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ETICA

- Utilitarismo
- Etica deontologica
- Etica contemporanea

UTILITARISMO1
Il pensiero consequenzionalista nell’antichità era già stato difeso dai sofisti, per poi essere adottato
da pensatori importanti come David Hume2 e sviluppato in una vera e
propria corrente da J. Bentham e J.S.Mill. L’utilitarismo si sviluppa quindi come un’alternativa
all’etica tradizionale, ancora troppo legata ai vincoli della religione.
È stato filsofo, giurista ed
JEREMY BENTHAM (1748-1832) economista inglese. Uno dei
capisaldi dell’utilitarismo
Introduzione ai principi della morale e della classico , nonochè un
legislazione (1789) convinto giusnaturalista,
come tale sostenne una
codificazione definitiva e
In questa opera Bentham espone, dopo aver meditato unitaria della legislazione
per 15 anni, le sue dottrine fondamentali in modo inglese. Fu l’insegnante di J.
sistematico. Mill.

Capitolo I
L’uomo è soggetto a due sovrani signori, ossia il dolore e il piacere, e compie tutte le sue azioni in
virtù di essi.
“Essi ci governano in tutto ciò che facciamo, che diciamo e che pensiamo: ogni sforzo fatto per
sbarazzarci da questa sottomissione serve solamente a dimostrare e confermare ciò.“
 da questa premessa nasce il principio di utilità, che riconosce la realtà dei fatti e punta a
produrre la fabbrica della felicità usando gli strumenti della ragione e della legge.

Capitolo 4
Nella concezione di Bentham l’utilità sta quindi nella massimizzazione del piacere o nella
minimizzazione del dolore. Nella prospettiva giuridica piacere e dolore sono gli strumenti dei
quali il legislatore deve comprendere il valore.
Dunque dolori e piaceri hanno un valore in sé stessi, per un singolo, in base a determinate
circostanze, ossia.
- Intensità
Sono le proprietà del
- Durata piacere/dolore.
- Certezza/ incertezza
- Vicinanza/distanza

Per valutare la tendenza di un’azione si prendono in considerazione due altre circostanze:Sono le proprietà
- Fecondità (possibilità che sia seguito da sensazioni dello stesso tipo) dell’azione o
- Purezza (possibilità che esso non sia seguito da sensazioni di tipo opposto dell’evento.

1
Si può distinguere fra utilitarismo dell’azione (ogni azione e le sue conseguenza vanno valutate singolarmente) e
utilitarismo della regola che trae regole generali da una valutazione utilitaristica, svilendo de facto il senso di base
dell’utilitarismo.
2
Sviluppa una teoria etica fondata sul moral taste, ossia la percezione soggettiva che ognuno ha fra bene e male,
chiaramene influenzata dalla cultura, dalle epoche, etc… L’etica di Hume è di tipo descrittivo (osserva come si
comporta la società) ed egli ritiene che sia dunque il sentimento morale a determinare la volontà dell’uomo.
Nonostante questo Hume considera anche la simpatia un sentimento morale comune a tutta l’umanità, dunque le scelte
verranno prese in base a ciò che è utile / dannoso per la società.
Quando la valutazione viene fatta rispetto a un gruppo di persone si devono tenere in
considerazione le 6 sopraelencate circostanze più una, ossia l’estensione, che indica il numero di
persone influenzate dal piacere/dolore.

La tendenza generale di una qualsiasi azione si può determinare tenendo conto:

1. Del valore del piacere prodotto al primo impatto


2. Del valore del dolore prodotto al primo impatto
3. Del valore del piacere prodotto dopo il primo impatto  fecondità del primo
piacere,impurità del primo dolore
4. Del valore del dolore prodotto dopo il primo impatto  fecondità del primo
dolore,impurità del primo piacere
5. Occorre poi sommare il valore di tutti i piaceri e rispettivamente di tutti i dolori e poi fare la
somma dei due (Vtot.p – Vtot.d). Un risultato positivo indica la tendenza positiva
dell’azione individuale, uno negativo indica per contro la tendenza negativa dell’azione.
6. Si prendono in considerazione tutte le persone interessate e si ripete il processo per ognuna
di esse si fa la somma di esse che hanno espresso livelli di buona tendenza e viceversa di
cattiva pendenza e si osserva poi dove pende l’ago della bilancia.

 un buon metodo per determinare un giudizio morale oppure per valutare gli effetti di
un’operazione legislativa o giudiziaria.

Il metodo si adatta a tutte le varie sfumature di piacere e dolore, ossia:


Piacere Dolore
- Bene (causa, strumento del piacere) Male, malvagità disagio, svantaggio, perdita,
- Profitto (piacere distante) infelicità, etc.
- Convenienza, vantaggio, beneficio,
ricompensa, felicità, etc.

 si tratta di un’etica descrittiva della realtà, Bentham utilizza l’esempio del bene di proprietà.

Felicific calculous  misurazione empirica e pragmatica delle conseguenze delle azioni

U =  Ii(t) x dt
È stato un filosofo ed
J. S. MILL (1806-1873) economista inglese, la
sua vasta produzione
varia dalla logica,
Utilitarismo (1861) all’etica alle teorie
Il pensiero utilitarista, che vede il piacere o l’assenza politiche ede
della sofferenza come gli unici fini desiderabili, viene conomice (liberista
ripudiato fin dalla sua prima concezione, avvenuta con temperato, chiede una
Epicuro3. certa giustizia
Queste critiche sono insensate e infamanti4, poiché in tutte le teorie di questo tipo i piaceri sono stati
gerarchizzati in questo modo:

3
Tanto per dire, Dante ha posto gli epicurei all’inferno, precisamente nel VI cerchio. (vv.13-15)
Suo cimitero da questa parte hanno
Con Epicuro e tutti i suoi seguaci,
che l’anima morta col corpo fanno
 Epicuro è famoso per aver ideato la dottrina del tetrafarmaco, ossia la cura per il dolore tramite l’eliminazione di
paure inutili.
4
Egli spiega nel dettaglio perchè è errato paragonare gli epicurei ai maiali
- Piaceri dello spirito: piaceri propri della natura umana e quindi qualitativamente piû
importanti (es.intelligenza, immaginazione, etc)
- Piaceri dei sensi:i n tutti gli autori utilitaristi sono sottoposti ai primi.

 nel trattare i piaceri non bisogna solamente considerare la quantità, ma anche la qualità di essi

La morale utilitaristica riconosce negli esseri umani il potere di sacrificare il loro più grande bene
per il bene degli altri. (…). Un sacrificio che non aumenti, o non tenda ad aumentare, la somma
totale della felicità, lo considera come inutile.

DAVID GEORGE RITCHIE (1853-1903)


È stato un filosofo
scozzese, pone i
Studies in Political and Social Ethics (1902) fondamenti dell’etica nel
In questa raccolta di saggi Ritchie delinea un test per benessere sociale.
stabilire l’efficacia o meno di una legge politica. Pensiero neohegeliano è
Inizialmente egli nega la possibilità di trovare un stato un protagonista del
principio a priori nella pratica politica (è impossibile neoidealismo inglese. I
suoi scritti si concentrano
stabilire l’effetto dell’interferenza statale prima che essa sull’etica e sulla filosofia
avvenga).
Ritichie introduce una novità importante: invece di politica. cercare la
massima felicità per il maggior numero di persone si concentra sul
“bene comune“ ossia

“il più grande sviluppo delle capacità individuali, che sia però compatibile con la coesione e la
continuazione della società nella sicurezza“

A partire da questo principio egli delinea il test dell’utilitarismo, composto da tre domande:
1. Il fine proposto da questa misura promuove il nostro fine ultimo?
2. Questa misura particolare otterrà il fine particolare che si propone?
3. I vantaggi causati da questa misura, supereranno gli svantaggi che questa causerà?

 rispetto a Bentham Ritiche ha una diversa consapevolezza nei confronti della contingenza 5,
poiché non cerca di fornire un metodo scientifico che possa misurare con precisione la moralità di
un’azione, ma propone delle domande che possono aiutare nella decisione. Egli riconosce duneu il
carattere approssimativo della filosofia morale.

La filosofia deve sempre essere provvisoria; deve sempre essere critica. Sfortunatamente le
filosofie tendono sempre a diventare dogmatiche.“

5
In filosofia è l’opposto della necessità. L’utilitarismo da importanza alla realtà contingente (la vita umana è fatta da
molte situazioni contingenti che non si possono valutare a partire da un principio astratto), ma allo stesso tempo ne
soffre, poiché è impossibile delineare un metodo affidabile per prevedere le conseguenze di un’azione.
ETICA DEONTOLOGICA
Dall’altro lato c’è l’etica del dovere, fondata su principi astratti (possibilmente
fondati sulla ragione o in caso su qualche libro) e universali, che valutano non
tanto le conseguenze dell’azione ma proprio l’azione in sé, in base al dovere
morale dell’individuo.

Bollitore, nonché uno dei


IMMANUEL KANT (1724-1804) più grandi filosofi di tutti
i tempi. Il principale
esponente germanofono
Concetto di critica e di trascendentale6 dell’illuminismo, Kant
Occorre riesaminare la conoscenza con la critica della puntava a superare il
Ragion pura: dogmatismo metafisico.

“Io non intendo per essa una critica dei libri e dei sistemi, ma la
critica della facoltà della ragione in generale riguardo a tutte
le conoscenze alle quali essa può aspirare indipendentemente da ogni esperienza; quindi la
decisione della possibilità o impossibilità di una metafisica in generale, e la determinazione così
delle fonti, come nell’ambito e dei limiti della medesima, e tutto dedotto da principi.“

 l’obbiettivo è epurare e liberare la nostra ragione dagli errori, quindi delineare delle premesse
(elementi trascendentali) che stiano alla base della conoscenza.

Premesse dell’etica

I 3 postulati della ragion pura sono le premesse che vanno accettate prima di potersi occupare di
etica, sono infatti questioni sulle quali non possiamo esprimerci con certezza in merito, quindi
vanno assunti come postulati.
Libero arbitrio è la libertà di scelta a dare un senso alle nostre valutazioni morali,
poiché se non fosse la nostra volontà a determinare le nostre azioni
allora cadrebbe anche il senso di elaborare una morale.
Immortalità dell’anima L’attuazione del sommo bene richiede un progresso infinito,
possibile solamente se si suppone un’esistenza e una personalità
dell’essere razionale stesso perduranti all’infinito.
Esistenza di Dio L’esistenza di Dio è necssaria per ammettere la possibilità del
sommo bene.

Volontà7 buona
“La volontà buona è buona, non per ciò che produce o costruisce, non per la sua attitudine a
raggiungere uno scopo prestabilito, bensì per il volere come tale;
 non entra in gioco nessuna valutazione dell’utilità, la volontà buona è buona in sé perché la
natura ha posto la ragione alla guida della volontà dell’uomo.
 qualunque uso della volontà buona sarà morale e dunque buono
 il concetto di dovere8 contiene quello di una volontà buona
6
Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non di oggetti, ma del nostro modo di conoscenza degli oggetti
in quanto questa deve essere possibile a priori.
7
Kant parte dall’ipotesi che la volontà ha in sé un valore assoluto.
8
“Il dovere è la necessità di un’azione per rispetto della legge “
“In ogni parte del mondo e, in generale, anche fuori di esso non è concepibile nulla di
incondizionatamente buono all’infuori di una volontà buona“

L’irrilevanza della felicità


Il contrario esatto del principio della moralità ha luogo quando il fondamento per determinare la
volontà è posto nella felicità propria.
 la felicità, essendo qualcosa di soggettivo non può essere l’obbiettivo dell’etica
 l’etica deve elaborare delle leggi che siano universali
 bisogna agire in base alla volontà buona, non in base alla felicità

Imperativo categorico
 agire in eteronomia, ciò costretti da qualcos’altro, non permette di esprimere una volontà buona
 tutti gli esseri razionali si trovano sotto la legge secondo cui ciascuno di loro deve trattare se
stesso, e tutti gli altri, mai “come un semplice mezzo“, ma sempre anche “al tempo stesso come un
fine“
 il dovere non compete al capo, mel regno dei fini, bensì a ciascun membro e a tutti nella stessa
misura.

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