Sei sulla pagina 1di 1

LINGUA CINESE:

Non soltanto il pensiero dei classici rimase un modello per ogni epoca, ma anche il loro linguaggio.
La lingua dal V al III secolo è considerata ‘il cinese classico’ e mantenne la propria autorità fino al
XX secolo. Il più antico dei testi che è giunto a noi, lo Shuowen jiezi, non soltanto spiega le forme
dei caratteri, ma dà anche indicazioni sulla loro pronuncia. Così nacque un metodo grazie al quale
la pronuncia del segno viene data da due altri, uno per il suono iniziale e uno per il suono finale.
Oltre alle sillabe iniziali e finali viene individuata un’altra particolarità delle sillabe cinesi: i toni.
ShenYue, fu il primo ad indicare il fatto che il cinese ha quattro toni e inoltre stabilì delle norme sul
modo di impiegare questi toni in poesia per ottenere effetti eufonici o armonici. Lo studio
linguistico culminò nel 601 con la pubblicazione del Qieyun, un rimario che ordina circa 12 000
caratteri secondo 193 gruppi di rime. Ad oggi, distinguiamo diversi tipi di dialetti che sono così
diversi tra loro che possono essere indicati come lingue differenti, solo nel XX secolo poi venne
introdotto il cosiddetto ‘putonghua’ ovvero la lingua standard che viene utilizzata dai media e nelle
scuole.
I CANTI DI CHU:
I canti di Chu sono una testimonianza della cultura meridionale, composti verso il III secolo a.C. e
sono la seconda importante raccolta di testi poetici dell’antica Cina, dopo lo Shijing. In questi canti
troviamo lunghi testi che spesso descrivono la separazione del corpo dall’anima e il superamento
dei confini tra vita terrena e aldilà, testimoniano una religiosità di tipo sciamanico, estranea ai
canti settentrionali. Ad esempio, il canto di ‘invocazione all’anima perché ritorni’ scongiura
un’anima che ha appena lasciato il corpo affinché faccia ritorno. Questi canti avvincenti, hanno
esercitato un influsso molto forte. I Canti di Chu devono il loro valore eterno al loro autore più
famoso, Qu Yuan, principe di Chu, che è considerato il maggior poeta dell’antichità, ma anche visto
come eroe tragico, perché dopo essere stato diffamato a corte venne esiliato e visse da allora
come un eremita. Il poemetto più celebre di tutta la raccolta è ‘Lisao’ ed egli descrive il dolore
della sua vita, sfociato in un viaggio da sciamano attraverso le sfere degli dei e degli spiriti.

Potrebbero piacerti anche