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Giardino di Ninfa

[fonte: it.wikipedia.org]

Il giardino di Ninfa un monumento naturale della Repubblica Italiana situato nel territorio del comune di
Cisterna di Latina, al confine con Norma e Sermoneta. Si tratta di un tipico giardino all'inglese, iniziato da
Gelasio Caetani nel 1921, nell'area della scomparsa cittadina medioevale di Ninfa, di cui oggi rimangono
soltanto diversi ruderi, alcuni dei quali restaurati durante la creazione del giardino.

Storia

Il paese di Ninfa, il cui nome sembra derivare da un tempio di et classica dedicato alle Ninfe[1], presente su
un isolotto del piccolo lago, doveva esistere gi durante l'epoca romana, ma si trattava di un piccolo centro
agricolo. Durante la met dell'VIII secolo papa Zaccaria ebbe in dono da Costantino V Copronimo, in segno
di riconoscenza per aver contrastato l'avanzata dei Longobardi intercedendo presso il re Liutprando, vaste
zone agricole nei pressi di Norma, dove era presente una tenuta di campagna[2]. In questo periodo la via
Appia e la via Severiana divennero impraticabili per via dell'avanzamento della palude e ci comport lo
spostamento dei traffici commerciali sulla via pedemontana che transitava nei pressi di Ninfa: l'imposizione
di un pedaggio a chiunque volesse utilizzare la strada si rivel essere una fonte di ricchezza e ben presto
Ninfa divenne un piccolo centro urbano, con numerose case e chiese[1].Tra il X e l'XI secolo nonostante i
territori appartenessero allo Stato Pontificio, i veri dominatori della zona furono i conti di Tuscolo; all'inizio
del XII secolo papa Pasquale II ottenne nuovamente il controllo di Ninfa: nel 1116 attraverso il Pactum
Ninfensium il borgo fu affidato agli stessi abitanti, in cambio di fedelt alla chiesa, alcuni obblighi economici
e l'ordine di abbattere le mura difensive[2]. In seguito Ninfa fu ceduta alla famiglia dei Frangipane: nel 1159,
alla morte di Adriano IV, vennero eletti due papi, Rolando Bandinelli, col nome di Alessandro III, sostenuto
dai Frangipane, e Ottavio de Monticelli, col nome di Vittore IV, sostenuto da Federico Barbarossa.
Alessandro III fu immediatamente fatto prigioniero dal rivale e liberato da Oddone Frangipane che gli offr
rifugio a Ninfa, dove nella chiesa principale, quella di Santa Maria Maggiore, il 20 settembre, fu eletto
papa[1]: nel 1171 Federico Barbarossa si vendicava prima saccheggiando e poi incendiando la citt. Il
tramonto dell'epoca dei Frangipane fu alla fine del XII secolo, quando sommersi dai debiti vendettero la
maggior parte delle loro propriet: unico lato positivo del loro governo fu la costruzione della prima parte
del castello e delle mura difensive. Durante il XIII secolo Ninfa venne amministrata da Giacomo Conti, cos
come dimostrato in un giuramento di fedelt risalente al 1215, e dai suoi discendenti; tuttavia alla fine del
secolo la cittadina visse una fase convulsa che port probabilmente al potere prima gli Annibaldi e poi i
Colonna, che presero possesso della citt il 30 aprile 1293[2].

Con la salita al soglio pontificio di Bonifacio VIII la famiglia dei Colonna fu scomunicata e tutti i beni
confiscati: nel 1297 Pietro Caetani acquist Ninfa per 200 mila fiorini d'oro, anche se la sua investitura
ufficiale a capo del feudo avverr solamente il 10 ottobre del 1300. Fu questo per Ninfa un periodo di
grande prosperit: le mura vennero rinforzate, il castello fu ampliato e fu costruita una torre, fu eretto un
muro di contenimento per l'acque della vicina sorgente in modo tale da ampliare il piccolo lago gi
esistente, fu ampliato il palazzo comunale e costruiti nuovi mulini e due ospedali chiamati di San Matteo e
Le Mancinule[2]; erano inoltre presenti un gran numero di chiese sia dentro che fuori le mura e tantissime
botteghe sia artigiane che commerciali. Fu in questo periodo che si ebbero alcuni interventi per il
risanamento della palude circostante. Alla morte di Bonifacio VIII le famiglie nemiche dei Caetani
rivendicarono i territori precedentemente usurpati: gli Annibali saccheggiarono Ninfa e per mantenerla in
loro possesso chiesero l'aiuto dell'esercito da Roma anche se cambiamenti della situazione politica, nel
1314, permisero ai Caetani di riappropriarsi del borgo. Nel 1317 il territorio fu assegnato a Benedetto III,
conte palatino, e nel 1355 a suo nipote Giovanni: la famiglia tuttavia per problemi economici, che si
estinguer nel XVI secolo, dovette vendere i suoi territori.Nel 1369 Ninfa venne acquistata dai Caetani di
Fondi, capeggiati da Onorato I, che sald i debiti accumulati dai suoi predecessori e restaur la cinta
muraria. Il papa avignonese Clemente VII, alleato di Onorato, gli conferm la carica di rettore della zona,
dichiarando i Palatini estromessi da tutti i diritti: questo fece scattare da parte del papa di Roma Urbano VI
la scomunica a Onorato, privandolo di tutti i diritti provocando una violenta lotta che sfocia nel 1380 con un
assedio a Ninfa, la quale venne saccheggiata e nel 1381 completamente distrutta dalle citt vicine a colpi di
piccone. Dopo questo episodio Ninfa non venne pi ricostruita: resistettero poche capanne di contadini che
lavorano le campagne circostanti anche se con l'avanzamento della palude e la malaria costrinsero i pochi
residenti a lasciare la zona[2].Nel 1471 i Caetani aprirono a Ninfa una ferreria i cui lavori erano iniziati nel
1457 e dopo solo qualche anno di attivit fu chiusa. Nello stesso periodo il castello venne utilizzato come
prigione: nel 1447 viene ricordato l'episodio dell'eccidio di Ninfa[2], quando uno dei prigionieri rinchiusi
nella torre uccise un carceriere e per punizione Onorato III lanci dalla torre tutti i reclusi tra cui un
diacono, evento ritenuto inammissibile dalla Chiesa. Onorato, per evitare la scomunica, che prevedeva
anche la confisca di tutti i feudi, dovette farsi pubblicamente frustare.Nel XVI secolo il cardinale Nicol III
Caetani diede ordine all'architetto Francesco Capriani di costruire un giardino nell'area di Ninfa, costituito
semplicemente da due viali ad angolo retto e da due nicchie dalle quali fuoriusciva acqua che poi si
riversava nel fiume per l'allevamento di trote: questo giardino cadde in rovina poco dopo la morte del
cardinale nel 1585. Nel XVIII secolo di Ninfa non rimaneva pi alcuna traccia dopo che anche l'ultimo
mulino e la gualchiera chiusero. Nel 1765 il municipio venne trasformato in granaio dal duca Francesco V e
nello stesso periodo papa Pio VI avvi una bonifica delle paludi ma il tutto si concluse in un nulla di fatto[2].

Fu solamente nel 1921 che Gelasio Caetani inizi la bonifica della zona ed il restauro di alcuni ruderi di
Ninfa, in particolar modo della torre e del municipio, per farne una residenza estiva; contemporaneamente,
sotto la guida della madre Ada Wilbraham, che aveva gi realizzato un orto botanico a Fogliano[3], inizi a
piantare diverse specie botaniche che portava dai suoi viaggi all'estero e che ben si sviluppavano a Ninfa
per via del clima favorevole, molto umido, regalato dal fiume Ninfa e dalla rupe di Norma che bloccava il
passaggio delle nubi pi basse provocando frequenti piogge. I lavori per l'allestimento del giardino furono
proseguiti poi da Roffredo Caetani, dalla moglie Marguerite Chapin e dalla figlia Lelia Caetani: furono
proprio le due donne e soprattutto Lelia, durante gli anni trenta, a dare al giardino una struttura
all'inglese[1]. Ninfa ospit diverse personalit di spicco del '900 come il poeta Gabriele D'Annunzio o lo
scrittore Boris Leonidovi Pasternak, autore de Il dottor ivago o, nel 1935, Benito Mussolini in visita
all'agro pontino. Leila Caetani, senza eredi, fu l'ultima rappresentante della famiglia Caetani, che dopo oltre
settecento anni estingueva il suo casato: la donna per, prima della sua morte, avvenuta nel 1977, diede
vita ad una fondazione, chiamata Roffredo Caetani di Sermoneta, al quale intest oltre al castello di
Sermoneta anche il giardino ed ancora tale fondazione che oggi si occupa del parco[3]. Intorno al giardino
a partire dal 1976 stata istituita un'oasi del WWF a sostegno della flora e della fauna del luogo, che la
bonifica della palude aveva portato alla scomparsa.Nel 2000 tutta l'area di Ninfa stata dichiarata
monumento naturalistico[4] ed il giardino stato considerato dal The New York Times, come il pi bello al
mondo[5]. Aperto solo in alcuni periodi, il giardino viene visitato da circa cinquantamila turisti all'anno[6].

Ruderi

Durante il periodo di massimo splendore Ninfa era una citt ricca di case, oltre centocinquanta, munite di
solaio e granaio[1], chiese, circa quattordici considerando quelle presenti sia all'interno che all'esterno delle
mura e poi strade, mulini, ponti, due ospedali, un castello e un municipio. La citt era difesa da una cinta
muraria della lunghezza di circa 1.400 metri intervallata da almeno undici torri, anche se probabilmente
erano molte di pi.Il castello si trova nei pressi del lago, fuori dalle mura e fu costruito a partire dal XII
secolo e ampliato dal 1308 da Pietro Caetani; dopo la caduta di Ninfa il castello fu notevolmente
danneggiato, anche se continu ad essere utilizzato per diversi anni come prigione, prima del definitivo
abbandono. In principio si trattava di una torre con un recinto in muratura alla base, poi durante la fase
d'ampliamento fu creata una struttura a pianta quadrata, protetta da una cinta muraria come merlature a
coda di rondine, ai cui angoli furono poste delle torri, ruotata di 45. Nelle vicinanze della torre, addossata
al muro di cinta fu costruita una casa signorile, che presentava un ampio salone in cui si aprivano delle
finestre bifore in stile gotico permettendo di affacciarsi direttamente sulla citt. La torre, completamente
restaurata, a pianta quadrata, alta 32 metri, nella quale si aprono diverse feritoie e la sommit circondata
da una merlatura a coda di rondine[2].Tra le chiese principali di Ninfa vanno ricordate quelle di Santa Maria
Maggiore, San Biagio, San Giovanni, San Paolo, San Salvatore, San Pietro fuori le mura, Sant'Eufemia,
Sant'Angelo, San Clemente, San Martino, San Quintino, San Leone, San Parasceve e San Vincenziano.

Santa Maria Maggiore era la chiesa principale del borgo e fu con molta probabilit costruita a partire dal X
secolo e ampliata nella prima met del XII secolo. Nel '400 secolo Onorato III provvide ad un restauro
generale ed anche dopo la scomparsa di Ninfa rest in attivit fino al XVI secolo, venendo poi abbandonata:
oggi rimangono i ruderi del perimetro esterno, dell'abside e del campanile. Si trattava si una chiesa a tre
navate: la navata centrale era coperta da un tetto a spiovente, mentre le due laterali avevano delle volte in
muratura. L'abside semicircolare e sono ancora riconoscibili due affreschi, uno raffigurante San Pietro,
risalenti al 1160-1170: nella chiesa erano presenti anche altri affreschi recentemente staccati per essere
conservati nel castello di Sermoneta; il campanile risale al XIII secolo ed in stile romanico[2]. La chiesa di
San Giovanni databile intorno all'XI secolo ed oggi ne rimangono soltanto alcuni ruderi che rendono
difficile ricostruire la sua struttura originaria: con molta probabilit era a navata unica, con diverse cappelle
laterali ed un'abside semicircolare, ancora oggi in parte visibile e su cui restano tracce di affreschi
rappresentanti degli angeli, anche se fino all'inizio del Novecento si potevano osservare gli affreschi della
guarigione di un cieco e la traslazione del corpo di un santo. La chiesa era dotata di un campanile, ancora
oggi esistente ma con la sommit crollata, risalente al XIII secolo ed alto una decina di metri[2]. del XII
secolo la chiesa di San Biagio, posta presso le mura, tanto da costringere ad una loro deviazione durante i
lavori di costruzione per permettere di farla rientrare all'interno della citt: si tratta di una struttura molto
piccola, con un'unica navata e abside semicircolare; ora esposti al castello di Sermoneta, la chiesa era
affrescata con un dipinto raffigurante il Cristo in Gloria ed un altro la Vergine tra gli Apostoli, risalenti al XII
o al XIII secolo[2]. La chiesa di San Giovanni fuori le mura, cos chiamata poich si trovava a qualche
centinaio di metri fuori le mura ninfine, ubicata nei pressi del lago. Venne ampliata nel XIII secolo,
seguendo uno stile gotico: si tratta di una chiesa abbastanza grande, costituita da tre navate e con
un'abside in opus reticolatum ed inserti in cotto, affrescata con una Teofenia, risalente al XII - XIII secolo, di
cui si notano ancora angeli, il bordo decorato e drappeggi[2].

Nei pressi di Ninfa sorgevano due monasteri. Il primo, chiamato di Marmosolio, si trovava nella zona di
Vaccareccia, fu costruito nell'XI secolo e pass nelle mani dei cistercensi nel XII secolo per essere poi
distrutto nel 1171. Il secondo invece era chiamato di Santa Maria di Monte Mirteto e fu fondato nel 1216
nelle vicinanze di una grotta, dedicata dal 1183 a San Michele arcangelo, che durante il XII secolo era
diventata luogo di pellegrinaggio: la grotta fu affrescata nel corso del XIV secolo ed i tale dipinti oggi ne
rimangono solamente pochissime tracce. Con il passare degli anni il monastero si arricch notevolmente sia
economicamente che di opere d'arte, fino al 1432 quando papa Eugenio IV lo un al monastero di Santa
Scolastica di Subiaco, cadendo ben presto in rovina. Nel 1703 un terremoto distrusse completamente la
chiesa e, anche se poco dopo venne ricostruita, fu definitivamente abbandonata e trasformata in un
magazzino[2].

Il fiume Ninfa era attraversato nel borgo da tre ponti, di cui uno di epoca romana, il pi antico, ed un altro
chiamato del Macello: si tratta di un ponte a due campate, costruito a ridosso delle mura difensive e sul suo
nome esistono due ipotesi. La prima vuole che durante una battaglia, i combattenti nemici cercarono di
entrare in citt passando proprio attraverso il fiume, ma all'altezza del ponte i ninfini li colpirono con
numerose lance rendendo l'acqua di colore rossa a causa del sangue versato; la seconda ipotesi, molto pi
probabile, che nei pressi del ponte sorgesse un edificio dedicato alla macellazione della carne, andato
completamente perduto[1].

Giardino

Il giardino, della grandezza di otto ettari, un giardino all'inglese che ospita al suo interno oltre un migliaio
di piante ed attraversato da numerosi ruscelli d'irrigazioni oltre che dal fiume Ninfa: il fiume prende
origine dall'omonimo laghetto di natura risorgiva e scorreva, fino alla bonifica integrale, per oltre 40
chilometri nell'agro pontino nel primo tratto col nome Ninfa e poi col nome Sisto, fino a sfociare tra
Terracina ed il Circeo; a partire dagli anni '30 le acque risorgive sono state tuttavia deviate, poco a sud del
giardino, nel corso del Collettore delle Acque Medie, separandole quindi dal corso del Ninfa/Sisto. Nelle
acque dell'alto corso del Ninfa vive la Trota macrostigma, localmente conosciuta anche con il nome di Trota
di Ninfa[3].

Nei pressi della chiesa di San Giovanni possibile osservare un noce americano, diversi meli ornamentali,
un acero giapponese a foglia rosa, un faggio rosso, un acero a foglie bianche e un pino a foglie di color
argento[7]. Alla spalle della chiesa di Santa Maria Maggiore una bignonia gialla, un gruppo di yucca e diversi
roseti, mentre presso la facciata principale si trova un cotinus coggygria, chiamato anche albero della
nebbia, con delle infiorescenze a piumino rosa, simili a zucchero filato ed un cedro sul cui tronco poggiata
una tillandsia, pianta senza radici che ricava il nutrimento dall'umidit dell'aria. Lungo il viale dei cipressi
delle erythrina crista-galli, fiori di colore scarlatto simili ad uccelli tropicali, mentre lungo il viale delle
lavande dei ciliegi penduli, un pino dell'Himalaya, dei banani, un pino messicano ed un'acacia
sudamericana[7]. Nella zona dedicata al giardino roccioso si trovano iberis, eschscholzia, veronica, alyssum,
aquilegia, dianthus e melograni nani. Vicino al ponte del macello si trovano clematis armandii a fiori viola,
ortensie rampicanti, aceri, un pioppo; proseguendo lungo il fiume si incontra un boschetto di noccioli, un
acer saccharinum e un liriodendron tulipifera, chiamato anche albero dei tulipano[7].

Nei pressi del ponte romano una photinia serrulata, gelsomini, glicini e prima di arrivare al ponte di legno
un gruppo di bamb provenienti dalla Cina. Al ponte di legno posta una gunnera manicata, tipica degli
ambienti fluviali brasiliani, dei papiri, un cedro ed una casuarina tenuissima, proveniente dall'Australia. Sul
municipio una lonicera involucrata, mentre davanti al castello una magnolia stellata[7].A partire dal 1976, su
un'area di circa 1.800 ettari[3] intorno al giardino, nata un'oasi del WWF che mira alla protezione della
fauna nel comprensorio di Ninfa: stato realizzato un impianto boschivo ed un sistema di aree umide per
agevolare la sosta e la nidificazione dell'avifauna ed allo stesso tempo si cercato di ricreare, su un'area di
quindici ettari, la vegetazione tipica della zona, ossia quella prettamente paludosa, gi esistente fino agli
anni trenta, prima che la zona pontina venisse del tutto bonificata[7]. L'area si trova sulla traiettoria di una
delle principali rotte migratorie percorse da uccelli che, provenienti dai paesi africani, si trasferiscono in
varie aree dell'Europa. Dopo la creazione dell'oasi, nella zona si sono registrati arrivi di alzavole, germani
reali, canapiglie, aironi, pavoncelle e alcune specie di rapaci[3].
Castello con la torre Il municipio

I ruscelli d'irrigazione costruiti a inizio Novecento Abside con affreschi della chiesa di Santa Maria Maggiore

Rudere di una casa Il ponte del macello


Acero americano (Acer negundo) Gunnera manicata presso il ponte di legno

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