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Le origini del buon selvaggio

Intorno al secolo XV alcuni Stati europei iniziarono ad espandersi oltremare,


inizialmente in Africa ed in seguito in Asia e nelle Americhe.
Generalmente cercavano risorse minerarie (come l'argento e l'oro), terra (per la
coltivazione di raccolti da esportare come il riso e lo zucchero e per la
coltivazione di altri generi alimentari per sfamare le comunità minerarie) e
manodopera (per lavorare nelle miniere e nelle piantagioni). In qualche caso i
colonizzatori uccisero i popoli indigeni, in altri casi la gente veniva incorporata
in questi Stati in espansione fungendo da forza lavoro.
Sebbene gli Europei riconoscessero che queste popolazioni fossero esseri
umani, non avevano intenzione di trattarli come loro eguali sia politicamente
sia economicamente, ed anzi iniziarono a riferirsi a loro come inferiori
socialmente e psicologicamente.
Con questo ed altri pensieri similari, gli Europei svilupparono una nozione de
"il primitivo" e "il selvaggio" che da un lato legittimò il genocidio e l'etnocidio,
e dall'altro corroborò la dominazione europea.
Questo stesso “ragionamento” (se così si può intendere) si estese ai popoli
dell'Africa, dell'Asia e dell'Oceania mentre il colonialismo europeo, il
neocolonialismo e l'imperialismo si espandevano.

Riflessione a posteriori

Nel secolo XVIII l'idea del "buon selvaggio" può essere servita, in parte, come
tentativo di ristabilire il valore degli stili di vita indigeni e delegittimare gli
eccessi imperialistici, definendo gli uomini "esotici" come moralmente
superiori, in modo da controbilanciare le inferiorità politiche ed economiche
percepite.

Le qualità del buon selvaggio spesso comprendono:

 Vivere in armonia con la Natura


 Generosità e altruismo
 Innocenza
 Incapacità di mentire, fedeltà
 Salute fisica
 Disdegno della lussuria
 Coraggio morale
 Intelligenza "naturale" o saggezza innata e spontanea

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Critiche

Una parte dell'antropologia culturale, sino ad oggi, ha continuato a sostenere


l'idea della fondamentale pacificità delle popolazioni incontaminate, anche a
dispetto dei resoconti degli esploratori europei, nel Sudamerica e dell'Oceania
a partire dal '600, che riferivano con una certa regolarità di pratiche violente
(sacrifici umani o cannibalismo, infanticidio e altro). L'idea prevalente era che
gli scontri, nelle cosiddette tribù pre-statali, fossero solo una conseguenza
estemporanea di crisi alimentari (scarsità di proteine). Alcuni studi moderni
tendono a demolire questa visione sostenendo che le aggressioni inter tribali
risultano essere prevalentemente incursioni per il rapimento di donne, o per il
recupero di donne rapite, o per vendette.

Il famoso regista Kubrick, ad esempio, nutriva fortissimi dubbi sulla bontà


della specie umana e sulla capacità di autogovernarsi senza istituzioni,
considerava ogni uomo come un essere aggressivo e violento per natura, non
un "buon selvaggio" ma un "cattivo selvaggio".

Studi e ricerche hanno anche dimostrato un fondo di aggressività innata


(quindi presente in tutti gli uomini) e come persone comuni, in particolari
condizioni, possano diventare facilmente "malvagi" e obbedire a ordini
sbagliati. Sperimentazioni di questo tipo sono state effettuate nei cosiddetti
esperimento di Milgram ed esperimento carcerario di Stanford, e sono stati portati
come esempi della fallacia della teoria sulla natura buona dell'essere umano, anche
se, dall’altro punto di vista, potrebbero essere interpretati anche in modo
opposto: che l'individuo umano sia sostanzialmente neutro, e venga spinto a
diventare buono o cattivo dall'ambiente, dagli impulsi che riceve (specie
dall'autorità) e dalla società in cui è immerso (in quanto animale sociale), fino
a degenerare irrimediabilmente.

Non possiamo non citare in questo contesto i fondamentali studi pionieristici


di Charles Darwin sulle emozioni e sulla comunicazione mimica delle stesse,
così come gli studi recenti sui neuroni specchio scoperti da Giacomo Rizzolatti,
che confermano che l'empatia non nasce da uno sforzo intellettuale, bensì è
parte del corredo genetico della specie. Secondo queste ultime ricerche la
selezione naturale e l'evoluzione hanno rafforzato l'empatia, in quanto propria
conservativa del DNA e della specie, e quindi presente in individui sani.

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