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Ricorso ex art. 447 bis c.p.c. Se all’uso della


cosa concessa in comodato non è connaturata
una durata predeterminata nel tempo, il
contratto deve essere considerato “precario” ai
sensi dell’art. 1810 c.c.

Traccia
Tizio acquista da Caio un terreno in pieno centro abitato della città Alfa, nel quale insiste un locale che il venditore aveva
concesso in comodato all'Enel, al fine d'installarvi una cabina di trasformazione per l'esercizio di alcune linee elettriche.
Non appena perfezionatosi l’acquisto, Tizio invia una raccomandata all’Enel invitandola al rilascio del locale ed allo sgombero di
tutte le attrezzature ivi presenti.
L’Enel, peraltro, oppone un rifiuto motivato dal fatto che, a suo dire, il comodato non avrebbe avuto natura precaria, visto che il
termine di scadenza era legato alla destinazione del locale e visto anche che la stessa Società Elettrica aveva necessità di
continuare ad utilizzarlo per la erogazione della corrente in città.
Il candidato, assunte le vesti del legale di Tizio, rediga l’atto giudiziario più idoneo alla sua tutela.

Giurisprudenza

o Cassazione Civile, sez. III, 25 giugno 2013, n. 15877. Nel contratto di comodato il termine finale può, a norma
dell'art. 1810 cod. civ., risultare dall'uso cui la cosa deve essere destinata, se tale uso abbia in sé connaturata una durata
predeterminata nel tempo, mentre in mancanza di particolari prescrizioni di durata, ovvero di elementi certi ed oggettivi che
consentano "ab origine" di prestabilirla, l'uso corrispondente alla generica destinazione dell'immobile configura un comodato
a tempo indeterminato e, perciò, a titolo precario, e, dunque, revocabile "ad nutum" da parte del comodante, a norma del
medesimo art. 1810.
o Cassazione Civile, sez. III, 05 settembre 2013, n. 20371. Chiunque abbia la disponibilità di fatto di una cosa, in
base a titolo non contrario a norme di ordine pubblico, può validamente concederla in comodato ed è, in conseguenza,
legittimato a richiederne la restituzione, allorché il rapporto venga a cessare. Pertanto, il comodante che agisce per la
restituzione della cosa nei confronti del comodatario non deve provare il diritto di proprietà, avendo soltanto l'onere di
dimostrarne la consegna e il rifiuto di restituzione, mentre spetta al convenuto dimostrare di possedere un titolo diverso per
il suo godimento.
o Cassazione Civile, sez. unite, 9 febbraio 2011, n. 3168. Il termine finale del comodato in tanto può, a norma
dell’art. 1810 c.c., risultare dall’uso cui la cosa doveva essere destinata, in quanto tale uso abbia in sé connaturata una
durata predeterminata nel tempo, mentre in mancanza di particolari prescrizioni di durata, l’uso corrispondente alla generica
destinazione dell’immobile si configura come indeterminato e continuativo, inidoneo a sorreggere un termine finale, con la
conseguenza che, in tali ipotesi, la concessione deve intendersi a tempo parimenti indeterminato e cioè a titolo precario,
onde la revocabilità ad nutum da parte del comodante, a norma dell’art. 1810 c.c
o Cassazione Civile, sez. III, 15 maggio 1991, n. 5454. Il contratto di comodato di un bene stipulato dall'alienante di
esso in epoca anteriore al suo trasferimento non è opponibile all'acquirente del bene stesso atteso che le disposizioni dell'art.
1599 c.c. non sono estensibili, per il loro carattere eccezionale, a rapporti diversi dalla locazione.

Svolgimento
TRIBUNALE ORDINARIO DI ____________
Ricorso ex art. 447 bis c.p.c.
Nell’interesse di Tizio, nato a _______, il __________, residente in ________, via ________, n. ____, C.F. ___________,
rappresentato e difeso, giusta procura speciale in calce al presente atto, dall’Avv. _________, C.F. ___________, fax
_________, pec ____________ ed elettivamente domiciliato presso il suo studio sito in _____, nella via __________, n.
___,
Ricorrente
CONTRO
Enel S.p.a., in persona del suo legale rappresentante pro tempore _______, con sede in ___________, nella via __________,
n. ______, P. Iva ___________
Resistente
PREMESSO CHE
- In data _______, con atto pubblico a rogito Notaio Dott. ________, Rep. _____, l’odierno ricorrente acquistava da
Caio la proprietà del terreno sito nel comune di Alfa, nella via ______, distinto al Catasto Terreni al foglio n. _____,
mappale _____ (doc. 1).
- Sul predetto terreno insisteva un immobile che, con contratto di comodato in data ______, Caio aveva
precedentemente concesso alla società Enel S.p.a., affinché quest’ultima potesse utilizzarlo per l’installazione di una
cabina di trasformazione, necessaria per il funzionamento di alcune linee elettriche.
- Con raccomandata a/r in data _____, Tizio, in qualità di nuovo proprietario in virtù del predetto atto di acquisto,
invitava l’odierna resistente a rilasciare immediatamente, libero da cose e persone, l’immobile de quo (doc. 2).
- Quest’ultima opponeva immediatamente un netto rifiuto, asserendo che il contratto di comodato dalla stessa stipulato
con Caio non avesse natura precaria, poiché la durata dello stesso risultava dall’uso a cui l’immobile era destinato e che,
comunque, l’utilizzo dello steso fosse assolutamente indispensabile ai fini della erogazione della corrente elettrica in
favore dell’intera città.
La pretesa di Tizio è fondata ed egli ha, pertanto, interesse ad adire l’autorità giudiziaria per i seguenti motivi di

1 di 3 09/12/2014 22:44
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DIRITTO
In primo luogo, deve rilevarsi la assoluta inopponibilità del contratto di comodato stipulato dalla Enel S.p.a. con Caio,
precedente proprietario dell’immobile in questione, nei confronti dell’odierno ricorrente.
Sotto questo profilo, infatti, non può dubitarsi del fatto che tale tipologia contrattuale, determinando l’insorgere di un rapporto
meramente obbligatorio, non possa che vincolare unicamente le parti stipulanti, non esplicando, viceversa, alcun effetto nei
confronti di soggetti terzi, tra cui il successivo acquirente.
Ebbene, come chiarito dalla giurisprudenza di legittimità, seppure risalente, l’art. 1599 c.c., il quale prevede, per la diversa
ipotesi del contratto di locazione, l’opponibilità al terzo acquirente del contratto precedentemente stipulato, non può ritenersi
applicabile al contratto di comodato, non essendo la norma summenzionata estensibile analogicamente a fattispecie contrattuali
differenti, trattandosi di disposizione legislativa avente carattere eccezionale (Cassazione Civile, sez. III, 115 maggio 1991, n.
5454).
Pertanto, è pacifico che, sotto questo profilo, il rifiuto opposto dalla odierna resistente a fronte della richiesta di rilascio
formulata da Tizio debba ritenersi del tutto illegittima.
Invero, quand’anche il predetto contratto dovesse essere considerato opponibile al ricorrente, il che non è, pare evidente che lo
stesso debba ritenersi precario e, conseguentemente, revocabile ad nutum ai sensi dell’art. 1810 c.c.
Come noto, infatti, il comodato costituisce, per espressa previsione normativa, un contratto connotato dalla temporaneità
dell’uso della cosa fattone dal comodatario, con conseguente obbligo di restituzione della stessa alla scadenza del termine
pattuito.
Nell’ipotesi in cui quest’ultimo non venga stabilito dalle parti e non risulti dall’uso cui la cosa doveva essere destinata, a norma
dell’art. 1810 c.c., “il comodatario è tenuto a restituirla non appena il comodante la richiede”.
In tale ipotesi, infatti, il contratto è considerato precario, ovvero a tempo indeterminato, con la conseguenza che il comodatario
è legittimato a richiedere la restituzione della cosa in qualsiasi momento, con conseguente obbligo per il comodante di
provvedere al rilascio.
Al riguardo, la Suprema Corte di Cassazione ha chiarito che “nel contratto di comodato il termine finale può, a norma dell'art.
1810 cod. civ., risultare dall'uso cui la cosa deve essere destinata, se tale uso abbia in sé connaturata una durata
predeterminata nel tempo, mentre in mancanza di particolari prescrizioni di durata, ovvero di elementi certi ed oggettivi che
consentano "ab origine" di prestabilirla, l'uso corrispondente alla generica destinazione dell'immobile configura un comodato a
tempo indeterminato e, perciò, a titolo precario, e, dunque, revocabile "ad nutum" da parte del comodante, a norma del
medesimo art. 1810” (Cassazione Civile, sez. III, 25 giugno 2013, n. 15877).
Alla luce del predetto principio di diritto, già stabilito da una precedente pronuncia sul punto resa dalle Sezioni Unite, è pertanto
evidente che il termine risultante dall’uso della cosa debba essere connaturato allo stesso ed emergere palesemente, dovendo,
in difetto, ritenersi che il contratto sia a tempo indeterminato.
Ebbene, nella fattispecie de qua è del tutto evidente che il contratto di comodato stipulato tra Caio e l’odierna resistente debba
considerarsi precario; ciò, in quanto nel medesimo non risulta pattuita alcuna specifica clausola concernente il termine di
scadenza dello stesso.
Invero, quest’ultimo non può ritenersi neppure connaturato all’uso fatto della cosa da parte del comodatario; come
espressamente affermato dalla stessa controparte, infatti, l’immobile de quo viene dalla medesima utilizzato, mediante
l’installazione di una cabina di trasformazione, per il funzionamento delle linee elettriche, attività che di per sé non è senz’altro
soggetta ad alcun termine ma che ben potrebbe astrattamente perdurare a tempo indeterminato.
Né, può deporre in senso contrario la circostanza per cui Enel S.p.a. svolga, presso il suddetto immobile, una attività necessaria
per l’erogazione della corrente elettrica in tutta la città; quanto sopra, infatti, conferma certamente il fatto che l’attività in
questione sia destinata a durare nel tempo, non essendo connaturato alla stessa alcun termine finale.
Pertanto, non può dubitarsi del fatto che Tizio, acquirente dell’immobile in questione, possa legittimamente recedere dal
contratto di comodato stipulato dal precedente proprietario, richiedendo il rilascio immediato dei locali, ai sensi dell’art. 1810
c.c.
Conseguentemente, a quest’ultimo dovrà essere altresì riconosciuto il diritto al risarcimento di tutti i danni, subiti e subendi, in
ragione del mancato godimento dell’immobile, fino al rilascio dello stesso.
Alla luce di quanto esposto, Tizio, come sopra rappresentato e difeso, chiede che l’Ill.mo Tribunale adito, contrariis reiectis,
Voglia accogliere le seguenti
CONCLUSIONI
- accertato e dichiarato che la resistente occupa senza titolo il locale per cui è causa, di proprietà di Tizio, per
inopponibilità del contratto di comodato precedentemente stipulato con Caio o per il venir meno dello stesso in quanto
precario, ordinare alla società Enel S.p.a. il rilascio immediato dell’immobile, con conseguente sgombero dello stesso da
tutte le attrezzature da questa collocate al suo interno;
- condannare, in ogni caso, Enel S.p.a. al risarcimento di tutti i danni patrimoniali, subiti e subendi da Tizio, in ragione
del mancato tempestivo rilascio dell’immobile;
- Con vittoria di spese e onorari.
Si produce:
1. contratto di compravendita in data __________;
2. raccomandata a/r in data __________.
Ai sensi e per gli effetti di legge, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad euro ________.
___________, lì ____________
Avv. ___________ (firma)

PROCURA SPECIALE
Il sottoscritto Tizio, nato a _____, il ______, residente in _______, via ________, n. ____, C.F. ____________, informato ai
sensi dell’art. 4, 3° comma, del d. lgs. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto, delega a
rappresentarlo e difenderlo in ogni fase e grado del presente giudizio l’Avv. _________ conferendogli ogni più ampia facoltà di
legge, compresa quella di transigere, conciliare, chiamare in causa terzi, proporre domande riconvenzionali. Dichiara di eleggere
domicilio presso il suo studio sito in ________, nella via ______, n. ___.

2 di 3 09/12/2014 22:44
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Autorizza il trattamento dei dati personali ai sensi del D.lgs. 196/2003.


____________, lì ___________
____________ (Firma)
E’ autentica
Avv. __________ (firma)
(di Avv. Irene Gana)

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