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Percorsi Giuffrè - Revocatoria del fondo patrimoniale http://www.percorsi.giuffre.it/psixsite/esercitazioni/pareri/Diritto civil...

REVOCATORIA DEL FONDO PATRIMONIALE

Traccia

Tizia, coniugata con Caio, in regime di comunione legale dei beni, decide di acquistare un appartamento, facente parte di un
residence, sito in una nota località turistica, per consentire a lei ed alla propria famiglia (composta anche dai minori Caietto e
Tizietta) di trascorrere annualmente le proprie vacanze estive.
Subito dopo la stipula del contratto definitivo di acquisto del bene, Tizia viene licenziata, vedendo venir meno, in tal modo, una
fonte di reddito significativa per far fronte al prestito ottenuto da un comune amico Sempronio.
Tizia e Caio, rendendosi conto di non poter più far fronte alla restituzione del prestito ricevuto, per evitare l’aggressione
dell’immobile destinato all’abitazione principale e dell’appartamento acquistato per il soggiorno estivo, decidono di destinare i due
beni in un fondo patrimoniale che si affrettano a costituire, omettendo, tuttavia, di procedere all’annotazione a margine dell’atto
di matrimonio, ma limitandosi solo a trascriverlo su ogni singolo bene.
Sempronio, in seguito all’interruzione della restituzione del prestito elargito, chiede ed ottiene la costituzione di un’ipoteca sul
primo bene, che provvede a trascrivere, tuttavia, solo dopo la trascrizione del fondo patrimoniale.
Sempronio, così, decide di rivolgersi al proprio legale Filano, per verificare l’opportunità di neutralizzare gli effetti del fondo
patrimoniale costituito ed aggredire i beni di proprietà per ottenere soddisfazione del proprio credito.
Il candidato assunte le vesti di Filano, rediga parere motivato.

Giurisprudenza

Cassazione civile, sezione III, 29 aprile 2009, n. 10052: Il negozio costitutivo del fondo patrimoniale, anche quando
proviene da entrambi i coniugi, è atto a titolo gratuito, che può essere dichiarato inefficace nei confronti dei creditori a
mezzo di azione revocatoria ordinaria. Ne consegue che, avendo l' "actio pauliana" la funzione di ricostituire la garanzia
generica fornita dal patrimonio del debitore, a determinare l'eventus damni è sufficiente anche la mera variazione
qualitativa del patrimonio del debitore integrata con la costituzione in fondo patrimoniale di bene immobile di proprietà dei
coniugi (o di uno dei coniugi come nella specie), in tal caso determinandosi, in presenza di già prestata fideiussione in
favore di terzi, il pericolo di danno costituito dalla eventuale infruttuosità di una futura azione esecutiva, della cui
insussistenza incombe al convenuto, che nell'azione esecutiva l'eccepisca, fornire la prova. Sotto il profilo dell'elemento
soggettivo, trattandosi di ipotesi di costituzione in fondo patrimoniale successiva all'assunzione del debito, è sufficiente la
mera consapevolezza di arrecare pregiudizio agli interessi del creditore (scientia damni), la cui prova può essere fornita
anche tramite presunzioni, senza che assumano, viceversa, rilevanza l'intenzione del debitore medesimo di ledere la
garanzia patrimoniale generica del creditore (consilium fraudis), né la relativa conoscenza o partecipazione da parte del
terzo testo massima.
Cassazione civile, Sezioni Unite, 13 ottobre 2009, n. 21658: La costituzione del fondo patrimoniale della famiglia, di
cui all'articolo 167 c.c., è soggetta alle disposizioni dell'articolo 162 c.c., circa le forme delle convenzioni matrimoniali, ivi
incluso il terzo comma "che ne condiziona l' opponibilità ai terzi all'annotazione del relativo contratto a margine dell'atto
di matrimonio, mentre la trascrizione del vincolo per gli immobili, ai sensi dell'articolo 2647 c.c., resta degradata a mera
pubblicità-notizia" (inidonea ad assicurare detta opponibilità) e non sopperisce al difetto di annotazione nei registri dello
stato civile, che non ammette deroghe o equipollenti, restando irrilevante la conoscenza che i terzi abbiano acquisito
altrimenti della costituzione del fondo. Ne consegue che, in mancanza di annotazione del fondo patrimoniale a margine
dell'atto di matrimonio, il fondo medesimo non e' opponibile ai creditori che abbiano iscritto ipoteca sui beni del fondo
essendo irrilevante la trascrizione del fondo nei registri della conservatoria dei beni immobili.

Svolgimento
Propedeutico alla soluzione della questione sottoposta alla nostra attenzione, risulta la disamina degli istituti del fondo
patrimoniale e dell’azione revocatoria.
Quanto al primo, va detto che esso, ai sensi dell'art. 167 c.c., può essere costituito da ciascuno o da entrambi i coniugi, per atto
pubblico, o da un terzo, anche per testamento.
Esso può avere per oggetto solo determinati beni, immobili o mobili iscritti in pubblici registri o titoli di credito ed è finalizzato,
nelle intenzioni del legislatore, a realizzare un vincolo su tali beni per far fronte ai bisogni della famiglia.
Quanto al momento genetico, la costituzione del fondo patrimoniale per atto tra vivi, effettuata dal terzo, si perfeziona con
l'accettazione dei coniugi; l'accettazione può essere fatta con atto pubblico posteriore (art. 163, comma 2 c.c.) e la costituzione
può essere fatta anche durante il matrimonio (art. 167, comma 3 c.c.).
La giurisprudenza, anche considerando gli effetti che la costituzione del fondo patrimoniale assume in tema di protezione degli
interessi dei creditori, ha qualificato il negozio costitutivo del fondo patrimoniale, anche quando proviene da entrambi i
coniugi, come atto a titolo gratuito, senza che rilevino in contrario i doveri di solidarietà familiare che nascono dal
matrimonio, posto che l'obbligo dei coniugi di contribuire ai bisogni della famiglia non comporta affatto per essi l'obbligo di
costituire i propri beni in fondo patrimoniale, che ha essenza e finalità diverse ed ulteriori. S'è, infatti, chiarito che gli obiettivi
del fondo non consistono nel soddisfare i bisogni della famiglia, ma nel vincolare alcuni beni al soddisfacimento anche solo
eventuale di tali bisogni, sottraendoli alla garanzia generica di tutti i creditori.
L'azione revocatoria costituisce il rimedio dato ai creditori dall'art. 2901 c.c. a tutela della loro garanzia patrimoniale generica
(art. 2740 c.c.), contro atti di disposizione posti in essere dal debitore a detrimento delle loro ragioni.
Tale pregiudizio consiste nella eliminazione della possibilità che il bene stesso formi oggetto di esecuzione forzata, ai fini della
realizzazione coattiva del diritto di credito.

1 di 2 12/12/2014 18:27
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L'art. 2901 c.c. attribuisce allora al creditore il potere di ottenere la dichiarazione giudiziale di inefficacia dell'atto di disposizione
lesivo delle proprie ragioni.
Si tratta di una inefficacia relativa e parziale: l'atto dispositivo compiuto dal debitore è perfettamente valido ed efficace nei
confronti della generalità dei consociati, ma è inopponibile nei confronti del creditore che ha agito in revoca.
I presupposti sui quali si fonda l'azione revocatoria sono: l'esistenza di un diritto di credito verso il debitore; l'esistenza di un
atto dispositivo posto in essere dal debitore; un pregiudizio arrecato dall'atto di disposizione alla garanzia patrimoniale di tale
credito (c.d. eventus damni); un certo atteggiamento soggettivo del debitore e, quando si tratti di atti a titolo oneroso, anche
del terzo (scientia damni o consilium fraudis).
A differenza della surrogatoria, fondata sull'inerzia del debitore, l'azione revocatoria presuppone un'attività dispositiva di costui.
Non tutti gli atti del debitore sono, però, suscettibili di revocazione: essi sono identificabili non in relazione alla struttura o al
contenuto, ma in base agli effetti che producono, ossia in relazione all'attitudine a pregiudicare le ragioni creditorie.
La dottrina tradizionale accoglie una nozione ampia di atti di disposizione revocabili, non comprendenti solo gli atti di
trasferimento di beni o di costituzione di diritti reali limitati o di garanzie reali, ma anche atti di assunzione di obbligazioni
nonché, a mente del comma 3 dell'art. 2901, le prestazioni di garanzia se contestuali al credito garantito .
Gli atti dispositivi assoggettabili a revocatoria devono possedere determinate caratteristiche.
Innanzitutto, deve trattarsi di atti aventi contenuto patrimoniale, idonei quindi ad incidere sui beni facenti parte della garanzia
patrimoniale generica: vanno, quindi, senz'altro esclusi gli atti che si riferiscono a beni che per legge sono esclusi dal campo
d'azione degli artt. 2740 e 2741 c.c. ossia a beni inalienabili o impignorabili.
Mentre l'art. 2900 c.c. sottrae all'azione surrogatoria i diritti e le azioni esercitabili soltanto dal loro titolare (ossia i diritti
strettamente inerenti alla sua persona), l'art. 2901 c.c. non pone questo limite all'azione revocatoria.
Soggetti all'azione sono, inoltre, soltanto gli atti tra vivi, poiché quelli a causa di morte producono effetti solo a partire dal
decesso dell'autore.
Nel caso sottoposto alla nostra attenzione si pone la questione se a tutela del creditore Sempronio sia ammissibile l'azione
revocatoria (in questa fattispecie, ordinaria) contro l'atto costitutivo del fondo patrimoniale costituito da Tizia e Caio, ai sensi
dell'art. 167 c.c..
Giurisprudenza (da ultimo si veda Cassazione civile, sezione III, 29 aprile 2009, n. 10052) e dottrina concordano nel
ritenere che il conferimento dei beni al fondo determina un effetto traslativo ove il bene non sia già in di proprietà comune dei
coniugi, posto che l'altro coniuge diventa contitolare dei beni conferiti. Non si dubita, peraltro, della natura di atto dispositivo (ai
fini che rilevano nell'art. 2901 c.c.) di tale conferimento anche ove il bene sia già comune, posto che l'atto, pur non essendo
traslativo, presenta una chiara attitudine a pregiudicare i diritti del creditore, in quanto consente l'aggressione dei beni conferiti
aggredibili solo alle condizioni determinate dall'art. 170 c.c. (i beni sono in aggredibili da parte dei creditori che fossero a
conoscenza dell'estraneità dell'obbligazione assunta al soddisfacimento dei bisogni della famiglia), riducendo in tal modo la
garanzia generale spettante ai creditori sul patrimonio del costituente.
Ammessa la revocabilità, occorre chiedersi se la costituzione di un fondo patrimoniale mediante conferimento della
proprietà di un bene ad opera di un coniuge, vada qualificata, ai fini della diversa disciplina all'uopo dettata dagli artt. 2901 e
segg. c.c., come atto a titolo oneroso o gratuito. La giurisprudenza assolutamente prevalente ravvisa nella costituzione del
fondo patrimoniale un atto a titolo gratuito, sia nel caso in cui essa venga effettuata mediante conferimento ad opera di un
solo coniuge o di un terzo ; sia quando provenga da entrambi; sia nel caso in cui i coniugi conferiscano beni di proprietà
comune, atteso che anche in questo caso al vincolo di indisponibilità impresso sui beni facenti parte del fondo non corrisponde
alcun corrispettivo per i costituenti.
Ammessa la possibilità di agire attraverso l’azione revocatoria, occorre verificare se la trascrizione del fondo patrimoniale
(avvenuta in data antecedente alla costituzione d’ipoteca sul medesimo immobile) possa pregiudicare l’efficacia della garanzia
reale costituita da Sempronio.
Orbene, sul punto si segnala una recentissima pronuncia a Sezioni Unite (13 ottobre 2009, n. 21658) che hanno disposto
che « la costituzione del fondo patrimoniale della famiglia, di cui all'articolo 167 c.c., è soggetta alle disposizioni dell'articolo 162
c.c., circa le forme delle convenzioni matrimoniali, ivi incluso il terzo comma "che ne condiziona l' opponibilità ai terzi
all'annotazione del relativo contratto a margine dell'atto di matrimonio, mentre la trascrizione del vincolo per gli immobili, ai sensi
dell'articolo 2647 c.c., resta degradata a mera pubblicità-notizia" (inidonea ad assicurare detta opponibilità) e non sopperisce al
difetto di annotazione nei registri dello stato civile, che non ammette deroghe o equipollenti, restando irrilevante la conoscenza
che i terzi abbiano acquisito altrimenti della costituzione del fondo. Ne consegue che, in mancanza di annotazione del fondo
patrimoniale a margine dell'atto di matrimonio, il fondo medesimo non e' opponibile ai creditori che abbiano
iscritto ipoteca sui beni del fondo essendo irrilevante la trascrizione del fondo nei registri della conservatoria dei beni
immobili».
Sempronio, conseguentemente, potrà agevolmente aggredire il bene immobile ipotecato, non avendo i coniugi Tizia e Caio
provveduto ad annotare la costituzione del fondo patrimoniale sul proprio atto di matrimonio.

(di Danilo Dimatteo)

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2 di 2 12/12/2014 18:27

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