Indice
Prefazione
Presentazione
Premessa
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4. Piantagione
4.1 Periodo di piantagione
4.2 Distanze di piantagione e sesti di allevamento
4.3 Apertura delle buche
4.4 Concimazione localizzata
4.5 Messa a dimora
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10 Costi di produzione
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Ringraziamenti
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Bibliografia
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Prefazione
Con intima soddisfazione, partecipo alla pubblicazione di questo Manuale Pratico
di Coltivazione e Trasformazione dei Fichi di Cosenza, perch il raggiungimento
di una ulteriore importante tappa nel percorso di recupero e miglioramento della
fichicoltura cosentina.
Se guardiamo al passato, i Fichi di Cosenza sono stati rinomati nei secoli come
una delle principali prelibatezze delle Calabrie, uno dei simboli della natura mediterranea: frutto dolce ricavato dalla forza di un sole e di una terra particolari, ma
anche dal lavoro sapiente di una gente che aveva saputo ritagliare, dalla antica
civilt agricola del Mezzogiorno italiano, e sviluppare, unattivit economica del
tutto specifica basata sulla selezione delle migliori variet, sulla messa a punto di
tecniche e metodi agricoli pi rispondenti allo scopo, sulluso di attrezzi e macchine idonee, sullapplicazione opportuna di tempi e di lavori (manuali, industriali),
su procedimenti di lavorazione ottimali, il tutto finalizzato a conseguire un prodotto finale tipico e di alta qualit (organolettica, estetica, sanitaria, alimentare).
Ma gi alla met del secolo scorso questo comparto era in serie difficolt, poi
ulteriormente aggravate dallabbandono contadino delle terre e dal crescente
predominio della Turchia sui mercati internazionali del fico essiccato.
I coltivatori, gli artigiani, gli industriali del fico calabresi, pur consapevoli del potenziale valore del tradizionale buon Dottato, non trovavano margini economici
per rilanciare il comparto. Gli enti pubblici si fecero carico del problema, in un
efficace concorso di competenze: la Regione Calabria nel 1980 chiam lIstituto
Sperimentale per la Frutticoltura di Roma, la cui sezione di Caserta era competente per il Mezzogiorno, che allest nel Centro Sperimentale Dimostrativo di Casello dellARSSA, a San Marco Argentano, unampia collezione di germoplasma di
fico, con specifico settore di cloni di Dottato; lISF fu poi promotore del Progetto
Innovazioni tecnologiche per migliorare e valorizzare il prodotto Fico essiccato
italiano (POM B11), riguardante anche la Calabria. Pochi, ma ottimi Divulgatori
del Servizio di Sviluppo Agricolo dellARSSA, proseguirono la raccolta di cloni,
parteciparono alle sperimentazioni scientifiche, svolsero indagini e promozioni:
attualmente questi agronomi costituiscono il punto di riferimento tecnico per la
fichicoltura calabrese.
Intanto, gli enti di ricerca calabresi erano stati attivati; e si parlava del rilancio
del Fico di Cosenza in varie sedi, quali gli annuali incontri sul Fico nel Comune di
Zumpano (CS).
Un decisivo contributo giunse dal Gal Valle del Crati che forn non solo un
prolungato sostegno economico alle attivit, ma anche efficace promozione alle
imprese del settore. Da parte loro, le aziende di trasformazione, sempre presenti,
gi collaboravano dando utili dati e notizie. In tale risveglio di interesse anche
imprenditoriale, sorse il Consorzio per la tutela del Fico Essiccato del Cosentino,
che chiese allU.E. la DOP Fichi di Cosenza, importante marchio europeo di tutela
internazionale dei prodotti tipici.
Il Consorzio, guidato da un Presidente lungimirante e convinto, si negli anni
confermato quale punto focale di valide iniziative a miglioramento, valorizzazione e promozione del prodotto.
Tra le azioni tecniche varate questo Manuale, prezioso strumento applicativo
voluto allo scopo di dare ai soci del Consorzio (e non solo) informazioni e direttive, utili o necessarie per approfondire le conoscenze, razionalizzare, migliorare
tutto il percorso del processo di produzione dei fichi di Cosenza (dalla fase di
preimpianto alla finale commercializzazione), al fine anche di applicare correttamente il disciplinare della DOP. Il testo steso su basi scientificamente aggiornate, tenendo buon conto della diversificata realt agronomica, socio economica e
industriale, che caratterizza la fichicoltura provinciale.
Auguro ai lettori buona lettura, buon studio, proficua collaborazione!
Giorgio Grassi
Gi Direttore della Sezione di Caserta dellIstituto Sperimentale
per la Frutticoltura di Roma (ora CRA, Unit di Ricerca per la Frutticoltura di Caserta).
Presentazione
La realizzazione del Manuale Pratico di Coltivazione e Trasformazione dei Fichi di Cosenza stata la prima iniziativa che il
Consorzio Fico Essiccato del Cosentino ha previsto nel Progetto Integrato di Filiera (PIF), sollecitato dagli operatori del
comparto desiderosi di dotarsi di uno strumento pratico che, in
maniera semplice ed efficace, potesse consentire di applicare, senza difficolt, le moderne tecniche colturali, le innovazioni tecnologiche e le norme contenute nel disciplinare di produzione per il
riconoscimento della Denominazione dOrigine Protetta (DOP).
Con la presentazione alla Regione Calabria, nellanno 2004, del PIF,
per un importo di oltre 17 milioni di Euro, destinato alle aziende
della filiera (circa 130) che avevano aderito alliniziativa, il Consorzio Fico Essiccato del Cosentino ha voluto dare un ulteriore,
decisivo impulso per il recupero, il rilancio e la valorizzazione della
fichicoltura cosentina, la quale, grazie alla bont del prodotto, al
suo forte legame con il territorio ed alle notevoli potenzialit e
sinergie esistenti, pu diventare coltura da reddito in molte zone
della Provincia. Un obiettivo certamente difficile perch negli ultimi decenni, causa labbandono delle campagne, nella provincia di
Cosenza, dove scientificamente accertato che si ottiene il prodotto migliore grazie ad una concomitanza favorevole ed unica di
condizioni pedo-climatiche, la fichicoltura stata trascurata e, di
fatto, relegata a coltura marginale. Ma una inversione di tendenza,
anche se molto limitata, si comunque manifestata nellultimo
decennio con la realizzazione, grazie allutilizzo dei fondi comunitari, di alcuni impianti di ficheto a coltura specializzata. I fichi
di Cosenza, infatti, sia allo stato fresco che essiccato, grazie alle
elevate propriet nutrizionali, organolettiche, gustative e merceologiche possedute, continuano ad essere richiesti ed apprezzati dai
consumatori, sia italiani che esteri.
Il prodotto trasformato merita un discorso a parte perch rappre-
gi esistenti per lo stoccaggio, la lavorazione ed il confezionamento; lacquisto di macchinari ed attrezzature; la realizzazione di oltre
300 ettari di nuovi impianti di ficheti in coltura specializzata; la
costruzione di locali per il ricovero di macchine, attrezzi e derrate;
lacquisto di macchine ed attrezzature per le lavorazioni aziendali; la realizzazione, per ogni ettaro di ficheto, di mq 60 di serre di
essiccazione. Tale struttura, ideata e sperimentata con successo
alcuni anni prima, presso la Sezione di Caserta dellI.S.F., stata
inserita in tutti i progetti presentati perch consente di migliorare
qualitativamente il prodotto grazie ai numerosi vantaggi offerti: riduzione dei tempi di essiccazione; protezione dalle intemperie, dalla polvere, dal contatto con gli animali e, soprattutto, con gli insetti.
Il PIF, oltre ai gi citati interventi in favore dei singoli beneficiari, ha previsto anche iniziative a sostegno dellintera filiera come:
corsi di formazione professionale per gli operatori; assistenza alle
aziende; realizzazione di sistemi di tracciabilit e rintracciabilit;
manuali pratici; certificazione di qualit ed altro.
La Regione Calabria, Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione, con Decreto n 1026 del 09- 06- 2006 ha approvato
il progetto che, dopo due anni di attivit, stato realizzato quasi
interamente. I lavori sono stati seguiti da tecnici, esperti e professionisti di comprovata esperienza e competenza, i quali hanno
assicurato il rispetto e la perfetta osservanza delle previsioni progettuali. Il Consorzio, da parte sua, ha organizzato e curato, con
lausilio di personale altamente qualificato, lo svolgimento delle
attivit previste dalle misure di sostegno. Ai beneficiari stata
data lopportunit di partecipare ai corsi di formazione, agli incontri ed agli stages realizzati.
Per la realizzazione di questo Manuale Pratico di Coltivazione e
Trasformazione dei Fichi di Cosenza, oltre alle conoscenze tecnico- scientifiche in materia, si tenuto conto delle novit emerse
durante la ricca attivit di assistenza alle aziende in pieno campo
e allinterno dei laboratori di trasformazione. L opera corredata
da numerose e nitide immagini che aiutano in maniera perfetta
la comprensione degli argomenti trattati relativi ai vari interventi
Premessa
Il presente Manuale stato steso specificamente per conseguire il prodotto Fichi
di Cosenza in aderenza ai contenuti tecnici prescritti dal disciplinare della DOP
Fichi di Cosenza.
La fichicoltura del Cosentino stata da sempre sinonimo di interazione tra una
produzione di secondaria importanza (integrazione di reddito), realizzata in luoghi
poco contaminati, e la indiscutibile qualit del prodotto che le viene riconosciuta
dal mercato nazionale ed estero. La fichicoltura tradizionale si pratica in impianti
non specializzati o con sesti irregolari e distanze di piantagione molto ampie.
Il rischio che si affaccia con la costituzione dei nuovi impianti specializzati, sebbene si parli di impianti razionali, rappresentato dalla maggiore intensificazione
colturale che porta con s effetti di impatto ambientale sconosciuti nella nostra
esperienza regionale.
Un conto produrre su 100 piante, sparse nellazienda e che funzionano un po
come piante isolate; altro condurre un ficheto con 300-400 piante/ha. Sorgono
immediati problemi di gestione nutrizionale, fitosanitaria e delle potature, che se
non correttamente impostati potranno determinare uno scadimento del prodotto
fresco e trasformato ed un danno per lecosistema.
Infatti, il ricorso a forme intensive di coltivazione ha talvolta prodotto effetti
indesiderabili per lambiente; leccessivo impiego di prodotti chimici per la difesa
delle colture ed il controllo delle malerbe ha creato problemi di resistenza delle
piante ai parassiti ed ha fatto sorgere preoccupazioni circa la possibile presenza
di residui chimici negli alimenti.
La nuova produzione di fichi nel cosentino avverr in ecosistemi che dovranno essere sottoposti a continuo monitoraggio e per i quali si prevede un nuovo
modo di fare agricoltura che, al razionale utilizzo delle nuove tecnologie, necessario per conseguire i miglioramenti produttivi, affianchi una strategia che elimini gli aspetti negativi che lagricoltura intensiva ha posto in evidenza. Il Piano
di assistenza alle aziende attivato dal Consorzio adotta la metodologia propria
dell agricoltura integrata che ottimizza lutilizzazione delle risorse usando tutti i
mezzi tecnici disponibili, ivi inclusi quelli contemplati dall agricoltura biologica,
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TIPI DI AGRICOLTURA
Agricoltura integrata un sistema di produzione agricola che consiste nellintegrazione di tutti i metodi e mezzi a disposizione delluomo (agronomici, biologici,
fisici e meccanici) per conseguire un equa produttivit e redditivit , per produrre
cibi sani e sicuri realizzando lagricoltura sostenibile. La lotta, la concimazione, le
lavorazioni sono effettuate dopo attente valutazioni e monitoraggi da parte dei
tecnici agricoli.
Agricoltura biologica un sistema di produzione agricola che cerca di offrire al
consumatore prodotti freschi, gustosi e genuini, rispettando il ciclo della natura.
Le pratiche agricole biologiche generalmente includono:
-- la rotazione delle colture per un uso efficiente delle risorse locali;
-- il divieto di usare pesticidi, fertilizzanti di sintesi, antibiotici nellallevamento
degli animali;
-- il divieto di uso di organismi geneticamente modificati (OGM);
-- luso efficace delle risorse del luogo, come per esempio lutilizzo del letame e/o
della tecnica di sovescio per fertilizzare la terra allinterno dellazienda agricola
o la coltivazione dei foraggi per il bestiame;
-- la scelta di piante ed animali che resistono alle malattie e si adattano alle condizioni del luogo.
Agricoltura sostenibile: rappresenta la sintesi e il risultato ottimale dei sistemi di
agricoltura di cui sopra. Essa si pone lambizioso obiettivo di soddisfare le esigenze
economiche (di bassa spesa per i consumatori e di alto reddito per gli agricoltori)
senza compromettere il capitale ambiente, patrimonio di tutti e risorsa per le
future generazioni. Nelle coltivazioni e negli allevamenti utilizza il pi possibile i
processi naturali e le fonti energetiche rinnovabili disponibili in azienda, riducendo
cos limpatto ambientale dovuto alluso di sostanze chimiche di sintesi (pesticidi,
concimi, ormoni, antibiotici), alle lavorazioni intensive del terreno, alle monocolture e monosuccessioni, nonch allo smaltimento indiscriminato dei rifiuti di produzione (ad esempio i liquami zootecnici e i reflui di frantoio).
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1. Descrizione della
pianta di fico
1.1 Specie e variet
Dal punto di vista botanico le piante di fico utilizzate per produrre i Fichi di Cosenza derivano dal fico domestico, Ficus carica sativa (domestica) L., che si differenzia dal fico selvatico o caprifico, Ficus carica caprificus per la presenza quasi
esclusiva di fiori femminili mentre questultimo dotato sia di fiori maschili che
femminili con frutti pi piccoli e non commestibili. Il caprifico, siccome produce
polline dai fiori maschili, necessario per fecondare alcune variet domestiche
che producono frutti solo se impollinate. Entrambi i tipi producono pi fruttificazioni: nel domestico possono giungere a tre (fioroni, fichi veri o frniti, cimaruoli),
nel caprifico sono tre (mamme, profichi, mammoni).
La variet prevalente impiegata negli impianti della provincia di Cosenza la
Dottato, i cui frutti sono destinati a due produzioni: i fioroni e i fichi veri; a
questultimi si riferisce la DOP Fichi di Cosenza.
Oltre alla variet Dottato molte altre si prestano bene allessiccazione. Fra
queste ricordiamo: Paradiso, Granato, Niuredda, Marinella ed altri ecotipi locali, presenti per lo pi nei vecchi impianti ed in quantit limitate; esse per non
rientrano nella DOP Fichi di Cosenza.
La variet Dottato gode di una particolare e utile caratteristica: contraddistinta
da partenocarpia, cio produce fichi veri anche senza essere fecondata dal
caprifico. Per questo motivo, gli acheni (che sono botanicamente i veri frutti che
comunemente vengono identificati come granelli), rimangono vuoti e piccoli,
fornendo alla polpa una delle sue pi pregiate caratteristiche qualitative: la finezza.
1.2 Tronco e rami
Il fico una pianta con portamento tendenzialmente arbustivo, con chioma
espansa e irregolare. Raggiunge mediamente altezze di 3,5-4 metri e, in condi
zioni favorevoli, pu arrivare con facilit anche ai 6-8 metri. Le caratteristiche
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del tronco e della ramaglia (nodulosit, fittezza, andamento curvilineo ecc) dipendono dalla variet. In genere la corteccia sottile, liscia, ed il colore grigio cenere
pu assumere tonalit pi o meno intense. La chioma rada ed espansa.
La Dottato ha in genere portamento tendenzialmente assurgente con chioma
globosa. Rispetto ad altre variet ha maggior vigoria, da buona ad elevata a seconda della fertilit dei terreni.
15
16
1.3 Foglie
Le foglie del fico sono generalmente grandi, con lungo picciolo, lobate e a lamina rugosa, disposte in modo alterno sul ramo. Su una stessa pianta si possono
presentare foglie a lembo intero, a tre e cinque lobi, talvolta sette. La pianta in
inverno perde le foglie e si risveglia solo a primavera inoltrata.
La Dottato presenta tutti e tre i tipi di foglie.
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1.4 Gemme
A fine inverno sono ben visibili, in cima ai rametti, le gemme miste apicali, allungate e appuntite.
Sotto a queste, allascella delle foglie, sono visibili altre gemme, tendenzialmente
appuntite: sono quelle a legno o miste. Le gemme a legno produrranno solo vegetazione, sono presenti sui rami di tutte le et ad esse si ricorre per rinnovare la
chioma con la potatura; mentre quelle miste daranno origine ai germogli sia per
la crescita della pianta che per la fruttificazione.
Poste in posizione collaterale rispetto alle precedenti e di forma globosa, sono le
gemme a frutto, che produrranno i fioroni.
La pianta dotata di una notevole capacit di ricaccio, determinata dalla presenza inoltre di gemme latenti e gemme avventizie utili quando si deve ricostituire la
chioma. Le prime, di norma nascoste sotto la corteccia, possono originare anche
frutti, ma pochi e non di qualit; anche le gemme avventizie sono per lo pi a
legno ed emettono dal tronco e dalle branche rami di forte vigoria, i succhioni;
invece le avventizie posizionate sul colletto o sulle radici danno luogo ai polloni,
rispettivamente basali e radicali, responsabili della forma a cespuglio caratteristica del fico in condizioni naturali.
Foto 4. Tipi di gemme nel fico domestico
me
m
Ge
ste
mi
Gemme a frutto
i
cal
api
Gemme a legno
Cicatrici forniti
Ci
ca
ri
lia
og
if
c
tri
Gemme a legno
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1.5 Frutti
I fiori sono raccolti in una infiorescenza e quelli che noi chiamiamo comunemente
frutti sono in realt un ricettacolo fiorale incavato - detto sicnio (in passato
anche scono)- a forma di otre e con una piccola apertura a occhio (ostilo)
situata nella parte opposta al punto di inserzione del frutto sulla pianta. Sulla
parete interna del siconio (ricettacolo) sono disposti numerosissimi fiori: i femminili occupano quasi tutta la parte interna, i maschili sono solo in prossimit dell
apertura e lungo lostiolo.
Nel fico i fiori femminili possono essere longistili e brevistili; questi ultimi prevalgono nel caprifico, dove svolgono la importante funzione di ospitare la Blastofaga, ma sono quasi assenti nel fico domestico. I longistili prevalgono nel fico
domestico. Nella Dottato i maschili sono quasi o del tutto assenti; i femminili
sono quasi solo longistili, e sterili.
Fig. 2. Fiori del fico ed infiorescenza (sicnio)
Fiore femminile
Fiore maschile
Siconio
Nel fico domestico ogni generazione di fiori porta a una formazione di fichi eduli.
La prima generazione di fiori d luogo ai fioroni, la seconda ai fichi veri (o
frniti o fichi veri pedagnoli). Talvolta, pu verificarsi una terza generazione
autunnale di fichi veri cimaruoli, soprattutto nelle variet vernili. I veri frutti
botanici sono costituiti dai granelli diffusi nella polpa (acheni), allinterno dei
quali c il vero seme.
I fioroni, prendono origine dalle gemme a frutto formatesi nellanno precedente,
portate dal legno di un anno, maturano a fine giugno-inizi di luglio, e alimentano
quasi esclusivamente il mercato del fresco.
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Ricettacolo
Fiori femminili
Ostiolo
Foto 5. Sezione di fornito in cui visibile la concentrazione di fiori femminili nella parte interna
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I frniti prendono origine invece dalle gemme a frutto che si formano sui germogli dellanno e maturano nellanno stesso: si formano allascella delle foglie, e
dalle gemme miste situate sia nella parte centrale che centro apicale; essi sono
destinati al mercato del fresco (i primi che giungono a maturare), ma soprattutto
al mercato dellessiccato.
Il disciplinare della DOP si riferisce alla produzione di questi ultimi.
21
2. Impianto di
un nuovo ficheto
2.1 Individuazione dellarea
Il fico nei nostri ambienti specie molto rustica che si adatta alle diverse situazioni pedoclimatiche. Tollera bene i venti marini salsi, la siccit, solo le giovani piantine sono danneggiate da forti insolazioni (che possono fessurare la
corteccia) e da grandinate. Tra laltro possibile trovarlo nei giardini delle case
impiegato oltre che per fornire gustosi e freschi fioroni estivi anche come pianta
ombreggiante.
Ma una fichicoltura specializzata condotta con tecniche agronomiche razionali non pu prescindere dalla scelta del pi idoneo ambiente di coltivazione. Un
nuovo impianto deve sorgere in unarea vocata, caratterizzata da parametri orografici, climatici e pedologici favorevoli alla coltivazione della specie e che ne
consentono la massima economicit di gestione.
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Nel caso dei Fichi di Cosenza, bene rispettare le seguenti indicazioni tecniche:
- altimetria: non superiore a 600 m;
- pendenze: intorno al 10-20%;
- esposizioni: sud, sud-est, est, sud-ovest, ovest;
- terreno: si adatta a tutti i tipi di terreno, ma bene evitare quelli pesanti che
riducono la pezzatura dei frutti, impediscono il normale sviluppo delle radici
limitandone lespansione e provocando anche un accrescimento stentato della
parte aerea. Per contro terreni troppo fertili favoriscono un eccessivo sviluppo
della chioma a scapito della fruttificazione.
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2.2
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25
Ricorda!
AZOTO (N)
Per evitare perdite di azoto lungo il profilo del suolo ed evitare inquinamenti alle falde idriche non somministrare concimi azotati prima
dellimpianto.
FOSFORO (P) e POTASSIO (K)
Vanno somministrati prima delle lavorazioni profonde (aratro e/o ripper) in modo da arricchire il terreno negli strati pi profondi; si consiglia di non superare:
Fosforo 2 q.li/ha
Potassio 2,5 q.li/ha
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3. Scelta del
materiale vegetale
La DOP Fichi di Cosenza specifica che la variet da coltivare deve essere la sola
Dottato. La Dottato propagata in modi diversi. La DOP non specifica quali tipi
di piantine debbano essere messe a dimora, n quale origine di propagazione
debbano avere.
Perci esaminiamo i vari tipi di materiale vegetale reperibili in Calabria e da quali
tecniche di propagazione tradizionali (talea, pollone radicato) e recenti (micropropagazione) deriva.
Non prenderemo in considerazione linnesto perch pochissimo usato nella provincia di Cosenza, bench utilizzabile quando si volesse cambiare la variet coltivata.
Neppure considereremo il materiale ottenibile da seme (cio per riproduzione)
sia perch la Dottato non ha semi fertili, sia perch, trattandosi di selvatici, si
renderebbe obbligatorio ricorrere alla pratica dellinnesto con aggravio di costi
pressoch inutile.
3.1 Talea
Il fico stato quasi sempre moltiplicato per talea legnosa grazie allelevata capacit di
radicazione della specie.
Nelle zone asciutte, per i tradizionali impianti realizzati con piantagione diretta della
talea in terra, il ramo posto a radicare poteva raggiungere anche la lunghezza di 90120 centimetri, quasi completamente interrato e lasciando emergere dal terreno
lapice vegetativo.
Ancora attualmente questa tecnica viene effettuata in alcune aziende agricole per
limpianto di nuovi ficheti e per la sostituzione delle fallanze.
Generalmente si fa ora ricorso a piantine da talea fatte radicare in appositi spazi
aziendali o in vivaio con materiale di un anno lungo da 20 a 10 cm.
Varie aziende preferiscono ancora usare la seguente tecnica: durante la potatura delle
piante, le talee sono ricavate da rami lignificati (di 1-2 anni), sono raccolte in mazzi e
frigoconservate; possono anche essere adagiate in buche ad una profondit di 30-40
cm, avendo cura di lasciarne fuoriuscire la parte apicale. Questo posizionamento della
talea, detto a tagliola, viene localmente indicato con il termine di appastanatura.
27
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di radici. Questa operazione apre per nella pianta madre ferite (da cui possono
entrare i patogeni) la cui rimarginazione favorita da una copertura con terra
della parte del colletto lesa. bene ricordare che le piante originate da pollone
tendono a produrre a loro volta abbondanti polloni che, nella fase di allevamento,
devono essere asportati ogni volta che si presentano. Ricordiamo che occorre
controllare bene durante la fase vegetativa lo stato sanitario della pianta da cui si
preleva il materiale di propagazione.
3.3 Micropropagato
La micropropagazione ormai diventata per molti fruttiferi un sistema di moltiplicazione sostitutivo delle tecniche tradizionali. attuabile solo in laboratori e
in vivai specializzati. Lobiettivo di tale metodologia quello di ottenere in tempi
brevi ed a costi contenuti, un elevatissimo numero di piantine, identiche, sia nel
genotipo che nel fenotipo, alla pianta madre di partenza, precedentemente selezionata per caratteristiche fisiologiche e produttive di pregio.
Genotipo: il profilo genetico di un individuo. Linsieme dei geni di una pianta,
contenuti nel DNA delle sue cellule.
Fenotipo: laspetto esteriore di una pianta (dimensione e sapore dei frutti,
colore delle foglie, ecc). il risultato dellinfluenza che lambiente esterno ha
avuto sul genotipo.
Essa consiste nel prelevare i tessuti apicali delle gemme e allevarli su idonei mezzi
di coltura addizionati di ormoni vegetali, in maniera tale da esaltare al massimo la
produzione di nuovi germogli. Le piante ottenute con questa tecnica sono uguali
alla pianta madre e sono dette popolazione clonal cos come si verifica per le
talee ed i polloni radicati.
Nel processo di micropropagazione distinguiamo le seguenti fasi:
1. scelta di campo della pianta madre sana e in buona attivit vegetativa; prelievo di sue parti;
2. lavaggio e disinfezione in laboratorio delle parti prelevate dalla pianta madre;
3. espianto dellapice vegetativo e trasferimento sul substrato agarizzato (terreno di coltura);
4. suo allevamento e moltiplicazione, in successive fasi di crescita e trasferimenti periodici sui terreni coltura;
5. trapianto delle pianticelle in substrato naturale (torba) per farle meglio radicare e successivi progressivi ambientamenti alle condizioni esterne;
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Micropropagazione
Vantaggi
-- Permette di produrre piante in qualsiasi periodo dellanno indipendentemente dalle condizioni climatiche;
-- Si ottengono piante numerosissime, omogenee, idonee a impianti fitti a
basso costo;
-- Permette risanamento del materiale affetto da virosi, attraverso il prelievo dellapice meristematico;
-- Si possono produrre piante esenti da virus e patogeni, grazie alle condizioni di sterilit in cui sono mantenute.
Svantaggi
-- Ridotta vigoria, che fa ritardare la formazione della pianta;
-- Sensibilit alle avversit meteorologiche (gelo, grandine ecc);
-- Sensibilit alle avversit parassitarie (lumache, cavallette, larve di lepidotteri).
necessario prestare particolare attenzione quando si acquistano piante micropropagate, perch devono risultare rispondenti agli standard commerciali (altezza e spessore del fusto, stato sanitario).
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4. Piantagione
4.1 Periodo di piantagione
Utilizzando piantine in fitocella si pu trapiantare in quasi tutto lanno, ma facendolo nel periodo estivo si richiedono molte attenzioni. I periodi pi favorevoli
sono lautunno e la primavera, ma preferibile procedere alla messa a dimora
in ottobre-novembre, dopo la caduta delle foglie. Prima del sopraggiungere dei
freddi invernali solitamente la pianta riesce ad ancorarsi stabilmente al terreno
grazie alla crescita autunnale delle radici prima del riposo vegetativo. In questo modo si attenuano le problematiche legate alla siccit del periodo estivo in
quanto le radici hanno avuto il tempo di crescere ed approfondirsi. Soprattutto
nel caso di piante a radice nuda quindi consigliabile limpianto in autunno o al
massimo a fine inverno.
4.2 Distanze di piantagione e sesti di allevamento
6,00
5,00
6,00
6,00
6,00
6,00
6,00
In un ficheto specializzato la distanza fra le piante deve essere tale da consentire lagevole transito delle macchine, sufficiente illuminazione ed aerazione delle
piante. Altre variabili fondamentali nella scelta delle distanze sono rappresentate
dalla fertilit del terreno, dalla vigoria della variet e dalla possibilit di effettuare
lirrigazione.
31
32
Lorientamento ottimale dei filari, di norma, nord-sud, anche se nelle zone particolarmente acclivi deve essere adattato alla contro pendenza del terreno, necessaria per evitare i fenomeni di erosione superficiale delle acque.
4.3 Apertura delle buche
importante ricordare che
dopo una lavorazione profonda e totale non necessario effettuare grosse buche
per la messa a dimora delle
piantine. Nei terreni con buon
drenaggio le buche misurano circa 30x30x50 cm ed
sufficiente coprire di qualche
centimetro il pane di terra.
Fig. 5. Dimensioni
e modalit di scavo
della buca nei
terreni compatti
drenaggio
Fig. 7. Sistemazione
della piantina in buca
33
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5. Forme di allevamento
e potatura
5.1 Forme di allevamento
Nella provincia di Cosenza le forme di allevamento del fico pi diffuse, che hanno
consentito nel tempo di coniugare produttivit, qualit e costi di produzione, sono:
a. vaso;
b. cespuglio.
90 cm
35
Ricorda!
36
gli (che saranno le branche secondarie). Si procede negli anni con la stessa tecnica
di intervento fino alla formazione di almeno tre impalcature (vedi figura 8 e 9).
Formazione dellimpalcatura a vaso
37
Foto 17. Giovani piante di fico impostate a vaso. Nella pianta in primo piano le branche
terziarie non sono state formate e la chioma tende a salire troppo
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6. Concimazione
di allevamento
e produzione
Per migliorare la fertilit del terreno e lo sviluppo delle specie vegetali coltivate,
si usano concimi, ammendanti (ne parleremo nel metodo biologico) e correttivi
(modificano il pH e la salinit, ma non li tratteremo).
Le concimazioni consistono nellapportare al terreno tutti quegli gli elementi chimici di fertilit necessari per sostenere una equilibrata vegetazione e la miglior
produzione della pianta.
buona norma somministrare adeguate dosi di concime dopo aver valutato i risultati delle analisi chimico-fisiche del terreno, let delle piante, la produttivit
media della zona e lambiente pedo-climatico e rivolgersi a tecnici specializzati.
Nellarea di produzione dei fichi di Cosenza diffusa la convinzione che la coltura sia poco esigente in termini di macroelementi (di cui le piante abbisognano
in maggiori quantit: i principali sono azoto, fosforo, potassio, i secondari sono
calcio, zolfo, magnesio) e di microelementi (ferro, zinco, manganese, rame, boro,
cobalto, molibdeno e altri minori).
I vecchi impianti in realt, con distanze di impianto pi larghe (10x10 o 12x12),
consentivano la consociazione con colture arboree (olivo) e/o colture erbacee
(quali grano, foraggere e ortive), per cui gli apporti nutritivi riservati a questultime
consentivano in qualche modo la nutrizione anche delle piante di fico.
Per contro se si vogliono ottenere soddisfacenti risposte produttive sia in termini
quantitativi che qualitativi dai nuovi impianti specializzati, opportuno considerare il ficheto come un qualsiasi altro frutteto.
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AZOTO
Kg/ha
FOSFORO
Kg/ha
POTASSIO
Kg/ha
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AZOTO: In fase di allevamento dal 1 al 3 anno sono consigliati apporti localizzati, a dosi ridotte rispetto a quelle massime indicate per le concimazioni di
produzione. Per facilitare le operazioni di concimazione per pianta, si possono
usare, come dosatori, bicchieri di plastica:
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UNIT DI MISURA
NITRATO AMMONICO
Bicchiere grande
200 g
Bicchiere piccolo
85 g
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il livello di sostanza organica nel suolo, la quantit da somministrare, dallimpianto alla piena produzione, non sar mai inferiore ai 10-15 q/ha/anno.
Facendo un rapido calcolo delle esigenze di un ficheto in piena produzione che
dia 120 -150 q/ha di prodotto, che necessita di azoto, fosforo e potassio in ragione, rispettivamente, di 50-30-70 kg/ha, risulta evidente come la somministrazione di 10 q/ha di un ammendante con titolo 2-2-2 copra appena il 50 % circa
delle esigenze della coltura.
Anche se il calcolo in unit fertilizzanti non rappresenta in agricoltura biologica
un metro soddisfacente per comprendere i meccanismi pi complessi che mette
in moto la fertilit del suolo, in linea di massima esso ci informa che siamo al
di sotto dei livelli di equilibrio tra disponibilit di elementi nutritivi nel suolo ed
esigenze colturali.
Se consideriamo in particolare i prodotti che apportano azoto, sono da sconsigliare per lalto costo, quei concimi organici che lo contengono in elevato percentuali (11-13), come il sangue essiccato ed i residui di macellazione. Si evidenzia
invece la possibilit di utilizzare pi convenientemente sia pollina, caratterizzata
da una buona velocit di cessione degli elementi nutritivi anche se di scarso potere ammendante, sia concimi a medio contenuto in azoto (6-8) caratterizzati da
lenta velocit di cessione.
A causa dellelevato costo che hanno raggiunto tutti i concimi, sospinti dallelevato prezzo del petrolio, fra le tecniche di concimazione si sta riaffermando il
sovescio.
La pratica del sovescio nella coltivazione biologica del ficheto, come in molti altri
settori dellarboricoltura, riveste un ruolo della massima importanza per la capacit di fornire azoto nobile ad un costo relativamente basso.
Un buon sovescio di favino seminato alle dosi di 150-180 kg/ha nel periodo di
ottobre-novembre riesce a fornire circa 80-100 kg/ha di azoto di cui il 40% si
rende disponibile nel I anno ed il restante 60 % nel II e III anno. Le unit di azoto
fornite si riducono del 50 % se la leguminosa viene seminata solo a filari alterni
al fine di non intralciare le operazioni di potatura del ficheto. Lepoca di interramento della coltura deve essere effettuata a circa della fioritura del favino,
quando produce la pi elevata quantit di massa verde e di azoto, questultima
contenuta nei tubercoli delle radici (solo leguminose). Da ricordare che tutte le
leguminose si avvantaggiano di apporti di fosforo e quindi prima della semina
autunnale della leguminosa sar necessario concimare il terreno con fertilizzanti
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fosfatici che in ogni caso si renderanno disponibili per il ficheto dopo il sovescio
primaverile. In un programma di sovescio che si ripete nel tempo necessario,
ogni anno, variare le essenze da seminare prevedendo successione di veccia/avena, lupino, senape, orzo ecc. per evitare fenomeni di stanchezza del terreno dovuti
alla monosuccessione.
Con la somministrazione degli ammendanti, a causa della loro composizione
complessa vengono forniti anche il fosforo ed il potassio, seppure in quantit
ridotte. Cos come nella fertilizzazione convenzionale, ad anni alterni o periodicamente in funzione delle esigenze della coltura e delle analisi del terreno, sono da
prevedere apporti specifici e significativi dei due elementi. Sono disponibili sul
mercato diversi prodotti che apportano fosforo:
-- i fosfati naturali (fosforiti) che per la loro scarsa solubilit ed elevato tenore in
calcio esplicano una migliore attivit in terreni acidi o neutri, si presentano allo
stato polverulento e da qualche anno in formulazione granulare con titolo 27;
-- le scorie Thomas che possono essere usate nei terreni acidi per correggerne il pH;
-- la polvere di ossa;
-- gli ammendanti e i fertilizzanti commerciali addizionati di fosforo (sempre di
provenienza naturale);
-- ceneri di legna.
Per i prodotti a base di potassio oltre ai fertilizzanti commerciali arricchiti, sono
da prendere in considerazione:
-- rocce silicee;
-- patentkali (solfato di potassio e magnesio).
Si ricorda che gli ammendanti commerciali, ivi compresi quelli arricchiti in fosforo
e potassio, sono di pi facile reperimento sul mercato e quindi di gran lunga preferiti dagli agricoltori rispetto alle altre formulazioni (rocce macinate, fosforiti).
Quasi tutti gli ammendanti si trovano sotto forma polverulenta o pellettata.
Mentre nel primo caso lazienda, per poterli spargere dovr essere provvista di
un spandiconcime del tipo spandiletame a scaricamento laterale, nellaltro caso,
quando cio si usino prodotti pellettati, pu invece impiegare uno spandiconcime
classico, del tipo conico, utilizzato normalmente per lo spandimento dei concimi
chimici.
Il prodotto polverulento costa circa il 10-15 % in meno rispetto al pellettato,
offre il vantaggio di fornire una maggiore superficie di attacco ai microrganismi
del terreno e quindi subisce un pi veloce processo di mineralizzazione anche
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quando non sia interrato alla perfezione. Qualora i pellettati non siano bene incorporati nel terreno con idonee erpicature, possono rimanere nella loro forma,
a cubetto, anche per mesi, a volte in annate siccitose si ritrovano indecomposti
da un anno allaltro, risultando cos inattaccabili dai microrganismi del terreno
ed incapaci di svolgere la loro funzione fertilizzante. Per le motivazioni sopra
addotte, in aziende agricole di medie dimensioni si consiglia luso degli ammendanti in forma polverulenta da somministrare con uno spandiconcime carrellato
specifico per la loro distribuzione.
Da qualche anno sono sempre pi disponibili formulati fertilizzanti allo stato
liquido che possono essere utilizzati nella concimazione fogliare, alle dosi da etichetta, per aiutare la coltura nelle fasi pi delicate della fisiologia della pianta.
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Luso di fresatrici da sconsigliare in terreni argillosi non solo perch determinano la formazione della suola di lavorazione ma anche perch inducono una
destrutturazione del suolo.
In questi ultimi anni, al fine di realizzare una miglior gestione del suolo negli arboreti irrigui, i tecnici consigliano sempre pi frequentemente di adottare la tecnica dellinerbimento controllato che consiste nel lasciare crescere nellinterfilare
le essenze erbacee naturali il cui sviluppo viene controllato con luso di macchine
trinciatutto. Sono numerosi i vantaggi di questa tecnica:
-- creazione di un tappeto erboso che, sebbene possa diventare secco durante
lestate, attutisce la caduta dei fichi maturi evitando ammaccature e contatti
diretti con il terreno;
-- possibilit di entrare in campo anche dopo le piogge;
-- sviluppo radicale anche nella parte pi superficiale del terreno che resta indisturbato non essendo interessato dalle lavorazioni dellinterfila;
-- il terreno assume una struttura migliore e si arricchisce in sostanza organica,
per effetto sia della decomposizione del cotico erboso sia per la riduzione dei
fenomeni di ruscellamento che provocherebbero erosione del suolo.
Nella provincia di Cosenza, caratterizzata da estati siccitose, esiste il rischio che
linerbimento effettuato nel ficheto non irriguo possa determinare eccessiva
competizione idrica, che provoca ingiallimenti delle foglie e cascola dei frutti.
Linerbimento quindi una tecnica la cui efficacia nel ficheto deve ancora essere
valutata nelle diverse zone di coltivazione.
7.2 Irrigazione
Tradizionalmente la coltura nella provincia di Cosenza non viene irrigata soprattutto se la primavera decorre con piogge normali fino a giugno inoltrato.
In questi casi si configura per lagricoltore una buon raccolto di fioroni e se la
stagione estiva decorre secca, un abbondante raccolto di fichi veri o frniti.
Lintervento irriguo diventa invece fondamentale nelle annate siccitose, nei seguenti casi:
-- nei primi tre anni di vegetazione come intervento di soccorso, al fine di consentire alle giovani radici di estendersi ed affrancarsi nel terreno. A partire
dalla terza decade di giugno fino a met agosto occorre assicurare almeno 4-5
interventi irrigui localizzati sulle piante.
-- negli impianti adulti e specializzati in caso di siccit prolungata, a partire dalla seconda decade di maggio, occorre intervenire con moderate irrigazioni di
soccorso almeno 2-3 volte e con laccortezza di sospenderle 10-15 giorni pri-
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ma della raccolta. Irrigazioni abbondanti e prolungate in caso di siccit determinano spesso spaccatura dei frutti.
In ogni caso una pratica che va gestita correttamente in quanto ogni terreno
ha le sue caratteristiche per ci che concerne la possibilit di trattenere acqua e
cederla alle piante.
Come regola generale quando si effettua unirrigazione, soprattutto di soccorso,
si deve fare in modo che venga bagnato lo strato di terreno esplorato dalle radici,
che nei terreni argillosi si pu considerare profondo di circa 20 cm, e di 30 cm nei
terreni di medio impasto. Dopo lirrigazione si pu verificare con una pala asciutta
a che profondit arrivata lacqua.
7.3 Controllo delle erbe spontanee
necessario garantire un tempestivo controllo delle erbe spontanee perch esercitano una competizione diretta con le piante di fico per quanto riguarda i nutrienti e lumidit del terreno.
Nel ficheto inerbito si deve provvedere allo sfalcio periodico o alla trinciatura
delle erbe spontanee ogni qual volta esse raggiungono laltezza di 15-20 cm, per
evitare che si formino attorno alla base del tronco fitte corone di erba (che vanno
almeno tolte con la zappa), creano condizioni di ombreggiamento e persistenza
del bagnato che predispongono ad attacchi di malattie fungine e di insetti nocivi.
In conduzione biologica del ficheto oltre allintervento manuale o meccanico di
cui sopra, pu essere utile creare a ridosso della base della pianta unarea in cui
il controllo delle malerbe viene effettuato a mezzo di un quadrato di telo pacciamante di nailon intrecciato di un metro di lato. In conduzione integrata si pu
intervenire con un erbicida sistemico a base di glifosate da irrorare lungo il filare
fino alla distanza di un metro dal tronco.
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8. Avversit
e mezzi di difesa
Per quanto riguarda specificatamente il prodotto essiccato, si veda il capitolo
sullessiccazione.
8.1 Avversit da fattori meteorologici
Tra i fattori climatici che pi danneggiano il fico vi il freddo che pu risultare, in
alcune annate, particolarmente dannoso per gli organi non lignificati e i frutti in
formazione. Le aree pi a rischio per questa avversit sono quelle pi umide con
ristagni daria. Le piantine pi sensibili sono quelle micropropagate ancora non
pienemente acclimatate, il cui apice vegetativo facilmente necrotizza.
Preventivamente si possono proteggere le piantine o il tronco con coperture di
vario tipo (paglia, tessuto non tessuto ecc.).
Nei casi di danno si asporta la parte aerea compromessa favorendo cos lemissione di gemme laterali per ricostituire la chioma. Le foto che seguono mostrano
come intervenire con la potatura in tre casi di danni su piantine micropropagate.
Casi particolari di potatura a seguito di danni da freddo su piantine micropropagate di due anni:
1 caso: pianta di due anni parzialmente danneggiata dal freddo nella parte apicale.
Intervento effettuato: rimozione della parte apicale danneggiata mediante
taglio e allevamento di un ramo laterale come futuro fusto.
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In annate particolarmente afose e con impianti esposti ad ovest, sono stati segnalati danni a carico delle foglie che risultano ingiallite e soggette a caduta,
mentre i frutti si presentano di piccola pezzatura e con buccia ispessita.
La siccit pu determinare un ritardo della maturazione dei frutti con un conseguente prolungamento della raccolta fino a settembre. Disidratazioni analoghe
con cascole anticipate, si manifestano anche in presenza di venti caldi.
Preventivamente, in annate con decorso primaverile siccitoso che si prolunga fino
alla produzione dei fioroni ed oltre, si deve intervenire con irrigazioni di soccorso (si veda irrigazione). Per contro piogge estive, o sovrabbondanti irrigazioni,
sono causa di un eccesso di idratazione dei frutti che diventano pi sensibili agli
attacchi fungini, ai processi di acidificazione e alle fisiopatie. Per la produzione
dei forniti da essiccare il verificarsi di piogge nel periodo di appassimento sullalbero ne provoca la spaccatura e la cascola anticipata.
Secondo i nuovi orientamenti nella tecnologia di essiccazione consigliabile raccogliere i forniti al momento del viraggio di colore (fase di preessiccazione sulla
pianta) e completare il processo di disidrazione nelle serre di essiccazione che
sono state introdotte nellarea di produzione della DOP a partire dal 2006.
8.2 Avversit parassitarie
Considerando che le avversit parassitarie cui soggetto il fico sono numerosissime, qui saranno considerate solo quelle di pi recente e importante presenza
nella zona.
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8.2.2 Batteriosi
Pseudomonas fici: causa il disseccamento dei getti e dei rami giovani
con fessurazioni della corteccia e dei nodi corticali compromettendo la
fogliazione.
La LOTTA consiste nellasportare e bruciare le parti di chioma infetta.
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Foto 23.
Danni provocati
da Botrytis cinerea
su giovane pianta
di fico
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8.2.4 Insetti
Cocciniglia del fico: Ceroplastes rusci. Questa cocciniglia quella che
crea pi danni al fico. Negli ultimi anni ne stata segnalata la presenza
in diversi comuni del comprensorio fichicolo della provincia di Cosenza,
sia nel versante a destra che a sinistra del fiume Crati. Si manifesta con
frequenza ciclica e non appare contemporaneamente in tutte le aree fichicole: in un anno pu manifestarsi in una determinata zona e se non
si attiva la difesa, lanno successivo, pu propagarsi alle zone limitrofe e
cos via. Per esempio, nel 2006 apparsa dopo molti anni nel comune di
Zumpano causando molti danni; nellanno successivo si propagata verso
i comuni limitrofi di San Pietro in Guarano, di Castiglione Cosentino e
Rose; nel 2008 apparsa sullaltro versante del fiume Crati e precisamente
in contrada Muoio di Cosenza e a Rende nella zona Dattoli con evidenti
attacchi a carico di diversi organi della pianta.
Linsetto compie due generazioni allanno. In primavera le femmine adulte
depongono le uova; fuoriescono le neanidi che si insediano su rami, foglie
e frutti causando deperimento anche grave degli organi colpiti e caduta
dei frutti. Inoltre labbondante melata prodotta, imbratta la vegetazione
e costituisce un substrato ideale per lo sviluppo della fumaggine. Il follicolo femminile di colore scuro, a forma di scudo di testuggine, quello
maschile, bianco, presenta 15 raggi cerosi che sporgono dai bordi. Questa
cocciniglia viene a svilupparsi soprattutto in localit calde ed umide e su
alberi con chioma molto fitta.
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Foto 32.
Calliptamus italicus
e danni evidenti a
carico di giovani
rami e foglie
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9. Raccolta
e lavorazione dei fichi
Intervallo di inizio
piena produzione
Quantit
q.li/ha
Anno di entrata
in produzione
80-100
10
30
40
n.
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- protetti dallumidit notturna o da piogge inattese mediante il ricovero in locali coperti o mediante la copertura dei supporti con teli di
materiale igienico traspirante e posizionati in modo tale da evitarne il
contatto con i frutti.
Foto 37. Essiccazione con metodo tradizionale allaria aperta sui cannizzi
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nelle serre gli infestanti e per consentire contemporaneamente larieggiamento interno necessario per contenere il calore e far uscire lumidit; a
tal fine utile posizionare la serra con le porte verso la locale ventilazione
naturale.
La temperatura non deve salire oltre il limite di cui sopra, perch causa
due ordini di problemi:
- aumenta fortemente lo sviluppo di aflatossine;
- toglie ai fichi qualit rendendoli pi secchi e di colore troppo imbrunito.
I fichi vengono adagiati su supporti del tipo di quelli descritti al punto
precedente posti ad una altezza da terra variabile dai 60 ai 100 cm.
Nei primi tre giorni necessario rivoltare almeno due volte al giorno i fichi
per assicurare uniforme essiccazione e colorazione del prodotto.
Foto 39. Serra per lessiccazione dei fichi nei nuovi impianti
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10. Elaborazioni
tradizionali con
i Fichi di Cosenza
I Fichi secchi di Cosenza possono essere commercializzati come tali oppure lavorati
per ottenere delle Elaborazioni tradizionali che rappresentano il patrimonio esclusivo degli operatori locali di questa provincia.
Fichi secchi al naturale (fichi janchi)
I fichi, una volta essiccati (col il metodo tradizionale o col metodo protetto) possono essere commercializzati come tali.
In questo caso devono presentare le seguenti caratteristiche:
- pezzatura grande o media,
- colore beige.
Il prodotto viene confezionato in vassoi di legno o materiale per uso alimentare di
peso compreso tra 250 e 1000 gr, oppure in contenitori di cartone di peso compreso tra 1 e 20 kg. I contenitori devono essere ricoperti con pellicola trasparente.
Elaborazioni Tradizionali
Montagnoli: Per la preparazione del prodotto vengono utilizzati fichi essiccati
medi e/o piccoli. I fichi, adagiati in teglie in unico strato, vengono fatti cuocere in
forno ad una temperatura di 150/200C per un periodo di tempo compreso tra 20
e 30 minuti fino a quando il prodotto non assuma una colorazione
dorata.
A cottura ultimata i fichi vengono lasciati raffreddare fino a quando non raggiungano la temperatura ambiente e, successivamente, vengono amalgamati con
mielata di fichi, prodotto ottenuto con le seguenti operazioni in successione:
bollitura in acqua di fichi freschi o secchi di qualsiasi pezzatura per un periodo di
2/3 ore, filtrazione e ricottura del liquido ottenuto per altre 2/3 ore a temperatura
di ebollizione, evaporazione fino allottenimento di uno sciroppo denso e filante
di colore marrone molto scuro, quasi nero. Il prodotto viene confezionato in con-
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tenitori di materiale per uso alimentare o in cestini di legno avvolti con pellicola
trasparente per alimenti di peso compreso tra 250 e 500 gr.
Crocette (Crucetti): Per lottenimento del
prodotto occorre utilizzare fichi grandi e/o
medi, rispettando le seguenti operazioni:
1. Dividere manualmente un fico a met,
dallostiolo fino al peduncolo, lasciando le
parti aperte unite per il peduncolo. Riempire
linterno di ciascun lobo con una mandorla
o con gheriglio di noce, ed eventualmente con della scorza di agrumi (arance, limoni
e cedri), provenienti dalla zona di produzione di cui allart. 3. Quindi sovrapporre al fico farcito un altro fico aperto con le
modalit sopra indicate e pressarli manualmente. Altri due fichi lavorati come
i precedenti vengono sovrapposti ortogonalmente ai primi due formando cos
una croce greca.
2. Eventualmente sottoporre ad ulteriore pressione meccanica fino a 24 ore i
fichi lavorati come al punto precedente.
3. Adagiare le crocette su teglie in unico strato e cuocerle in forno ad una temperatura di 150/200C per un periodo di tempo oscillante dai 20 ai 45 minuti
fino a quando il prodotto non assume una colorazione dorata.
4. A cottura ultimata, fare raffreddare le crocette a temperatura ambiente.
ammessa la spennellatura del prodotto con una soluzione di acqua e mielata
di fichi in proporzioni rispettivamente superiore all80% e inferiore al 20% e una
leggera spolveratura di zucchero semolato e/o cannella.
ammessa la guarnizione del prodotto con foglie di alloro.
Il prodotto viene confezionato e posto in commercio in contenitori di materiale
per uso alimentare ricoperto con pellicola trasparente di peso compreso tra 250
e 1000 gr.
Nocchette: Per lottenimento del prodotto occorre utilizzare fichi grandi e/o
medi, rispettando le seguenti operazioni:
1. dividere manualmente un fico a met, dallostiolo fino al peduncolo, senza
separare le parti. Riempire linterno di ciascun lobo con una mandorla o con
gheriglio di noce, ed eventualmente con della scorza di agrumi (arance,
limoni e cedri), provenienti dalla zona di produzione di cui allart. 3. Quindi
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sovrapporre al fico farcito un altro fico aperto con le modalit sopra indicate
e pressarli manualmente.
2. Adagiare le nocchette su teglie in unico strato e cuocerle in forno alla temperatura di 150/200C per un periodo di tempo oscillante dai 20 ai 40 minuti fino
a quando il prodotto assume una colorazione dorata.
3. A cottura ultimata, fare raffreddare le nocchette a temperatura ambiente.
ammessa la spennellatura del prodotto con una soluzione di acqua e mielata di fichi, in proporzioni rispettivamente superiore all80% e inferiore al
20%, e una leggera spolveratura di zucchero semolato e/o cannella.
Il prodotto viene confezionato in contenitori di materiale per uso alimentare o in
cestini di legno avvolti con pellicola trasparente per alimenti di peso compreso
tra 250 e 500 gr.
Fichi imbottiti (fioroni o picce): Per lottenimento del prodotto si utilizzano
fichi grandi e/o medi. Dopo avere reciso il peduncolo, il fico viene aperto manualmente ponendo attenzione a non separare le parti. Si procede a riempire linterno
di uno dei lobi ottenuti con una mandorla o con gheriglio di noce, ed eventualmente con scorza di agrumi (arance, limoni e cedri). Quindi si sovrappone al lobo
farcito laltro lobo provvedendo a pressarli manualmente.
Il prodotto cos lavorato, adagiato in teglie in unico strato, viene fatto cuocere in
forno alla temperatura di 150/200C per un periodo di tempo oscillante dai 20 ai
40 minuti fino a quando il prodotto non assume una colorazione dorata.
ammessa la spennellatura del prodotto con una soluzione di acqua e mielata
di fichi in proporzioni rispettivamente superiore all80% e inferiore al 20% e una
leggera spolveratura di zucchero semolato e/o cannella.
Il prodotto viene confezionato in contenitori di materiale per uso alimentare o in
cestini di legno avvolti con pellicola trasparente per alimenti di peso compreso
tra 250 e 500 gr.
Palloni (Palluni): Per la preparazione del prodotto si possono utilizzare fichi
di qualsiasi pezzatura posti ad essiccare al sole per 20/24 ore secondo le modalit
descritte nel metodo di lavorazione. ammesso lutilizzo di fichi appassiti sulla
pianta detti localmente passuluni o moscioni. Tali fichi, che non hanno ancora
completato lessiccazione, presentano una colorazione compresa tra il verde ed il
beige. I frutti, lavati in acqua corrente e ancora gocciolanti, vengono cotti in forno
ad una temperatura oscillante da 150 a 170C per un periodo di tempo compreso
tra 150 e 180 minuti. Durante tale periodo di tempo si procede ad uniformare
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Bibliografia
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RINGRAZIAMENTI
per la collaborazione accordata, a tutti i coltivatori di fichi ed alle aziende
di trasformazione della Provincia di Cosenza;
per il contributo scientifico e per la sua appassionata disponibilit,
al Prof. Giorgio Grassi gi Direttore dellIstituto Sperimentale
per la Frutticoltura di Caserta;
per le attivit di coordinamento e per il supporto logistico,
al GAL Valle del Crati e pi in particolare alla Dott.ssa Valeria Fagiani
ed alla Dott.ssa Anna Maria Rosa;
a tutto il gruppo di lavoro che ha fornito la necessaria
assistenza tecnica alle aziende agricole della Filiera.
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