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riassunto
EPOCHE:
Età classica: V-VI secolo a.C.
Epoca tardoantica: III-VI secolo (epoca di transizione dal mondo antico a quello
medievale)
Alto medioevo: V-XI secolo (476 d.C. - fine anno 1000 d.C)
- Epoca ottoniana: IX-X secolo (fine 800 - 1000 d.C.)
- Epoca romanica: X-XII secolo (fine 900 - metà 1100 d.C)
Basso medioevo: XI-XV secolo (1000 - 1492 d.C.)
INTRODUZIONE
Il termine miniatura non deriva da diminuere, ma da minium, un pigmento rosso molto
usato.
Il punto di partenza del libro miniato non è semplicemente la pagina come base del
lavoro pittorico, ma il libro nella sua totalità > Il libro presentava fin dall'inizio un
duplice rapporto tra struttura funzionale e forma decorativa, questo rapporto tra
forma e contenuto non è puramente razionale, come il rapporto tra il testo e la sua
illustrazione, ma ha un aspetto irrazionale-magico.
importanza del libro: Nel Medioevo Cristiano il libro non era semplicemente un
oggetto d'uso, ma valeva come testimonianza e il suo valore simbolico non era
inferiore a quello della Croce, il cristianesimo infatti non distingueva il libro come mezzo
di comunicazione dal messaggio divino in esso contenuto: il libro non conteneva solo il
testo del Vangelo, era il Vangelo. Mentre, nelle regioni che non appartenevano al mondo
classico, prive quindi di tradizione letteraria e cristianizzate solo nel primo Medioevo, il
libro portò fin dall'inizio il marchio di un mondo superiore > esso offriva nei paesi del
nord uno stimolo alla decorazione artistica molto più forte che nei paesi mediterranei.
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una doppia tavoletta di legno, detta dittico, coperta interamente di cera per poter
incidere con uno stilo appunti o annotazioni.
Sappiamo che, già nel II secolo d.C., le comunità cristiane preferivano utilizzare codici di
carta > la letteratura Cristiana compariva quindi in edizioni da poco prezzo, libri poco
appariscenti adatti a una setta clandestina, mentre la letteratura classico-pagana
continuava a essere redatta nella forma tradizionale del rotolo. Soltanto con il
passaggio del Cristianesimo a religione di Stato sotto Costantino, l'uso del codice
divenne la norma per ogni tipo di letteratura > fenomeno di grande importanza per la
conservazione dell'eredità classica: la vittoria del codice sul rotolo significa la salvezza
della cultura classica per la posterità. Il salvataggio della tradizione culturale classica
era molto selettivo, solo ciò che appariva valido e attuale nel IV e V secolo emigrò dal
rotolo al codice e riuscì in questo modo a sopravvivere. Non fu, tuttavia, questo l’unico
setaccio:
- le ingiurie del tempo
- il crollo della civiltà classica nei paesi mediterranei
- la decadenza politica di questi paesi
- l’invasione islamica
concorsero alla messa in pericolo dell’opera di salvataggio avviata dalla produzione
libraria tardoantica e dagli amanuensi > il compito del primo rinascimento europeo,
quello carolingio, fu quello di salvare con un’intensa attività di trascrizione tutto ciò che
era sopravvissuto dell’eredità classica, ma il serbatoio dal quale attingere era a quel
punto molto impoverito.
Questa rivoluzione tecnico-pratica, il passaggio dal rotolo al codice, solleva una quantità
di problemi, relativi soprattutto la forma grafica: nel lavoro di copiatura il contenuto
dei testi rimaneva invariato, eventuali varianti potevano nascere solo dagli errori dei
copisti, ma che dire della forma grafica? I rotoli di papiro erano scritti a colonne alte e
strette e con righe brevi, nel trasferire il testo in singole pagine, soltanto due o al
massimo quattro colonne potevano entrare in una pagina > in passato questo
sembrava una reminiscenza del vecchio rotolo, ma ora che conosciamo il significato
particolare che la comunità cristiana assegna al codice, si impone un'interpretazione
diversa: i primi codici cristiani papiracei erano di modesto formato e avevano
probabilmente un’unica colonna di testo con righe leggermente più lunghe rispetto a
quelle usate nei rotoli > se in epoca carolingia, o anche più tardi, si continuava a scrivere
su più colonne (ad esempio nel Salterio di Utrecht*) era per conferire al manoscritto
un maggiore aspetto solenne e venerabile.
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tempo, ma con lettere maiuscole arcaicizzanti , una soluzione che non troveremo già
piu nella copia anglosassone degli inizi dell’XI secolo. In una seconda copia del XII secolo
l’uso di più colonne ha una giustificazione razionale: si tratta di un psalterium triplex,
ovvero una concordanza di tre versioni latine del Salterio.
CHE COSA SI È’ SALVATO DEL RICCO TESORO DI IMMAGINI CONTENUTO NEL LIBRO
CLASSICO? Per poter rispondere a questa domanda abbiamo bisogno di tener presenti
3 fattori:
1. Anzitutto bisogna considerare che i testi illustrati o decorati erano ben pochi,
specialmente nell’epoca del rotolo, al momento del passaggio al codice solo una
piccola parte di quelle illustrazioni e decorazioni furono copiate o sostituite > a
conferma di questo abbiamo i papiri originali scoperti in Egitto che presentano
solo in minima parte delle illustrazioni.
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mentre le immagini presentano delle modifiche intenzionali che nascono da una
volontà e da condizioni creative diverse, non sono un segno dell’incapacità del
copista o della sua ingenuità. Ancora più importante è l’aspetto di adattamento
e trasformazione: ogni tipo di libro sembra richiedere un sistema decorativo
congeniale e, soprattutto, una forma narrativa congeniale > il nastro continuo del
rotolo, il movimento dello srotolare suggeriscono la possibilità di composizioni
pittoriche lateralmente aperte. Il codice invece, con la sequenza di pagine
relativamente piccole, richiede una chiusura laterale dello spazio pittorico
identificabile con lo spazio finito della pagina del libro.
3. Veniamo infine al terzo fattore che entra in gioco in questa rivoluzione del libro
antico: il passaggio dal rotolo al codice coincise con una svalutazione
dell’esperienza sensibile legata al mondo fisico > la nuova sensibilità influì
profondamente sull’atteggiamento verso l’arte visiva e nelle regioni orientali del
bacino mediterraneo portò a forme estreme di ostilità verso le immagini
(atteggiamento iconoclastico del cristianesimo*) > in Occidente l’atteggiamento
verso le immagini era più benevolo.
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territori posseduti dai monasteri, non soggetti alle leggi imperiali (e in particolare esenti
dalle tasse e dalla leva militare degli imperatori).
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primo medioevo erano dunque gli stessi, il salterio, l’evangeliario ecc, ma non la Bibbia >
la situazione cambiò di colpo nel XII secolo che fu invece il periodo d’oro per le
illustrazioni della bibbia (questo cambiamento si deve probabilmente ai grandi
movimenti di riforma in atto nei monasteri, che prevedeva anche una lettura della
bibbia nei refettori > la bibbia quindi uscì dalle biblioteche per assumere una nuova
funzione, non in ambito liturgico, ma nella vita delle comunità monastiche). Sono quindi
principalmente i libri liturgici, almeno fino all’epoca romanica, il maggiore sviluppo
artistico ed era proprio l’uso liturgico il fattore determinante nell’organizzazione delle
decorazioni\illustrazioni:
- nell’evangeliario (4 evangelisti) possiamo trovare all’inizio di ogni Vangelo una
miniatura a piena pagina con il ritratto dell’autore, il simbolo di uno dei 4
evangelisti o una combinazione di questi due elementi
- in un messale o sacramentario che va dall’epoca carolingia in poi, la decorazione
principale e spesso l’unica si trova nella parte centrale del testo liturgico (nel
canone contenente la preghiera eucaristica, più precisamente le parti decorate
sono l’inizio del prefazio e l’inizio del vero canone).
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2- L’INIZIALE
L'intreccio di scrittura, decorazione e immagine portò alla creazione dell'iniziale
come forma autonoma > l'invenzione dell'iniziale va attribuita all'antichità, ma solo nel
Medioevo essa diventa un motivo formale; alla sua nascita contribuirono fattori pratici
ed estetici ma ben presto quelli estetici presero il sopravvento e l'iniziale venne a
occupare una sfera autonoma, intermedia tra scrittura e immagine.
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può diventare improvvisamente un quadrupede, una pianta può terminare con una
testa di animale, ecc. Nelle iniziali con il motivo a pesci e uccelli gli elementi zoomorfi
erano riuniti uno accanto all'altro, mentre ora assistiamo a una metamorfosi continua
delle forme naturali > questo tipo di iniziale segue il principio della metamorfosi
caleidoscopica = un processo formativo che ha aspetti costantemente mutevoli.
esempi: (fig.60) la rappresentazione di una cagna che allatta il suo cucciolo in un
iniziale D sembra in un primo tempo del tutto naturalistica, ma se seguiamo la
coda dell'animale la vediamo improvvisamente trasformarsi in qualcos'altro, che
a sua volta viene ingoiato da una specie di drago > la coda del drago si trasforma
quindi in un ornamento intrecciato e poi in un'asta, che trapassa la bocca della
cagna. In un’altra iniziale vediamo la coda di un cavallo trasformarsi in una specie
di carro con ruote e la punta diventa il cappello di colui che guida il carro.
Queste due iniziali (cagna e cavallo) adornano il Salterio di Corbie, databile
Immediatamente dopo l’800 d.C. > decorazioni miniatura carolingia: anche se
eseguito in epoca carolingia le due decorazioni sono decisamente precarolinge,
perché nella miniatura propriamente carolingia e del successivo periodo
ottoniano, le iniziali zoomorfe sono rare; sia in ambito decorativo che in ambito
figurativo si cercava di aderire alle norme classiche, attribuendo così una sorta di
monopolio al ornamento classico dell’acanto > questo significava, soprattutto,
mantenere ben separati ornamento e scrittura: l'asta della lettera iniziale poteva
essere decorata con tralci o con ornamenti vegetali negli angoli o nei terminali,
ma la chiara forma geometrica della lettera non veniva compromessa (fig.63).
La storia dell'iniziale caleidoscopica non era però affatto conclusa, alcuni secoli più tardi,
nel romanico, le tendenze della miniatura precarolingia acquistano
sorprendentemente nuova attualità:
esempio: un’iniziale figurata di un evangeliario oggi appartenente al tesoro
della cattedrale di Essen (fig.68, VIII sec.) potrà illustrare ancora meglio questa
ripresa delle idee precarolinge nella miniatura > la sua iniziale L si è chiaramente
sviluppata dall'iniziale zoomorfa: un predatore, inseguendo un piccolo
quadrupede, cambia improvvisamente direzione e sposta il corpo dalla posizione
orizzontale in una posizione verticale. Negli esempi più antichi della miniatura
precarolingia singole creature zoomorfe erano usate come unità costitutive della
lettera, nell’Evangeliario di Essen riscontriamo un sistema diverso: le articolazioni
e la fisionomia degli animali sono state adattate all'anatomia e alla struttura
della lettera > lo spigolo ad angolo retto della lettera L è reso dal cambiamento di
direzione nel movimento dell'animale.
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INIZIALE FIGURATA: Parallelamente all'iniziale caleidoscopica, e all'incirca nelle stesse
regioni e nello stesso periodo - intorno all'800 e intorno al 1100 - ritroviamo l'iniziale
puramente figurativa:
esempio: le aste e gli archi animati delle iniziali del Salterio di Corbie ci
mostrano intere scene: l'annunciazione, che è probabilmente l'unica nella storia
dell'arte ad avere due vergini perché al miniatore occorrevano due figure per
poter realizzare la M di “Magnificat..” (fig. 72).
Per alcuni secoli l'iniziale figurata si interrompe, fino a quando (tra il XI e il XII secolo)
tornerà a sollecitare la fantasia artistica dei miniatori: i miniatori di Citeaux In
Borgogna si dimostrarono allora degni eredi del Maestro di Corbie > questi artisti
portarono i principi compositivi dell'iniziale figurata a un punto estremo di maturazione:
anziché cercare un accordo tra la forma della lettera e un motivo iconografico già
dato, si divertono a trasformare la struttura della lettera in una scena della vita
monastica o dell'esperienza quotidiana: una coppia
di monaci che taglia la legna formano una Q oppure
l'asta di una I trasformata nel tronco di un albero, ai
piedi del quale un monaco maneggia un'ascia
mentre un altro ne sfronda la chioma (tavola XXII) >
l'iniziale diventa un vero e proprio paesaggio.
Nello stesso tempo la fantasia dei maestri di Citeaux
si arricchì di un altro motivo formale di origine
insulare: è l'idea
dell'infinito intreccio delle forme che ha le sue
prime manifestazioni nell'ordinamento zoomorfo
nordico (forme animali allacciate nel groviglio di una
lotta mortale per la sopravvivenza):
esempio: Libro di Durrow, insulare, 680 ca. = In
questo delirio di forme annodate scompare ogni
spazio libero, ed è proprio questa mancanza di spazio
a produrre un effetto angosciante. In epoca
romanica, dopo diversi secoli, il motivo pagano delle
forme intrecciate riappare improvvisamente sia nella
scultura che nei manoscritti Miniati > è a Citeaux di
Borgogna che l'iniziale demoniaca viene elaborata
nella forma più radicale: gli Intrecci più sapienti e Le
Metamorfosi più audaci concorrono a suggerire le
forme delle lettere. La fantasiosa iniziale figurata
romanica scomparve molto presto dalle pagine del libro, ma ebbe un brillante
seguito nel tardo gotico.
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L’INIZIALE INSULARE: Nella nostra breve indagine sulla storia della decorazione del
sacramentario e del messale abbiamo potuto seguire l'evoluzione del Te igitur da una
semplice iniziale messa appena in evidenza a una grande lettera intrecciata > lo
sviluppo della decorazione del sacramentario dipese dall'importanza che l’iniziale
acquisitò nella miniatura artistica, precisamente nell'ambito insulare
irlandese-anglosassone del VII e VIII secolo. In questo contesto si verifica soprattutto un
radicale cambiamento nel rapporto tra scrittura e decorazione: già nei più antichi
manoscritti irlandesi come il Salterio di San
Colombano (fig.sotto, 600 d.C) si può osservare
un atteggiamento diverso, in quanto gli
irlandesi hanno la tendenza a passare
gradualmente dall'iniziale alla scrittura
ordinaria = la riga iniziale dei capitoli più
importanti si abbassa gradualmente in una
specie di diminuendo fino alla scrittura normale
(è ovvio che in questo momento, e in questo
genere di scrittura, calligrafo e miniatore erano
di regola un'unica persona).
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in un labirinto che lo distoglie da una lettura ferma e lineare:
- il soffocamento della lettera da parte dei motivi ornamentali
- l'inesorabile offuscarsi della sua leggibilità
- il conflitto tra la funzione razionale della lettera e il valore dell'iniziale come
singolo magico
documentano un singolare fenomeno storico: lo scontro e la compenetrazione di due
antiche culture, la barbara e la mediterranea e il trionfo di uno stile preistorico
applicato a un oggetto di culto cristiano, il libro dei Vangeli.
C'è ancora un aspetto da tenere presente: la rinascita dell'ornamento celtico significò
l'ingresso nel mondo del libro e della decorazione di un vocabolario ornamentale e di
principi decorativi nati e cresciuti nell'ambito della lavorazione dei metalli, e in
particolare dell'oreficeria > anche se l'artista insulare esercita ora il suo mestiere e in
un altro ambito espressivo, il suo canone estetico e la sua sensibilità artistica non sono
mutati: la pagina provoca nel calligrafo e miniatore gli stessi stimoli che la superficie
metallica di un'arma, di un gioiello o di un calice provocava nell'orafo insulare.
L'arte carolingia fece sua invenzione insulare, non senza apportarvi un contributo
creativo > la scuola di corte di Carlo Magno, l'atelier a cui si devono i manoscritti un
tempo conosciuti sotto il nome di Gruppo di Ada, aveva realizzato una riforma della
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scrittura con l'obiettivo di ripristinare la chiarezza classica, ma non per questo la scuola
carolingia volle rinunciare alla magia della grande pagina-incipit insulare e del
monogramma a piena pagina. Venne aggiunto il decorum della scrittura in oro e della
pergamena purpurea > questi nuovi elementi furono presi in prestito dalla simbologia
del potere Imperiale per evocarne l’aura: l'ornamentazione della scrittura è affidata a
loro e non più alla decorazione fiorita della lettera, è una scrittura solenne è ufficiale.
In due scuole tardo carolinge - la Scuola franco-sassone e quella di San Gallo - l'idea
insulare di un iniziale sovradimensionata conobbe un particolare successo, anzi una
vera e propria rinascita > nella miniatura franco-sassone l'affinità con l'arte insulare è
così forte che l'elemento figurativo svolge un ruolo molto subordinato (fig.96) e la
decorazione del libro è fornita in misura prevalente da un ornamentazione astratta:
l'idea delle pagine-incipit viene ora sviluppata in una forma nuova e più originale. In
entrambe le scuole l'impronta dell'arte carolingia si rivela nell'uso delle cornici
architettoniche, ma anche qui l'iniziale ha un sopravvento assoluto sulla scrittura
ordinaria e domina incontrastata la pagina (fig.97) > essa si considera il centro, la
ragione d'essere della cornice, e finisce per occupare il centro geometrico della pagina.
Questo richiese una radicale riorganizzazione della pagina scritta > l'impianto
decorativo acquista un'assoluta priorità, anche a costo di alterare la sequenza delle
lettere dettata dalla lingua:
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nella disposizione ornamentale della pagina-incipit. Queste iniziali sono di una vitalità
senza precedenti, capaci di ribellarsi anche alla tutela della cornice > infatti il loro
dinamismo si dirama in tutte le direzioni fino ad afferrare i bordi della cornice (fig.99
Salterio di Egberto): la cornice perde così la sua natura di limite ordinatore per ridursi a
puro sostegno. La cornice e l’iniziale sono circondate di porpora, in netto contrasto si
stacca poi l’avorio della pergamena dentro la cornice e su questo sfondo risulta
maggiormente luminosa l’iniziale dorata > si stabilisce una gerarchia cromatica
tripartita. Con queste iniziali ottoniane, concepite da una fantasia cromatica astratta, ci
siamo molto allontanati dai monogrammi a piena pagina dei codici insulari >
l'iniziale-immagine ottoniana è l'ultima metamorfosi di un'idea formale a ffiorata 300
anni prima, nell'arte insulare.
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fogliame non sono verdi, ma dorati e bordati di rosso (tav.XII). Queste iniziali
attorcigliate ospitano, ovunque è possibile, prevalentemente scene narrative > questo
non solo dove la forma tondeggiante di una lettera offre all'immagine una cornice
naturale, come per esempio nella O, anche le lettere del prefazio e del canone del
sacramentario mostrano invenzioni estremamente personali:
- Nel prefazio un enorme V attraversa la pagina di testo scritto interamente a
grandi caratteri nella maniera classica e le estremità superiori della lettera
portano due piccole costruzioni architettoniche. (fig.105)
- nel Te igitur le scene sono state collocate nelle aperture create appositamente
nel l'asta e nel tratto orizzontale della lettera T.
Per un lungo periodo, questa nuova concezione dell'iniziale, ossia del rapporto
tra scrittura, immagine e ornamento, inaugurata dal maestro del
sacramentario di Drogone, destò poco interesse > in epoca carolingia e
ottoniana si preferiva di regola una chiara separazione tra l'aspetto figurativo e
quello decorativo alternando immagini a piena pagina con iniziali puramente
decorative. Il grande momento dell'iniziale istoriata e di quella abitata arrivo più
tardi, quando la miniatura riconobbe il significato di un preciso concetto formale:
il motivo del tralcio abitato > Il miniatore dovette entrare in confidenza con
esso, prima che I diversi tipi di iniziali abitate e istoriate potessero svilupparsi in
tutta la loro ricchezza.
1. Il tralcio abitato era già presente nel rilievo scultoreo classico come un
motivo giocoso, ci sono numerosi rilievi decorativi di epoca romana con
tralci popolati da animali, uccelli, Putti e figure varie.
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2. in epoca paleocristiana il simbolismo del viticcio diede luogo a
composizioni in cui i tralci si diramano all'infinito nascondendo qua e là
scene pastorali.
3. Per l'evoluzione del motivo ebbe grande importanza un fenomeno
riscontrabile per la prima volta in rilievi lapidei insulari e in avori
carolingi (fig.110) > è l’idea di un certo antagonismo tra la pianta e
l’animale o tra la pianta e l’uomo, un conflitto che si manifesta nel
comportamento aggressivo dei tralci verso gli animali, di cui limitano la
libertà di movimento > i corpi e le membra degli animali o delle figure
umane si aggrovigliano nei tralci come in una trappola di rampicanti e
cercano di opporre resistenza.
Nella prima fase di questo processo (XI sec) assistiamo al conflitto tra la popolazione
anonima dei tralci vegetali e il mondo circostante: alla lotta che li stringe e li chiude si
aggiunge la lotta dell'uomo contro l'animale o il demone ibrido antropozoomorfo
(fig.116) > i tralci ricurvi possono fungere da scenario per una battuta di caccia in cui sia
il cacciatore che la preda si perdono nel labirinto del fogliame aggrovigliato.
esempio: In un evangeliario prodotto intorno all'anno 1000 nel Monastero di
Saint-Bertin, sulla costa francese della Manica, compare per la prima volta un
intreccio di questo tipo (fig.117): invece di riempire la cornice di una
pagina-incipit con tralci acantiformi piatti, il miniatore ha fatto scorrere lungo il
bordo della cornice un tralcio acantiforme che ospita figure e animali > negli
spazi che si aprono tra i tralci si svolgono piccole scene di caccia.
Più tardi compariranno nella pittura miniata della Francia del Nord motivi molto simili
anche nelle iniziali > Con la ripresa di un motivo già comparso, anche se raramente,
nell'arte precarolingia e carolingia, la miniatura ha assunto la guida di un processo
evolutivo che le arti maggiori subiranno solo più tardi: Il tralcio abitato diventerà così
uno dei motivi decorativi preferiti della scultura romanica, ma solo un secolo dopo.
Non ci sono soltanto scene anonime intrappolate nei tralci, spesso troviamo anche
scene bibliche intessute nei tralci delle iniziali. Lo sviluppo scaturito dalla fusione di
figure e decorazioni in epoca romanica può essere seguito più chiaramente
osservando l'evoluzione della grande iniziale del Beatus all'inizio del Salterio:
esempi: Iniziale del Beatus, Salterio di San Gallo, IX sec, fig.120). La nostra
prima impressione è quella di un intreccio impenetrabile, anche se il principio
costruttivo è molto semplice: l'asta della lettera è formata da un intreccio
nastriforme che termina in alto e in basso con due teste di uccelli rivolti in
direzioni opposte, le teste degli uccelli rivolti verso destra tengono con il becco le
estremità degli archi della lettera B, che si incrociano e si intrecciano al centro
della lettera. Con questa doppia non perfettamente simmetrica ci troviamo
riportati nell'ambito dell'iniziale caleidoscopica: i nastri si trasformano nella
parte posteriore, nel torso o nella testa di animali simili a uccelli la cui schiena
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finisce in una coda che si trasforma in nuovi tralci > il movimento non ha
nessuna pausa, dappertutto abbiamo una metamorfosi senza sosta è un
continuo annodarsi di forme.
La maestosa B di un salterio anglosassone del X secolo può servire come esempio di
iniziale nata ancora nello spirito del classicismo carolingio (fig.121) > anche se prodotta
in Inghilterra, gli elementi specificamente insulari sono molto scarsi: l'intreccio
nastriforme è limitato alle 2 articolazioni dell'asta, l'elemento zoomorfo è ancora visibile
nei terminali con il becco di uccello, l'elemento vegetale ritorna ancora nei freddi
d'acanto che riempiono gli scomparti dell'asta e del doppio arco della B. Un secolo più
tardi, un salterio inglese viene nuovamente decorato con una grandiosa B (Salterio
Arundel, 1060, fig.122): la struttura dell' iniziale rimane la stessa, ma si è aggiunto un
nuovo elemento al vocabolario formale: l'elemento figurativo > nelle spirali dei tralci
sono state introdotte le figure, nel campo superiore del iniziale un giovane cerca di farsi
strada nel groviglio e le sue gambe rimangono impigliate tra le piante; nel campo
inferiore vediamo il re Davide seduto precariamente su un tralcio della spirale > si tratta
di due esempi di tralci abitati.
Esistono anche iniziali normanne del Beatus la cui struttura accoglie intere sequenze
narrative: nelle pagine-incipit di 2 commentari Normanni al Libro dei Salmi (fig.124)
troviamo un intero ciclo di Davide immerso nel labirinto della lettera: mettendo insieme
le varie parti dell' iniziale è possibile identificare alcuni episodi. La novità di questi
iniziale è che essa diventa un palcoscenico su cui si svolgono gli avvenimenti narrati nel
testo o associati ad esso > ogni figura ha ora un duplice compito: entrare in contatto
con gli altri personaggi e allo stesso tempo trovare un posto e un appiglio nel fitto dei
tralci.
Per vedere nella giusta prospettiva questa coesistenza di figura e decorazione bisogna
ricordare che proprio negli scriptoria (luogo dove venivano copiati i manoscritti)
l’immagine figurativa indipendente non era quasi contemplata (o se lo era nella forma
del ritratto dell’autore o come illustrazione all’inizio del testo), senza alcun carattere
narrativo > questa limitazione dell’elemento figurativo e illustrativo, che raggiunse il
culmine nella prima fase del romanico, non durò a lungo: già nella prima metà del XII
secolo, in tutti i centri artistici d'Europa, si manifesta la tendenza verso una concezione
più libera dell'arte figurativa anche all'interno del libro > questa tendenza
all’autonomia dell’arte figurativa rivoluzionò sia l'illustrazione del Salterio che quella
della Bibbia, ma nello stesso tempo creò uno stretto legame tra la miniatura e la pittura
monumentale.
Alla fine del XI secolo e all'inizio del XII la Francia sembra essere il paese guida nel
campo della pittura miniata, ma intorno al 1120 il baricentro si sposta in Inghilterra > il
Monastero di Sant Albano diede alla luce proprio in questi anni un salterio in cui si
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rivela un prepotente impulso alla narrazione figurativa e alla rappresentazione
pittorica > nella B del Beatus (fig.127) l'ornamento a improvvisamente liberato il fondo
del iniziale per riempire solamente la struttura della lettera, la struttura di questa però
non è mutata, ma i fondi di essa sono invece trattati come un'unica area pittorica >
l'iniziale A ora due piani, l'iniziale vera e propria e un’immagine proiettata su di essa >
non si tratta più di un iniziale abitata, ma di un iniziale istoriata*(vedi pag.22).
Esiste tuttavia una tendenza retrospettiva, soprattutto nei manoscritti inglesi, che
cerca di salvare il carattere ornamentale dell’iniziale tradizionale del Beatus,
introducendo un motivo iconografico: l'albero di iesse > l'esposizione figurativa della
genealogia di Cristo, all'inizio del Vangelo di Matteo (fig. 132). La metafora dell'albero
genealogico poteva essere intesa Però anche come un tralcio abitato: così, nel 1200,
l'albero di Iesse viene per la prima volta innestato nella B del Beatus (fig. 133) > questa
soluzione formale permette all'iniziale abitata di sopravvivere.
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compaiono tra le iniziali di stile geometrico italianeggiante alcune iniziali istoriate > nel
disegno di queste iniziali troviamo una perfetta analogia con l'iniziale del Beatus del
Salterio di Sant’Albano (fig.127) > Gli elementi figurativi o scenici sono semplicemente
inseriti nei fondi vuoti dell'iniziale, oppure aggrappati all'iniziale stessa: negli esempi
salisburghesi la geometria della pagina è curata con più attenzione rispetto a quelli
italiani, e l'accostamento dei vari elementi appare più armonico e più studiato > nella
Bibbia di Gumpert (fig.136, 1195), l'esempio più maturo di Bibbia salisburghese e
anche la più riccamente illustrata, immagine e scrittura rimangono separati, ma la
pagina illustrata presenta uno schema decorativo coerente con le esigenze
dell'ornamentazione > le singole scene sono diventate elementi di un disegno
ornamentale.
INGHILTERRA: Le bibbie inglesi per originalità e qualità artistica hanno pochi termini di
confronto tra le miniature dell'epoca > nelle prime bibbie illustrate inglesi troviamo
iniziali istoriate, ma presto gli abitanti delle iniziali inglesi, figure e scene, dimostrano di
non accontentarsi dello spazio loro assegnato > il loro modello sono quelle specie di
gnomi che popolano un certo tipo di iniziale decorativa proprio della fase stilistica
normanna: chiamate con il termine tecnico di iniziali ginnastiche (fig.139) > perché la
lettera appare come un attrezzo su cui uomini, animali e piante compiono esercizi
acrobatici. La lettera diviene un palcoscenico su cui eseguire giochi decorativi o su cui
rappresentare più tardi scene tratte dalla sacra scrittura. Nell'esempio inglese della
Bibbia di Rochester (fig.138,1130) Il ratto di Elia è inserito nell'occhiello di una P iniziale
gigante, mentre l’asta della lettera diventa la pista per una battuta di caccia > la scena di
Elia è però incompleta, perché manca la figura complementare del discepolo che
dovrebbe raccogliere il mantello del Profeta sparito nel cielo > la Bibbia di Dover
(fig.140), prodotta anch’essa dalla scuola di Canterbury, è di circa 20 anni posteriore 2
punti qui la leggenda di Elia appare nella sua versione integrale > La miniatura
corrispondente della Bibbia di Winchester (fig.141, 1150), di poco posteriore alla
Bibbia di Dover, è una terza variante della stessa idea compositiva: qui il carro appare
spostato verso il basso, nella sta della lettera, in modo da fare spazio, nell'occhiello della
p, a un altro episodio della vita di Elia > cioè un chiaro sforzo di accrescere la ricchezza
illustrativa.
INFLUSSI BIZANTINI
Del maestro che creò l'iniziale di Elia conosciamo anche alcune iniziali caratterizzate
dallo stesso stile compositivo: le figure di questo maestro non hanno più bisogno di
intrecciarsi a un sistema di tralci per adattarsi alla forma e al ritmo Vitale dell'iniziale > la
rete che accoglie e modella le figure non è più qualcosa di esterno, ma è generata dalle
figure stesse > dalle pieghe del panneggio (fig.142). Come i tralci che formano
l'intreccio di base dell'arte romanica sono di origine classica, anche la rete interna in cui
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si aggrovigliano le figure romaniche deriva da un’idea antica: il dualismo di corpo e
vestito > come è noto furono i greci a scoprire il segreto per cui un involucro di materia
inerte può in realtà rivelare il suo nocciolo vivente: come si possa cioè percepire il corpo
dietro il vestito. Successivamente nell’arte bizantina la tradizione classica del
panneggio si è conservata: qui però la smaterializzazione dell'elemento corporeo fa sì
che il vestito acquisti un peso via via maggiore > l'impressione è quella di una rete
sottile, quasi immateriale che avvolga un corpo spiritualizzato (fig.145). Gli artisti inglesi
dell'epoca romanica, specialmente verso la metà del XII secolo, studiano la versione
Bizantina del panneggio, ma traducendola nella loro ottica specifica insulare > la
fantasia formale insulare, orientata verso l'ornamento, riduce il panneggio allievi
ombreggiature tra le pieghe (fig.34): nella traduzione inglese dei modelli bizantini la
tensione tra involucro e nocciolo è scomparsa, l'intreccio di linee è diventato autonomo,
senza rapporto con il movimento reale delle figure.
(*Le figure umane elastiche: invece di appoggiarsi al groviglio dei tralci possono ormai
adattarsi, con la loro nuova fisionomia curvilinee flessibile, al ritmo vitale delle iniziali e
riempirne da sole lo spazio > in questo modo però, le iniziali abitate sono diventate le
iniziali istoriate: la figura ornamentale reggiante ha sostituito l'ornamento).
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quella natura ibrida di arabesco antropomorfo > essa non è più in grado di adattarsi alle
esigenze di un disegno ornamentale. D'altra parte, l'ornamentazione vegetale diventa
un puro elemento decorativo: l'ornamento si riduce a qualcosa di marginale, come
un'appendice o un riempitivo > gli elementi vegetali si spostano verso l’esterno.
LA BIBBIA GOTICA
Espulsa dall'iniziale, la decorazione a tralci conquista nell'arte gotica un nuovo spazio:
ancora non si può parlare in questa fase stilistica di tralci a foglie spinose Perché i
contorni hanno spine ma non foglie > fu la miniatura francese contemporanea a creare
tralci di contorno delicatamente di curvi, da cui spuntano piccole foglie tri-e-plurilobate
(>in questo caso l'espressione tralci a foglia spinosa è appropriata = sono dei tralci che
chiudono la pagina scritta in una sorta di finissimo recinto fig.150).
Queste formazioni vegetali producono poi una loro fauna specifica, la drolerie gotica =
un mondo di forme che offre la possibilità di un libero gioco della fantasia o di una
invenzione umoristica. In questo territorio marginale incominciano presto a proliferare
motivi di genere e scene di vita quotidiana > fig.151. Se nel tardo romanico l'impulso
narrativo e figurativo si era espresso nella tendenza a separare la pagina illustrata dal
testo scritto, ora si afferma la tendenza a frenare l'esuberanza di immagini e di
ornamenti, riportando il libro a un formato più maneggevole > alle bibbie atlantiche di
epoca romanica fanno seguito le più piccole bibbie manoscritte che si conoscono (alte
10 cm e contengono tutto il testo biblico in un solo volume). Questo fenomeno ha una
causa ben precisa: tra il 1220 e il 1230 l'università di Parigi commissionò una nuova
edizione integrale della Bibbia destinata agli studenti,in un solo volume e in un
formato tascabile > si tratta di bibbie in miniatura con una ornamentazione
adeguatamente ridotta, ma accurata. nel momento in cui vengono create le prime
Bibbia in miniatura, l'epoca delle bibbie atlantiche E ormai alla fine > per questo
probabilmente molte di esse, tra cui la Bibbia di Winchester, rimasero incompiute nella
decorazione.
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la nuova figura deriva da un blocco di pietra in cui era inglobata > il motivo della figura
con baldacchino a una lunga storia ed è una variante de l'homme-arcade = forma
figurativa che fa la sua apparizione nella tarda antichità (fig.155) > Lo stretto legame che
univa allora la figura umana alla sua edicola si conserva in tutti i suoi derivati medievali,
sia in scultura che in pittura: l'arcata sovrastante offre alla figura umana una
consistenza è una stabilità che essa non è in grado di assicurarsi per forza propria, è
proprio come forma incorniciata che la figura si lascia incorporare nella pagina del libro.
NB = Forme e strutture architettoniche erano già in uso da tempo nella miniatura come
elementi compositivi della pagina: es. > le arcate delle tavole dei canoni degli
evangeliari. (fig.sinistra)
4 - LE MINIATURE DIDATTICHE:
Qual è la funzione specifica delle illustrazioni a piena pagina? Bisogna Innanzitutto
sottolineare che questa funzione non corrisponde a quella svolta dalle immagini come
strumento di catechesi religiosa > Per quanto riguarda quest'ultima, già nel sesto
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secolo, Papa Gregorio Magno affermò che le immagini hanno un significato didattico,
sono la Bibbia degli analfabeti, un messaggio figurativo capace di sostituire la parola
scritta. Il libro era un luogo privilegiato in cui la combinazione a scopo didattico di parola
e immagine poteva svilupparsi nella forma più ricca > Lo studio della teologia trovò nei
libri illustrati un ottimo aiuto. Nell'alto Medioevo non si esitava a rappresentare per
mezzo di immagini complicati sistemi filosofici > in un manoscritto del XII secolo di
Ratisbona, troviamo ad esempio una raffigurazione del microcosmo (fig.165): è la
versione figurativa di una tradizione antichissima che intendeva la figura umana come
specchio dell'universo, il disegno rappresenta le corrispondenze tra le parti del corpo
umano e le parti del macrocosmo e le didascalie spiegano le corrispondenze (i piedi alla
terra, la testa al cielo, il ventre al mare, il petto all’aria, ecc..).
In altri casi, la visione del mondo che ci viene proposta non viene dalla filosofia, ma è
una rivelazione visionaria: ne sono un esempio le illustrazioni degli scritti della
monaca Ildegarda di Bingen (figura a sinistra, La creazione dell’universo con l’uomo
cosmico, Rivelazioni, 1230) > le sue idee non derivano
da una dottrina, la sua visione del mondo non deriva
dalla teologia, ma da una illuminazione spontanea > è
una teologia per immagini > l’immagine qui non è un
puro sussidio, ma è, per la sua ispirazione visionaria,
la forma originale del pensiero. Il prototipo di queste
visioni mistiche della monaca Ildegarda, cioè
l'Apocalisse di Giovanni esiliato, ha origine nel clima
peculiare di una civiltà senza immagini, le fantasie di
questo tipo di letteratura non conoscevano i limiti del
visibile e fu proprio questa sospensione della logica a
stimolare per tutto il medioevo la fantasia di immagini
e, poiché questo contenuto visionario si ritrova in
molti libri illustrati di impronta medievale, non
possiamo fare a meno di esaminare il realismo
fantastico di queste creazioni.
5 - L’ILLUSTRAZIONE DELL’APOCALISSE
Da copie databili intorno al 800, possiamo affermare che l'apocalisse giovannea veniva
illustrata già nella tarda antichità, ma un'originalità figurativa adeguata alla grandezza di
quelle visioni si riscontra solo a partire dal primo Medioevo, verso la fine dell'ottavo
secolo > l'esempio a cui mi riferisco è un manoscritto di Santo Domingo de Silos di
poco anteriore al 1100: Il soggetto della miniatura è l'adorazione dell'Agnello da parte
dei ventiquattro anziani, il miniatore ne raffigura solo 12 in cerchio, intorno ha un
medaglione con l'immagine dell'agnello. La scena offre all'artista lo spunto per una
composizione radiale caratterizzata dal
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rapporto tra le figure periferiche (gli anziani e i quattro viventi) e la figura centrale
dell'agnello > il problema della disposizione delle figure nello spazio è ignorato. La
teofania di questa Apocalisse si svolge in nessun luogo è dappertutto: le singole figure
sono costruite a partire dal centro È l'onnipotente sovrasta la ruota Cosmica, occupa
una posizione dominante e nello stesso tempo esterna al mondo creato. L'ideatore di
questa composizione ha inteso rendere, con la doppia figura divina dell'Agnello e della
Maestà, la natura cangiante della apparizione descritta dal testo con delle incongruenze:
in un primo tempo Infatti si parla di un personaggio seduto sul trono, e poi, quando
nessuno riesce ad aprire il sigillo del libro, si passa improvvisamente a parlare
dell'Agnello sul trono > l'artista separa nello spazio l'agnello e la figura sul trono che
dovrebbero apparire alternativamente nello stesso punto. L'artista appare insensibile
anche alla distinzione tra quiete e movimento: 8 dei 12 anziani sono raffigurati in piedi,
disposti a coppie nella direzione dei quattro Venti, mentre nei quattro intervalli si
trovano gli altri 4 in posizione distesa > il testo dice infatti che gli anziani, vedendo
l'agnello, si prosternano al suolo. Il cromatismo astratto (giallo e rosso in contrasto con
un verde piu o meno scuro) ha una fondamentale funzione decorativa.
APOCALISSI OTTONIANE E INGLESI
Le illustrazioni inglesi del XIII secolo dedicate alla adorazione dell'Agnello (fig.172)
rimandano alle maestà nei timpani della scultura monumentale romanica e gotica
(fig.173) > la pagina del libro viene suddivisa in campi geometrici regolari,Il cui margine
inferiore funge da linea o superficie di base su cui Poggiano le figure. Nelle apocalissi
illustrate inglese di epoca più tarda (tav.XXV) si arriva per la prima volta a concepire
quelle visioni come eventi luminosi > le visioni sono illuminazioni in senso letterale.
L'Antica Apocalisse spagnola (fig.sopra) utilizzava come colore di fondo tonalità
estatiche, evitando una rappresentazione più diretta del fenomeno luminoso > solo i
cicli pittorici inglesi della fine del XIII secolo si sforzano di portare l'atmosfera del
racconto nel cuore della raffigurazione, anticipando così gli sviluppi della pittura
moderna.
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secolo > Le illustrazioni non sono più disposte in modo isolato ai margini del foglio, ma
sono raccolte in grandi scenari paesaggistici come singoli episodi di un’unità narrativa
(bisogna tenere presente che i salmi non raccontano storie con una trama precisa, si
tratta di stati d'animo e metafore che si alternano in una sorta di flusso) > il maestro, o i
maestri, del Salterio di Utrecht si lasciano ispirare di volta in volta da Motivi tra loro
slegati che affiorano in questo flusso di coscienza. Le scene ambientate nell'acqua, sulla
riva di un fiume o nel mare, sono disposte in basso, mentre quelle ambientate in
montagna o nelle sfere celesti compaiono nella parte alta, Mentre gli episodi isolati della
zona intermedia si riferiscono spesso a versi molto lontani nel testo. NB. situazioni che
nella logica del salmo non hanno alcun punto di contatto possono Dunque trovarsi
vicinissime nel continuum del paesaggio o addirittura possono presentarsi situazioni del
tutto nuove.
> es. salmo 68: In questo Salmo il salmista chiede di essere salvato dalla Profondità
delle acque, si vede nel codice di Utrecht un naufrago chiedere aiuto al Signore con il
braccio teso (fig.176), ma il Signore è troppo occupato per prestargli ascolto, sta infatti
in caricando uno scrivano di cancellare qualcuno dal libro dei vivi > nella stessa acqua
che minaccia di inghiottire il naufrago del primo versetto stanno cadendo però anche i
partecipanti di un condito a cui fa allusione il versetto 23 > il nesso tra i due episodi
esiste solo nella testa dell'illustratore, che aveva già a disposizione l'acqua della scena
con il naufrago.
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Le molte personificazioni classicheggianti di elementi naturali, come la terra, le
costellazioni, Ade e altri motivi che ricorrono con grande frequenza nel salterio di
Utrecht, suggeriscono l'ipotesi che le miniature carolinge Poggino su un modello
paleocristiano e che il sistema dell'illustrazione ad verbum fosse già, a quell'epoca,
completamente sviluppato > ma, il carattere veloce ed essenziale di questo stile grafico
ha una funzione illustrativa e anticlassica, l'immagine è paragonata a un sismografo che
registra l'eccitazione dell'estasi religiosa > leggere e guardare fanno un tutto uno, ed è
questo l'aspetto medievale dei grandiosi disegni del Salterio di Utrecht.
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medievale può essere visto come un conflitto tra due tendenze espressive, in cui si
cerca di togliere il predominio del disegno astratto a favore della logica > sintetizzando
si potrebbe intendere questo conflitto come uno scontro tra le due eredità costitutive
del Medioevo: quella barbarica e la tradizione classico-mediterranea: seguiranno le
tappe più importanti nella risoluzione di questo conflitto.
La divisione in periodi della storia dell'arte medievale segue il ritmo segnato dal
rinnovamento della tradizione classica: il Rinascimento carolingio, preceduto dal
Rinascimento pre carolingio, poi i tentativi di Rinnovamento dell'epoca romanica, infine
il gotico.
1. All’inizio dei vari rinascimenti troviamo sempre una fase caratterizzata da un'intensa
apertura i modelli classici, agli ideali e alle forme della classicità > l'esempio più esplicito
è il Rinascimento carolingio, dove si arriva ad un’aperta imitazione di questi modelli
copiati e riprodotti nei minimi particolari. Ci sono casi in cui il pittore carolingio non si
accontenta del ruolo di copista, perciò reinterpreta il patrimonio figurativo classico >
vediamo ad esempio il rapporto tra la cornice e l'interno del quadro. ES: nei più
anticheggianti fra i ritratti di Evangelisti e noi noti, quelli dell'evangeliario
dell'incoronazione (fig.sotto) conservato a Vienna, si vuole ancora creare l'illusione di
un dipinto su tavola in cornice. La cornice, decorata con ornamenti vegetali, è in rilievo e
attraverso questa, si vede un riquadro
pittorico con un paesaggio di sfondo > il
poggiapiedi del trono di San Giovanni
fuoriesce dal quadro oltrepassando la cornice:
per il maestro carolingio, l'idea di una cornice
che separi il mondo reale da un mondo
figurativo immaginario sembra aver perso
significato > per lui la cornice e la figura
appartengono ormai alla stessa dimensione,
quella della pagina.
2. Due
decenni più
tardi
compaiono a Reims dei ritratti di Evangelisti che
traspongono in chiave decisamente medievale la
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lingua classicheggiante dell'evangeliario dell'incoronazione: Ogni oggetto visibile è
percorso da un movimento febbrile, la parte più mossa è irrequieta è il panneggio >
sappiamo che nel mondo antico la forma del vestito e le pieghe del panneggio avevano
La Precisa funzione di esprimere il movimento del corpo > qui invece le pieghe dell'abito
hanno una propria vita drammatica che contagiano anche la materia circostante.il luogo
di questo movimento è la superficie della pagina e non lo spazio figurativo: come nei
disegni del Salterio di Utrecht, originari della stessa scuola di Reims, l'irrequietezza della
superficie va intesa come la trasposizione di uno stato interiore estatico > una sorta di
espressionismo medievale. L'eredità della scuola di Reims viene raccolta e sviluppata
nella miniatura anglosassone del X e XI secolo.
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di una vera e propria metamorfosi: il fregio orizzontale del battesimo del cofanetto
poggia su una linea di base immaginaria, esattamente come in una composizione
classica, Inoltre la sua cornice assegna al campo pittorico un limite. Per il miniatore
anglosassone la cornice non è più un confine, perché gli elementi figurativi penetrano
nel bordo attraverso di essa e la scena sembra quasi appesa ad un impalcatura > il
racconto pittorico viene così subordinato all'intenzione decorativa della pagina (l'intera
scena è sospesa come l'evangelista di Soissons).
4. Nello stesso periodo, verso la fine del X secolo e gli inizi dell’XI secolo, il conflitto tra
esigenze decorative e narrativo- figurative incomincia ad essere impostato, nella
miniatura ottoniana, su basi del tutto nuove: l'obiettivo era quello di superare il rigido
schematismo della pagina ornamentale e la concezione spaziale dell'illusionismo
tardoantico-carolingio. La miniatura ottoniana sostituisce alla spazialità continua
dell'illusionismo uno spazio stratificato: risulta così un mosaico di riquadri paralleli e
parzialmente sovrapposti che si distinguono per mezzo del colore. In un primo
momento nella pittura ottoniana troviamo luminose superfici purpuree o dorate, più
tardi si passò poi a rivestire lo sfondo di pannelli cromatici dai colori diversi = si inizia a
contrassegnare le figure principali o gruppi di figure con riquadri colorati diversamente.
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modi: in Germania è evidente la tendenza a inglobare le figure in una struttura
architettonica a zone ben squadrate, interessante è la variante inglese dove sullo
sfondo, caratterizzato da una intelaiatura di base rigidamente strutturata, si muovono
con una certa libertà i soggetti figurativi. Le azioni cerimoniali tendono per natura a una
certa solenne frontalità, ma se guardiamo altre raffigurazioni di soggetti analoghi
capiamo che nella nuova pittura inglese questa nota di solennità è un fatto di stile e non
dipende dal tema scelto > nelle scene che raffigurano azioni vere e proprie, dovrebbero
quindi presentare un carattere meno statico, sono i pannelli decorativi dello sfondo a
richiamare frontalmente l'attenzione dell'osservatore > nella Vita di Sant'Edmondo
(manoscritto secondo quarto del XII sec.) troviamo un esempio nella scena in cui la bara
del santo viene trasportata attraverso un ponte (fig.sotto) > mentre l'azione si svolge
verso destra, la suddivisione geometrica dello sfondo fa sì che la scena conservi un
orientamento frontale: ai pannelli dello sfondo è affidato il decorum della scena perciò,
liberate dal peso della funzione decorativa, le figure possono identificarsi con il loro
ruolo.
STRUTTURE ARCHITETTONICHE
In epoca romanica, accanto ai pannelli dello sfondo, compare un secondo espediente
strutturale: si tratta di scenari architettonici che potevano fungere da elemento
figurativo, servendo così a localizzare la scena raffigurata, e far parte nello stesso tempo
di uno schema decorativo astratto. C'è però una seconda forma di organizzazione
architettonica della pagina, che ebbe maggiore fortuna: qui l'architettura compare
come cornice, dunque all'esterno della raffigurazione > lontani precursori di questa
formula architettonica sono presenti nella miniatura carolingia: questi motivi
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architettonici, agglomerati di tetti, torri, ecc, hanno però l'aspetto di un paesaggio
urbano visto in lontananza e non quello di un massiccio coronamento a baldacchino.
Nell'epoca delle grandi bibbie il motivo della cornice architettonica passa sullo sfondo
per poi ritornare di nuovo in primo piano nella miniatura gotica: il coronamento
architettonico è in questi casi un puro modulo stilistico, le figure delle miniature gotiche
non pesano sulla pagina, ma sembrano sospese su di essa, sono figure estremamente
delicate, slanciate ed eleganti > questo è vero soprattutto per il Gotico francese. Una
caratteristica del Gotico francese è il trattamento ornamentale del campo figurativo
attraverso forme decorative prese in prestito dall'architettura (ad es. formelle
quadrilobate e medaglioni, fig.200). In questo momento l’oro non è più il colore di fondo
preferito, le figure compaiono spesso su sfondi rossi o azzurri come nella pittura su
vetro contemporanea. vediamo come esempio il libro illustrato della Vie de Saint-Denis
(fig. sotto, 1317): in una scena che raffigura il santo nell'atto di predicare, il miniatore
accoglie un intero panorama di Parigi dentro lo scomparto architettonico sostenuto da
contrafforti > alla base della miniatura scorre l'acqua della Senna, sopra si innalza la
città piena di torri, e più saliamo più le dimensioni delle figure crescono. Esattamente
nello stesso periodo in cui viene decorato questo
libro, su un'altro palcoscenico europeo si stava
verificando un fatto rivoluzionario: in Italia
nasceva il nuovo spazio figurativo, con Giotto
stava nascendo l'esigenza di pensare i singoli
oggetti come parti di un continuum
tridimensionale > l'applicazione delle nuove
dottrine alla miniatura non potè fare a meno di
sconvolgere un ordine basato sulla assoluta
bidimensionalità della pagina: l'esistenza del libro
miniato entrò in crisi.
Uno dei sintomi più significativi di questo nuovo
conflitto è la tendenza a concretizzare la
cornice architettonica > Il recinto ornamentale
dell'immagine diventa un oggetto tridimensionale.
Citiamo un esempio di Jean Pucelle e della sua
cerchia > si tratta dell'artista Parigino che nel
secondo quarto del 300 introdusse in Francia il
nuovo Vangelo giottesco. Il campo figurativo è
coronato in alto da due pinnacoli, è racchiuso tra
due contrafforti laterali e poggia su una
piattaforma sostenuta a sua volta da due
personaggi: la figura ha acquistato una sua
gravità.
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Siamo a un punto di svolta: se il campo pittorico diventa uno spazio pittorico, e la
cornice una struttura abitata da figure, allora la superficie pittorica diventa un'apertura
attraverso la quale guardare dietro la pagina del libro > lo sguardo che attraversa la
pagina significava che d'ora in avanti il libro accoglie in sé l'immagine come un corpo
estraneo che esso non ha più potere di plasmare. Alcuni miniatori si sforzavano di
conciliare la tridimensionalità dello spazio figurativo con il piano della pagina ricorrendo
a bordure naturalistiche di tralci vegetali, mentre altri cercarono di trasformare la
cornice in modo da adattarla alla nuova concezione dello spazio > Le tre figure dalla cui
collaborazione nasceva il manoscritto miniato - il miniaturista, lo scrivano e il decoratore
in funzione di collegamento tra i primi due - hanno ormai ciascuna un rapporto diverso
con la pagina del libro: Il leggere e il guardare diventano due attività diverse. Non
mancarono però i tentativi di ritrovare un equilibrio > anche Il XV secolo riuscì a creare
una miniatura genuina, una miniatura dotata di una propria specificità e non pure
imitazione dei dipinti su tavola, i nomi di Fouquet in Francia e del Maestro di Maria di
Borgogna nei Paesi Bassi rappresentano i vertici di questa tarda miniatura: entrambi
ri-scoprirono un denominatore comune tra immagine, ornamento e scrittura.
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