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ANNO XXVI NUMERO 269 - PAG IX IL FOGLIO QUOTIDIANO SABATO 13 E DOMENICA 14 NOVEMBRE 2021

Marie d’Agoult, che pubblicò nel 1847 il


di Annamaria Guadagni Saggio sulla libertà considerata come
principio e fine dell’attività umana; come

L a rivista si chiamava Foemina, setti-


manale della donna elegante. L’anno
era il 1946 e si era nel pieno di un’eufo-
la grande attrice Marie Dorval o la gior-
nalista Delphine de Girardin o Louise Co-
let, poeta, romanziera, drammaturga che
ria editoriale che ormai possiamo solo rifiutò testardamente di nascondersi, co-
invidiare: i giornali nascevano come fun- me si usava allora, dietro uno pseudoni-
ghi per un pubblico vorace di notizie. E mo maschile. In comune, oltre a essere
in quella redazione c’era un formidabile vissute nel secolo che esaltava l’irrazio-
quintetto. Paola Masino, alta ed eccentri- nalità, il sentimento, il potere conoscitivo
ca, compagna di Massimo Bontempelli dei sogni, le romantiche hanno il tratto
con il quale era scappata da ragazza ben- che molto interessava Marise: la capacità
ché lui avesse trent’anni di più; aveva di salvarsi usando la testa per uscire da
subito la censura fascista per un roman- una condizione di inferiorità sociale e
zo dal titolo impossibile, Nascita e morte culturale.
della massaia, in anticipo di qualche lu- Le “donne di testa” raramente sono
stro rispetto alla mistica della femminili- amate. Questa postura e, come scrive lei,
tà di Betty Friedan. Poi c’era Alba De “la paura di intrupparsi” forse hanno fini-
Céspedes, già famosa e baciata dal suc- to per isolare Marise Ferro: è questa una
cesso, che aveva fatto la Resistenza e delle ragioni per cui sappiamo poco di
aveva ascendenze cubane, presto avreb- lei? “Io credo, semmai, che si sia auto-
be pubblicato un audace memoir-roman- isolata”, risponde Francesca Sensini. “Era
zo-arringa intitolato Dalla parte di lei. genuinamente elitaria e non lo nasconde-
C’era, ancora, Titina Rota, nata in una va. I nipoti ricordano una donna non faci-
famiglia di musicisti, grande costumista le, senza peli sulla lingua, che diceva
della Scala, ammirata da Prampolini e quello che pensava senza preoccuparsi di
da D’Annunzio, disegnatrice e direttrice urtare la sensibilità dell’interlocutore.
di Grazia negli anni della guerra. Va ag- Aveva un certo carattere e lo rivendicava.
giunta Sibilla Aleramo, la decana, allora Poi nelle lettere a Paola Masino, per
già settantenne e autrice di Una donna, esempio, che sono davvero belle, si sente
pubblicato all’inizio del secolo con gran- il calore di un’amicizia sincera e una
de scandalo: il romanzo autobiografico in grande ammirazione, si vedono l’affetto e
cui aveva raccontato la sua separazione la sua capacità di lasciarsi andare… L’es-
dal marito e dal figlio, che le fu tolto sere stata compagna e poi moglie di Carlo
come ad Anna Karenina. Bo non dev’essere stato facile: la metteva
Infine, per completare la foto di gruppo,
“Credo che si sia autoisolata”, dice
Scrittrice di cultura italo-francese, Francesca Sensini, che ha curato “Le
nata a Ventimiglia nel 1905, romantiche”. “Era genuinamente
collaborava con l’Omnibus di elitaria e non lo nascondeva”
Longanesi e con il Corriere della Sera
in una posizione un po’ particolare rispet-
ecco la direttrice, quella di cui sappiamo to al mondo culturale del tempo. Voleva
meno: Marise Ferro, scrittrice di cultura evitare che si pensasse: pubblica o vince i
italo-francese, nata a Ventimiglia nel 1905, premi perché è la moglie di. Quindi man-
che collaborava con l’Omnibus di Longa- tenne una certa distanza, una posizione di
nesi e con il Corriere della sera, aveva retrovia, proprio per evitare situazioni
tradotto Simenon, Merimée, Mauriac e sta- spiacevoli in un ambiente marcato da pre-
va lavorando su Proust, ma il suo preferito giudizi”.
sarebbe sempre stato Balzac. Anche Mari- Un altro paradosso è che è stata femmi-
se era incorsa nella censura fascista con nista, ma il femminismo non le piaceva.
uno spregiudicato romanzo di formazione “Quello che mi interessa in lei”, prosegue
pubblicato da Mondadori, Barbara, e Sensini “è proprio la sua doppia anima:
quell’anno stava dando alle stampe un ro- non si sentirà mai vicina al movimento
manzo-pamphlet , La guerra è stupida. Era femminista protestatario per tante ragioni
già legata a Carlo Bo, gran letterato e – il suo milieu, la sua mentalità, la diffi-
dall’anno successivo rettore dell’Universi- denza verso l’intruppamento politico-ideo-
tà di Urbino, col quale sarebbe rimasta logico – ma è sempre stata molto attenta
per tutta la vita; ma lo sposò solo nel 1963, alla società e ha anticipato l’analisi dei
dopo l’annullamento del suo precedente ruoli sessuali mettendo l’accento sull’amo-
matrimonio con una star del giornalismo e re, l’affettività, il sesso; e sull’autocoscien-
delle lettere, Guido Piovene. Marise Ferro za come strumento per arrivare alle radici
era stata sua moglie dal 1934 al 1938, lo dell’umano. Per lei i progressi nella Polis,
aveva seguito a Londra dove era stato cor- la possibilità di lavorare e guadagnare de-
rispondente del Corriere della sera, men- naro, l’inserimento nelle professioni non
tre lei scriveva le sue “lettere londinesi” cambiano la condizione femminile se non
per L’Ambrosiano, ma poi l’aveva lasciato. Marise Ferro, classe 1905, morì nel 1991 (per gentile concessione della Fondazione Carlo e Marise Bo per la Letteratura Europea Moderna e Contemporanea E.T.S.) muta l’idea di sé. La parità è una falsa

L’ANTIROMANTICA
Dissapori politici, una frattura sulla guer- soluzione: quello che le donne rivelano
ra di Spagna, Piovene era ancora fascista, nell’intimità attraverso i loro desideri dice
lei assolutamente no. Ma c’erano anche che molto poco è cambiato e che le ragaz-
ragioni esistenziali: Guido aveva esercita- ze sono prigioniere della stessa trappola
to su di lei un grande fascino intellettuale, in cui sono state rinchiuse le loro madri.
lei era ancora giovane e inconsapevole di La sua attenzione era puntata sull’immu-
sé, l’intesa coniugale tra loro non aveva tabilità del privato e questo certamente
funzionato. E, come le altre signore in anticipava il femminismo”.
quella foto di gruppo, Marise Ferro era Marise Ferro è morta esattamente
una donna libera, diretta, incapace di te-
nere in piedi un’unione impossibile.
Francesca Sensini, docente di Italiani-
Una nuova rivista, il “mestiere di penna” e l’educazione delle trent’anni fa. Nel 1970 aveva pubblicato da
Rizzoli il trattatello di storia del costume
intitolato La donna dal sesso debole all’uni-
stica all’Université Côte d’Azur di Nizza e
curatrice delle nuove edizioni di libri e
scritti di Marise Ferro, mi racconta che
donne all’Illuminismo. Marise Ferro è stata una rivoluzionaria sex, un excursus lungo il secolo fino agli
anni Sessanta: lì polemizzava con l’ultimo
feticcio dell’uguaglianza, la moda che con-
Eugenio Montale, nelle Lettere a Clizia, fonde i generi, genderless si direbbe oggi.
scrive di aver conosciuto a Londra Mrs. lunghe insoddisfazioni sessuali e senti- appare bella e bionda, descritta come gi Libri. Gammarò ha ripubblicato lo scor- Oggi unisex è una parola innocente, jeans
Piovene e di essere rimasto stupefatto per mentali create da anni di conformismo e “una donna elegante che si muove come so anno La guerra è stupida. E, con Fede- e t-shirt li portiamo tutti. Ma allora non
averla sentita parlare schiettamente, nei di prigionia fra le mura domestiche”. se fosse in tuta: ricca, lavora come se fosse rica Lorenzi, Sensini ha curato anche una era così: “Visti di spalle chi è la donna
salotti e alle cene ufficiali (siamo più o Dunque, nel 1946, quel gruppo di scrit- poverissima”. Sibilla Aleramo, la più bel- raccolta di articoli: Una donna moderna del non si sa”, cantava Celentano nel 1967. E
meno a metà degli anni Trenta), di sesso e trici pensava di fare un giornale illustrato la scrittrice italiana mai nata, è invece secolo scorso. Marise Ferro giornalista, uscito Marise Ferro considerò lo stile unisex
orgasmo femminile. Nella maturità lei che guardasse con occhi nuovi alla moda, poverissima ma si comporta come se fosse da Aracne nel 2019. Ora le piacerebbe come una forma di mascheramento in
avrebbe poi scritto un trattatello di costu- al costume, al bon ton e che – nel spirito ricca. Titina Rota, la disegnatrice déco, è riproporre La violenza, romanzo del 1967 abiti maschili che nasconde una negazio-
me in cui diceva che donne e uomini sono pedagogico del Dopoguerra – emancipasse una donna-paralume come le figure che che anticipa il tema della botte domesti- ne del femminile, il suo depotenziamento.
vittime di giochi di ruoli che rendono le le lettrici dal retaggio del sogno d’amore, disegna. Marise Ferro, infine, tutte le mat- che. Le romantiche è del 1958 ed è una Una nuova illusione egualitaria, che non
ragazze esseri “futili”, con poco cervello e coltivandone l’intelligenza: l’anticonfor- tine si toglie l’anima dal petto per metter- sorta di prototipo di un genere adesso può modificare il corpo né il ruolo di
“poca sensualità, ma cuore, soprattutto mismo era la nuova cifra della donna chic. la nella borsetta con la tessera tranviaria. molto fortunato: cammei di figure femmi- moglie e madre che le donne non solo
cuore. I primi anni del secolo rigurgitano Di cultura laica e liberale, Foemina era Perché “a lei, l’anima piace prenderla e nili ingiustamente dimenticate, dotate di svolgono, ma desiderano. Una consapevo-
di donne mal maritate. Povere ragazze usarla a suo piacimento piuttosto che es- lezza della specificità femminile molto
ignare, che per lo più cadevano nelle mani serne usata”. forte; anche se lei – per sé – aveva deciso
di un uomo che conosceva bene l’amore Nel 1946 quel gruppo di scrittrici Eccola qui, dunque, descritta da Ferro riteneva che solo un bel di non avere figli, sapeva che decostruire
fisico, ma che, abituato al culto della ver-
gine, della donna casta, trattava la moglie,
pensava di fare un giornale illustrato un’amica che le fu davvero molto cara:
Marise Ferro era un’antiromantica e
bagno di ragione avrebbe aiutato le i ruoli sessuali e confonderli sono due
cose molto diverse. “Oggi in fondo si può
anche nel cosiddetto ‘talamo’, con riserva- che guardasse con occhi nuovi alla avrebbe voluto educare le donne, come donne a capire la trappola nella quale dire”, commenta Francesca Sensini, “che
tezza. […] Le malattie nervose delle don- aveva fatto con sé stessa, all’illuminismo. è stata una pensatrice della differenza
ne, i complessi, la frigidità, sono nati dalle moda, al costume, al bon ton “Naturalmente parliamo di un illumini- erano state rinchiuse ante-litteram”.
smo metastorico”, mi dice Francesca Sen-
destinato alle donne della nuova borghe- sini. “Per lei l’intelligenza era l’antidoto talenti da riscoprire in chiave nuova o da
sia in ascesa. A differenza di Noi donne, il per decostruire le illusioni e uscire dalla celebrare perché innovative, irregolari,
dirimpettaio settimanale dell’Udi, soste- sofferenza. Considerava le donne, per trasgressive.
nuto da comunisti e socialisti, che pro- educazione, troppo romantiche nel senso Marise Ferro era molto interessata alle
muoveva l’emancipazione femminile pres- deteriore. Troppo espose alle illusioni figure marginali, anticonvenzionali, dissi-
so un pubblico decisamente popolare e veicolate da tanta letteratura anche alta. denti. Le romantiche è però un prototipo
con la collaborazione di scrittrici come La razionalità illuminista è quella che particolare. Come tutto quel gruppo di
Fausta Cialente, Anna Banti, Anna Maria vuole spazzare via le superstizioni, le cre- scrittrici, l’autrice pensava che per una
Ortese. denze che ancorano al passato e rendono donna il “mestiere di penna è duro” e
In realtà, Paola Masino e Alba De Cé- schiavi. Ecco, Ferro riteneva che solo un considerava “ammonitore, almeno per la
spedes scrissero per entrambe le testate. bel bagno di ragione avrebbe aiutato le vanità, constatare che il tempo, salvo rare
Del resto Foemina, ideata con Salvato donne a capire la trappola nelle quale eccezioni, annulla quasi sempre il suo la-
Cappelli, direttore di Omnibus, durò poco, erano state rinchiuse. La sua visione del voro”. Ma era anche un’intellettuale che
neanche due anni. Forse la rivista era femminile era severa e mai tenera”. aveva orrore per le narrazioni consolato-
troppo elitaria e poi i giornali nascevano Con le nuove edizioni dei libri di Masi- rie, “paura del falso” e che detestava la
come funghi ma il mercato ne faceva stra- no e De Céspedes – ne ha scritto su queste “retorica che è in ognuno di noi”. Dunque
ge. Di Foemina resta un curioso ritratto di pagine Sandra Petrignani – ora tornano il suo sguardo rimane sempre lucido e non
redazione firmato da Paola Masino (e ri- anche le opere di Marise Ferro. Curata da assume mai toni rivendicativi o apologeti-
pescato da Valeria Babini nel suo Parole Francesca Sensini, è uscita l’antologia di ci. Le sue romantiche sono soprattutto
armate. Le grandi scrittrici del Novecento racconti biografici – dodici figure femmi- francesi e – se si escludono George Sand
italiano tra Resistenza ed emancipazione, nile vissute tra il 1777 e il 1883 – intitolata ed Emily Brontë – davvero sono rimaste
La Tartaruga 2018). Alba De Cespedés vi Le romantiche e pubblicata da Succedeog- sepolte sotto la polvere del tempo. Come

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