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Parte quinta: il Sé e L’Altro

Capitolo 2: il sesso, il genere, le emozioni


1. Femminile e maschile
Il confine identitario più netto presente in tutte le società umane è quello tra ‘femminile’ e
‘maschile’. Anche nelle nostre società postindustriali e postmoderne vigono potenti conflitti tra
il femminile e il maschile, emozioni, comportamenti, atteggiamenti in generale sono
considerati ‘cose da donna’ o ‘cose da uomini’.

Negli ultimi decenni alcuni paesi occidentali sono andati in contro a varie contestazioni
riguardo la netta distinzione tra maschile e femminile.

L’emersione di una realtà alquanto diversa da quella istituzionalmente riconosciuta, dove


alcune persone tendono a dichiararsi omosessuali oppure transgender, ha innescato un nuovo
modo di considerare le differenze sessuali e di genere.

Alcuni studiosi ritengono che la differenza tra femminile e maschile costituisca una specie di
‘ultimo limite del pensiero’ ed è forse per questo che in molte società l’omosessualità è
stigmatizzata come ‘anomalia’.

➔ L’antropologa francese Francoise Heritier, sostiene che la riflessione umana ha


esercitato la propria attenzione sin dalle origini su che si presentava a essa nel modo
più diretto e immediato: il corpo e l’ambiente in cui il corpo si muove.
➔ Secondo Heritier, l’opposizione femminile/maschile ‘oppone l’identico al differente [e
costituisce uno di quei temi] che si ritrovano in tutto il pensiero scientifico, antico e
moderno, e in tutti i sistemi di rappresentazioni’.
➔ Sempre secondo Heritier, la differenza femmina/maschio è presente in tutti i sistemi di
pensiero, tanto in quelli tradizionali ‘chiusi’, quanto in quelli scientifici ‘aperti’.
Es. linguaggio scientifico sulla riproduzione. L’incontro tra l’ovulo e lo spermatozoo
come l’incontro tra una materia inerte e vegetativa ->l’ovulo e un principio attivo e
portatore di vita -> lo spermatozoo.
Da questo esempio si può notare ‘la manifestazione spontanea di una griglia
interpretativa, valida sia nel discorso scientifico sia nel discorso naturale.

Heritier e altri antropologi ritengono che il rapporto identico/differente sia alla base dei
sistemi di opposizione tra rappresentazioni e valori sia astratti che concreti, i quali rinviano al
modo di parlare del femminile e del maschile come categorie oppositive.

➔ I Kanak -> ‘tutto è uomo o donna’

Non tutte le culture hanno rappresentazioni analoghe delle relazioni tra i sessi. Tale
distinzione tra i sessi è una costruzione sociale. Per illustrare questo punto Heritier cita il caso
degli Inuit. Presso di loro l’identità ‘sessuale’ di un individuo non è legata al sesso anatomico,
ma all’identità sessuale dell’anima-nome, la quale viene assegnata al neonato dagli sciamani.

➔ L’individuo fino a una certa età viene cresciuto secondo la sua anima-nome
(maschile/femminile) ma una volta raggiunta la pubertà, dovrà assumere i tratti, i
comportamenti e ruoli sociali di un maschio o di una femmina, pur mantenendo per
tutta la vita la sua anima-nome.
2. Sesso e genere -> appunti quaderno
3. Il sesso, il genere e le relazioni sociali

Sesso e genere sono due dimensioni identitarie distinte. Nella vita tali dimensioni tendono a
fondersi in rappresentazioni e comportamenti di tipo diverso. Una di quelle rappresentazioni è
che le donne sarebbero individui preposti ‘naturalmente’ alla riproduzione.

Non c’è niente di meno naturale della riproduzione umana. Dal momento stesso in cui una
donna rimane incinta, lei stessa, il suo corpo e quelle del nascituro vengono fatti oggetto di
rappresentazioni e di pratiche che hanno molto poco di naturale e invece molto di ‘culturale’.
Partorire, allattare, accudire i figli sono atti che implicano un controllo e delle direttive
socialmente approvate.

L’infanticidio è un’altra pratica che ha ben poco di naturale. Es gli Yanomami amazzonici
sceglievano di eliminare sempre il secondogenito (quasi sempre femmina) per motivi culturali
e non di certo naturali.

L’allattamento artificiale, l’utero in affitto, le banche dello sperma ecc sono pratiche che non
fanno delle funzioni riproduttive di una donna qualcosa di naturale.

Nella costruzione delle differenze di genere, tipiche delle varie società, non sono infatti
presenti solo dati ‘naturali’ o particolari credenze, ma soprattutto e anche dinamiche che fanno
della riproduzione femminile qualcosa di controllabile, di manipolabile, e come accade nelle
società avanzate qualcosa di ‘espropriabile’.

Tale controllo si accompagna sempre a complesse rappresentazioni riguardanti le relazioni


sessuali, comunicative, spaziali tra individui di sesso diverso.

➔ Costruzione di veri e propri spazi di genere: gineceo, club maschili, l’haram


femminile…

La separazione, l’esclusione, la distinzione tra i sessi sono realizzate mediante la messa in


opera di simboli, pratiche e attribuzione di ruoli tanto immaginari quanto reali.

➔ Esposizione del corpo e concezione della sessualità: quasi sempre il modo di esporre il
corpo è connesso a una concezione precisa della sessualità e della libertà sessuale.
➔ Corpo femminile nascosto a ‘barriere’: abiti lunghi, colletti, velo musulmano. In ogni
cultura ci sono diverse concezioni su come va mostrato il corpo della donna. Pg. 190

Queste distinzioni sono più costruzioni di genere che differenze di natura sessuale.

➔ Margaret Mead (sex and temperament…)

4. Le emozioni

Lo studio delle emozioni costituisce un settore di ricerca sviluppato recentemente dall’


antropologia. Tale studio nasce come parte di un interesse più generale per la costruzione del
Sé in relazione al mondo esterno.

La rabbia, l’ansia, la felicità ecc.… sono tutti elementi costitutivi della persona e della sua
maniera di ‘essere nel mondo’. I sentimenti sono in genere i concetti che una cultura possiede
di un determinato stato d’animo.

Gli antropologi sono d’accordo su un punto: gli stati d’animo non sono universali, non sono
espressi dovunque alla stessa maniera.
➔ Odio, paura, tristezza, felicità sono stati d’animo che non sono frutto di una ‘natura’
geneticamente determinata, essi sono concepiti ed espressi da ‘soggetti culturali’, cioè
in base ai modelli culturali interiorizzati durante l’infanzia e riplasmati continuamente
nel corso della vita di un individuo. In questo senso le emozioni sono responsabili della
nostra “fabbricazione”.
Es. i cinesi sono abituati a nascondere i loro sentimenti sin dall’infanzia
Gli Yanomani amazzonici e gli Ilongot delle Filippine, in occasione dell’uccisione di un
loro parente, mostrano apertamente il proprio stato d’animo rabbioso e la pesantezza
del loro cuore.
Oppure, la manifestazione del dolore morale induce, in molti popoli dell’Africa
occidentale, i soggetti a ripiegare il braccio destro sopra alla testa, mentre i musulmani
sciiti iracheni per manifestare il dolore battono con le mani la fronte e il petto.
➔ Gli Ilongot (popolazione di orticoltori e cacciatori di teste delle Filippine) furono oggetto
di ricerca negli anni ’70 da parte di Michelle e Renato Rosaldo. Essi (gli Ilongot)
possiedono una nozione con la quale esprimono qualcosa che sta a metà tra la rabbia, la
passione e il dolore: LIGET. Secondo Rosaldo il liget si manifesta quando una persona
cara muore inducendo un uomo a desiderare di uccidere un nemico e tagliargli la testa.
Gli Ilongot non considerano il liget uno stato d’animo auspicabile, anzi è ritenuto uno
stato d’animo negativo. È considerato un cattivo sentimento, opposto alla ponderatezza
e alla ‘conoscenza’, BEYA.
➔ Sembra così che i due termini, liget e beya, costituiscano i poli concettuali entro i quali
gli Ilongot articolano le loro visioni e i loro giudizi relativi alla vita interpersonale ed
emotiva.

Emozioni e sentimenti- ansia, gioia, stupore...-sono connessi con espressioni corporee che
mutano da cultura a cultura. Tali espressioni sono apprese dagli individui, tanto come frutto
di un insegnamento quanto come effetto dell’imitazione. Tutte le culture hanno un modo
‘razionale’ di parlare delle emozioni, poiché possiedono nozioni e concetti atte a descriverle. Le
emozioni ‘non sono qualcosa che si oppone al pensiero, ma cognizioni che interessano un Io
corporeo, pensieri incorporati’.

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