”, nº 14, (Dez.
1987). Caminha, 1987.
Fig 4. VIGNOLA, Giacomo Cantelli da - Il Regno di Galicia. 1696. (Biblioteca da Fundación Penzol de
Vigo)
90 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Fig 5. ARMAS, Duarte de - Livro das Fortalezas. Lisboa: Edições Inapa, 1997.
1. Transporte marítimo
do sal de Aveiro
2. Rio, a – navegação
marítima, b – navega-
ção fluvial, c – não na-
vegável
3. Portagem
4. Ponte de Mouro
5. Itinerários terrestres:
Galiza – Valença,
a - por Castro Laboreiro,
b - por Melgaço,
c – Galiza – portos gale-
gos
6. Itinerário terrestre:
Galiza – Ponte de Lima
7. Terras altas,
a – mais de 600 m,
b – mais de 1000 m
Fig 6. DAVEAU, Suzanne - Caminhos e fronteira na Serra da Peneda: Alguns exemplos nos séculos XV e
XVI e na actualidade. In Revista “Geografia”, I série, vol. XIX. Porto: F.L.U.P., 2003, p. 81-96.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 91
Fontes manuscritas:
Arquivo Nacional Torre do Tombo: - Corpo Cronológico, Parte 2ª, maço 221, docs. 85 e 90.
Biblioteca Nacional: - MORAIS, Pe. Gonçalo da Rocha de - Acerca dos valores da villa de Caminha. (1721)
AMORIM, Inês - Aveiro e os caminhos do sal (sécs. XV a XX). Aveiro: Câmara Municipal de Aveiro, 2001.
ARMAS CASTRO, José - Pontevedra en los siglos XII a XV. Configuracion y desarrollo de una villa mari-
nera en la Galicia medieval. Pontevedra: Fundacion “Pedro Barrie de La Maza”, 1992.
BAPTISTA, Ivone - Viana na história da pesca do bacalhau. In GARRIDO, Álvaro (coord.) - “A pesca do
bacalhau: história e memória”. Ílhavo: Notícias Editorial, 2001, p. 101 a 116.
CASTIÑEIRA CASTRO, Víctor Manuel - El litoral gallego y el abastecimiento de sal a mediados del s. XVI.
In “Obradoiro de Historia Moderna”, nº 8, (1999). Universidade de Santiago de Compostela, 1999, p. 7
a 30.
CAVACO, Carminda - A região de fronteira do rio Minho. Lisboa: Centro de Estudos Geográficos/Institu-
to de Alta Cultura, 1973.
CRUZ, António - O Porto seiscentista. Subsídios para a sua história. In “Documentos e Memórias para a
História da Cidade do Porto”, X. Porto: Câmara Municipal do Porto / Gabinete de História da Cidade, 1943.
DAVEAU, Suzanne - Caminhos e fronteira na Serra da Peneda: Alguns exemplos nos séculos XV e XVI e
na actualidade. In Revista “Geografia”, I série, vol. XIX. Porto: F.L.U.P., 2003, p. 81-96.
FANGUEIRO, Oscar - Relações pesqueiras e comerciais luso-galegas. In “Colóquio de etnografia maríti-
ma”. Galiza: Xunta de Galicia, [etc,], 1984, p. 251-276.
FERREIRA PRIEGUE, Elisa - Galicia en el comercio marítimo medieval. Galicia: Fundacion “Pedro Barrie
de la Maza”, 1988.
FERREIRA PRIEGUE, Elisa - O desenvolvimento da actividade pesqueira desde a Alta Idade Média ó sé-
culo XVII. In FERNÁNDEZ CASANOVA, Carmen (coord.) - “Historia da Pesca en Galicia”, cap. III. Gali-
za: Serie Galicia, Biblioteca de Divulgácion, 1998, p. 51-85.
FILGUEIRA VALVERDE, Jose - Archivo de Mareantes. Museo de Pontevedra. Pontevedra: Instituto Social
de la Marina, 1946.
ISRAEL, Jonathan I. - La república holandesa y el mundo hispánico: 1606-1661. Madrid: NEREA, 1997.
JOSÉ, Frei Pedro de Jesus Maria; AGUILAR, Manuel Busquets de (introd.) - Origem e progresso do Real
Convento de Santa Maria da Ínsua de Caminha. Lisboa, 1965.
LEAL, Pinho - Portugal antigo e moderno, vol. 2. Lisboa: Livraria Editora Tavares Cardoso & Irmão, 1874.
LÓPEZ CAPONT, Francisco - El desarrolo industrial pesquero en el siglo XVIII. Galicia: Fundación Pedro
Barrié de la Maza, 1998.
LOSA, António - A extracção do sal a norte do Douro (estudos medievais). In “Bracara Augusta”, vol. XLVI,
nº 98-99 (1995-1996), p. 275-368.
MARQUES, João Martins da Silva (ed.) - Descobrimentos Portugueses. Documentos para a sua história pu-
blicados e prefaciados por João Martins da Silva Marques…, Vol. I (1147-1460); Supl. ao vol. I (Lisboa,
1944); vol. III (1461-1500), Lisboa: [s./n.], 1971.
MARQUES, José - Relações económicas do Norte de Portugal com o Reino de Castela, no século XV. In
“Relações entre Portugal e Castela nos finais da Idade Média”. Braga: Fundação Calouste Gulbenkian /
JNICT, 1994, p. 11-64.
MORENO, Humberto Baquero - As peregrinações a Santiago e as relações entre o Norte de Portugal e a
Galiza. In “I Congresso dos Caminhos Portugueses de Santiago de Compostela”. Lisboa: Távola Redon-
do, 1992, p. 75 a 83.
OLIVEIRA, Aurélio de - Mercados a Norte do Douro: Algumas considerações sobre a história dos preços
em Portugal e a importância dos mercados regionais. Separata da Revista da Faculdade de Letras, “His-
tória”, II Série, vol. II, 1985. Porto: F.L.U.P., 1985, pp.97-160.
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 93
Leos Müller*
Abstract: The suggested paper will deal with eighteenth-century trade between Sweden
and Portugal. Since the late seventeenth century Portugal was Sweden’s most important
trading partner in southern Europé, first because of the importance of Portuguese salt in
Sweden, second as a market for Swedish staple commodities (iron, tar, pitch and sawn
timber). Portugal’s significance in Sweden’s trade was the reason why the first Swedish
consuls were appointed to Lisbon and why that consulate is Sweden’s oldest consulate.
In difference from other areas of trade, Sweden’s trade with Portugal was very much an
outcome of such institutional preconditions. There were no “natural” mercantile net-
works in this business, in contrast to Swedens’ trade with the Baltic, Britain and Holland.
Thus consuls and consular service did play a key role in the trade development and con-
sular reports, which this paper will be based on, provide excellent picture of this de-
velopment
Introduction
Salt was needed for food preservation, and such need was especially apparent in a
country like Sweden—with short growing season and large travel distances. More-
over, Sweden had no natural sources of salt and, so, salt had to be imported from
abroad. Already by the sixteenth century substantial volumes of salt were imported
from Portugal and Spain and in the eighteenth century—the period in focus of this
paper—the Iberian and Mediterranean salt made some 90 % of salt imports.
Another reason of the significance of salt was the sheer volume of salt trade. It
required enormous carrying capacity. During the seventeenth and eighteenth centu-
ry salt was, after grain, the second most voluminous commodity in Sweden’s import
trade; by the late eighteenth century salt import volume even exceeded volume of im-
ported grain!2 As regards the shipping from Southern Europe almost all the available
capacity on return route was used for salt cargoes.3
The Swedish state had two long-term objectives in its trade policy on salt: to make
supplies sufficient and safe and to keep prices reasonably low. Consequently, already
in the second half of the seventeenth century the state policy aimed at: first, to reduce
the Dutch role in carrying of salt, and, second, to build up sufficient and cheap car-
rying capacity—in other words building up Swedish merchant fleet. In the mid-sev-
enteenth century the Dutch dominated carrying trade to and from Sweden and this
made, in the view of Swedish authorities, transports expensive. Moreover, profits from
the shipping business stayed in the Dutch hands. Hence, reduction of foreign ship-
ping became one of the key aims of Swedish mercantilist policy launched after 1650.
However first after the Great Northern War, in 1721, this policy was shaped in full-
fledged Swedish Navigation Act (modeled according to the British prototype).
The issue of salt prices and success or failure of the state mercantilist policy had
been disputed already during meetings of Swedish Estates (riksdag) in the eighteenth
century, and even present Swedish historians have addressed the question.4 At the
core of this discussion is the issue of benefits and detriments of mercantilism and the
state economic policy, and so it has been ideologically coloured.
There seems to be no unambiguous explanation of the Swedish preference for
southern European salt. Without doubt, French and English salt could be obtained at
nearer places and at same or even lower price, neither quality can really explain the
preference. This consumption pattern seems to be an outcome of custom, path de-
pendency and political circumstances. There was a significant import of the Por-
tuguese salt into the Baltic already during the sixteenth century—a part of the large
scale Dutch trade in grain—and the Swedes became accustomed to it. Then, this con-
sumption and import pattern was, in the mid-seventeenth century, strengthened by
the establishment of direct diplomatic and commercial connections between Sweden
and the Iberian states. The decline of Dutch shipping to Sweden did not affect the
consumption of the Setubal salt. Contrary, rising number of Swedish vessels, so-called
Spanienfarare, sailed directly to Spain and Portugal. By the 1680s and 1690s this di-
rect traffic accounted for about twenty vessels annually.5
The Great Northern War, especially the period 1710-21, interrupted this trade and
2. Högberg, Staffan, Utrikeshandel och sjöfart på 1700-talet. Stapelvaror i svensk export och import 1738—
1808. Stockholm 1969, p. 216.
3. Müller, Leos, Consuls, Corsairs, and Commerce. The Swedish Consular Service and Long-Distance Ship-
ping, 1720-1815. Uppsala 2004, p. 140 (Table 5.4).
4. See especially Eli F Hecksher, and Carlén’s revision of Heckscher’s statement, see note 7.
5. Müller, Consuls, Corsairs, and Commerce, p. 51.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 95
caused salt scarcity. However, this experience did not change the Swedish preference
for Iberian and Mediterranean salt. Instead, the trade policy after 1721 was shaped
in accordance with the established consumption pattern; the policy started from the
precondition that salt must be of Southern European origin.
My paper aims at first to explain the ground of this policy of the 1720s. Second
I will look in detail on the history of Swedish consular office in Lisbon, and I will an-
alyze the consuls’ activities in the perspective of the Swedish trade policy. At the end,
I will discuss the significance of different factors affecting the Swedish salt trade in
the period 1700-1800.
II Swedish trade policy and the role of Portuguese salt after 1721
After the disastrous outcome of the Great Northern War the ambitions of the
Swedish state turned from territorial expansion to commerce and the focus shifted
from the east to the west and south. Southern Europe became an attractive area not
only as salt supplier but also as a new market for Swedish staple commodities: iron,
copper, tar, pitch and sawn timber. Moreover, Southern Europe began to be seen as
a market for shipping services provided by Swedish vessels. To promote this shift the
state launched an institutional package that deserves more detailed description.
First, there was the Swedish Navigation Act (produkplakatet) of 1724. Convoy
service was reorganized in the same year and new Convoy Office (Konvojkommis-
sariatet), a special office for convoying of Swedish merchant vessels, was created. The
third step in the process was establishment of the Swedish consular service in South-
ern Europe and North Africa.
The Swedish Navigation Act was the outcome of political and economic debate
between 1718 and 1723. The starting point of the debate was the decline in Swedish
shipping during the war years 1710-20 and the rising share of the Dutch and English
shipping to and from Sweden. Specifically, the debate concerned trade deficit which,
it was argued, was the result of the unfavorable carrying balance. Statistical evidence
of the unfavorable balance of trade was supplied by the Board of Trade, and the data
was used by great merchants during the Estates’ session. In 1723 the session passed
the Navigation Act (valid from 1 January 1724). The Act prohibited imports and ex-
ports to and from Sweden on any vessels other than Swedish ones or that of those na-
tions where the commodities traded originated. It was modeled according to the Eng-
lish Acts and—as its model—it was directed against the Dutch transit carrying.
The shipping data for Swedish vessels from the Sound indicates that the Act was
successful. There was one Swedish vessel passing the Sound in 1720, no vessel in
1715, and 20 in 1720 when the peace with Denmark was signed. However, already
in 1725 there were 224 Swedish vessels passing the Sound and 514 vessels in 1730.
The Dutch shipping to Sweden collapsed. In 1719 and 1720 there were over a hun-
dred Dutch vessels annually passing the Sound on their way from Sweden. In 1725
and 1726 there were six, respectively three Dutch vessels passing the Sound from
Sweden—compared to almost 2,000 Dutch vessels coming from non-Swedish ports
in the Baltic.6 Most probably, the shift from the Dutch and Swedes in the Sound tes-
6. Müller, Consuls, Corsairs, and Commerce, p. 62, and Bang, Nina Ellinger-Korst, Knud, Tabeller over
skibsfart och varetransport gennem Øresund 1661—1783. Copenhagen 1930.
96 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
tifies mainly the changes of flag; Dutch shipmasters simply registered their vessels in
Sweden to adapt to the new Act. But in the long-term perspective the Swedish-owned
and Swedish-built shipping capacity began to replace that of the Dutch.
Why did Swedish authorities pay so much attention to the issue of shipping ca-
pacity? The debate on trade deficit concerned two major commodities in Swedish
trade: iron, which was the major export article and required substantial carrying ca-
pacity, and salt. The major market for iron was Britain and iron was carried both on
British and Swedish vessels. As the transit trade in iron was small the Navigation Act
had little impact on it, and so on the demand for Swedish carrying capacity for iron.
The situation was very different as regards salt. In the period 1710-1720 the Dutch
controlled Swedish salt imports and this trade was based on the transit trade via the
Dutch entreport. From January 1724 trade between Iberian Peninsula and Sweden
could be carried on only on Portuguese, Spanish and Swedish ships, which in fact
meant Swedish carrying monopoly because there were no Portuguese or Spanish
ships sailing to Sweden. Thus the Navigation Act mainly affected salt trade.7
The reform of the Swedish convoy system might be seen as a necessary comple-
ment of the Navigation Act: if the Swedish vessels were sailing to Southern Europe
they needed protection against belligerent states, privateers and Barbary corsairs. Thus
a special new duty (extra licenten) was passed to pay the convoying, and the new
Convoy Office was established in Gothenburg. The Office organized convoying of
Swedish vessels during the inter-European conflicts—means mainly Anglo-French
wars. As regards the situation of Swedish vessels in the Mediterranean, the Office got
one unexpected function. It was supposed to coordinate and to pay for the peace
treaty system with the North African states, which also included consular service. First
such treaty was signed with Algiers in 1729, followed by treaties with Tunis in 1736,
and Tripoli in 1741.8 Consuls in North Africa had a semi-diplomatic function. By
avoiding an embassy representations, the European powers marked that Barbary
states were not full-fledged members of the European states system.
Parallel with the consular service in North Africa, Sweden established a number
of consulates in Spain, Portugal, France, and Italian states. No fewer than thirty such
offices were set up in Southern Europe. With exception of Lisbon these consulates had
purely commercial function. It should be noted that Lisbon consulate, the oldest
Swedish consulate, was founded already by the 1660s.9
To conclude, the institutional package of the 1720s promoted Swedish shipping
and trade with Southern Europe. Salt supplies were not the only cause of this policy
but undoubtedly the most important cause—at least at the moment. In the course of
the eighteenth century the significance of salt trade relatively declined. Shipping for
freights, exports of staple commodities and re-exports became more important.
7. For the different views of the Swedish Navigation Act see: Heckscher, Eli F., “Produktplakatet: Den gam-
la svenska sjöfartspolitikens grundlag”, in Heckscher Eli F., Ekonomi och historia. Stockholm 1922, Hecks-
cher, Eli F., Den svenska handelssjöfartens ekonomiska historia sedan Gustaf Vasa Sjöhistoriska samfun-
dets skrifter, no 1, Uppsala 1940, pp. 21-23, Carlén, Stefan, “An institutional analysis of the Swedish salt
market, 1720-1862”, in Scandinavian Economic History Review, 1994, pp. 3-28, Carlén, Stefan, Staten
som marknadens salt. En studie i institutionsbildning, kollektivt handlande och tidig välfärdspolitik på en
strategisk varumarknad i övergången mellan merkantilism och liberalism 1720–1862. Stockholm 1997.
8. Müller, Consuls, Corsairs, and Commerce, p. 60.
9. Almqvist, Johan Axel, Kommerskollegium och riksens ständers manufakturkontor samt konsulssstaten.
Administrativa och biografiska anteckningar, Stockholm 1912-1915, pp. 30, 410.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 97
10. Tunberg, Sven and others, Den svenska utrikesförvaltningens historia. Uppsala 1935, p. 304. Consuls
at Barbary states were also salaried, but not by Foreign Office. Their salaries were paid by the Convoy Of-
fice as a part of the peace treaty package with the Barbary states.
11. Board of Trade, Kommerskollegium Huvudarkivet, Skrivelser från konsuler, Lissabon, E VI aa, vls 223-
5. Swedish National Archives (RA, Stockholm).
98 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
12. This work and its data on salt received detailed analysis in Erik Lindberg, “An 18th Century Swedish
perspective on the Portuguese Salt Indiustry. With trade and production figures”, 1 Seminário Internacio-
nal sobre o Sal Português, edited by Inês Amorim. Porto 2005, pp. 181-196.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 99
avoid the Swedish consular fee.13 Naturally, it is difficult to evaluate the contents of
the information. It might be a rare event, it might, as well, reflect a typical behavior.
In the early 1730s high salt prices became the consul’s biggest trouble. In autumn
1732 the official price of salt was put at 4,000 rees per moio. Normally, prices fluc-
tuated between 2,000 and 3,000 rees. According to the consul, the setting of this high
price was the calculation from the Portuguese side that Sweden could not manage it
without Portuguese salt. Next year, however, salt prices declined to about 3,000 rees
and Bachmanson Nordencrantz asserted that it was his effort, the negotiation with the
Portuguese authorities, that lowered prices. The effort was not for free, the consul sent
to Stockholm a bill for 8,000 dollar copper-money for negotiation costs and Stock-
holm merchants were supposed to pay the sum.
This claim met angry reaction. Stockholm merchants stated that salt prices in Por-
tugal declined because of diminished demand in Portugal. Merchants, instead of buy-
ing their salt in Setubal and Lisbon, sailed to the Mediterranean and purchased salt
cargoes there. They wrote in their answer to the Board of Trade: “The merchants were
not at all aware of any action of Mr Agent Bachmanson that should have the slight-
est effect on the decline of the salt price in Portugal…”14 Moreover, they harshly crit-
icized the consul’s plans for large scale salt contract and, in general, his conduct of
the office. The conflict between the consul and the Association of Wholesale Mer-
chants (Grosshandelssocieteten) went to the court and Bachmanson Nordencrantz left
Lisbon in 1734, to defend himself in Sweden, and he never returned. He lost the law-
suit in 1736 and formally his appointment in 1738.15
In the late 1750s and the 1760s Bachmanson Nordencrantz became one of the
most outspoken political figures and critics of mercantilist policy—in spite of the fact
that in the 1730s he was a typical mercantilist. His political standing undoubtedly was
marked by the bitter experience from Lisbon.
Next consul appointed to Lisbon was a reliable member of the Stockholm mer-
chant elite, Arvid Arfwedson. During his time in Lisbon (1738-56) the business was
conducted in traditional way, with salt and imports of Swedish staple commodities
as the consul’s major interest. The reports mentioned frequently also Brazilian fleets
and exotic West Indian goods. This is most probably an indication of the Arfwedson
family’s interest in colonial trade. In 1745 the consul’s Stockholm brother obtained
privilege for establishing Swedish West India Company. The project failed, due to the
Spanish resistance.16 However, the family continued with its interest in the Atlantic
trade in the rest of the century.
As mentioned previously, salt dominated interest of the Swedish consuls during
the period. But it is apparent that, from about 1740, there was another issue that in-
creased in significance—shipping services. Initially, the motive was the War of the
Austrian Succession (1739-48) that engaged Britain and Spain. Sweden stayed neu-
tral and, as a substantial shipping nation, it could charter its carrying capacity. This
strategy became clearly defined already during the 1740s, but the neutrality shipping
indeed expanded later, especially during the American War of Independence and
Total salt imports in Sweden continued to increase during the whole eighteenth
century. According to the official statistics Sweden imported about 140,000 barrels
of salt by 1740. By the 1780s and 1790s the import volumes reached 300,000 bar-
17. Müller, Consuls, Corsairs, and Commerce, p. 106 (note). Swedish trade with China was organized
through the monopoly East India Company, which was abolished in 1813.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 101
rels of salt, which means that the volume doubled in fifty years. (Figure 1)
Herring industries in western Sweden may explain a significant part of the in-
crease. The boom in herring fishing on the west coast started in the mid-eighteenth
century and it reached its top by the 1780s and 1790s.18 In 1791-95 Gothenburg and
Bohuslän, the herring producing areas, received about a half amount of salt import-
ed to Sweden.19 This means, that almost all the increase in the salt imports between
the 1740s and 1790s may be related to the herring industries’ demand. At the same
time, western Sweden moved to Spanish and Portuguese salt. About 1750, only one-
quarter of the salt imported to Gothenburg was of Spanish/Portuguese origin, in 1790
the share of that salt increased to 92 %, and in 1800 to 95 %.20
Gothenburg and western Sweden became important destination of salt cargoes,
however the west coast had few commodities to export to Southern Europe. Instead
the trade was organized in a triangle trade pattern. Ships from Swedish Baltic ports
(Sweden’s east coast and Finland) sailed to Southern Europe with staple commodi-
ties. The commodities were sold in Lisbon, Cadiz, Marseilles, or other ports, and the
ships went tramping for freight in the Mediterranean. They stayed there for a couple
of months, normally until next sailing season in the north; between January and
March the Baltic Sea was frozen and consequently closed for shipping. After a peri-
od of tramp shipping, the vessels continued to Iberian ports Lisbon, Setubal, Figueira
or Porto to load salt and return to western Sweden.
Fig. 1 Swedish salt imports (barrels) by origin, 1738-1800
300 000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
250 000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
200 000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
150 000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
100 000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
50 000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
0 ...........................................................................................................................................
1738
1740
1744
1748
1752
1756
1760
1764
1768
1772
1776
1780
1784
1788
1792
1796
1800
Figure 1 differs between three salt supplying areas: Portuguese salt, salt from the
Mediterranean/Spain, and salt from France/Britain. First, we may assert that the salt
from France and Britain—the nearest suppliers—was of rather limited significance at
the beginning of the period and it declined into insignificance by 1800. Second, as
regards the trends in the Mediterranean, Spanish and Portuguese salt trade, the de-
velopment was opposite. In the long term both the imports of Mediterranean/Span-
ish and Portuguese salt increased in roughly the same rate and, by the end of the pe-
riod, their shares accounted for a half each, totally 300,000 barrels. Looking at the
imports from the Mediterranean/Spain and Portugal, we can note that they matched
each other. When the volumes of the Portuguese salt declined, the imports from the
Mediterranean expanded, and when the Portuguese salt recovered, that from the
Mediterranean went back. This confirms the practice of Swedish merchants to acquire
salt cargoes in the Mediterranean, when Setubal prices were high. The practice was
employed already by the 1690s and it was mentioned above.
Salt imports demanded immense carrying capacity. It has been stressed that the
issue of carrying capacity for salt supplies was the key question in 1723, when Nav-
igation Act was discussed. Expanding salt imports naturally required more and more
Swedish carrying capacity. Comparison of salt imports in heavy lasts (Swedish meas-
ure unit of ship tonnage) and the incoming Swedish shipping from Southern Europe
indicate that almost all capacity employed on the return route Southern Europe-Swe-
den was used for salt.21
Studying the ratio between salt price per volume unit and the required carrying
capacity reveals that salt trade was no lucrative business. In spite of the huge demand
for capacity, salt imports accounted in value for only 5 % of total Swedish imports in
1769, 4 % in 1770, and 7 % in 1771. For comparison, grain imports, that required
as much shipping capacity as salt, were valued at 39% cent of total Swedish imports
in 1769, 28% in 1770 and 29% in 1771. We have to note, too, that the grain was im-
ported from eastern coasts of the Baltic, not from the faraway Mediterranean.22 To my
knowledge, there is no study of profitability of Swedish salt trade, but apparently, it
is dubious to see this trade as profitable. Such a perspective makes also the contem-
porary extensive critic of Swedish shipping policy comprehensible.
The Swedish historian Stefan Carlén suggested that the Swedish policy in salt
trade might be seen as an early example of Swedish welfare state policy. Swedish
politicians, instead of seeing salt as a lucrative taxable commodity—as it was in
France, for example—perceived salt as everyone’s necessity that should be secured
by the state in sufficient amount and at reasonable price. This was their primary aim,
not the profitability of the trade or tax income. So, the policy was shaped to secure
this aim, notwithstanding costs. And the price level and sufficient supplies appear to
confirm that the policy was successful.23
This explanation is plausible; however I would like to complement it with other
explanative factors. Even if the salt policy shaped the pattern of Swedish commercial
connections with Southern Europe it was not the only factor that affected the devel-
opment. First, Southern Europe became increasingly important market for Swedish
metal exports. I am more hesitant as regards Southern Europe as market for timber;
looking at the price-volume ratio, sawn timber is not much more profitable com-
modity than salt. Strangely also, Swedish timber exports to Southern Europe arrived
from the Baltic, from Stockholm and Finland. Gothenburg area and southern Sweden
exported their sawn timber to Britain and the southern Baltic, also much nearer mar-
kets. It seems that sawn timber exports from Stockholm were carried out partly by
shipping companies, not by specialized merchants, which was the case of iron
trade.24 Second and undoubtedly very important factor in the expansion of salt trade
by the end of the eighteenth century was the west-Swedish herring industries. Her-
ring industries explain why the Swedish salt imports could double without any large
re-export trade.
The third and in my opinion most forgotten factor of the development after 1740
is the Swedish shipping. The market for shipping services in Southern Europe was rel-
atively free, due to the numerous conflicts between Spain, France, Italian states,
Britain and the North African states, and independent/neutral carrier could find many
profitable cargos. This opened door for Swedish ship-owners and shipmasters. Swe-
den early signed peace treaties with the Barbary states, which made Swedish ships
safe and insurance rates low. Moreover, Sweden purposely built up the network of
consular offices all around Southern Europe that provide home authorities with busi-
ness information and Swedish ship-owners with freight contracts. In addition,
Swedish crew wages were rather low, labor productivity high and shipbuilding costs
reasonable, in comparison with the leading maritime nations.
Fig. 2 Swedish ships sailing to Southern Europe, and salt imports, 1738-1800
.. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. 350 000
600
300 ....................................................................................................................................
......................................................................................................................................... 150 000
200
......................................................................................................................................... 100 000
0 ......................................................................................................................................... 0
1738
1740
1744
1748
1752
1756
1760
1764
1768
1772
1776
1780
1784
1788
1792
1796
1800
Salt imports in barrels (right) + Linear Swedish ships sailing to Southern Europe (left) + Linear
Source: Historisk statistik för Sverige del 3 utrikeshandeln 1732-1900, pp. 122-3, 141, and Müller, Leos, Consuls, Corsairs, and Com-
merce. The Swedish Consular Service and Long-Distance Shipping, 1720-1815. Uppsala 2004, p. 236, Ap-
pendix D.
ther this lead to the conflict with the British. Looking at the activities of Swedish ships
in Southern Europe, as indicated by issued Algerian passports, we can establish near
correlation between Anglo-French wars and Swedish shipping booms. (see Figure 2)
This correlation, in particular, was strong during the American War of Independence
and during the French Revolutionary Wars. The Mediterranean and Iberian Atlantic
coasts were the markets for the profitable tramp shipping of Swedish shipowners. Sup-
pose that the profitability of tramp-shipping were good, then it did not play such im-
portant role if shipowners made money on import cargoes of salt. Outward sawn-tim-
ber and inward salt cargoes might be seen as a rather efficient way of employing car-
rying capacity. A typical feature of the shipping companies was that they combined
in their accounts these three activities, which makes it difficult for us to separate
freight profits from profits in timber or salt trade. Moreover, we are still missing such
detailed analysis of accounts of a shipping company.
Three factors have been pointed out as decisive for the development of Sweden’s
trade with Southern Europe and specifically its salt trade. There was the determined
mercantilist policy of the 1720s that created the institutional framework of Swedish
trade with Southern Europe. One of the primary aims of the package was sufficient
and cheap supplies of salt—an early modern welfare state institution. Another factor
was the Southern-European demand for Swedish staple commodities, such as iron,
tar, pitch and sawn timber. The third factor was the demand for Swedish shipping ca-
pacity in the numerous eighteenth-century wars. Due to its rather peripheral geo-
graphical situation and its status as neutral small state, Sweden could exploit a mar-
ket niche left by other maritime states and, by the 1780s, grew to the fifth shipping
nation in Europe.25§
25. Johansen, Hans Chr., “Scandinavian shipping in the late eighteenth century in a European perspecti-
ve”, in Economic History Review, 1992/3, p.
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 105
Juan Torrejón*
Las rentas estancadas eran aquéllas que se reservaba el Estado en régimen de mo-
nopolio, ya fuese en el proceso de comercialización de una mercancía, en el pro-
ceso de producción, o en ambos; determinando las formas de producción, distribu-
ción y venta, los precios, los recargos impositivos, las cantidades de los consumos
obligatorios (en su caso), y cuantas otras condiciones se quisieran imponer. Jurídi-
camente, los estancos se hallaban fundamentados en el principio de regalía, que se
define como la “preeminencia, prerrogativa o excepción particular y privativa que en
virtud de suprema potestad ejerce un soberano en su reino” 1. El fin primordial de la
existencia de los estancos era el de suministrar al Erario recursos financieros cons-
tantes y cuantiosos.
De todas las rentas estancadas, la de la sal fue la más antigua y la que produjo
mayores rentas a la Real Hacienda, hasta que en los años 30 del siglo XVII sería so-
brepasada por la de tabaco. En España, sal y tabaco formaron el grupo de los es-
tancos mayores, mientras que los estancos menores fueron los del aguardiente, sa-
litre, azufre, pólvora, plomo, antimonio, mercurio, bermellón, goma laca y papel se-
llado.
Alfonso X el Sabio, Rey de Castilla y de León, en su obra magna las Siete Parti-
das, señaló:
Las rentas de los puertos, é de los portazgoz, que dan los mercaderes por ra-
zón de las cosas que ó sacan ó meten en la tierra é las rentas de las salinas, é
de las pesqueras, é de las ferrerías, é de los otros metales, é los pechos, é los
tributos que dan los omes, son de los Emperadores, é de los reyes, é fuéronlas
otorgadas todas estas cosas porque oviesen con que se mantoviesen honrada-
mente en sus despensas, é con que pudiesen amparar sus tierras é sus reina-
dos, é guerrear contra los enemigos de la fe, é porque pudiesen excusar á sus
pueblos echarles muchos pechos ó de facerles otros agraviamientos 2.
3. La campaña anual.
Los preparativos de las fincas salineras para la labranza de sales se iniciaban por
lo común en abril o a principios de mayo, comenzándose por reparar los desperfectos
que habían ocasionados los aguajes, temporales e inundaciones del invierno ante-
rior. Estos indispensables trabajos consistían en recorrer las vueltas de afuera y los
muros, limpiar los depósitos de agua, reparar la casa, el salero, etc.
108 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
4. El cómputo de la sal.
4 Medida de capacidad para áridos, cuarta parte de u celemín, equivalente a 1.156 mililitros aprox.
Medida de capacidad para áridos, que tiene cuatro cuartillos y equivale en Castilla a 4,625 litros aprox.
Medida de capacidad para áridos que, según el marco de Castilla, tiene 12 celemines y equivale a 55
litros y medio; pero es muy variable según las diversas regiones de España.
5 Medida de capacidad para áridos, de distinta cabida según las regiones. El de Castilla tiene 12 fanegas
y equivale a 666 litros aprox.
6 Carga compuesta de 4 cahíces o 48 fanegas de sal [acepción no contenida en el Diccionario de la Real
Academia]. El lastre equivale a 2 toneladas comunes. La tonelada común es el volumen que ocupan 20
quintales de agua, equivaliendo a 42 pies cúbicos españoles y 646.378 millonésimas. La tonelada legal
para las naves que marchaban a América equivalía a 70 pies cúbicos y 18.945 cien milésimas.
7 Medida de peso de 4 arrobas o 100 libras, equivalente a 46 kilogramos aprox.
8 Medida de peso de 25 libras, cuarta parte del quintal, equivalente a 11 kilogramos y 502 gramos.
9 Veinticincoava parte de la arroba, equivalente a 460 gramos aprox.
10 Dieciseisava parte de la libra, equivalente a 287 decigramos aprox.
11 Equivalente a 920 kilogramos aprox.
12 El Diccionario de la Lengua Española define la parihuela como el “Artefacto compuesto de dos varas
gruesas como en las de la silla de manos, pero más cortas, con unas tablas atravesadas en medio en for-
ma de mesa o cajón, en el cual colocan el peso o carga para levarla entre dos”.
13 La característica peculiar de poseer dos proas, era consecuencia de la imposibilidad de maniobrar en
redondo en los estrechos caños que circundan las salinas.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 109
Las aguas libre ingresan en las salinas, a través de las compuertas, con una den-
sidad media de alrededor de 3 grados de la escala hidrométrica de Baumé (Bé) y lle-
gan a alcanzar, en los tajos o cristalizadores los 28 grados Bé, después de haber tran-
sitado por las vueltas de lucios, vueltas de retenida, vueltas de periquillo, y los ca-
nales de cabeceras de los tajos.
La secuencia del proceso de evaporación (paso del estado líquido al gaseoso,
mediante la absorción del calor latente) del agua o disolvente y del proceso de pre-
cipitación (producción de una fase sólida separable en el seno de un medio líquido)
de las sales y otros materiales disueltos, es la siguiente:
Composición molecular
(Gr/L) . . . . . . . .20 . . . . . .21 . . . . . .22 . . . . . .23 . . . . .23,5 . . . . . .24 . . . . . .25 . . . . . .26 . . . . .26,5 . . . . . .27 . . . . .27,3 . . . . . .28 . . . . .28,1 . . . . .28,4 . . . . . .29
Carbonato
códico (CONa) . .- . . . . .0,08 . . . . .0,16 . . . . .0,21 . . . . .0,25 . . . . .0,26 . . . . .0,28 . . . . .0,30 . . . . .0,35 . . . . .0,54 . . . . .0,63 . . . . .0,66 . . . . .0,66 . . . . .0,83 . . . . .0,86
Carbonato cálcico
(COCa) . . . . .0,25 . . . . .0,18 . . . . .0,11 . . . . .0,05 . . . . . . . .- . . . . . . . .- . . . . . . . .- . . . . . . . .- . . . . . . . .- . . . . . . . .- . . . . . . . .- . . . . . . . .- . . . . . . . .- . . . . . . . .- . . . . . . . .-
Sulfato Cálcico
(SOCa) . . . . .3,36 . . . . .2,98 . . . . .2,60 . . . . .2,22 . . . . .2,03 . . . . .2,02 . . . . .2,00 . . . . .1,99 . . . . .1,87 . . . . .1,67 . . . . .1,59 . . . . .0,82 . . . . .0,72 . . . . .0,67 . . . . .0,53
Sulfato magnésico
(SOMg) . . . .15,62 . . . .16,72 . . . .17,80 . . . .18,91 . . . .19,46 . . . .19,99 . . . .21,05 . . . .22,12 . . . .27,53 . . . .35,95 . . . .39,54 . . . .49,30 . . . .50,69 . . . .54,72 . . . .63,22
Cloruro magnésico
(ClMg) . . . . .2,25 . . . .24,80 . . . .26,36 . . . .27,92 . . . .28,70 . . . .29,47 . . . .31,02 . . . .32,54 . . . .41,08 . . . .53,10 . . . .58,48 . . . .71,13 . . . .72,94 . . . .80,36 . . . .92,31
Cloruro potásico
(ClK) . . . . . . .4,78 . . . . .5,10 . . . . .5,42 . . . . .5,74 . . . . .5,90 . . . . .6,06 . . . . .6,36 . . . . .6,67 . . . . .8,43 . . . .10,84 . . . .11,88 . . . .14,36 . . . .14,72 . . . .15,97 . . . .17,42
Cloruro sódico
(ClNa) . . . .189,65 . . .202,77 . . .215,89 . . .229,01 . . .235,58 . . .241,62 . . .253,88 . . .266,09 . . .255,94 . . .239,02 . . .230,44 . . .208,99 . . .205,92 . . .196,41 . . .179,62
Bromuro sódico
(Br Na) . . . . .0,55 . . . . .0,59 . . . . .0,63 . . . . .0,67 . . . . .0,69 . . . . .0,77 . . . . .0,77 . . . . .0,82 . . . . .1,01 . . . . .1,28 . . . . .1,36 . . . . .1,68 . . . . .1,73 . . . . .1,87 . . . . .2,08
Total Sales 237,46 . . .253,22 . . .268,97 . . .284,73 . . .292,61 . . .300,19 . . .315,36 . . .330,53 . . .336,21 . . . .42,40 . . .343,92 . . .346,94 . . .347,38 . . .350,83 . . .356,04
HO . . . . . .923,64 . . .917,60 . . .911,55 . . .905,51 . . .902,49 . . .899,77 . . .894,32 . . .888,87 . . .888,29 . . .888,10 . . .889,58 . . .893,56 . . .894,12 . . .894,27 . . .895,63
TOTAL . .1.161,10 .1.170,82 .1.180,52 .1.190,24 .1.195,10 .1.199,96 .1.209,68 .1.219,40 .1.224,50 .1.230,50 .1.233,50 .1.240,50 .1.241,50 .1.245,10 .1.251,67
NOTAS:
El sulfato cálcico hidratado precipita a 11,96 º Bé (CaSO2HO).
La sal precipita a 26º Bé (ClNa).
Los sulfatos precipitan a 28,53º Bé.
El sulfato cálcico (SOCa) precipita en forma finísima al aumentar bruscamente las densidades.
Las sales magnésicas y el sulfato ponen la sal húmeda y brumosa.
Si se deja concentrar el agua hasta los 25º Bé se separan el óxido de hierro, el carbonato cálcico y el yeso.
Al iniciarse el proceso de evaporación, se deposita en una primera fase el sulfato cálcico (SOCa) en forma de yeso y de anhídrido; seguidamente lo efectúa la sal común en casi su
totalidad, y en la última fase, cuando la evaporización es casi total, se depositan las sales potásicas y magnésicas mezcladas siempre con sal gema.
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 111
Cuadro II – Porcentaje de evaporación del agua de Cuadro III – Componentes químicos de la sal
mar en las salinas marítimas de la Bahía de Cádiz. gaditana. Distribución porcentual media.
6. Cargas y transportes
Se entienden por cargadas las operaciones de carga de la sal, desde los monto-
nes hasta las embarcaciones.
La operación de carga era dirigida por el capataz de la salina, quien elegía a los
cargadores y estipulaba el jornal que éstos cobrarían. Comenzaba el capataz gober-
nando el montón existente en el salero, disponiendo sus cortes y ordenando las ac-
tividades de paleros y cargadores.
La sal era cargada con palas en las parihuelas 14, que servían además de para el
transporte manual, para medir la sal acarreada. Los dependientes de la Renta fisca-
lizaban todo el proceso de la cargada vigilando que no se cometiesen fraudes, bien
se hiciera de cuenta de la Renta o para la extracción del Reino. Las obligaciones de
estos fieles de cargadas eran las de pasar el rodo o rasero a la parihuela, debiendo
ésta descubrir sus hierros con el fin de que la sal estuviera a ras o igualdad en la su-
perficie –cuidando así de la integridad de la medida–, controlar los cargamentos, y
14 Se entiende por tajería el conjunto de tajos o cristalizadores de una salina. El tajo regular y mayorita-
riamente generalizado era un cuadrado de 8 varas lineales de lado. En cada salina, los conjuntos dife-
renciados de tajos se denominan partidas, que recibían sus correspondientes nombres. La vara era una
medida de longitud que, en el sistema de Castilla, se dividía en tres pies o cuatro palmos y era equiva-
lente a 835 milímetros y 9 décimas.
112 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Las disputas entre los capataces de las salinas y los dependientes de la Renta es-
taban a la orden del día; pues los empleados públicos en ocasiones abusaban de su
autoridad, mientras que los capataces querían gobernar en todo las operaciones que
se efectuaban en sus salinas. Las diferencias se hallaban principalmente en la selec-
ción de los trabajadores que debían efectuar las cargadas, y en quién debía ordenar
la saca de la sal de una u otra parte del montón –aspecto éste de gran importancia,
pues podría existir en los montones sal vieja y sal nueva–. A este respecto, los ca-
pataces pretendían que la Renta se llevara la sal más reciente, transportada al mon-
tón poco tiempo atrás desde las barachas, a la que faltaba aún quince o veinte días
de enjugo.
Otro objeto de discusión permanente entre capataces y dependientes de la Ren-
ta estaba en que era muy frecuente que éstos pasaran el rodo a las parihuelas de for-
ma que ésta no descubriese sus hierros, como estaba preceptuado, dejando por tan-
to encima tres o cuatro dedos de sal, con perjuicio del vendedor y evidente benefi-
cio de la Renta.
Las operaciones de carga y transporte producían mermas del producto. Para com-
pensar estas pérdidas, la Renta estableció que, por cada 120 fanegas (la denomina-
da redonda) entregadas por los dueños de salinas en sus cargamentos, se añadieran
obligatoria y gratuitamente 5 fanegas de exceso.
El tema de la facilidad que cada salina ofrecía para la carga era de primordial im-
15 Estas 33 nuevas salinas fueron: “Ntra. Sra. de los Dolores”, “San Gabriel”, “San Miguel”, “San Vicen-
te Ferrer”, “Santa María Magdalena”, “Ntra. Sra. de los Santos”, “Santa Margarita”, “Ntra. Sra. de la Rosa”,
“Ntra. Sra. de Regla”, “Ntra. Sra. de San Miguel de la Rosa”, “Ntra. Sra. del Pilar”, “Ntra. Sra. de Balva-
nera”, “San Patricio”, “San Agapito”, “San Pedro”, “San Judas”, “San Francisco de Asís”, “Los Ángeles Cus-
todios”, “San Cayetano”, “Ntra. Sra. de los Ángeles”, “Belén y Ánimas”, “San Salvador”, “Jesús María y
José y Carmen”, “San Blas”, “San Tadeo”, “San Felipe”, “Santiago”, “Santa Bárbara”, “San Pascual Bailón”,
“San León”, “Dulce Nombre de María”, “Carmen nuevo”, y “San Juan Nepomuceno”.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 113
Cuadro IV – Salinas del Partido de Cádiz, clasificadas en atención a la facilidad que ofrecían a los car-
gamentos, según los vientos y mareas.
CARATERÍSTICAS; –SALINASa
1.- Salinas que estaban en 3.- Salinas a las que podía 6.-Salinas con variados proble-
proporción para cargar en todo arribarse con cualquier viento, mas de acceso a sus caños.
viento y marea, ya que en pero no en todas las mareas. - “Santa Cruz” (3)
cualquier circunstancia podían - “San Rafael” (31) - “Santa Ana” (6)
llegar a ellas los barcos. - “Carmen Nuevo” (33) - “Santa Teresa” (7)
- “San Miguel de la Rosa” (32) - “Ntra. Sra. de la Concep- - “Hacienda Chica” (8)
- “Ntra. - Sra. del Pilar” (37) ción”(34) - “El Águila” (9)
- “Ntra. Sra. de la Balvanera” - “Ntra. Sra. de la Esperanza” - “Ntra. Sra. del Carmen” (10)
(38) (35) - “La Talanquera” (11)
- “Ntra. Sra. de los Dolores” - “Ntra. Sra. de Belén” (36) - “Santa Rita” (12)
(56) - “San Juan Nepomuceno” (54) - “San Francisco Javier” (13)
- “San Gabriel” (58) - “Roquera” (55) - “San Diego” (14)
- “San Agustín” (59) - “Ntra. Sra. del Pópulo” (15)
- “San León” (16)
2.- Salinas que podían cargar en - “Santo Cristo de la Misericor-
todo viento y marea, excepto dia” (17)
con viento fuerte de Levante. - “San Patricio” (18)
4.- Salinas en las que podía - “Perla” (19)
- “San Antonio” (2) cargarse con todo viento y - “Balvanera de San José” (20)
- “Santísima Trinidad” (4) Levante flojo, en la primera - “Dulce Nombre de María”
- “La Isleta” (5) repunta del aguaje. (21)
- “La Pastora” (24) - “Ntra. Sra. de la O” (1) - “La Atravesada” (22)
- “ Ntra. Sra. del Rosario” (29) - “San Vicente” (39) - “San Fernando” (23)
- “Santo Domingo” (30) - “San Miguel” (57) - “San José” (64)
- “Santa María Magdalena”(40) - “San Pascual Bailón” (60) - “Polvera” (25)
- “Ntra. Sra. de los Santos” (41) - “Santa Bárbara” (61) - “Jesús, María y José y Carmen”
- “San Agapito” (42) (53)
- “Santa Margarita” (43)
- “San Francisco de Asís” (44)
- “San Pedro” (45)
- “San Judas” (46) 5.- Salinas cuyos caños eran
- “Los Ángeles Custodios” (47) accesibles sólo con ciertos a El repuesto está
- “San Tadeo” (48) vientos y mareas. realizado en razón de
- “San Blas” (49) 5 a 4 respecto del
- “Ánimas” (26) reparto; es decir, por
- “San Cayetano” (50) cada 4 cahíces de
- “Ntra. Sra. de Regla” (27)
- “Ntra. Sra. de los Ángeles” reparto corresponde
- “Ntra. Sra. de Rosa” (28)
(51) retener 5 de repuesto.
- “Belén y Ánimas” (52)
- “Santiago” (62)
- “San Felipe” (63) Elaboración propia.
portancia, hasta el punto de ser el elemento más valorado de una finca salinera. El
condicionante básico era la bondad del caño de acceso, por la mayor facilidad de
su navegación, calado y comunicación con la bahía. En ésta existen cuatro buenos
caños, llamados “Río Arillo”, “Río del Puente” o “Caño de Santi Petri”, “Caño de Min-
guéz”, y “Caño del Molino”.
En atención a esto, las fincas pueden ser divididas en seis grupos (Cuadro IV):
1.º Salinas que estaban en proporción para cargar en todo viento y marea, ya que
en cualquier circunstancia podían llegar a ellas los barcos.
2.º Salinas que podían cargar en todo viento y marea, excepto con viento fuerte
de Levante.
3.º Salinas a las que podía arribarse con cualquier viento, pero no en todas las ma-
reas.
4.º Salinas en las que podía cargarse con todo viento y Levante flojo, en la pri-
114 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
7. El siglo XVIII.
cha del año siguiente. Con el repuesto, la Hacienda se aseguraba también que la sal
tuviese bastante tiempo de fabricada, con lo que ganaba en calidad y valor; si bien
el precio que abonaba a los salineros era el mismo que el pagado por la sal nueva.
Cuando ya se conocían los resultados de la cosecha del año, la Renta comuni-
caba a los cosecheros gaditanos las cantidades correspondientes al surtido y al re-
puesto, en atención a la cantidad de sal que debería proporcionar el Partido de Cá-
diz (Cuadro V). El total se distribuía entre todas las salinas existentes atendiéndose
Cuadro V – Reparto a y repuesto b efectuados por los Diputados del Gremio de Cosecheros de Sal, del
Partido de Cádiz, con arreglo a 16.000 y 20.000 cahíces, respectivamente, según lo ordenado por el Ad-
ministrador General de la Renta de la Sal, para el año 1792.
Nº Nombre Reparto Repuesto Deuda de Total a retener
de la salina repartos por los
anteriores cosecherosc
d
1 . . . . .Ntra. Sra. de la O . . . . . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .-
2 . . . . .San Antonio . . . . . . . . . . . . . . . . . . .415 . . . . . . . . .519 . . . . . . 821 _ . . . . . 1.755 _
3 . . . . .Santa Cruz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .312 . . . . . . . . .390 . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . 702
4 . . . . .Santísima Trinidad . . . . . . . . . . . . . .240 . . . . . . . . .300 . . . . . . 692 _ . . . . . 1.232 _
5 . . . . .Isleta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .629 . . . . . . . . .786 . . . . . . . .1.264 . . . . . . . .2.679
6 . . . . .Santa Ana e . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . 233 _ . . . . . . 233 _
7 . . . . .Santa Teresa . . . . . . . . . . . . . . . . . . .254 . . . . . . . . .318 . . . . . . . . 798 . . . . . . . .1.370
8 . . . . .Hacienda Chica . . . . . . . . . . . . . . . .295 . . . . . . . . .369 . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . 664
9 . . . . .Águila f . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .-
10 . . . .Ntra. Sra. del Carmen . . . . . . . . . . .247 . . . . . . . . .309 . . . . . . 489 _ . . . . . 1.045 _
11 . . . .Talanquera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .203 . . . . . . . . .254 . . . . . . 545 _ . . . . . 1.002 _
12 . . . .Santa Rita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .296 . . . . . . . . .370 . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . 666
13 . . . .San Francisco Javier . . . . . . . . . . . . .328 . . . . . . . . .410 . . . . . . . . 862 . . . . . . . .1.600
14 . . . .San Diego . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .352 . . . . . . . . .440 . . . . . . . . 862 . . . . . . . .1.654
15 . . . .Ntra. Sra. del Pópulo . . . . . . . . . . .354 . . . . . . . . .442 . . . . . 1.255 _ . . . . . 2.051 _
16 . . . .San León . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .295 . . . . . . . . .369 . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . 664
17 . . . .Santo Cristo de la Misericordia . . . .240 . . . . . . . . .300 . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . 540
18 . . . .San Patricio . . . . . . . . . . . . . . . . . . .343 . . . . . . . . .429 . . . . . . . .1.332 . . . . . . . .2.104
19 . . . .Perla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .392 . . . . . . . . .490 . . . . . 1.163 _ . . . . . 2.045 _
20 . . . .Balvanera de San José . . . . . . . . . . .260 . . . . . . . . .325 . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . 585
21 . . . .Dulce Nombre de María g . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .-
22 . . . .Atravesada h . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . 958 . . . . . . . . 958
23 . . . .San Fernando . . . . . . . . . . . . . . . . . .500 . . . . . . . . .624 . . . . . . . .1.220 . . . . . . . .2.344
24 . . . .La Pastora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .494 . . . . . . . . .618 . . . . . . . 9 _ . . . . . 1.121 _
25 . . . .Polvera i . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .-
26 . . . .Ánimas . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .266 . . . . . . . . .333 . . . . . . . . 420 . . . . . . . .1.019
27 . . . .Ntra. Sra. de Regla j . . . . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .-
28 . . . .Ntra. Sra. de la Rosa . . . . . . . . . . . .246 . . . . . . . . .307 . . . . . . 838 _ . . . . . 1.391 _
29 . . . .Ntra. Sra. del Rosario . . . . . . . . . . . .330 . . . . . . . . .413 . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . 743
30 . . . .Santo Domingo . . . . . . . . . . . . . . . .225 . . . . . . . . .281 . . . . . . . . 426 . . . . . . . . 932
31 . . . .San Rafael . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .341 . . . . . . . . .427 . . . . . . . .1.126 . . . . . . . .1.894
32 . . . .San Miguel de la Rosa . . . . . . . . . . .246 . . . . . . . . .307 . . . . . . . . 830 . . . . . . . .1.383
33 . . . .Ntra. Sra. del Carmen nuevo . . . . . .300 . . . . . . . . .375 . . . . . 1.011 _ . . . . . 1.686 _
34 . . . .Ntra. Sra. de la Concepción . . . . . . .236 . . . . . . . . .295 . . . . . . . . 668 . . . . . . . .1.199
35 . . . .Ntra. Sra. de la Esperanza k . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . 741 . . . . . . . . 741
36 . . . .Ntra. Sra. de Belén l . . . . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . .1.504 . . . . . . . .1.504
37 . . . .Ntra. Sra. del Pilar . . . . . . . . . . . . . .348 . . . . . . . . .434 . . . . . 1.095 _ . . . . . 1.877 _
38 . . . .Ntra Sra. de Balvanera . . . . . . . . . . .236 . . . . . . . . .296 . . . . . . . . 770 . . . . . . . .1.302
39 . . . .San Vicente m . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .-
40 . . . .Santa María Magdalena . . . . . . . . . .248 . . . . . . . . .310 . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . 558
41 . . . .Ntra. Sra. de los Santos . . . . . . . . . .279 . . . . . . . . .349 . . . . . . . . 863 . . . . . . . .1.491
42 . . . .San Agapito . . . . . . . . . . . . . . . . . . .248 . . . . . . . . .310 . . . . . . . . 734 . . . . . . . .1.292
43 . . . .Santa Margarita n . . . . . . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .-
44 . . . .San Francisco de Asís . . . . . . . . . . .233 . . . . . . . . .290 . . . . . . . . 534 . . . . . . . .1.057
45 . . . .San Pedro o . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .-
46 . . . .San Judas p . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . . 657 _ . . . . . . 657 _
47 . . . .Los Ángeles Custodios . . . . . . . . . . .233 . . . . . . . . .291 . . . . . . . . 578 . . . . . . . .1.102
48 . . . .San Tadeo q . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .- . . . . . . . . . . . .- . . . . . 1.150 _ . . . . . 1.150 _
116 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Fuente: Archivo General de Simancas, Secretaría y Superintendencia de Hacienda, Dirección General de Rentas. 2.ª Remesa, Leg. 3.082.
Elaboración propia.
a De esta cantidad, se descontaban i No labró este año, pero debía sal a q No labró este año.
las cantidades de sal ya entregadas a la Renta a finales de 1791, por los
la Hacienda en el año en curso. repartos de aquél año. r Pertenecía a la Renta.
b No labró este año. j No labró este año, pero debía sal a s Pertenecía a la Renta.
la Renta a finales de 1791, por los t Pertenecía a la Renta.
c No labró este año, pero debía sal a repartos de aquél año.
la Renta a finales de 1791, por los u Pertenecía a la Renta.
repartos de aquél año. k Pertenecía a la Renta.
v Pertenecía a la Renta.
d No labró este año. l No labró este año.
x Las salinas del Estado eran
e No se incluyó en el reparto por m No labró este año. entonces 12: 9 en Puerto Real y 3 en
tener contratadas sus sales con la San Fernando. Las salinas de
Renta. b No labró este año, pero debía sal a
la Renta a finales de 1791, por los propiedad particular ascendían a 99:
f No labró este año, pero debía sal a repartos de aquél año. 53 en Puerto Real, 22 en San
la Renta a finales de 1791, por los Fernando, 21 en Chiclana de la
repartos de aquél año. o No labró este año, pero debía sal a Frontera y 3 en Cádiz.
la Renta a finales de 1791, por los
g Pertenecía a la Renta. repartos de aquél año. z En esta fecha ya no existía ninguna
salina de la Hacienda.
h No labró este año. p No labró este año, pero debía sal a
la Renta a finales de 1791, por los
repartos de aquél año.
a una cantidad fija sobre las varas cuadradas de la tajería 16 puesta en labor en el año
en curso; distribuyéndose así el total en proporción a la superficie de obtención de
la sal. El reparto estaba prorrateado en la razón de 6 cahíces y 1/6 de otro por cada
1.000 varas cuadradas de tajería, y el repuesto en la razón de 10 cahíces y _ de otro
por las mismas 1.000 varas (el repuesto se calculaba proporcionalmente al reparto).
Si por alguna razón, un fabricante se encontrara en descubierto de la sal que la Ha-
cienda le demandaba, en atención al reparto y al repuesto señalados, estaba obligado
a adquirir el producto en otra salina que la propia Renta le fijase y por el precio es-
tipulado.
A los propietarios de las salinas les estaba rigurosamente prohibida la venta del
producto –al por mayor o al por menor– en el interior del Reino y, para el exterior,
16 Al adquirir la Hacienda una salina de propietario particular, éste era indemnizado por el valor de la
finca y de la sal existente, previa tasación efectuada por peritos independientes.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 117
Producción y productividad.
El incremento de la producción de sal en la Bahía de Cádiz durante el siglo XVIII
estuvo directamente relacionado con: 1º) La recuperación de salinas antiguas que ha-
bían sido abandonadas en otro tiempo; 2º) El incremento de la superficie de maris-
ma puesta en explotación, con la aparición de nuevas salinas.
En el estado actual de mis investigaciones, puedo afirmar que los rendimientos
de las fincas salineras gaditanas fueron de escala constante (la producción creció en
el mismo porcentaje que aumentaron todos los factores) o fueron, en ocasiones, de
escala decreciente (los costes de producción fueron proporcionalmente crecientes
en relación al aumento de los factores). En este último aspecto, el proceso produc-
tivo de la obtención de sal (que puede definirse como una agricultura mineral) era
semejante al de la agricultura extensiva de la época preindustrial, que no conseguía
incrementar la producción con la misma cantidad de tierra, a causa del retraso tec-
nológico.
La producción anual total de sal en la Bahía de Cádiz era extraordinariamente
dependiente de las condiciones climáticas que ocurrían entre los meses de junio a
septiembre ambos inclusive: temperaturas, características de los vientos, y precipi-
taciones (Cuadro VI). La tecnología permaneció invariable en el transcurso de todo
el siglo, continuándose con los métodos de trabajo tradicionales.
No he detectado ningún caso de rendimientos de escala creciente, cuando los
costes serían decrecientes en relación al aumento de los factores.
17 Fue en 1750 cuando dio principio la administración directa de la Renta por la Real Hacienda.
118 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Fuente: Archivo General de Simancas, Secretaría y Superintendencia de Hacienda, Dirección General de Rentas. 2.ª Remesa, Leg. 3.082.
Elaboración propia.
18 La locución “a coste y costas”, está definida en el Diccionario de la Lengua Española “por el precio
y gastos que tiene una cosa; sin ganancia ninguna”.
19 TORREJÓN CHAVES, Juan: “Apartado Histórico”, en BARRAGÁN MUÑOZ, J. M. (coord.) Estudios para
la ordenación, planificación y gestión integradas de las zonas húmedas de la Bahía de Cádiz. Barcelona,
Oikos-Tau, 1996; p. 252.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 119
Sal o Cuerpo de Fabricantes de Sales, al frente del cual se encontraban los referi-
dos Diputados, quienes colaboraban con los administradores de la Renta en el es-
tricto control que ésta mantenía, y servían de intermediarios entre la misma y los co-
secheros. En una Real Resolución de 26 de octubre de 1787, se estableció que es-
tos diputados fuesen elegidos anualmente, por mayoría de votos de los dueños de las
salinas privadas, en presencia del Administrador y del Escribano Mayor de Rentas; y
se contempló la posibilidad de que recibiesen una gratificación o sueldo por su tra-
bajo, a lo que no convino el gremio. También existió la intención de dotar a éste de
unas Ordenanzas o Reglamento, en el que se comprendieran sus obligaciones, y las
reglas y métodos que deberían observarse en su gobierno, y en el manejo de las sa-
linas.
Precios e impuestos.
A cambio de sus sales, la Hacienda pagaba a los cosecheros exclusivamente “por
el coste y costas de fábrica” 20. Entre los años 1756 y 1764, se pagó a 17, 19, 20, 22
y 25 reales de vellón el lastre, según se conceptuó la variación del coste por la la-
bor de sus sales a cada fabricante.
Desde 1764, las sales del “reparto” se abonaron por la Hacienda a 2 pesos es-
cudos el lastre –30 reales–, cuando la que exportaban los cosecheros se llegaba a
vender hasta a 6 pesos escudos el lastre –90 reales–, puesta a bordo de los bajeles.
Desde esta última fecha, el precio pagado por la Renta se mantuvo sin alteración has-
ta el año de 1787. Como la Real Hacienda tenía la potestad de tomar las sales en los
tiempos y modos que quisiera, los cosecheros soportaban costes adicionales al abo-
nar la Renta el precio estipulado, cuando había pasado el invierno y las sales exis-
tentes de la cosecha anterior habían sufrido mermas; lo que podían elevar el valor
real del producto hasta los 43 o 45 reales –3 pesos escudos–.
Ante las reclamaciones de los cosecheros, quienes se quejaban de sufrir fuertes
pérdidas al abonarles la Renta el lastre a 30 reales, se resolvió pagarles cada lastre a
45 reales, durante los años de 1787 y 1788; a la vez que se pasaron órdenes al Ad-
ministrador de la Renta en Cádiz para que consiguiera informes fidedignos sobre los
costes de producción.
Existe la probabilidad de que el precio pagado por la Hacienda durante tan lar-
go periodo de tiempo (de 1764 a 1787), sin atender la creciente inflación que tuvo
lugar a partir de los años 80, fuese la causa de la importante crisis en el sector sali-
nero que he constatado a finales de esta década. La cosecha del año de 1790 des-
cendió en unos 40.000 cahíces con relación a los años inmediatos anteriores, por-
que cinco salinas no labraron sales y otras catorce sólo dejaron en labor parte de sus
tajerías. Sin embargo, algunos dueños de salinas ofrecieron sus labores a la Renta por
debajo del precio de compra establecido, oscilando entre los 19 y 25 reales por las-
tre. Estos ofrecimientos obedecían tanto a apuros financieros de los dueños de sali-
nas, quienes se veían en dificultades para poder preparar las fincas para la nueva co-
secha, o para contratar trabajadores, como a la necesidad de desalojar los saleros o
depósitos de sal, con el objeto de poder colocar en los mismos el producto de la pró-
xima cosecha.
Como consecuencia de las grandes divergencias sobre los costes de producción,
que existían entre los administradores de la Renta y los cosecheros de sales, el Ad-
ministrador de Cargadas del Partido de Cádiz propuso a los Diputados del Gremio
de Cosecheros que señalasen una de las salinas que soportara mayores costes en el
proceso de obtención del producto, en la que poder efectuar una comprobación al
respecto, siendo labrada por la Hacienda. Efectuado el experimento en la tempora-
da del año 1791, se sacó el lastre de sal a 15 reales y 27 maravedís.
Los favorables resultados obtenidos por la Renta en la explotación directa, hizo
que se habilitaran las cuatro salinas anteriormente referidas que fueron de Gabriel
Alonso de Herrera, que por su quiebra habían sido adjudicadas al Real Erario. La-
bradas estas fincas en el año de 1792, los costes de producción del lastre sobrepa-
saron en algo los 16 reales. Esto hizo que la Hacienda se decidiese a comprar seis
salinas más que estaban en venta y a abrir otra nueva; con lo que directamente la
Renta pasó a explotar doce fincas.
La obligada venta de sal por parte de los salineros a la Hacienda, al precio ofi-
cialmente señalado, así como el forzoso inmovilizado del producto impuesto por la
misma, proporcionaba escasos o nulos beneficios empresariales. El negocio estaba
en las extracciones para el extranjero, hasta el punto de alcanzar –en los casos que
tengo estudiado– hasta un rendimiento neto del 12 por 100, cuando entonces el tipo
de interés al uso en el comercio de Cádiz se hallaba en el 6 por 100. La exportación
de sal también beneficiaba al Estado al recibir los derechos de extracción.
En los documentos de libramiento expedidos por la Renta para la salida de sal,
se especificaban la fecha del mismo, el nombre de la salina, la cantidad del producto
embarcado, el tipo de navío, su bandera, y el nombre de su capitán.
Control contable.
La Renta de Salinas llevaba no sólo el control contable de las fincas públicas, que
le eran propias, sino además otro individualizado, permanente y minucioso sobre to-
das las fincas privadas, anotando en sus libros los cargos correspondientes al repar-
to para el surtido del año en curso y el repuesto hasta la cosecha siguiente, asigna-
dos en la correspondiente distribución; así como las datas respectivas de lo carga-
do en cada salina a lo largo del mismo año, tanto de lo entregado a la Hacienda
como de las extracciones para fuera del Reino; y, en su caso, la diferencia resultan-
te de lo que cada salina debería conservar a disposición de la Renta hasta la cose-
cha del año siguiente. En las anotaciones la unidad de cómputo era el cahíz, subdi-
vidido en mitad y cuarta parte.
Al finalizar cada año, los administradores de la Hacienda redactaban el estado
del cargo y data resultante, con los asientos correspondientes a todas las salinas, así
como los cómputos totales. Esta información era enviada desde Cádiz a la Secreta-
ría de Estado de Hacienda, a la Dirección General de Rentas (Cuadro VII).
Cuadro VII – Estado general del cargo y data resultante del año de 1790, correspondiente a las salinas de
la Ribera de Cádiz. – Conceptos …Cahíces
“Cargo” comprendiente al reparto anual de 1790 Producto cargado en las salinas del Rey …9.701
y al repuesto hasta la cosecha del año siguiente,
en las fincas de los particulares …59.969 _ Total de lo cargado en las salinas privadas y en las
de la Renta …51.390
“Data” en todo el año de las salinas privadas
…41.689 Sal extraída fuera del Reino …72.737
Fuente: Archivo General de Simancas, Secretaría y Superintenden-
Diferencia a conservar a disposición de la Renta
cia de Hacienda, Dirección General de Rentas. 2.ª Remesa, Leg.
en las fincas de los particulares, hasta la cosecha
3.087.
de 1791…18.771 _
Elaboración propia.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 121
Elaboración propia.
a En conjunto, poseían 1.839 tajos. ban conjuntamente 4.403 tajos de propiedad de la Hacienda.
b 16 salinas en manos de particula- 64 varas cuadradas. Las 12 salinas g Las fincas chiclaneras siempre
res y 3 salinas pertenecientes a la del Estado existentes en los fueron de propiedad particular.
Hacienda. términos de San Fernando y Puerto
Real producían anualmente h 62 fincas eran privadas y 7
c 22 salinas en manos de los alrededor de 8.000 lastres de sal. públicas.
particulares y 3 en poder del i Lastre de 48 fanegas, cada una de
Estado. Estas últimas poseían, en d En total poseían 16.535 tajos.
las cuales equivale a 55 y medio
conjunto, 1.617 tajos. Las 9 salinas e Cifra muy probable, con 9 salinas litros.
de la Hacienda del término pertenecientes al Estado.
municipal de Puerto Real computa- j A 30 reales el lastre.
f Continuaban 9 salinas siendo
9. Comercialización y mercados.
En la comercialización del producto durante los siglos XVIII y XIX, han de dis-
tinguirse dos períodos claramente diferenciados, separados por la existencia del es-
tanco y monopolio ejercido por el Estado en España, cuyo último día de vigencia fue
el 31 de diciembre de 1869.
Ya se ha explicado cómo el Estado interventor substituyó al mercado y la Ha-
cienda forzó a que los empresarios salineros le proporcionaran las cantidades obli-
gatorias de producto, así como a mantener las reservas que se les fijasen; a cambio
de abonar un precio alzado de compra por el producto, fijado arbitrariamente por
la misma Renta. La sal que no fuera solicitada o inmovilizada por la Hacienda, po-
día ser vendida al extranjero por los propietarios de las salinas, con autorización ad-
ministrativa y previo abono del impuesto de salida establecido. Los despachos co-
rrespondientes se libraban, contra una salina determinada, desde la Administración
General y Contaduría de la Renta de Salinas existente en el Partido de Cádiz.
A partir del 1.º de enero de 1870, la fabricación y venta de la sal quedaron en
España completamente libres, según lo contemplado en la Ley de desestanco pro-
mulgada el 16 de junio de 1869, que fue consecuencia directa de la Revolución Glo-
riosa (que tuvo lugar en septiembre de 1868) y la medida formaba parte del impor-
tante programa de transformación de la economía española, en una decidida direc-
ción librecambista. Con ello se dio paso al juego de las fuerzas del mercado, que-
dando completamente libres la fabricación y venta del producto. También quedó li-
berada la exportación y la importación de sal.
A partir de que la Hacienda se hiciera cargo en el siglo XVIII de la gestión directa
del estanco, la comercialización del producto en el interior del Reino estuvo en ma-
nos exclusivas de los funcionarios públicos, bajo la dependencia de un Administra-
dor general, que también desempeñaba la función de Tesorero de la Renta de Sali-
nas. Las sales gaditanas cubrían las necesidades de la Provisión de Víveres de la Ma-
rina del Departamento Marítimo de Cádiz y el toldo (o tienda en la que se vendía la
sal al por menor) del Real Arsenal de La Carraca. Además, surtía a los alfolíes de va-
rios pueblos y ciudades de la actual provincia gaditana, así como a sus importantes
pesquerías y almadrabas. Por vía marítima se remesaban sales a la costa del Reino
de Sevilla (Administraciones de Huelva y Ayamonte), a la costa del Reino de Granada
(Administraciones de Málaga
y Motril), a la Administración
Cuadro IX – Cantidades de sal a cargar en Cádiz por la Real
Hacienda en el año de 1790 para surtir el Reino, según los avi- de Ceuta; al Reino de Gali-
sos facilitados por los correspondientes Administradores. cia –donde se destinaron las
mayores cantidades–, al
ADMINISTRACIONES CAHÍCES DE A 12 FANEGAS Principado de Asturias y al
Reino de Galicia.........................29.400
Principado de Asturias ..................4.750 Partido de Laredo, en el Can-
Partido de Laredo.............................916 tábrico. También se enviaron
Ayamonte .....................................3.333
Huelva ............................................750 sales a Ponferrada y, en oca-
Costa de Málaga...........................3.100 siones, a Extremadura y a las
Ceuta.............................................. 250
CAHÍCES TOTALES .....................42.499 Islas Canarias (Cuadro IX)
(Cuadro X).
Fuente: Archivo General de Simancas, Secretaría y Superintendencia de Hacienda,
Dirección General de Rentas. 2.ª Remesa. En la Contaduría de la
Elaboración propia. Administración General de
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 123
Cuadro X – Gastos causados en la compra, cargada, flete de barcos, y derechos de extracción de las sa-
les remitidas por la Renta en el año de 1789, desde Cádiz al Reino de Galicia.
EMBARCACIONES d
EMBARCACIÓN Y
FABRICANTES b
EXTRACCIÓN e
DERECHOS DE
LAS SALINAS c
PARCIALES
TOTALES
Patache español. Redondela . . . . . . . . . . 50 . . 1.500 . . . . 300 . . . . 600 . . . . 1.028´19 6/14 . . . 3.428´19 6/14
Yate portugués. Padrón . . . . . . . . . . . . . . 96 . . 2.880 . . . . 576 . . . 1.152 . . . . 1.974´29 2/14 . . . 6.582´29 2/14
Navío inglés. La Coruña . . . . . . . . . . . . 130 . . 3.900 . . . . 780 . . . 1.560 . . . . 2.674´9 10/14 . . . 8.914´9 10/14
Yate portugués. Pontevedra . . . . . . . . . . . 10 . . 300 . . . . . 60 . . . 120 . . . . 205´24 4/14 . . . . 685´24 4/14
Bergantín español. Redondela . . . . 87 _ . 2.625 . . . . 525 . . . 1.050 . . . . . . . . . . 1.800 . . . . . . . . . . . 6.000
Yate portugués. Villagarcía . . . . . . . 86 _ . 2.595 . . . . 519 . . . 1.038 . . . . 1.779´14 8/14 . . . 5.931´14 8/14
Yate portugués. Ares . . . . . . . . . . . . . 104 _ . . 3.135 . . . . 627 . . . 1.254 . . . . 2.149´24 4/14 . . . 7.165´24 4/14
Yate portugués. Betanzos . . . . . . . . . . . . 96 . . 2.880 . . . . 576 . . . 1.152 . . . . 1.974´29 2/14 . . . 6.582´29 2/14
Yate portugués. Muros . . . . . . . . . . . . 102 _ . 3.075 . . . . 615 . . . 1.230 . . . . 2.108´19 6/14 . . . 7.028´19 6/14
Yate portugués. El Ferrol . . . . . . . . . . 85 _ . 2.565 . . . . 513 . . . 1.026 . . . . 1.756´29 2/14 . . 5.862´29 2/14
Yate portugués. Noya . . . . . . . . . . . . . . . 75 . . 2.250 . . . . 450 . . . 900 . . . . 1.542´29 2/14 . . . 5.142´29 2/14
Patache portugués. Rivadeo . . . . . . 153 _ . 4.605 . . . . 921 . . . 1.842 . . . . 3.157´24 4/14 . 10.525´24 4/14
Patache portugués. Corcubión . . . . . . . . 120 . . 3.600 . . . . 720 . . . 1.440 . . . . 2.468´19 6/14 . . 8.228´19 6/14
Yate portugués. La Coruña . . . . . . . . . . . . 80 . . 2.400 . . . . 480 . . . . 960 . . . . 1.645´24 4/14 . . 5.485´24 4/14
Fragata española. El Ferrol . . . . . . . . . . . 110 . . 3.300 . . . . 660 . . . 1.320 . . . . 2.262´29 2/14 . . . 7.542’29 2/14
Yate portugués. Pontevedra . . . . . . . . . . . 95 . . 2.850 . . . . 570 . . . 1.140 . . . . 1.954´9 10/14 . . 6.514´9 10/14
Bergantín portugués. La Puebla . . . 104 _ . . 3.135 . . . . 627 . . . 1.254 . . . . 2.149´24 4/14 . . . 7.165´24 4/14
Yate portugués. Muros . . . . . . . . . . . . . . 106 . . 3.180 . . . . 636 . . . 1.272 . . . . 2.180´19 6/14 . . . 7.268´19 6/14
Yate portugués. Lage. . . . . . . . . . . . . . . . . 70 . . 2.100 . . . . 420 . . . . 840 . . . . . . . . . . 1.440 . . . . . . . . . . . 4.800
Yate portugués. Betanzos . . . . . . . . . . . . 120 . . 3.600 . . . . 720 . . . 1.440 . . . . 2.468´19 6/14 . . . 8.228´19 6/14
Patache portugués. Ares . . . . . . . . . . . . . 125 . . 3.750 . . . . 750 . . . 1.500 . . . . 2.571´14 8/14 . . . 8.571´14 8/14
Corbeta portuguesa. Padrón . . . . . . . . . 239 . . 7.170 . . . 1.434 . . . 2.868 . . . . 4.916´19 6/14 . 16.388´19 6/14
Yate portugués. La Coruña . . . . . . . . . . . 110 . . 3.300 . . . . 660 . . . 1.320 . . . . 2.262´29 2/14 . . . 7.542’29 2/14
Yate portugués. Tuy . . . . . . . . . . . . . . . . . 85 . . 2.550 . . . . 510 . . . 1.020 . . . . 1.748´19 6/14 . . 5.828´19 6/14
Bergantín portugués. Betanzos . . . . . . . 115 . . 3.450 . . . . 690 . . . 1.380 . . . . 2.369´24 4/14 . . 7.885´24 4/14
Yate portugués. Pontevedra . . . . . . . . . . 110 . . 3.300 . . . . 660 . . . 1.320 . . . . 2.262´29 2/14 . . . 7.542’29 2/14
Yate portugués. Tuy . . . . . . . . . . . . . . . . . 63 . . 1.890 . . . . 378 . . . . 756 ......... 1.296 . . . . . . . . . 4.320
Yate portugués. Pontevedra . . . . . . . . . . 96 _ . 2.895 . . . . 579 . . . 1.158 . . . . 1.985´4 12/14 . . . 6.617´4 12/14
Yate portugués. Betanzos . . . . . . . . . . . . . 70 . . 2.100 . . . . 420 . . . . 840 ......... 1.440 . . . . . . . . . 4.800
Yate portugués. Padrón . . . . . . . . . . . . 103 _ . 3.105 . . . . 621 . . . 1.242 . . . . 2.129´40 12/14 . . . 7.097´4 12/14
Yate portugués. Redondela . . . . . . . . . . . 80 . . 2.400 . . . . 480 . . . . 960 . . . . 1.645´24 4/14 . . 5.485´24 4/14
Patache portugués. Pontevedra . . . . . . . 120 . . 3.600 . . . . 720 . . . 1.440 . . . . 2.468´19 6/14 . . . 8.228´19 6/14
Yate portugués. Vivero . . . . . . . . . . . . . . 85 . . 2.550 . . . . 510 . . . 1.020 . . . . 1.748´19 6/14 . . . 5.828´19 6/14
Bergantín portugués. Pontevedra . . . . . . 115 . . 3.450 . . . . 690 . . . 1.380 . . . . 2.369´24 4/14 . . . 7.885´24 4/14
Bergantín portugués. Rivadeo . . . . . . . . 100 . . 3.000 . . . . 600 . . . 1.200 . . . . 2.057´4 12/14 . . . 6.857´4 12/14
Patache español. Pontevedra . . . . . . . . . . 26 . . . 780 . . . . 156 . . . . 312 . . . . . 534´29 2/14 . . . 1.782´29 2/14
Bergantín español. (A disposición) . . . . 29 _ . . . 885 . . . . 177 . . . . 354 . . . . . . 606´29 2/14 . . . 2.022´29 2/14
Corbeta portuguesa. (A disposición) . . 224 _ . 6.735 . . . 1.347 . . . 2.694 . . . . 4.618´9 10/14 . . 15.394´9 10/14
Fragata portuguesa. (A disposición) . . . . 150 . . 4.500 . . . . 900 . . . 1.800 . . . . 3.085´24 4/14 . . 10.285’24 4/14
Paquebote español. Padrón . . . . . . . . . . . 20 . . . 600 . . . . 120 . . . . 240 . . . . . . 411´14 8/14 . . . 1.371´14 8/14
Yate portugués. Tuy . . . . . . . . . . . . . . . . . 54 . . 1.620 . . . . 324 . . . . 648 . . . . 1.110´29 2/14 . . . 3.702´29 2/14
TOTALES GENERALES . . . . . . . . . . 4.003 _ 120.105 24.021 . 48.042 . . . 82.357´24 4/14 . 274.525´24 4/14
Fuente: Archivo General de Simancas, Secretaría y Superintendencia de Hacienda, Dirección General de Rentas. 2.ª Remesa.
Elaboración propia.
a A 6 reales el lastre.
b A 12 reales el lastre.
c A 20 reales, 19 maravedís y 6/14 partes de otro real.
d En reales.
e Equivalentes a 192.168 fanegas.
124 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Cuadro XI – Extracto del cargo de la cuenta de la Renta de Salinas del Partido de Cádiz, correspondien-
te al año de 1788.
Fuente: Archivo General de Simancas, Secretaría y Superintendencia de Hacienda, Dirección General de Rentas. 2.ª Remesa.
Elaboración propia.
126 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Cuadro XII – Cahíces de sal de a 12 fanegas, extraídos fuera del Reino de las salinas de los particulares
en la Ribera de Cádiz, durante los años de 1788 y 1789.
Fuente: Archivo General de Simancas, Secretaría y Superintendencia de Hacienda, Dirección General de Rentas. 2.ª Remesa, Leg. 3.088.
Elaboración propia.
CUADRO XIV – Distribución mensual de la sal exportada desde la Bahía de Cádiz en los años referidos
(fanegas).
Elaboración propia.
Cuadro XV – Conducciones marítimas de la sal necesaria para el consumo de la Península por cuenta de
la Hacienda (mediados del siglo XIX)
fanegas enviadas
fanegas enviadas
centro productor
centro productor
a cada provincia
a cada provincia
libras remesadas
libras remesadas
total de fanegas
total de fanegas
fanegas de 112
fanegas de 112
transportadas
transportadas
a cada alfolí
a cada alfolí
desde cada
desde cada
número de
número de
alfolíes
alfolíes
TORREVIEJA
Alicante
. . . . . .Alicante . . .10.700 .20.3000 491.200 Valencia
. . . . . . . .Denia . . . 4.700 ........ . . . . . .Valencia . . .32.000 . .53.500
. . . . . . . . .Altea . . . 2.700 ........ . . . . . . .Cullera . . . 5.000 ........
. . . .Villajoyosa . . . 2.200 ........ . . . . . . .Gandía . . . 6.500 ........
. . . . .Murviedro . . .10.000 ........
Coruña
. . . . . . .Coruña . . .15.000 .163.300 SAN PEDRO DEL PINATAR
. . . . . . . . .Ares . . . 3.700 ........ Murcia
. . . . . . .Cedeira . . . 2.900 ........ . . . . .Mazarrón . . . 1.200 . . 3.500 3.500
. . . . .Corcubión . . . 2.000 ........ . . . . . . .Águilas . . . 2.300 . . . . . . . .
. . . . . . . .Ferrol . . . 7.900 ........
. . . . . . . . .Lage . . . 5.500 ........ SAN FERNANDO
. . . . . . . .Muros . . . 2.200 ........ Cádiz
. . . . . . . . .Noya . . . 4.200 ........ . . . . . . . .Cádiz . . . 4.000 . .36.500 215.000
. .Puentedeume . . . 3.400 ........ . . . . . . . . .Conil . . . 5.000 ........
. . . . . . . .Puebla . . . 1.000 ........ . . . . . . . . .Vejer . . . 5.000 ........
. . . .Santa Marta . . . 4.800 ........ . . . . .San Roque . . . 1.500 ........
. . . . . . . .Padrón . . .20.300 ........ Puerto de Sta. M.ª . . . 2.500 ........
. . . . . .Betanzos . . .88.400 ........ . . . . . . . . .Rota . . . 1.000 ........
. . . . . .Barquero . . . 1.000 ........ . . . . . . . . .Jerez . . . 3.000 ........
. . . . .Camariñas . . . 1.000 ........ . . . .Puerto Real . . . 1.000 ........
Castellón . . . . . . . .Ceuta . . . 5.000 ........
. . . . . .Castellón . . .22.000 . .39.000 . . . . . .Algeciras . . . 3.000 ........
. . . . . . .Vinaroz . . .17.000 . . . . . . . . . . . . . .Chiclana . . . 1.500 ........
Lugo . . . . . . . . .Tarifa . . . 4.000 ........
. . . . . .Ribadeo . . .30.000 . .37.000 Coruña
. . . . . . . .Vivero . . . .7.000 . . . . . . . . . . . . . . .Coruña . . . 2.000 . .16.500
Málaga . . . . .Corcubión . . . 4.000 ........
. . . . . . .Málaga . . .22.000 . .30.000 . . . . . . . .Muros . . . 3.500 ........
. . . . . . . . .Nerja . . . 2.000 . . . . . . . . . . . . . . . . .Noya . . . 3.000 ........
. .Torre del Mar . . . 6.000 . . . . . . . .
Murcia . . . . . . . .Puebla . . . 1.000 ........
. . . . .Cartagena . . . 2.500 . . 2.500 . . . .Santa Marta . . . 3.000 ........
Oviedo . . . . . . . Huelva
. . . . . . . .Gijón . . .22.000 . .63.000 . . . . .Ayamonte . . .11.000 . .45.000
. . . .San Esteban . . . 6.000 ........ . . . .Isla Cristina . . .34.000 ........
. . . . . . . .Llanes . . . 2.000 ........ Lugo
. . . .Villaviciosa . . . 6.000 ........ . . . . . . . .Vivero . . . 3.000 . . 3.000
. . . . . . . .Luarca . . .13.000 ........ Málaga
. . . . . . . .Avilés . . . 7.000 ........ . . . . . .Estepona . . .11.000 . .16.000
. . . . .Castropol . . . 4.000 ........ . . . . .Fuengirola . . . 2.000 ........
. . . .Ribadesella . . . 3.000 ........ . . . . . .Marbella . . . 3.000 ........
Pontevedra Oviedo
. . . .Pontevedra . . .57.000 . .82.600 . . . . . . . .Gijón . . . 4.000 . . . 6.000
. . . . . . .Bayona . . . 1.000 ........ . . . .San Esteban . . . 2.000 ........
. . . . .Cambados . . . 3.000 ........ Pontevedra
. . . . . . .Cangas . . . 2.000 ........ . . . .Pontevedra . . . 2.000 . .23.500
. . . .La Guardia . . . 1.000 ........ . . . . . . .Bayona . . . 1.000 ........
. . . . . . . .Marín . . . 1.600 ........ . . . . .Cambados . . . 3.500 ........
. . . . .Redondela . . . 7.000 ........ . . . . . . . .Marín . . . 9.000 ........
. . . . . . . . . .Tuy . . . 2.000 ........ . . . . . . . . .Vigo . . . 4.000 ........
. . . . . . . . .Vigo . . . 3.000 ........ . . . . .Villagarcía . . . 4.000 ........
. . . . .Villagarcía . . . 5.000 ........ Santander
. . . . .Santander . . . 7.000 . .18.500
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 129
fanegas enviadas
centro productor
a cada provincia
libras remesadas
total de fanegas
fanegas de 112
transportadas
a cada alfolí
desde cada
número de
alfolíes
. .Castrourdiales . . . 2.000 . . . . . . . .
. . . .Torrelavega . . . 3.500 . . . . . . . .
. . . . . . . .Laredo . . . 3.000 . . . . . . . .
San Vicente de la
Barquera .3.000
Sevilla
. . . . . . . .Sevilla . . .50.000 . . 50.000
SANLÚCAR
Sevilla
. . . . . . . .Sevilla . . .46.000 . . 46.000 46.000
ROQUETAS
Almería
. . . . . . .Almería . . .12.000 . .37.600 46.600
. . . . . . . . .Adra . . . 6.000 ........
. . . . . .Garrucha . . .12.000 ........
. .Cabo de Gata . . . . .600
. . . . . .Balerma . . . 1.000 ........
. . . . . . . .Rábita . . . 4.000 ........
.Castel de Ferro . . . .1.000 ........
. . . . .Salobreña . . . 1.000 ........
Granada Fuente: Ministerio de Hacienda. Renta de Salinas. Notifica-
. . . . . . . .Motril . . . 7.000 . . .9.000 ciones pasadas a las provincias y alfolíes.
. . . .Almúñecar . . . 2.000 . . . . . . . . Publicado en TORREJÓN, CHAVES Juan: “El desarrollo del
comercio interior: hacia un mercado unificado…”, op. cit.;
FANEGAS TOTALES . . . . . . . . . . . . . . . 802.300 Cuadro 9.4. pp. 264-266.
21 El reparto está efectuado con arreglo a 9 cahíces y 69 centésimas de otro por cada 1.000 varas cua-
dradas de tajería.
130 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
10. La cartelización
Anexos
Documento I
“Por la Ley 19, Título Octavo del Libro Nono de la recopilación publicada en
10 de Agosto de 1564 años se incorporaron en mi Corona las Salinas de estos
Reinos, y la dicha incorporación se ha de guardar, cumplir y ejecutar; y en las
Salinas de Andalucía, y Reino de Granada que por la dicha Ley quedaron ex-
ceptuadas, las que con permisión mía, Privilegio, u otro título han tenido, y tie-
nen facultad para fabricar, y vender sal la podrá fabricar estando en costum-
bre, y posesión de hacerlo; y la que fabricaren, ha de ser para mí y en mi nom-
bre, y por cuenta de mi Real Hacienda pagándoles lo que por razón de la fá-
brica se acostumbra; y el Tesorero, o Administrador por mí nombrado, a cuyo
cargo estuvieren aquellos Partidos recibirá las que en ellos se fabricare porque
en estos Reinos ninguna persona ha de poder vender sal por mayor, ni menor,
ni comprarla, si no es de las Salinas, Alfolíes, o Saleros en que por mí, y en mi
nombre se vendiere so las penas contenidas en las Leyes y Pragmáticas de es-
tos Reinos y contra los que meten sal de fuera de ellos”.
Documento II
“Cuenta del coste que han tenido 170 moyos de sal, de las fábricas de Setú-
bal, cada uno de 12 _ fanegas, que el capitán Josef Luis, vecino de esta villa,
ha tomado por cuenta de la Real Hacienda, en su yate portugués, nombrado
“El Señor de las Llagas”, para conducir al Reino de Galicia, y entregar en los
alfolíes de Padrón, del cargo de Don Ángel Suarez.”
Según queda expresado, importa la compra, derechos y gastos de dichos 170 moyos de sal 122. 400 reis,
que hacen 3.060 reales de vellón, los mismos que han suplido Don Jerónimo Chardón, Hijos y Compa-
ñía.
Nota: Este capitán va ajustado en 1.900 reis cada moyo, que son 47 _ reales de vellón y le corresponde
por su flete, en cada fanega de cargada que entregare a 129 1/5 maravedís del mismo vellón.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 133
Además, por la pérdida que tiene la moneda española en este Reino, se le debe satisfacer 2 _ maravedís
en cada real de los que importare el citado flete, por haberlo así estipulado. Y, por gratificación de capa
y sombrero, 2 reales de vellón en cada 50 fanegas que entregare.
Setúbal, y Enero 28 de 1795.
Martín Palomares de Lerena.
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 135
PESCA E SALAGIONE.
Valdo D’Arienzo*
Propongo in questa sede una prima riflessione sulla storia della pesca nel
Mediterraneo occidentale articolata con l’organizzazione della conservazione del
pescato e, in particolare, con l’uso del sale necessario a questa produzione.
A partire dalle prime manifatture fenicie e romane situate lungo i litorali che
vanno dalla Sicilia fino al Portogallo meridionale, senza trascurare quelle
nordafricane, sono ricorrenti nella scelta dei luoghi non solo la pescosità del sito ma
anche la presenza di alcune caratteristiche idro-morfologiche indispensabili a una
buona organizzazione delle diverse attività. Un litorale ampio e sabbioso, la
vicinanza di un corso d’acqua, dolce o salata che sia, la prossimità di saline, il facile
accesso a materie prime come il legno, una rada riparata che accolga le imbarcazioni
1 M. Kbiri Alaoui, La industria de salazones e C. Aranegui Gascó, La pesca en Lixus (Larache, Marrueccos)
, in I Conferencia Internacional sobre la Historia de la Pesca en el Ámbito del Estrecho, El Puerto de Santa
María, 1-5 junio 2004.
2 C. J. Gonçalves Soares Fabião, A exploração de recursos marinhos na Lusitania Romana: balanço dos
conhecimentos e perspectives da investigação, in I Conferencia Internacional sobre la Historia de la Pesca
cit.
3 D. Ruiz Mata - J. A. Ruiz Gil, La pesca en época preromana en la Bahía de Cádiz, in I Conferencia
Internacional sobre la Historia de la Pesca cit.
4 J. M. Blázquez Martínez, La pesca en la Antigüedad y sus factores económicos, in I Conferencia
Internacional sobre la Historia de la Pesca cit.
5 J. M. Campos Carrasco, Las Cetariæ del litoral onubense, in I Conferencia Internacional sobre la Historia
de la Pesca cit.
6 M. Romito, Cetara: un antico stabilimento per la lavorazione del pesce sulla costiera amalfitana, in
“Apollo”, X, 1994, pp. 47-52.
7 F. Molina Fajardo, Almuñecar y la pesca en la antigúedad clásica, in I Conferencia Internacional sobre
la Historia de la Pesca cit.
8 J. M. Blázquez Martínez, op. cit.
9 M. García Pereira Maya, A pesca, a actividade conserviera e as ânforas de Tavira, in I Conferencia
Internacional sobre la Historia de la Pesca cit.
10 C. Aranegui Gascó, op. cit. e E. García Vargas, Garum Sociorum. Pesca, salazones y commercio en los
litorales malacitano y gaditano, in I Conferencia Internacional sobre la Historia de la Pesca cit.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 137
L’aspetto più importante delle attività che si concentrano lungo i tratti costieri
presi in esame è che essi dal semplice sfruttamento vòlto al soddisfacimento di un
limitato mercato interno, in età protostorica, si trasformano durante i secoli successivi
in vere e proprie aziende manifatturiere, dallo sfruttamento intensivo, con un raggio
commerciale consolidato, incredibilmente vasto e continuo da un punto di vista
temporale11. Questo sembra in qualche modo ridimensionare quanti hanno affermato
che il pesce conservato in salamoia assuma un’importanza rilevante solo lungo le
coste atlantiche con la pesca intensiva dell’aringa, prima, e del merluzzo, poi, tra la
fine del medioevo e la prima età moderna12.
In realtà se è vero che le acque mediterranee, meno profonde e ricche di banchi
pescosi rispetto a quelle atlantiche, forniscono prodotti destinati alla conservazione
principalmente di tonni, sardine, acciughe e anguille, è altrettanto vero che esse
risultano attive sin dall’antichità e che le tecniche di salagione sono ben conosciute
e diffuse nell’intera area presa in esame.
Nel Vecchio Testamento13, addirittura, si fa esplicito riferimento alla salagione e
alla conoscenza del tarith14 (tonno) pesce destinato alla conservazione per
eccellenza. Nel Nuovo Testamento, ugualmente, si ritrovano numerosi riferimenti
all’attività della pesca, esercitata tra l’altro dai due apostoli Pietro e Andrea, seppure
senza alcun riferimento alla lavorazione in salamoia, come nel passo dell’evangelista
Matteo: «il Regno dei cieli è simile a una rete getta in mare, la quale ha raccolto ogni
genere di pesci. Una volta piena, i pescatori la traggono a riva e, sedutisi, raccolgono
i pesci buoni nelle sporte e buttano via quelli cattivi»15. Anche le fonti egizie attestano
usi e costumi sia della pesca e conservazione che del commercio esterno16,
confermate anche da altri autori classici17. «Prima di tutto dobbiam fare osservare che
la pesca formò fin dai più remoti tempi dei Faraoni uno dei rami importantissimi di
commercio ed una speciale risorsa, o privilegio di privativa, essendo a ciò destinati
11 «El segundo aspecto que se aborda es el de la pesca, como produco de consumo en la dieta de las
sociedades protohistóricas, y los comienzos de la pesca como actividad industrial en época fenicia y
púnica. La pesca constituyó, en las costas andaluzas, y en la Bahía gaditana, una importante fuente de
ingresos que pronto se convirtió en un próspero imperio económico, mucho antes del establecimento de
las grandes industrias romanas», D. Ruiz Mata - J. A. Ruiz Gil, op. cit.
12 «Il fatto è significativo, questo tipo di traffico è conosciuto solo in direzione nord-sud: la pesca
“industriale” si pratica solo nei mari settentrionali dove abbondano aringhe e merluzzi … Evocarne la storia
significa ripercorrere la storia delle popolazioni del nord alla fine del medioevo e dell’eccezionale sviluppo
economico che sono riuscite a trarre da questo tipo di pesca. La leggenda attribuisce ad un olandese del
XIII secolo l’idea di conservare l’aringa sotto sale. Ma conferisce troppi importanza a questo anonimo
inventore. L’usanza è infatti molto più antica. Nelle cronache risulta attestata una pesca già importante nel
XII secolo lungo le coste scandinave. Pesca e pratica della salagione si sono d’altra parte sviluppate
simultaneamente nelle acque del Baltico, del mare del Nord, dell’Atlantico, dalla Finlandia … alla
Norvegia, e dall’Irlanda all’Islanda», J. F. Bergier, Una storia del sale, Venezia 1984, p. 135 e J.C. Hocquet,
Due risorse marittime associate: il sale e il pesce. Profilo storico, in Ricchezza del mare. Ricchezza dal
mare, Firenze 2006, p. 235-65.
13 Il libro di Tobia, VI, 5.
14 «I pesci sono abbondantissimi … nel lago di Genezareth, di Tiberiade, e nel Giordano, nonché negli
altri laghi … Gli antichi rabbini parlano di un pesce di mare che si pescava sulle coste della Galilea e che
essi chiamano tarith, che secondo i commentatori è il tonno», G. Boschi, Storia Biblica, Napoli 1858-62,
I, p. 299.
15 Mt, 13, 47-48.
16 «Gran quantità di pesci si trova più specialmente nella tomba di Beni-Hassan, ove è rappresentata la
preparazione e il disseccamento del pesce e la pesca … Ma dagli storici ricaviamo ancora il nome e le
particolarità d’altri pesci che tuttora si trovano nell’Egitto, i cui laghi ne offrono in quantità prodigiosa,
quantunque non oltrepassino sette od otto specie, tra le quali ne sono due che gli Egiziani tuttora, come
facevano altra volta, salano ed inviano in Siria, in Cipro e in Costantinopoli», G. Boschi, op. cit., p. 495.
17 «si cibavano ancora a suo tempo di pesci seccati al sole, e conditi con salamoia», Erodoto, Historiæ,
II, 117.
138 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
e uffici ed ufficiali appositi, come rilevasi dagli storici, e dai monumenti … e questo
medesimo privilegio si mantenne in pari modo sotto i califfi»18.
Anche gli affreschi delle tombe egizie, a dimostrazione della diffusione di tale
attività, forniscono dettagli sulle tecniche di pesca: «in una delle pitture della tomba
di Nevothph a Beni-Hassan … ricaviamo un altro modo di pesca. Nevothph, figurato
in grandezza della metà del vero, è intento a pescare entro una barchetta di sottile
ed elegante forma di quelle fatte di papiro intrecciato … Ei prende i pesci infilandoli
con un’arme d’ingegnoso artifizio che corrisponde alla fiocina dei Latini,
rappresentata come un’asta la cui estremità è armata di due ferri o ami uncinati a
doppia punta»19. Allo stesso modo sulle tecniche di conservazione: «In una delle
tombe di Beni-Hassan … si vede dipinta … una scena che ci rappresenta il modo
adoperato nella salatura dei pesci. Vi si osserva un uomo in bianca veste senza
maniche, il quale sta chinato vicino a delle piante di papiri ed intento ad aprire con
un coltello un pesce per la schiena, dopo avere già tagliato le pinne al detto pesce.
Ha sotto i piedi qualche cosa di giallastro, che non si distingue bene se siano le pinne
tagliate, oppure quelle piante aromatiche colle quali sappiamo che condivasi il pesce
salato. Il coltello è di color giallo, simile a molti di quelli della stessa forma e dello
stesso colore trovati nelle tombe egiziane. Dinanzi a quest’uomo si vedono tre pesci
usciti allora dall’acqua, e poco più distante ne sono figurati quattro già aperti e ridotti
a quella forma nella quale anche oggidì si sogliono preparare nei mari del
settentrione, i merluzzi per disseccarli»20.
Ugualmente le stesse fonti testimoniano della rilevanza dei traffici commerciali
dei “salumi nilotici” esportati dall’Egitto verso la Grecia e Roma21.
ricas marinhas de sal (salinas) cujo produco forma um dos principais ramos do seu
commercio. Exporta, em grande quantidade, sal, peixe secco … As famosas pescarias
e salgos dos atuns, tichiados e sardinhas, ja eram famosas entre os antiguos … Os
phenicios e carthaginezes, e deposi delles os romanos, d’aqui esportavam em grande
escala»22.
Quando nei secoli immediatamente successivi, coincidenti con il rafforzamento
delle monarchie nazionali e della nobiltà feudale, inizia contemporaneamente la
rinascita e l’organizzazione dello sfruttamento delle acque e delle saline. In
Portogallo, per esempio, D. Dinis nel 1313 concede un privilegio per la pesca nelle
acque prospicienti Setúbal oltre a un prestito per l’avvio dell’attività23. Sempre alla
fine del XIV secolo si intensifica lo sfruttamento dei banchi di pesca lusitani grazie
anche all’arrivo di mercanti e pescatori stranieri, tra cui spiccano per numero e conti-
nuità i siciliani, che soprattutto nel corso del Quattrocento e Cinquecento, appaiono
22 A. Soares d’Azevedo Barbosa de Pinho Leal, Portugal Antigo e Moderno, vol, I, Lisboa 1873, pp. 121-
24.
23 IAN/TT (Instituto dos Arquivos Nacionais/Torre do Tombo), Chanceleria de D. Dinis, Liv. 3, fl. 48v,
trascritto in V. D’Arienzo, No extremo ocidental: privilégios, empreendimentos e investimentos sicilianos
no Algarve, in “ Ler Historia”, 44, 2003, p. 188.
140 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
24 Cfr. ivi, pp. 189-90 e V. D’Arienzo - B. Di Salvia, Siciliani nell’Algarve. Privilegi reali e prassi mercantile
nell’Atlantico portoghese (secoli XV e XVI), Palermo 1990.
25 «Los siglos medievales recobraron un apogeo pesquero que la zona conoció ya desde las épocas
clásicas fenicia y romana. En efecto, con la presenzia de los cristianos en el Estrecho este importante
subsector adquirió una nueva dimensión dentro de la economía no sólo en el ámbito andaluz, sino a nivel
español, pues hasta aquí empezaron a llegar embarcaciones de la zona levantino-catalana. En este sentido,
la Casa de Medina Simonia ja jugado un papel fundamental durante muchos siglos, controllando el
aprovechamiento de las riquezas piscícolas amparándose en unas muy ventajosas concesiones de la
Corona», A. Serriá Muñoz, Los privilegios de los duques Medina Sidonia sobre las almadrabas andaluzas,
in http://www.tarifaweb.com/aljaranda/num15/art4.htm; cfr. anche A. Rumeu de Armas, Las pesquerías
españolas en el norte de África (siglos XV-XVI), in “Hispania”, 130, 1975, pp. 295-319.
26 «No hay documento en que se diga, de manera explícita, que aquel Guzmán pescó atunes. Pero
sabemos que su mujer María Al phon, explotó la pesquería. Fallecida en 1330, manda pagar a Paricio
Pérez, su criado, 5.000 maravedís, que le había prestado para las almadrabas», ibidem.
27 «Los Guzmanes se declararon proprietarios de todos los atunes, que entraban en aguas españolas. Y
la historia lo dio por bueno, achacando el inusitando monopolio, al oscurantismo de una Edad Media,
sumida en la pesadilla del señor de horca y cuchillo. De que pescaron atunes los musulmanes, no cabe
duda. Alfonso X en el privilegio de 1268, dando Medina Sidonia a la orden de Santa Mária de España, en
la pretensión de cambiar topónimo de origen pagano y musulmán por el de “Estrella”, no menciona la
almadraba, dunque el término llegase a la costa. Pero lo hizo Sancho IV. Desaparecido la orden, demando
por recuerdo el castillo de Torre Estrella, dio en 1285 a los caballeros de Santiago, los castillos de Alcalá,
Medina Sidonia y Vejer, con sus términos, las “almadrabas de los atunes e con los derechos del puerto de
la mar, e con pesquerías e con salinas”. El puerto era del Barbate, las salinas, las conocidas por Manzanete
y las almadrabas, las de Conil y Zahara», http://www.fcmedinasidonia.com/1historias_2.htm.
28 «En definitiva, la jurisdicción señorial se extendía por toda la Baja Andalucía, specialmente en la zona
de Huelva, , donde poseían casi la mitad de la actual provincia. En Cádiz, sus posesiones llegaron a incluir
poblaciones como Sanlúcar de Barrameda, Vejer, Conil y Gibraltar», A. Serriá Muñoz, op. cit.
29 AMS (Archivo Medina Sidonia), Legajo 894/1562-1762.
30 «Iaunque en algunas ocasiones se ha intentado perturbar, asi por los Recaudadores de Rentas, como
por los Señores Fiscales del Consejo de Hacienda, y otras personas», ibidem.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 141
indigeni che non lavorano nelle peschiere dei duchi di Medina Simonia: nel 1439
viene intentata una causa nei confronti della città di Cadiz contro la richiesta di
quest’ultima di poter armare tonnare31. Il divieto di pesca durante tutta la stagione
della mattanza dei tonni viene imposto ripetutamente: «Bandos publicados en la
Ciudad de Cadiz por mandado de diferentes senores Governadores de ella en sus
respectivos tiempos para que en conformidad de los privilegios de la Casa del Duque
… ninguna persona pueda pescar en el distrito de aquella Ciudad durante la tem-
porada de atunes, con almadravas, antes Redes Boniteros, ni otros instrumentos; sino
hasta el sitio de las Torres, para el abasto de ella»32. Gli editti contro i pescatori che
contravvengono le disposizioni a tutela dei privilegi dei Medina Sidonia si
susseguono frequenti nel corso dei decenni, a riprova della diffusione di questi reati
nonostante le pene severe previste, emanate il 5 maggio 1714, che vanno dal
sequestro e distruzione delle imbarcazioni, a venti giorni di carcere, a cinquanta du-
cati di multa e, infine, al sequestro delle reti e dei lazos33. Ulteriori divieti vengono
proclamati il 30 aprile del 1726, il 26 aprile del 1728, il 7 maggio del 1729, il 4
maggio del 1730, il 12 maggio del 1732 che inasprisce ancora di più le pene34, il 28
maggio del 1733, il 12 maggio del 1734, il 9 maggio del 1736, l’11 maggio del 1737,
il 14 maggio del 1738 e il 23 maggio del 173935. Nel 1531 vengono inquisiti alcuni
pescatori di Ximena e Tarifa accusati di pesca illegale36; nell’aprile del 1558 viene
intentato un processo nella città di Huelva - gli atti sono poi trasferiti al Rexidor y Juez
di Granada Francisco de Lepe - contro i fratelli Alonso Rodriguez y Luis de la Coba
di Gibraleon «para haver cogido atunes en la punta de Umbria en contravenzion de
los citados privilegios». In questi atti processuali viene anche riportata una carta del
24 aprile 1557, nella quale si fa riferimento a precedenti cause civili riguardanti lo
stesso diritto e la stessa zona: «reggimento de la villa de Gibraleon y su procurador
en su nombre de la una parte y Don Juan Alonso de Guzman Duque de Medina
Sidonia y su procurador en su nombre de la otra sobre rrazon de qual a dicha villa
de Gibraleon pretende poder sacar y llevar qualesquier atunes que salteren en e la
sardina y otros pescados de la mar libremente … »37. Nel 160938 e 161239 vengono
denunciati alcuni pescatori per “pesca fraudolenta”; nel 1627 viene denunciato il
capitano Juan Roman de Cabrera, di Conil, per aver armato un corral40 nelle acque
di quella villa41.
L’ostinata resistenza di questi privilegi porterà, però, molti pescatori e mercanti
stranieri - portoghesi, valenciani, catalani, maiorchini, francesi, genovesi e siciliani
- a non frequentare le coste andaluse e le ricche tonnare di quelle acque per spostarsi,
ancora più a occidente, verso quelle algarvie per sottrarsi proprio alla rapacità feudale
dei Medina Sidonia: accade addirittura che risulti più conveniente importare il
pescato dal vicino Portogallo anziché dalle tonnare del duca. Nel 1477, comunque,
si registra una presenza straniera a Conil de la Frontera42, la tonnara più grande e
redditizia insieme a quella di Zahara.
Nell’aprile del 1764 Don Francisco Salanoba redige una memoria nella quale
reclama la riduzione alla Real Hacienda di tutte le peschiere del Regno perché «es
muy combeniente à la causa publica promover per la esencion dichas pesquerias,
para que logrando este Reyno en abundancia el pescado de ellas, haya menor motivo
para sacar los dineros que se extraen en solicitud del atun que se trae de Portugal, y
del abadejo, arencones, y semejantes especies que se buscan y vienen de otros
Reynos extranos»43. Tutto ciò comporta una sorta di isolamento con il conseguente
arretramento delle tecniche di pesca rispetto a quelle introdotte, per esempio, dagli
Italiani in Portogallo. Fino a tutto il XVIII secolo, infatti, nelle acque spagnole fun-
zionavano le almadrabas de tiro44, molto simili alla tecnica della sciabica, che
risultavano meno vantaggiose. Un primo tentativo di introdurre il metodo della
mattanza in mare a Zahara provoca il sollevamento delle popolazioni di quel paese
e della vicina Conil facendo fallire l’iniziativa: «en 1746 el duque la introdujo en
Zahara, llamándola “siciliana”. Provocó alzamiento popular, en defensa de puestos
de trabajo, ya escasos en el país. En Conil se revolvió tanto el pueblo, que su
introducción fue imposible»45. Solo nei primi anni dell’Ottocento si proseguirà su
questa strada in maniera più convinta, chiamando il rais palermitano Francesco
Arcoleo per armare una tonnara di tipo siciliano46, nella quale lavorano pescatori
portoghesi, valenciani e, appunto, siciliani come risulta da una lettera, del 14 luglio
1806, di Don Francisco Arrafán “fattore” e responsabile della tonnara di Conil de la
Frontera e Vejar47.
(descrizione di una
almadraba de tiro
da un’incisione
tratta da G. Braun,
Civitates Orbis Ter-
rarum, Colonia,
1572-1600)
Motivi di contrasto e conflitti, tuttavia, sembrano ripetersi nel corso dei secoli
presi in esame. Nel 1506 il sovrano portoghese Dom Manuel invia ai suoi ufficiali
le scritture relative agli accordi presi con i duchi di Medina Sidonia sui rispettivi diritti
di pesca tra le coste dell’Algarve e la città di Huelva58. I barili di pesce conservato
provenienti da Faro e da Lagos transitano per Conil o Cadiz per ottenere esenzioni
sul sale o sui diritti di spedizione verso Valencia e altri centri. Il 9 giugno 1730 viene
data informazione alla tonnara di Zahara che gli «administradores del derecho del
Cargado y Regalia y Millon de los pescados» hanno esatto quanto dovuto per
l’introduzione a Conil de la Frontera «de atun de la almadrava de Faro en Portugal»59.
Nello stesso anno viene fatto riferimento al raggiro compiuto dall’imbarcazione
(canario) “Santo Christo Delgado” che si reca a Lagos per comprare diciannove o
venti botti di tonnina e, una volta ottenuta la certificazione a Conil e Cadiz, le
trasportano a «Valencia y otras partes destas costas de España». Il patrone del naviglio
col socio Antonio Portero, infatti, «pudieron pasar con dichas pipas de atun a
Valencia en cuia aduana lo entregó y se lo dieron por bueno por que en el decia que
davan pagados los derechos pertenecientes a Su Alteza»60. La contravvenzione
riguarda l’imposta di un peso per ogni pipa proveniente dalle tonnare lusitane61.
L’attività di pesca lungo le coste dell’Algarve62 cade in maniera vertiginosa a
partire dai primi anni del XVII secolo63 fino agli inizi dell’Ottocento64, nonostante
una timida ripresa avviata qualche decennio prima. La causa va ricercata
principalmente in un ciclo biologico in calo delle specie ittiche e in una forte
diminuzione degli investimenti nel settore. Non mi è stato possibile appurare lo stesso
trend per le peschiere andaluse. Alcune fonti della metà del XVI secolo parlano di
circa 40.000/60.000 tonni pescati durante una stagione con una rendita di
20.000/30.000 ducati65; i pochi dati quantitativi raccolti personalmente, riguardanti
le tonnare appartenenti ai Medina Sidonia, mi impediscono di tracciare il seppur
minimo bilancio anche se la tendenza sembra essere la stessa.
I secoli che vanno dal Trecento a tutto il Cinquecento vedono, quindi, una
proliferazione di peschiere, di mobilità di uomini e capitali in tutto il Mediterraneo
secolo, in G. Doneddu e A. Fiori (a cura di), La pesca in Italia tra età moderna e contemporanea.
Produzione, mercato, consumo, Sassari 2003, pp. 295-311.
58 AMS, Legajo 925/1506.
59 AMS, Legajo 951/1730.
60 Ibidem.
61 «Fue ordenado … a Cathalanes, Mallorquinos y Valencianos patrones de embarcaciones que todos los
que compravan atun en almadrava de Portugal venian a Conil a sacar sus despachos y que por cada pipa
de la regular cathalana se pagava un peso por el qual dicho Don Juan de la Pena [Capitan y Justicia della
tonnara di Zahara] era obligado a darlos», ibidem.
62 Per uno sguardo d’insieme sulla pesca in tutto il Portogallo cfr. N. L. Madureira (coord.), História do
Trabalho e das Ocupações - I. Amorim (org.), As pescas, v. II, Oeiras 2001.
63 Cfr. J. Romero Magalhães, op. cit., pp. 195-6 e V. D’Arienzo, No extremo ocidental cit., p. 184.
64 «A Pescaria do Algarve, ainda que tem sido sempre protegida por todos os nossos Soberanos
concedendo muitos Privilegios aos Mariantes d’aquelle Reino, com tudo não tem aquelle adiantamento
de que he capaz, antes se observa actualmente no estado de grande decadencia », C.B. Lobo de Lacerda,
Memorias sobre as pescarias de Portugal, in “Jornal de Coimbra”, v. II, (julho 1812 - n° VII), Lisboa, 1812,
p. 161.
65 Cfr. D. Igual Luis, El tráfico de pescado en la España meridional y su proyección hacia Italia durante
el siglo XV, in L. Palermo - D. Strangio - M. Vaquero Piñeiro (a cura di), La pesca nel Lazio. Storia,
economia, problemi regionali a confronto, Napoli 2007, pp. 277-309. Altre fonti indicano in 80.000 i tonni
pescati alla fine del XVI secolo con un drastico calo, più o meno contemporaneo a quello portoghese,
dovuto a fattori climatici e biologici: «Se acusó la falta de atunes al frío y el mal tiempo. Sin duda intervino,
siendo sus consecuencias una regresión de a la especie, sin recuperación»,
http://www.fcmedinasidonia.com/1historias_4.htm.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 145
ma soprattutto nelle acque poste al suo ingresso, sia per l’abbondanza che per le
dimensioni del pescato: tonni e sardine hanno pezzatura e peso maggiori di quelli
pescati lungo le rotte più orientali quando, durante la loro navigazione, perdono
buona parte del grasso che li ricopre e ne rende più morbide le carni. Tonni e sardine,
d’altra parte, sono i pesci che più facilmente si prestano alla salagione e
conservazione e grazie sia a questa caratteristica che alla gran quantità disponibile
immessa sul mercato che sono venduti a un prezzo relativamente basso e considerati,
quindi, i “prodotti dei poveri”66.
Risulta fondamentale, come anticipato all’inizio, per l’economicità dell’attività
di pesca e di salagione la prossimità delle fonti di approvvigionamento di sale alle
peschiere e, ugualmente, la concessione di benefici e privilegi in considerazione che
in tutti i paesi mediterranei - e non solo - vige sul sale il regime di monopolio. La
dislocazione geografica di peschiere e saline conferma pienamente la stretta
connessione esistente; così come le fonti archivistiche testimoniano i vantaggi con-
cessi nell’approvvigionamento di sale a favore delle manifatture in attività.
Nell’Algarve, ricco di corsi d’acqua seppur di scarsa portata67 e tratti più o meno
ampi di spiagge sabbiose, il sale si trova disponibile in abbondanza grazie alle
numerosissime saline disseminate lungo le coste. «O clima e calor do Algarve, o local
dos mesmos sapaes, situados em portos frequentados, como são Castro Marim,
Tavira, Olhão, Faro, Portimão, Alvôr, e Lagos, favorecem a instalação de marinhas»68.
La caratteristica di queste saline è che sono sfruttate quasi esclusivamente per la
lavorazione del pescato locale, mentre per le esportazioni sono quelle di Setubal,
Lisboa, Figueira da Foz e Aveiro, specie nel corso del XVII secolo, le protagoniste
assolute assieme a quelle spagnole di Cadiz, Torrevieja e dell’isola di Ibiza. I
monarchi portoghesi pur concedendo alla nobiltà privative ed esclusive sui diritti
gravanti sul sale, sono altrettanto interessati allo sviluppo delle peschiere, rilasciando
privilegi ed esenzioni a favore delle attività manifatturiere. Il primo aprile 1409 Dom
João II concede i diritti do sal do reino a João Fogaça, confermati da Dom Manuel il
5 agosto 149669; la Caza do Sal di Lagos viene concessa a Maria de Athaide il 20
giugno 151370, con l’estensione di tutti i diritti il 28 gennaio 1517 (confermata il 27
luglio 152871) poi passati il 28 marzo 1576 a Dom Sancho de Noronha, Conde de
Odemira72. Il diritto del salgado di Villanova de Portimão viene concesso invece alla
famiglia Castellobranco: a Dom Martinho l’8 giugno 1512 (confermato l’8 febbraio
157573), a Francisco il 6 dicembre 152774, a Martinho il 10 gennaio 155075 e a
66 «La sardina nel Medioevo è un pesce mediterraneo che dai porti viene esportato verso altre regioni …
ma dopo il 1650 in Linguadoca comincia una penuria di sardine provocata da una migrazione precoce
di quel pesce nelle acque catalane … La sparizione della sardina è una catastrofe per i poveri a cui quel
pesce procura nutrimento a buon mercato», J.C. Hocquet, op. cit., p. 252-3.
67 «Os muitos sapaes do Algarve, que se achão á borda do mar, canaes naturaes, e rios, que nelle
dezembocão», J. Romero Magalhães, op. cit., p. 209.
68 Ibidem.
69 IAN/TT, Chanceleria de D. João II, Livro 12, fl. 12.
70 IAN/TT, Livro de Guad. VII, fl. 63.
71 IAN/TT, Chanceleria de D. João III, Livro 48, fl. 507.
72 IAN/TT, Livro de Confirmaçoens Geraes II, fl. 264.
73 IAN/TT, Livro de Confirmaçoes Gerais I, fl. 163.
74 IAN/TT, Chanceleria de D. João III, Livro 14, fl. 17.
75 IAN/TT, Chanceleria de D. João III, Livro 69, fl. 23.
146 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Manoel il 18 ottobre 159576. La stessa famiglia ottiene nel tempo svariati benefici
anche sulle tonnare e sulle peschiere dislocate nelle acque di Portimão77.
A fianco di queste donazioni feudali, 14 gennaio del 1513 Dom Manuel concede
il beneficio, confermato poi il 4 agosto 1523 da Dom João III, ai mercanti e ai
pescatori della villa di Lagos di poter «salgar seus pescados na ribeira da dita cidade
sem pena alguna, sem embargo do acordo dos officies da Camara»78. Alla città
vengono inoltre concessi dei diritti aggiuntivi sull’imposta del sale per finanziare, agli
inizi del XVII secolo, la costruzione del canale che passa per la città79 e la festa do
Espirito Santo80.
Al pari delle saline algarvie, quelle andaluse - San Fernando, le più estese -
provvedono alla richiesta locale destinata alla salagione del pescato anche se gli
onerosi diritti gravanti sul sale spingono i pescatori locali a rivolgersi, di
contrabbando o per convenienza, al vicino mercato lusitano81. Ancora una volta la
documentazione conservata presso l’archivio Medina Sidonia offre uno spaccato
estremamente esauriente al riguardo.
Molteplici le concessioni feudali alla famiglia come risulta dai memoriali e dalle
trascrizioni degli antichi privilegi82, tra cui il più importante è sicuramente quello che
«le estta conzedido el poder hazer fabricar cinco mil cahizes de sal, para conservar,
para veneficiar en cada un ano la pezca de las almadravas, y de mas pesquerias que
le pertenezen librementte, y sin dominio alguno; y de mas de sus serviçios por el que
hizienon [?] sus antezessores de trescientos mil ducados à la Corona; y que
hallandose en esta … pacifica possession, pareze que S. M. ha dado orden à sus
Ministros, para que en Zahara, donde actualmente se esttà pescando para que no
permitan se sale la pesca que deven hazer los armadores, si no es que sea con la sal
de esse salero»83. Similmente frequenti sono le richieste per il rispetto dei privilegi
concessi e le disposizioni prese al riguardo dagli ufficiali della Hacienda, come
quella del 25 giugno 1724 del Señor Don Juan Perez de la Puente, Director de esta
Renta [del sal] di Cadiz: «que pro ningun accidente se deroguen al Señor Duque los
previlexios que tiene su Casa para salar los atunes de sus almadravas y … de mas
pesquerias executadas por esta temporada y de mas que sean de quenta de su
Excelencia con sal de sus almazenes»84. Continui sono negli inventari anche i
riferimenti alle scorte di sale85, così come le preoccupazioni dei fattori di avere
sempre il sale necessario per la preparazione della salamoia da utilizzare nella
lavorazione del pescato86. Precise, infine, le disposizioni riguardanti il funzionamento
degli almazenes così come i progetti per la costruzione o l’ampliamento dei depositi
di sale nei pressi delle manifatture, come nel caso del castillo di Zahara nel 156887.
Le tecniche di salagione sono differenti da regione a regione, dalla qualità del
sale utilizzato - addirittura è consigliabile un minerale poco puro88 -, dalla tipologia
di pesce messo in salamoia e dalla sua “resistenza” all’umidità e al trascorre dei mesi.
La sardina, per esempio, a differenza del tonno89 che, come ricorda Henri Bresc più
della prima è destinato all’esportazione90, ha bisogno di trattamenti più laboriosi e
di una quantità maggiore di sale, meglio se non eccessivamente grosso: «O sal para
a salga da sardinha e outro peixe pequeno, convém ser de grão mais fino. A
explicação do facto, é que o sal constituido por pequenos cristais, pode ser espalhado
uniformemente, mas coagula mais depressa as substancias proteicas dos tecidos
superficiais, o que prejudica a penetração do sal no interior da carne, tornando a sua
conservação mais precaria quando se trata da salga do peixe grosso. Por isso, a
pratica aconselha o uso de um sal que não seja fino demais, nem demasiadamente
grosso, porque este actua mais lentamente e a demora de penetração nos tecidos,
pode prejudicar a sua conservação em dias quentes. O sal traçado, constituindo
portanto o meio termo, é o mais aconselhavel na maioria dos casos»91. In Francia
sono diffusi almeno un paio di tecniche di lavorazione: «il primo metodo è quello
del “malestran”, eseguito in quattro fasi: lavaggio del pesce in cesti simili a gabbie
immerse in mare, sistemazione delle sardine in strati alternati con sale all’interno di
botti ermetiche in cui soggiornano quindici giorni, estrazione delle sardine che
vengono infilate a tre per volta su bacchette e in seguito sciacquate nella loro
salamoia ed essiccate. Sono le sardine “in bianco”, consumate crude, soprattutto nel
Midi. La seconda opzione consiste nel pressare le sardine nel barile, dove rimangono
sotto pressa una decina di giorni. Un terzo metodo di salatura è la messa in pile, di
quattro o cinque piedi di altezza, addossate ad un muro, con uno strato di sale che
separa i letti. Quando, dopo questa fase preparatoria, le sardine sono ben salate,
85 AMS, Legajo 884/1557-1569-1567 (Relazione tra le saline di Vejar e la tonnara di Zahara); Legajo
993/1636 (Diligencias … e inventario que se higo en Vejar y Conil, de la sal, carretes [lenze], madera y
otros peltrechos que havian guardado para las almadravas).
86 AMS, Legajo 888/1572 (Escritura otrogada por Diego Rodrigues y su mujer … al Duque en pago del
dinero que le debia de atuns, sal y … que habe tomado de la almabrava); Legajo 951/1694 (Escritura
otrogada por el Capo Juan Ramirez de Alba, vesino de Conil y a favor del Duque, en que hace … de una
casa Chanca, con pila dentro para echar y salar atun, en el sitio de las Chanqrillas)
87 Legajo 886/1568 (Cuenta … por el Duque en el año 1568 para la construcción de un almacen nuevo
para la sal, en el Castillo de Zahara).
88 «Quanto a pureza do sal, é curioso notar que determinadas impurezas quimicas tem certa influencia
benéfica, no aspecto e até no gosto, do peixe salgado, contràriamente ao que se poderia supor, porquanto,
o sal puro comunica ao peixe uma cor amarelada, ao passo que os sais impuros, contendo calcio e
magnésio, lhe dão um aspecto alvo muito agradavel», M. Vieira de Sá, O sal na conservação do peixe e
de outros produtos alimentares. Varios processos de conservação, in “Boletim da Pesca“, 36 (Setembro),
1952, p. 8.
89 «O atum saía embarrilado, raramente em fresco ou a granel. A sardinha devia ser beneficiada e tratada
com sal para se exportar. Mesmo o peixe, miúdo ou graúdo, que se leva ao interior do Algarve e ao
Alentejo, exige a salga» J. Romero Magalhães, op. cit., p. 209.
90 Cfr. H. Bresc, Un monde Méditerranéen. Economie et société en Sicile 1300-1450, t. I, Roma 1986,
p. 271.
91 M. Vieira de Sá, op. cit., p. 8.
148 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
(incisione del
1572 di Joris
Hoefnagel)
95 Ibidem.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 149
96 Sul reclutamento della mano d’opera in andalusia cfr. P. A. SOLE, Los picaros de Conil y Zahara, Cadiz
1965.
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 151
flejo tanto en las solicitudes de licencia, algunas atendidas, de los pescadores para
fletar embarcaciones con carga de sal desde las bases portuguesas, como en las pro-
testas de los mayordomos gremiales y de los talieiros de los cercos, por la escasez
de suministro de una materia prima indispensable para la comercialización de las
capturas3.
Artículo de amplio consumo, la sal fue muy gravada con arbitrios para hacer fren-
te a necesidades financieras bien particulares de los pueblos bien generales de la Mo-
narquía durante la Edad Moderna. Felipe IV intentó establecer en 1631 una única
contribución, el llamado impuesto de la sal, de carácter universal (sin exentos) en sus-
titución de los millones. Pero esta importante reforma fiscal hubo de abandonarse al
año siguiente ante todo por la amplia oposición tanto al gran incremento en el pre-
cio, que lo situaba en 40 reales/fanega4, como a los acopios obligatorios hasta al-
canzar los cupos de consumo asignados en las reales órdenes; una resistencia que
en el País Vasco, y más en particular en Vizcaya, a diferencia de lo ocurrido en Se-
villa y en Extremadura, tuvo carácter de revuelta popular, con algunas acciones vio-
lentas, en defensa de los fueros que amparaban un estatuto fiscal privilegiado5.
En esta trabajo se analizan las medidas de desgravación de este artículo para fa-
vorecer al sector pesquero que fueron promovidas desde la Secretaría de Marina en
la segunda mitad del siglo XVIII, cuando los valores de la renta de salinas evolucio-
naron al alza a consecuencia de los sucesivos recargos y al compás del crecimien-
to de la población; su peso relativo en el conjunto de ingresos de la Corona pasó de
rondar el 5% en el período 1753-1765 a alcanzar el 11% en el quinquenio 1803-
18076. Y en términos absolutos, su producto anual, descontados costes de produc-
ción, transporte y almacenaje, también siguió una tendencia positiva en ese mismo
período; superó los 10 millones de reales en el reinado de Felipe V, los 16 en el de
sucesor, se acercó a los 22 en el período 1761-1765 y superó los 39 en el quinque-
nio 1793-17977.
La mayoría de referencias documentales proceden de legajos relativos a Matrí-
culas y Pesca de los fondos de la sección Secretaría de Marina (SM) conservados en
el Archivo General de Simancas (AGS) y en el Archivo General de Marina Álvaro de
Bazán (AGMAB). En menor medida se ha recurrido a los expedientes relativos al es-
tanco de la sal del fondo Dirección General de Rentas (DGR) del primero de los re-
feridos archivos; esta última es una documentación poco utilizada hasta la fecha pero
de consulta indispensable para el estudio de la producción y comercialización de la
sal y de la gestión de su estanco en época borbónica.
Para tener una idea certera de lo que supusieron las rebajas en el precio del ar-
3 Canoura Quintana, A., La pesca en la Galicia del siglo XVIII, Tesis doctoral, Facultad de Geografía e His-
toria de la UNED, Madrid, 2002, pp. 781-785 y 824-825.
4 El peso de una fanega de sal equivalía a 51,5 kilogramos.
5 Sobre la resistencia pasiva evidenciada en el partido Badajoz, donde el 80% de sus localidades (cuyos
censos sumaban el 85% de la población) no consumió las cantidades previstas en la real cédula de 3-I-
1631, consúltese Rodríguez Cancho, M., y Rodríguez Grajera, A., “La reforma de la sal y la población de
Extremadura (1631)”, en Obradoiro de Historia Moderna, nº 4 (1995), pp. 43-52. Sobre la oposición de
los miembros del estamento eclesiástico a este impuesto universal y de los serios altercados que su apli-
cación generó en las provincia vascas, Elliott, J.H., El Conde-Duque de Olivares. El político en una épo-
ca de decadencia, Barcelona, 1990, pp. 415, 421-423, 434-436 y 441-445.
6 Pieper, R., La Real Hacienda bajo Fernando VI y Carlos III, Madrid, 1992, p. 118; Y Comín, F., Las cuen-
tas de la hacienda preliberal en España, Madrid, 1990, p. 134.
7 González Enciso, A., Felipe V: La renovación de España. Sociedad y economía en el reinado del primer
Borbón, Pamplona, 2003, p. 212; Pieper (1992), p. 119; Canga Argüelles, J., Dicccionario de hacienda
con aplicación a España, 2 vols, Madrid, 1833-1834 (reed. de 1968), vol. II, p. 484.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 153
8 Como mínimo porque no tenemos certeza de que por entonces no continuase vigente otra contribución,
ésta de 4 rs. en fanega, establecida en tiempos de la rebelión portuguesa en consideración a la subida
de los costes de fletes por la inseguridad marítimo. En 1684, las siete ciudades gallegas cabeza de pro-
vincia pusieron como una de las condiciones para la nueva prórroga de los servicios de millones el cese
de dicho sobreprecio, toda vez que hacía más de tres lustros que la guerra había terminado. Véase el do-
cumento 267-D de AJRG, volumen X: 1681-1689, Santiago de Compostela, 2002.
9 AJRG, volumen XI: 1690-1697, Santiago de Compostela, 2002, p. 115. En la década de 1830 Canga Ar-
gëlles afirmó que las provincias de Asturias y Galicia no pagaban el coste de conducción de la sal (se su-
pone que de la fabricada en España) “por práctica inveterada”. Canga Argüelles (1968), p. 478.
154 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
con contadas rebajas10. Sin embargo, todo apunta a que no fue hasta el reinado de
Fernando VI, cuando, con mucho retraso respecto a Francia11, se dispusieron las es-
pecíficas para promover las salazones de pescado. Estas gracias se concretaron en:
- ligeras rebajas en el precio base
- y exenciones de algunos de los muchos recargos que encarecieron la compra
del género en cuestión.
Una y otra se complementaron con una tercera, que no era del todo nueva: el
despacho al fiado (bajo fianzas) de sal que se concedió para favorecer a la citada ac-
tividad marítima al menos desde principios del siglo XVIII 12.
Conviene tener presente que dichos beneficios en más de un caso formaron par-
te de paquetes de medidas de fomento de la pesca por la vía impositiva. De hecho,
entraron en vigor al tiempo que se decretaban la libertad de derechos del cáñamo y
alquitrán extranjeros adquiridos por los matriculados para la fábrica y reparación de
sus artes de pesca; y exenciones del pago de derechos de aduanas, de alcabalas,
cientos y millones que venían gravando el producto de las pesquerías nacionales13.
El objetivo común de dichas disposiciones fue doble: económico y militar. Del éxi-
to del primero dependería en cierto modo el del segundo. La esperable expansión de
las salazones habría de traducirse en una reducción del consumo de bacalao ex-
tranjero. Pero la caída de estas importaciones, objeto de preocupación de los teóri-
cos del mercantilismo español por sus efectos negativos en la balanza de pagos, se
debió ante todo a la conjunción de dos factores: las crecientes aranceles sobre las
entradas de bacalao y la reducción de las días de cuaresma, comprando la dispen-
sa de la Bula de la Carne. Y es que en general, las alternativas no fueron sólidas: los
frutos de los proyectos de grandes empresas pesqueras, las más ambiciosas bajo la
fórmula de las compañías privilegiadas con participación estatal, fueron escasos y/o
efímeros, y las nuevas concesiones para la explotación de almadrabas atuneras rin-
dieron poco o nada14.
10 En la mencionada propuesta del Conde de Puñonrostro, fechada en julio de 1691, se alude a una “baja”
que había supuesto que la Corona dejase de ingresar 200.000 ducados al año del producto de la renta
de salinas. Esta medida sintoniza con la política de alivio fiscal durante los gobiernos del Duque de Me-
dinaceli y sobre todo del Conde de Oropesa, materializada en condonaciones y ajustes de deudas tribu-
tarias de los pueblos y en la rebaja a la mitad de los cientos. Sánchez Belén, J.A., La Política fiscal en Cas-
tilla durante el reinado de Carlos II, Madrid, 1996, pp. 248-256.
11 Ya en 1399 Carlos VI dispuso exenciones de la gabelle y descargas en el precio en favor de las “gros-
ses salaisons” Hocquet, J.C., “L’impot du sel et l’Etat”, en Hocquet (1987), p. 32.
12 Como se constata en los papeles sobre la escritura de condiciones de la tesorería del citado arbitrio
de 14 reales en fanega concedido en 1705, era estilo de la administración de salinas la entrega al fiado
durante seis meses del género destinado a salar productos pesqueros y también del que era de obliga-
da adquisición por la protestada práctica de los “acopimientos” de sal. Véanse los documentos 51-A, 56-
A, 92-D, 93-D y 124-D de AJRG, volumen XIII (1705-1706), Santiago de Compostela, 2002.
13 Y en relación con esto, por el artículo 124 de la Ordenanza de matrículas de 1-I-1751 se daba un paso
en esta misma dirección al prohibirse toda contribución de carácter jurisdiccional sobre el producto pes-
quero, en dinero o en especie, por la facultad de despachar licencias para faenar o por otro supuesto pri-
vilegio o derecho, hasta ser acreditado documentalmente. De estas medidas y su balance se trata en Váz-
quez Lijó, J.M., “El fomento de las pesquerías españolas en el siglo XVIII por la vía de las exenciones y
rebajas fiscales”, comunicación presentada en el VII Congreso da Asociación de Historia Económica, Za-
ragoza, 2001.
14 Astigarraga Goenaga, J., “La Compañía General de Pesca Marítima en las costas del Mar Cantábrica
(1770-1782)”, en Boletín de la Real Sociedad Bascongada de Amigos del País, nº 48, tomos 1-2 (1992),
pp. 137-158; Fernández Díaz, R., “Un proyecto económico ilustrado. La compañía meridiana de pesca”,
en Ciencia, Vida, Espacio en Iberoamérica, Vol. II, Madrid, 1989, pp. 127-141; Martínez Shaw, C., “La em-
presa de pesca de Galicia, 1788-1789”, en Historia y perspectivas de investigación. Estudios en memo-
ria del profesor Ángel Rodríguez Sánchez, Badajoz, 2002, pp. 175-183. Vázquez Lijó, J.M., “Proyectos de
pesqueras de peces corsarios en la Galicia del siglo XVIII”, en Universitas. Homenaje a Antonio Eiras Roel,
Tomo I, Santiago de Compostela, 2002, pp. 411-423.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 155
15 Exenciones de levas para el Ejército y las milicias provinciales, fuero propio y, como derecho más con-
trovertido, exclusividad para practicar las actividades marítimas. Vázquez Lijó, J.M., La Matrícula de Mar
y sus repercusiones en la Galicia del siglo XVIII, Tesis doctoral, Universidad de Santiago de Compostela,
2005, pp. 583-759.
16AGS, SM, Legajo (Leg.) 281. Doc. Madrid, 7 de marzo de 1750.
17 Filgueira Valverde, J., Epistolario do P.Sarmiento. Santiago de Compostela, 1995, p. 63.
18 Estos impuestos generales (dos reales para gastos de milicias provinciales y otros tantos para gastos
de viales terrestres) continuaban vigentes en 1833, cuando además corrían otros que en su mayoría ha-
bían sido concedidos para hacer frente a coyunturales urgencias bélicas. Canga Argüelles (1968), p. 479.
19 AGMAB, Matrículas. Generalidad. Leg. 2.001. Prontuario de Reales Órdenes sobre Matrícula, Pesca
y sus incidencias (1751-1785). Sobre esta compañía privilegiada, Astigarraga Goenaga (1992). Una co-
pia de la referida real cédula de fundación en AGS, SM, Leg. 290.
156 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Al común 81% Al común 67% Al común 55% Fuente: AGS, DGR, I Remesa,
Leg. 2.136. Doc. Pontevedra,
18 de Febrero de 1771; Meijide
Total: 2.337.114 Total: 818.458 Total: 518.325 Pardo (1973), p.26
120.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 350.000
100.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 300.000
250.000
80.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
200.000
60.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
150.000
Fuente: AGS, DGR, I Remesa,
Leg. 2.136. Doc. Pontevedra,
40.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 de Febrero de 1771;
100.000 1: nótese la existencia en la
gráfica de dos ejes Y con valores
20.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . independientes: “Para
50.000
pesquerias” (isquierda) y “Al
0 .................................................................................... 0
común” (derecha).
1764
1765
1766
1767
1768
1769
1770
rante 1770 (13.166 fanegas) respecto a los registros (36.852 fanegas) del año ante-
rior26 (Gráfico II). Adelantándose a la R.O de 11-II-1783, sería precisamente el cita-
do Ferraz, quien al ordenar en 1775 que los receptores de la renta exigiesen fianzas
individuales, no ya gremiales, como garantía de abono del coste del género adqui-
rido en los alfolíes, obstaculizaría mucho la continuidad de la actividad salazonera
de los matriculados, favoreciendo los intereses de los fomentadores con más crédi-
to27.
Carecemos de una serie completa de entradas de sal en los almacenes oficiales
para la segunda mitad del siglo XVIII, pero a tenor de algunos datos bien pudiera ser
que la mencionada disposición de 1775 neutralizase en parte los efectos positivos
en el consumo de la ampliación del marco de beneficiarios de los precios de gracia
Gráfico 3
Promedio anual de fanegas de sal despachadas “a la Marina” en los alfolies gallegos
95.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
90.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
85.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
80.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Trienios
Por lo que respecta a los lastres en el abasto fueron especialmente graves para el sec-
tor pesquero de Galicia, que continuó dependiendo en gran medida de la produc-
ción exterior pese a la puesta en explotación de algunas salinas32. Precisamente la
supresión del coste del transporte fue una de las cartas jugadas por los Caamaño,
dueños de la isla de Sálvora, en su intento de obtener licencia para producir sal allí
en previsión de importantes volúmenes de capturas de la almadraba que habían ide-
ado como motor repoblador de dicho territorio. Esta empresa pesquera, proyectada
en términos poco realistas, no llegó a ponerse en marcha por el riesgo inversor que
implicaba. Por lo tanto no se hizo necesaria la explotación de salinas en Sálvora que
en cualquier caso había sido condicionada por las autoridades de Hacienda que exi-
gieron un sobrellave para controlar la producción y su destino, y que la sal no des-
tinada a conservar los atunes se vendiese al precio de 8 rs. fanega33.
Como quedó dicho, los problemas de suministro se agudizaron en circunstancias
bélicas debido a la inseguridad en las rutas y a la prioridad de las demandas de hom-
bres y barcos para la Armada en detrimento de la marina mercante34. Sabemos de
las protestas de los dependientes de salinas por estas restricciones. En mayo de 1741
Mateo de Herraz (sic) e Ibarra, arrendatario de dicha renta en Galicia y Asturias, ele-
vó instancia al Intendente de Marina de Ferrol solicitando una vez más licencia para
habilitar marinería y pataches. A lo único que accedió este ministro, dadas las cir-
cunstancias presentes, fue a permitir el empleo de gente inhábil militarmente ha-
blando35. Por su parte, el ministro de la renta de salinas del partido de Cádiz, en un
oficio de 20 de julio de 1790 dirigido a los Directores Generales de Rentas, dio cuen-
ta de la imposibilidad por falta de tripulación de conducir sal a los destinos previs-
tos (Galicia y Asturias) debido a las “rigurosas” levas ejecutadas en la ciudad de Cá-
diz, su bahía y pueblos inmediatos durante cinco días seguidos, y de las que no se
habían librado “ni aun los más honrados artesanos”. De acuerdo con el cónsul de
Portugal, propuso al Intendente de Marina que en “tan estrechos lances” le permi-
tiese contratar a marineros portugueses “pues nada consigo con las Barcas [trece] que
me ha dejado si se lleva la gente al apresto de la Esquadra”36.
Por último, un tercer factor a considerar es que los dependientes de salinas no
siempre respetaron los condiciones ventajosas de los matriculados por lo que al des-
pacho y al precio de este género estancado se refiere. Un claro indicio es el oficio
que desde la Secretaría de Marina se dirigió al titular de la cartera de Hacienda y a
32 A mediados del siglo XVIII se reactivaron salinas en el litoral de las Rías Bajas pero esta empresa pron-
to entró en decadencia por diferentes causas. Pérez García, J.M., Un modelo de sociedad rural de Anti-
guo Régimen en la Galicia costera: la Península del Salnés, Santiago de Compostela, 1979, pp. 248-252.
33 D. Vicente y D. Juan José Caamaño, padre e hijo, miembros de una notable familia de oficiales de la
Armada, contaron con el firme respaldo del brigadier Muñoz de Guzmán, entonces inspector general de
matrículas; según él, la sal producida en Sálvora sería más barata que la fletada en Andalucía, muy a me-
nudo transportada en embarcaciones extranjeras, sobre todo portuguesas, “lo que es mui sensible a las
matrículas, y lo considero pérdida del interés nacional, por ser extracción de dinero del Reyno”. Ambos
promotores se comprometieron a contribuir a la Hacienda real con los mismos derechos que gravaban a
las localizadas en las inmediaciones de Cádiz, petición de justicia “en atención a que somos iguales va-
sallos que aquéllos”. Hay que tener presente que los 96.000 rs. en concepto de 3.000 anegas de sal, cons-
tituía el principal capítulo dentro de las gastos previstos de esta pesquera. De este proyecto almadrabero
que, a tenor de todos los indicios, no se materializó se trata en Vázquez Lijó (2005), pp. 730-750; y Mei-
jide Pardo, A., Juan José Caamaño (1761-1819). Conde de Maceda. Ilustrado y economista ferrolano, A
Coruña, 2001, pp. 95-103.
34 Matamoros i Aparicio, D., y Mestre i Prat de Pàdua, Mª., “Navíos particulares para el “servicio del Rey”.
Fletes, corsarios y secuestros, 1700-1750”, en Historia Moderna. Historia en construcción. Vol. I. Econo-
mía, mentalidad y cultura. Lleida, 1999, pp. 151 a 165.
35 AGS, SM, Leg. 255. Doc. A Graña, 30 de mayo de 1741.
36 AGS, DGR, II Remesa. Leg. 3.187. Doc. Cádiz, 20 de julio de 1790.
160 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
los Directores Generales de Rentas en mayo de 177837. Su motivo fue reclamar que
el personal de la administración de esta renta respetase el derecho de los pescado-
res gallegos a abastecerse de sal, “sin causarles molestia ni detención”, en los justos
términos contemplados en la citada real cédula de fundación de la vasca Compañía
General de Pesca Marítima; un derecho que Carlos III les había concedido expresa-
mente con ocasión del reciente establecimiento del llamado Montepío de pesca38.
Y en este mismo orden de cosas cabe citar la denuncia formulada en junio de 1790
por el subdelegado de Marina de Vilaxoán (provincia marítima de Pontevedra), a raíz
de la vulneración de los privilegios de sus administrados, a la que, según su testi-
monio, se le suministraba la sal como si fuesen individuos del común39.
Concluyendo, en la España de la segunda mitad del siglo XVIII entraron en vi-
gor una serie de disposiciones de alivio fiscal a favor del sector pesquero, tanto en
el campo de la producción como en el de la comercialización, cuyo balance no fue
lo positivo que podría haber sido por culpa de los conflictos de competencias con
las justicias ordinarias y los dependientes de rentas reales40. Entre tales medidas se
contaron el despacho al fiado de la sal y rebajas en su precio, que en un principio
se concedieron únicamente a los matriculados y luego se hicieron extensivas a to-
dos los salazoneros de pescado. Estos beneficios resultaron insuficientes para hacer
competitivo al género español, en particular la sardina gallega, en el mercado euro-
peo del pescado salado dominado por ingleses, escoceses y noruegos, en cuyos pa-
íses la sal se vendía mucho más barata que en España a raíz de la eliminación de las
barreras monopolistas por lo que a la producción y tráfico de esta materia prima se
refiere. Si al sobreprecio resultante de sucesivas imposiciones unimos la inseguridad
en el abasto, se entiende que las críticas contra el estanco desde el sector salazone-
ro se agudizasen en el siglo XIX con éxito relativo, pues las necesidades hacendísti-
cas siguieron lastrando en gran medida el desarrollo económico41.§
Cátia Antunes*
Abstract: This article will show the relationship established between the largest Por-
tuguese salt producers and the Amsterdam market, which served as a staplemarket un-
til late in the seventeenth century. The main goal is to look into the preferences of the
Dutch distribution market and to which extent that influenced the Portuguese exports
of salt during the long seventeenth century. We will pay special attention to the trading
routes, curves of shipping, prices of freightage and individual merchants involved in this
transactions.
Salt was one of the most important products to be traded before the widespread
use of refrigeration, being only second to cereals in its strategic importance. Salt was
used in manufacturing and preservation of food and hides. Fishing and other activi-
ties were heavily dependent on this by-product of the sea. Therefore, to realise the
importance of salt simultaneously as product and a hard currency is essential to com-
prehend the importance of the salt producing areas throughout the world during the
Early Modern period.
One of the most successful salt producers in then world was Portugal. Since ear-
ly times, this stretch of land in Western Europe combined the accessibility to the At-
lantic Ocean and the possibility to build salt pans along the coast line with a tem-
perate climate that allowed for salt production almost the whole year around.
Generally, all the Portuguese ports in the Medieval and Early Modern periods pro-
duced salt as a complement to their fishing activities. However, with the development
of international relations during the thirteenth century, salt acquired an unprece-
dented commercial value.
While salt production was widespread in Portugal, only Aveiro and Setubal were
* Lecturer at the University of Leiden, The Netherlands. Department of History, under the section Econo-
mic and Social History. Main research interests: socio-economic networks during the Early Modern period,
urban history (particularly of ports), globalisation before the 19th century. Publications: ‘Sea and land: the
integration of the Dutch and Portuguese urban hinterlands in the European maritime system during the se-
venteenth century’, Simonetta Cavaciocchi (org. in the name of the International Institute of Economic His-
tory ‘F. Datini’, Ricchezza del Mare, Ricchezza dal mare (secc. XIII-XVIII). The wealth of the sea and wealth
from the sea, 13th to 18th centuries, vol. 1, (Prato 2005), 115-145; ‘Credit and investment networks in the
Early Modern period: the financial relationship between Amsterdam and Lisbon, 1640-1705’, Actas del
X Simposio de Historia Económica. Análisis de redes en la Historia Económica. Xth Symposium of Eco-
nomic History. Network analysis in Economic History (Bellaterra, 2005). (cd-rom form); Globalisation in
the Early Modern period: the economic relationship between Amsterdam and Lisbon (1640-1705), (Ams-
terdam 2004); ‘Urban links, trade networks and globalisation in the Early Modern period: Amsterdam and
Lisbon, 1640-1705 – a case study’, M. S. Beerbühl & J. Vögele (eds.), Spinning the commercial web. In-
ternational trade, merchants, and commercial cities, c. 1640-1939 (Frankfurt am Main etc. 2004), 65-85
162 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
able to place their output in the international markets, being because of their ability
to produce enough to feed the local and international market, being because of the
better quality of the product sent abroad. Be as it may, Aveiro and Seutbal developed
from small fishing, salt-producing outlets into major players in the international salt
markets.
In order to revisit Aveiro’s and Setubal’s importance in the international markets,
I have chosen to analyse their relationship with the largest staple and consumer mar-
ket in Europe during the Early Modern period: Amsterdam. Amsterdam depended
heavily on salt imports for the fishery of Holland and Zealand, as well as to use as
trading advantage in the Scottish and Baltic markets. Therefore the first step to un-
derstand the relationship between Amsterdam and the Portuguese ports of Aveiro and
Setubal is to realise the significance of shipping levels during the period between
1580 and 1715. This period is particularly important because both the Northern
Provinces of the Netherlands, by then already claiming the status of Republic of the
Seven United Provinces of the Netherlands, and Portugal were under the sway of the
Habsburg empire. So the first question one should ask is to which extent did the sta-
tus of break-away province on the part of the Republic, and of integral part of the
Habsburg empire, first, and as independent kingdom afterwards, on the part of Por-
tugal, did influence the socio-economic relationship between these ports? Therefore,
it is pertinent to look into the relationship between political decision-making process-
es in The Hague, Lisbon and Madrid and the development of the Amsterdam-Aveiro
and Setubal economic relationship during this period.
The measurement of the economic relationship between Amsterdam, Aveiro and
Setubal will be made by using the freight contracts for Aveiro and Setubal passed by
the notaries of Amsterdam in this period, as well as, some accounts presented by
diplomatic personnel sent to Setubal to check the speed and efficiency of the exports.
We will compare our findings with already existing data and show the discrepancies
between both sources of information. We will also intend to provide possible expla-
nations for these differences.1
1. The routes
An extensive analysis of the Amsterdam notarial archives has revealed that there
were four main routes to reach Aveiro and Setubal. The simplest contracts disclose
the direct route, i.e., from Amsterdam to Aveiro or Setubal and straight back, or al-
ternatively via one other European port. A merchant hired a skipper under whose
command the ship was to leave Amsterdam and go to Aveiro or Setubal. The contracts
tell us the return cargo that had to be loaded in the Portuguese ports and the price of
the freight for that trip. For example, on April 29, 1596, Hans Muijlkens and Jacob
van Neck hired skipper Sijmon Jacobsen, citizen in Zuiderwoude, to go to Aveiro and
fetch some salt. Hans Muijlkens own the contract for three quarters of the cargo and
1 V. Rau, Os holandeses e a exportação do sal de Setúbal nos fins do séculos XVII (Coimbra: w.n., 1950).
V. Rau, Rumos e vicissitudes do comércio do sal português nos séculos XIV a XVIII (Lisbon : Faculdade
de Letras, 1963). V. Rau, Estudos sobre a história do sal português (Lisbon: Presença, 1984). M. J. V. B. M.
da Silva, Aveiro Medieval (Aveiro, Câmara Municipal, 1991). I. Amorim, Aveiro e a sua provedoria no sé-
culo XVIII (1690-1814) – estudo económico de um espaço histórico, vol. 1 (Porto: w.n., 1996). I. Amo-
rim, Aveiro e os caminhos do sal. Da produção ao consumo (Aveiro: Câmara Municipal, 2001).
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 163
Jacob van Neck for one quarter. The ship De Vier Heemskinderen was to be loaded
with 100 last2 of salt and return to Amsterdam. The freight would cost 19 3/4 guilders
per last and should not take more than twenty one days.3 Albrecht Symenssen Jon-
ckheijn signed a similar contract for Setubal. He hired skipper Wijnolt Pieterss, citi-
zen of Medemblik to take the ship Die Blaeuwe Haen to Setubal and bring back to
Amsterdam 95 last of salt. The freight would cost Jonckheijn 21 _ guilders per last
salt.4
The second route involved contracts that demanded a tour around different Por-
tuguese ports. In the case of Aveiro, the initial load was destined to one or serveral
of the Portuguese Northwestern ports (Viana do Castelo, Vila do Conde or Porto). The
return cargo, made up of salt was to be loaded at Aveiro. The same could happen for
Setubal. The initial contract might be for another Portuguese port, usually Lisbon or
the Southern Portuguese ports in the Algarve, and the return cargo would include salt
from Setubal. This route can be illustrated by the contract signed on December 28,
1596 by Willem Mathijssen, Jan Visscher and Meijnert Adriaenss Craech. They hired
skipper Pieter Janssen from Dungerdam. Janssen was to take De Drie Swaenen with
40 last of grain to Porto and Viana do Castelo, go to Aveiro and purchase a load of
salt and then return to Amsterdam. The total price of the freight would reach 48
guilders per last of salt. The merchants allowed the skipper to stay in Portugal for no
longer than thirty days.5 Another example of this route is the contract signed between
Jan Persijn and Jan Boelsen, skipper of Enkhuizen. Boelsen was to take the ship Die
Hoepe loaded with 130 last wooden materials to Lisbon, unload the wood, go to Se-
tubal and fetch a return cargo of salt. The freight would cost Persijn 25 guilders per
last of salt. The contract gave ten days to the skipper to unload his goods in Lisbon.
After that, he would have to move on to Setubal and return to Amsterdam as soon as
possible in order to avoid the icing of the North Sea.6
The third route can be seen as a port-to-port journey. A ship left Amsterdam
bound for Aveiro or Setubal. In one of these ports salt would be loaded and instead
of returning to Amsterdam, the skipper was to take the ship into the Baltic and un-
load the salt in one of the ports mentioned in the contract. The choice of the desti-
nation port in the Baltic could be done either by the skipper or by the merchant ac-
cording to available information on the consumption market. The use of this routes
reinforced contacts between Amsterdam, Aveiro and Setubal in Portugal, and the
Baltic, where the salt was a vital product both for the fisheries and the daily use. Much
of this trade was compensated in the return cargos with grain that would be later on
re-exported to Portugal and to other destinations in Southern and Central Europe. A
good example of this port-to-port route is the contract between Vincent and Hendrick
van Bronckhorst and Adriaen Martssen, citizen of Winckel, dated February 4, 1597.
Skipper Martssen was to take Het Paert to Aveiro, load 90 last of salt, and sail north.
His final destination was the Baltic ports of Pommeren, Danzig, Koningsberg or Melv-
ing. Martssen would get 38 1/4 guilders for delivering the salt in one of the Baltic ports,
when he would have only gotten 26 3/4 guilders in case the contract had been directly
to Amsterdam.7 Gerbrant Elbertsen Schilt closed a similar contract for Setubal on De-
cember 3, 1594. Schilt hired Jan Hardyssen, citizen of Buiksloot, to take ‘t Fortuijn
to Setubal, load 65 last of salt. Hardyssen was to depart from Setubal directly to the
Baltic, where he was to choose from Danzig, Koningsberg, Melving, Riga or Reval to
unload the salt. The return cargo from the Baltic would have to be made of wheat,
barley and rye to be directly transported to Amsterdam. The freight price was differ-
ent according to the destination of the salt. If the skipper was to sell the salt at Danzig,
Konigsberg or Melving, the freight price per last would not go above 32 _ guilders.
If the salt was to be sold at Riga or Reval, the freight price would be as high as 34
guilders per last.8
The fourth and last route was the one that connected Aveiro and Setubal direct-
ly with the Baltic, though the original contracts would mention other Portuguese
ports. Ships could be bound for some of the Portuguese ports, then have to collect
return cargos from Aveiro and Setubal, heading as final destination to the Baltic. This
was the case with the contract signed on June 9, 1598 by Vincent van Bronkhorst and
Hendrick Adriaenss, citizen of Medemblik. Skipper Adriaenss should take Die Roos
to Viana do Castelo, Porto or Lisbon with 70 last of merchandises. His return trip
should include Aveiro, where he was to load salt and sail directly into the Baltic.
Once there, he could sell the salt at Pommeren, Danzig, Koningsberg, Melving or
Eeusel, load return cargos that should include cereals and woods, sail back to Por-
tugal, sell his Baltic products at Viana do Castelo or Porto, gather a second return car-
go of salt at Aveiro and return to Amsterdam. The total price of the freight for the salt
left in the Baltic would amount to 65 guilders per last and Adriaenss should not stay
longer than three weeks in the Baltic ports. To play it safe, Van Bronkhorst demand-
ed that Die Roos be fitted with eight pieces of artillery.9 A similar example can be
found for the case of Setubal. Quirijn Janssen Bugge hired Sijmon Janssen, citizen of
Terschelling, to take the ship Die Hoope to Lisbon with different goods. Once he got
there, Janssen was to go to Setubal buy 80 last of salt and take it directly to Danzig,
Koningsberg or Riga, returning afterwards to Amsterdam. The freight price contem-
plated two possibilities. If the skipper unloaded the ship in Lisbon and then travelled
to Setubal, the freight price for the salt would be 35 guilders per last. If the skipper
would not take goods to Lisbon and sail directly from Setubal to the Baltic, the freight
price would not go above 32 guilders per last salt sold at the destination ports.10
These four routes do not seem to have been a specific event in a particular mo-
ment in history. They co-existed and competed with each other for they served dif-
ferent economic circuits, trade routes, and commercial networks. Therefore, it seems
impossible to describe which one would be the most important, though it seems that
the Amsterdam-Northwestern Portuguese Ports-Aveiro-Amsterdam was the most pop-
ular for the Amsterdam merchants wanting to buy salt in Aveiro, whilst the most pop-
ular route for Setubal was the direct route Amsterdam-Setubal-Baltic. The reasons for
this may be sought after in the nature of the salt trade from both ports. Aveiro pro-
duced less amounts of salt yearly than Setubal and therefore it was used as a top-up
product on the return cargos coming from the Portuguese Northwestern ports. Si-
multaneously, if the Dutch ships bound for the Portuguese Northwestern ports could
not fulfil the return cargos with the output of their urban markets and the markets of
their hinterlands, Aveiro was essential for the survival and international contacts that
these ports could afford with the outside world. Aveiro’s salt was crucial for the prof-
itability of the Portuguese Northwestern port system as a whole. Without the close
network intertwined between these smaller ports, it would have been difficult for
them to survive as international players.
The situation was different with Setubal. Setubal produced large quantities of salt
and was in itself a self-supporting port. The closest port to Setubal was Lisbon, and it
was no match for the salt production. Although some of the ships would stop at Lis-
bon and then load salt at Setubal to sail back to the North of Europe, following close-
ly the relationship established between Aveiro and the Northwestern ports, this route
was almost negligible when compared to the direct route. Often the Amsterdam ships
would only bring ballast in their bottoms and sail back loaded with salt that mer-
chants could either sell directly in the urban markets of the Dutch Republic or re-ex-
port to other destinations in Europe, with particular emphasis for the Baltic region.11
2. Shipping fluctuations
11 M. van Tielhof, The ‘mother of all trades’. The Baltic grain trade in Amsterdam from the late 16th to the
early 19th century (Leiden: Brill, 2002).
12 V. Rau, Estudos sobre a história do sal.
166 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
180 ....................................................................................
160 ....................................................................................
140 ....................................................................................
120 ....................................................................................
Aveiro
N˚ of ships
100 ....................................................................................
Setúbal
80 ....................................................................................
Rau's numbers
60 ....................................................................................
40 ....................................................................................
20 ....................................................................................
0
1584
1596
1604
1612
1620
1628
1637
1645
1653
1661
1669
1677
1785
1693
1701
1709
Source: G.A.A., N.A. V. Rau,
Estudos sobre a história do sal português
(Lisbon: Presença, 1984), 249-275
Years
600 ....................................................................................
500 ....................................................................................
400 ....................................................................................
Aveiro
N˚ of ships
200 ....................................................................................
100 ....................................................................................
0
1586-1590
1596-1600
1606-1610
1616-1620
1626-1630
1636-1640
1646-1650
1656-1660
1666-1670
1676-1680
1686-1690
1696-1700
1706-1710
Years
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 167
able terrain to Philip II´s troops, Dutch rebels were able to successfully control the
Scheldt and the Ems rivers, imposing an effective blockade to the Flemish towns in
Spanish hands.13
While Philip II was counting heavy losses in the North due to the loss of territo-
ries and commercial wealth generated in the Flemish towns, he was marking im-
portant progresses in south-western Europe. After claiming the Portuguese throne in
1580, he was able to bring under the same royal administration the two largest com-
mercial empires at the time. Both Portuguese and Spanish colonies were now in the
hands of the Habsburgs although these conquests had cost Philip II nothing.
The growth of Philip II´s power in Iberia and overseas did not mean that he could
afford a commercial war in two fronts. Madrid was confronted with a difficult deci-
sion. On the one hand, the maintenance of the embargo on Dutch ships and prod-
ucts as retaliation to the revolt of the Northern Provinces threatened the well-being
of the Flemish cities, important sources of income due to commercial and industrial
activities. On the other hand, the blockade imposed on English products and mer-
chants drove Madrid into a double war front impossible to win.
Madrid faced the dilemma and chose to lift all restrictions on Dutch products,
ships and merchants operating in and from Iberia, though keeping the immediate
blockade and restrictions against the English. The beginning of the 1590s was there-
fore the turning point to the Northern Provinces of the Netherlands. In roughly 20
years time the seven renegade provinces of the northern Netherlands had become the
Seven United Provinces of the Netherlands, also known as the Dutch Republic.
We may argue that Philip II’s plan to intervene in France in 1590 allowed the
Dutch enough room to commercially expand. They became the middlemen in the
Mediterranean, the Western Atlantic ports, the Baltic and the White Sea areas.14 This
Dutch success was met with little sympathy by the new Spanish king. Philip III de-
cided that Iberia could not bear the burden of Dutch expansion any longer and in the
beginning of his reign in 1598 decided to close all the Iberian ports to Dutch traders
and products by imposing a whole new set of embargos. We can see the impact of
this decision on the graph 2.
Philip III’s decision was hill advised. Instead of forcing the Dutch back into their
commercial outlets in northern Europe, the Habsburg monarchy gave an extra in-
centive to the Dutch Republic. Unable to fetch high value colonial products in the
Iberian markets to balance the bulk trade in the North, the Republic was ‘forced’ into
an expansion loop overseas.
The success of the Dutch expansion overseas played against the first intentions
of the Spanish crown, who attempted to cut off the Dutch rich trade supplies by iso-
lating Dutch businessmen from the Iberian ports. When direct imports by the Dutch
through the VOC and private enterprise in the Atlantic was successful, there was lit-
tle Philip III could do but try to stop Dutch expansion overseas. In his view, the best
way of doing that was to reopen Iberian ports to Dutch interests and delay, as much
as possible, the creation of a Dutch West India Company (WIC).
The Twelve Years Truce (1609-1621) was a prosperous period to the Dutch-Iber-
13 J. I. Israel, Dutch primacy in the world trade, 1585-1740 (Oxford: Clarendon, 1989), 38-79. J. I. Israel,
Empires and entrepots: the Dutch, the Spanish monarchy and the Jews, 1585-1713 (London: Hambledon
Press, 1990), 135-141. J. I. Israel, ‘ The “New History” versus “Traditional History” in interpreting Dutch
world trade primacy’ Bijlagen en Mededelingen betreffend de Geschiedenis van Nederland 106 (1991):
469-79.
14 Van Tielhof, The ‘mother of all trades’.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 169
ian relations, as reflected in graph 2. The end of the European embargos on Dutch
business came to a halt and bilateral contacts were re-established all over Iberia. If
this new phase was extremely positive to Dutch entrepreneurship in Europe, they lost
most of their successes in the Atlantic, especially in the Caribbean. But those losses
were easily compensated by the Dutch re-entering the Iberian markets and through
even more competitive freight rates. The insurance rates had fallen once more due to
the truce, on the one hand, and to the slow down on the privateering campaigns by
Flemish ports against Dutch ships and products, on the other hand.15
The growth of the Dutch redistribution capacity to use its own ports as entrepôts
aided the increase of exports throughout Iberia and more specifically in the Por-
tuguese ports. The colonial products dealt by the Portuguese ports as well as local
products were sent to central and northern European markets. The transport was in
the hands of Dutch and Jewish Sephardim middlemen as was the lay out of the hin-
terland networks towards northern and central Europe. To a lesser or greater extent,
Amsterdam businessmen brought production outlets, entrepôts and consumption
markets closer together.
The hostilities between the Spanish Habsburg empire and the Republic resumed
in 1621. The maritime blockades against Dutch business and entrepreneurs were
again set in place and the Dutch returned to their policy of strict sealing of Flemish
port activities. The situation was to remain tense until the end the Peace of Westphalia
and the Congress of Munster (1648).
The crisis of the 1620s in Portugal remained until after the Restoration (1640).
Amsterdam, though, recovered soon after the end of the decade. With the European
trading networks made expensive and sometimes inaccessible to Dutch ships and
products, Dutch entrepreneurs turned their attention to traditional commercial routes,
especially the ones connecting the manufacturing and commercial centres of Holland
and Zealand to the German hinterland.
The beginning of the 1640s opened a new window of opportunity to the rela-
tionship between Amsterdam and Setubal. The regaining of the Portuguese inde-
pendence from Madrid in December 1640 meant that Portugal was now an inde-
pendent kingdom that would not be ruled according to the greater good of the Hab-
sburg empire, but instead be governed in the interests of the kingdom. The period of
prosperity started on January 21, 1641, when king John IV lifted all the embargoes
on Dutch merchants, ships and goods, previously imposed by the Spanish adminis-
tration. From that moment on, Dutch trade and traders were welcomed in all the Por-
tuguese ports in Europe, where they were to pay regular taxes.16
This treaty also made sure that a truce of 10 years was signed, with reference to
all the territories inside and outside of Europe and to the areas under the adminis-
tration of the chartered companies. Both parties envisaged this truce as a window of
time to solve disputes in South America, West Africa, and Asia, which had arisen af-
ter the VOC and the WIC had conquered overseas areas previously controlled by the
Portuguese.17
dativos, Separata O Instituto, no. 67 (Coimbra: Imprensa da Universidade, 1920), 69-84. See also: IAN/TT,
Gavetas, 18, Maço 2, no. 3. See also: IAN/TT, Gavetas, 18, Maço 1, no. 7. A copy of this document also
appears in IAN/TT, Gavetas, Maço 3, no. 3, with a translation in Latin.
18 NA, Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7011-1, August 7, 1647 (received September 30,
1647).
19 NA, Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7011-1, October 20, 1647 (received December 21,
1647).
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 171
income together with the freedom of trade throughout the empire to obtain peace
with the Dutch.20
The States General could not resist the ambassador’s attractive offer. On August
6, 1661 a peace treaty between Afonso VI and the States General was signed in The
Hague by the Count of Miranda and the States General, and ratified in Lisbon by the
Queen regent on May 24, 1662. This treaty had two parts. The first part was purely
diplomatic and aimed at securing the basis for future cooperation and agreement. In
the first place, Portugal would satisfy the WIC demands on all the artillery that had
been taken from the company when the Portuguese took over Dutch Brazil. All the
pieces would be returned to the company and all the property in Brazil, as well as
in Asia would remain in the hands of the people who owned it at the moment of the
signing of the treaty. All the hostilities between Dutch and Portuguese would stop
within a period of two months in Europe and slowly, but surely peace would spread
out to the rest of both empires. Last but not least, all the prisoners of war on both sides
would be set free without further delay.21
The treaty of 1661 had a second part, with the settlement for economic com-
pensation and further details for future economic contacts. The first point was an
agreement for the payment of damages to the WIC for all the losses in Brazil. The
States General took the proposal by the Count of Miranda of May 1661, and accepted
four million cruzados of compensation. These four million cruzados would be ac-
counted at the rate of one cruzado per two guilders, to be paid in sugar, tobacco, salt
and cash. If by any chance there would be an insufficient supply of some of these
products, the Portuguese authorities could always replace these products by others.
The amount of money to be paid in cash would be collected from the taxes paid over
the salt exports. The States General would have to appoint two people, one in Lisbon
and the other one in Setubal, who would be responsible for collecting the payments.
The Dutch could get more than part of the taxes over the salt. They could get their
damages compensated by collecting salt from Setubal at a fixed price, as much as
they would be able to ship.22
The opening of the ports of the Portuguese empire to the Dutch was not a nov-
elty in itself. The English had been granted the same privilege in the treaty of 1654.
Nonetheless, this was an important concession to the Dutch not only because they
would have the same rights and privileges as the English, who were slowly taking over
Dutch traditional routes all over Europe and who competed strongly with Dutch mar-
itime and territorial power overseas, but also because it opened new opportunities
for the Dutch trade in the Atlantic.23 These diplomatic developments recognised the
growing influence of diplomats, consuls and representatives in the Republic and in
Portugal. Caspar Barlaeus is a good example of this new trend. Barlaeus, Dutch con-
sul in Lisbon and Setubal achieved two main goals. In the first place, he was able to
delay the payment of damages to the WIC by explaining apologetically to the States
General the difficult financial situation in which the Portuguese found themselves due
20 NA, Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7011-2, 23 May 1661.
21 IAN/TT, Núcleo Antigo, 897, Maço 3, no.5, 9. See also: J. F. B. de Castro, Collecção dos tratados, vol.
1, 260-293.
22 IAN/TT, Núcleo Antigo, 897, Maço 3, no.5, 9. See also: J. F. B. de Castro, Collecção dos tratados, vol.
1, 260-293.
23 IAN/TT, Núcleo Antigo, 897, Maço 3, no.5, 9. See also: J. F. B. de Castro, Collecção dos tratados, vol.
1, 260-293.
172 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
to the war with Spain. Due to his intervention, the States General was willing to wait
for the payments promised in 1661.24 In the second place, after the official nomina-
tion of Peter (future king Peter II) as Regent of the kingdom, Barlaeus was able to strike
a deal with the new authorities in Lisbon, according to which the Portuguese would
give up on their claims on Cochin and Cananor and would begin with the payments
settled at the beginning of the 1660s.25
Barlaeus settlement with the Portuguese regency was put to paper on July 30,
1669. It had a broad basis to satisfy the WIC by paying for the damages caused by
the losses in Brazil.26 The benchmark on Barlaeus’ intervention was the negotiation
and settlement of the treaty of 1669 with Peter II. The WIC was to refuse any payment
of damages beyond 500.000 cruzados to be paid in salt at Setubal. Those 500.000
cruzados would be calculated by the following rules:
The total of the damages promised by the treaty of 1661 did not speak of 500.000
cruzados, but of four million cruzados. On top of the 500.000 cruzados to be paid
in salt, the Dutch would still get 250.000 cruzados by collecting the royal taxes on
the salt of Setubal. This would pay the Dutch 700 réis29 per moio of salt sold at Se-
tubal. This concession of the tax would be given for a period of 20 years, in which
the Dutch would still be able to trade 107.143 moios extra per year, and claim the
missing amount of salt or taxes on a yearly basis. This shortage would be compen-
sated in the beginning of every new year. But the Portuguese would only accept this
yearly shortage if it depended on their responsibility. For example, if in case of war
the Dutch would not be able to send enough ships to Setubal to collect the salt and
the salt taxes, then the Portuguese authorities would refuse any further payments con-
cerning that year.30
The salt from Setubal became the means of payment for a diplomatic agreement.
But the salt from Aveiro and other Portuguese ports was not mentioned in the treaty,
and therefore could be freely traded with private entrepreneurs, whose business did
not include the freighting of ships to get the damages owed to the WIC to the Re-
public. After the signing of the treaty of 1669, Barlaeus sent a complete list of the
Dutch ships that had fetched salt at Setubal between 1659 and 1668.
24 NA, Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7012-2, February 3, 1665 (received April 1).
25 J. F. B. de Castro, Collecção dos tratados, vol. 1, 444-471.
26 NA, Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7013-1, October 24, 1666 (received November 24).
See also: NA, Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7013-1, November 28, 1666 (received Fe-
bruary 19, 1667).
27 One moio equals 60 kilograms. 1 moio = 60 kg.
28 J. F. B. de Castro, Collecção dos tratados, vol. 1, 444-471. One cruzado was worth two guilders.
500.000 cruzados = 1 million guilders.
29 400 réis were worth one cruzado. 400 réis = 1 cruzado.
30 J. F. B. de Castro, Collecção dos tratados, vol. 1, 444-471.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 173
Table 1. Dutch ships collecting salt at Setubal between 1659 and 1668, according to a report by Caspar
Barlaeus.
Year Number of Ships Moios of salt Average moios of salt per ship
1659 . . . . . . . . . . . . . .69 . . . . . . . . . .33.640 . . . . . . . . . . . . .488
1660 . . . . . . . . . . . . . .78 . . . . . . . . . .27.953 . . . . . . . . . . . . . .358
1661 . . . . . . . . . . . . . .98 . . . . . . . . . .60.079 . . . . . . . . . . . . . .613
1662 . . . . . . . . . . . . .145 . . . . . . . . . .85.876 . . . . . . . . . . . . . .592
1663 . . . . . . . . . . . . .135 . . . . . . . . . .76.679 . . . . . . . . . . . . . .568
1664 . . . . . . . . . . . . .114 . . . . . . . . . .62.323 . . . . . . . . . . . . . .547
1665 . . . . . . . . . . . . . .12 . . . . . . . . . . .7.168 . . . . . . . . . . . . . .597
1666 . . . . . . . . . . . . . .42 . . . . . . . . . .22.433 . . . . . . . . . . . . . .534
1667 . . . . . . . . . . . . . .42 . . . . . . . . . .22.738 . . . . . . . . . . . . . .541
1668 . . . . . . . . . . . . .108 . . . . . . . . . .60.852 . . . . . . . . . . . . . .563
Total . . . . . . . . . . . . .843 . . . . . . . . .459.741
Source: NA, Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7013-2, November 14, 1669 (received March
31, 1670).
Barlaeus continued his mission as the Dutch consul in Lisbon and the successes
he achieved during the 1660s were to be repeated during the 1670s. His main func-
tion became the supervision of the way in which the salt taxes were being handed
over to the Dutch. For example, on February 24, 1670 he sent a letter to the States
General informing them that the treasury at Setubal had collected 200.000 cruzados
from the sale of salt and the collection of royal taxes. This amount of money had been
acquired by the supply of 60 ships, of which 40 were Dutch.31
In the year after that, at the end of 1671, Barlaeus informed the States General of
the accounts of the salt trade taxes paid to each of the Chambers of the WIC. Table
2 shows Barlaeus detailed information to the States General and his interest in keep-
ing the accounts as organised as possible to avoid any misunderstandings in The
Hague or Lisbon.
31 NA, Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7013-2, February 24, 1670 (received March 25).
174 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
The actions of the Dutch consul as an economic agent did not prevent the con-
fusion in the way the salt payments were collected and paid at Setubal. On the Dutch
side, there were always arguments that the king kept too much of the salt taxes for
his own expenses. On the Portuguese side, the argument was that the Dutch did not
send enough ships each year to fetch the amounts of salt agreed on at first in the treaty
of 1661 and afterwards clarified by the treaty of 1669. Both arguments were reason-
able. The Portuguese restoration wars only ended in 1668 after the signing of the
peace treaty between Portugal and Spain. The weight of 28 years of war on the de-
fensive network of the whole kingdom had been enormous and it was only natural
that the king would want to invest heavily in the recovery of those defences. After all,
diplomatic issues in Europe were far from being solved. On the other hand, the Por-
tuguese argument was also more than valid. There was a clear reluctance on the part
of Dutch businessmen to invest in trade. The war with France and the continuous risks
at sea due to actions of privateering and piracy, by the French or their allies was a
valid reason to freight fewer ships or reduce the number of transports without a con-
voy.
During the 1670s, the Dutch resident in Lisbon, Johan Wolfzen was finally able
to collect, on average twice a year, for the whole decade, the salt payments owed by
the Portuguese to the WIC.
32 NA, Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7013-2, May 1673. See also: NA, Archief van de
Staten Generaal, Lias Portugal, 7014-2, October 31, 1679 (received December 5).
33 NA, Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7014-1, June 18, 1675 (received July 22).
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 175
Table 4. Salt payments given to Johan Wolfzen by the Portuguese authorities during the 1680s.
Date . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Réis . . . . . . . .Cruzados
15-04-1681 . . . . . . .20.402.600 . . . . . . . .51.006,5
13-05-1681 . . . . . . .23.294.500 . . . . . . . .58.243,5
27-04-1683 . . . . . .298.600.000 . . . . . . .850.746,5
20-07-168334 . . . . . .10.182.700 . . . . . . . .25.456,5
06-10-1683 . . . . . . .15.010.000 . . . . . . . . . .37.525
26-09-1684 . . . . . . .14.351.000 . . . . . . . . . .35.879
04-06-1686 . . . . . . .31.803.618 . . . . . . . . . .79.509
11-02-1687 . . . . . . .14.048.500 . . . . . . . .35.121,5
23-04-1687 . . . . . . .15.483.040 . . . . . . . . . .38.595
14-07-1687 . . . . . . .10.617.849 . . . . . . . . . .26.544
20-04-1688 . . . . . . . .5.468.500 . . . . . . . .13.671,5
12-11-1688 . . . . . . . .6.245.680 . . . . . . . . . . .5.614
03-05-1689 . . . . . . . .1.972.575 . . . . . . . . . . .4.931
08-10-168935 . . . . . . .5.000.000 . . . . . . . . . . . . . . .
Source: NA, Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7014-2, April 15, 1681 (received May 9), May
13, 1681 (received June 15), April 27, 1683 (received May 29), July 20, 1683 (received August 21), Oc-
tober 6, 1683 (received November 29). NA, Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7015-1, Sep-
tember 26, 1684 (received October 30), June 4, 1686 (received July 8), February 11, 1687 (received April
11), April 23, 1687 (received May 23), July 14, 1687 (received August 15). NA, Archief van de Staten Gen-
eraal, Lias Portugal, 7015-2, April 20, 1688 (received May 21), November 12, 1688 (received December
20), May 3, 1689 (received May 6), October 8, 1689 (received November 19).
Wofzen is not the only source we have on the importance of the salt exports from
Setubal to the Republic. These exports were also very important for the balance of
trade in the intra-European networks, since after the treaties of 1661 and 1669 the
Dutch had become the largest salt traders on the continent. Even during the Nine
Years War Johan Wolfzen, Caspar Barlaeus jr., Abraham van Eschwiller and Jacob
Daniel de Famars used their diplomatic positions to defend the Dutch interests in the
court in Lisbon, as well as in the salt payments coming from Setubal.
34 On the date of this collection, the regent set 1.127.400 reis aside for his own expenses.
35 This payment was an extra payment given by the king to compensate the occasions when he had ta-
ken some of the payments to keep his fortresses.
36 The ‘blanco’ spaces in the table indicate that the consul did not mention the correspondence between
réis and cruzados.
37 From this total, the Portuguese authorities took 80.000 rijksdaalders for the payment of the damages
provoked by privateers from Zealand on Portuguese commercial ships. Wolfzen points out that 1 rijks-
176 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
17, 1691 (received May 21), May 15, 1691 (received June 15). NA, Archief van de Staten Generaal, Lias
Portugal, 7016-1, April 29, 1692 (received June 2), February 17, 1693 (received March 24), August 4, 1693
(received September 7), August 31, 1694 (received October 4), October 26, 1694 (received November 30).
NA, Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7016-2, April 26, 1695 (received May 30), November
8, 1695 (received December 13). NA, Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7017-1, October 28,
1698 (received November 25), January 6, 1699 (received February 7).
The changes after the end of the Nine Years War left the Amsterdam-Setubal re-
lationship waiting for a new wave of diplomatic settlements. Francisco de Sousa
Pacheco, Portuguese ambassador at The Hague managed to negotiate the inclusion
of Portugal in the partition treaty of the Spanish monarchy, between Louis XIV (King
of France), William III (King of England and Stadholder of the Republic), and the States
General. This treaty was signed at London on March 3, 1699, in The Hague on March
15, 1700 and in Lisbon on October 15, 1700. By this treaty, the parties agreed to re-
spect the peace signed at Rijswijk. The essential question was how Europe would re-
act to the death of the King of Spain, who had no natural heir. In his name and in the
name of the Dauphin, Louis XIV accepted to settle for the kingdom of Naples and
Sicily, the cities on the coast of Tuscany and Final, the Duchy of Lorraine, the cities
of Fuenterrabia and San Sebastian, and the province of Guipuzcoa. To avoid any ob-
jections that the Duke of Lorraine might have against this plan, he would be given
the Duchy of Milan. All the routes in the Pyrenees between France and Spain would
be fully respected and free passage would be guaranteed to both sides. The rest of the
Spanish possessions in Europe and overseas would be given to Archduke Charles, sec-
ond son of the Holy Roman Emperor. The future possession of Archduke Charles
would be placed under the protection of William III, king of England and Stadhold-
er of the United Provinces, with the full support of the States General, until he would
reach adulthood.38
If Francisco de Sousa Pacheco thought the Portuguese involvement in the war was
inevitable, Peter II did not. Neutrality during the Nine Years’ War had served him well.
His harbours had prospered with exception of a few incidents; ships coming to and
from Portugal were able to sail freely in Europe and overseas. So it is understandable
that he would try the same approach to the problems now posed by the fact that the
king of Spain was about to die childless, threatening to involve all European powers
in fighting for their alleged rights of succession. Therefore Peter II decided to partic-
ipate in the peace treaty signed between William III, king of England and Stadhold-
er of the United Provinces, Louis XIV and the States General, ratified on October 15,
1700, but signed effectively on March 3, 1699.39
Peter II’s tactics failed. The contenders were hardly inclined to negotiating, and
William III was too eager to protect Archduke Charles’ rights in continental Europe.
Not even the death of the Dutch-English king stopped the course of events that were
leading towards a full-scale war. This compelled Portugal to arm itself and get ready
to face war, either as a neutral power or as part of the dispute. The strategic position
of the kingdom was clear. The French wanted to avoid any possibility of an overland
operation across the Portuguese border, and therefore offered to accept Portuguese
neutrality. The ports would profit from this situation because they would be able to
daalder equalled 750 réis, which means that of the 104.838.762 réis, the Portuguese authorities took
60.000.000 réis. In the end Wolfzen only kept 44.838.762 réis.
38 J. F. B. de Castro, Collecção dos tratados, vol. 2, s/p.
39 IAN/TT, Gavetas, 16, Maço 5, no. 10, doc. 6. This treaty is writen in Latin. See also: J. F. B. de Castro,
Collecção dos tratados, vol. 2, s/p.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 177
harbour not only the war fleets of both sides during the winter, but they would also
be allowed to be kept open for normal trade.
The Dutch-English alliance recognised Portugal’s strategic value. Because they
were cut off from all the possible invading routes into Spanish territory, the only way
they could get access was via Portugal. The question remained how to make sure that
Peter II would ‘cooperate’. The first argument the allies used was the Portuguese over-
seas territories. It was well known that neither French nor Spanish war fleets would
have the capacity to defend the Portuguese territories overseas from possible English
and Dutch attacks. Therefore, the allies offered to provide that protection, in a first
moment, as long as Peter II was neutral, and in a second moment, as long as Peter II
would join the alliance by allowing foreign troops on to his territory. The second ar-
gument to persuade the reluctant king was of an economic nature. The English tried
through John Methuen to offer different economic advantages to the Portuguese, in-
cluding proposals concerning the trade of wine and textiles. The English would be
able to export as much textiles as they would like to Portugal and overseas (the treaty
of 1654 already given them access to the overseas ports under Portuguese control),
and the Portuguese wine would be accepted in England together with the French
wines, but the Portuguese wines would benefit from a much lower tax rate on imports
(one third less). The advantages for both parties were obvious.40
John Methuen made a successful contribution to call Peter II to the ranks of the
alliance, but he was not the first to do so. Before he arrived in Lisbon, Francisco de
Schonenberg, Dutch plenipotentiary minister, had already started negotiations on be-
half of the States General. If the English were to swap textiles for wine some months
later, the Dutch were willing to provide useful passports for weaponry, shipbuilding
materials, grain and war specialists, which could not be refused in those circum-
stances. Implicitly, the States General was sending the message to Peter II that if he
would not join the alliance, the largest weapons’ production outlet in Europe would
close its doors to Portuguese imports. After a secret assessment by Francisco de Scho-
nenberg on the capacity of the Portuguese army and navy, the States General knew
that this was an offer that Peter II could not possibly refuse.
But the States General was not at all satisfied with signing of the treaty with
Methuen (1703). In the third quarter of the seventeenth century it had already been
difficult for the Dutch to hold on to their trade networks all over the world. They had
been ferociously attacked by a growing English participation in commerce and they
were obviously starting to lose ground. The States General was not willing to accept
that the same would happen with to Portuguese markets. Therefore, after giving up
on further claims on the salt payments agreed on the 1660s as damages payments to
the WIC after the loss of Brazil, the States General decided to demand from the Por-
tuguese a similar treaty as the one they had signed with Methuen in 1703, to make
sure that the access to the Portuguese continental and intercontinental markets would
be divided equally between the English and the Dutch.
The treaty with the Dutch was not a good deal for the Portuguese. The trade of
English and Dutch textiles would be competing on the Portuguese market, but the
Portuguese wines would hardly be a success in the Republic. Francisco de Sousa
Pacheco, after discussing the possible treaty with his business connections in Ams-
terdam, concluded that there was hardly any market for Portuguese wines in the Re-
public. In the first place, because the wine consumption in the Republic seems to
have been perceived as much lower than the wine consumption in England. In the
second place, the Dutch market preferred French wines, for their taste and colour. It
was useless to put a discount of one third of the import taxes on a product that was
in low demand on the consumption markets in the largest Dutch cities. Pacheco sug-
gested that the agreement with the Dutch still could be made about other products
with a higher acceptance, but Peter II and his advisers in Lisbon had already made
up their minds.41
Besides the military/economic aid, commercial and economic advantages were
offered to Peter II as well. The first issue to be settled was the end of the salt payments
to the States General. It was agreed that if Peter II would pay another 850.000 cruza-
dos, the Republic would consider the salt payments as finished and fulfilled. The sec-
ond issue was the Portuguese participation in the European trade. Portuguese mer-
chants were to be given as many rights in England and in the Republic as the English
and Dutch merchants had in Portugal. Furthermore, the merchants from Lisbon would
be able to import gunpowder, ammunition, weapons and shipbuilding materials at
the same prices the allies would pay. There was still a third economic concession re-
ferring to the Portuguese ports overseas. Firstly, Portuguese ships would not have to
pay any taxes in Malacca. This concession was likely to start a conflict between the
States General and the VOC. Secondly, all the Asian ports would have to be closed
to privateers and pirates, which implied that some of the English, Dutch and Por-
tuguese ports in Asia would lose their rights to auction ships and goods captured from
their opponents in the Indian Ocean.
When looking at graph 2 two problems arise concerning the data. The first prob-
lem is the representatively of the shipping between Amsterdam and Aveiro, when
compared to the shipping between Amsterdam and Setubal. The amount of ships in-
volved in the Aveiro salt trade between 1584 and 1715 is considerably less than the
one feeding the Amsterdam-Setubal trade. There are three possible explanations for
this difference.
The first possible explanation is the difference in the quality of the salt produced
in Aveiro and Setubal and therefore the levels of acceptance reached at the con-
sumption markets in Northern Europe. We do not find any indication in the literature
that the salt produced in Aveiro was of any lower quality than the one produced in
Setubal. However, there are some speculations on the amount of the salt produced
and therefore on the capacity and efficiency of the salt exports. That led us to con-
clude that although the salt from Aveiro and Setubal might have similar qualities, the
amounts produced were difference. Large fleets would have the tendency to prefer
Setubal to Aveiro if they were specialised on the salt trade.
41 IAN/TT, Ministério dos Negócios Estrangeiros, 814, 141v-142. IAN/TT, Ministério dos Negócios Es-
trangeiros, 816, 55-56v; 67-68v; 79v-80; 83v-84; 86. IAN/TT, Núcleo Antigo, 897, Maço 3, no. 5, 11. NA,
Archief van de Staten Generaal, Lias Portugal, 7017-2, May 16, 1705 (received June 20). NA, Archief van
de Staten Generaal, Lias Portugal, 7038-2, August 7, 1705 (received October 21) – this document is in la-
tin. See also: J. F. B. de Castro, Collecção dos tratados, vol. 2, s/p.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 179
The second possible explanation for the discrepancy between the salt exports
from Aveiro and Setubal to Amsterdam may rely on an environmental question. Stud-
ies have shown that Aveiro suffered from a chronic tendency to silt. The silting of the
harbour and surrounding area made it increasingly difficult to safely sail the ships in
and out of the harbour all year long. Furthermore, the increasing silting of Aveiro im-
plied that lighter and less deep vessels had to be sent for the salt trade. The use of
these smaller vessels indicates a lower volume of trade and an added risk to the voy-
age.42
A third and last explanation for the low levels of salt shipping held by Aveiro
when compared to Setubal is the position of Aveiro as port of call in a larger trading
system. Both Aveiro and Setubal had a specialised function for the international trade.
Salt was not produced anywhere else in the country in the quantities and with the
quality of these ports, and therefore they became specialised on the supply of the in-
ternational markets with salt. In the case of Setubal, as we have seen when discussing
the maritime routes that supported the export of the salt into the Northern European
markets direct trade between Setubal and the outside world seems to have been the
rule. That is not to say that Setubal did not hold a function of top-up cargos to ships
coming to Lisbon, but this port was able to maintain its own clients and business sys-
tem.
In the case of Aveiro, that does not seem to have been the case. Aveiro was part
of an integrated system that included the major Northwestern Portuguese ports, as
was the case of Viana do Castelo, Vila do Conde and Porto. The majority of the ships
coming to Aveiro did so via these Northerwestern ports or they would start their car-
go in Aveiro and top it up with other products sold at the other Northerwestern ports.
This cooperation between the Northwestern ports helped their projection in the in-
ternational markets, though that was never enough to surplant neither Lisbon’s pre-
ponderance in the international markets, or Setubal’s overwhelming control of the
Portuguese salt exports. Nonetheless, Aveiro’s importance in this Northwestern com-
plex is clear when compared to the shipping between these ports and Amsterdam in
the first half of the seventeenth century (see graph 3).
When considering the possible explanations for the differences in shipping of salt
between Aveiro and Setubal into the Northern European markets, I would claim that
quantity, silting and specialisation together determined the position in which Aveiro
and Setubal were left. Setubal was clearly exporting more salt than Aveiro, being be-
cause it produced more, did not have much environmental deterrents or was more
able to get a degree of specialisation. Being as it may, the salt from Setubal was the
stable currency found by the Portuguese kings to pay their diplomatic deals abroad.
That implies that the supply of Setubal was not only perceived as being stable and
constant, but also thought of as a hard currency in the international markets.
The second problem imposed by the data of graph 2 is the discrepancy between
the data available through the notarial contracts held in the archives of Amsterdam
and the data published by Virginia Rau about the salt exports from Setubal to the
Dutch market. On the first sight, one might think that there is a misrepresentation of
the sources. However, that is not the case. The figures collected through the notari-
al archives translate the amount of ships contracted in Amsterdam to travel to Setubal
and back, through different routes, as it has been stated earlier. The figures by Rau
42 H. Granja & M. da A. Araújo & N. Devy-Vareta, ‘Os aspectos geo-morfológicos e as dinâmicas histó-
ricas dos portos do NW português’, 21 pp. (unpublished paper).
180 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Graph 3. Shipping between Amsterdam and the Northwestern Portuguese ports, 1593-1639
120 ....................................................................................
Norte
Viana do Castelo
100 ....................................................................................
Porto
Aveiro
80 ....................................................................................
60 ....................................................................................
N˚ of ships
40 ....................................................................................
20 ....................................................................................
0
Source: G.A.A., N.A.
1593
1596
1599
1602
1605
1608
1611
1614
1617
1620
1623
1626
1730
1635
1738
Years
show the amount of Dutch ships entering the port of Setubal in a 10-year frame. There
is a clear difference between the number of ships leaving Amsterdam and the amount
of Dutch ships arriving at Setubal. One possible explanation for this could be that the
relevance of the volume of Amsterdam business in Setubal decreased and therefore,
Rau’s figures represent Dutch ships coming from other ports in the Dutch Republic.
However, that does not seem to be the case. In Rau’s figures, Amsterdam accounts
for about 93% of the Dutch ships arriving in Setubal. So we will have to look for the
answer somewhere else.43
I believe that the difference between the notarial archives results and Rau’s con-
clusions lie on the nature of the source of the trade. The notarial archives translate the
reality of private shipping. Private entrepreneurs hired private skippers with private
owned ships to operate the route Amsterdam-Setubal. After the treaty of 1661 and the
later settlement of 1669, it is the States General and the WIC that come to fetch the
salt from Setubal in order to fulfil the agreements stated in the treaty. That is not to
say that Rau’s figures show other ships than the ones appearing in the contracts be-
fore. The ships are the same as are the entrepreneurs and the skippers. The difference
lies on the fact that the private entrepreneur that hired ship and skipper privately
through a notarial contract, is after 1669 asking for specific permissions, also known
as passports, directly to the States General or via the WIC. So, there is a replacement
in the juridical form of the contracts to fetch salt, but there is little difference in the
actors and system behind it.
4. Conclusion
We were able to see that Portuguese salt imported via Aveiro and Setubal made
a significant part of the relationship between Amsterdam and these specialised ports.
The routes connecting the Western European salt routes, Northern Europe, the Baltic
and Scandinavia were paramount for the survival of local industries and other com-
mercial circuits.
The previous assessment shows that although Aveiro and Setubal were similar
ports, mainly specialised on the export of salt, they belong to two categories of ports.
Aveiro was part of the Northwestern Portuguese port system and within that system
it played a crucial role in the international projection of all the ports within that sys-
tem. Setubal did not belong to a particular port system. It stood on itself and relied
on the amount, specialisation and prosperous environmental situation to profit from
a trade that due to its impact in the Portuguese economy was used as hard currency
in the international markets.
We may also state that war, peace and political events influenced the shipping
levels of salt into Amsterdam and therefore, the changes in the salt trade depended
on the context of the time. On the other hand, the variations in the salt trade deter-
mined the performance of other trading routes and other commercial systems. How-
ever, we cannot deny the importance of the salt exports to both the Dutch and the
Portuguese economies at the time.§
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 183
Inês Amorim*
2 As estatísticas em Portugal surgem muito tardiamente. Não obstante a preocupação numa aritmética po-
lítica do reino com as contagens da população, quando se avaliam produções existem dificuldades em
estabelecer critérios ou técnicas. Os dados surgem desagregados sem descriminar se se trata de produtos
de exportação ou reexportação. As Balanças de Comércio Externo de que se conhece a série quase com-
pleta, de 1796 a 1831, com excepção dos anos de 1798 e 1808, encontram-se no Instituto Nacional de
Estatística; os anos de 1798 e 1808 no Arquivo Histórico do Ministério das Obras Públicas. Vide a críti-
ca a esta fonte em Alexandre, Valentim – Um momento crucial do subdesenvolvimento português: efei-
tos económicos da perda do império brasileiro. “Ler História”, nº 7, 1986, pp. 3-45.
3 Agradecemos, profundamente, os dados estatísticos sobre o sal exportado de Portugal, levantados por
Nuno Madureira, Professor do ISCTE, a partir das Balanças do Comércio Externo.
4 Hocquet, Jean - Claude – Le roi, le marchand et le sel, Lille, Presses de l’Université de Lille, 1987, 375
páginas
5 Malpica Cuello, Antonio; González Alcantud – La sal: del gusto alimentario al Arrendamiento de Sali-
nas, Granada, Diputación Provincial de Granada, Universidad de Granada, 1997
6 Weber Jacques – La rente de l’Inde: Les origines du monopole britannique du sel. “Journal of Salt His-
tory”, vol. 7, 1999, p. 87-106. A Oriente, a China pôs o sal ao serviço da política financeira e organizou
um sistema fiscal muito peculiar como se lê em Hocquet, Jean Claude – Production du sel et changement
technique en Chine. “Annales ESC”, n.5, Paris, 1991, 1021-1039. Em traços gerais, o imposto calculava
que todo o indivíduo, acima de determinada idade, era obrigatoriamente consumidor, pagando um pre-
ço estipulado pela finanças régias. Na China, nos finais do séc.XIII, foi com surpresa que Marco Polo ve-
rificou o controlo estrito estabelecido pelo Estado Imperial sobre os mercadores privados ligados ao ne-
gócio do sal.
7 As Ordenações do Reino, logo as primeiras publicadas, as Ordenações Afonsinas, concluídas em 1446
No Livro II compilam-se os direitos reais e a forma de os receber. Ordenações Afonsinas, 5 vol.s, Lisboa,
F. C. Gulbenkian, 1984.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 185
8 Sampaio, Alberto – Estudos Históricos e económicos II - As Póvoas Marítimas, Lisboa, Veja, 1979 Losa,
António - A extracção do sal a norte do Douro (Estudos medievais). “Bracara Augusta”, vol. XLVI, nº 98-
99, 1995-96, p. 275 a 368; Espinosa, Fernanda – Escritos Históricos, Porto, Porto Editora, 1972, p. 63-66.
Silva, Francisco Ribeiro da – O sal-produto tributado e mercadoria foraleira, in “I Seminário Internacio-
nal sobre o sal português”, coord. Amorim, Inês, Porto, IHM-UP, 2005, p. 63-74
9 A revisão foralenga levou à edição dos forais manuelinos, dados entre 1500 (o primeiro, de Lisboa) e
1520. Vd. Chorão, Maria José Mexia Bigotte – Os forais de D. Manuel 1496-1520, Lisboa, Arquivo Na-
cional da Torre do Tombo, 1990
10 Em 1576, D.Sebastião, invocando as muitas despesas da guerra, determinou a instituição dum mono-
pólio de compra e venda de sal. A prática era a de reservar um terço da produção interna para a Coroa a
um preço fixado e cobrar imposições sobre a venda para consumo interno. Desta deliberação escapava
o comércio externo, visto que qualquer produtor podia vender os restantes 2/3 da sua produção, embo-
ra a 2 de Setembro de 1578, fosse revogado. Vd. Rau, Virgínia – Estudos sobre a história do sal, Lisboa,
Presença, 1984, p. 142; Amzalak, Moses Bensabat - A Salicultura em Portugal. Materiais para a sua His-
tória, Lisboa, 1920, p. 34.
11 Esta política foi sistematizada em Castiñeira Castro, Víctor Manuel – El litoral gallego y el abasteci-
miento de sal a mediados del S. XVI. “Obradoiro de História Moderna”, nº8, 1999, pp.7-30, e ainda La-
dero Quesada, Miguel Angel - La recette du sel et son evolution dans les états de la Couronne de Castil-
le (XIII- XVI siécles), in “Le roi, le marchand et le sel, Actes de la Table Ronde”, Lille, 1987, p.81
12 Todas as salinas que não ficaram sujeitas ao domínio régio, especialmente as da Granada e Andalu-
zia, deveriam pagar 2 reais por cada fanega de sal destinada ao consumo interno e para o exterior ven-
der-se-ia ao preço fixado pela lei. Vide Castiñeira Castro, Víctor Manuel – El litoral gallego y el.., o.c., p.
18-19
13 Um dos pontos fundamentais seria o salgado de Aveiro, como comprovou a “Visita a los alfolíes de
Galicia” desenvolvida entre 15 de Agosto de 1566 e 2 de Dezembro de 1566. Vd. Id., Ibid., p. 19-20
14 Vd. Ladero Quesada, Miguel Angel - La recette du sel et son evolution …, o.c., p.96
15 Id., Ibid. p.77 ; Castiñeira Castro, Víctor Manuel - El litoral gallego y el abastecimiento ..., o.c., p.17 a
19
186 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
sal português tornara-se, assim, vital para um espaço económico mais alargado. Nas
vésperas de lançamento de um novo imposto sobre o comércio do sal, produzido nas
salinas portuguesas (“nuevo direcho”, 1 de Abril de 1601) de 220 reais sobre cada
moio, além dos 200 até então pagos, estalara uma crise gravíssima na costa da Ga-
liza, com perda de peixe por falta de sal, levando a queixas contínuas que argu-
mentavam ser causa de fomes e mortes por peste16. Como consequência, recua-se
na decisão fiscal e tal imposto não se aplicaria nem para consumo interno, nem so-
bre o que seguisse por terra, para Castela, e por mar, para a Galiza, Astúrias e Bis-
caia.
A partir de então, uma parte do sal português passa a ser expedida para provi-
mento destes destinos17, procurando-se canalizar toda a produção portuguesa para
os alfolins, ou armazéns de sal de Espanha18. Esta preocupação em abastecer o rei-
no vizinho mantém-se, alargando-se em 1628 quando se lança um novo direito adi-
cional, a extracção sobre a saída de sal para países estrangeiros, aproveitando uma
crise de produção na Baía Francesa que atraía mais estrangeiros, em particular os re-
beldes flamengos. O processo estrutura já um controlo da produção e ganha con-
tornos organizativos institucionais por parte da Coroa espanhola, que procura filtrar
o contrabando e abalar os interesses dos centros produtores e mercantis portugue-
ses. A criação de uma Junta de la Extracción, em Madrid, e, em Lisboa, da Adminis-
tração do Sal, em 1631, antecedidas por um processo de reconhecimento da pro-
dução do sal português (em 1629), suas qualidades e quantidades, significava a aten-
ção que merecia o assunto19. Sem nos determos nesta inventariação que merecerá
estudo detalhado, o processo culmina no monopólio do comércio do sal produzido
em Portugal, em 163120, e na publicação do Regimento do Sal, em 163821. Com a
Restauração da independência de Portugal, continuaram as imposições sobre o co-
mércio, mas o alvará de 22 de Fevereiro de 1641, reduziu a um só imposto de 500
16 Actas de las Juntas del Reino de Galicia. Volumen I: 1599-1629 . Santiago de Compostela: Junta de Ga-
licia, 1995, p. 504-509, documento de 4 de Março de 1599.
17 Vd. Rau, Virgínia – Estudos sobre a História …, o.c., p. 163.
18 Vd. Ladero Quesada, Miguel Angel - La recette du sel et son evolution …, o.c., p. 77.
19 Sobre o assunto SCHAUB, Jean Frédéric – Le Portugal au temps du Comte-Duc D’Olivares (1621-1640).
Le conflit de juridictions comme exercice de la politique, Madrid, Casa de Vélasquez, 2001, p. 229-379 ;
Id. - L’État quotidien entre arbitrisme et révolte, la gabelle au temps du comte-duc d’Olivares, in « Re-
cherche sur l’Histoire de l’État dans le monde Ibérique (15e - 20e siècle) », Paris, Presses de l’École Nor-
male Supérieure, 1993, pp. 21-50.
20 Alvará de 4 de Agosto de 1631, pelo qual todo o sal que se fizer no reino fosse comprado, cada ano,
até à terça parte, pagando-se o preço taxado; e que todo o sal que se gastasse no reino fosse por conta
da Real Fazenda, sem mais ninguém o poder vender. A compra e venda do sal passa a ser controlada pe-
los oficiais régios para isso nomeados. As receitas serão para aplicar na defesa do reino de Portugal e nos
gastos da ida e assistência do infante D. Carlos. Que ninguém venda ou compre sal, sob pena de perder
o sal. O sal que se comprar para as pescarias será dado a prazos, para com mais comodidade se poder
pagar. In Silva, José Justino de Andrade e, fl. 18-, comp. e anot. - Collecção Chronologica da Legislação
Portugueza. Lisboa: Imprensa de J. J. A. Silva, 1854, p. 215 a 216
21 Regimento do Direito do sal da Alfândega de Lisboa, de 13 de Julho de 1638: devido aos descaminhos
do sal que se fazem na barra dão-se instruções de procedimento aos oficiais responsáveis pela cobrança
do direito. São ordenadas várias medidas em torno dos procedimentos de cobrança do direito do sal, seu
registo, fiscalização e punições em caso de incumprimento do Regimento. Entre estas medidas é referida
a concessão de licenças, passadas pelo escrivão da Alfêndega, aos arraes dos barcos em que era decla-
rada a quantidade de sal que estes podiam carregar, o lugar onde e o dia a que deviam chegar carrega-
dos a bordo; após a entrega das licenças os arraes deviam ir às marinhas e lugares nomeados carregar o
sal declarado nelas sob determinadas penas caso não o fizessem. O sal entregue pelos vendedores devia
ser medido pelas medidas de pão afiladas pelos oficiais das Câmaras do termo a que pertencessem as ma-
rinhas. Nunca devia ser medido por cestos nem canastras, nem outras medidas sob pena monetária e de
degredo, sendo suficiente medir-se um só moio para incorrer destas penas. Os medidores do sal eram elei-
tos pelas Câmaras. Depois de carregados os barcos e chegados a bordo dos navios em que deviam des-
carregar, não podiam ir a bordo de outros navios e deviam esperar pela visita do Guarda-Mor, o qual pe-
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 187
dia as licenças e verificava se o barco levava mais ou menos sal do que o declarado para descarregarem
o sal nos navios. Depois dos navios serem carregados recebiam também a visita do Guarda-Mor para lhe
ser declarada a quantidade de moios de sal a bordo do navio e o nome dos barcos e arraes que aí des-
carregaram. As salinas situadas em local particular não pertencem ao rei, mas ao respectivo senhor, de-
vendo-se cobrar os direitos do sal. Sousa, José Roberto Monteiro de Campos Coelho e, “Systema, ou Col-
lecção dos Regimentos Reaes”, Lisboa, Oficina de Francisco Borges de Sousa, 1783, tomo II, 262-272.
Publicado em Rau, Virgínia – Estudos sobre a História…, p. 195-207.
22 Desde 1641, a chamada imposição, relativa à saída do sal para outros reinos, impunha cerca de 500
réis por moio ou 6250 réis por milheiro (1 milheiro=12. 5moios), imposição essa designada, nos “Livros
de saídas de sal”, por direitos de “extracção”. Outra determinação era a do “donativo”, imposição local
de 40 réis por moio, ou 500 réis por milheiro, fosse qual fosse o destino, provável herança da “imposi-
çam”.
23 Torrejón Chaves, Juan – El desarrollo del comercio interior: hacia un mercado unificado, in “Historia
Economica de España”, coord. Gónzalez Encisco, A.; Matés Barco, J.M. Madrid, Ariel, 2006, p. 271-272
24 Id., Ibid., p. 263-266.
25 Alvará de 24 de Abril de 1801, e providências de 7 de Abril de 1802 que impuseram 1600 réis por moio
de sal (IAN/TT, Alfândega de Lisboa, nº 2151, Livro 1º de registo de ordens relativas à administração Ré-
gia do sal do Brasil). Cf. Ribeiro, Maria de Lourdes Roque de Aguiar – As relações comerciais entre Por-
tugal e o Brasil segundo as “balanças de comércio”, 1801-1820, Lisboa, 1972, p.40-44.
26 Vide Amzalak, Moses Bensabat - A Salicultura em Portugal…, o.c., pp. 27 a 29.
27 Desde o decreto de 17/10/1865 que as licenças para construção de marinhas surgiram pela primeira
vez (sobre parcelas de leitos ou margens das águas do mar ou de quaisquer águas navegáveis ou flutuá-
veis). Anteriormente era feita apenas uma participação verbal na capitania do porto e na direcção das obras
da barra, para evitar desacordo sobre os alinhamentos exteriores. Vide Madahil, A G da Rocha - Subsí-
dios para o estudo da propriedade alagada na zona de influência da ria de Aveiro. “O Arquivo do Distri-
to de Aveiro”, Vol. XII, nº 47, p. 177 a 208. (Decreto de 31 de Dezembro de 1864, artigo 2º; artigo 380º,
§4º, do Código Civil de 1867, entrado em vigor a 22 de Março de 1868)
188 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
28 Silva, A.A. da - Memória acerca da Roda do Sal das Marinhas do Sado, ou resposta à Curta Exposição
sobre a Roda do Sal de Setúbal, Lisboa, Typographia de G.M.Martins, 1852, pp.27-31; Rau, Virgínia – Es-
tudos sobre a história…, o.c., 156; Amzalak, Moses Bensabat – A salicultura…o.c., p.19-26
29 IAN/TT – Ministério do Reino, maço 492, caixa 612, sem folio, 24 de Novembro de 1761, Lisboa, car-
ta do desembargador Pedro Libório de Amorim sobre a produção das marinhas de águas mortas e de águas
vivas, de Setúbal.
30 Silva, A.A. da - Memória acerca da Roda do Sal das Marinhas do Sado…, o.c., p. 6-7
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 189
tubal”31. Por sua vez, o cônsul sueco em Lisboa (entre 1727 e 1738) referia-se aos
diferentes tipos de sal produzido em Setúbal, à sua importância e interesse, mas
apontava um “peculiar sistema organizativo” que impedia um comércio regular e o
tornava extremamente caro – a “roda do sal”32.
Estes protestos não seriam de surpreender se emitidos pelos estrangeiros, críticos
perante as demoras de carregação dos navios e tendo os seus próprios agentes. Po-
rém, surgem igualmente entre os portugueses, porque a roda criara uma dependên-
cia extrema do papel dos consignatários, que articulavam a venda com os proprie-
tários, revelando possibilidades de corrupção, quando os “línguas”, ou tradutores das
diferentes nações, avaliadores da produção das marinhas, até mesmo os oficiais da
Câmara, manifestavam, indevidamente, as suas preferências, polémica, que se ar-
rastou até meados do século XIX, como veremos na terceira parte33.
Acresce ainda uma outra perspectiva – a dos mestres das embarcações. O regi-
mento de 1703 determinara que o sal das marinhas de Setúbal só podia ser vendido
em navios de marítimos daquela vila e aos estrangeiros34, através da Casa ou Ir-
mandade do Corpo Santo, que congregava o corpo marítimo de Setúbal (proprietá-
rios, mestres e marítimos das embarcações), e que tinha o privilégio de se contratar
directamente, e por conseguinte preferencialmente, com os donos das marinhas (de
Setúbal, Sines e Sesimbra), dominando a navegação portuguesa no porto de Setú-
bal35. Tal contestação agudizara-se, particularmente, a partir de meados do século
XVIII, pela voz daquela corporação de mareantes, justificando uma avaliação dos
procedimentos adoptados naquele salgado, aspecto que não abordaremos neste es-
tudo.
38 Vd. Castiñeira Castro, Víctor Manuel - El litoral gallego …, o.c.. Ferreira Priegue, Elisa - Galicia en el
comercio marítimo medieval, Corunha, Fundacion “Pedro Barrie de la Maza” - Coleccion de Documen-
tos Historicos, 1988; Armas Castro, José - Pontevedra en los siglos XII a XV: Configuracion y desarrollo
de una villa marinera en la Galicia medieval, Pontevedra, Fundacion “Pedro Barrie de la Maza Conde
de Fenosa” - Galicia Historica, 1992; Capela, José Viriato - O comércio galaico-minhoto pela fronteira ter-
restre. Análise do movimento da alfândega de Vila Nova de Cerveira de 1788 a 1833 (breve nota). Ca-
dernos do Noroeste, vol. 3, nº 1-2, 1990; Silva, Francisco Ribeiro da - Porto, noroeste de Portugal e Ga-
liza: achegas para o estudos dos intercâmbios e influências (1580-1640). Separata do Boletim Cultural da
CMP, II série, vol. 3/4, 1985/86, p. 181 a 195.
39 “Eu El Rei faço saber a vós juiz de fora da Comarca de Aveiro que no arrendamento que se fez nesta
minha Coroa de Castela com Martim de Bolivar (cujo concessionário é o licenciado Dom João Sapata de
la Torre) da renda e direitos de sal para provimento dos partidos do Reino da Galiza e Principado das As-
túrias se pôs por condição que para as quatrocentas mil fanegas de sal que podem tirar cada ano do meu
Reino de Portugal, as justiças dele fariam embargar os navios e caravelas que fossem necessários para na-
vegar o sal; e porque convém que na provisão dele não haja dilacção, e Martim de Bolivar cumpra o ar-
rendamento, hei por bem e vos mando que embargueis os navios e caravelas para o levarem à Galiza e
Astúrias, e isto durante o arrendamento com que não sejam os navios e caravelas dos estrangeiros, se não
dos naturais desse meu Reino de Portugal que não estiverem aprestados ou aprestando-se para as con-
quistas dele, ou para servirem em minhas armadas, dando fiança a que não derrotarão a outra alguma par-
te, e irão em direitura à Galiza e Astúrias, e trarão certidão dos oficiais a que tocar de como lá fizeram a
entrega e descarga do sal que levaram [...]. Madrid, 22 de Setembro de 1625 Madahil, A.G.da Rocha -
Milenário de Aveiro. Colectânea de Documentos Históricos, vol. II - 1581-1792, Aveiro, Câmara Muni-
cipal de Aveiro, 1959, p. 87.
40 1624-06-25, Alvará que isenta do direito de 220 reis por milheiro, 400 mil fanegas de sal que do rei-
no se exportassem para a Galiza e Astúrias, por conta da Coroa de Castela. Vide Silva, José Justino de An-
drade e, comp. e anot. - Collecção Chronologica da Legislação Portugueza. Lisboa: Imprensa de J. J. A.
Silva, 1854, p. 123.
41 Base de dados – projecto da FCT, SAL(H)INA, a integrar o Centro Interpretativo e Eco-museu do sal de
Aveiro.
42 Vide Emmer, Pieter - Les Hollandais et le commerce du sel dans l’Atlantique (1580-1650). “Journal of
Salt History”, vol. 5, p. 12-13, 1997; Emmer, Pieter – The Dutch Salt and Sugar Trades and the making of
the second Atlantic System, 1580-1650, in “I Seminário Internacional sobre o sal português”, Amorim, Inês
coord., Porto, IHM-UP, 2005, pp.29-40.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 191
43 Vd. Emmer, Pieter – The Dutch Salt and Sugar Trades…o.c., pág.71
44 Vd. – Amorim, Inês - As Ilhas de Cabo Verde nas rotas do sal – a construção de um complexo econó-
mico na época moderna, in “III Seminario Internacional de Historia de la navigación- Islas y navegación
en época medieval y moderna”, Granada, 15-17 Junio 2005 – no prelo.
45 Israel, Jonathan - La república holandesa y el mundo hispánico: 1606-1661, Madrid, Nerea, 1997, p.
188
46 Id., Ibid., p. 189
47 Vide Arquivo Distrital de Aveiro, Secção Notarial, Aveiro, n. 11, fol. 80v a 82, em 30 de Dezembro de
1668. publicado por Amorim, Inês - O Comércio do sal de Aveiro até meados de XVII - Relações co-
merciais com o Norte da Europa e Galiza. “Boletim Municipal de Aveiro”, Aveiro, n.17, 1991, p.9 a 15.
48 Israel, Jonathan - La república holandesa y el mundo hispánico ..., o.c., p. 283
49 Id., Ibid, p. 343
50 Rau, Virgínia – Estudos sobre a história…, o.c., p. 240.
192 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
dia sairiam perto de 80 000 moios anuais a transportar para a Holanda51. Para os 10
anos de 1680-90 dos barcos que estiveram em Setúbal que totalizam cerca de 1420
navios, 1121 eram barcos holandeses52. Virgínia Rau provou como foi conveniente
essa dependência, para ambas as partes, e Portugal só se viu livre dessa dívida em
1711, obrigando-se à fixação do preço em Setúbal que beneficiava os que o vendiam
em Amesterdão53. Após o fim do tratado os Holandeses terão mesmo procurado man-
ter o exclusivo da compra, como terá acontecido em 1713 a 1715, prática descrita
pelo consul sueco em Lisboa, aproveitando o facto de, com a guerra do Báltico e a
vitória da Dinamarca, a Suécia ver vedado o acesso ao estreito de Sund54.
A conjuntura política terá, então, alterado esta situação de vantagem para o sal
português. Quando a política anti-holandesa de Luís XIV terminou as suas hostili-
dades (1672-1679), a Holanda tomou nas suas mãos o comércio do sal francês. Os
negociantes holandeses colocaram os seus comissários nas zonas produtoras de sal
da Baía francesa (Guerande, e Lorient)55. Além do mais, os preços do sal português
de Setúbal subiram extraordinariamente nos inícios do século XVIII, e os holande-
ses sempre procuraram as vantagens do diferencial entre produção e mercado (vide
gráfico 1).
250.000 4500
4000
200.000 3500
150.000
2500
2000
100.000
1500
50.000 1000
500
0 0
1680
1685
1690
1695
1700
1705
1710
1715
1720
1725
1730
1735
1740
1645
1750
1755
1760
1765
Fonte: Dados retirados de Rau, Virgínia – Estudos sobre a História…, o.c., p. 284-285; e verificados no ori-
ginal IAN/TT, Ministério do Reino, maço 492, maço 612 (Anexo 1)
60
50
40
‰
30
20
10
Fonte: quadro 1
55 Vd. Pourchasse, Pierrick – La concurrence entre les sels ibériques, français et britanniques sur les mar-
chés du Nord au XVIII siècle, in « Le sel de la Baie, histoire, archéologie, ethnologie des sels atlantiques »,
dir. Hocquet, J.C ; Sarrazin, J.L., Rennes, Presses Universitaires de Rennes, 2005, pp.334.
56 Id., Ibid., p. 335
194 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Gráfico 3 - Preços moio em Setúbal e preços médios "por cento" de 404 medidas, em
florins, do moio de sal de Setúbal e de Cádis vendidos em Amesterdão - 1731-1765; 1776
3000
2000
1500
1000
500
0
1731 1733 1735 1737 1739 1741 1743 1745 1747 1749 1751 1753 1755 1757 1759 1761 1763 1765 1776
Fonte: dados compulsados por Rau, Virgínia – Estudos sobre a História …, o.c., pp. 288
62 As relações entre a Holanda e a Suécia nos anos 30 do século XVII, permitiram o crescendo da ex-
ploração de recursos, como os metais – o ferro, que integrou nos circuitos ocidentais. Quando a ligação
se atenuou, porque a Holanda se desinteressou dessa mercadoria, a Suécia estava pronta para tomar o seu
próprio percurso. Vide Müller, Leos – The Dutch entrepreneurieal networks and Sweden in the Age of
Greatness, in Trade, diplomacy and cultural exchange. Continuity and change in the North Sea area and
the Baltic c. 1350-1750, ed. Hanno Brand, Hilversum, Uitgeverij, 2005, p.58-74
63 Müller, Leos - Consuls, Corsairs, and Commerce. The Swedish Consular Service and Long-distance Ship-
ping, 1720-1815, Estocolomo, Studia Historica Upsaliensia, 2004, p.109
64 Hocquet, Jean-Claude – La navegación de la sal en el Atlántico.., o.c., p.49.52 ; Hocquet, Jean Clau-
de – Le sel et le pouvoir…, o.c., p. 263. ; Pourchasse, Pierrik - – La concurrence entre les sels ibériques
…, o.c p. 336.
196 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
300.000 5,000
4500
250.000
4,000
3,500
preço do moio em réis
200.000
3,000
n˚ moios
150.000 2,500
2,000
100.000
1,500
1,000
50000
0,500
0 0,000
1796 1800 1804 1809 1813 1817 1821 1825 1829
65 Barros, José Joaquim Soares de - Considerações sobre os benefícios do sal comum, e em particular do
sal de Setúbal…, in “Memórias Económicas da Academia Real das Ciências, 1789-1815”, v.1(1789), Lis-
boa, pp.21-35.
66 Vandelli, Domingos - Memória sobre o sal-gema das Ilhas de Cabo Verde, in “Memórias Económicas
da Academia Real das Ciências, 1789-1815”, v. 4, 1812, Lisboa, pp. 51-52
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 197
46000
31000
moios
16000
1000
1796 1799 1802 1805 1809 1812 1815 1818 1821 1824 1827 1830
81000
71000
61000
51000
moios
41000
31000
21000
11000
100
1796 1799 1802 1805 1809 1812 1815 1818 1821 1824 1827 1830
65000
49000
moios
33000
17000
1000
1796 1799 1802 1805 1809 1812 1815 1818 1821 1824 1827 1830
Os níveis apresentam-se ainda significativos nos finais de XVIII, mas a guerra in-
terrompe o comércio, para apresentar bons níveis entre 1807 e 1816, com um pico
no ano de 1813, um outro em 1824. Os preços, contudo, reflectem algum desinte-
resse nesta última década, sinal duma perda da pressão do consumo (gráfico 4).
Uma análise detalhada de alguns destinos fez-se de forma agrupada segundo al-
guns critérios: pelo peso sentido no passado (gráfico 5 -Holanda. França. Grã-Bre-
tanha), pela projecção crescente do norte da Europa (gráfico 6 - Rússia, Suécia, Di-
namarca e Prússia) e pela emergência nos dois grupos anteriores (Grã-Bretanha e Sué-
cia) articulado com afirmações crescentes – Estados Unidos – ao lado de um vizinho
concorrente – a Espanha (gráfico 7).
O trajecto da Suécia vinha já a ser definido, com a abertura crescente aos por-
tos do Mediterrâneo, aproveitando as oportunidades de neutralidade (1756-1763,
1779-1783, 1793-1800), e construído sobre uma rede consular estabelecida em vá-
rias cidades do mediterrâneo, particularmente em Cádis e Lisboa67. A importância do
sal português terá sido um factor que justificou a nomeação do primeiro cônsul sue-
co no sul da Europa, em 1669, cujos relatórios, pormenorizados, descreviam as di-
nâmicas comerciais em torno do porto de Setúbal e Lisboa, chegando mesmo a en-
volver-se no tráfico regional do sal, conduzindo-o de Cádis para a Galiza68
O peso das exportações para os Estados Unidos não surpreende. Não obstante
o desenvolvimento da exploração salícola nos finais de XVIII, os Estados Unidos pre-
cisavam de grandes quantidades de sal para a pesca e salga de carne que ultrapas-
sassem os insucessos das primeiras instalações industriais69. A presença de navios
americanos nas águas de Cabo Verde, desde a década de 80 do século XVIII, sendo
a maioria dos que aportavam à procura de baleia e de sal70, comprova ser esta uma
67 Müller, Leos – Great power constraints and the growth of the commercial sector: the case of Sweden,
1600-1800, in “Atlantic Colonial Trade and European Economic Development, ed. Emmer, P.C., et alii, Lei-
den.Boston, Brill, 2006, pp.317-351
68 Müller, Leos - Consuls, Corsairs, and Commerce…, o.c., p.109
69 Litchfield, Carol D. Bertram, Bruce; Kupfer, Romaine L.- Avery Island, Louisiana: The first rock salt mine
in the United States. “Journal of Salt History”, vol. 3, 1995, p. 101-119; Litchfield, Carol D. – The great
Conemaugh salt works of western Pennsylvania. “Journal of Salt History”, vol. 8-9, 2001, pp. 265-288. Hu-
vet-Martinet, Micheline- Les puritains, les yankees et le sel (XVII-XIX siècles)…pp.57-100
70 Vd. Amorim, Inês - As Ilhas de Cabo Verde nas rotas do sal, o.c., (no prelo)
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 199
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
1796
1798
1800
1802
1804
1806
1809
1811
1813
1815
1817
1819
1821
1823
1825
1827
1829
1831
lúdio da Guerra das Laranjas, em 180176. A Espanha reflecte este primeiro momen-
to, atenua-se em plena guerra peninsular, para disparar a partir de 1814, sem que se
aproxime mais dos valores unitários praticados com as outras nações. Se no primei-
ro se poderá explicar pelas dificuldades das relações políticas vigentes, no segundo
coloca-se a hipótese de corresponder às expectativas do fim do estanco do sal em
Espanha, desenvolvidas entre 1813 e 1823 e as sucessivas agitações.
Num exercício estatístico que avalie, no passado, a importância das exportações
de sal para Espanha, leva-nos, a analisar os dados relativos às saídas de Setúbal, para
a Galiza, entre 1680 e 1766 e publicados por Virgínia Rau. Surge de forma insigni-
ficante até à década de 40 para ganhar alguma dimensão, embora inferior às saídas
para o Norte da Europa (gráfico 9).
76 Entre os princípios em causa estavam o abandono por parte de Portugal da sua tradicional aliança com
a Inglaterra, fechando-lhe os seus portos, e abrindo os portos de França e Espanha. Sem conseguir que Por-
tugal encerrasse os seus portos ao Reino Unido da Grã-Bretanha e da Irlanda do Norte, Napoleão assina
o Tratado de Fontainebleau com a Espanha (27 de Outubro de 1807), e Napoleão tentou a invasão de Por-
tugal, iniciando a que tradicionalmente se denomina Guerra Peninsular (1807-14), conhecida como in-
vasões francesas.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 201
250.000
200.000
150.000
100.000
50.000
0
1680
1684
1688
1692
1696
1700
1704
1708
1712
1716
1720
1724
1728
1732
1736
1740
1744
1748
1752
1756
1760
1764
Gráfico 10 - Sal exportado para a Galiza (1731 - 1766) e Espanha (1796 - 1833)
60000
50000
40000
moios
30000
20000
10000
0
31
34
37
17 0
43
17 6
49
52
55
58
17 1
64
18 7
18 0
03
18 6
10
13
16
19
18 2
18 5
18 8
31
4
9
0
2
2
2
17
17
17
17
17
17
17
17
17
17
18
18
18
18
18
ANEXO 1
Anno Naus Moyos Preço Hiates para as Galiza, etc. Loges Total
Barras (moios) (moios) (moios) (moios)
1680 . . . .130 . . . . .70626,5 . . . . . . . . . . . . . . . .10705 . . . . . . .739 . . . . . .341 . . . . .82411,5
1681 . . . .189 . . . . .98273,0 . . . . . . . . . . . . . . . . .7847 . . . . . . . . . . . . . . .328 . . . . .106448
1682 . . . . . .0 . . . . . . . . .0,0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .0 .......... ........ . . . . . . . . . .0
1683 . . . . . .0 . . . . . . . . .0,0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .0 .......... ........ . . . . . . . . . .0
1684 . . . . .85 . . . . .44331,5 . . . . . . . . . . . . . . . . .4395 . . . . . . . . . . . . . . .257 . . . . .48983,5
1685 . . . .139 . . . . .73109,5 . . . . . . . . . . . . . . . . .4720 .......... ........ . . . .77829,5
1686 . . . .199 . . . . .75898,0 . . . . . . . . . . . . . . . . .3374 . . . . . . . . . . . . . . .114 . . . . . .79386
1687 . . . . . .0 . . . . . . . . .0,0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .0 .......... ........ . . . . . . . . . .0
1688 . . . . .98 . . . . .56411,5 . . . . . . . . . . . . . . . . .3155 .......... ........ . . . .59566,5
1689 . . . . .43 . . . . .22278,0 . . . . . . . . . . . . . . . . .3505 . . . . . . . . . . . . . . .155 . . . . . .25938
1690 . . . . . .0 . . . . . . . . .0,0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .0 .......... ........ . . . . . . . . . .0
1691 . . . .193 . . . . .98625,5 . . . . . . . . . . . . . . . . .5243 . . . . . . . . . . . . . . .128 . . . .103996,5
1692 . . . .177 . . . .107324,0 . . . . . . . . . . . . . . . . .6247 . . . . . . . . . . . . . . .180 . . . . .113751
1693 . . . .103 . . . . .72311,5 . . . . . . . . . . . . . . . .11280 . . . . . . . . . . . . . . .370 . . . . .83961,5
1694 . . . .176 . . . .119687,5 . . . . . . . . . . . . . . . .10543 . . . . . . .454 . . . . . . . . . . . .130684,5
1695 . . . .181 . . . .119141,5 . . . . . .778 . . . . . . .13168 . . . . . .1010 . . . . . . . .6 . . . .133325,5
1696 . . . .112 . . . . .80389,0 . . . . .1800 . . . . . . .13175 . . . . . . .937 . . . . . . .15 . . . . . .94516
1697 . . . . .96 . . . . .67478,5 . . . . .1500 . . . . . . .15420 . . . . . . . . . . . . . . .122 . . . . .83120,5
1698 . . . . .82 . . . . .61238,0 . . . . . . . . . . . . . . . . .9893 . . . . . . .155 . . . . . .109 . . . . . .71395
1699 . . . .311 . . . .227901,0 . . . . . . . . . . . . . . . . .8267 . . . . . . . . . . . . . . .371 . . . . .236539
1700 . . . .183 . . . .134675,0 . . . . . . . . . . . . . . . .10987 . . . . . . . . . . . . . . .308 . . . . .145970
1701 . . . .242 . . . .179249,0 . . . . . . . . . . . . . . . .10689 . . . . . . . . . . . . . . .350 . . . . .190288
1702 . . . .122 . . . .101178,5 . . . . . . . . . . . . . . . . .6288 . . . . . . . . . . . . . . .265 . . . .107731,5
1703 . . . .144 . . . .102437,0 . . . . . . . . . . . . . . . . .5674 . . . . . . . . . . . . . . .375 . . . . .108486
1704 . . . .110 . . . . .75920,5 . . . . . . . . . . . . . . . . .3374 . . . . . . . . . . . . . . .303 . . . . .79597,5
1705 . . . .101 . . . . .65005,5 . . . . . . . . . . . . . . . . .4583 . . . . . . . . . . . . . . .888 . . . . .70476,5
1706 . . . . .82 . . . . .56064,5 . . . . . . . . . . . . . . . . .4801 . . . . . . . . . . . . . . .282 . . . . .60427,5
1707 . . . .103 . . . . .63578,5 . . . . . .778 . . . . . . . .4120 . . . . . . . . . . . . . . .552 . . . . .68250,5
1708 . . . . .99 . . . . .64228,5 . . . . .2000 . . . . . . . .4182 . . . . . . . . . . . . . . .290 . . . . .68700,5
1709 . . . . .63 . . . . .44331,5 . . . . .4000 . . . . . .10471,5 . . . . . . . . . . . . . .255,5 . . . . .55058,5
1710 . . . . .36 . . . . .22845,5 . . . . .2600 . . . . . . .11150 . . . . . . . . . . . . . .445,5 . . . . . .34441
1711 . . . .101 . . . . .60223,5 . . . . .2650 . . . . . . .13460 . . . . . . . . . . . . . .627,5 . . . . . .74311
1712 . . . . .68 . . . . .39490,5 . . . . .2650 . . . . . . . .5852 . . . . . .7317 . . . . . .752 . . . . .53411,5
1713 . . . .209 . . . .114024,5 . . . . .2650 . . . . . . .17527 . . . . . .1317 . . . . . .512 . . . .133380,5
1714 . . . .344 . . . .191772,0 . . . . .3650 . . . . . . . .2486 . . . . . .6660 . . . . . .331 . . . . .201219
1715 . . . .149 . . . . .78770,5 . . . . .2400 . . . . . . .5271,5 . . . . . .3065 . . . . . .531 . . . . . .87638
1716 . . . . .18 . . . . . .8121,5 . . . . .1250 . . . . . . .7485,5 . . . . . .4349 . . . . . .643 . . . . .20799,5
1717 . . . . .61 . . . . .39134,0 . . . . .2000 . . . . . . .7950,5 . . . . . .2186 . . . . . .730 . . . . . .50000
1718 . . . . .20 . . . . . .9078,0 . . . . .1400 . . . . . . .12418 . . . . . .2867 . . . . . .756 . . . . . .25119
1719 . . . . .54 . . . . .32977,5 . . . . .1100 . . . . . . .11622 . . . . . .2905 . . . . . .686 . . . . .48190,5
1720 . . . . .58 . . . . .35041,5 . . . . .1000 . . . . . . . .7338 . . . . . .4593 . . . .935,5 . . . . . .47908
1721 . . . . .72 . . . . .39505,0 . . . . .1150 . . . . . . . .7707 . . . . . .4822 . . . . . . .45 . . . . . .52075
1722 . . . . .58 . . . . .29989,5 . . . . . .800 . . . . . . .10262 . . . . . .3818 . . . . . .655 . . . . . .44724
1723 . . . . .80 . . . . .40599,5 . . . . .1200 . . . . . . .5475,5 . . . . . .4454 . . . . . .629 . . . . . .51158
1724 . . . . .46 . . . . .23714,0 . . . . . .600 . . . . . . . .7566 . . . . . .4448 . . . . . .932 . . . . . .36660
1725 . . . . .97 . . . . .47169,0 . . . . . .600 . . . . . . . .3188 . . . . . .5210 . . . . . .933 . . . . . .56500
1726 . . . .127 . . . . .62515,5 . . . . . .600 . . . . . .10016,5 . . . . . .6664 . . . . .1040 . . . . . .80333
1727 . . . .111 . . . . .63667,0 . . . . . .600 . . . . . . .10564 . . . . . .6740 . . . . . .876 . . . . . .81847
1728 . . . .137 . . . . .73002,0 . . . . . .600 . . . . . . .10727 . . . . . .5090 . . . . . .899 . . . . . .89718
1729 . . . .101 . . . . .52236,5 . . . . . .600 . . . . . . . .8510 . . . . . .5480 . . . . . .735 . . . . .66961,5
1730 . . . .114 . . . . .60647,5 . . . . . .800 . . . . . . .12478 . . . . . .4476 . . . . . .652 . . . . . .78718
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 203
ANEXO 2
SUÉCIA PRÚSSIA
ANEXO 2 (continuação)
HOLANDA DINAMARCA
GRÃ-BRETANHA HAMBURGO
ANEXO 2 (continuação)
FRANÇA DIVERSOS
ALGUNS INDICADORES 1
Resumo: Neste texto pretendemos coligir alguns indicadores factuais e documentais re-
lativos ao sal – privilégios, relações de poder, importação, preços, fiscalidade, metro-
logia e consumo –, na ilha da Madeira, durante os séculos XV a XVIII.
Abstract: In this paper we intend to point out some factual and documental indicators
relating to salt – privileges, relations of power, importation, prices, fiscal organization,
metrology and consumption –, in the island of Madeira, during the 15th to 18th centu-
ries.
1 Este estudo é uma versão, com substanciais adições, de um trabalho elaborado no âmbito do Seminá-
rio de Estruturas Económicas, ministrado pela Prof.ª Doutora Inês Amorim, do 2.º semestre do mestrado
em Estudos Locais e Regionais – Faculdade de Letras da Universidade do Porto. Agradecemos à Prof.ª Dou-
tora Inês Amorim, ao Prof. Doutor Alberto Vieira e à Prof.ª Doutora Ana Madalena Trigo de Sousa as suas
sugestões no sentido de melhorar este escrito.
2 Técnico Superior do Centro de Estudos de História do Atlântico (Funchal – Madeira).
3 Alojados no site http://www.nesos.net (Base de Dados de História das Ilhas Atlânticas) ou nas páginas
pessoais de Alberto Vieira, http://www.avieira.net e http://alb.alberto.googlepages.com/avieira2:
ANÓNIMO, 1750; ANÓNIMO, 1801; ANÓNIMO, 1821; MENEZES, 1850, vol. 2; PITTA, 1812; Arquivo
Histórico Ultramarino (AHU), Madeira e Porto Santo, cx. n.º 2, doc. 296; cx. n.º 5, doc. 977; cx. n.º 5,
doc. 995.
4 Arquivo Regional da Madeira (ARM), Câmara Municipal do Funchal (CMF), Lv. 1238 – Medição do Sal
(1771-1819).
212 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
pelo senhor da Ilha, o Infante D. Henrique, através da doação das capitanias, o usu-
fruto de rendimentos senhoriais: «rendas territoriais (terras e foros), redízima e as ren-
das decorrentes da posse e governo da capitania, tais como o selo donatarial e os pri-
vilégios de cunho banal sobre moinhos, fornos, serras de água, sabão e o sal»
(VERÍSSIMO, 2000: 108)5. As cartas de doação das capitanias – a capitania de Ma-
chico foi doada a Tristão Vaz Teixeira em 1440, a do Funchal, em 1450, a João Gon-
çalves Zarco, e a do Porto Santo a Bartolomeu Perestrelo, em 1446 – dizem-nos o se-
guinte:
«Tristam Teixeira doaçam da capitanja des dallem do ryo do Caniço dez pas-
sadas como uay pello rio açima atee Pomta de Tristam [...]
Item me praz que temdo elle sall pera vemder que o nom possa vemder outrem
damdo elles a razam de çimquo rs alqueire e mais nam e quamdo o nom teuer
que ho vendam os das ilhas a sua uoomtade atee que ho elle tenha» (in COS-
TA, 1987: 208, 210).
«Bertollameu Pero Estrello doaçam pera sempre da jlha do Porto Sancto [...]
Item me praz que temdo elle sall pera vender que ho nom possa vemder se-
nom elle dando o elle a rezam de meo reall de prata alqueire ou sua dicta val-
lia e mais nom e quamdo ho nam tiuer que ho uendam os outros da jlha a sua
vontade ata que ho elle tenha» (in COSTA, 1987: 246, 247).
Era estabelecido assim, através de uma norma idêntica, nas três capitanias em
que ficou dividido o arquipélago da Madeira, um regime de monopólio da importa-
ção e venda do sal. Mas no caso desse monopólio, como se pode ler acima, não ser
exercido de forma competente pelos capitães do donatário, «os da ilha» poderiam
importar e transaccionar livremente o sal. Conseguiram os capitães prover, de forma
cabal, as ilhas desse produto essencial?
Temos algumas notícias relativamente a este aspecto, colhidas nas actas de ve-
reação que até nós chegaram, dos séculos XV e XVI, do concelho do Funchal.
Numa vereação de maio de 1482:
«E logo ffoy requerjdo ao capitam que elle dese ordem como desse sall ao pouo
ssegundo hobrjgado he porque vaj em h_ mes ou dos que o pouo nom tem ssall
e amasom com auga ssa[lgada] e elle deu em rreposta que lhe o tjnha uendi-
do e que lhe era dicto que agora auja» (in COSTA, 1995: 66; a reconstituição
da palavra «ssa[lgada]» é do transcritor).
5 O mesmo panorama é observado nos Açores. Leia-se José Guilherme Reis Leite: «O quadro de actua-
ção política e administrativa estava definido nas cartas de doação das capitanias [...], assim como os pri-
vilégios. Dos mais importantes recebiam [os capitães do donatário] o redízimo dos direitos reais de en-
trada e de todas as rendas, além dos direitos banais, como o monopólio dos moinhos, fornos de pão, ven-
da de sal» (LEITE, 2005: 315).
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 213
bem da terra que os dous moios de ssal que ora embargou Lucano de Espin-
dolla que sse diz rrendeiro do senhor capitam que os castilhanos que o tem em
terra que o nom vendessem veendo hua carta do senhor jffante que Deus tem
em a quall dizendo que ffalleçendo ho ssal ao capitam e nom uendendo em
abastança o dicto ssal que de hy ha h_ ano o podesse vender quem qujssese6
e elle o capitam nom gouujse da merce do dicto ssall que lhe o dicto senhor
tem ffecta e por canto auja sseis ou sete annos que o capitam nom deu ssal ao
pouo acordarom que os dictos castilhanos ho uendessem a ssua uontade por
canto o dicto Lucano nom mostrou titollo nem arrendamento nem ffez nenh_
rrequerjmento a justiça pera sse embargar ho dicto ssal ssomente elle per sj des-
pois de o ssal sser em terra elle per sj ho embargou ho que com direito nom
podia ffazer dizendo o dicto Lucano que o capitam lhe tinha arrendado o dic-
to ssal de janeiro pera ca e lhe tinha dado lugar que o vendese a xij rrs. que
dise que eram meo llea(sic) de prata que elle asj o vendia e os dictos hoffic-
jaes e omes bons lhe mandarom que nom vendese o dicto ssal por o dicto pre-
ço ssomente a noue rrs. ssegundo o dicto capitam ssempre vendeo os anos pas-
sados que elle tijnha ssal e esto atee mostrar como per maes alto preço podia
vender e elle dise que o nom venderia atee vinda do capitam protestaua de
todo sseu direito auer o ssal que assy mandauom vender ho auer per quem di-
reito ffor» (in COSTA, 1995: 261).
Este último documento é, com efeito, fecundo de informação: o sal na ilha é as-
segurado por castelhanos, mas esse produto foi embargado por «Lucano de Espin-
dolla», que se diz rendeiro do capitão – provando que o abastecimento do sal está
a ser arrendado por este a outrem. Lucano de Espindolla está, assim, encarregue pelo
capitão de importar e vender o produto. A câmara, não obstante, manda que os cas-
telhanos tenham o direito de transaccionar, porque há já seis ou sete anos que o ca-
pitão «nom deu ssal ao pouo», e também porque o dito Lucano de Espindolla não
tinha razão legal, passe a expressão, para embargar o sal. Além disso, o preço a que
este queria vender estava acima do estipulado, o que não é aceite.
Na vereação de 11 de Janeiro de 1531, finalmente,
«foj acordado que ho sall de Pero Lopez mestre que sam ate xb[15] mojos de
sall visto a necessidade que hj ha dello na terra ho nom aver que em mentres
elle o vender posto que venha outro que se nam venda nenhù houtro este nom
ser vendido e que ho nom dee a majs preço que ha vynte rs ho alqueire» (in
COSTA, 1998: 203).
Ora, parece ter existido, de facto, por parte do capitão do donatário do Funchal
– ou das pessoas a quem o mesmo arrendava esse trato –, dificuldades em levar a
cabo o abastecimento do sal7.
6 Referência à «Carta do duque Dom fernãdo Em que mamda ao capitam que tenha fauoreçida aterra de
sabom E Da sall».
7 O problema do abastecimento do sal na capitania do Funchal já havia merecido a atenção do duque
D. Fernando, em diploma de 1468 («Carta do duque Dom fernãdo Em que mamda ao capitam que tenha
fauoreçida aterra de sabom E Da sall»): «Eu ho Jmfamte dom fernamdo [...] faço Sabeer Aquoamtos esta
mjnha carta for mostrada E o conhecimento della pertemçeer que per martim memdez De vascomçellos
E Duarte pestana meus caualeiros moradores Em avilla Do fumchall Da mjnha ylha Da madeyra procu-
radores Dos ofiçiaees E hom_s boõs E povoo Da Dita parte me foy apresemtado hum estormemto De Re-
querimento que hos vereadores procurador E hom_s boõs Da camara Do Dito logo fezeram a Ruy gon-
çaluez De Camara E amem Rodriguez De vascomçellos Juyzes hordinarios Em ho Dito logo Açercua Do
Sall E Sabom que Joham gomçalluez De camera meu capitam Em adita parte E costamça Rodriguez Sua
214 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
molheer De mjm tem com tall comdiçam que na Dita parte outra algu_a pesoa nom possa vemdeer o Dito
Sall E Sabom Se nam elles Ditos Joham gomçaluez E Sua molher ou quem pera ello Derem sua autori-
dade E que se enpachauam muy pouco De fazerem vijr as Ditas cousas aterra nem outr_ as ousaua tra-
zeer por assi ser adita Defesa pollo quall aterra E moradores Della eram muy mall prouidos Das ditas cou-
sas pedimdo amim por merçee que lhe ouuesse aello algum Remedio com Dereyto ¶ E visto por mjm ho
Dito estormemto E as Repostas Do dito capitam Em elles spritas E Razõees allegadas Sobre ambos hos ca-
sos por elle E plla Dita Sua molher E asy as Repricaçoões Dos Ditos vereadores E procurador E hom_s boõs
Detremjno Em ello ho que se segue. [...] ¶ E no casso Do sall detrimino que ho capitam tenha tall ma-
neyra que em nehum tempo aterra E moradores Della nam possa falleçer sall E pera Se Della fornecer lhe
Dou despaco tres meses os quaees passados plla primeyra veez ou vezes que lhe acomteceer fallecer Em
adita villa sall De vemda nõ gouua nem lhe aproueyte amerçee E liberdade que lhe tenho Dada de ou-
tra algu_a pesoa em esa parte vemder sall Se nam elle Do Dia que lhe asy ho Dito sall falleçer ahum anno
no quall Dia hos Juvzes E oficiaaes tomaram estormemtos De como ho Dito sall de vemda nam tem E lhe
falleçeeo opederam trazeer E vemder quaees queroutros que lhe aprouuer o dito anno Ser acabado pelo
preço que ho capitam he ordenado que ho vemda. As quaees Detrimjnaçoões Em todo asy comprires E
guardarees E fares comprir E guardar Sem outra Duuja nem Embargo que lhe aello Seja posto por que asy
he minha merçee feyta» (in MELO, 1972: 43-44).
8 Dados na sequência de uma representação por parte dos da ilha ao infante: «Eu ho Imfamte dom fer-
namdo [...] faço Saber a vos Joham gomçaluez De Camara De lobos meu Caualleyro E capitam por mjm
na mjnha ylha Damadeyra na parte Do fumchall E aos caualleyros escudeyros Juyzes vereadores procu-
rador E hom_s boõs Da Dita terra que amjm chegarom pero loremço E Joham fernamdez escudeyros cria-
dos Do Snñor ymfãte meu padre que Deos aJa vossos procuradores E a allem que por palavra me De vosa
parte Disserom me Derom por esprito çertos capitollos Em vosso nome E me pediram por merçee que hos
prouuesse E visto por elle ho que de vosa parte Requeriam por meu serujço E bem E proueyto Desa ter-
ra os quaees Eu ouuj todo ho que me De parte vosa Diserom E vi os Ditos capitollos E dey Em elles a de-
trimjnaçã que se Segue.» (in MELO, 1972: 11).
9 Carlos Montenegro Miguel confirma que, no que concerne ao sal, com efeito, do que se queixavam os
«povos» era da subida de preço e da penúria deste produto (MIGUEL, 1954: 18).
10 Na «Carta do duque Sobre baptista genoes», de 7 de Maio de 1466, o infante declara que, no que toca
ao aumento do preço do sal, antes de proceder a qualquer medida, teria de ouvir o capitão: «E quoam-
to Ao que de vosa parte me fallarom Açerca da vemda do Sall desa ylha dizemdo que ho Snñor ymfante
meu padre que deos aJa detrimjnou que ho capitam podese mamdar vemder o alquer do dito sall A meo
Reall de prata E mays nam E que elle hora A vemde adez Reaes posto que aaquelle preçio o Dito meo
Reall valia çinco rrs E mays nam pidimdo me que a ello nos prouesse. Eu nom pude Em ello detrimjna-
çom alg_a sem ho Dito Capitam Ser ouuydo E por tamto se vos Semtis agrauados podees tomar estormento
com Sua Resposta E emviaymo com todas Razoões E çertidam que teuerdes por vosa parte E asy averes
despacho como achar per Dereyto.» (in MELO, 1972: 30).
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 215
11 Escreve Alberto Vieira: «A Madeira ofereceu ao mercador do reino, num primeiro momento, as suas
madeiras e o excedente de cereais; todavia, o principal comércio com o reino foi o açúcar, solicitado des-
de o início pelos mercadores nacionais, que procuravam firmar o monopólio da rota lisboeta. A ilha re-
cebia em troca um grupo variado de produtos necessários a uso e consumo quotidianos, como ferra-
mentas, panos, tecidos, telha, louça, barro, ferro, carne, peixe, sal, azeite; tudo isto a troco de açúcar e
de reexportação de alguns produtos, como peles, escravos, breu, algodão.» (VIEIRA, 1987: 149).
12 Na sua monografia sobre as Freguesias da Madeira, Alberto Artur Sarmento, embora sem citar fonte e
com discrepância de datas, dá-nos os mesmos informes (SARMENTO, 1953: 218).
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 217
sada pelo terramoto de 1755, o autor dos Anais de Machico referia que levou as trin-
cheiras da Marinha, ou seja, os muros que abrigavam estas concavidades que serviam
para fazer sal. Outro documento do século XVIII referia uma marinha, construída
com o mesmo objectivo, no Porto da Cruz» (RIBEIRO, 2001: 125). Em relação a es-
tas práticas de extracção do sal, poder-se-ia, talvez e ainda, colher vestígios mais con-
cretos na etnografia e na toponímia, mas não podemos proceder aqui a essa pers-
crutação.
Que importância teria esta extracção do sal – artesanal ou industrial, com intui-
tos empresariais ou meramente para a subsistência, nas marinhas e salinas da Ma-
deira – no consumo dos madeirenses? Qual a sua importância face ao sal importa-
do? Quer relativamente à primeira como à segunda questões, ainda que não tenha-
mos dados suficientes, aventamos a hipótese – altamente provável, como demons-
tram os dados que apontámos acima acerca da penúria de sal –, de que seria dimi-
nuta a importância deste mineral extraído na Madeira.
20 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
18 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
16 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
14 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
12 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Cargas
10 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8 ............................................................................................................
6 ............................................................................................................
4 ........................................................................................................................
2 ................................................................................................
0
1730
1735
1740
1745
1750
1755
1760
1765
1770
1775
1780
1785
1790
1795
1800
1805
Anos
6 ............................................................................................................
5 ............................................................................................................
4 ........................................................................................................................
Cargas
3 ................................................................................................
2 ............................................................................................................
1 ............................................................................................................
0
1765
1770
1775
1780
1785
1790
1795
1800
Anos
sim, a informação que o autor transmite, sistematizamo-la nos gráficos que se se-
guem. Ressalve-se, no entanto, que alguns dos livros de «Entradas e Sahidas...» da
alfândega do Funchal usados por Abreu de Sousa na feitura deste estudo estão in-
completos – os relativos aos anos de 1760 a 1763 –, e outros, referentes a 1759,
1767, 1768 e 1770, não existem13. A leitura dos gráficos terá, obviamente, de tomar
em conta estes factos.
13 Acresce que, no que toca à documentação consultada pelo autor, «Muitas vezes os termos são ambí-
guos no que respeita a certos dados, como a descarga de géneros que não vem sempre expressamente
designada. A referência às escalas é com frequência esquecida» (SOUSA, 1989: 11).
14 Temos, com efeito, anos em que a importação é nula, como se constatou ao observar os dados relati-
vos ao início do terceiro quartel do século XVII.
15 AHU, Madeira e Porto Santo, cx. n.º 2, doc. 296.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 219
Setúbal 387,8 9%
....................................................
Sicília 117,35 3%
....................................................
Figueira da Foz 36 1%
12 ....................................................................................................
Importações
10 ....................................................................................................
8 ....................................................................................................
6 ....................................................................................................
4 ....................................................................................................
2 ....................................................................................................
0 ....................................................................................................
1771
1772
1773
1774
1775
1776
1777
1778
1779
1780
Este gráfico, em boa verdade, diz pouco, consolidando apenas a asserção men-
cionada anteriormente de que a importação de sal teria se processado de forma ir-
regular, isto é, de modo não constante em termos de tráfego comercial.
Visione-se, neste encadeamento, o próximo gráfico, que explana a quantidade
de sal importada anualmente e corrobora, assim, a irregularidade da importação des-
te essencial mineral.
900 ....................................................................................................
800 ....................................................................................................
700 ....................................................................................................
600 ....................................................................................................
Sal - moios
500 ....................................................................................................
400 ....................................................................................................
300 ....................................................................................................
200 ....................................................................................................
100 ....................................................................................................
0 ....................................................................................................
1771
1772
1773
1774
1775
1776
1777
1778
1779
1780
Muitas e hipotéticas razões poderiam ser aduzidas para explicar esta evolução
das entradas do sal na Madeira. A inexistência, na ilha, de stocks em anos de gran-
de importação – sendo o inverso algo a considerar, igualmente –; quebra de extrac-
ção nos centros emissores nos anos de escassa importação; maior ou menor capa-
cidade dos mercadores deste produto em comprar, transportar e vender na ilha o sal;
restrições impostas, ou levantadas, por parte do alcaide-mor, ex-donatário; cons-
trangimentos comerciais decorrentes de uma desfavorável – ou favorável – conjun-
tura política ou económica; enfim, um imenso arrazoado poderia ser chamado à liça,
o qual, pelos escassos indicadores documentais compulsados, terá de ser, como foi
dito, meramente hipotético.
Jorge Martins Ribeiro – acrescente-se – refere que, em finais do século XVIII e iní-
cios do século XIX, algum do sal importado pelos Estados Unidos da América pro-
vinha de Portugal Continental e fazia escala nos arquipélagos da Madeira e Açores19.
19 Escreve o autor que «A Madeira e os Açores quase não tinham expressão neste escambo, o que não
admira, dado não serem regiões produtoras de sal, assim todo aquele registado como sendo proveniente
destes arquipélagos, era-o certamente de Portugal metropolitano. Tal deve-se, quanto a nós, a deficiên-
cias dos registos consultados, que muitas vezes mencionavam apenas o último porto tocado pelo navio
antes deste chegar a território estadunidense». (RIBEIRO, 2005: 320).
222 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
..................................................
160
..................................................
140
..................................................
120
100 ..................................................
80 ..................................................
Réis
60 ..................................................
40 ..................................................
20 ..................................................
0 ..................................................
1440
1466
1515
1589
1684
600 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
500 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
400 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
300 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
200 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
100 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
0...............................................................................................................................................
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 223
600 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
500 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
400 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
300 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
200 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
100 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
0...............................................................................................................................................
600 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
500 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
400 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
300 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
200 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
100 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
0...............................................................................................................................................
600 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
500 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
400 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
300 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
200 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
100 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
0...............................................................................................................................................
20 Na ilha açoriana de São Jorge (PEREIRA, 1987: 256), em 1599, um alqueire de sal valia 60 réis – o do-
bro do que era despendido 10 anos antes por um alqueire na Madeira – e em 1709 200 réis – quantia não
muito inferior à despendida na Madeira na mesma época, 240 réis. Um alqueire em S. Jorge teria a mes-
ma capacidade que na Madeira? Que razões para esta disparidade de preços em dois meios insulares dis-
semelhantes? Que constrangimentos similares ou diversos relativos ao abastecimento deste produto na Ma-
deira e S. Jorge?
21 «Mappa dos pressos dos Generos, que se vendem na Ilha da Madeira, sucedendo muitas vezes, ven-
derem-se por muitos mayores pressos, e muito poucas vezes, por menos pressos. Anno de 1798» – AHU,
Madeira e Porto Santo, cx. n.º 5, doc. 995: 1.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 225
Tabela 2: Correspondência alqueire de sal / litros, nos concelhos do arquipélago da Madeira (Sal –alqueire:
equivalência em litros)
Funchal . . .C.ª de Lobos . .Calheta . .São Vicente . .Santana . .Machico . .Santa Cruz . .Porto Santo
20,374 . . .20,201 . . . . . .21,020 . . .a . . . . . . . . . .20,484 . . .20,374 . . .20,650 . . . . .b
22 Segundo o Dicionário Houaiss da Língua Portuguesa, 2002, Tomo II, Lisboa, Círculo de Leitores, p. 864,
salamim ou celamim é a «medida de capacidade para secos que equivalia à 16.ª parte de um alqueire».
226 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
gisto do Sal, de que falámos acima, quando nos reportámos à importação do sal. Não
nos será possível, uma vez mais, neste ensejo, averiguarmos da possibilidade de fa-
zer um tratamento em profundidade da fiscalidade do sal a partir desta documenta-
ção.
A câmara do Funchal, segundo Dinis Pacheco que estudou este concelho de
1725 a 1734, procedia à eleição e ajuramentação do tesoureiro, com a função de su-
pervisionar a cobrança deste imposto do sal (PACHECO, 2002: 84). De acordo com
o mesmo autor, na prática, esta receita podia ser aplicada em um maior número de
despesas, «mediante as devidas autorizações do senado municipal», para além das
que mencionámos anteriormente. Constituem essas despesas a aposentadoria do juiz
de fora, cadeiras para a sala de sessões do senado, obras na igreja de S. Lázaro, aqui-
sição de papel, cadernos e livros das fintas, vencimentos das amas dos expostos e do
meirinho da serra (PACHECO, 2002: 84). Escreve este autor: «Podemos inferir da flui-
dez e maneabilidade desta receita no suprimento de várias despesas que a Câmara
tem de suportar, mormente em situações de fraca liquidez do cofre municipal» (PA-
CHECO, 2002: 84).
Ana Madalena Trigo de Sousa, uma das autoras que temos vindo a seguir nestas
matérias fiscais, fornece numa tabela os montantes do imposto do sal cobrados no
concelho do Funchal na segunda metade do século XVIII, explicando que «os au-
mentos ou diminuições [são] justificados pela maior ou menor quantidade de sal che-
gado à Madeira» (SOUSA, 2004: 223). Transpusemos essa informação para o gráfi-
co que agora se visiona23.
500.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
450.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
400.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
350.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
300.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Réis
250.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
200.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
150.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
100.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
50.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
0 ....................................................................................................................................
1752
1754
1756
1758
1762
1764
1766
1768
1770
1772
1774
1778
1780
1782
1760
23 A autora não apresenta quantitativos para certos anos porque alguns livros de receita e despesa desa-
pareceram ou estão em péssimo estado de conservação, o que tornava impossível a sua consulta (SOU-
SA, 2004: 199).
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 227
Seria estultice, a partir dos indicadores expostos, pretender tirar ilações ou con-
clusões de maior. Não fomos guiados por essa primacial pretensão. Não obstante,
deixe-se registado o seguinte: o sal, tal como os cereais, é um produto essencial cuja
escassez demonstra a dependência estrutural da Madeira do exterior – neste caso pre-
ciso, sobretudo do continente português – no que toca a bens de primeira necessi-
dade, como diríamos hoje.
A importância e a penúria deste mineral configuram um quadro de relações de
poderes algo conflituantes entre as várias instituições políticas e administrativas do
arquipélago – capitão, donatário e município – e explicam a sua relevância em ter-
mos fiscais para o concelho do Funchal, o mais importante, em termos económicos,
da Madeira, e porto de entrada deste produto.§
ANÓNIMO, 1750 – An Historical Account of the discovery of the island of Madeira, Abridged from the
Portugueze Original. To which is added, An Account to the present State of the Island, in a a Letter to a
Friend, Londres, J. Payne e J. Bouquet, Pater Noster Row
ANÓNIMO, 1801 – A Guide to Madeira: containing a short account of Funchall, with instructions to such
as repair to that island for health, Londres, T. N. Longman and O. Rees, Paternoster-Row
ANÓNIMO, 1821 – A History of Madeira. A Series of Twenty-seven coloured Engravings, illustrative of the
Costumes, Manners, and Occupations of the Inhabitants of that Island, Londres, R. Ackermann
Arquivo Histórico Ultramarino, Madeira e Porto Santo, cx. n.º 2, doc. 296; cx. n.º 5, doc. 977; cx. n.º 5,
doc. 995
Arquivo Regional da Madeira, Câmara Municipal do Funchal, Lvs. 1239 – Medições do Sal e 1238 – Me-
dição do Sal
COSTA, José Pereira da, 1987 – Livro das Ilhas, Secretaria Regional da Educação e Cultura – Região Au-
tónoma dos Açores; Secretaria Regional do Turismo e Cultura – Região Autónoma da Madeira
COSTA, José Pereira da, 1995 – Vereações da Câmara Municipal do Funchal. Século XV, Funchal, Cen-
tro de Estudos de História do Atlântico
COSTA, José Pereira da, 1998 – Vereações da Câmara Municipal do Funchal na primeira metade do Sé-
culo XVI e Apenso Vereações da Câmara de Santa Cruz. 1515-1516, Funchal, Centro de Estudos de His-
tória do Atlântico
MELO, Luís Francisco de Sousa, 1972 – «Tombo Iº do Registo Geral da Câmara do Funchal», in Arquivo
24 O mesmo autor refere que era usual a população do Porto Santo, onde havia alguma abundância de
sal extraído de poças e salinas, salgar peixe e trocá-lo por géneros que iam da Madeira, em especial le-
nha (RIBEIRO, 2001: 124, 125).
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 229
Estudos:
AMORIM, Inês, 2005 – «Os inquéritos sobre o sal português nos séculos XVIII a XX» in I Seminário In-
ternacional sobre o sal português, Instituto de História Moderna da Universidade do Porto, pp. 111-125
BRAUDEL, Fernand, s.d. – Civilização material, Economia e Capitalismo, Séculos XV-XVIII, Tomo 1: As
Estruturas do Quotidiano: o Possível e o Impossível, Lisboa, Teorema
COSME, João dos Santos Ramalho, 1993 – «Subsídios para a História do Movimento Comercial do Por-
to do Funchal (1675-1688)», in Actas do III Colóquio Internacional de História da Madeira, Funchal, Cen-
tro de Estudos de História do Atlântico, pp. 383-388
GOMES, Eduarda Maria de Sousa, 1995 – O Convento da Encarnação do Funchal. Subsídios para a sua
História (1660-1777), Funchal, Centro de Estudos de História do Atlântico
GONÇALVES, Iria, s.d. – «Sal», in Joel Serrão (dir.) – Dicionário de História de Portugal, Vol. V, Porto, Li-
vraria Figueirinhas, pp. 416-419
LEITE, José Guilherme Reis, 2005 – «A Administração: As Estruturas e as Instituições», in Joel Serrão e A.
H. de Oliveira Marques (dir.), Nova História da Expansão Portuguesa, Vol. III – Tomo 1, Artur Teodoro de
Matos (coord.), A Colonização Atlântica, Lisboa, Editorial Estampa
MENESES, Avelino de Freitas de, 2005 – «A Economia e as Finanças», in Joel Serrão e A. H. de Oliveira
Marques (dir.), Nova História da Expansão Portuguesa, Vol. III – Tomo 1, Artur Teodoro de Matos (coord.),
A Colonização Atlântica, Lisboa, Editorial Estampa
MENESES, Avelino de Freitas de, 2001 – «A Circulação», in Joel Serrão e A. H. de Oliveira Marques (dir.),
Nova História de Portugal, Vol. VII, Avelino de Freitas de Meneses (coord.), Portugal, da Paz da Restaura-
ção ao Ouro do Brasil, Lisboa, Editorial Presença
MIGUEL, Carlos Montenegro, 1954 – «A Ilha da Madeira e o Comércio do Sal», in Das Artes e da Histó-
ria da Madeira, n.º 17, pp. 18-20
PACHECO, Dinis Gouveia, 2002 – «O Município do Funchal (1725-1734). Aspectos da Administração,
da Economia e do Quotidiano», in Islenha, n.º 31, Jul.-Dez., pp. 55-130
PEREIRA, António dos Santos, 1987 – A Ilha de S. Jorge (Séculos XV-XVII). Contribuição para o seu Estu-
do, Ponta Delgada, Universidade dos Açores – Departamento de História, Filosofia e Ciências Sociais
RAU, Virgínia, 1984 – Estudos sobre a História do Sal Português, Lisboa, Editorial Presença
RIBEIRO, Adriano, 1992 – «A indústria de conserva de peixe na Madeira», in Islenha, n.º 11, Jul.-Dez.,
pp. 59-70
RIBEIRO, João Adriano, 2001 – Machico – Subsídios para a História do seu Concelho, Machico, Câmara
Municipal de Machico
RIBEIRO, Jorge Martins, 2005 – «Sal português para as Américas: exportações para os Estados Unidos nos
finais do século XVIII e inícios do século XIX», in I Seminário Internacional sobre o sal português, Insti-
tuto de História Moderna da Universidade do Porto, pp. 311-326
SARMENTO, Tenente-coronel Alberto Artur, 1953 – Freguesias da Madeira, 2.ª Edição, Funchal, Edição
da Junta Geral do Distrito Autónomo do Funchal
SILVA, Padre Fernando Augusto, MENESES, Carlos Azevedo de, 1998 – Elucidário Madeirense, vol. III, ed.
fac-símile da edição de 1940-1946, Funchal, Secretaria Regional de Turismo e Cultura – Direcção Regional
dos Assuntos Culturais
SILVA, José Manuel Azevedo e, 1995 – A Madeira e a Construção do Mundo Atlântico (Séculos XV-XVII),
230 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
De qualquer modo, vários autores e historiadores dos séculos XVIII, XIX e XX são
unânimes em exaltar a excelência do sal português, sendo a sua qualidade consi-
derada superior ao produzido em França e na Espanha, até porque, de acordo com
Virgínia Rau, era o “mais adequado para os processos usados pelos neerlandeses e
outros povos do Norte”4. Aliás, segundo Inês Amorim “o sal atlântico aumentou o seu
posicionamento nos caminhos do mar, desde que o clima europeu atingiu um cer-
to arrefecimento, na baixa Idade Média, e as marinhas, mais setentrionais, deram lu-
gar às marinhas francesas e às do sudoeste da Península Ibérica.”5. Aliás, em 1848,
na Câmara dos Pares do Reino afirmava-se que o sal em Portugal se formava quase
espontaneamente, cabendo ao legislador tornar a sua produção mais lucrativa6.
Socorrendo-nos, mais uma vez, dos trabalhos de Virgínia Rau, verificamos que
terá havido, no século XVIII, uma “viragem no comércio do sal português pelo que
respeita à posição relativa dos importadores”. Segundo esta historiadora “os holan-
deses perdem o seu predomínio de compradores, ou transportadores, a favor da Es-
candinávia (Suécia, Dinamarca e Noruega) no referente à rota do mar do Norte e do
Báltico”, surgindo novos compradores como a Rússia e a América do Norte. No fi-
nal de setecentos terá havido uma nova viragem neste comércio, sobretudo no do sal
de Setúbal, sendo agora os dinamarqueses e os norte-americanos os maiores clien-
tes deste produto7.
Em relação à documentação, por nós analisada, é curioso verificarmos que o sal
foi sendo incluído em diferentes classes pelas diferentes pautas alfandegárias. Em
1851 aparecia na classe 14 (produtos químicos e medicamentos compostos), após
1855 na 2ª. divisão da classe 16 (produtos químicos e medicinais), a partir de 1865
na classe 17 (produtos químicos) e a seguir a 1887 na classe VII (substâncias mine-
rais, vidro, cristal e produtos cerâmicos). Como vemos há uma certa indefinição em
classificar este mineral talvez porque, de acordo, com José Manuel Garcia:
“O cloreto de sódio possui uma imensa variedade de funções que vão desde a
condimentação das refeições até à conservação do peixe, da carne, das azeitonas,
etc., à preparação do queijo e das peles ou ainda servindo como supletivo na en-
gorda do gado e como complemento na farmacopeia.”8
Se analisarmos o quadro 2 (em anexo), aparecem representadas as quantidades
de sal exportado, por Portugal, na segunda metade de oitocentos. Até 1856 a unidade
de medida utilizada é a tradicional, o moio, entre 1861 e 1873 é o litro, unidade
igualmente utilizada no ano de 1878, nos restantes anos é usado o quilograma. Isto
dificulta singularmente a construção e análise do referido quadro, dado ser desejá-
vel reduzir tudo a quilogramas, de forma a termos uma ideia mais precisa do volu-
me deste tráfico. Os vários autores do século XIX são unânimes em considerar que
1 moio é equivalente a 15 fangas ou 60 alqueires. De acordo com António Lobo
Gyrão, na sua obra Memoria sobre os pesos e medidas de Portugal, publicada em
1833, 1 alqueire são 10,9739 litros, ou por aproximação grosseira 11 litros, o que
daria 660 litros por alqueire. Equivalência, esta, aceite pela maioria dos autores por-
tugueses, conforme refere o Prof. Jean Claude Hocquet, na sua obra Le sel et le pou-
voir9. Por seu turno, Luis Travassos Valdez na Noticia sobre os pesos e medidas de
Portugal e suas possessões ultramarinas e do Brasil, comparando com os antigos
systemas com o novo systema metrico decimal10, datada de 1856, afirmava que cada
6 Câmara dos Pares do Reino, sessão nº. 265, datada de 2 de Março de 1848, p. 320.
7 RAU, Virginia – Rumos e vicissitudes no comércio do sal português nos séculos XIV a XVIII. In “RAU,
Virginia – Estudos sobre a história do sal português”. Lisboa: Editorial Presença, 1984, pp. 290, 292.
8 GARCIA, José Manuel – Apresentação incluída no livro de RAU, Virginia – Estudos sobre a história do
sal português. Lisboa: Editorial Presença, 1984, p. 9.
9 GYRÃO, Antonio Lobo de Barbosa Ferreira Teixeira – Memoria sobre os pesos e medidas de Portugal,
sua origem, antiguidade, denominação, e mudanças, que tem sofrido até nossos dias, e mudanças, que
tem sofrido até nossos dias, bem como sobre a reforma que devem ter acompanhada de varias tabellas
de reducção, ou comparação de todas as medidas e pesos do mundo conhecido, antigas e modernas, com
as actuais de Lisboa. Para uso do commercio e boa intelligencia dos historiadores e geografos antigos e
modernos. Lisboa: Imprensa Nacional, 1833, p. 43; HOCQUET, Jean – Le sel et le pouvoir de l’an mil à
la Révolution Française, 1989, p. 479.
10 VALDEZ, Luis Travassos - Noticia sobre os pesos e medidas de Portugal e suas possessões ultramarinas
e do Brasil, comparando com os antigos systemas com o novo systema metrico decimal. Lisboa: Impren-
sa Nacional, 1856, p. 11. (Agradecemos esta informação à Profª. Inês Amorim).
234 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
moio era equivalente a 992 litros e 56 centilitros. Por outro lado, Carlos Augusto Pin-
to Ferreira, na sua obra Engenharia de Algibeira, dada à estampa em 1869, escreve
que um moio é igual a 8,28 hectolitros, ou seja 828 litros11. Estes dados, são, no en-
tanto, de carácter geral e não especificamente do sal e, como se sabe, as medidas uti-
lizadas para este mineral, bem como as suas conversões ao sistema métrico, varia-
vam de local para local. As medidas são diferentes, até entre locais tão próximos
como Aveiro, Ovar e Ílhavo.
Neste, como noutros domínios subsiste sempre uma dúvida, dada a diversidade
de medidas, qual a utilizada pelos serviços centrais do estado responsáveis pelas es-
tatísticas, neste caso, a Direcção Geral das Alfândegas. Será que utilizavam as me-
didas de Lisboa para o sal? Será que reduziam correctamente os dados provenientes
das outras localidades do país? Apenas estudos mais aturados e pormenorizados nos
arquivos dos organismos estatais poderão dar uma resposta a estas interrogações. No
entanto, pelo que nos foi dado ver, não parece ter havido muito cuidado no trata-
mento dos dados. Assim, conforme dissemos, atrás, entre 1861 e 1873, a unidade uti-
lizada é o litro. Porém, quando nas estatísticas de 1885 aparecem publicados qua-
dros resumo, com dados, a partir de 1871, a Direcção Geral dos Impostos conside-
ra que 1 litro de sal é igual a 1 quilograma do mesmo produto, o que é manifesta-
mente errado, pois para fazer uma tal equivalência é necessário ter em conta a den-
sidade do referido mineral, a qual, ainda para mas varia, conforme o sal é grosso ou
refinado.
No entanto, na sessão da Câmara dos Pares do Reino de 25 de Maio de 1882, o
Presidente do Conselho e Ministro da Fazenda, António Maria Fontes Pereira de
Melo, ao fazer o cálculo do imposto que se podia obter com a comercialização do
sal, afirmava que um moio era igual a 810 quilogramas12. Igualmente, nessa mesma
sessão, o Par do Reino Henrique de Macedo afirmava que cada moio de sal tinha 810
litros, “número redondo 800 litros”13. Já na sessão da Câmara dos Senhores Depu-
tados, do dia 26 de Maio de 1885, o Ministro da Fazenda Hintze Ribeiro em resposta
aos deputados Eduardo José Coelho e Consiglieri Pedroso, acerca do imposto a lan-
çar sobre o sal, calculava um moio igual a 834 litros ou seja aproximadamente 800
quilogramas e, com base nestas equivalências, precisava a verba que o estado po-
dia arrecadar com a comercialização deste produto. Dada a disparidade de medidas
e equivalências atrás referida, achámos ser este um bom ponto de partida para a con-
versão de moios e litros em quilogramas14.
Além disto, em termos de pormenor, as estatísticas variam muito. Se, entre 1848
e 1865 o pormenor chega ao ponto de nos ser fornecida a quantidade de sal expor-
tada por portos., a partir deste último ano (1865) tal pormenorização é deixada de
lado, indicando-se apenas o país de destino, não se podendo, assim, determinar qual
a quantidade que cabia às metrópoles ou às colónias. Por outro lado, as exportações
para as colónias portuguesas da África e da Ásia também aparecem nas estatísticas
do comércio externo.
Dadas as dificuldades acima aduzidas, construímos o quadro 2 (em anexo) no
qual mantivemos as unidades utilizadas nos documentos e calculámos as percenta-
gens de sal relativamente ao total exportado anualmente, para cada um dos países
compradores deste produto. Por seu lado, o quadro 3 (em anexo) foi organizado
usando as equivalências mencionadas pelo Ministro da Fazenda Hintze Ribeiro, atrás
referidas, pois podemos pensar serem estas as utilizadas pelas Direcção Geral das Al-
fândegas. O quadro 4 (em anexo) mostra-nos a quantias obtidas pela venda deste mi-
neral às nações estrangeiras e colónias portuguesas.
450.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
400.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
350.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
300.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
250.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
200.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
150.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
100.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
50.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1848
1851
1855
1856
1861
1865
1866
1867
1868
1869
1870
1871
1872
1873
1874
1875
1876
1877
1878
1879
1880
1881
1882
1883
1884
1885
1886
1887
1888
1889
1890
Gráfico A
Fonte: Quadro 3 (em anexo)
15 Acta da Câmara dos Pares do Reino nº. 71, datada de 16 de Junho de 1885, pp. 551-552.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 237
cos, só se usa o de Portugal para alguns generos, sendo mais forte do que este
paiz produz.”
Já no relativo à Dinamarca, o referido deputado afirmava que o relatório do côn-
sul geral de Portugal nesse país, datado de 1 de Maio de 1881, considerava ter a im-
portação deste mineral diminuído. Apontava como causas disto, o facto do gado ter
passado a ser exportado vivo, o aumento do preço do sal de Setúbal, o qual subira
cerca de 33% no decurso do primeiro trimestre de 1881, e a utilização de produtos
químicos para a salga16.
Será, ainda, de referir os dados utilizados no Parlamento quando discutiam o pro-
blema do sal. Assim, as quantidades apresentadas na sessão nº. 37 da Câmara dos
Senhores Deputados, de 29 de Fevereiro de 1884, não são coincidentes com as das
estatísticas oficiais. De facto o ministro da Fazenda, Hintze Ribeiro, afirma o seguinte:
“Os documentos nº. 21 e 22 mostram, que ao passo que a exportação dos sal,
accusada pelas nossas alfandegas, se limitou em 1882 a 139.324.455 litros
(133.645 toneladas), subiu em 1883 a 225.619.227 litros (216.4212 toneladas);
o aumento de um anno para outro foi de 86.289.772 litros (82.772 toneladas).
Este augmento de certo em grande parte se explica por existir nos depositos
muito sal que para subtrahir ao imposto sobre o consumo no paiz só destinou
á exportação, determinando assim um movimento anormal; illusoria seria,
pois, a esperança de que com o imposto de um quarto de real se podesse ob-
ter uma receita de 56.404$866 réis; dada a exportação de 1882 o producto
deste imposto seria de 28.816$216; a prospectiva de tão escasso rendimento
não convida ao lançamento do tributo”17.
O autor da já citada publicação da Comissão Reguladora dos Produtos Quími-
cos e Farmacêuticos referia que, em 1874, Portugal era, ainda, o terceiro produtor de
sal, com uma safra de 700.000 toneladas e uma importante exportação. De facto,
neste ano, o país exportou cerca de 423.040 toneladas, que parece ser o volume mais
elevado do período analisado, pois em 1875 desce para 257.503,178 toneladas.
Aliás, de acordo com a referida comissão, teria sido a I Guerra Mundial, a respon-
sável pelo declínio deste “importante sector do nosso comércio externo”18. No en-
tanto, já na Acta da Câmara dos Deputados do dia 13 de Abril de 1850, se discutia
um relatório oficial no qual se afirmava ter havido uma diminuição da produção de
sal de 1848 para 1849 de cerca de mais de 80.000 moios (6.400 toneladas), criti-
cando-se o governo por explicar este fenómeno por causas atmosféricas19.
É interessante referir o facto das estatísticas quase não referirem a exportação de
sal de Cabo Verde e em alguns anos o arquipélago cabo-verdiano até ter recebido
sal metropolitano. Por outro lado, não deixa de ser curioso que incluam as colónias
portuguesas da África e na Ásia nos mesmos quadros dos países estrangeiros.
Apesar de Portugal ser um país produtor e exportador de sal, era também im-
portador deste mineral, conforme se pode ver pelos quadros 6 (em anexo) e 7 (em
anexo). No relativo às importações não se coloca o problema das unidades, pois nas
estatísticas oficiais aparece-nos sempre em quilogramas. Afigura-se-nos interessan-
te o facto de Portugal importar sal da Alemanha, Áustria, Bélgica, Brasil, Espanha, Es-
16 Acta da Câmara dos Senhores Deputados nº. 47, datada de 28 de Março de 1884, pp. 882-883.
17 Acta da Câmara dos Senhores Deputados nº. 37, datada de 29 de Fevereiro de 19884, p. 459.
18 COMISSÃO REGULADORA DOS PRODUTOS QUÍMICOS E FARMACÊUTICOS – Exportação de Sal.
Lisboa: Tipografia Portuguesa, 1959, p. 4.
19 Acta da Câmara dos Senhores Deputados nº. 72, datada de 13 de Abril de 1850, p. 161.
238 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
tados Unidos, França, Grã-Bretanha, Itália, Países Baixos, Suécia e das colónias por-
tuguesas da África. As quantidades são pouco significativas e, apesar da falta de da-
dos concretos, quer-nos parecer, nalguns casos, como o da Áustria, tratar-se de sal
mineral e noutros casos de sal reexportado por esses países. A nação que mais sal en-
viou para Portugal foi a Grã-Bretanha, sendo um dos seus principais portos impor-
tadores, o do Funchal. A Espanha, bem como os Estados Unidos também desempe-
nham um papel relevante neste escambo e a França passa a ter alguma importância,
se bem que residual, a partir de 1881. Por outro lado, é de notar que com excepção
de 1848, 1855, 1856, 1868, 1875, 1882 e de 1855 a 1890, o sal importado esteve
isento do pagamento de direitos alfandegários e, mesmo assim, nos outros anos, nem
toda a quantidade importada esteve sujeita ao pagamento de imposto.
A este respeito o Par do Reino Vaz Preto na sessão nº. 67 de 24 de Maio de 1882
afirmava.
“Se se tratasse, por exemplo, de propor um imposto Sobre a exportação, era ne-
cessario saber a quantidade de sal que se exportava; se se tratasse de lançar um
imposto sobre a importação era necessario tambem saber qual era a importa-
ção do sal; ainda que a importação d’este genero póde dizer-se não existe, se
algum vem é de Hespanha, mas é em quantidade insignificante. Esses dados,
porém, acham-se nas estatisticas commerciaes, e se a camara as quizer ver, eu
as mandarei immediatamente copiar, se bem que existam publicados nas es-
tatisticas commerciaes.”20
Embora com carácter ainda mais residual, as estatísticas oficiais portuguesas re-
ferem a reexportação de sal e o que passava através do território português em trân-
sito ou baldeação, conforme se pode ver pelos quadros 7 e 8.
Quadro 8
Anos . . . . . . . . . . . . . . .Brasil . . . . . . . . . . . . . . . . . Grã-Bretanha . . . . . . . . . . . . . . Estados Unidos . . . . .
. . . . . . . .Quant. . . . .Valor . .Direitos . . .Quant. . . . .Valor . .Direitos . . .Quant. . . . .Valor . .Direitos
1869 . . . . . .7.024 . . .11,000 . . . . .0,11 . . . . . .4* . . . .0,10* ........ ........ ........ ........
1870 . . . . . . . .55 . . .20,000 . . . . .0,20 . . . . . .80 . . . . .1,00 . . . . .0,01 . . . . . . . . ........ ........
1877 .......... ........ ........ .40286** .441,00*+ . . .6,61** . . . . . . . . ........ ........
1887 .......... ........ ........ ........ ........ . . . . . . . . 220000*** . . .652*** ........
1888 .......... ........ ........ ........ ........ . . . . . . . . 260000*** .1.620*** ........
Quantidade - unidade: Kg; Valor - unidade: real
20 Acta da Câmara dos Pares do Reino nº. 67, datada de 24 de Maio de 1882, p. 695.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 239
Em 1887, 1888 e 1889 parte do sal que aparece na rubrica Espanha era espanhol,
apenas utilizando o território português como ponto de passagem e a outra parte era
proveniente da Grã-Bretanha. Os dados relativos à Alemanha para 1889 referem-se
a sal de proveniência espanhola.
***
Como acabámos de ver o sal era um produto importante para a economia por-
tuguesa, embora não atingisse nem os valores, nem o volume do vinho. O facto de
a sua exportação e dos direitos que daí podiam advir para o estado serem importantes
levou a que fosse objecto de discussões nas sessões parlamentares. Tanto Deputados,
como Pares do Reino preocupavam-se com a diminuição das importações, apon-
tando como causas deste fenómeno entre outras, o aumento do preço e a utilização
de produtos químicos para a salga, o que tornava as circunstâncias muito diferentes
das de 1821, em que era amplamente utilizado para salgar manteiga na Irlanda e car-
ne em Hamburgo21. A tudo isto, temos de somar o facto de ser o ganha-pão de mui-
tas famílias, principalmente nas regiões de Setúbal e de Aveiro, pelo que o lança-
mento de impostos sobre este mineral vai ser alvo de acaloradas discussões nas duas
Câmaras do Parlamento Português na segunda metade da centúria de oitocentos.
Aliás, de acordo com Pierre Laszlo “como em qualquer espaço, a história do sal é
para Portugal uma história de poder, de lutas de poder e de rivalidades pelo contro-
le de tributação desta riqueza”22.§
21 Acta da Câmara dos Senhores Deputados nº. 47, datada de 28 de Março de 1884, pp. 882.
22 LASZLO, Pierre, ob. cit., p. II
Anos . . . . . . Alemanha . . . . . % . . Argentina . . . . . % . . . . Áustria . . . . . % . . . . . . . . Bélgica . . . . . % . . . . . . . . . . Brasil . . . . . % . . . . . . . . . . Chile . . . . . %
240
* Neste ano o total não corresponde à soma das parcelas, dado não possuirmos dados para todos os países
** Dados e totais parcelares. Deste modo, não achámos legítimo calcular aqui as percentagens
*** Nestes anos apenas nos é indicado o volume total do sal exportado para o estrangeio e colónias portuguesas
1848-1856: unidade - moios · 1861-1873: unidade - litros · 1874-1877: unidade - kg · 1878: unidade: litros · 1879-1890: unidade: kg
* Neste ano o total não corresponde à soma das parcelas, dado não possuirmos dados para todos os países
** Dados parcelares, não foi possível determinar o total exportado
*** Nestes anos apenas nos é indicado o volume total do sal exportado para o estrangeio e colónias portuguesas
unidade - tonelada métrica
Fonte: [Estatísticas do Comércio Externo Português].Lisboa: Imprensa Nacional, 1855-1891
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Anos . . . . . .Alemanha . . . . . .% . . .Argentina . . . . . .% . . . . .Áustria . . . . . .% . . . . . . . . .Bélgica . . . . . .% . . . . . . . . . . .Brasil . . . . . .% . . . . . . . . . . .Chile . . . . . .%
1.848 . . . . . . . . .9.532 . . . . . .4 . . . . . .2.324 . . . . . .1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1.988 . . . . . .1 . . . . . . . . .22.503 . . . . .10 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.851 . . . . . . . . .7.862 . . . . . .4 . . . . . .3.209 . . . . . .2 . . . . . .9.532 . . . . . .5 . . . . . . . . . .2.739 . . . . . .2 . . . . . . . . .37.721 . . . . .21 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.854 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.855 . . . . . . . .30.602 . . . . . .8 . . . . . .3.289 . . . . . .1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10.615 . . . . . .3 . . . . . . . . .87.944 . . . . .22 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.856 . . . . . . . . .9.658 . . . . . .3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6.584 . . . . . .2 . . . . . . . . .69.124 . . . . .19 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.861 . . . . . . . . .6.613 . . . . . .2 . . . . . .2.470 . . . . . .1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8.383 . . . . . .3 . . . . . . . . .76.423 . . . . .23 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.865 . . . . . . . . .7.265 . . . . . .3 . . . . . .7.549 . . . . . .0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .364 . . . . . .0 . . . . . . . . .57.999 . . . . .27 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.866 . . . . . . . . .4.297 . . . . . .2 . . . . . .4.297 . . . . . .2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2.104 . . . . . .1 . . . . . . . . .39.119 . . . . .18 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.867 . . . . . . . . .3.908 . . . . . .1 . . . . . .3.440 . . . . . .1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2.690 . . . . . .1 . . . . . . . . .56.181 . . . . .18 . . . . . . . . . . .695 . . . . . .0
1.868 . . . . . . . . .3.080 . . . . . .1 . . . . . . .901 . . . . . .0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .703 . . . . . .0 . . . . . . . . .49.447 . . . . .16 . . . . . . . . . . .713 . . . . . .0
1.869 . . . . . . . . . .280 . . . . . .0 . . . . . . .120 . . . . . .0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2.621 . . . . . .1 . . . . . . . . .52.040 . . . . .19 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.870 . . . . . . . . .2.232 . . . . . .1 . . . . . .1.486 . . . . . .1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2.477 . . . . . .1 . . . . . . . . .38.369 . . . . .14 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.871 . . . . . . . . .1.288 . . . . . .1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2.814 . . . . . .1 . . . . . . . . .36.093 . . . . .16 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.872 . . . . . . . . .3.551 . . . . . .1 . . . . . . .570 . . . . . .0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1.206 . . . . . .1 . . . . . . . . .34.901 . . . . .15 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.873 . . . . . . . . .2.412 . . . . . .1 . . . . . .2.036 . . . . . .1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1.673 . . . . . .0 . . . . . . . . .47.306 . . . . .13 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.874 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .52.000 . . . . . .9 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.875 . . . . . . . .34.088 . . . . .12 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .61.597 . . . . .22 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
QUADRO 4 Valor das exportações de sal
* Nestes anos o total não corresponde à soma das parcelas, dado não possuirmos dados para todos os países
** Nestes anos apenas nos é indicado o valor total do sal exportado para o estrangeio e colónias portuguesas
unidade: real
Fonte: [Estatísticas do Comércio Externo Português].Lisboa: Imprensa Nacional, 1855-1891
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Anos . . . . . .Alemanha . . . . . . . . . .% . . . . .Áustria . . . . . . . . . .% . . . . .Bélgica . . . . . . . . . .% . . . . . . .Brasil . . . . . . . . . .% . . . .Espanha . . . . . . . . . .% . . . . . .E.U.A. . . . . . . . . . .%
1.848 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.855 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.856 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.861 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.865 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .144 . . . . . . . . .5
1.866 . . . . . . . . . . .40 . . . . . . . . .1 . . . . . . . .16 . . . . . . . . .0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6 . . . . . . . . .0
1.867 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .935 . . . . . . . .15 . . . . . . .525 . . . . . . . . .8 . . . . . . . .57 . . . . . . . . .1
1.868 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .15 . . . . . . . . .0
1.869 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .26 . . . . . . . . .0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.870 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2 . . . . . . . . .0
1.871 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.872 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .112.674 . . . . . . . .86 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
QUADRO 6 - Importação de sal
1.873 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .107 . . . . . . . . .1
1.874 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.875 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2.350 . . . . . . . . .8 . . . . . . .457 . . . . . . . . .2
1.876 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2.040 . . . . . . . .12
1.877 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .482.261 . . . . . . . .76 . . . . . .2.096 . . . . . . . . .0
1.878 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .216.945 . . . . . . . .88 . . . . . .1.650 . . . . . . . . .1
1.879 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.880 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .40 . . . . . . . . .4 . . . . . . . .77 . . . . . . . . .8 . . . . . . .660 . . . . . . . .64
1.881 . . . . . . . . . .474 . . . . . . . .92 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1 . . . . . . . . .0
1.882 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .622 . . . . . . . .31 . . . . . . . . .6 . . . . . . . . .0
1.883 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.884 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.885 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .756 . . . . . . . .93 . . . . . . . . .2 . . . . . . . . .0
1.886 . . . . . . . . . . .12 . . . . . . . . .0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .356 . . . . . . . . .1 . . . . . .2.695 . . . . . . . . .5
1.887 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .905 . . . . . . . . .1 . . . . . .3.055 . . . . . . . . .5
1.888 . . . . . . . . . . .22 . . . . . . . . .0 . . . . . . .103 . . . . . . . . .0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1.123 . . . . . . . . .1 . . . . . .4.172 . . . . . . . . .3
1.889 . . . . . . . . . .159 . . . . . . . . .0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .65.042 . . . . . . . .37 . . . . . .2.645 . . . . . . . . .2
1.890 . . . . . . . . . .177 . . . . . . . . .0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .482 . . . . . . . . .0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .843 . . . . . . . . .0 . . . . . .3.023 . . . . . . . . .2
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS
251
Anos . . . . . . . . .França . . . . . . . . . .% . . .Grã-Bret. . . . . . . . . . .% . . . . . . .Itália . . . . . . . . . .% . .Países Bxs. . . . . . . . . . .% . . . . . .Suécia . . . . . . . . . .%Desconhecida . . . . . . . . .%
252
1.871 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .11.116
1.872 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .131.185
1.873 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .11.638
1.874 ...................................
1.875 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .28.619
1.876 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .17.473
1.877 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .630.700
1.878 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .245.476
1.879 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1.030
1.880 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1.030
1.881 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .515
1.882 . . . . . . . . . . .86 . . . . . . . . .4 . . . . . .1.983
1.883 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .813
1.884 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50.238
1.885 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .813
1.886 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50.238
1.887 . . . . . . . . . . .72 . . . . . . . . .0 . . . . .67.354
1.888 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .132.744
1.889 . . . . . . . . . .617 . . . . . . . . .0 . . . .175.111
1.890 . . . . . . . . . . .62 . . . . . . . . .0 . . . .195.963
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS
unidade: kg
Fonte: [Estatísticas do Comércio Externo Português].Lisboa: Imprensa Nacional, 1855-1891
253
Anos . . . . . .Alemanha . . . . .Áustria . . . . .Bélgica . . . . . . .Brasil . . . .Espanha . . . . . .E.U.A. . . . . . .França
254
1.848 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.855 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.856 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.861 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.865 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5 . . . . . . . . .1
1.866 . . . . . . . . . . . .1 . . . . . . . . .1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .0 . . . . . . . . . .
1.867 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9 . . . . . . . . .7 . . . . . . . . .5 . . . . . . . . . .
1.868 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1 . . . . . . . . . .
1.869 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.870 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1 . . . . . . . . . .
1.871 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.872 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .396 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.873 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3 . . . . . . . . . .
1.874 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.875 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .150 . . . . . . . .16 . . . . . . . . . .
1.876 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .59 . . . . . . . . . .
QUADRO 7 - Valor da importação de sal
unidade: real
Fonte: [Estatísticas do Comércio Externo Português].Lisboa: Imprensa Nacional, 1855-1891
255
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 257
Nicole Devy-Vareta1
1 Maître de Conférence, Département de Géographie, Faculté des Lettres de Porto, membre du Projet
POCI/HAR/56381/2004/PPCDT/HAR/56381/2004-”SAL(H)INA História do Sal - natureza e meio ambiente
- séculos XV a XIX”
258 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Avant d’examiner l’essentiel de l’ouvrage sur les salines, penchons nous d’abord
sur l’auteur, qui illustre le monde scientifique, technique et culturel du Portugal pen-
dant le XIXe siècle. Un siècle perturbé jusque dans les années 1850 par les guerres
libérales et le progressif démembrement de l’Ancien Régime. Les premières réformes
sont alors promulguées, par exemple la vente des biens nationaux, la nouvelle car-
te de l’administration du territoire ou de l’enseignement. Mais la majorité des déci-
sions de modernisation économique et sociale sont l’apanage de la seconde moitié
du siècle.
Adolfo Ferreira de Loureiro (1836-1911) est un ingénieur militaire, qui obtient
d’abord sa licence de mathématiques à l’Université de Coimbra (1856), avant d’in-
tégrer l’École Militaire de Lisbonne (Escola do Exército, fondée en 1837). Officier en
1858, il devient aussi ingénieur en 1859 (Silva, 1911). Il a en fait suivi la filière la plus
classique, à une époque où la plupart des ingénieurs sont encore des militaires. Les
premières écoles civiles d’ingénieurs ont vu le jour en 1852, lorsque le nouveau con-
texte politique et institutionnel de la «Régénération» (1851) entreprend de profondes
réformes dans l’enseignement supérieur (Rodrigues, 1999). C’est le temps de la re-
cherche d’une alliance plus étroite entre “progrés”, “science” et “instruction” qui se
manifeste alors au Portugal, comme dans d’autres pays de l’Europe occidentale. La
formation et la vie professionnelle de Adolfo Loureiro se déroule donc dans une pé-
riode de transition, où les institutions héritées de l’Ancien Régime côtoient les orga-
nismes des temps nouveaux. Cette transition est fort longue pour les ingénieurs, car
ce n’est que dans les dernières années du XIXe siècle que les civils l’emporteront sur
les militaires (Rodrigues, 1999).
Ces quelques lignes permettent de contextualiser le fait que Adolfo Loureiro est
encore héritier du temps des Lumières, et de ce fait membre de plusieurs sociétés lit-
téraires et scientifiques. Du début à la fin de sa vie, il a énormément écrit. D’abord
comme homme de lettres pendant sa jeunesse. Puis en tant que rédacteur de rapports
officiels et de mémoires, pendant toute son activité professionnelle. Il a en effet di-
rigé de nombreux chantiers du Ministère des Travaux Publics, une institution clef de
la politique économique de la «Régénération» (Silva, 1911). Signalons en particulier
ses fonctions dans la régularisation de fleuves et rivières du Centre litoral (Mondego,
Vouga et Liz), ou encore les travaux dans les ports de Figueira da Foz, et Leixões au
nord de Porto. Dans son œuvre sur les ports maritimes du Portugal (1903-1907),
Adolfo Loureiro associe donc l’érudition de l’homme de lettres aux compétences de
l’ingénieur, qui a participé dans de nombreuses commissions d’études pour l’amé-
lioration des ports et des barres sur la côte ouest de l’Atlantique.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 259
2 Voir, par exemple, Dias et alii, 1997 et les communications de Araujo et Granja intégrant, entre autres,
O litoral…, 2002 et European Seaport…, 2007.
260 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
3 Dans son rapport de 1859, Silvério Silva mentionne que l’ouverture de la « barreta de Vagueira, à 9 kms
au S. de la nouvelle barre » a eu lieu en 1839 (p. 38). Cette distance correspond à un endroit, juste au sud
de Vagueira, où le cordon se rétrécit et où se maintient de nos jours la menace d’une rupture. Un rapport
antérieur, élaboré par João Luis Lopes en 1843, indique la date de 1837, précisant que le local de l’ou-
verture, qui a provoqué la destruction d’une digue, se trouve à une lieue de la barre, donc à mi-chemin
de Vagueira. « C’est au sujet de cette barreta, ou d’une autre du même genre, que l’administration de Avei-
ro a demandé en 1844 la formation d’une commission d’ingénieurs… (p.38). On peut lancer l’hypothè-
se de deux ruptures de la flèche sableuse au sud de la barre, en 1837 et 1839, à quelques kilomètres de
distance.
4 La construction était basée sur la technique du fascinage ou gabionnage et pose de piquets, utilisée en-
core de nos jours par les écoles d’ingénierie verte. Pour la jetée Sud qui se détériore, A. Loureiro propo-
se l’utilisation de blocs de granite et de béton (p. 69-71).
5 L’arrêt des travaux provoque la fermeture presque complète de la barre en 1908, par une flèche N-S qui
s’est rompue l’année suivante (A. Nobre, 1912).
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 261
l’auteur insiste sur le fait que le futur de la barre, et donc le futur des activités loca-
les – salines, agriculture et navigation -, reposent sur la résolution définitive de la cir-
culation hydraulique.
L’auteur fait aussi mention de la mobilité des sables et du reboisement qui, dès
le XVIIIe siècle, est une préoccupation dominante dés le XVIIIe sur toute la côte Ouest
du pays. Les champs de dunes avançent sur les parcelles cultivées, ou viennent ag-
graver la déposition de sédiments dans les bras des rias de Mira et S. Jacinto. Les du-
nes représentent alors de vastes espaces nuisibles, qui atteigent 1 a 4 km de largeur
entre Ovar e Vagos. En 1802, une loi pionnière du reboisement des dunes promul-
guée sous l’influence de José Bonifácio de Andrada e Silva était restée sans effet dans
la région6. Le « Mémoire sur le Reboisement du Pays » de 1868 (Relatório acerca da
Arborização…) contient des extraits du rapport des ingénieurs Silvério Silva, Reis et
Resende Junior sur les dunes de Mira a Ovar (p. 56-62). Ils défendent tous le reboi-
sement des cordons côtiers pour bloquer l’ensablement de la lagune et des terres agri-
coles de la Gafanha. Mais l’entreprise ne commencera qu’à la fin du siècle, sous l’é-
gide des Services Forestiers créés en 1886; les travaux débutent en 1888 dans les sec-
teurs de S. Jacinto, Costa Nova et le Nord de la Gafanha. L’ « Inventaire des Dunes
littorales » (Reconhecimento…) de 1896 réalisé à l’échelle nationale sera le pas vrai-
ment décisif du reboisement du cordon dunaire de S. Jacinto, qui se poursuivra jus-
qu’en 19317.
• malgré les vicissitudes du flux e reflux maritime de la barre, les salines n’en de-
meurent pas moins à l’œuvre : A. Loureiro avance le chiffre de 300 hectares de
salines au début du XXe. Les chiffres disponibles sont néanmoins hétérogènes
et invitent, pour l’instant, à la prudence, si l’on cherche à reconstituer l’évolu-
tion de l’activité salicole8. Malgré tout, l’hypothèse d’une revalorisation d’un
nombre indéterminé de salines, abandonnées avant 1808 et réactivées pendant
la seconde moitié du XIXe, au moment du rebondissement de la salaison de la
morue, n’est pas à rejeter. Cette hypothèse serait confirmée par les 284 unités
recensées par le Questionnaire de 1869 (Anexo 1).
• À mesure que les travaux autour de la barre avancent, les conditions hydrau-
liques sont perturbées et la force des marées augmente9. En 1903, on observe
6 José Bonifácio de Andrada e Silva (1763-1838) naturaliste dans la tradition du Siècle des Lumières, avait
voyagé et étudié en Europe de 1790 a 1800. Il avait pris contact avec l’expérience française de reboise-
ment des Landes de Gascogne (1815).
7 Le secteur reboisé de S. Jacinto est intégré dans la Réserve Naturelle des Dunes de S. Jacinto depuis 1979.
8 I. Amorim, 2005. L’auteur y présente les sources primaires et secondaires du nombre de salines de la
Ria, du Moyen-Âge à 1956.
9 Contrairement aux marées, il existe peu de données sur l’évolution des conditions de salinité de la la-
gune à cette époque. « Nous ne connaissons aucune étude sur ce sujet dans le pays, que ce soit à l’échelle
nationale ou régionale », affirme-t-on dans un rapport de 1912 (A. Nobre, 1915, p. 11). Les ingénieurs
chargés du rapport ont fait des relevés de Mira à Povoa de Varzim, qui indiquent une salinité un peu in-
262 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
férieure à la moyenne de l’Atlantique. Selon S. Teixeira, il n’y a pas de données crédibles sur la salinité
de la Ria avant 1963 (1994, p. 76 et ss). L’auteur présente la variation de la salinité de plusieurs stations
en 1988-1989. Pour des données plus récentes (1996), voir par exemple le rapport de l’application du mo-
dèle Maretec (IST-Lisbonne) à la Ria.
10 Marais littoral ou d’embouchure, périodiquement inondés par les eaux salées et occupés par une vé-
gétation halophile.
Annexe 1
Amplitude des marées e nombre de salines dans la Ria de Aveiro, XIX-XXIe siècle
*V : Vives-eaux de M. Franzini. nómicas da Academia Real das Ciên- 3 L’unité de hauteur U indiquée sur la 4 AHMOP – DGCI, RE7 “Inquérito à
Unité de hauteur U : valeur moyen- cias, 1789-1815,Banco de Portugal, carte de 1865 est de 0,65 m, et Indústria do sal, 1869”.“Questionnai-
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS
ne de l’amplitude de la plus grande Lisboa, 1991 l’ « amplitude maximale de la marée re sur les salines”
marée, vers les vives-eaux d’équino- (pendant 6 ans )» est de 1,76 m. Les
2 C. Lacerda Lobo - Memória sobre o 5 João Maria Cardoso de Menezes –
xe. U est utilisée comme valeur valeurs U, VE et Amax sont dans le ta-
constante pour mesurer l’oscillation estado das pescarias na costa do Al- bleau des données extrapolées par Inquérito à Indústria do sal, IV volu-
des marées. garve no ano de 1790, in “Memórias l’intermédiaire d’une unité de correc- me: Salgado de Aveiro, Lisboa, Co-
Económicas da Academia Real das missão Reguladora dos Produtos Quí-
VE : amplitude de marées de vive- tion, de mode à harmoniser les diffé-
Ciências”, 1789-1815, v. 5 (1815), micos e Farmacêuticos, 195 (Enquête
eau moyenne. rentes méthodologies de calcul de U
Lisboa, 1991, pp. 69-102 sur l’industrie du sel)
Amax : amplitude de marée extraor- depuis le XIXe siècle (Teixeira, 1994,
dinaire de vive-eau d’équinoxe p. 41-42)
Références bibliographiques
AMORIM, Inês, 2001, Aveiro e os caminhos do sal (sécs. XV a XX), Câmara Municipal de Aveiro
AMORIM, Inês, 2005, Os inquéritos sobre o sal português nos séculos XVIII e XX, in I Seminário Inter-
nacional sobre o sal português, 2004 (Actas, coord. I. Amorim), IHM-Fac. Letras Porto, pp. 113-125.
DIAS, J.M.A; RODRIGUES, A; MAGALÃES, F, 1997, Evolução da linha de costa em Portugal desde o úl-
timo máximo glaciário até à actualidade: síntese dos conhecimentos, Estudos do Quaternário, 1, APEQ,
Lisboa, pp.53-66.
European Seaport Systems in the Early Modern Age – a comparative approach-Proceedings, Hisportos- Ins-
tituto de História Moderna, FLUP, Porto, 2007
LOUREIRO, A. Ferreira de, 1904, Porto de Aveiro, in Os Portos marítimos de Portugal e Ilhas adjacentes,
Imprensa Nacional, Lisboa, 1903-1907
Modèle Maretec (application à la Ria de Aveiro) http://www. maretec. mohid. com/ Estuarios/ MenusEs-
tuarios/ Descri%C3%A7%C3%A3o/ descricao_ RiaAveiro .htm
NEVES, Renato, 2005, Os salgados portugueses no século XX – que perspectivas para as salinas portu-
guesas no século XXI? , in I Seminário Internacional sobre o sal português, 2004 (Actas, coord. I. Amo-
rim), IHM-Fac. Letras Porto, pp. 127-134.
NOBRE, A. e outros, 1915, A Ria de Aveiro, relatório oficial do regulamento da Ria de 28 de Dezembro
de 1912, Imp. Nacional, Lisboa
O Litoral em perspectiva histórica, secs XVI-XVIII-Actas, Instituto de História Moderna, FLUP, Porto, 2002
Reconhecimento dos areaes do littoral, Portaria do 16 de Maio de 1896.
REIS, A. Maria, 1887, Costa Oeste de Portugal : plano hydrographico da barra e porto da ria de Aveiro,
levantado em 1865, 1.20.000, Dir.geral dos Trab. Geodésicos do Reino, Lisboa
Relatorio ácerca da arborisação geral do paiz..., elaborado por C. RIBEIRO e J. F. NERY DELGADO, Lis-
boa, Acad. Real das Ciências, 1868, 317 p., 1 mapa dos incultos, esc. 1:500 000.
RODRIGUES, M. L., 1999, Os engenheiros em Portugal, Celta, Oeiras
I Seminário Internacional sobre o sal português, 2004 (Actas, coord. I. Amorim), IHM-Fac. Letras Porto,
2005
SILVA, Inocêncio. F.; P. Brito Aranha, Diccionario Bibliographico Portuguez, vol. VIII (1867) e XX (1911),
Lisboa
SILVA, J. Bonifácio de Andrada e — Memoria sobre a necessidade e utilidades do plantio de novos bos-
ques em Portugal, Lisboa, Typo. da Acad. Real das Ciências, 1815, 187 p.; 2ª ed., Acad. de Ciências, Soc.
Ind. Gráfica, 1969, 171 p.
TEIXEIRA, Sebastião L. R. B., 1994, Dinâmica morfossedimentar da Ria de Aveiro (Portugal), Dissertação
de Doutoramento em Geologia do Ambiente, Universidade de Lisboa.
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 265
Resumo: A figuração das salinas nas cartas hidrográficas portuguesas do século XIX, sua
evolução e características, será analisada a partir do universo cartográfico existente no
arquivo de Porto de Aveiro. A apresentação do inventário desse conjunto documental
será enquadrada em projectos semelhantes que têm vindo a ser desenvolvidos, em di-
versos arquivos e bibliotecas em Portugal, nos últimos anos.
Com a abertura da barra na ria de Aveiro, em 1808, obra de engenharia que de-
finiu a localização actual da ligação permanente entre as águas da laguna do Vou-
ga e o mar, iniciou-se um conjunto de novas dinâmicas físicas e humanas que alte-
raram fortemente todo o espaço envolvente.
Com o objectivo de analisar a evolução da organização desse espaço e no âm-
bito das comemorações dos 200 anos da abertura da barra da Ria de Aveiro, a Ad-
ministração do Porto de Aveiro - APA, em parceria com a Faculdade de Letras da Uni-
versidade do Porto, iniciou um projecto de investigação cientifica tendo em vista a
inventariação do espólio documental antigo do seu Arquivo histórico1. Aí se encon-
tram documentos fundamentais que permitem a elaboração da história socio-eco-
nómica da região, a reconstituição das paisagens do half-delta de Aveiro e as cons-
tantes alterações resultantes da antropização desse território2.
Nesta breve nota, não se pretendem realizar tais abordagens, mas apenas dar a
conhecer o universo dos mapas existentes no Arquivo, com destaque para os tipos
de figuração e representação das salinas e do sal na cartografia antiga da Ria de Avei-
ro. Assim, começaremos por descrever o núcleo de mapas já inventariado, para em
seguida, com base em exemplos ordenados cronologicamente e que têm localiza-
das as salinas, identificarmos as formas a evolução das representação do sal nas ima-
gens cartográficas.
O universo cartográfico
3. Através das marcas de pertença presentes nas folhas dos mapas ficamos a saber o percurso institucio-
nal de muitos dos documentos que o porto de Aveiro recebia e enviava. Tendo em conta a ausência de
datação, em muitos exemplares, os carimbos e assinaturas têm um papel fundamental para a compreen-
são da origem e objectivos para os quais as imagens foram elaboradas.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 267
4. Exemplo é o mapa: Cidade d’Aveiro / Planta levantada pela Secção Hydrographica da Direcção Geral
dos Trabalhos Geodésicos do Reino. - Escala 1: 2 500 ; [W 8º 40´ - W 8º 38´ / N 40º 38´ - N 40º 36´]. -
1865. - 1 planta : ms., color., tela ; 64 x 83 cm em folha de 78 x 90 cm. Cota: Arquivo E, n.n.
5. Projecto de rectificação dos esteiros do Gramato e, Ceboleira: Planta geral / José Maria de Melo Mat-
tos. - Escala 1: 5 000 ; [W 8º 41’ - W 8º 38’ / N 40º 43 - N 40º 41’]. - 1 planta : ms., color., tela ; 85 x 50
cm em folha de 88 x 57 cm. - In: Projecto de rectificação dos esteiros do Gramato e Ceboleira: Peças de-
senhadas / José Maria de Melo Matos. - 1896. - Desenho n.º 1. Cota: Pasta 18 - n.º 1.
6. Ver Inês Amorim; João Carlos Garcia (coord.) – A Barra e os Portos da Ria de Aveiro 1808 – 1932: Ca-
tálogo da Exposição, Aveiro, Administração do Porto de Aveiro, 2008.
7. Cfr. Ante-projecto de um Porto interior em Aveiro / Engenheiro António Craveiro Lopes. - Escala 1: 2
000 ; [W 8º 40’ - W 8º 39’ / N 40º 38’ - N 40º 37’]. - 1925. - 1 planta : ms., color., tela ; 45 x 81 cm. Cota:
Pasta 20 A - n.º 1.
8. O recurso às grandes escalas é ainda reforçado pela elaboração de séries cartográficas manuscritas da
Ria de Aveiro, na escala de 1: 2 500, datadas na última década do século XIX, existentes no arquivo da
APA onde também foram incluídas figurações de marinhas de sal.
268 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
uma cartografia internacional, parte dela impressa, que nos mostra a importância do
conhecimento e desenvolvimento, na construção portuária, tendo em vista o domí-
nio de técnicas que possibilitassem solucionar algumas das necessidades do Porto de
Aveiro.
O conjunto de mapas que temos vindo a comentar é essencialmente técnico, cir-
cula por entre um público restrito e especifico preocupado com o (re) conhecimen-
to do espaço fluvio-maritimo da Ria de Aveiro, na medida em que este serve alterar
o território de acordo com as técnicas, os métodos e, particularmente, com as ideias
e científicas, económicas e até políticas.
Figurações do Sal
9. Ver Inês Amorim – Porto de Aveiro: Entre a Terra e o Mar, Aveiro, Administração do Porto de Aveiro,
2008.
10. Ver Leonardo de Castro Freire – Sobre um exame de diversas obras da bacia hidrográfica do Vouga,
Aveiro, 13 Dezembro, 1892, ms.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 269
em azul, e outros ainda que mostram as marinhas com uma figuração idêntica à do
sapal circundante, não se distinguindo graficamente as salinas da restante cobertu-
ra vegetal. Estas variações de simbologia estão claramente relacionadas com os ob-
jectivos e intenções que orientaram a construção de cada um dos mapas e dos téc-
nicos ou instituições envolvidas.
Assim, de todo o universo cartográfico inventariado no Arquivo da APA, selec-
cionamos quatro exemplares de entre duas dezenas de mapas onde encontramos fi-
guradas as salinas, afim de comentarmos as intenções da produção e a tipologia des-
tes documentos de certa forma marginais na colecção existente.
11. Em anexo a este documento, existe informação sobre o nome dos proprietários das parcelas que se
encontram numeradas no respectivo mapa.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 271
dastral das marinhas de 186512. Assim, não sendo uma produção de iniciativa local,
revela-se um exemplo de grande valor documental, pois pode permitir, através da
comparação com cartas idênticas de várias épocas e nomeadamente com a referida
de 1865, termos uma perspectiva sincrónica das alterações morfológicas das áreas
marinhas. Para além de tudo mais, a existência deste mapa, como parte do relatório
descrito, pode revelar um novo interesse nas marinhas, na medida em que a politi-
ca das grandes obras publicas da década de 1960 levou a que o Porto de Aveiro co-
meçasse a invadir áreas mais interiores da Ria, tal como o demonstram os mapas ac-
tuais (Fig. 5).
12. Junta Autónoma do Porto de Aveiro, Relatório sobre as Salinas de Aveiro, Aveiro, 1965,cota: SA C2.
O mapa foi elaborado com base no Plano Hydrographico da Barra e Porto da Ria de Aveiro por Filipe Fol-
que levantado em 1865. Sobre a evolução da cartografia hidrográfica portuguesa, ver: Maria Fernanda Ale-
gria e João Carlos Garcia – “A Cartografia Hidrográfica em Portugal Continental, na segunda metade do
século XIX e inicio do século XX”, in Actas. O litoral em perspectiva histórica, séculos XVI a XVII, Porto,
Faculdade de Letras da Universidade do Porto, 2002, p 9-20.
13. Inês Amorim (coord.) – I Seminário Internacional sobre o Sal Português
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 273
Abstract: Along times, salt has a great importance in international economy and a big
influence in the culture of communities linked with its production. On those times pro-
duction perspective was of mass production with specific goals, has for instance food
salt conservation. Actually in an open and high competitive economy, consumers de-
mand plays an important role in terms of quality exigency and diversity of products. This
creates the need to find new ways to “look” and produce this millenary product. On that
approach development agents, high education institutions, namely universities and re-
search institutes has an important role to play in order to answer to both market and pro-
duction needs.
1. Introdução
* filo@dao.ua.pt. Investigadora do Projecto SAL(H)INA História do Sal - natureza e meio ambiente - sé-
culos XV a XIX” POCI/HAR/56381/2004/PPCDT/HAR/56381/2004. Professora Associada, Departamento
de Ambiente e Ordenamento, Universidade de Aveiro. Desenvolve projectos de investigação nas áreas de
Planeamento e Gestão de Zonas Costeiras, Conservação do Património Natural e Cultural, tanto na sua
vertente biofísica como social e cultural através da aplicação do princípio de responsabilidade transge-
racional (validação e inovação científica do capital de conhecimento tradicional acumulado pelas gera-
ções anteriores, como forma da herança científica e cultural para as gerações futuras).
274 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
2. O Caso do Sal
Sal Artesanal, que futuro para uma tradição?
4. Considerações finais
5. Bibliografia
Comissão das Comunidades Europeias, O Papel das Universidades na Europa do Conhecimento; Comis-
são das Comunidades Europeias, 2003
Mendonza, H., Dunaliella Salina y Las Salinas, Comité de Orientação, Projecto Interreg SAL, Aveiro, 17-
19 Outubro 2006
Morgan, K., The Learning Region: Institutions, Innovation and Renewal, Regional Studies, 1997
Necton, SA., Guia de Boas Práticas em Salinicultura, Animação local para o desenvolvimento e criação
de emprego na Ria Formosa, Olhão, 2006
Raposo, M., Sarrasqueiro, Z., A Universidade e o Desenvolvimento Regional, Cadernos de Economia,
2005
Ribeiro, J., Santos, J., Produtos do Território e Desenvolvimento Local, 2006
Rodrigues, C., Universidades, sistemas de inovação e coesão regional, Dissertação de mestrado, Univer-
sidade de Aveiro, 2001
UNAVE, Silva, A., Martins, F., A Vantagem da Inteligência Geográfica, Exposição/Concurso de posters, 5º
Encontro de Utilizadores ESRI, Lisboa, 28-29 Março 2007
6. Webgrafia
Carlos Coelho*
1. Introdução
2. A Laguna de Aveiro
2.1. O sal
Os Romanos estabeleceram-se na foz do Rio Vouga em Cacia quando ainda não
existia laguna. Nos recônditos da costa (Aveiro) instalou-se uma primária indústria
salineira. Devido à importância que o sal assumia na economia das antigas civiliza-
ções, a produção de sal foi continuadamente crescendo até à fundação de Aveiro,
lugar privilegiado porque se situava no centro da zona produtora e também porque
tinha acesso fácil por mar. Foi nessas terras alagadiças e bastante nutritivas que se de-
senvolveu a agricultura e a produção de sal.
Durante a época medieval, a importância do sal marinho ganhou relevo devido
ao uso dado na conservação dos alimentos. A exportação de sal, que remonta ao séc.
XIII, era de sal preferencialmente produzido a norte, sendo esta situação alterada em
favor de Lisboa e mais tarde de Setúbal. Desde o início desta grande indústria, que
as zonas de Aveiro, Lisboa e Setúbal se destacaram. Posteriormente a produção de
sal foi também levada até ao sul, sendo Faro o primeiro local de exploração.
Já no século passado, nos anos 30 houve uma significativa redução do preço do
sal ao produtor, o que resultou numa quebra de produção. Nos anos 50 a produção
era praticamente assegurada devido à existência de uma extensa frota bacalhoeira e
uma indústria química consumidora de sal. Nos anos 70, devido a diversos factores
(aumento do custo de produção, introdução de novos processos tecnológicos na in-
dústria química e das pescas, alterações na economia e na sociedade) assistiu-se a
uma sucessiva desvalorização do sal. Observou-se uma sucessiva diminuição da pro-
dução e muitas marinhas foram abandonadas ou destruídas.
Nos dias de hoje uma grande percentagem das marinhas de sal desapareceu de-
vido ao abandono da actividade, e as mais importantes razões para que tal tenha
acontecido são:
• A falta de adaptação às novas tecnologias;
• As condições atmosféricas que condicionam a produção;
• O uso generalizado do “frio” na conservação dos alimentos que coloca de par-
te o uso do sal;
• O atractivo e rentabilidade de outras actividades face à salicultura.
De acordo com a figura 2, as duas paredes das motas de vedação eram realiza-
das em torrão, paralelas e com um talude conveniente. Entre as paredes era defini-
do um intervalo de 3.0 m a 3.5 m (geralmente a largura na base dos muros), que se
enchia de lama. Para que estas duas linhas de torrão não resvalassem depois pelo solo
escorregadio da praia, era costume colocá-los de maneira a que a superfície cober-
ta de vegetação assentasse directamente no chão do sapal. Levantadas duas ou três
fiadas, enchia-se imediatamente o vão compreendido entre elas, caixa do muro, com
lamas de baldeação, provenientes do interior da marinha. Os marnotos cortavam a
lama em paralelepípedos alongados, postas, com baldes (pequenas pás compridas
e estreitas), e depois atiravam-na com esta forma e com os próprios baldes, para den-
tro da caixa dos muros.
À medida que as fiadas iam subindo, o muro ia estreitando. Tendo na base 3.5
m de largura, o muro ficava apenas com 2.5 m a uma altura de 1.2 m, sendo a dife-
rença absorvida pelos taludes. Chegado a uma cota não atingida por cheias ordiná-
rias, o muro era encimado por um capelo de lama.
Esta maneira de construir oferecia bastante resistência ao embate das águas, por-
que o torrão enfenava, isto é, as plantas que trazia da praia lançavam raízes à lama
dos muros, tornando-se estes, por tal modo, muito mais sólidos. Ainda assim, os mu-
ros mais expostos aos ventos dominantes eram guarnecidos de pedra solta, ordina-
riamente grés vermelho, ou de uma sebada, de fachina entrelaçada em estacas de pi-
nheiro.
Apesar de todas estas precauções, praticamente todos os anos os muros sofriam
danos com os vendavais de Inverno. As pedras resvalavam, as sebadas desfaziam-se,
o torrão desmoronava-se, a lama diluía-se, ao ponto de muitas vezes se abrirem nos
muros grandes bocas, chamadas cambeias. Todos estes estragos eram anualmente re-
parados, antes de se principiarem os trabalhos de amanho, ou seja, entre Fevereiro
e Abril.
consequência, verifica-se a destruição dos muros pela parte lateral superior sujeita
à acção das marés, associada à falta de flora de protecção, em resultado do aumen-
to da salinidade e até por vezes, da poluição.
Estas dificuldades nas condições de produção de sal conduziram também a ou-
tro problema enfrentado pelo salgado de Aveiro, relacionado com a falta de pessoal
disponível para a actividade. Houve portanto uma relação simultânea de causa e efei-
to, já que o abandono da actividade facilitou a degradação das motas e as dificul-
dades de manutenção das marinhas conduziram ao abandono da actividade.
Ainda relacionada com o abandono da actividade é a questão das acessibilida-
des, já que a natureza insular de algumas marinhas acarreta custos de transporte agra-
vados, que se reflectem no valor de produção.
Há ainda a referir que a localização da antiga lota de Aveiro veio promover, nos
canais principais, a circulação de embarcações de alguma dimensão, o que provo-
ca ondulação, ampliando os efeitos das acções sobre as motas e conduzindo a um
maior desgaste dos muros das marinhas.
Assim, em resumo, as principais causas de degradação dos muros podem ser
enumeradas como sendo:
• Abandono da actividade nas marinhas (falta de manutenção);
• Canalização de grandes caudais na embocadura da barra;
• Maiores amplitudes de maré e velocidades de corrente;
• Ondulação provocada pelas embarcações.
Todas as causas referidas levam à degradação dos muros de defesa das marinhas
que se encontrarem junto a canais ou esteiros. As principais consequências são:
• Desgaste da superfície exposta à acção erosiva da água, sendo tanto mais ac-
tiva e importante, quanto maior o volume de água e a sua velocidade;
• Fractura, ou aparecimento de rachas que se devem à má compactação dos so-
los através da qual ocorrem infiltrações, levando a quebras ou rombos (cam-
beias) e até à destruição total da mota.
A degradação das motas das marinhas é um fenómeno evidente que está a con-
sumir o salgado de Aveiro, fazendo-o desaparecer fisicamente. Os rombos nos mu-
ros são responsáveis pelo alagamento das marinhas que se vão transformando em
grandes reservatórios de água, que se enchem e esvaziam de acordo com os senti-
dos da maré. Em diversos locais da ria, para grandes períodos do ciclo de maré, já
não se distingue a posição dos canais em relação aos limites do que eram as mari-
nhas.
a) Muro em terra
b) Muro reforçado
com entulho
d) Muro reforçado
com placas de betão
Em termos da situação actual dos muros, verifica-se que existem muitos em ele-
vado estado de degradação ou já inexistentes e outros onde existiu algum tipo de in-
tervenção (figura 4). Os processos mais comuns na recuperação dos muros de defe-
sa das marinhas resultam do conhecimento empírico dos marnotos e revelam-se ge-
ralmente práticos e eficazes face aos condicionalismos. No entanto, a agressividade
do meio e a fuga da terra subadjacente são obstáculos ao bom funcionamento, como
se constata na aplicação ineficaz de reforços de placas de betão, visível na figura 4d.
Ao ser necessário intervir rapidamente num muro prestes a arrombar ou já ar-
rombado e com o mínimo de investimento possível, foram criadas pelos marnotos
soluções de revestimento para os muros de defesa das marinhas. Alguns dessas so-
luções serão descritas seguidamente.
3.4. Hidrodinâmica dos canais da ria e características das argilas das motas
Pretendeu efectuar-se uma caracterização do regime de correntes e marés, bem
como a caracterização dos materiais que compõem os muros de algumas marinhas,
por análise sedimentológica, com vista a viabilizar o estudo de um muro alternati-
vo às soluções actuais.
Relativamente a uma caracterização hidráulica genérica, pode-se referir que os
canais da ria de Aveiro estão protegidos da acção da agitação marítima. Os canais
que conduzem à admissão de água para as marinhas estão sujeitos às amplitudes de
maré e velocidades de corrente, constituindo estas as duas principais acções natu-
rais com influência sobre as motas de terra que delimitam e protegem as marinhas
de sal. Como referido anteriormente, nos canais principais, a circulação de embar-
cações de alguma dimensão provoca ondulação, ampliando os efeitos das acções so-
bre os muros.
Deve ainda referir-se que a previsível subida generalizada do nível médio das
águas do mar, possibilitará maiores e mais frequentes galgamentos do coroamento
dos muros, conduzindo a mais frequentes inundações das marinhas.
288 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
4. Conclusões
obra de recuperação dos muros, uma vez que os locais são de difícil acesso e veri-
fica-se uma contínua degradação das condições de navegação nos canais. Na ge-
neralidade dos casos, a utilização de maquinaria para transporte de terras (uso pre-
ferencial de argilas existentes no local) terá de ser efectuado por barco. A dimensão
da largura de coroamento do muro deve atender à possibilidade de utilização de ma-
quinaria.
Por fim, considera-se que o uso de argilas existentes no local, combinado com
a utilização de geossintéticos poderá ser uma solução viável, para algumas das ma-
rinhas menos degradadas e de melhor acessibilidade. Os geossintéticos poderão re-
presentar a função antigamente conferida pelo torrão, resistindo de forma eficaz às
maiores solicitações actuais e mitigando impactes ambientais negativos. Neste tipo
de solução, é fundamental garantir o bom funcionamento de alguns aspectos, no-
meadamente a resistência à acção dos roedores e ter em atenção a impermeabilidade
da fundação da mota, já que corresponde a uma zona geralmente mais vulnerável.
Agradecimentos
A realização deste trabalho contou com a preciosa colaboração dos alunos da
licenciatura em Engenharia Civil da Universidade de Aveiro, João Cordeiro e
Carla Pereira, aos quais se agradece.§
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 291
Resumen: Se puede decir, utilizando un término prestado de la Biología, que las sali-
nas de evaporación solar en el interior del continente, son un endemismo ibérico. A lo
largo de la Historia, en la Península, llegaron a funcionar más de 250 de estas explo-
taciones. Alrededor de 50 lo hicieron en las tierras que, en estos momentos, forman par-
te de la región de Castilla – La Mancha. En la Asociación de Amigos de las Salinas de
Interior nos propusimos realizar un censo de las salinas que alguna vez existieron en
la región como primer paso para estudiarlas más detalladamente y contribuir a su con-
servación. En esta comunicación se ofrece un avance de algunos resultados alcanzados
hasta el momento: se ha realizado una búsqueda documental de las salinas de toda la
región y un estudio pormenorizado de dos provincias: Guadalajara y Cuenca.
Palabras clave: Salinas de interior, paisaje de la sal, Castilla – La Mancha, censo de sa-
linas.
Antecedentes:
Hace mucho tiempo que la sal común ya no se considera un tesoro. Pero durante
siglos, en todo el mundo, la producción, el almacenamiento, el transporte y la ven-
ta de la sal estuvieron bajo control del gobierno de turno y los beneficios generados
se persiguieron por todos los medios. Para producir y comercializar la sal se cons-
truyeron instalaciones especiales, a veces muy complejas y en ocasiones monu-
mentales, y con las rentas se pudieron erigir grandes edificios, tanto de guarda y de-
fensa como administrativos y religiosos.
Esa atención y dedicación de entonces se volvió abandono y dejadez en muchos
lugares desde hace años. Por muy importantes, y rentables, que fueran algunas de
esas instalaciones hace más o menos tiempo ahora se hunden y desaparecen. El im-
El proyecto ETNOSAL
Objetivos generales
– Elaborar un censo de las explotaciones salinas que alguna vez funcionaron en
el territorio de lo que hoy es la Comunidad Autónoma de Castilla – La Man-
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 293
Objetivos específicos
– Recopilación de la información documental disponible en cuanto a localiza-
ción y funcionamiento de las salinas en el territorio de lo que hoy es Castilla
– La Mancha.
– Obtención de imágenes actuales de las salinas.
– Obtención y estudio de testimonios de salineros.
Calendario previsto:
Cuando comenzó el trabajo se estableció un calendario provisional, a cuatro
años vista, con la intención de dedicar una campaña a cada provincia “salinera” de
las cinco que forman la región. Así, se planteaba el siguiente orden cronológico:
Guadalajara en el año 2004
Cuenca en el año 2005
Albacete en el año 2006
Toledo en el año 2007
A finales del año 2006 se han realizado las campañas de las provincias de Gua-
dalajara y Cuenca, como estaba previsto, en los años 2004 y 2005. Han quedado en
suspenso (a la espera de contar con fondos materiales) las campañas correspon-
dientes a las provincias de Albacete y Toledo.
Actividades desarrolladas
El trabajo se organizó alrededor de tres ejes principales denominados “Fuentes
documentales”, “Imágenes” y “Experiencias personales”.
En cada uno de ellos las actividades fueron las siguientes:
2.- “Imágenes”:
294 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Plan de trabajo
En las dos campañas, más intensamente en la primera del año 2004, el eje “Fuen-
tes documentales” se trató de una investigación de gabinete. El objetivo era locali-
zar, recoger y ordenar datos sobre las salinas de Castilla – La Mancha existentes en
bibliotecas, archivos y otros lugares citados más arriba. Esta labor se realizó funda-
mentalmente, pero no en exclusiva, en Madrid puesto que la época de mayor acti-
vidad de las instalaciones salineras, a las que se refiere el estudio, se produjo hace
años, y durante siglos la producción y el comercio de la sal estuvieron regulado por
el Estado. El objetivo principal de esta fase era la búsqueda de pruebas documenta-
les que permitieran la elaboración del censo de instalaciones salineras que funcio-
naron en la región.
El eje “Imágenes” empezó justo a continuación del precedente. Su ámbito era la
provincia concreta que se tratase en cada campaña: en el año 2004 la de Guadala-
jara; en 2005, Cuenca. Tuvo, en cada caso, una duración aproximada de cuatro me-
ses y la actividad fue discontinua por razones de disponibilidad material de tiempo,
por identificar e incluir nuevas localizaciones y por hacer las fotos en la época de
primavera y verano buscando contrastes propios de la explotación salinera. El trabajo
tenía planteadas dos facetas; por un lado la búsqueda de imágenes antiguas y por otro
la producción de imágenes actuales. En esta fase se conjugaban técnicas de gabinete
y de trabajo de campo.
El eje “Experiencias personales” coincidía en su realización con el precedente.
Por tanto, era una actividad discontinua. En él se trataba de recuperar la experiencia
de los trabajadores de la sal. Era una investigación de tipo cualitativo basada en tes-
timonios directos obtenidos mediante entrevistas con personas relacionadas profe-
sionalmente con la producción de sal: salineros, gerentes, propietarios…
Recursos humanos
En las dos campañas realizadas han trabajado dos personas, con distinto grado
de dedicación según el trabajo concreto y la disponibilidad personal, durante los cin-
co meses previstos en el cronograma. Para los ejes 2 (“Imágenes”) y 3 (“Experiencias
personales”) las dos personas mencionadas antes con la ayuda de colaboradores con-
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 295
cretos según la experiencia profesional de cada uno (fotografía, por ejemplo) y la dis-
ponibilidad de tiempo dada la época estival en la que se desarrollaron estos dos ejes.
Las dos campañas se desarrollaron entre los meses de mayo y septiembre.
– Sin producción desde hace años: Se refiere a una instalación en la que toda-
vía se pueden observar parte o todas las instalaciones en pie.
– Desaparecidas: Se refiere a aquellas instalaciones identificadas pero de las que
no hay rastros apreciables sobre el terreno. Esto puede ser debido al efecto del
paso del tiempo, o bien por la acción humana directa que ha hecho despare-
cer las instalaciones construyendo nuevas edificaciones, carreteras o inun-
dando la zona por la construcción de un embalse.
– En fase de (o con proyecto de) recuperación: Se refiere a aquellas instalacio-
nes que se encuentran en proceso de recuperación o con un proyecto real para
recuperarlas.
– Sin localizar: Se refiere a aquellas referencias (normalmente bibliográficas) que
no han sido localizadas en el terreno.
Bibliografía
Altimir, J. (1949): La sal en el mundo. Tomo I Europa, Barcelona. Ediciones al servicio de la industria sa-
linera.
Ander-Egg, E. N. (2003): Técnicas para la recogida de datos e información, Métodos y técnicas de inves-
tigación social IV. Buenos Aires-México. Ed. Lumen.
Bernard, H., Pelto, P., Werner, O., Boster, J., Romney, K., Johnson, A., Ember, C. & Kasakoff, A. (1986): “The
construction of primary data in cultural anthropology”. Current Anthropology 27(4): 382-396
Carrasco, Jesús-F. & Hueso, Katia (2006): «Métodos tradicionales de obtención de sal: una revisión de con-
ceptos». I Congreso Internacional de Minería y Metalurgia en el contexto de la Historia de la Humanidad:
pasado, presente y futuro. 6-9 de julio de 2006. Mequinenza. Zaragoza.
Cebrián Abellán, A, & Cano Valero, J.(1992): Relaciones topográficas de los pueblos del Reino de Murcia
(1575-1579). Murcia. Universidad de Murcia, Secretariado de Publicaciones.
Contreras, A., Lafraya, S., Lobillo, J., Soto, P. & Rodrigo, C. (1998): Los métodos del diagnóstico rural rá-
pido y participativo Curso de Diagnóstico Rural Participativo, El Rincón de Ademuz, Valencia
Cruz García, O.(1989): “Norias de tradición mudéjar en Imón”. Revista de Folklore, 107: 147-166.
Espejo, C.(1919): “La renta de salinas hasta la muerte de Felipe II”. Tipografía de la Revista de Archivos,
Bibliotecas y Museos. Madrid
Instituto Tecnológico GeoMinero de España (1997): Inventario nacional de recursos minerales de cloru-
ro sódico y sales potásicas. Madrid. Instituto Teconológico GeoMinero de España.
López Gómez, A. (1970): “Salinas de la comarca de Imón (Guadalajara)”. Revista de Estudios Geográfi-
cos, pp. 371-394, Madrid
Morère, N. (1991): “L´exploitation romaine du sel dans la region de Sigüenza”. En Gerión, Homenaje al
Dr. Michel Ponsich. Madrid. Editorial de la Universidad Complutense de Madrid. Páginas 223-235
Morère, N. (1994): “La sal en la Península Ibérica. Los testimonios literarios antiguos”. Hispania Antiqua
XVIII: 235-250
Morère, N. (1995): La sal según la “Geografía” de Estrabón. Un mapa de la sal y algunas aportaciones.
298 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Documento inédito.
Morère, N. (2001): “À propos du sel hispanique, Archeologie du sel: Techniques et Societés”. XIVé Congrès
UISPP, Liège.
Pastor de Togneri, R. (1963): “La sal en Castilla y León. Un problema de la alimentación y del trabajo y
una política fiscal (Siglos X – XIII)”. Cuadernos de Historia de España. XXXVII – XXXVIII págs. 42-87. Bue-
nos Aires
Pastor y Rodríguez, J. (1880): Estudio sobre el desestanco de la sal y el régimen legal, administrativo y eco-
nómico más conveniente para la industria salinera española. Madrid. Imprenta y fundición de M. Trillo.
Puche Riart, O., Mazadiego Martínez, L.F. & Ayarzagüena Sanz, M. (2002): Los museos y las minas mu-
seo de la sal en Europa. Manuscrito.
Sala Aniorte, F. (2000): “Antropología de la sal en el arco Mediterráneo. Las ciudades salineras y su iden-
tidad cultural”. Actas del curso Antropología del Mediterráneo, Universidad Internacional del Mar, Mur-
cia.
SNV (2004): Rapid rural appraisal, participatory rural appraisal and participatory learning and action.
http://snvworld.org/cds/rgMRD/rural-development (Revisado en agosto 2004)
UCLM (2004): Respuestas de los pueblos de la provincia de Guadalajara. Relaciones Topográficas de Fe-
lipe II. Centro de Estudios de Castilla – La Mancha. http:// www. uclm. es / ceclm / DOCUMENTACION%
20 VIRTUAL / relaciones / relas . htm (Revisado en septiembre de 2004)
V.V.A.A. (Varios años): Estadística Minera de España. Dependiente del Ministerio de Fomento, Industria y
Hacienda según las épocas.
Yegros, S. (1852): Apuntes sobre salinas. Madrid. Imprenta de la Viuda de D. Antonio Yenes.
Zarco-Bacas y Cuevas, E. (1983): Relaciones de pueblos del Obispado de Cuenca. Cuenca. Diputación
Provincial.
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 299
Glorioso passado
Analisando a toponímia coligida por Virgínia Rau (1984) e Erik Lindberg (2005)
relativa a grupos, nomes de marinhas e esteiros do salgado do Sado e fazendo a sua
correspondência aos grupos actuais de salinas (quadro 1), verificamos que muitos dos
locais de produção conhecidos até meados do século XX estão perfeitamente refe-
renciados pelo menos a partir do século XVI-XVII.
É curioso verificar que muitos dos nomes citados por Lindberg corresponderem
aos nomes dos esteiros que rasgam todo o salgado e que, como referimos anterior-
mente, desempenhavam um papel crucial no abastecimento das várias marinhas por
eles servidos e também para o escoamento do sal por via fluvial. Outro aspecto in-
teressante focado na documentação citada por Lindberg, reside no facto de salinas
situadas no mesmo esteiro terem classificações diferentes quanto à qualidade do sal
nelas produzido.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 301
Triste presente
do produto e aumento dos custos de produção, tendo até aos nossos dias sido des-
truídas ou seriamente danificadas aproximadamente 80% das salinas existentes à
data da elaboração do Inquérito à Indústria do Sal promovido pela CRPQF (1957).
Das mais de 300 salinas que existiam em actividade nessa época restam menos de
10 em actividade e, destas, algumas em funcionamento parcial com recurso a solu-
ções tecnológicas e adaptações já longe das tecnologias locais que fizeram a exce-
lência do sal de Setúbal.
O quadro 2 mostra as principais causas dessa destruição nos diferentes grupos.
extensivas (anterio-
urbanização, etc.)
intensivas (poste-
res a 1980/1990)
Cultura do arroz
Renaturalização
Obras (vias de
comunicação,
riores a 1990)
Pisciculturas
Pisciculturas
Grupo
Monte de Cabras . . . . . . . . . . . . . . . . .x . . . . . . . . . . . . .x . . . .x
Mitrena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .x . . . . .
Praias-do-Sado . . . . . . . . . . . . . . . . . . .x . . . . . . . . . . . . .x . . . .x
Faralhão . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .x . . . . . . . . . . . . .x . . . .x
Mourisca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .x . . . . .
Vaia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .x . . . . . . . . . . . . .x . . . . .
Vale de Judeus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .x . . . . .
Pinheiro Torto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .x . . . .x
Gâmbia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .x . . . . . .x . . . . .
Sachola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .x . . . . . . . . . . . .
Bocas de Palma . . . . . . . . . . . .x . . . . . . . . . . . .x . . . . . .x . . . . .
Monte da Pedra . . . . . . . . . . . .x . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Enxarroqueira . . . . . . . . . . . . . .x . . . . . . . . . . . .x . . . . . . . . . . .x
Faias . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .x . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Telhada . . . . . . . . . . . . . . . . . .x . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Batalha . . . . . . . . . . . . . . . . . . .x . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Torrinha/Casas Novas . . . . . . . .x . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Cachopos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .x . . . . .
Comporta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .x
Figura 2 –
Grupo da En-
xarroqueira
Figura 3 –
Grupo da Tor-
rinha
Figura 4 –
Grupos das
Faias, Telhada
e Batalha
304 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Vil futuro?
Referências
Lindberg, Erik (2005). An 18th century Swedish Perspective on the Portuguese salt Industry. With trade and
production figures in I Seminário Internacional sobre o Sal Português. Edição Instituto de história moder-
na da Universidade do Porto (pag. 176-179)
Rau, Virgínia (1984). Estudos sobre a história do sal português. Editorial Presença
Silva, J. Ferreira da (1957). Inquérito à Indústria do sal – V Volume – Salgado de Setúbal. CRPQF
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 305
Ludwig Nedelec*
*Etudiant en thèse / Enseignant Collège-Lycée; Depuis Octobre 2002: Maître auxiliaire II (= équivalent en-
seignant) au collège et Lycée de Bretagne en Histoire-Géographie et Education Civique. En Thèse de Géo-
graphie avec M. MIOSSEC A. depuis 2002 sur le thème des marais salants français et portugais. Juin 2002:
– DEA Géographie: Sociétés et Aménagement, Mer et Littoral. Juin 2001: – Maîtrise Sciences de la Terre
et de l'Univers.
306 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
cesser de croître pour atteindre des sommets dans leur développement vers le XIVe
et le XVIIe siècle. Cette expansion salicole trouve ses origines dans l’extension du ter-
ritoire national, dans l’augmentation de la population, dans le développement de la
pêche et du commerce avec l’étranger, en particulier les échanges maritimes vers
l’Empire ou le Nord de l’Europe, et par la volonté créatrice de la bourgeoisie et de
la noblesse prête à investir dans une opération financière fructueuse. Un ensemble
de facteurs qui assure un débouché rentable au sel et favorise la demande de ce pro-
duit, encourageant ainsi la création de nouvelles salines.
Le XIXe et le XXe siècle se caractérisent par le déclin des débouchés du sel qui
entraîne avec lui la fermeture progressive de nombreux marais salants. Leur abandon
entraîne une remise en cause de leur existence par leur transformation géomorpho-
logique. Devenant peu rentables, ils sont alors remodelés pour recevoir des espaces
rizicoles ou des sites liés à l’aquaculture ou bien tout simplement sont laissés à
l’abandon et se détériorent de façon naturelle. Le manque d’entretien entraîne bien
souvent la détérioration des digues qui cèdent sous l’assaut répété de la mer. Une
géomorphologie de schorre et de slikke se développe à l’intérieur de ces bassins de
marais. Un envasement avec atterrissement du fond a lieu, favorisé par une végéta-
tion envahissante mettant fin à ce qui faisait la particularité même de ces espaces, an-
nulant de surcroît le travail humain qui, au cours des siècles, a su dominer la natu-
re en créant un véritable espace productif et environnemental.
Aujourd’hui, les marais salants portugais sont à la fois, des outils et des espaces
de production (aquaculture, saliculture), et deviennent des espaces écologiques et
protégés. C’est par exemple, un lieu d’accueil pour l’avifaune migratrice. Face à cet
intérêt écologique et devant le risque de leur disparition, la protection de ces lieux
a été une nécessité. C’est ainsi que, protégés par la loi, ils deviennent une sorte de
“sanctuaire”, glissant peu à peu vers la patrimonialisation. Patrimoine environne-
mental, outil de la biodiversité surtout lorsqu’il abrite une faune et une flore d’une
grande richesse. Patrimoine culturel gardant la mémoire de l’usage traditionnel, des
traditions liées au sel et de la culture locale. Patrimoine technique lié à l’usage d’ins-
truments n’ayant que peu évolués depuis des siècles et à la morphologie des bassins
eux-mêmes qui forment l’appareil productif des marais. Un patrimoine qui rend hom-
mage à l’entreprise humaine ayant façonné au fil du temps ces espaces, qui de nos
jours, participent au maintien de la biodiversité et à la richesse de ces lieux.
C’est ainsi que le Portugal est entré dans une démarche de développement du-
rable à propos des marais salants qui parsèment son littoral. Par une gestion intégrée
associant défense de l’environnement et activités pérennes, il lui est possible de
contribuer plus facilement à la protection des bassins salicoles tout en développant
un outil économique capable de préserver les ressources naturelles. Une démarche
qui s’organise dans une optique neuve de réutilisation des sites lorsque l’aquacultu-
re s’y installe ou pour maintenir l’usage traditionnel de la saliculture, gardant ainsi
les structures morphologiques qui font les particularités de ces zones humides ; aug-
mentant de surcroît leur attrait auprès d’une population citadine, grande consom-
matrice de tels espaces.
Une situation qui explique tout l’intérêt qu’il peut y avoir de discuter et d’ap-
précier la gestion qu’il y a autour de ces sites salicoles. Les marais salants portugais
sont actuellement dans une phase de transition. Entre une disparition progressive d’un
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 307
côté (du à l’arrêt de l’activité salicole ou la mise en place sur ces sites de nouvelles
activités économiques) et de l’autre, une mise en valeur en tant que patrimoine, la
saliculture portugaise est en pleine mutation économique et culturelle. Une évolu-
tion qui ne peut se faire qu’autour d’une gestion intégrée même si cette dernière est
porteuse de nombreuses questions. Comment concilier sereinement dans un même
espace les réserves ornithologiques et la circulation touristique? Comment mainte-
nir une activité économique pérenne tout en préservant l’espace naturel du site? Des
questions qui, à l’aide d’une concertation locale, nationale et européenne semblent
aujourd’hui trouver des réponses. C’est pourquoi, à travers un court descriptif s’ap-
puyant sur deux exemples, nous montrerons comment les marais salants portugais,
grâce à une gestion intégrée, deviennent des espaces du développement durable et
avancent progressivement vers un état de patrimonialisation?
§§§
Les salines sont le fruit d’une longue histoire. Et si celle-ci connait aujourd’hui
des vicissitudes, les marais salants restent encore les gardiens, les détendeurs d’une
richesse difficilement chiffrable en accueillant en leur sein une faune et une flore
d’une grande importance et d’une grande variété à tous les niveaux du vivant. Ce sont
de véritables espaces de biodiversité à la fois faunistique et floristique. Par leur po-
sition privilégiée entre la terre et la mer, les marais salants bénéficient de qualités éco-
logiques et environnementales poussées. Ils participent, au sein du système écolo-
gique, au jeu relationnel entre la faune et la flore.
Les marais sont des sites où la productivité biologique résulte, en premier lieu,
de la qualité et de la quantité d’éléments nutritifs disponibles dans l’eau et les sédi-
ments, et en second lieu, de la nature des réseaux trophiques (peuplements végétaux
et animaux) qui s’y développent. Les éléments nutritifs dissous (azote, phosphore, si-
lice…), apportés par les eaux marines ou le ruissellement d’eaux douces, sont recy-
clés sur place par la décomposition bactérienne des matières organiques. Les eaux
douces étant beaucoup plus riches que les eaux marines en éléments nutritifs, les
eaux saumâtres et estuariennes sont des eaux d’une grande fertilité. Grâce aux mé-
canismes de photosynthèse (végétaux et bactéries phototrophes) et de chimiosynthèse
(bactéries particulières), ces éléments nutritifs permettent une production de matiè-
re organique vivante (végétaux et bactéries) appelée production primaire. C’est sur
elle que va reposer tout le reste de la chaîne trophique. C’est sur elle que va reposer
la forte présence ou non d’une faune et d’une flore abondante.
Situés sur l’axe migratoire atlantique, à l’abri du vent et des marées, fourmillant
de vers et de crustacés marins, les marais salants portugais attirent la faune ailée. Leur
offrant un biotope varié et riche, procurant à chacun un territoire privilégié. Ils se
nourrissent aussi bien sur les laisses de mer et sur les vases que dans les différents bas-
sins qui composent les salines. En hiver, ils représentent un important reposoir de ma-
rée haute pour les milliers de limicoles, canards et bernaches qui hivernent en ces
lieux. Au printemps, les migrateurs revenant d’Afrique y font étape avant de continuer
leur longue route vers les sites nordiques de nidification, pendant que d’autres s’y ins-
tallent pour élever leurs nichées. L’inventaire réalisé en 1998 par la Réserve Naturelle
du Sado a permis de dénombrer un total de 25 593 limicoles avec 14 980 anatidés
308 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
Les salines ne sont pas qu’une aire de passage pour l’avifaune, elles possèdent
également une grande richesse floristique : l’obione (Halimione portulacoides) dont
la floraison intervient en été, offre des fleurs jaunâtres, d’assez petite taille mais qui
marquent le paysage lorsque apparaissent les premiers carrés blancs formés par le sel.
La salicorne (Salicornia europea L.), plante comestible au goût salé que l’on peut dé-
guster comme légume, cuite ou en salade, ou comme condiment lorsqu’elle est confi-
te dans le vinaigre prend une couleur rouge caractéristique avant de sécher et dépé-
rir.
Sur les levées, la végétation varie selon le sol. Elle ne sera pas la même si le sol
est riche en chlorure de sodium ou s’il en est dépourvu par suite des chutes d’eau
douce, qui l’ont en quelque sorte nettoyé, lessivé. Lorsque le marais salant est aban-
donné et qu’il reste alimenté par l’eau de mer, il se colmate peu à peu. On voit alors
se développer Glyceria maritima, Obione portulacoides et Salsola soda ainsi que
quelques Salicornia herbacea et quelques représentants de Suaeda maritima. On y
trouve aussi quelques graminées essentiellement composées par les Agrostis alba et
par les Polypogron maritimum. Sur les levées, la végétation banale côtoie les plantes
plus rares comme Cochlearia danica, Glyceria procumbens, Hordeum maritimum ou
encore Frankenia laevis à l’emplacement des anciens tas de sel. La présence de ces
organismes végétaux sur les marais salés est importante car leur dégradation, or-
chestrée par l’association des peuplements bactériens, de la microfaune et de la
méiofaune benthique, permet de maintenir ces populations à un certain niveau de
peuplement, constituant des sources directes ou indirectes d’alimentation pour la ma-
crofaune présente dans les marais. Maintenir une population avifaune élevée im-
plique alors de se pencher sur la conservation de la flore et de sa diversification.
A travers ce bref rappel, les marais salants, par l’existence d’une faune est d’une
flore variée, peuvent être qualifiés comme étant des espaces naturels de qualité, com-
me étant des lieux de la biodiversité. Ils constituent aujourd’hui des paysages d’une
grande richesse à la fois faunistique et floristique qu’il convient de sauvegarder et de
mettre en valeur par une gestion qui puisse maintenir l’activité productrice et éco-
nomique de ces sites tout en préservant la forte vitalité écologique de ces espaces.
Leur défense et leur mise en valeur passant par l’introduction ou le maintien d’acti-
vités économiques pérennes, en accord avec l’aspect naturel des lieux.
La présence de l’eau et des oiseaux migrateurs donne aux marais salants une va-
leur écologique qui imprègne leur identité. Lorsqu’ils sont maintenus en état et qu’ils
ne subissent pas de grandes transformations morphologiques, ils apparaissent com-
me une forme de “sanctuaire écologique”, protégé à la fois par une volonté nationale
et supranationale. Les Directives européennes sur l’avifaune et l’appareil législatif por-
tugais relatif aux questions environnementales, ont permis aux salines d’être sauvées
de l’appétit des bâtisseurs. Préserver ces lieux salicoles en l’état, au titre de la richesse
naturelle qu’ils recèlent, fait de ces espaces une forme de patrimoine environne-
mental.
La forte médiatisation portée sur ces espaces, les mesures de protection écolo-
gique et leur aspect dit naturel font qu’ils basculent vers une patrimonialisation en-
vironnementale et qu’aujourd’hui l’homme les regarde autrement. Il ne s’agit plus
seulement de lieux de récolte du sel ou d’autres usages traditionnels mais de zones
310 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
ture salicole, le sel et son utilisation à travers la vie quotidienne est le moyen com-
plémentaire de cette diffusion auprès des populations extra-locales, leur permettant
de s’approprier cette culture et de mieux l’apprécier et la défendre. Les marais salants
sont certes vecteurs d’une culture spécifique, mais c’est véritablement par l’inter-
médiaire des produits issus des marais que les touristes-visiteurs participent au main-
tient et à la diffusion de cette culture locale. Si le sel a de nombreux usages histo-
riques et quotidiens, c’est par la cuisine, sous la houlette des grands chefs ayant dé-
veloppé l’usage de la Fleur de Sel, que se fait la promotion des marais salants à tra-
vers la société. Une diffusion, renforcée par un marketing commercial vigoureux, et
qui a permis le développement de produits typiques à base de sel de l’Atlantique
comme les mélanges aromatiques de Fleur de Sel avec des épices. Ces produits sti-
mulent l’imaginaire de l’acheteur et du touriste en insistant sur l’idée qu’il achète
avant tout un produit régional naturel, traditionnel et de qualité. D’autant plus natu-
rel que les marais salants bénéficient de mesures de protection qui offrent à ces es-
paces, une sorte de label de qualité rendant encore plus attractif, dans un contexte
écotouristique toujours plus grandissant, leur visite et l’achat des produits qui en sont
issus. Le sel devient l’ambassadeur auprès des grandes tables européennes, d’une
identité locale forte symbolisée par le traditionalisme des outils et des produits fai-
sant de ces espaces une forme de patrimoine culturel et technique qu’il convient de
maintenir et de mettre en valeur.
C’est ainsi que progressivement se dessine l’image d’un marais salant qui tend à
devenir de plus en plus un patrimoine culturel, technique et environnemental. Cet-
te dynamique de patrimonialisation, encouragée par les mesures de protection à tous
les niveaux et par le développement écotouristique, se renforce et pose la question
de la gestion d’un tel patrimoine.
C’est pourquoi, à travers les deux exemples qui suivent, nous illustrerons com-
ment les marais salants portugais participent à ce mouvement de patrimonialisation
et comment, à l’aide d’une gestion intégrée, ils tentent de pérenniser l’ensemble des
activités économiques et l’espace environnemental. Ainsi, l’espace salicole de Fi-
gueira da Foz illustre clairement cette dynamique patrimoniale et pérenne insufflée
à la fois par les acteurs privés et publics concernés par les marais salants. En effet, les
salines de Figueira da Foz ont connu une époque faste au cours des siècles mais
lorsque les débouchés du sel diminuèrent, la déprise salicole arriva et l’urbanisme
commença à rogner l’espace salicole. Aujourd’hui protégées de la pression urbaine
par la loi, elles subissent néanmoins l’influence des activités humaines. Compris entre
un port économique relié à une zone industrielle et un espace d’habitation en forte
progression, les salines restent menacées par les risques liés aux activités portuaires
et par les rejets humains au niveau du fleuve Mondego. Deux points qui peuvent à
tout moment réduire la qualité des eaux qui traversent l’ensemble des marais. Néan-
moins, il est toujours possible de limiter ces effets néfastes et cette épée de Damo-
clès qui n’a que peu d’influence face au véritable danger qui guette la saliculture lo-
cale.
Suite à la déprise salicole au cours du dernier siècle, les marais salants encore
314 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
turelle connaît une limite interne, celle de la dualité des activités et des partenaires.
En effet, la présence d’une saliculture industrielle et d’une saliculture artisanale pose
la difficulté de la reconnaissance par les touristes-visiteurs, des produits issus des ma-
rais en tant que produits artisanaux et régionaux, porteurs d’un savoir et d’une cul-
ture locale. La création d’un écolabel du sel peut être envisagée comme étant une
solution possible pour distinguer la différence entre le sel artisanal et le sel industriel.
Un moyen de valoriser à la fois une culture, un savoir-faire local et traditionnel ain-
si qu’une économie régionale qu’il convient de maintenir.
§§§
C’est donc bien dans une optique de développement durable que le Portugal ten-
te de s’unir autour d’une gestion intégrée pour protéger les zones salicoles. Une ges-
tion dualiste entre le développement d’activités pérennes pour relancer l’économie
locale tout en favorisant le maintient en eau, garant de la richesse écologique des ma-
rais. Une gestion soutenue par une mise en place de mesures de protection (Natura
2000, la directive Habitat), et l’intérêt suscité par les parcs nationaux ou par le dé-
veloppement des écomusées. Des outils qui participent à une dynamique de patri-
monialisation afin que les espaces salicoles dépassent la fonction qu’ils ont d’être à
la fois outil et espace de production pour devenir aujourd’hui de nouveaux territoires
du développement durable. Un combinat d’éléments patrimoniaux et environne-
mentaux, entre un espace productif et écologique capable d’assurer à ce titre le dé-
veloppement local par une gestion innovante qui rassemble l’ensemble des acteurs
pour permettre sereinement le développement d’activités en accord avec les lieux et
maintenir ainsi la préservation des ressources naturelles et des ressources écono-
miques.§
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 319
Bibliographie :
Resumen: Si definimos las salinas de interior como explotaciones de sal por evapora-
ción solar que obtienen la salmuera de fuentes no marinas, podemos afirmar que cons-
tituyen un fenómeno exclusivamente ibérico dentro del continente europeo. A pesar de
su rareza, las salinas de interior están desapareciendo a gran velocidad de la geografía
española, debido al abandono del medio rural, la competencia de las salinas indus-
triales y el desinterés de las autoridades e incluso de sus propietarios. En esta comuni-
cación se presenta una panorámica del origen, ubicación y situación de las salinas de
interior en España. Se muestran asimismo varios casos de estudio donde se está llevando
alguna actividad de recuperación del patrimonio salinero en el interior, así como la la-
bor que está realizando la Asociación de Amigos de las Salinas de Interior para fomentar
y divulgar dicha recuperación.
Palabras clave: Salinas de interior, patrimonio natural, patrimonio cultural, España
Abstract: If we define inland salinas as solar evaporation salt making facilities that ob-
tain brine from athalassohaline sources, we can consider these salinas as an exclusively
Iberian phenomenon within the European continent. Despite their rarity and fragility, in-
land salinas are disappearing at great speed in Spain, due to the abandonment of rural
areas, the competition with industrial salinas and the lack of interest of authorities and
even their owners. This article presents an overview of the origin, location and situation
of Spanish inland salinas. Several case studies are shown, in which there is a certain ac-
tivity to recover their heritage. Also, the activity of the Association of Friends of Inland
Salinas to promote and disseminate their recovery is discussed.
Key words: Inland salinas, natural heritage, cultural heritage, recovery, Spain
Aunque existen muchas posibles definiciones de lo que puede ser una “salina de
interior”, en la presente comunicación manejaremos la definición propuesta por la
Asociación de Amigos de las Salinas de Interior, es decir, “aquellas explotaciones de
sal y ecosistemas halófilos asociados que se alimentan de un manantial atalasohali-
no de salmuera y que es evaporada gracias a la acción del sol y del viento” (Carras-
co Vayá & Hueso Kortekaas, 2006a). También se conocen como “salinas de manan-
tial” o “salinas continentales”. Desde este punto de vista, se puede decir que exis-
ten salinas de interior en diversas grandes regiones del mundo: Asia Central, Norte
y Este de África, cordillera de los Andes… y la Península Ibérica. No se conocen ex-
plotaciones de sal de este tipo en otros países europeos, lo cual de por sí es un po-
deroso argumento a favor de su protección por parte de autoridades nacionales y or-
ganismos supranacionales. Como se verá más adelante, las explotaciones ibéricas son
muy numerosas y, algunas de ellas poseen además una riqueza patrimonial de gran
calado.
Tabla 1: Número estimado de instalaciones salineras por región y por tipo de producción.
Finalmente, se observa en la Tabla que las regiones con mayor número de sali-
nas de interior se encuentran en la vertiente oriental de la Península Ibérica: Anda-
lucía, Aragón, Castilla –La Mancha, Cataluña, Comunidad Valenciana, Navarra, Mur-
cia y País Vasco. Castilla y León, con nueve salinas, pero un territorio muy vasto, pre-
senta una densidad considerablemente inferior a las otras regiones citadas. Además,
de estas nueve salinas, la mayoría se encuentran en su extremo nororiental. Todo ello
concuerda con la hipótesis del origen geológico de la sal de interior. En la Figura 1
se muestra una comparación entre un mapa de la Península durante el Triásico (ob-
sérvese que, según el dibujante del mapa, ya entonces existían España y Portugal) (Fá-
brega, 1928) y otro que muestra las explotaciones de sal activas en 1995 (ITGME,
1997), lo cual permite observar un grado importante de solapamiento entre los lu-
gares salineros y la ubicación del mar de Thetys en el Triásico. Muchas de estas sa-
linas, como se puede ver en el mapa de la derecha, se encuentran en los valles de
los grandes ríos (Ebro, Tajo, Guadalquivir, Guadiana, Júcar).
Figura 1: Comparación entre la situación del mar de Thetys hace 200 millones de años (izda.) y localiza-
ción de salinas activas en 1995 (dcha.)
Si tratar de inventariar las salinas es una tarea complicada, hacerlo con el patri-
monio natural y cultural que éstas albergan, es casi imposible. Dentro de las salinas
de interior ibéricas existen diversas tipologías constructivas y metodológicas que de-
penden de factores geográficos, topográficos, hidráulicos y técnicos. No obstante, sí
puede afirmarse que las salinas constituyen un magnífico ejemplo de paisaje cultu-
ral, en la medida de que en ellas interactúan el hombre y la naturaleza de manera
sostenible. El hombre aprovecha un recurso natural, la sal, mediante tecnología de
bajo impacto y con el uso de energías renovables. Por otro lado, la explotación de
la sal permite la presencia de un ambiente salino que es raro en el interior. Este am-
biente hace que aparezcan especies de flora y fauna halófilas muy raras y frágiles,
más habituales en marismas costeras que en la meseta central. Este tipo de paisaje
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 325
cultural se puede definir como el “paisaje de la sal” (Hueso Kortekaas & Carrasco
Vayá, 2006).
Las construcciones asociadas a una salina son de carácter modesto, pues fueron
pensadas con criterios productivos, no estéticos. Sin embargo, tomadas las cons-
trucciones de una salina en su conjunto, constituyen un complejo preindustrial de
gran interés arquitectónico, histórico y cultural. Típicamente, una salina consta de
(desde la obtención del agua hasta la venta de sal): manantial, pozo, noria o bom-
ba, canalizaciones, concentradores, evaporadores, cristalizadores, caminos, alma-
cenes, etc. Todas estas construcciones reciben nombres específicos, que varían de
una región a otra, lo cual constituye de por sí un rico patrimonio lingüístico.
Finalmente, cabe mencionar la cultura de la sal que se crea en el entorno de una
salina. No sólo conviene resaltar la influencia de estas explotaciones sobre la histo-
ria y la economía local y regional, sino el elenco de tradiciones, creencias, métodos
de trabajo, etc. que surgen a partir de la actividad productiva y la presencia de la sal
en el entorno.
restuarantes en el País Vasco. Todos los años se celebra la Feria de la Sal, que con-
siste en un espectáculo nocturno seguido de un mercadillo de productos ecológicos,
a la cual asisten miles de personas. Y ya se han comenzado las visitas por el valle Sa-
lado, a pesar de no haberse finalizado los trabajos de restauración, valiéndose del
lema “abierto por obras”. Hoy en día, Salinas de Añana participa en un proyecto co-
munitario Interreg IIIB denominado SAL, que permitirá profesionalizar la producción
de sal mediante cursos de formación de salineros y mejorar la calidad del producto
turístico mediante la creación de una ruta de la sal con los demás socios del proyecto
(Forum des Marais Atlantiques, 2004).
Mancha) o la rehabilitación del enorme alfolí de las Salinas de Gerri de la Sal (Ca-
taluña) como centro cultural. En otro municipio, se ha creado un centro temático de
mayor envergadura, como es el Parc Cultural de la Sal de Cardona (Cataluña), que
incluye una visita a la mina, también conocida como Muntanya de Sal. Hay además
lugares en los que la salina está protegida como espacio natural y las autoridades res-
ponsables de su gestión están recuperando las construcciones y han creado algún
tipo de equipamiento interpretativo, como es el centro de visitantes del Parque Re-
gional de Ajauque y Rambla Salada (Murcia), los paneles para hacer una visita au-
toguiada en las Salinas de Saelices de la Sal (Castilla – La Mancha) o de una senda
interpretativa por la salina, como la del Salí de Cambrils (Cataluña). En Saelices, ade-
más, está previsto recuperar la producción de sal, a título demostrativo. Finalmente,
hay casos en los que prima la visión lúdica, como los baños de agua salada que se
pueden disfrutar en las Salinas de Minglanilla (Castilla – La Mancha) o en el Salinar
de Lo Roldán, en Naval (Aragón). En este último caso se han colocado además pa-
neles interpretativos, está prevista la creación de un museo en el alfolí principal y hay
una senda de 1 km de longitud que une ambos lugares. Y, no menos importante, esta
salina está en producción.
Referencias
ACASI (2004) Memoria anual 2003, Asociación de Amigos de las Salinas de Interior, Guadalajara. Distri-
bución electrónica
ACASI (2005) Memoria anual 2004, Asociación de Amigos de las Salinas de Interior, Guadalajara. Distri-
bución electrónica
ACASI (2006) Memoria anual 2005, Asociación de Amigos de las Salinas de Interior, Guadalajara. Distri-
bución electrónica
Altimir, J. (1949): La sal en el mundo. Tomo I Europa, Barcelona. Ediciones al servicio de la industria sa-
linera, Barcelona
Bernués, M. (1998) Humedales españoles inscritos en la Lista del Convenio de Ramsar. Col. Técnica, Mi-
nisterio de Medio Ambiente, Organismo Autónomo de Parques Nacionales (2ª Ed.), Madrid
Carrasco Vayá, J.-F. (2006) Proyecto ETNOSAL: recuperación del patrimonio etnológico de las salinas de
Castilla-La Mancha. Actas del Congreso Internacional “La sal de interior en la historia: economía, medio
ambiente y sociedad”. Sigüenza (Guadalajara), 6 – 9 de septiembre de 2006 (en prensa)
Carrasco Vayá, Jesús-F. & Hueso Kortekaas, Katia (2006a) Métodos tradicionales de obtención de sal: una
revisión de conceptos. Actas del Primer Congreso Internacional de Minería y Metalurgia en el contexto
de la Historia de la Humanidad: Pasado, presente y futuro, Mequinenza, 6-9 de julio de 2006, en prensa
Carrasco Vayá, J.-F. & Hueso Kortekaas, Katia (2006b) ETNOSAL, un intento de recuperar la memoria sa-
linera de Castilla – La Mancha. Rev. Oppidum, 2 (en prensa)
Casado de Otaola, S. & Montes del Olmo, C. (1995) Guía de los lagos y humedales de España. J.M. Re-
yero Editor, Madrid
Diputación Foral de Álava (2001) Gatz Harana / Valle Salado (Álava, Spain)
Fábrega, P. (1928) Geología. Introducción al estudio de los criaderos minerales. Madrid
Forum des Marais Atlantiques (2004) Resumé du formulaire de candidature SAL « Sel de l’Atlantique »,
Documento inédito
González Navarro, J. (1996) Las salinas tradicionales de Gran Canaria. FEDAC, Las Palmas de Gran Ca-
naria
Hueso Kortekaas, K. & Carrasco Vayá, J.-F. (2006) Inland saltscapes: Values for a sound socioeconomic de-
velopment. Actas del Congreso Internacional “La sal de interior en la historia: economía, medio ambiente
y sociedad”. Sigüenza (Guadalajara), 6 – 9 de septiembre de 2006 (en prensa)
IGE (1912) Relación de las salinas de España. Instituto Geológico de España, Madrid. Documento inédi-
to
ITGME (1997) Inventario nacional de recursos minerales de cloruro sódico y sales potásicas. Instituto Tec-
nológico GeoMinero de España, Madrid
Iranzo García, E. (2005) Las salinas continentales de la provincia de Valencia. Universitat de València, Va-
lencia
Lorman, J. (2000) Libro de la sal. Edicions de turisme cultural Illes Balears, Palma de Mallorca
Luengo, A. & Marín, C. (1994) El jardín de la sal. Ecotopía Ediciones, Santa Cruz de Tenerife
Mata Perelló, J.M. & Mansilla Plaza, L. (1997) Las salinas continentales de Aragón y de Cataluña. Una par-
te de nuestro patrimonio minero. En: Actas de la primera sesión sobre el patrimonio minero metalúrgico.
Almadén, Servicio de Publicaciones de la Universidad de Castilla-La Mancha. Colección Ciencia y Téc-
nica. p. 291-297
Núñez Herrero, M. A., Navarro Sequero, A. & Fernández Díaz, M. (2006) Las salinas del interior de la Re-
gión de Murcia. Folleto de la Consejería de Industria y Medio Ambiente, Región de Murcia, Murcia
Pardo, L. (1948) Catálogo de los lagos de España. Instituto Forestal de Experiencias e Investigaciones, Ma-
drid
Pérez Hurtado de Mendoza, A. (coord.) (2004) Salinas de Andalucía. Consejería de Medio Ambiente, Jun-
ta de Andalucía, Sevilla
Petanidou, T. (1997) Salt In European History and Civilisation, Hellenic Saltworks, S.A., Atenas
Plata Montero, A. (2006) El ciclo productivo de la sal y las salinas reales a mediados del siglo XIX. Dipu-
tación Foral de Álava, Vitoria
Planz S.L. (2005) Propuesta de plan de gestión y uso píblico de las Salinas de Poza de la Sal (Burgos). Do-
cumento inédito, Valladolid
Sáiz Alonso, E. (2001) Las salinas de Poza de la Sal. Diputación Provincial de Burgos, Burgos
Vieira de Sá, M. (1946) Sal comum, sal do mar e sal de mina. Livraria Sá da Costa, Lisboa
VVAA (2005) Patrimonio industrial: Lugares en peligro. Actas del Seminario TICCIH – España “Patrimo-
nio industrial: Lugares en peligro”, Gijón, 21 de septiembre de 2005
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 329
Contexto
sere, entendendo-se este como uma aliança entre cidade / laguna e implementando,
deste modo, o papel de museu de território, que lhe confere um sentido global. Abar-
cam-se, assim, não só os limites geográficos, mas também os traços sociológicos, cul-
turais e histórico-económicos de toda a região, que se reconhece nesta teia de rela-
ções biológicas, humanas, físicas [Davis, 1999: 4] que caracterizam o complexo e
único sistema das salinas. No fundo, será expressar a sua perspectiva de museu vivo,
se por museu entendermos, nas palavras de Sérgio Lira, um objecto de cultura, de de-
leite espiritual, de prazer estético, de conhecimento científico, de puro entreteni-
mento que se usa [Lira, 2005].
1 Periódicos como o Campeão das Províncias, O Povo de Aveiro, O Democrata ou, mais recentemente,
Litoral e o Correio do Vouga reproduzem esse reportório de contas, números, preocupações e alegrias em
torno da prática da salicultura.
2 Como é sobejamente conhecido, a primeira referência escrita a Aveiro, remontando ao século X, ex-
pressando já a relevância da produção de sal. Trata-se do testamento da Condessa Mumadona Dias doan-
do um conjunto de bens ao cenóbio de Guimarães, entre os quais se encontram salinas em Aveiro [Ma-
dahil, 1959: 2-6].
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 331
Exemplos disso: o mapa de 1634 de Pedro Teixeira [www. arkeotavira. com/ Mapas/
Teixeira/ índex.pdf]; a planta da Vila e Ria de Aveiro, datada do século XVIII, da au-
toria de Carlos Mardel [Museu de Aveiro | IMC,IP] ou, já em 1874, a Planta indica-
tiva do plano d’obra para melhoramento da Barra d’Aveiro [AHD-APA]. Entrando
pelo século XX, com a proliferação da imagem fotográfica, inúmeros são os teste-
munhos que retratam a paisagem salícola que se vislumbra a partir da cidade, bem
como as actividades e vivências que lhe estão associadas3. Já os ortofotomapas aju-
dam a perscrutar, dos céus, as marcas fossilizadas da actividade no território.
Para além deste tipo de registos outros há, ainda, que contribuem para o conhe-
cimento e análise destas mutações. Tomando como exemplo o Inquérito à Industria
do Sal realizado, em 1956, pela então Comissão Reguladora dos Produtos Farma-
cêuticos, surgem registadas 270 marinhas [Amorim, 2005:124], número este consi-
derável, muito embora já no anos 60 se escrevesse sobre a problemática da susten-
tabilidade e da necessidade de “acudir à industria salineira” [Litoral, 02.07.1060: 7].
As suas características conserveiras, em particular na salga do peixe [exemplo
disso o bacalhau, cujo grosso da frota pesqueira se concentrava na região de Avei-
ro], como condimento e como ingrediente aplicado a determinadas indústrias da ca-
riz químico e farmacêutico, para além do seu uso como técnica de vidrado cerâmi-
co, justificaram a sua fama e a sua procura. Dando emprego a parte da população
local, em torno do sal de Aveiro formou-se uma comunidade com manifestações e
vivências peculiares.
Desta realidade com cinquenta anos subsistem, hoje, no activo, unicamente,
nove salinas, tendo em linha de conta que uma das quais [a Marinha da Troncalha-
da] tem subjacente à sua laboração objectivos culturais sob a forma de ecomuseu.
Significa isso que, hoje em dia, a produção é consideravelmente diminuta se com-
parada com os registos, levantamentos e inquéritos feitos outrora à safra do sal. As
regras do mercado que impõem uma feroz concorrência de sais provenientes de ou-
tras paragens, mesmo de fora de Portugal; o desinteresse por uma actividade sazo-
nal e de dividendos incertos; a conversão das marinhas noutros sectores como a pis-
cicultura ou a identificação do sal como produto mineiro explicam as diferenças.
Não obstante esta descrição menos optimista da actualidade existe um reverso
da medalha: o sal continua a ser um dos ex-libris de Aveiro e motivo de visita à ci-
dade, associado ao interesse pela singularidade da paisagem lagunar que oferece a
Ria. Da mesma forma, a procura desse sal, produzido nas marinhas locais em mol-
des artesanais, é uma realidade fazendo persistir um pequeno grupo de marno-
tos/produtores, empenhados em dar continuidade à tradição e em fazê-la renascer.
O património
3 A Imagoteca Municipal de Aveiro, instalada no Museu da Cidade de Aveiro, possui uma colecção alar-
gada de documentação fotográfica sobre a temática sal/cidade.
332 A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
nitários é tida como a oportunidade para revitalizar o sector. É neste contexto que ga-
nha corpo o projecto Sal do Atlântico, uma parceria transnacional no âmbito do pro-
grama Interreg IIIB que envolve trinta parceiros de Portugal, Espanha, França e Rei-
no Unido. Tal como refere a sua denominação, o projecto tem como missão a “Re-
vitalização da identidade das salinas do Atlântico. Recuperação e promoção dos po-
tenciais biológicos, económicos e culturais das zonas húmidas costeiras”. Isto é, o
Sal do Atlântico procura a valorização de uma actividade de cariz tradicional, ten-
do subjacente o reconhecimento do produto ao nível comunitário, a que se associa
a sua forte vertente de património cultural e natural.
Aproveitar a oportunidade oferecida por este projecto, ao garantir a troca de
ideias e de experiências com os congéneres nacionais e europeus, procurando uni-
los em torno de um objectivo comum que a todos trará dividendos, revelou-se, as-
sim, o momento fulcral. Desta forma, várias são as iniciativas que têm vindo a ser de-
senvolvidas pela CMA, a qual reforçou a componente turística. É nesta perspectiva
que se enquadram as acções associadas à dinamização e valorização do Ecomuseu.
Estas acções incluem:
Acção • iniciativa
Objectivos
• Estudo sobre o salgado de Aveiro
• Diagnosticar a sua real e actual situação como intuito de definir estratégias de actuação futura
Consultoria histórica
• Congregar informação a partir de fontes documentais visando a constituição de uma base de
dados a disponibilizar no Centro Interpretativo e Ambiental do Ecomuseu Marinha da Troncalhada
Valorização económica e social
• Constituir a Fena.Sal [Federação Nacional de Produtores de Sal Marinho Artesanal],
• Criar estruturas associativas locais [Associação de Produtores e Marnotos da Ria de Aveiro];
• Fomentar o reconhecimento da profissão de marnoto através da formação e da certificação do
produto e da unidade produtiva.
SIG / Instrumentos de Gestão de Território
• Sistematizar informação com o intuito de criar instrumentos de gestão
Rota do Sal do Atlântico
• Criar a rota internacional das salinas do Atlântico;
• Colocar Aveiro nos meios de difusão turística internacionais;
• Promover o Ecomuseu Marinha da Troncalhada;
• Revitalizar a salicultura tradicional e a paisagem
Infraestruturas
• Dotar o Ecomuseu de novas valências que valorizem o seu serviço lúdico-pedagógico.
Promoção
• Realizar acções de divulgação e promoção do sal artesanal [feira de sal, exposição itinerante,
seminários e workshops, notas de imprensa];
• Executar material promocional [folhetos, painéis explicativos];
• Participar em certames nacionais e internacionais.
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 333
16.000 ................................................................
14.668
14.000 ................................................................
12.359
12.000 ................................................................
10.000 ................................................................
8.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7.329
.........................
6.000 ................................................................
4.946
4.349
4.000 ................................................................
2.904 2.423
2.000 ................................................................
0 ................................................................
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
4.500 ...................................................................................................
4.000 ...................................................................................................
3.500 ...................................................................................................
3.000 ...................................................................................................
2.500 ...................................................................................................
2.000 ...................................................................................................
1.500 ...................................................................................................
1.000 ...................................................................................................
500 ...................................................................................................
0 ...................................................................................................
Jan
Fev
Mar
Abr
Mai
Jun
Jul
Ago
Set
Out
Nov
Dez
Fonte: CMA | DMPH, Relatório de Gestão 2006
Projecto de arquitectura
Notas finais
Fontes
Bibliografia
Amorim, I. [2001] Aveiro e os caminhos do sal. Séculos XV-XX, Aveiro, Câmara Municipal de Aveiro.
Amorim, I [2005] Os inquéritos sobre o sal português nos séculos XVIII a XX, Actas do I Seminário Inter-
nacional sobre o Sal Português, Porto, IHM.UP | Faculdade de letras da Universidade do Porto, pp. 111-
125.
CMA [1999] Projecto de Musealização da Marinha da Troncalhada [texto policopiado].
CMA | DMPH [2006] Conteúdo programático do Centro Interpretativo e Ambiental [texto policopiado].
CRPQF [1956] Inquérito à indústria do Sal. Salgado de Aveiro, Vol. IV, Lisboa, Comissão Reguladora dos
Produtos Químicos e farmacêuticos.
Davis, P. [1999] Ecomuseum, a sense of place, london, Leicester University Press.
Lira, S. [2005] Museus e consumo, Trabalhos de Antropologia e Etnologia, vol. 45 [1-2], SPAE, pp. 97-103.
Madahil, A. [Coord.] [1959] Milenário de Aveiro. Colectânea de textos históricos, vol. I, Aveiro, Câmara
Municipal.
A ARTICULAÇÃO DO SAL PORTUGUÊS AOS CIRCUITOS MUNDIAIS · ANTIGOS E NOVOS CONSUMOS
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 339
O que é o SAL?
As acções do Projecto
1- Exposição itinerante
A recolha iconográfica constitui um acervo notável de elementos do passado e
do presente dos sítios de produção de sal situados entre a Bretanha e as Canárias, não
só dos 11 locais representados no Projecto SAL, como de muitos outros situados na
referida área geográfica. A realização e montagem desta exposição constituem um
excelente exemplo de trabalho em rede.
2 - Biodiversidade
Apesar de ter sido possível a definição de uma metodologia de trabalho comum,
existem alguns sítios e parceiros que não têm desenvolvido quaisquer trabalhos. Tem
sido difícil adoptar uma estratégia que permita chegar aos resultados pretendidos, no-
meadamente a publicação de um manual que incorpore sugestões para acções de
maneio, visando a promoção da biodiversidade a realizar pelos próprios salineiros.
3 – Estruturação da profissão
As diferenças na situação associativa dos produtores franceses, portugueses e es-
panhóis têm dificultado enormemente o desenvolvimento da acção. Porém, recen-
temente houve sinais de melhoria, pois existe já uma proposta de estatutos ao nível
das associações nacionais e ao nível da futura Federação Europeia. Está igualmente
em preparação no âmbito do projecto um pedido para apresentar à Comunidade Eu-
ropeia relativo ao estatuto ou carácter agrícola do sal marinho recolhido manual-
mente o que permitirá o reconhecimento do produto através dos selos DOP (Deno-
minação de Origem Protegida) ou IG (Indicação Geográfica).
5 – Desenvolvimento turístico
Estão a ser criadas as bases de uma rota das salinas atlânticas, estando progra-
THE ARTICULATION OF PORTUGUESE SALT WITH WORLDWIDE ROUTES · PAST AND NEW CONSUMPTION TRENDS 341
mado um curso de guias turísticos que se constituirá como o primeiro núcleo de re-
cursos humanos indispensáveis ao funcionamento dessa rota inicial, a qual se pre-
tende que venha a ser progressivamente aumentada. Paralelamente, decorrem di-
versos projectos locais de criação de Museus de Sal (Figueira, Castro Marim e Avei-
ro) e outras estruturas de apoio às visitas a salinas.
7 – Novos produtos
Decorrem trabalhos no âmbito da biotecnologia e do estudo de soluções para os
problemas de erosão dos muros. Os primeiros resultam da parceria de trabalho en-
tre o Instituto Tecnológico das Canárias, a Universidade do Algarve e a Necton, os
segundos são da responsabilidade exclusiva da Universidade de Aveiro. Os trabalhos
de biotecnologia têm aberto novos campos de investigação muito interessantes. Por
um conjunto de circunstâncias o trabalho de estudo da erosão dos muros só será tes-
tado em Aveiro.
8 – Difusão
A maioria dos parceiros tem desenvolvido uma intensa actividade de difusão não
apenas do projecto, mas de toda a problemática ligada às salinas e ao sal tradicio-
nal, entre os quais se destacam a realização de conferências, seminários, debates,
workshops, feiras e exposições. Iniciou-se a realização de um DVD acerca da reali-
dade do sal tradicional no Arco Atlântico, estando em marcha a realização de um
fundo documental para consulta on-line que recolherá as referências bibliográficas
relacionadas com o sal e que se encontram dispersas pelas várias instituições liga-
das ao projecto (associações, centros de investigação, universidades, administrações
autárquicas e regionais e diversos institutos).
houve, mercê da dinâmica criada pelo próprio projecto, uma evolução positiva em
Portugal que pode ser traduzida no seguinte: